Posts Tagged ‘Arma letale’

Rivedendo Edge of Darkness con Mel Gibson, mi ricordai tre nomi sottovalutatissimi, cioè Martin Campbell, Ray Winstone & Danny Huston


11 Jun

mel Gibson Edge of Darkness

danny huston Robin Hood

Ebbene, molte persone si dichiarano fan, mi auguro non alla Gil Renard, ah ah, di Bob De Niro.

Ma in verità vi dico che non lo sono. Poiché, nessuno fra questi, eccetto qualche eletto e illuminato, per meglio dire, vero aficionado del Bob mondiale, che rappresenta l’eccezione che conferma la regola, è a conoscenza che De Niro interpretò la parte di Jedburgh in Edge of Darkness con Mel Gibson per qualche giorno, prima cioè che desse forfait per ragioni abbastanza ignote e oscure, forse perché entrò in disaccordo col regista della pellicola suddetta e in questione, ovvero Martin Campbell. La parte abbandonata da Bob andò poi a Ray Winstone, splendido interprete, corpulento fisicamente e carismatico immantinente e immensamente, di Sexy Beast firmato da Jonathan Glazer, assieme a un Ben Kingsley che andò vicinissimo all’Oscar. Jonathan Glazer… il quale, prima di fare sfracelli con l’acclamatissimo Under the Skin, doveva dirigere il film Chaos, con De Niro e Benicio Del Toro, per la regia di Hideo Nakata, all’epoca un nome ricercatissimo da Hollywood dopo il suo celeberrimo The Ring pre-remake, con Naomi Watts, di Gore Verbinski. Mentre parve che Martin Campbell fosse stato designato da De Niro, prima della sua dipartita da Edge of Darkness, per dirigere 36 con George Clooney e De Niro medesimo. De Niro, attore scorsesiano per eccellenza, insomma per antonomasia. Ma in The Departed fu rimpiazzato da Jack Nicholson e non fu presente neppure in Hugo Cabret. Ray Winstone, invece, sì. Grande attore, Ray. Il Beowulf zemeckesiano. Il fiore all’occhiello della più pregiata e calibrata recitazione in sottotono, con la sordina assai rinomata e britannica, figlia della regina, no, della veterana e ben navigata scuola di recitazione di matrice affascinante e altolocata. Un omone che pesa più d’un quintale, un attore dalla caratura e recitativa statura degna della miglior Inghilterra quasi vittoriana. Patria ove, se un Winstone non ce la fa, altri ipotetici Winstone finiscono a fare gli hooligan.

Winstone, un degno sostituito del De Niro mancato. A Bologna, direbbero, che cartola… Cioè, a proposito di Winstone, in tal caso un uomo che recita senza recitare, cioè sibilando le sue battute con aplomb, per l’appunto, da vero englishman non da ora del tè, bensì da Guinness di cinque litri scolata e tracannata in qualche bettola e osteria da camionista duro e impuro, in qualche tugurio e scantinato ove si conservano i migliori vini d’annata, oppure in famosi pub di Londra anche più malfamati, pullulanti di gente scalcagnata e moralmente dannata. Ah ah!

Infatti, in The Departed, le sue migliori scene con DiCaprio avvengono in quelle paninerie e tavole calde ad alto tasso calorico e alcolico, anche pregne di uomini emotivamente sanguigni, calorosi e dal carattere fumantino e antiero(t)ico. Ove, fra tanto fumo di sigarette Chesterfield rosse, da un momento all’altro, potrebbe fare er… ne, no, irruzione l’ex stupenda pornostar Rhiannon Bray. Una delle donne per cui andai matto verso il 2006. Bellissima, tatuata, con un fondoschiena più eccitante di quello di tutte le modelle avute dal bel Leonardo… fra un ciak e l’altro.

In fatto di magnifiche donne, va forte ed è sempre andato fortissimo anche Danny Huston. A proposito del sovreccitato, no, succitato Jonathan Glazer, siamo sicuri che la scena di sesso fra Danny e Nicole Kidman, in Birth, fosse simulata? Diciamo che Danny entrò… nella parte in maniera molto sentita e accalorata. Ben goduta e sensibilmente recitata. Ah, adoro quest’uomo anche se non sono omosessuale. Lo venero perché è stato l’ex compagno storico di una Venere, una delle ex donne più sexy del pianeta Terra, vale a dire Virginia Madsen. Infatti, in The Hot Spot di Dennis Hopper, perfino il signor Miami Vice, ovvero Don Johnson (altro sciupafemmine mai visto, ex di colei che sta ancora con Antonio Banderas, cioè Melanie Griffith mrs. Omicidio a luci rosse, e ho detto tutto…), ebbe forti dubbi se scegliere Jennifer Connelly o Virginia. Sì, molti uomini considerano Jennifer la donna dei sogni suprema. Ma, dinanzi alla Madsen dei tempi d’oro, un uomo, se dovesse scegliere fra quest’ultima e, per l’appunto, la Connelly… be’, diciamocela francamente, la situazione per lui si farebbe… dura, veramente dura, durissima…  Siamo sicuri che io abbia scritto bene? Ho scritto durissima con la a finale? Ah ah, l’Ah di Deborah di C’era una volta in America. Eh eh. Ebbene, Martin Campbell sta girando un nuovo film con Liam Neeson e Monica Bellucci. Quale Monica, miei finti monaci? Quella de I mitici – Colpo gobbo a Milano, chiamata Deborah con la desinenza aspirata… da Ricky Memphis e invece avuta nella vita reale da Claudio Amendola? Ah, i figli d’arte sono avvantaggiati, non raccontiamoci cazzate. Danny Huston è infatti il figlio di John Huston. Non ho mai capito perché però sia nato a Roma. Inoltre, se Orson Welles realizzò Quarto potere a soli 25 anni, Danny Huston girò il suo primo film da regista in quella zona lì. Ah, Mr. North!

