Posts Tagged ‘Ana de Armas’

Blonde? Preferisco Enrichetta Blondel


27 Sep

Perdonate la mia onestà (im)morale, appena la gente vuole imborghesirmi, cambio le regole del loro gioco come Aristotele(s). Cioè Aristotele Socrate Omero Onassis, anagraficamente Aristotle o il nero presente anche ne Il nome della rosa, alias Urs Althaus?

Ben Affleck ha compiuto 50 an(n)i.

Cmq, Elena Sofia Barucchieri, alias Elena Sofia Ricci, recitò con Andrea Roncato in Ne parliamo lunedì, mostrò il suo lato b in perizoma nel film Commedia sexy, e fu in Ex con l’eccitante, no, citata Nancy Brilli.

E non confondete Fabris con Giovanni Floris, cari Compagni di scuola. Zidane, detto ZIZOU, non come dico io, ovvero Zidou. Uh uh.242682500_10219797032819139_2364390807559847836_n

Avete comprato i pelati?

 

di Stefano Falotico

Uomini e lupi, L’uomo lupo, Benicio Del Toro/Wolfman, Lon Chaney Jr. e il mito (?) della licantropia, anche clinica


30 Jan

cape fear de niro

La società cambia a vista d’occhio e torneremo alla normalità dopo il Covid e la sua relativa pandemia?

Ah, mi dolsi parecchio in queste quarantene protrattesi sin allo sfinimento. Ma fui in passato sfibrato sebbene nacqui raffinato, perfino crebbi incompreso e diffamato, perennemente affamato in mezzo a tanti morti di (s)f… ga, sì, morti nell’autolettiga, soccorsi dall’ambulanza in quanto già deperiti e defunti nell’anima, sì, dentro prematuramente imputriditi, sfiniti e in manicomio presto sbattuti, anzitempo (dis)umanamente finiti. Poi sedati, stigmatizzati, semmai tardivamente dimessi quando in verità vi dico che, fin dalla nascita, ebbero e conservarono sempre un atteggiamento dimesso. Recitando la confessione religiosa prima della santa messa (sana?), svolgendo lavori umili da messi e, sensualmente, malmessi. Sì, messi malissimo. Lionel Messi invece è benissimo messo, campione di razza pura. Non credo canina, sicuramente calcistica.

Secondo me, Messi non è solo argentino. Ogni cognome che finisce con la i è infatti d’origine siciliana, emiliana oppure toscana, dunque Lionel ha ascendenze italiche, è un ibrido, un oriundo, un uomo che non sa probabilmente coniugare il gerundio e non conosce il mundio. Ovvero, secondo il vecchio diritto germanico, il mundio è il potere domestico esercitato dalla famiglia oppure dai crucchi che lo sconfissero nella finale di Coppa del Mondo, vale a dire del campionato di Calcio per conquistare la Coppa… del nonno o di tu’ babbo morto?

Sì, Messi non è mai stato campeón del mundo.

Ma gioca nel Barcelona allo stadio Camp Nou. Mentre il Real Madrid gioca al Santiago Bernabéu.

Che c’entra questo coi licantropi?

C’entra poiché Messi è uomo dalla barbetta simile a quella di Wolfman.

Sì, in Messi sono ravvisabili i tratti lombrosiani, cioè enunciati dall’italiano criminologo Cesare Lombroso, fisionomici e anche fisiognomici, dell’uomo permaloso, ombroso quando gli avversari lo falciano, di falli, poco graziosi. Al che, Messi, assalito da rabbia cagnesca alla pari di un cane pastore tedesco, detto volgarmente cane lupo, diventa lupesco. Anche volpesco.

Da eterno golden boy apparentemente timido, vulnerabile e indifeso, bullizzato come Michael J. Fox di Voglia di vincere, ecco che Messi subisce una metamorfosi pazzesca e mette tutti i difensori a garrese in virtù dei suoi dribbling suadenti e micidiali da metaforica, animalesca zoofilia combattiva, no, paragonabili alle feline movenze leonine, no, alle imbattibili serpentine basculanti d’un distinto, egregio e quasi grigio alano dal signorile portamento assai elegante.

Ora, secondo il succitato Lombroso, chi possiede i tratti del volto assai marcati… è da Messi smarcato dopo averlo vanamente braccato? Messi è immarcabile e, a mio avviso, Lombroso fu un lebbroso ad affermare così superficialmente che ogni Michael Rooker di Henry – Pioggia di sangue si possa riconoscere dai lineamenti spigolosi del viso. Sì, Lombroso fu vergognoso, parimenti delittuoso, oserei dire criminoso a inventare tali fantomatiche teorie criminologhe del tutto aleatorie, quasi velleitarie, di certo scabrose e pericolose. Per esempio, dopo aver visto Henry, Nanni Moretti di Caro diario pensò orribilmente che il suo regista, John McNaughton, necessitasse di cure da psichiatra de La stanza del figlio. Se avesse invece visto e assaggiato il seno di Uma Thurman ne Lo sbirro, il boss e la bionda, avrebbe dimenticato in fretta Laura Morante. Non curandosi il fegato amaro, da notte in “Bianca”, tagliando in modo certosino un certosino, no, il Mont Blanc per addolcire le ferite del cuore e dell’anima, leccando amaramente un barattolo di Nutella in confezione gigante.

Sì, De Niro amò Uma Thurman non solo nella finzione.

E io rimasi disgustato quando, in Nonno, questa volta è guerra, Uma si appella a De Niro, definendolo papà. Tanto di cappella, no, di cappello? Di falsità a cui (sc)appellarsi.

