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Discorso di fine an(n)o del Presidente, cioè Falotico, detto anche l’uomo del mar ionico, forse solo Ronin


31 Dec

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Ebbene, un altro anno di merda, fratelli della congrega, sta giungendo finalmente alla “fune”, alla fine, e so che state leccandovi le ferite in attesa di leccare, stasera, qualche “feritoia”. Sì, molte ragazze influenzate si stan facendo belle per voi bulli e io me ne sbudello, ridendo nel mio eremitaggio secco come un caffè “zuccherato” di nevralgia e più forte misantropia. In codesto anno solare, per me non tanto, ho pubblicato vari libri, tutti prodotti dal mio esser libero e dunque dettante legge superiore alla moltitudine ammassata nei luoghi comuni e ammaestrata in lavoretti schiavizzanti che detronizzano le vostre potenzialità. Sì, impotenti, avete patito le ore dietro la scrivania e sognate stasera le orge. Per non par(l)are di quelli sottomessi a lavori sudanti la schiena spezzata in qualche orto e poco oro. Ma poco ne “verrà” e sappiate che io molto varrò, in quanto io var(i)o. Dopo questa stronzata, passiamo a cos(c)e serie. So che state fremendo affinché i 365 giorni dell’anno a venire, sì, non è bisestile, illuminino le vostre teste e vi rendano amara-mente spensierati come il sottoscritto, il cui “patimento” maggiore è riordinare i dvd in che si son accumulati nel mio letargo cinefilo. Sì, colleziono “cimeli” e amo la cima di rapa con le orecchiette, cari ricc(hj)oni. Detesto le compagnie sociali perché mi par gente asociale, che sta dietro il pettegolezzo, la burla sadica, la chiacchiera cattiva, l’uso nazista e fascistoide d’una mentalità cretina che vorrebbe tutti assoggettarci a meccanismi di competizione falsa e frivola, ove “vince” chi ce l’ha più “duro”. Me ne frego e della mia fregiatura me ne fregio. Anche un po’ lo sfrego, in un fregolismo da trasformista, da “equilibrista” di pene, di danzatore delle mie enfiate vene. Svenatevi in leccate di culo tanto la vita avrà da darvi sol un paio di cazzi fritti. Ricordatelo, donne, quando vostro marito, dopo una giornata spossante, vi chiederà il bis e voi volevate solo un sano “biscotto”. Sono preso da interessi che non stressino, dal mio cervello che ha poco da spartire con i vostri uccelli, sono più che altro “rappreso”. Eppur apprendo, al chiodo appendendomi, vestito di pelle da uomo degli an(n)i settanta, un po’ cruising e un po’ qualcosa (non) è cambiato. E qui De Niro aveva un carisma che vale più di 2017 premi Oscar.

 

di Stefano Falotico

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Tanti auguri, “angurie” e angherie per questo 2016 di JOY e revenant, redivivi (non) siate feci, (dis)fate, no, scusate fel(i)ci, tu te “la” facesti… sotto?


31 Dec

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Se il Presidente della Repubblica, (s)fondata sul “lavoro” che non c’è, stasera farà il discorso di fine anno, io faccio quello di eterno “ano”, perché voglio perennemente sfanculare le (s)fighe “(av)venute”, “date”, odorate, andate, e quelle che “verranno”, adesso bambine ma, crescendo, impareranno a prenderlo nel culo, sognando una miracle pop. Scopa! A terra(gna)!

Credo che questa “sauna” di attesa, di te(r)si per i festeggiamenti di mezzanotte, ecco, sian cos(c)e che avremmo già dobuto s(u)perare, adesso molte città hanno proibito perfino i botti ma non impediranno a chi vorrà sfogarsi e “sfigarsi” di andar nella notte che “vien” a bottane. Spar(atev)i, il terrorismo, le capitali bloccate in misure di sicurezza da una razz(i)a che potrebbe essere omicida. I neonati neanche nascono, madre e figlio/a muoion prima di partorire, i medici della mutua ammutoliscon tal “aborto naturale” adducendo come ca(u)sa al marito, rimasto solo e vedovo, che s’è trattato di una complicanza rarissima, che avviene ogni calendario di Stonehenge quando i celti pregan il Sole lunatico delle lupe nere, ma la gente, dopo i babb(e)i Natale con le zampogne, si darà allo zampone, per cotechini a “man basse” di lenti(cchie), un valzer di balli, brutti, belli e trenini, di troioni, tortellini e di “brindisoni” anche a Brindisi, Bar(i) con la B di “bontà” al brindiamo e c’auguriamo che l’an(n)o prossimo sarà più brillante. La sfortuna da an(n)i, “in fallo”, infatti, ci perseguita. C’incula(no). Chi non sta alle regole del fascismo “progressista” della Destra, che si fa la Sinistra, vien colpito “gobbo” da tiri mancini, lo stendono con pillole sedative, insederanti per “tranquillizzarlo” e, dopo averlo rincoglionito e (in)castrato, farlo… illuder che starà “bene”. Pene e pane, basta aver un (mari)tozzo e una “tetta” sotto il tetto per star calmi, no, caldi, come le brioche appena sfornate e cremose che, dopo esser state magnate da chi (non) ha fame, saran (mal) digerite da fornicazioni ben inauguranti di mutandine rosse “st(r)appate”. Evviva allor la Russia, ove Putin legalizza le puttane! E, nei suo comizi, tutti e tutte sputtana.