Di mio, alla pari di Danny Huston, avrei voluto girare il mio primo film da giovanissimo quasi imberbe, diciamo, in barba a tutti. Vidi Ronin e m’innamorai di un’altra ex di Danny, cioè Katarina Witt, una delle più grandi pattinatrici del mondo. Infatti, la vedevo e mi serviva molto ghiaccio, ah ah. Scivolava che era una bellezza! Pare anche che Danny abbia avuto un flirt con Olga Kurylenko. Ora, la sorellastra di Danny è Anjelica Huston. Cioè una delle donne più brutte della storia. Ma donna di grande classe. Ex amante epocale di Jack Nicholson. Sì, sapete, sono l’unico uomo al mondo capace di amare De Niro, naturalmente soltanto a livello virtuale di ammirazione sconfinata, e incarnare il Jack Nicholson della situazione.

De Niro non lavorò, quindi, con Martin Campbell ma stette con Naomi Campbell. Di mio,invece  non sono De Niro ma il mio fascino “folle” da Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo mi permette di possedere una grinta da Mel Gibson al topo, no, alla topa, no, al top. Non ho i celeberrimi occhi azzurri di Mel ma ho gli occhi neri. Rarità inestimabile. Molte donne, per via dei miei occhi desueti ma magnetici, a mo’ di presa per il culo gigantesca, mi guardano e mi cantano bello, bello e impossibile con gli occhi neri e il tuo sapor medio-orientale.

Sì, questo capita con le racchie come Gianna Nannini. La mia lei invece sa che, a letto, sono Mel Gibson di Arma letale.

Su questa freddura, vi lascio. Ah ah. Anzi, no. Per molti anni, essendo io un uomo libero, fui invidiato a morte e in molti cercarono di ammazzarmi, inventandosi la storia secondo cui mi inventai tutto da Falotico, no, da fantomatica “teoria del complotto”. A un certo punto, compresi ogni schifezza perpetratami a mo’ di Gibson di Fuori controllo. I nemici commettono difatti, prima o poi, sempre una mossa sbagliata. La mossa sbagliata di Danny Huston, in Fuori controllo, fu la seguente. Chiese al personaggio di Gibson, dopo avergli fatto le condoglianze, posso farle una domanda? Che cosa si prova?

In quell’attimo, Craven/Gibson comprese che Danny fu uno dei principali responsabili della morte della figlia. Al che, lo inseguì per tutta la città di Boston a velocità pazzesca, entrò nella macchina ove vi era il mostro, cioè questo stronzone immane, gli puntò alle tempie e alla gola la pistola e gli domandò in maniera bestiale e micidiale: e ora che cosa si prova?

Ecco, amici, nella vita s’incontra sempre qualche strega che pensa di fotterti e rubarti la bellezza e la purezza.

Mai mettersi, però, contro uno da Interceptor. È un genio vero, lo è sempre stato, e ha fatto molto, molto male. Il male giusto! CHE COSA SI PROVA?

Una delle scene più belle del Cinema di Martin Campbell è presente in Fuga da Absolom. Sapete meglio di me qual è. Sono come Ray. Dirimpetto a un uomo grande e grosso che vuole intimidirmi, sono Ice Man.  Vi è un solo modo per fottermi. Se, davanti a me, mi trovassi Rhiannon Bray, non Ray(!), e Katarina Witt ignude come delle amazzoni selvagge, non avrei molte speranze di sopravvivere. Eh sì, figlioli, la situazione si farebbe dura, davvero dura. Ho scritto dura o volevo dire che me la vedrei, come si suol dire, assai nera? Almeno, Don Johnson ebbe la possibilità di scegliere fra una bionda e una mora. Comunque, come dice il detto, non vi è due senza tre. Perciò, con calma olimpica da Ray, no, non Liotta, Ray Winstone, voglio rivelarvi la verità e scoprire tutti gli altarini. Molti anni fa ebbi una relazione con una donna più bella di Angelina Jolie. Dunque, Rhiannon e Katarina, dopo avermi avuto, sarebbero gelose di tutte le altre donne del villaggio. Perché mai? Ah, ma allora non mi seguite. Secondo voi perché Anjelica Huston era sempre arrabbiata con Jack? E ho detto tutto. Insomma, per farla breve, Mel Gibson ha un casino di figli. Per forza! Ha gli stessi occhi di Danny Huston ma, onestamente, rispetto a Danny, ha molti più muscoli. Soprattutto uno. Da cui, per dirla alla Lino Banfi, state attenti a Mel, è incazzeeeto. Ah ah.

