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TOP TEN Robert De Niro


04 Nov

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L’altro giorno, amici, ho stilato una sorta di campionario del De Niro peggiore. Una carriera artistica non è un campionato e non sempre s’imbeccano capolavori, recitativi e non.

Diciamo che De Niro, prima del crollo degli anni duemila, abbastanza inspiegabile, ma forse voleva far soldi… di film ne aveva sbagliati assai pochi. E anche in film minori come Innamorarsi, L’assoluzione e Lettere d’amore, aveva sempre dimostrato una classe ragguardevole. Una caratura notevole.

Ora, di solito, in queste classifiche, si parte dalla decima posizione per arrivare al primato. Invece, essendo io uno scombiccherato, partirò dal primissimo posto per arrivare all’ultimo.

La migliore interpretazione di De Niro in assoluto è quella ovviamente di Travis Bickle in Taxi Driver. Un uomo del sottosuolo che vive un’inquietudine esistenziale da vampiro solitario. Un uomo incarnato nella sua estraniazione. Qui è luciferino, enigmatico, sofferente al massimo, febbricitante, magrissimo, nervoso, pazzo al punto giusto.

Quindi Toro scatenato. Fosse solo per il tour de force fisico. Lancinante, scarnificante, mostruoso.

Al terzo posto, sempre sul podio, il suo Sam Rothstein di Casinò. Inquietante, perfetto in ogni mimica facciale, un uomo che pensa di aver capito tutto e invece si lascia fregare come un pollo fritto al limone della rosticceria cinese sotto casa mia.

Magnetico, impressionante, titanico.

Dunque, Don Vito Corleone del Marlon Brando ringiovanito. Prima impaurito dal mondo, schivo, taciturno, ombroso. Quindi asceso a capo mafia con un’imprendibile cattiveria allucinante. Una metamorfosi repentina sostenuta dal suo sguardo di ghiaccio e dai suoi zigomi tirati a lucido.

Poi, Noodles di C’era una volta in America. Ora, attenzione, un attimo. Le riprese del capolavoro leoniano dicono che siano durate due anni. Non è vero, è una diceria, una leggenda metropolitana per mitizzare il film. Perché De Niro era reduce da Re per una notte dell’anno prima e lo stesso anno di C’era una volta in America, il 1984, uscì anche, appunto, con Innamorarsi e l’anno successivo col cammeo di Brazil. E in questi due ultimi film mostra un look assai diverso dal suo Noodles. Quindi, come avrebbe potuto, se le riprese fossero durate due anni, farsi crescere i capelli per Innamorarsi?

È altresì vero (riguardate scena per scena il film) che il suo Noodles a volte sembra più grasso in viso e poi più smunto. Ciò significa che Leone ha girato molte scene a distanza di tempo l’una dall’altra. E forse De Niro, a Roma, deve averci dato dentro coi bucatini all’amatriciana.

Al sesto posto, e qui vi sorprenderò… il suo Mendoza di Mission. E non starò a dirvi perché.

Dopo di che, due ruoli da non protagonista, sì, ma ipnotici. Il suo Al Capone de Gli intoccabili e il suo splendido Louis Cyphre di Angel Heart.

E siamo arrivati a quota otto.

Cosa manca? Altra sorpresona. Ci metto il suo Sam di Ronin. Basta guardarlo nelle scene con Sean Bean per rendersi conto della sua grandezza.

Al decimo posto, Neil di Heat. Un lupo, un calcolatore, un temporeggiatore, a suo modo un romantico sempre “ronin”. Al servizio della sua filosofia machiavellica.

Vi stupirete delle mie scelte. Come? Non ho messo Il cacciatore, Risvegli e Cape Fear per i quali ha ricevuto la nomination all’Oscar?

Sì, avete capito benissimo. Grande ma non così straordinario. E in Cape Fear carica spesso troppo così come in Risvegli.

Nemmeno Quei bravi ragazzi. Il protagonista è Ray Liotta. La locandina originale è ingannevole perché Liotta non era pressoché nessuno all’epoca. O perlomeno poco conosciuto. Quindi la Warner Bros doveva mettere al centro del trio De Niro.

Lui è bravissimo, ma il leone è Liotta. E il suo Jimmy non è niente di così eccezionale. Ottimo, ma questo si sa…

Re per una notte meriterebbe un discorso a parte…

De Niro, chiariamoci, non sa recitare Shakespeare, non è un granché nei monologhi, e in Re per una notte l’ho trovato spiazzante. Perché alla fine si esibisce in un monologo, appunto, comico… inaspettato da uno come lui.

De Niro è un “terragno” della recitazione, non sa piangere molto bene (quando c’è una scena di pianto, si mette la mano davanti agli occhi per camuffare questo suo limite, vedi Stanno tutti bene, ad esempio, tranne in Mission), non è sofisticatissimo, è anche abbastanza lento e ha molti “tic”.

Se ve lo dico io, lo saprò, no?

Adesso, per piacere, datemi una matita. Devo dipingermi un neo. Già ce l’ho come Bob. Ma è sulla guancia opposta alla sua. L’avevate mai notato questo particolare? Sì, io sono l’altra faccia della sua medaglia.

Ah ah.

 

di Stefano Falotico, cioè il sosia di Bob

Ogni uomo ha i suoi demoni


15 Sep

Angel Heart

 

Sì, ho rivisto due volte, negli scorsi giorni, Angel Heart.

Film che rielaborai perfino in un mio libro, Cuore angelico tenere tenebre sanguigne.

Sto rileggendo il pdf di suddetto mio libro, pubblicato qualche anno fa. No, non mi piace. E qui sono come Kubrick che, a proposito di Paura e desiderio o forse de Il bacio dell’assassino (non ricordo con esattezza, perdonatemi, e al momento non ho voglia di controllare su Google, ah ah), l’auto-definì una mezza schifezza e sostenne che era la pellicola di un esaltato giovincello che ancora della vita vera sapeva ben poco. Un progetto tanto ambizioso, moralmente nobile quanto pretenzioso e privo, sostanzialmente, d’ispirazione coerente.

No, l’ispirazione non mi mancò, affatto, ma il libro è troppo astruso, ci son virgolette ogni due tre parole, e ciò sfiancherebbe anche il lettore più paziente e introspettivo. È un’opera che, comunque, se volete leggere, trovate su IBS.it. C’è qualche errore di editing, ma poca roba.