Ma sarà an(n)o anche di Cinema, di Joy, ché non fu fortunatissimo a livello critico in quanto i recensori statunitensi si son divisi fra ammiratori e stroncatori, privilegiando invece la violenza di The Hateful Eight, ove ci si spar(l)a addosso fra razzismi, pistole(ttate), un Kurt Russell barbuto e un Tim Roth di tè “imbevuto”. E il solito negro, in grassetto nero, appunto, Samuel L. Jackson.

Eppur DiCaprio vincerà forse l’Oscar per The Revenant, la storia pallosa di uno abbandonato come una comare secca al freddo e al gelo e un orso (non) polare, che vendicarsi del tor(t)o Hardy Tom vuole per ricucire le “torte” che non trova nella foresta. Dategli una Polo, si sta assiderando!

E che la forza sia con voi! Coglioni, ancora con le Star Wars a far bilioni al botteghino.

Meglio la mia “bottega”, di spada laser, vi garantisco, che se ne fotte di “struscio”. A(s)ma il prossimo tuo come Darth Vader.

Buon anno a te, fratello di sangue, a te, madre in calore, a me con le mie freddure.

 

star-wars-the-force-awakens-john-boyega Un negro!

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Per festeggiare, qualche mortaretto e un Negrone/i.

Firmato Quentin Tarantino, no, Clint, il profeta.

 

di Stefano Falotico

Il sa(io) francesc-ano


06 Apr

Francesco RourkePer an(n)i (in)sondabili di a(pat)ia (insopprimi)bile, ho scavato a fondo nelle ai(uol)e ove ai mai(ali) non è (d)osato immaginare. Branchi(e) di donne a libagione del mio procacciarle con fervore e tiepida, non tanto, frenesia dei miei mille uccelli mi(g)ratori. An(n)i di dura possanza e mie prestanze a chi lo p(r)estavo, ora, ho intrapreso final-mente la via morigerata della mest(izi)a. Donna a cui lo allaccio senza speranza e il menarmelo non è più quello di tante (av)volte. (Cir)conciso, deposito tal mio ai posteri(ori). Questa è la dissipat(ezz)a.

 

di Stefano Falotico

Lo s(tra)fottente


16 May

di Stefano Falotico, uno che se ne sbatte

Da an(n)i, sono uno specialista delle stronz(at)e, e mi strozzo eppur ce l’ho (mari)tozzo

Ciao, hai 41 anni e sei una splendida donna. Non ti conosco ma non credo meriti che ti si dicano brutte cose. Sexy lo sei da infarto, probabilmente sai fare l’amore tanto che poi uno si spara. Sì, perché il bis è sempre meno delicato per una come te, ché sai farci e dunque sfare. Ammazza, ammazzi subito al primo colpo, che mira, che messa a fuoco. Tutti fai innamorare, ti puntano, li spunti, ci sta anche lo sputo di amplesso selvaggio ma poi li pianti e rimangono col rimpianto e un già andato caldo piatto oramai raffreddatosi. Data, avuto, e chi ha dato è a puttana, che sei spolpante, spompinante e di pompelmi pimpanti, andato da un pezzo di figa marcia. Da cui lo starnuto e il fegato a imbuto su sciolto gelato al cioccolato, detta acidità (che dà) di stomaco. Ma tra il dire e il fare, c’è di mezzo Marte. Sì, evviva i marziani, alien(at)i nati, ma quali rinascite! Stiamo bene in questo Saturno senza una Venere che possa fotterci in toro ascendente a incularci dei nostri gemelli là in mezzo, il mare sta sulla Luna di chi non vive più alla luce del Sole e spera di piantar bandierine a mo’ di cratere vuoto della sua testa bucata da tempo, ma questa vita è un’odissea 2001 e tu, tramortendo, oramai tramontata con un altro che ti smonta e che tu (s)monti, fai appunto sì che mi dirai no, perché lo so. Se acconsentissi, non potrei comunque sentirti perché annaspo da vile che non ama i sentimenti validi, li valico da finto invalido e quindi passeggio meglio degli zoppi, eppur il mio godimento è autoerotico in tempi in cui mi amo al sapor margherita sfogliante, strappandomelo di mio schiumoso, “brillante” stappare! Sai che festa?! Alla faccia del cazzo e della fata. Il “fallo” dell’ingrato fato eppur me le gratto. Mai dire mai, dai, mia dama, sono in cerca di te che so quanto mi ami, chiama, in fondo non esisto se non nel telefono che fa su di chat erotica ad alzarmelo e giù di cornetta poi da (s)pompato. Non sono un uomo basso, sono vero, alto alto. Ho solo la vita bassa. Scopiamo ancora di urla come i contrabbassi? No, basta! Evito così, comunque, di essere un cornuto evirato anche se devo pagar poi il conto salato, non sono un dolce conte e, ogni mattina, bagno il cornetto in questa mia vita cremosa quanto un caffè amaro di me che, alle prime luci dell’alba, vesto un pigiama orgoglioso della mia “amabile” notte in bianco ma da sospetto bagnato appena visibile di macchioline, si chiama sbavato, si chiama imbavagliandomi io son di te imbevuto sognandoti e di polluzione spruzzando fra le mutande tanto tanto. Su, sono simpatico? Brava, e aumenta la mia follia come il regista Bava.

In poche parole, meglio il Cinema di Lamberto di te, mia cara Berta.

Perché filava e ora indossi i pantaloni sfilati(ni).

Mi sposso ma mai mi sposerò.

Puoi spossarmi? A più non posso? Non si può? Allora vaffanculo!

 

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