Da an(n)i irredenti, “ridentissimi”, (insalva)bile, detengo lo scettro di “matto” per eccellenza. La gente mi teme, sono il più “pericoloso”, sì, mentre gli altri s’ubriacano di fighe, pizze, pizzicotti e (ri)cotte, io, “violento”, mi sparo “solo” la sega d’essere un investigatore. Delle mie indagini ho narrato nel libro “Cuore angelico, tenere tenebre sanguigne” (se lo compraste, uscirei dal “manicomi-c-o”), mia rielaborazione sui generis di Angel Heart, per una storia che assomiglia a questo corridoio della paura di natura scorsesiana. Sono uno scrittore alla Torrance, Shining… il mattino ha l’oro in bocca e non sfamerò bocche né di figli né di (s)figa, “elevandolo”, no, innalzando la mia vita a totale menefreghismo e fottuta presa per il culo alla Giuliano Ferrara e anche alla Abel di The Addiction. Leggendo quanto segue, capirete il perché del mio atteggiamento nei confronti della società del “cazzo”.
Sì, “vampirizzo” (ca)risma in me sorvolante placida pazzia di cieli infiammati del mio egoismo, sempre meglio che essere un solipsista. Ad esempio, cercate sul (WC) net, le opinioni “cinematografiche” d’uno “laureato” in “Scienze della Comunicazione” che si spaccia per “giornalista”. Ha intitolato il suo ultimo post così: “I veri attori, eccetera”.
Egli, sì, che è “acculturato” e “direttore-ritto” d’avermi alla “schizofrenia” ridotto.
Sì, come il mio alter ego Andrew Laeddis, dopo che infamò la mia sessualità, dopo che mi calunniò, dopo che barbaramente invase la mia privacy dell’anima, io mi ribellai e gli minacciai di bruciargli la cas(s)a.
Fui fermato e mi diedero l’infermità mentale, quattro mesi di ricovero psichiatrico e sei mesi in una struttura di “recupero”, con l’accusa che m’ero inventato tutto e me l’ero presa, “senza motivo”, con un perfetto “estraneo”, “san(t)o”. Insomma, “diagnosi” di deliro paranoide e sdoppiamento di personalità.
Ci fu un processo e il farabutto, sebbene non confessò tutta la verità, cioè che era lui a volermi ardere vivo, perché “semplicemente”, come fanno i nazisti, mal sopportava la mia “bella” fig(ur)a, fui scagionato e reso “libero”, con l’aggravante non da poco di mesi e anni devastati.
Al che, m’incazzai e su uno dei suoi siti “cinematografici” scaricai la mia rabbia.
Adesso, m’ha denunciato per stalking. Ma “lui” è uomo di “dignità!”.
Insomma, oltre al danno la beffa, perché rischio che m’internino di nuovo a “Shutter Island”.
La cosa-Casa horror della storia che avete letto è questa: il film era pura invenzione tratta da un libro di fantasia, la mia storia è “reale”, così tanto che nessun produttore vuole investire su una dura (tras)posizione, perché nessuno gli darebbe credito. Anche il mio avvocato sta mollando la presa.
E che c’entra City of Angels? Insomma, io sono l’autore de “Il cavaliere di Parigi”, altro libro monumentale in vendita nelle migliori librerie ma poco comprato, lui è uno che adora questo Nic Cage che, melenso e scimunito, “ama” la sua Meg Ryan.
Ognuno, in fondo, ha la scem(enz)a che si merita e che lei si “marita”.
(Im)morale della storia: i matti vivono “felici e contenti”, i sani di mente, che scrivono libri, hanno in corso giudiziarie vertenze.
Tutto ciò è “normale”.
di Stefano Falotico