E ripubblicarlo non vale la pena. È così, e prendete quei piccoli refusi come licenze poetiche, diciamo, ah ah.

Torniamo ad Angel Heart, non perdiamoci in digressioni troppo bibliograficamente inutili.

È un grande film, ribadisco. Credo che la prima volta che lo vidi, sì, avrò avuto undici anni. Ed ero ancora suggestionato dalle lezioni di catechismo. Pensavo che, se avessi alzato la gonna della maestra, sarei stato arso all’inferno. Il mio animo puro e ingenuo, come solo l’animo di un bambino può essere, rimase particolarmente impressionato da Robert De Niro. Che, soltanto in seguito, divenne il mio attore preferito.

Ora, sebbene ancora infante, nonostante mancasse pochissimo alla pubertà, il suo Diavolo mi spaventò quanto Freddy Krueger, uno dei miei babau terribili di quel tempo. Sì, non prendevo sonno la notte e immaginavo che Freddy, da dietro l’attaccapanni, che sta proprio nell’angolo del corridoio e che, dalla postazione del mio letto, è visibilissimo quando la porta della mia camera è aperta, spuntasse tutto lurido e fradicio. E, mentre i miei genitori se la ronfavano di brutto, potesse strappare coi suoi artigli il mio cappottino giallo da bimbo Georgie di It, e poi si avventasse sul mio pigiamino, stracciandomi il ventre col sol potere del mignolo metallizzato.

Sì, sarò per questo che ho sempre guardato con diffidenza i metallari. Ah ah. Sì, chi ascoltava i Metallica e gli Iron Maiden, con quelle magliette tutte sbrindellate, mi dava l’impressione di essere un ragazzo bruciato come il Krueger. No, mi sbagliavo. Ma non tanto…

Sì, mi sentivo spaventato e indifeso come Georgie. Ma state tranquilli. Molti adolescenti della mia generazione impazzivano per la voce melodica da Mulino Bianco e da fatina magrolina della cantante Giorgia e per Michael George, soprattutto se erano tendenti all’omosessualità. C’era anche chi, oltre a George Michael, sognava di averlo lungo e d’insaccare le palle come quel negrone di Michael Jordan. Ho detto tutto. Erano obesi e alti un metro e venti.

Di mio, mi ricordo che mi lasciò di stucco la scena del film Il volpone, in cui quel marpione di Villaggio strappava le mutandine di Eleonora Giorgi. Una scena che, se vedi appena puberale, non t’infonde grande fiducia nel genere umano. Sì, in quel film Villaggio si finge moribondo, in fin di vita, per potersela godere come un matto. E così il suo migliore amico (Enrico Maria Salerno), che spera di accaparrarsi l’eredità di questa vecchia volpe malefica, una volta crepata, desidera che la moglie, la Giorgi appunto (che all’epoca aveva il suo perché), regali il suo splendido corpo al finto poveretto. Ma il volpone arzillone, comunque, non riesce a scoparsela. E alla fine rimane completamente inculato. Soffocato.

Va be’, detto questo, torniamo ad Angel Heart. L’unica pecca che posso muovere nei riguardi di questo film è la scena di sesso delirante e satanica fra un impazzito Mickey Rourke e Lisa Bonet. Che è praticamente uno stupro. E che trovo sinceramente un po’ disgustosa, esagerata. Comprendo altresì bene la ragione per la quale, nei passaggi televisivi, tutt’ora la censurino. Peraltro, stona assolutamente col climax elegantissimo della tensione armonicamente noir respirata sino a quel punto.

Scusate, mi sono perso. Stavo parlando di De Niro. Che c’entra questa squallida, animalesca scopata?

Ecco dicevo… sebbene piccolissimo, capii immediatamente che il suo personaggio, Louis Cyphre, insomma, era l’angelo ripudiato da tuo Signore del cazzo dal Paradiso. L’omofonia tra Louis Cyphre e Lucifero, anche se non conoscevo ancora l’inglese, mi parve istantaneamente evidente. Quindi, avevo intuito che De Niro altri non era che Satana in persona.

Ma, soprattutto nella scena finale, quando De Niro, con le gambe accavallate come un maiale, i capelli lunghissimi e il bastone appuntito, ridacchia dinanzi a Rourke, mi lasciò di sasso. Agghiacciante.

Adesso, naturalmente, non mi fa paura per niente, anzi, la trovo ridicola. Ma ci sta. Che cosa volevate? Che non mi spaventassi? Sarei stato un mostro. Sì, Michael Myers di Halloween.

Io ho una teoria su Myers. Myers, a mio avviso, non si può neanche definire, a conti fatti, un mostro. Il mostro è stato quello di Firenze (che, sempre secondo me, non era Pacciani, un contadino disgraziato che al massimo guardava i film con Edwige Fenech), Myers non è un mostro. Per nulla. Non è neppure, a ben vedere, uno psicopatico. Lo psicopatico, ed estendo un po’ genericamente tale definizione al cosiddetto serial killer, è sadico e prova godimento a sgozzare e trucidare le sue vittime. Questo suo insano, osceno godimento appartiene al quadro clinico della sua patologia.

Myers è proprio una creatura demoniaca. Un pazzo totale e scriteriato. Non ha alcuna coscienza umana. Ammazza tanto per. Gli tira il culo. Ma non è affatto consapevole neppure di avere ucciso qualcuno. Piglia il coltello e va in giro di notte come le streghe con le scarpe tutte rotte. Appunto, di lama appuntita.

Myers è un degenerato. Un mai nato. Un abominio.

Di mio, spero di non incontrare nessuno come lui. Anche se, posso confidarvelo, quello del quinto piano non me la racconta giusta. Non salgo mai con costui in ascensore. Perché potrebbe decollarmi? No, perché credo che sia frocio.

Angel Heart (leggetevi la mia recensione) è bello, bellissimo.

Invece, per quanto riguarda Freddy Krueger, ecco, perché continuate a scrivere Freddy Mercury? Ma quali ipsilon e i greche di tua sorella! È Freddie, lo volete scrivere bene o vi devo insegnare tutto? Adesso, imbecille, metti su Innuendo e cantiamo di qua e di là. Non va bene se la cantiamo qui? Vuoi che la cantiamo lì? Ok, tu intanto suona il violino. Guarda la tua donna che forme arrotondate e gustose da violoncello che ha, deve acco(r)darsi al mio l’uccello. Sì, quel LA va rivisto col diapason. Ecco la nota ficcante! Che gola profonda, che gemiti deliziosi. Musica celestiale. Invero un po’ carnale.