 

di Stefano Falotico

angelina jolie beowulf

beowulffuga da absolom locandina

WONDERFUL LIFE – I miracoli esistono? Anche la forza dell’amore, della poesia, dello Sturm und Drang: fate della vostra vita un masterpiece! Evviva i pazzi come Hamlet!


24 Jul

amleto gibson

Vado in giro con fare a volte da tonto, spesso semplicemente sono iracondo. Meditabondo nel mio cogito ergo sum, poche volte invero godo nel/del coito del mio ego soffocato e sofferto che, soffrendo di disistima, non quaglia molto in termini di f… a e, per l’appunto, divengo cogitabondo ma voglio regalare ai comuni mortali un po’ di tenerezza, di godibile lietezza, riempiendo la mia donna di succosa prelibatezza.

Sono un uomo caldo che ama le freddure e qui ve le elargirò con saporita squisitezza del mio prendere la vita con filosofia, con stimabile savoirfaire encomiabile, folle e, al contempo, savio di fenomenale destrezza funambolica.

Il giusto abbigliamento crea nell’occhio altrui un attraente abbagliamento. Cioè, sì, ciò è innegabile e l’abito fa il monaco se uno appare come un monco. Molta gente comunque è bigotta e miope, non usa neanche il monocolo. Insomma, è mongola.

Dopo tanti miei auto-abbattimenti e inutili lamenti, giunse il tempo del fottuto godimento. E, dopo tanti miei patetici, esistenziali tormenti, dopo che più che altro fui dai bulli tormentato, risplendetti come il Sole a mezzogiorno anche se oggi, a Bologna, impazza una fortissima tormenta. E la gente, per proteggersi dalla pioggia scrosciante, è segregata in casa, vivendo da sola la loro (non) vivente sola e forse mangiando una sogliola.

Quando voglio sono un portento ma sinceramente, ecco, debbo esservi onesto, sono soventemente solo… parecchio scontento.

Di che rallegrarsi, difatti, v’è poco e quindi non merito la patente di porco. La vita mi fu parca e, in quegli anni miei di durissima depressione da Cinema bergmaniano, non mi svagai neppure nel parco.

Non mi concessi nessuna vacanza ma la mia anima non fu mai però davvero vacante. La coltivai e di sogni arricchii, volando sulle ali della fantasia per non ammettere a me stesso di soffrire soltanto di gravissima, pressoché incurabile melanconia.

Ma la vita mia non volò del tutto via, la riafferrai al volo malgrado avessi ricevuto molti pugni in faccia, sì, in volto. Ho scritto in volto, non in volo! Hai capito? Altrimenti, a te voleranno! Ti perdono. Sarà per la prossima volta.

Dopo tantissime batoste, dopo essere stato inviso, schiaffeggiato in viso solo perché proposi generosamente il mio “bel”, pulito faccino, dopo aver ricevuto millefoglie, no, mille torte in faccia, so ancora ammirare un roseo tramonto. In quanto sono romantico e non mi arrendo al primo colpo. Al millesimo, però, sì. Grazie al c… o, ti hanno spaccato pure il setto nasale e non riesci/o più a respirare.

Strozzato dagli aguzzini, non mi darò al pugilato per guadagnare du’ lire. Non m’indebiterò con gli strozzini e non mi lascerò mai più asfissiare nel cuore dagli uomini poveri d’animo. Ché fanno tanto, per l’appunto, gli estetisti e i moralizzatori etici delle vite altrui ma andrebbero, in modo poco amorevole, bensì amorale, sol che ripuliti e puniti come dei “bravi” bambini.

Combatterò come un dannato al fine di non mollare. Anche se, come tutti, a causa del fegato amaro, qualche volta verrò afflitto da flatulenza e, reagendo male dinanzi agli attacchi più volgari della gente pusillanime e sfrontata, sarò nuovamente aggressivo e a tutti ne mollerò tante. In quanto sono un lottatore anche se in passato mi diedero solamente la patente di sfigato. Non solo addirittura di iellato, eh già, bensì pure di iettatore. Che disdetta. Che disfida di Barletta! Mangiamoci una barretta!

