Sì, io oso sempre controbattere i luoghi comuni. E l’Italia n’è pregna, incinta da secoli di oscurantismi ideologici difficilissimi da estirpare.
Dunque, sebbene ancora una volta mi creerò gigantesche antipatie e odi raccapriccianti, nonostante scatenerò moralismi ingordi della mia pelle e rischierò il linciaggio, ancorché sarò ancor più discriminato e incriminato per aver detto platealmente come la penso, benché mi attirerò le ire dei preti, delle persone sposate e piccolo borghesi, e malgrado sarò perseguitato sin sopra il K2 o sulle nevi del Kilimangiaro, ecco, la sparo con onestà (im)morale che lascerà basita la mentalità ottusa di questo nostro Belpaese legato a valori vetusti e a visioni assai ristrette della vita e anche della figa.
Siamo uccelli liberi! E voliamo alti. Senza cattivi aliti.
No, anni fa, quando decisi di avventurarmi, dopo vari esili, nuovamente nel mondo, la gente assai limitata s’illuse che avessi fatto giusto dietrofront rispetto alle mie scelte semi-eremitiche e autoerotiche molto radicali da me già intraprese in primissima adolescenza e che, come ogni comune mortale, nell’esperire i piaceri carnali e gioiosi del sesso, nello sperimentare nuove sensazioni emotive, affettive e perfino lavorative, sarei cresciuto da uomo “normale”.
Ebbene, a distanza oramai di un ventennio da questa mia avventata e tragica scelta di aver rinunciato alla mia virtù per voler omologarmi, squallidamente conforme, alle regole di massa, posso altresì affermare con estremo orgoglio, che le provocazioni, le pressioni psicologiche che balzanamente m’indussero estemporaneamente a distaccarmi dal mio stile di vita da auto-recluso, da auto-esclusosi, da uomo apparentemente chiuso e invece apertissimo d’idee nella mia libertà autarchica, solitaria e da fiero anacoreta, non sono servite proprio a un cazzo.
Se prima di questo miserabile avermi ributtato nella mischia e nel porcile, ero convinto che non sarei cambiato, se non simulando una finta giovialità di facciata, ora, dopo tante prese di coscienza maturate nel mio intatto animo turbato, asserisco vanagloriosamente che preferisco di gran lunga farmi le seghe e mandare a fanculo chi non rispetta la mia insindacabile, irreversibile, irriducibile scelta. Lo so, è una scelta molto invisa e osteggiata, attaccata e vilipesa ma, per quanto possiate schifarla, per quanto la sgradiate e infamiate, credo fermamente che sia la scelta giusta. L’unica possibile per come sono fatto. E voglio farmi.
Sì, anni fa, mi piovvero addosso sfrontate, vergognose reprimende atte a castrarmi e punirmi se quanto prima non mi fossi attenuto a una planimetria esistenziale ipocritamente (cor)retta. Rimproveri, castighi e ignominiosi insulti che si tacquero per un po’ perché, dando io a essi orrendamente retta, asservendomene come un bravo scolaro e come un eterosessuale accettabile, oscenamente rinnegando la mia natura innatamente ribelle, per compiacere tale fascistico affronto sconsiderato alla mia anima e alla mia non condivisa sessualità, m’instradai nell’apparente, pacato e noiosissimo perbenismo beota.
Al che incontrai una ragazza. E durò… anche miracolosamente troppo. Un an(n)o abbondante… la nostra sorta di relazione. Ma lei mi spazientì perché voleva sempre leccare il mio petto, anche qualcos’altro, e invece io avevo bisogno in quel momento di scaldarmi un uovo al tegamino.
Poi pure un’altra, la mia rovina totale. Che, per bonificare le mie sanissime aggressività, mi dava da leggere scemenze buoniste e mi stava facendo diventare fan di Riccardo Scamarcio! Perché mi voleva come lui, il ritratto del perfetto idiota. Dalla presenza macha, simpatico come il culo, uno con le palle.
Gli esiti di tale educazione malsana, come detto, furono nefasti, agghiaccianti.
Così, dopo mille e più crisi depressive, sono ancora abbonato a Celebrity Movie Archive e a Game Link, ove posso scaricare tutto il materiale “godibile” per cazzi miei che perseverano in un irredento atteggiamento masturbatorio verso questa vostra vita pornografica di carezze cretine, di culi su Instagram e pose esibizionistiche da animali allo zoo.
Sì, affermo e qui sottoscrivo, senz’alcun ripensamento, che è sempre meglio tirarsela… che recitar la parte di uno che, normalizzato e di sesso-successo, va in giro tirandosela.
A me fa alquanto ribrezzo il cosiddetto sesso reale. Mi ero già ampiamente espresso su questo. Perfino, esplicando e sbudellando ciò in altre sedi psichiatriche più attendibili di tal documento della mia anima. Che esigo venga messo agli atti, impuri e non.
Basta coi lavaggi del cervello e altre purificazioni del mio uccello.
Sì, ma come cazzo fate a sopportare per tutta la vita la stessa donna, gli stessi odori, le stesse puzze e scoregge, le stesse isterie, le stesse urla da matta?
Molto meglio il silenzio di una vita appartata che “lo” sa lungo…
Questa mia villania inaudita, questo mio profondo sgarbo impertinente, serva di lezione a chi mi parlò di amarezze.
Per me, nella solitudine, vi è solo dolcezza. Senza stress e, appunto, rotture di coglioni.
E, come dice Yul Brinner de I dieci comandamenti, così sia scritto e così sia fatto.
Adesso, vado a cucinarmi una bella faraona.
In fede,
Stefano Falotico