Lei, piuttosto, solo perché ha visto Showtime, la smetta di dire che De Niro non è mai valso un cazzo. Lo riguardi in Angel Heart. Che classe, che sguardo, che carisma!

Intanto, il mio caporedattore mi ha permesso di correggere la recensione di Quei bravi ragazzi. Non solo quella.

Tutto a posto.

Sarà un’altra notte in bianco. Ma, per fortuna, nel ripostiglio ci sono le scatolette di tonno. Sì, salate, salatissime, da leccare come leccheresti la donna dei tuoi sogni.

Per farla breve, potevo essere un playboy come Mickey Rourke ma m’innamorai di De Niro. Subii un’immensa fascinazione nei suoi confronti, e persi molto in fascino. Sebbene, come Angel, un po’ mi sdoppiai.

Sono comunque ancora in tempo per non arrostire.

Vedete voi, piuttosto, d’infornare le patate.

Vi conosco, eh.

Non mi fottete. Voi trombate la vostra donna ma, in autobus, ad altre donnine, pure brutte, mamma mia che pessimi gusti che avete, fate la mano morta…

Toccate, miei toccati.

Eppur alle volte ancor mi tocco.

 

E sgattaiolo…

 

di Stefano Falotico

13 Settembre, domani, buon compleanno a un uomo unico, magico: parafrasando Mario Brega, prima ce sto io, poi ce sta De Niro, spending my time da Angel Heart


12 Sep

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Eh sì, domani sarà il compleanno del sottoscritto, indubbiamente una delle più grandi teste di cazzo che l’umanità abbia mai avuto.

Ma fortunatamente anche uno che delle regole piccolo-borghesi se n’è altamente fottuto, vivendo a modo suo. Ché gli obblighi, le prescrizioni, i falsi precetti moralistici, le reprimende, il pensar comune, le ideologie fasciste non mi sono mai piaciute, e sempre le disdegnerò, boicotterò, le fuorvierò, incanalandomi nei meandri sognanti delle mie magiche, sublime perdizioni. Perderò tutto ma ne sarà valsa la pena…

Ripescando dalle memoria lo stupendo Angel Heart di Alan Parker. Che poesia in questo film. L’incontro, al crepuscolo, fra Mickey Rourke/Johnny Favorite e De Niro/Louis Cyphre profuma di nostalgica immensità. Ambientato in un palazzo semi-diroccato, fatiscente, ove la notte si tinge di satanica bellezza, come uno dei migliori, perlacei libri dell’orrore. E un signore vestito di nero, ghignante, sardonico, con la faccia di un Bob d’antologia, sussurra a Mickey che ha un conto in sospeso con Johnny.

Cinema di un’altra epoca, della mia generazioni, non le cagate platinate e furbette di oggi.

Johnny, Johnny il bello, come me.

A cui la malignità e l’ipocrisia ha voluto combinare tanti scherzetti e farmi credere, con ipnosi subliminali, che dovevo dimenticare la mia anima, ripudiarla, azzerare tutto e iniziare tutto, riprendendo studi scolastici da quattro soldi.

Non siamo mica in Siberia, come affermava lungimirante il mio alter ego di Carmelo Bene. Sfacciato, impudico, irriverente, cattivo, strafottente, come solo i geni possono essere e permetterselo.

Io non ho bisogno di lauree, di titoletti formali, la mia anima è la poesia fattasi carne metafisica. E viaggerò eternamente sulle onde emozionali dei miei battiti cardiaci.

Prendetela voi la donna politically correct, laureatasi in Scienze della Formazioni e altre stronzate caramellose, buone alle smancerie falsissime di una vita impostata, noiosa, che devi avere paura anche di prenderla da dietro come Michael Douglas di Basic Instinct con Jeanne Tripplehorn (che fondoschiena nudamente maestoso, forse controfigura di una patonza ancora più gnocca di Jeanne) ché poi potrebbe denunciarti e farti il lavaggio del cervello, anche dell’uccello soprattutto, educandoti a leggere un libro Harmony e ballando con lei, al plenilunio, su una canzone dei Thegiornalisti. Appunto, andasse a dar via il culo, ché di banalotte così non sa che cazzo farmene.

Non sono misogino ma una donna deve profumare di donna perfino troia e ardertelo, attizzartelo, non deve piluccare una penna stilografica… e non sgridarti se sbagli un congiuntivo. Che palle!

Ci sono quelli che si laureano in Medicina. Sì, quando mi dovrò curare da un’eventuale appendicite, andrò a farmi operare. Ma conoscere l’anatomia del corpo umano non m’interessa tanto, mi attrae molto di più la dinamica esistenzialista dei cori, non la vivisezione dei corpi.

Avevamo anche i teenagers che si eccitavano con quel frocio di Eddie Vedder e avevano l’orgasmo quando, su MTV, guardavano il video di Jeremy. Giocando al game Diablo. Meglio Pelù con El Diablo! E sognavano di farsi fare un pompino da una tonta il sabato sera quando, finalmente, i loro genitori cattolicamente repressivi li lasciavano puttaneggiare, dopo aver svolto il loro “bravo” dovere da studentelli imbecilli e schiappe.

Ma che è Footloose? Quel reverendo Shaw Moore/John Lithgow dovrebbe farsi una trombata con la moglie, fidatevi. Ché l’unico Lithgow che adoro è quello un po’ stronzo e pazzo di Doppia personalità.

Puro genio il De Palma che, come mio padre, è nato l’11 Settembre. Ora, chiariamoci. Quasi tutto De Palma è magnifico, quasi tutti i suoi film sono capolavori. Ma, se vogliamo stilare classifiche, i suoi veri capolavori sono Carrie, Vestito per uccidere, Scarface, Omicidio a luci rosse, The Untouchables, Carlito’s Way.

Al che l’idiota di turno:

– Sei capolavori sono pochi per poterlo definire un genio.

– Ah sì? E quanti ne doveva girare? Cinquemila? Vedi tu, piuttosto, di non girarti i pollici, coglioncello.

 

Oggi, nella maggior parte d’Italia, sono iniziate le scuole. Mamma mia, poveretti questi ragazzi. Saranno rincoglioniti nei loro anni migliori con pappardelle, latino e greco (non siamo più nella Roma imperiale e ad Atene, e comunque meglio Spartacus di Sparta), storie di guerre dei cent’anni e partigiane resistenze.