Ma io gusto il mio caffè bollente e macchiato caldo in un tranquillo baretto, standomene isolato. Macché! Sono adesso ben accompagnato. Giammai barai ma la mia lei è più bella di ogni sexy barista. Lei adora la schiuma del cappuccino. Amò un uomo di Bari?

Sì, meglio i cappuccini ai finti monaci e alle foche mon(a)che.

Come una saetta fui dalla beltà più suprema ancora folgorato. E, innatamente illuminato e innamorato, ora ho ancora acciuffato la venustà dolce del tempo mio perduto che, nei baci cremosi e zuccherati dati con parsimonia alla mia lei stupenda e per voi inarrivabile, rende ogni mia giornata veramente deliziosa, sfarzosa e profumata.

Lei è adorabile ed adora che io non usi nessun profumo. Affinché, nudo e crudo, le emani il mio naturale odore anche se non sempre gradisce i miei disgustosi, repentini cambiamenti d’umore. Ma è il mio intoccabile, inviolabile amore!

Come fui io da iddio creato e da madre natura partorito, in verità da mia madre e basta, rimango un uomo puro che, nonostante tempo addietro fu(i) fanatico dell’onanismo ché credetti sarebbe stato per me imperituro, cioè fui un idolatra quasi “laringoiatra” degli atti impuri, penso/ai pure al mio sopravvenente, difficile futuro anche se non sempre cammino/i con aria sicura.

Sì, il cammino sarà ancora lungo ma intanto buttiamo della legna nel camino poiché stanotte desidero che io e la mia lei verremo… scaldati alla faccia di cazzo di tutte le fighe di legno. Il mio è di marmo.

Proteggerò il mio amore con la scure e non più cadrò nell’antro, oh sì, miei bei tenebrosi, della tristezza più oscura.

Sì, spesso la vita si rivela una fregatura. Cosicché non risulta sempre gustosa come un’ottima confettura.

La vince chi la dura anche se Umberto Bossi pensò che a vincere sarebbero stati i leghisti… ché ce l’hanno duro! Salvini invece perderà le prossime erezioni, no, elezioni. Allora, per lui bisognerà comprare solo molte salviette.

Silvia ama i tortelloni con burro e salvia mentre Marlon Brando di Ultimo tango a Parigi amò soltanto il burro con la Schneider Maria. Giacomo Leopardi amò Silvia ma Silvia forse andò con uno co’ più soldi, cioè il Berlusconi Silvio di turno, sì, di quell’epoca tanto decantata quanto, come voi tutti, andata/i a puttane.

Scusate, ho scritto male. Volevo dire… come quasi tutte. Eh sì, ci sono anche le lesbiche e sono la maggioranza. Ah ah. Fidatevi, uomini di spirito. Ah ah.

Qui è tutta una ruffianata, tutta una leccata di culo per arrivare… non solo in quelle zone basse. Su questo statene sicuri. Avete sfondato! Siete dei mafiosi siculi! Andate con le lupe, usate anche la lupara!

Sì, perché tutti vogliono arrivare in alto e allora si prostituiscono, delinquono, non conoscono neppure l’italiana Lingua ma se ne sbattono… delle più sporche bassezze. Che schifezza! Insomma, diciamocela! Zucchero è un grande.

E io invece? Io sono quel che sono. Spesso non sono. In quanto Amleto e, se non la finisci di rompere i co… i, te meno! Carmelo Bene girò, non so se benissimo, Un Amleto di meno, io invece girerò la nuova versione dell’Amleto di Franco Zeffirelli. La mia lei mi ama in maniera disinteressata e gratuita. Vorrei darglielo, no, darle di più. Ma non ho i soldi per comprarle uno zaffiro. A voi ne darò quante ne vorrete. Botte a tutt’andare.

Ohibò, borbotto e do di matto! In quanto sono Mad Max come Mel Gibson, vera Arma letale di testa dura.

Morale: è uscito in Blu-ray il bellissimo Dragged Across Concrete. Acquistatelo e non rompete le palle!

Infine, ricordate: in questa vita siamo tutti impazziti. Nella prossima, non succederà. Anche perché di vita ce n’è una sola. Chi crede a dio è un povero idiota!

Dunque, godetevela fin in gola!

 

di Stefano Falotico

Attori rinati: Mel Gibson, l’arma letale dei suoi occhi azzurri come lapislazzuli


25 Aug

attori-rinati-mel-gibson-copertina- attori-rinati-mel-gibson-05-

Oggi vi parlo di Mel Columcille Gerard Gibson, più comunemente noto as Mel Gibson.

Chiariamoci innanzitutto molto bene. Molti lo considerano australiano. Sbagliatissimo.

Mel Gibson è in verità nato a Peekskill nello Stato di New York il 3 Gennaio del 1956. Sì, ha vissuto per molto tempo in Australia, ma lui giustamente si considera statunitense e non ha mai rinunciato alla sua cittadinanza USA.

Chiarito questo, andiamo avanti.

Gibson è il sestogenito di una famiglia numerosissima.

E, a differenza di quello che si possa credere, non si è imposto nel Cinema soltanto grazie alla sua bellezza, quella evidentissima dei suoi fotogenici anni giovanili, perlomeno prima che la sua fronte non si corrugasse profondamente e prima che perdesse molti capelli. Mel Gibson, infatti, si è diplomato a una prestigiosa scuola d’arte drammatica in quel di Sydney, e ha fatto tantissima gavetta.

Nel 1979, George Miller lo designa protagonista dello strepitoso Interceptor, che avrà due seguiti, uno più post-apocalittico dell’altro, e Gibson diviene subito nell’immaginario collettivo il giustiziere-vendicatore Mad Max, stupefacendo le platee mondiali. Gibson è atletico, scattante, con due occhi azzurri penetranti che non si scordano.

Come sapete, la saga di Mad Max sarà ripresa e reinventata dallo stesso Miller con Tom Hardy in Fury Road… ma questa è un’altra storia.

Gibson, nel frattempo, diventa amico anche di Peter Weir e con lui gira due splendide pellicole, Gli anni spezzati e Un anno vissuto pericolosamente.

Recita ne Il Bounty di Roger Donaldson con Anthony Hopkins, ne Il fiume dell’ira con Sissy Spacek e assieme a Diane Keaton in Fuga d’inverno ma è nel 1987, probabilmente, che Gibson si trasforma in una star vera e propria. Con Arma letale di Richard Donner, film che riscuote un successo pazzesco, tanto da generare tantissimi sequel.

E Gibson azzecca un personaggio indimenticabile, quello dello sballato poliziotto “pericoloso” Martin Riggs, ex reduce del Vietnam con pensieri suicidari, per cui gigioneggia spassosamente con Danny Glover. Arma letale diventa uno dei più originali, divertenti e trascinanti buddy cop film, una variazione sul tema di 48 ore.

E si concede perfino di essere il più “pazzo” principe di Danimarca della storia, in Amleto del nostro Franco Zeffirelli. Un Amleto singolare, molto fisico e americano, lontano anni luce da Laurence Olivier e Kenneth Branagh.

Quindi Gibson, cementata e consacrata la sua popolarità, decide di cimentarsi alla regia, dirigendosi ne L’uomo senza volto, film molto interessante ma parecchio imperfetto. Le critiche sono controverse, Gibson però non demorde e spopola con Braveheart, pellicola che vince 5 Oscar, fra cui la statuetta per la Miglior Regia.

A questo punto, Gibson abbandona per un bel po’ la regia e ritorna al puro Cinema d’intrattenimento e di genere, come Ransom di Ron Howard e Ipotesi di complotto con Julia Roberts sempre per Donner. Incrocia anche Wim Wenders per The Million Dollar Hotel, con Bono degli U2 in veste di produttore e autore del soggetto e della colonna sonora. Un mezzo pasticciaccio, ahinoi.

Gira pomposità indigeste come Il patriota di Roland Emmerich e We Were Soldiers, ma conquista una nomination ai Golden Globe per What Women Want – Quello che le donne vogliono e fa la sua bella figura in Signs di M. Night Shyamalan.

Poi, dopo una piccola parte in The Singing Detective con Robert Downey Jr., fra indubbi e da lui mai negati problemi di alcolismo, liti coniugali e cause di divorzio dispendiosissime, Gibson si ridà alla regia con gli ambiziosissimi La passione di Cristo Apocalypto.

Hollywood però pare averlo un po’ emarginato e lui si piglia la patente di rissaiolo, di uomo intrattabile, manesco e irascibile.

Tant’è che, prima di recitare ancora, fa passare molti anni, e ritorna performer soltanto nel 2010 con Fuori controllo di Martin Campbell, il regista di Fuga da Absolom e degli 007eiani GoldenEye con Pierce Brosnan e Casino Royale col primo e forse a tutt’oggi ancora migliore James Bond targato Daniel Craig.

Gibson se la spassa, recita nell’impegnato, drammatico ma irrisolto Mr. Beaver di e con Jodie Foster, e ancora fa il gigione a tutto spiano e a briglia sciolta nei divertissement Machete Kills di Robert Rodriguez, I mercenari 3 con Stallone e la sua “allegra” combriccola, e Blood Father.

La sua stella sembra tuttavia un po’ appannarsi. Decisamente.

E Gibson, oramai l’abbiamo capito, quando se la vede brutta, ecco che si ributta dietro la macchina da presa, anima e corpo.

Così, nel 2016 sforna La battaglia di Hacksaw Ridge con Andrew Garfield, film che viene molto applaudito al Festival di Venezia e, nonostante violentemente divida la Critica, si becca ben sei candidature agli Oscar. Gibson viene nominato ancora nella cinquina dei migliori registi dell’anno.