Non lamentatevi poi se un uomo, a trent’anni, conosce il giorno esatto in cui è morto Napoleone ma non sa che la sua ragazza si scopa uno più basso del Bonaparte. Un uomo formalmente impeccabile ma carnalmente andato a puttane…

Un mio amico ha letto il mio penultimo libro, Dopo la morte e, col cuore, quello che molti di voi hanno oramai perduto irrecuperabilmente, vi ha scritto una recensione estremamente calzante, l’unica possibile:

Dopo la morte, la vita.

Una vita sempre condita dal tipico delirio falotichese, quello che ti inebria di ricamate ridondanze (da lui stesso annuite) e si autobiografa con tutto l’ardore che può tracimare dal suo voluttuoso amarsi, fisico e cerebrale.

Il suo perenne bilico, tra il soccombere e l’esaltarsi, veleggia spedito per tutto il libro, accompagna e sostiene una vita controcorrente, in sgarbo alle convenzioni, alle ipocrisie, alle rabbie convulse, alle impotenze di fronte ad un mondo malmostoso, nano e misero.

Una “recalcitrante riluttanza” lo mette contro il mondo intero, anche se poi saranno due categorie che personalmente aborro (e che non sarò io a rivelarvi), ad emanciparlo contro le brutture, a vaccinarlo verso le mostruosità.

Quasi quarant’anni di apnea mentale: un concentrato di esplosioni represse, di eruttazioni sofistiche, che dall’alto dei miei quasi sessanta (di armi ormai deposte), comprendo proprio in virtù della rivoluzione che mi attese, frenetica e scomposta, al varco, superata quella fatidica soglia.

Falotico la sta per varcare ma – paradossalmente – rinasce ora a vita vergine, un “dopo la morte” che già lo (ri)anima e lo rende ribelle per antonomasia come in un’improvvisa (e falsa) bonaccia metereo(il)logica.

Il mio confrontarmi con lui è puerile, perché io vagai nel buio fino a quei quaranta, mentre egli imbracciava mille lance contro i molteplici mulini dello scempio umano.

Ferito dal cinismo, magicamente intriso di libri e cinema, era già un “rumble fish” ferito e ruspante, rispetto al mio vagare in acque protettivamente ovattate.

Per questo nutro fascino e rispetto verso le vite sfilacciate e dissolute, ed il loro aggrapparsi feroce, il “deflorarsi” quasi inconscio, quel rodersi di rabbia implosa, l’ambire ad una “sopravvenuta leggiadria armonica” in realtà sempre e solo sfiorata ed a margine di un costante “putiferio emotivo” che sconquassa sogno e desiderio.


La vita, dopo la morte di un‘esistenza che si agghinda e spaccia spesso a “turbinosa e dissennata”, ma ancor più volentieri – nelle corde sensibili di Stefano – non può far a meno di apparire lirica, come “foglia screpolata nel vento”.

Ma lo attendo ora (io lo so), ad una guerra ancor più folle, se possibile.

 

I Roxette hanno fatto tante canzoncine buone solo per bimbette col “bagno facile” fra le mutande, ma questa è bellissima:

 

 

di Stefano Falotico

 

Attori bolliti: Mickey Rourke, tremila operazioni di chirurgia plastica


09 Jul

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Ed eccoci qua, col “fallito” per antonomasia, il mitico, inaffondabile, con all’attivo tremila operazioni di chirurgia plastica facciale e corporale, Philip André Rourke Jr., comunemente conosciuto come il fantastico, poliedrico, mutevole e imprevedibile, pazzo, vituperato, osteggiato, odiato Mickey Rourke. Nato il 16 Settembre del 1965 a Schenectady, cittadina nello stato di New York, sulla quale aleggiano varie leggende riguardo la strana sua nomea.

Checché ne dicano i suoi detrattori, Rourke è un attore in toto, a tutti gli effetti e non è un performer improvvisato, perché ha studiato recitazione col rinomato Lee Strasberg, un attore da Actor’s Studio, insomma, e ha preso meticolose lezioni di recitazione addirittura insieme ad Al Pacino, uno dei suoi primi mentori, sebbene non abbiano mai lavorato in un film assieme.

Hollywood si accorge di questo ragazzone estremamente fotogenico, dalle gote angeliche e dai tratti del viso quasi efebici, e lo scrittura nei primi film.

Al che lavoricchia come mezza comparsa in 1941 – Allarme a Hollywood di Steven Spielberg e prende subito confidenza con uno dei suoi registi preferiti, il grande Michael Cimino, ritagliandosi un cameo nel magnifico I cancelli del cielo. E sull’affiatamento fra i due scriverò nelle righe seguenti. Nel giro di una manciata di anni, Rourke diventa un divo, e assurge a protagonista assoluto di capolavori come Rusty il selvaggio di Francis Ford Coppola, e d’interessantissime pellicole come Eureka di Nicolas Roed e Il Papa del Greenwich Village. Splendendo anche quando s’imbruttisce e ingrassa per il suo sentito ritratto di Bukowski nel bellissimo Barfly di Barbet Schroeder. Sì, lui è come l’alter ego di Charles, Henri Chinaski, un ubriacone che rimane intatto nella sua purezza nonostante la sua vita affoghi nella melma e, paludare, sprofondi nell’euforica malinconia da canzone dei folli.

Arrivano le grandi interpretazioni, i ruoli cult quasi si sprecano, fra Angel Heart di Alan Parker con un diabolico De Niro, Johnny il bello di Walter Hill, e il suo michelangiolesco Francesco per Liliana Cavani.

Ma è memorabile anche e soprattutto come Stanley White per Michael Cimino, appunto, ne L’anno del dragone. Lui e Cimino cementano la loro amicizia e assieme poi gireranno anche Ore disperate.

Rourke è sulla cresta dell’onda, non lo ferma più nessuno e allora ecco che si trasforma in bello e dannato per la gioia e gli ormoni femminili delle spettatrici, che non resistono dinanzi al suo visino serafico ma al contempo perversamente sexy.

Se lui diventa un idolo sessuale per le donne, Kim Basinger diviene l’oggetto proibito dei desideri dei maschi, con 9 settimane e ½ di Adrian Lyne, e poi Rourke ritenta il colpaccio con Orchidea selvaggia di Zalman King, il re dei softcore, filmaccio girato intrepidamente assieme alla sua compagna di allora, l’ex conturbante Carré Otis.

Al che, già dopo quest’imbarazzante tonfo colossale, la magia si spezza e arrivano davvero altre robacce. Film che se, proprio non vogliamo disprezzare, possiamo tutt’al più annoverare fra i “simpaticissimi”, ruvidezze tamarre e cafone come Harley Davidson & Marlboro Man, ignobili pasticciacci come F.T.W. – Fuck The World, oggetti strambi come Bullet e Double Team.

Ma Rourke non disdegna particine di lusso ne L’uomo della pioggia, ancora di Coppola, in Buffalo ’66 di Vincent Gallo, in Animal Factory di Steve Buscemi e ne La promessa di Sean Penn.

Era fra gli attori anche de La sottile linea rossa di Terrence Malick, ma Malick efferatamente l’aveva fatto fuori nel montaggio.

Il ruolo però che, secondo me, più gli si addice in quegli anni è quello del balordo farabutto de La vendetta di Carter con Sylvester Stallone, ruolo che rispecchia quello che, professionalmente e nella vita privata, è diventato, un puttanone.

Una mimesi che non abbisogna di particolare e perfezionato studio del personaggio.  Quel lercissimo Cyrus Paice è in fondo lui. E gli è venuto immensamente naturale. Senza sforzo, come si suol dire.

Rourke, nonostante abbia perso quota sensibilmente, è uno che ha molti amici di valore, e infatti con Robert Rodriguez gira C’era una volta in Messico e soprattutto si trasforma possentemente in Marv in Sin City e nel suo seguito. Ed è grandioso.

Rourke fa “comunella” anche con Tony Scott, prima che il regista di Domino e Man on Fire morisse prematuramente.

Poi, quando tutto sembra perduto, ecco che arriva un altro ruolo che vale una carriera, un ruolo inizialmente proposto a Nicolas Cage che, per ragioni ancora d’appurare, dapprima accetta e poi rifiuta. E dunque sopraggiunge a sorpresa lui, il nostro Mickey Rourke. Sì, Darren Aronofsky non ha dubbi, e non gl’importa nulla di rischiare su un nome oramai quasi dimenticato di Hollywood. Il ruolo è quello di Randy The Ram Robinson in The Wrestler, film applauditissimo dalla Critica che vince il Leone d’oro a Venezia. Che fa volare altissimo il nostro Rourke. Vince un meritatissimo Golden Globe come migliore attore drammatico e viene candidato all’Oscar, perdendo soltanto per un soffio, ai punti contro lo Sean Penn di Milk.

Oh, sembra fatta. Dopo anni di dimenticatoio e pellicole alimentari, Rourke pare nuovamente rilanciato.

Allorché i distributori italiani, sulla scia del successo di The Wrestler, decidono di rispolverare film che Rourke aveva girato prima, ovvero Killshot e The Informers. E Jon Favreau con la Marvel lo vuole come villain russo in Iron Man 2. E Rourke non è affatto male neanche in Immortals di Tarsem Singh.

Siamo arrivati al 2011. Ma da allora, plof per l’ennesima volta, ancora super trash per Rourke o film decisamente di second’ordine.

Intanto, di frequente viene beccato dal Daily Mail per le strade di Beverly Hills, in mise assolutamente indecenti.

Ma Rourke è questo. Nel bene e nel male.

 

 

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di Stefano Falotico

Comprate “Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne”, assoluto capolavoro del Falotico


24 Sep

 Evviva il nostro Cuore! Lunga vita e amore! 

Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne

Da oggi, è ufficialmente disponibile il mio nuovo libro. Complessa e intarsiata miscela dalle squisitezze deliranti innestate e innervate dentro le fratture torturanti, tonantissime, martoriate e poi a volteggiarsi a onirismo d’impalpabilità mia fascinosa, sobria, avvolgente profumo che s’immerge in anima lirica ed eccelsa, elevata eleganza intattissima, superlativ’ascesi mia mistica che si morsica aulica all’effusione di cereo, presto incendiato color marmoreo, esangue e perciò eburneo delle mie versatili, inafferrabili intelligenze poetiche.

Austero decadentismo che abbranco in personal palpito della respirata, abbracciata, baciatissima trascendenza su sangue animato, fiero d’intrepidezza sonante, musicale odore della vita lucente nel vederla suadente.

Vita vera e dunque “virtuale”, fra crepuscolari lanterne ermetiche d’una viva e imbrunita Notte lunarissima e acquiescente, placida come un lago sfiorato dall’alba del primo roseo mattino emozionale, innaffiato ai virtuosi, funambolici dardi solari d’ammorbidito nevischio in mio “demoniaco”, divino Cuore (s)ghiacciato. Altissimo!

Le ragioni, o forse appunto le misteriose regioni divinatorie di tal creazione tinta all’heart letterato più avventuriero d’arcaica, raffinatissima Arte, son enunciate nella postfazione.

Ma non tutto il significato dell’opera in essa svelo. Spetterà allo “spettatore”, ché il lettore chi è se non un “grande schermo cinematografico” dei suoi candori (in)consci abbacinati e meravigliosamente infuocati, fruirne a suo Piacere.

Posso sol qui accennarvi che s’ispira al film “satanico” di Alan Parker con protagonisti Rourke e De Niro il “Lucifero”, ma cambia anima “rubata” e rotta nella sua “detection” appena svolta “manicomiale” nel Johnny Favorite forse “doppio” e reincarnato.

“Amleto” quasi faustiano come d’estratto iniziale di Goethe, un investigatore dalle gote rubescenti, pallide quindi da “deturpato” e turlupinato, quanto “arrossato”. Di vendetta (in)giusta e impossibile?
Oh sì.

Quindi, compratelo. Perché io sono lo scrittore più “rubacuori”. Vanitoso come il Diavolo.

Ah ah!

E mai mi disancorerò dall’accorarmi al me più romantico.

Non disarcionate la Passione!

Applauso!

E che sia scrosciante. Soprattutto spero che diventi “(ap)pagante”.