Gibson ha ritrovato nuovamente fiducia e gira film a getto continuo.

Prossimamente lo vedremo in Dragged Across Concrete dell’acclamato S. Craig Zahler (Bone TomahawkCell Block 99: Nessuno può fermarmi), in Boss Level di Joe Carnahan (NarcThe Grey) e in The Professor and the Madman con Sean Penn.

Assai presto inizierà le riprese di War Pigs con Colin Farrell, e sarà ancora director con un altro war movieDestroyer nel quale dirigerà Mark Wahlberg.

Insomma, questo Gibson, nonostante abbia superato da un pezzo la sessantina, e dunque non è certo di primo pelo, sta vivendo attualmente una seconda, prolifica seconda giovinezza.

Che uomo!

attori-rinati-mel-gibson-04- attori-rinati-mel-gibson-02- attori-rinati-mel-gibson-03- attori-rinati-mel-gibson-01-

 

di Stefano Falotico

 

Il caso Rene Russo, la donna col caschetto della Warner Bros e della Metro-Godlwyn Mayer


21 Jan

Film Title: Two For The Money.

OUTBREAK, Rene Russo, 1995

OUTBREAK, Rene Russo, 1995

01456510

C’è un’attrice particolarmente antipatica e certamente non molto talentuosa, che centellina sempre più le sue apparizioni sul grande schermo e che quest’anno è uscita con uno dei peggiori film dell’anno, una donna che mi ha sempre turbato, non so perché. Perché non si può dire che sia stata una strafiga ma non si può neanche dire che sia brutta, non si può dire che le sue interpretazioni siano leggendarie, anzi, le più sono insipide e scialbe, eppure è stata la partner dei divi più belli e rinomati di Hollywood e alcuni sostengono, e probabilmente sono ciechi, che sia una rossa fatalona decisamente sexy. È la madre di Thor e colei che fa ringalluzzire De Niro ne Lo stagista inaspettato, sto parlando della pimpante Rene Russo, una che dal cognome, raffrontandola alle sue fattezze fisiche, potremmo infatti pensare che sia originaria della terra di Stalin.

Andando a ben vedere nella sua filmografia, scopriamo come sia “ammanicata” in particolar modo a due major, le uniche case di produzione che la scritturano.

Insomma, l’enigma Russo non mi fa dormir la notte. Sì, lo so, voi italiani siete “coinvolti” nelle propagande elettorali, ma io a letto penso che codesta sia stata “eletta” per divenire una mezza diva fascinosa quanto un cappuccino senza schiuma, e attraente quanto la gallina vecchia che fa buon brodo… ah ah.

Russate pure, io sto sveglio e son sempre più in forma. Talvolta vado anche al bar René, ubicato in Via Zanardi, ove gusto un panorama periferico degno del mio essere un uomo Tin Cup.

Ah sì, è vero, fra poco ricomincia la TIM Cup, ex Coppa Italia. Povera Russia, no, Russo. Ha mai lavorato in Italia? E, russando, non si pigliano pesci. Ma Rene in Rischio a due, no, Gioco a due, prendeva “quello” del Brosnan.

Si acconcia quasi sempre di caschetto e ama gli uomini che ballano di casquè.

E qui casca l’asina.

Sulla folta chioma del mio dilemma, lemme lemme vado a mangiar le tagliatelle.
Insomma, ci sono le armate rosse, le arme letali, ma anche le amate russe. Ah ah.

VC_07811_R Rene Russo stars as Suzie and Tommy Lee Jones as Leo in JUST GETTING STARTED, a Broad Green Pictures release. Credit: Lewis Jacobs / Broad Green Pictures


Rene Russo stars as Suzie and Tommy Lee Jones as Leo in JUST GETTING STARTED, a Broad Green Pictures release.
Credit: Lewis Jacobs / Broad Green Pictures

bar

 

 

di Stefano Falotico

“Showtime” – Recensione


24 Oct

Lo show del buddy-cop movie “real(ity)”

Ora, andai due volte, “di filata” al cinema d’una opaca Rastignano, “inetrzona” limitrofa della Bologna “casinara” di multisale troppo affollate. Adiacente a una discoteca di cocchi, s’erge in “pompissima” un altro multiplex, però meno provinciale seppur ficcato nella “frazione”.

La coppia De Niro-Murphy da sé fa per tre. Infatti, il terzetto, non so se vincente, s'”accomoda” nelle cosce della Rene Russo ancora “bombastica“. A malincuore è oggi invecchiata, ma il suo fascino rosso fu indiscutibile. Donna da “lustrar” versandole del vino, “spizzicando” dai suoi capezzoli furentissimi come Nutella fra le mammelle.
Arma letale di Mel Gibson, fatale per Brosnan, madre statuaria e torrida “matrigna” di Thor, il Dio vichingo per questa valchiria d’amare senza “varichine”.