Un capolavoro assoluto firmato Stefano Falotico

 

“Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne”, Clint Eastwood e mattina libraia


02 Sep

“JFK”o Falotico? Finalmente, ecco pubblicata la mia titanica, invincibile opera letteraria, la prestigiosa, esorbitantissima “Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne”, e vi ho strabiliato ancora!
Terremoto in casa Falotico alle 12.20 esatte di stamane: suona il postino, ha dei pacchi per me.
Penso che si tratti del mio saggio su Clint Eastwood, invece son le fantastiche, spettacolari copie personali di “Cuore angelico…”

Ieri Notte soffrii molto. Meditai ancora al suicidio ma, dopo una Luna di traverso, stamattina son stato miracolato di galvanizzazione. Evangelizzato. Suona il postino e non ha uno bensì due pacchi per me. Quando si dice “Bussa solo una volta”. Mi consegna, previo firma elettronica “sconnessa” di pessima mia grafia tremolante-eccitata, sia le copie personali della mia nuova opera letteraria, “Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne” sia il saggio di lulu.com sul grande Clint Eastwood. Stasera festeggerò.
Sì, sia stata quel che non è stata la vita, eppur son oggi letterato, domani non so. Evviva il Genius! Sempre sia lodato!

Prefazione, “letterale” e metacinematografica a simbiosi ispirata al “Faust” e ad Angel Heart.

“Vi avvicinate ancora, ondeggianti figure

apparse in gioventù allo sguardo offuscato.

Tenterò questa volta di non farvi svanire?

Sento ancora il mio cuore incline a quegli errori?

Voi m’incalzate! E sia, vi lascerò salire

accanto a me dal velo di nebbia e di vapori;

aleggia intorno a voi un alito incantato

che al mio petto dà un fremito di nuova gioventù.

Voi recate le immagini di giorni spensierati,

ed affiorano ombre che mi furono care;

simili ad un’antica, quasi svanita saga

ritornano con voi gli amici e i primi amori;

si rinnova il dolore, il pianto ripercorre

il corso labirintico di una vita errabonda,

e nomina i magnanimi prima di me scomparsi,

frodati dalla sorte di belle ore felici.

Non potranno ascoltare i canti che verranno

le anime alle quali i miei primi cantai;

la ressa degli amici si è dileguata, ormai,

l’eco prima dei canti è, purtroppo, svanita.

La mia canzone suona a una folla ignota,

che perfino se applaude fa tremare il mio cuore,

e chi allora ascoltava lieto la mia canzone

erra, se vive ancora, disperso per il mondo.

Ed una nostalgia da tempo sconosciuta

mi prende di quel grave, calmo regno di spiriti,

si libra adesso in indistinti suoni

sussurrando il mio canto, simile all’arpa eolia,

un brivido mi afferra, lacrima segue lacrima,

si sente molle e tenero questo cuore severo;

quel che adesso possiedo lo vedo da lontano,

e quello che svanì diventa reale e vero”.

(J. W. Goethe, Faust, traduz. di A. Casalegno)


Ho scelto quest’estratto del famosissimo Goethe per introdurre, come leggerete, il mio nuovo libro.
Del quale oggi mi son state consegnate le 100 copie come da “contratto”… faustiano, pattuito in mie stilografiche immaginifiche dell’anima vergata, permeata fra dissolventi emozioni in tutto furor “demoniaco”.
Sbrano la scrittura dopo tanto scarnificarmi per colpa di pedestri detrattori più analfabeti soprattutto dei sentimenti, reinvento la Letteratura, (ab)uso del Cinema per immergermene, aspirar la sua crema delirante e iniettarla di me dai volteggianti, ignoti, mille volti del pensiero argenteo. Ché screzio del lambire l’onirismo, l’invoco di naufragi fantasmatici, eclissato si strugge, contorto il Cuore si beatifica a mia sola venerazione.
Fulmino, scattante non mi domerete, intrepido scaglio frecce ardenti ai vigliacchi, mi “scarnisco” a scandir liriche imprendibili di librata squisitezza. Illumino perlaceo il Tempo avvolgente, incenerisco i suoi umori ruvidi, lo plasmo, lo mordo… m’innamoro di giovamento. Elevato a montagna religiosa del sangue, lo “corroboro”, colorato s’arrugginisce, nitra in nebbie d’un fosco assopirlo, quindi ancora accorato s’innalzerà eterno alle trasformazioni plananti. Oramai, nessuno può fermarmi!
Sorvolo il Mondo, appicco la fiamma ove nelle anime dei “vinti” s’era affievolita. Guaite di gioie, inorgoglitevi dopo tante ingiuste sconfitte, guarnite l’amore d’alti coraggi! Ergetevi a santi e inabissatevi nelle acque linde dei candori bruciati. Scolpiteli d’energia rigenerante, zampillerà la vita nuova. Io, innovativo, son a voi risorto e non mi placherò!

Udite il mio Verbo a preghiere issate alla Bellezza.
Non deturpatevi nel rincorrer meschini inganni e prostituiti, svenduti guadagni! Ora, v’ordino di celebrarmi!
Tutti in piedi, ci sta l’applauso storico. La cosiddetta ovazione universale!

 Blood Work

Di tale “Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne”, vi narrerò ogni “capitolo” del suo evolversi.
Perché nacque nell’attinger mio d’ispirazioni magiche eppur, come ogni forma d’Arte, assumerà mutevoli forme a ogni (ri)lettura variabile. Di tracce ventricolari ho cosparso le mie pagine, voltatele e quindi poi sfogliatene tutti, indietro ad avanti vederla. Inebriatevene! Ogni odor puro lagrima straziante, rinasce proprio profetizzante.

Come un’ieratica chiesa gotica, Io “sfilo” la Cattedrale più grande di tutte le epoche.
Ero, fui vulnerabile, sono eroe in ere che saranno! Di fronte a me, Michelangelo è un povero Adamo la cui Cappella… è sol che uno “schizzo” senz’accensione vitale. San Pietro è in giubilo, il Papa m’osanna dopo la “scomunica”, ogni comunità mi acclama e, a gran voce, vorrebbe spedirmi in “manicomio” perché sono genialmente incontenibile.

Perché ho citato “Debito di sangue?”.

Questo “Cuore…” è un libro misterioso, quasi alla “Necronomicon”, incarna la mia anima che, incastonata in (di)urna sigillata, vampiresca librò notturnissima a ferino scuoiar ogni vostra dissipatezza. Nel tergervi di “maledizione” risorgimentale. Io sono il ben di Dio e quindi benedico!
Libro che s’incunea fra mille e più cupezze ignote e a incubo perpetuo, trae spunto dal capolavoro (di Alan Parker) con Mickey Rourke e Robert De Niro nel viverlo “mefistofelico”… respirarlo, temprarmene. Non incupitevi!