Tom Dey chi è?
Uno che ha girato una sciocchezza con Wilson e Jackie Chan. E qui s'”adopera” di genere “pericoloso”, “contaminante”, unendo di nuovo la strana “coppietta” che si fa i dispetti.
Un De Niro che, pasciutamente grassoccio a mo’ di “bacon” del suo pan(c)ino, assomiglia a Bud Spencer, il “piedone”, con tocchi pigri del “neo” claudicante e disilluso da Marlowe “bighellone”, Muphy ricicla le sue 48 ore da Beverly Hills Cop, mentre Rene spacca le tue “re(di)ni” anche se non indossa calze a rete, ma invece un “silicone” balconcino da “bacini”.

Rene Russo è Chase Renzi, stangona produttrice di “programmi in diretta”, filmati e “firmati” sul “luogo dell’audience” cavalcante come le sue gambe da cavalla.
Il suo network sta semifallendo, e nessuno se “la” fila. I suoi colleghi giocano in ufficio, di “cazzeggio” libero quanto sull’orlo del licenziamento. Allora, la scaltra Chase s’inventa un balzano “esperimento”. Riprendere, dal vivo, le imprese “eroiche” dei poliziotti e mandarli in onda a (ri)getto continuo.

Ottiene il “visto” facilmente, e si mette subito a caccia di due protagonisti che possan “guidare” la vicenda. Abbisogna di tipi tosti che “bucano” lo schermo.
La scelta, “ardua”, ricade su Trey Sellars, “mimo”-attore ridicolo senza “ruolo”, un buffoncello “nerone” di carisma “decollato”, salvato sempre dalle risatine di Tonino Accolla.
Trey è senza un “soldo” di lavoro, e accetta volentieri la (busta) paga.
Non vede l’ora di tornar alla ribalta, il nostro gaglioffo simpaticone.

Poi, Chase “si fissa” su Mitch Preston, appunto “piedipiatti” piatto di cervello e “attore cane”, al cui confronto l’impresentabile T.J. Hooker/William Shatner fa la figura del “the greatest actor of all time“.

Nonostante qualche “accoppata” e i “No” decisi di Mitch, riuscirà ad accoppiarli. Ma non sarà solo una “passeggiata” di ordinarie “amministrazioni”.
A complicar la vicenda, un cattivone vero, Caesar Vargas, l’incarnazione delinquentissima e murder proprio d’una “innovativa”, detonante lethal weapon.

Il film (tra)scorre ed è garbato. A voi garberanno le idiozie, questa è “scemenza” intelligente, che attinge a mezza Storia della celluloide da “Dio li fa e poi li accoppia”, appunto.
Che scorpacciata di due scoppiati.

De Niro ricorda Ernest Borgnine di Poliziotto superpiù.

Non è un capolavoro e non è Walter Hill.
Ma si merita, comunque, il “Pollice su”.
Che vi vada giù o meno.

(Stefano Falotico)

 

Ode a Mel Gibson, cioè “Mad” Max


12 Aug

 

 

Quando le ingiustizie superano le soglie delle sogliole che son state pescate in flagranza di reato, un Uomo, armato sin ai denti, sbudella gli ebeti al fin d’imbottirli di piombo, con tutta la scia adorante del suo alive

Cari fratelli, dei miei fatti privati, “sfatti” in fattacci per l’ignoranza d’una famiglia di barbari, abituata a coprirsi dietro la presuntuosa maschera d’una “sociale” benevolenza (s)truccata a stuccar il prossimo con “proibizioni” inquisitorie degne del Medioevo più buio, vi ho narrato in tempi anche “sospetti”, quando equivocaste la mia “sagoma”, sfigurandola anche voi dietro “preoccupanti” paranoie a scapito che non capì quanto, invece, son emerito e principesco, com’esige la tradizione nobiliarissima del mio “genealogico” genio. Oserei dire, senza paura del ridicolo, fiero e di portamento altezzoso, secondo la superbia che mi è congenita, appunto, e non intendo “rinnegarlo” scendendo a patti(nar) con una mediocrità che tanto mi “distrugge” quanto m’induce a scardinarla per annusar, sempre più, il fiotto vincente della mia mente incoercibile, oltre ogni limite “prevaricato”, per valicar ancora panorami di scibilissima Illuminazione a cui pochi eletti saranno ammessi, ammesso che abbian le mie eguali energie per scalar montagne, alla cui “asperità” difficoltosa già tremerebbero, arrancando più che arrampicandosi.
Sì, sono la pianta rampicantissima, piccante di sberleffo e sberlone, a chi vorrà anchilosar i miei polmoni per asfissiarli nel suo “fiato corto” da crudo imborghesito prima d’esser nato.
Sì, le mie “foglie morte”, eppur appiccicaticcissime, pungono gli untori cinici e ne graffian la pelle intonsa, murandoli vivi.

Circa tre mesi fa, telefonai, ripetiamolo per la cronaca (“nera”) a una radio bolognese che “staziona” in un pub ubicato in una delle zone più losche di Bologna. Un “ritrovo” di mezze calzette che “filano” di musica pompante per “spippar” in compagnia di qualche “donzella vien dalla campagna” per ritmi a “marinarla” su andature “poganti”, con qualcuno che si sfoga e una fighetta “affogata” nell’alcol “dolce-liscio” di andamenti lenti nel fegato “a bollore”. Sì, evaporerà, traumatizzata dai villani assalti alle sue verginità, piangendo poi amara con un tamarro “duro” che si sarà sposata per consolarsi fra un’autoradio “scacciapensieri” e un direttore che la “insegretarizza” cancellando i peccatucci fedifraghi nella “ninfomania” religiosa d’ipocrite confessioni domenicali, “valide” quanto un bambino che ruba la marmellata e poi si lecca le mani, scambiando un segno di Pace con suo padre che, intanto, sta telefonando a un “Telefono rosso”, un po’ rozzo, un po’ di “Ingozzami, dai, bella gnocca, mia moglie non basta, imbestialiscimi tu. Sai, ho avuto una giornata pesante, ho bisogno di qualcuna che mi renda (dis)tensivo. Sì, sarai il mio detersivo, il mio diversivo”.

Questi qua, uno in particolare, di cui il mio avvocato conosce benissimo l’identità “nascosta” e vigliaccona, per un’altra querela che lo spolperà “pen malissimo”, non sa contro chi si è messo.

Allora, raccontiamola questa storia. Questi deficientuzzi pensano d’impaurire la mia “lethal weapon?”.

Sì, come tutti sanno, frequentavo una compagnia che mi pareva degna della mia “frequenza”, poi, per ragioni dettate da invidie profonde e immotivatissime, da collegar solo alle pulsioni omicide che tanto “allettano” l’adolescenza, pensaron bene di tirarmi uno scherzetto per “stirarmelo”.

Sì, un massacro psicologico da branco, con tanto d’intimidazioni, abusi indifendibili e “ostaggio senza riscatto”. Cioè, se mi fossi ribellato e avessi denunciato le loro offe(nsiv)e, mi avrebbero poi riso in faccia per “mancanza di prove”.

Cercai spiegazioni, e mi recai proprio all’indirizzo di questa radio. Ove, tutt’ora, non so in quale stato “emotivo” (forse, di tanti ematomi finanziari), “lavora” uno di questi “Caponi“, nel senso di Al.

Eh sì, nella nostra società, ove le magagne e i manganelli coprono di pugni, son tutti “coperti” dietro apparati istituzionali che ne preservano l’integrità (im)morale.

Al che, costui, consapevole che la bomba era finalmente, giustamente esplosa, chiamò la polizia, dichiarando che ero andato lì per piazzare davvero un “esplosivo”.
Tale denuncia m’è costata quattro mesi di ricovero psichiatrico a scopo “calmante”, perché fu appurato che avevo subito un trauma ma gli “uccisori” non potevano essere accusati per “insufficienza” di testimoni e “dati alla mano”, e ha costretto l’intero “gruppo” a finire in tribunale, come tutti voi sapete. Ne siete già stati ampiamente illustrati.

Visto che non ho nulla di cui vergognarmi, ho contattato costoro per ricordare che le violenze si ritorcono sempre contro quando, ogni mattina, prima di parlare al microfono, si specchieranno “testando” la loro “voce”… dell’anima.

Al che, spaventati di nuovo dalla “mina vagante”, mi hanno “segnalato”.
Dove non si sa, essendo io, come potete constatare, un Uomo liberissimo che, però, mal sopporta tali affronti di “recidiva” che vorrebbero “terrorizzarmi” nel silenzio, come dire: “Stai zitto, fai la tua vita, non complichiamoci le cos(c)e”.

E perché mai? Questa storia, come sa bene il mio avvocato, è appena iniziata, cari “bellocci” di mamma.
E non credo che “ballerete” il Sabato sera. Anzi no, danzerete alla grande. Sì, se non finirete in galera, sicuramente sarete sfiniti sotto il Ponte Galliera, cioè nel dormitorio dei barboni della “ferrovia” di Bologna. A brindar fra un treno e la merda dei cani. Alziamo il “volume”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Arma letale (1987)
    Sono più “pazzo” di quello che non pensavano.
    Pensavano fossi “folle”, nel senso di scemo.
  2. Interceptor (1979)
    Sì, l’artefice di tale porcatona lo legheremo al palo e poi gli daremo fuoco, come nel finalone di questo capolavoro.Accendendo il motore e augurandogli un buon “Inferno”.
  3. Fuori controllo (2010)
    Quando non si ha nulla da perdere, la giustizia si fa da sé.

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)