Angel e Lucifero s’incontreranno, per la prima volta, alla locanda “caldissima” dal nome “Blood Work”.

Il resto dovete scoprirlo da voi.

Che c’entra JFK di Oliver Stone?

Non fu Oswald a centrare Kennedy, centravano anche altri tiratori scelti. Compreso il centravanti Osvaldo…
Kennedy fu un Presidente dalle scelte troppo “strane” per non essere odiato a morte.
Quindi da stanarlo nel far sì che, saltando le sue cervella, fu una “faction” di budella.
Non ho scritto fiction. Avete letto…

Ho detto tutto…

Rock & Roll Love Affair (di famiglia…) – Il ritorno del Prince


08 Nov

Anche gli alieni sono onanistici

Serata noiosa come quasi tutto Novembre, salvo quando avvisto (che “balconcino” con vista…) un UFO e qualcuno s’impaurisce perché crede nel Dio dei “comuni mortali”. Ipocriti! Manco alla vostra evidenza credete? Mangiate la “calda” minestra e non avete rispetto di “sua” eminenza. A voi importa solo la “panza”. Spagna o Francia, basta che ve “la” magnate (più grasso che cola c’è, più magnati siete, dunque “imprenditori”…) e bagnate… nella “benedetta”.
Sì, la gente comune s’alza alla mattina e poi pecca tutti i dì, fin al Sabato sera ove aspetta l'”orzata”. I maschi si tramutan in orsi, le “donne” invece amano la “donnola”, “esemplare” di trenta centimetri, “pellame soffice” che, durante la stagione invernale meno eremitica da Franco Battiato, assume una colorazione “bianca”, disgelata e toglie l'”ermellino” a tutte le mule, allattandole ai “buchi sacri” della montagna “alpina”.
Sì, la donna è ape, l’uomo il suo miele apuano, a pois!
Quando una di queste ti rifiuta, ti sputacchia da lama con un “Puah!“.
Che schifo!

Sì, non ho mai avuta “grossa” considerazione del genere femminile. “Chiamatemelo” misogino, “di mio” è “orogenesi” del genio “integro” e non integrale. Non se ne trovan “molti” in giro. Come si suol dire, potrete navigar i mari e valicare i monti, appunto, mie care da “montone”, uno della mia pelliccia è “ungulato” rarissimo.
Voi, al massimo, state sul divano “di pelle” a smaltarvi le unghie. E siete sempre “stufe” nonostante vi “stantuffino!”.
Ho detto tutto…

Una delle cose peggiori di questo Mondo, è prender l’ascensore assieme a uno che non sopporti. L’ospite indesiderato di stasera fu il signor “Cocco”.
Ah però, scopro suo (mal)grado che vive ancora coi genitori ed ha quasi cinquant’anni. Tal nomignolo, “Cocco”, gli fu affiabbiato anni fa dall’intero condominio. Perché costui è sempre stato un “bel ragazzo”, ma non ha mai fatto un cazzo in vita sua. Sebbene l’abbia “usato” molto, da equazione “anti Celentano“: chi non lavora, fa proprio l’amore.

Quand’ero adolescente, “glielo” pescai a “Colpo grosso”, programma “altamente” cul-turale, “condotto” da Smaila Umberto, un tricheco pachidermico che regalava gli smile ai maiali della sua trasmissione “Culi sodi e roventi tette per il rude”.
Cocco stava “lì”, stravaccato a gustar lo “spettacolo”.

Cocco non è cambiato molto da allora, infatti vive d’allori al suo “carisma”. Che ri(s)me baciate… Essendo ancor carino, ha mantenuto (più mantenuto di “lui” neppure le “figliuole” di Briatore… e quelle del “direttore” della FIAT, il “baron” nipote dell'”Agnellone”), ribadiamolo, ha mantenuto un aspetto “pimpante” per l'”ocarina” da (s)pompare. Ha “battuto” tutti i primate. Infatti, fra lui e un primate non c’è differenza. La scimmia ha dal “suo” l’onestà “intellettuale” del suo aspetto onesto e senza maschera.
Col Tempo però, da playboy delle “gatte” dei vicoli Miracoli, appunto, è invecchiato d’imborghesimento “plastico” come il viso di Alba Parietti nella “sciarpa” color “simpatia” di Franco Oppini.
Ha conservato i suoi rituali, buon pranzo di lasagne con la besciamella e molte cene d'”uccello” con la “panna montata”.
Ogni Domenica, si reca allo stadio. Ha un posto “in prima fila” alla Curva Bulgarelli, ex Andrea Costa. Ove, da “integerrimo” mister  “X” che infila fra le gambe, si trasforma in urlatore (più delle “grida” delle sue gallinelle…) su tale-insultante (da suin “sultano” dell’harem..) “incitamento finissimo” agli avversari delle sue “palle” da “fedelissimo”: “Spaccagli il menisco, tiragli un calcio dove dico io!”.

Sì, subirsi quattro piani d’ascensore con Cocco “adiacente”, è una delle esperienze più dure che un Uomo possa sostenere in vita sua. Altro che i lavori forzati, la vera punizione è Cocco!

Cocco però, “annuendo” d’occhiolino (chissà, avrà anche sviluppato un bisex da 2012 bisestile, oltre che andar dentro quelle con la sesta…), m’ha “fatto”… venir in mente i momenti “indimenticabili” di quando, alle scuole medie Salvo D’Acquisto, “tutte” mi volevano per la mia vaga rassomiglianza con Luke Perry di “Beverly Hills 90210”. Andava forte Luke, “spingeva”. Lucky Luke, la “pistola” più veloce della sua “ombra“. Nessuno poteva “vederlo”, data la velocità dei suoi “cambi di marc(h)ia” fra lenti e sveltine.
A me sbatteva una minchia… di Luke, della sua “rivoltella” e di quante ne “ribaltava”.
“Protesi” subito a un attore un po’ più malinconico e “per i cazzi suoi”, già: Bob De Niro, molto più “straniero” alle zoccolate. Molto più Travis Bickle che, se gli prendon i “cinque minuti”, afferra “ferro”, carta e penne, “canna“, fucile e “occhio” da mohicano, poi appende per il bavero i bavosi, quindi spenna vivi tutti i papponi sfruttatori nell’applauso “conciliato” alla massa che lo eleva “eroe”.

Dunque, puttane e puttanieri, vedete di (ri)metter su Prince, e lasciate stare le canzoncine “romantiche”.
Servono solo ai cocchi…

L’ho “detto?”.
Più chiaro di così, si muore…

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Taxi Driver (1976)
  2. Teste di cocco (2000)
  3. Ascensore per il patibolo (1957)
  4. Angel Heart. Ascensore per l’inferno (1987)

Johnny Depp – Una carriera allo sbando, infatti da sbandato divenne un mito con qualche ruolo da “bandito”


03 Oct

 

Suonava anche in una banda, adesso esce ancora dalle bare di Tim Burtonma entra soprat-tutto tutto nel “burro” in “quella” di Amber Heard, da “pirata“.
Più che altro, quest’angelo ha mercificato il suo Cuore…

Depp, attore che aveva il suo perché.
Fra l’altro, all’epoca il seno di Winona Ryder mi eccitava non po(r)co, e invidiai molto il suo “tatuaggio”, wine foreverche, tradotto (il)letteratamente, significa appunto nella “figa” di “vino“. La “divina” da (div)ano.
Sì, la Ryder non era una di “legno” e Depp era un buon pastore di “bastone”. Con mani di forbice, fornicava su visopallido“, quali sono infatti le sue origini da mezzo “pellerossa…“.

Winona, dopo averlo “stirato”, lo tradì con Daniel Day-Lewis, un altro che, al di là delle sue “doti” indiscutibili d’attore, pare che sia diventato semieremita perché “minchione”. Il suo piede sinistro però “tira” ancora di “boxer“.
“In fallo”, di ciabattino a Firenze poi di nuovo vinse doratamente l’Oscar del “petrolio“.

Sì, l’enigma Depp.
Mi ricordo che la mia prima ragazza, quando scopava con me, fissava gli occhi del poster(iore) di Johnny. Non era molto gratificante e, dopo gli amplessi, al fine che non mi pensassi solo un fesso, mi sussurrava sempre un “Gli assomigli”.
Oltre al “sesso” immaginario, pure l’amante in un altro “sdoppiato” d’empatia da fan…
Sì, le donne hanno sempre un idolo migliore della tua “cartapesta”.
Per anni, le intellettuali eran sposate con gli operai, ma poi si toccavano con Woody Allen.
E, di contro, gli “uomini veri” stavan con la casalinga per poi “aprir le cosce” alla vista di Stone Sharon, per “spioncino” nel buchin’ che vedo-non vedo-eccola “là”.
E, appunto, volava, “schizzava” nell’et voilà!

A volte, temo che lo psicopatico (in)castrato di “Sfiga” senza regole avesse ragione in merito alla “poesia”, di cui s’è perso ogni romanticismo per colpe delle “chimiche” di questi farmacisti dell’anima: le rose sono rosse, le viole sono blu, voglio ficcarvi il c… in mezzo agli occhi, brutti stronzi!

Nonostante tutte le inculate che ho preso dalla mia “innamorata”, continuai a pensare che Johnny era un grande. Già per “desiderarlo” così tanto di “glande”, è certamente un Uomo di glassa. Di un’altra “galassia”. Sì, dei suoi viaggi quando non ha le mestruazioni.

Pensiamo a un grande regista con cui è diventato amico: Kusturica, da zingaro, ora si dà alle “zingarate”.

Oggi, si può “permettere” di rifiutare Wes Anderson per “girarci” (le palle…) di un’altra avventura con la “ciurma“.

Recitò quasi meglio di Pacino, e ora è tornato ai “bacini”.

In poche parole, anche Depp (da molti pronunciato “dip“) è finito come Flavio Briatore, in jeep con le chiappe chiare.

Ecco, quando gente che stimo “troieggia” così, penso seriamente di aprire un bordello intitolato “Rocco 2”, ove mi “riciclerò” d'”incarnazione” nel “remake” di Siffredi.

Sì, alle case editrici interessa solo quanto puoi “fruttare” (che sfruttamento) e, prima o poi, anche i maledetti devono “svenderlo” e arrendersi. Se non vendono, finisci nel “vento”.

Triste verità o una “bestemmia?”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Il mistero di Sleepy Hollow (1999)
  2. Donnie Brasco (1997)
  3. Lone Ranger (2013)
    Ho detto tutto…
  4. Angel Heart. Ascensore per l’inferno (1987)

Un capolavoro…, “smemorato”, dimenticato, “demoniaco”


02 May

 

Dopo molte, o alcune, anche in laguna con qualche lacuna, recensioni “stilografiche”, nere, ridicoline, coi numeretti sovraimpressi o le cifrine, ho deciso d’inaugurare una nuova “categoria”, partendo con la recensione luciferina di Angel Heart.

Datata 23 Novembre del 2010
È passato un po’, ma son andato a cercarla.
Chissà com’ero all’epoca. Si cambia e mutan le opinioni, così come l’anima.
Stati d’animo, ipocondria, buongiorno o buonanotte.
Preferibilmente, me stesso.


La tua anima è mia

 

Film capolavoro di Alan Parker, sottovalutato dalla redazione di “FilmTv” che ha preso un enorme abbaglio.

Immerso in una New Orleans anni ’50, è un thriller per antonomasia da anni ’80. Un noir notturno, fra riti voodoo e immagini esoteriche, ventole che girano e “trucidi” omicidi con cadaveri squartati, in un’indagine detection in linea con l’ambientazione, lagrima sangue dalle pareti (tanto che la scena di sesso “sanguigna” fra Rourke e la Bonet viene puntualmente sforbiciata nei passaggi televisivi), per approdare allo “sconvolgente” finale in cui precipitiamo all’Inferno. In qualche modo, Parker anticipa il Cinema a venire, già magmatico nella languida pacatezza d’immagini contorte, già precursore della tendenza onirica che “ossigenerà” molte pellicole posteriori.
Chi è Johnny Favorite e chi è questo misterioso personaggio vestito di nero con la risata melliflua di un De Niro glaciale, sinuoso, pietrificato nella sua smorfia da gatto che coglierà la sua preda?
Un plauso a Mickey Rourke, perfetto per il ruolo, cast di facce giuste come si dice in questi casi, dalla luminosa presenza di quell’astro nascente mai nato di Lisa Bonet alla solita perturbante Donna senza Tempo di nome Charlotte Rampling.
De Niro, apparizione memorabile che rimane impressa nonostante il finale un po’ grottesco con tanto di occhi “iniettati” di “diavoleria”.

Ho svelato troppo? Guardatelo.

(Stefano Falotico)

 

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