Veramente, davvero tutto ciò ha dell’abominevole. È più schifoso di Nick Nolte di Cape Fear – Il promontorio della paura e dello stesso De Niro/Max Cady. Uomo, il Max, che si acculturò, partendo dalle avventure, per l’appunto, di Max il leprotto e poi diventando il lupus in fabula.

Nell’edizione integrale del film appena menzionatovi di Scorsese, Juliette Lewis si fa… leccare il dito da De Niro. Secondo me, esiste una versione meno allusiva. In cui Juliette si fa leccare… sappiamo cosa. Una cosa rosa?

Ma ebbe ragione Orson Welles ad affermare che le scene di sesso esplicite non funzionano nei film “normali”.

Di mio, comunque so che il ragazzino di Ken Park, dopo essere stato “imboccato” da Maeve Quinlan in una scena più spinta di quella fra Vincent Gallo e Chloë Stevens Sevigny in Brown Bunny, divenne presto uguale a Larry Clark.

Larry Clark di Kids docet e la Sevigny (ap)prese tutto subito in modo precoce? Allora, Larry soffrì, forse ancora soffre, di un disturbo non tanto dell’apprendimento, bensì dello “svenimento?”.

Vai immantinente, Larry, di ammosciamento?

Ah, la Sevigny. Donna per cui venire subito al sodo, cioè al liquido granuloso, donna svenevole, donna per cui svenire, attrice e femmina a cui non darei né do o darò una lira.

Sì, vedo molti uomini lupi mannari in cerca di cacciagione sui viali. Molti di essi vanno con tope, no, tipe alla Sevigny, donna che in alcuni momenti sembra pure una pura come Chloë Grace Moretz, in altri pare invece un maschione come Nick Nolte.

Siamo sicuri che la Sevigny non sia Felicity Huffman di Transamerica e poi siamo certi che Dustin Hoffman di Tootsie non fosse in verità Robin Williams di Mrs. Doubtfire?

Di una sola cosa sono cervo, no, sono certo. Lon Chaney Jr. è l’unico attore della storia del mondo ad aver interpretato l’uomo lupo, Dracula, Frankenstein e la Mummia.

Al resto non credo. Per esempio, non credo a Freud. Penso che avesse ragione de Niro. Sì, di Terapia e pallottole e di Un boss sotto stress.

Il complesso di Edipo è una stronzata inventata da gente come Billy Crystal.

È normale? Con quella faccia…

Di mio, sono trasformista come Chaney Jr., versatile come De Niro, polivalente come Robin Williams, dovrei riallenarmi alla polisportiva per non mettere su la panza di Russell Crowe di The Mummy e ai mammoni ho sempre preferito il Mammut e film da “Oscar” come Son & Mommy.

Inoltre, debbo esservi sincero. Al plenilunio, non divento come Anthony Hopkins e Benicio Del Toro di Wolfman e non vado in cerca di donne come Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti.

A volte, ho sonno, altre volte riguardo Non ho sonno di Dario Argento, rileggo un giallo di Carlo Lucarelli e in passato mi allupavo per Selvaggia.

Lucarelli? No, Selvaggia e basta. Non so a tutt’oggi il suo cognome. Me ne fotto. Se non vi sta bene, mettetevi a pecorella smarrita. Presto inculata.

Basta con le porcate, evviva le scrofe, no, le belle strofe e anche le prose prosaiche.

Comunque, Ana de Armas è una zoccola. Una lupa che però allupa! E questo è quanto. Ora, sbranatemi.

 

di Stefano Faloticofrusciojoe don baker cape fear frusciantefrusciante 2

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ana de armas

Cape Fear (1991) - Max Cady (Robert De Niro)

Cape Fear (1991) – Max Cady (Robert De Niro)

Ben Affleck non è affatto male, anzi.


27 Apr

Ben+Affleck+Visits+SiriusXM+Hollywood+Studios+sWsqk-265lflNo, no, Ben Affleck non è niente male. Sì, sì, migliora di film in film. E lasciate perdere il suo Batman, non accanitevene. C’è di peggio. Parlando con Fabio Zanello, per cui scrivo su Ciao Cinema e che presto pubblicherà il mio pezzo, qui già disponibile nella mia recensione, riveduta e corretta, in quanto inizialmente un po’ sciatta e sconclusionata, di Tornare a vincere, appresi che, secondo lui, Casey Affleck è superiore rispetto a suo fratello maggiore, Ben. Appunto! Stimo moltissimo Fabio, è maestro di Cinema. Ma su questo discordo.

A prescindere dall’Oscar ricevuto da Caser per Manchester by the Sea, è luogo comune affermare che Casey sia migliore di Ben.

Non è del tutto vero. Certamente Casey, ripeto, malgrado l’Academy Award vinto come attore, a differenza di Ben, il quale come attore ancora non può vantarsi di averlo vinto, ecco… attira immediatamente più simpatia in quanto indubbiamente meno bello di Ben e un po’ più sfigato. Ben, eh sì, ebbe ben donde per tirarsela. E quante donne a cui tirarlo… Ora sta pure con la magnetica Ana de Armas, con la quale presto girerà Hypnotic. Ben è un ottimo regista, sensibile e intelligente, il quale esordì dietro la macchina da presa con Gone Baby Gone. Mentre, come performer e basta, riuscì a soddisfare appieno un grande regista esigente come David Fincher per Gone Girl – L’amore bugiardo, faticando però a tenere testa all’insoddisfatta e forse perfino insoddisfatta e insaziabile Rosamund Pike, figa esagerata. Una delle po(r)che che può far impazzire un uomo come ne La versione di Barney. Va be’, qui ci poté stare. Paul Giamatti, eh sì, per forza divenne matto. Non poté competere, lui grasso nerd, con un pezzo di patonza di queste proporzioni disumane. Nemmeno però Ben Affleck, nel film suddetto, riuscì facilmente a non impazzire. Ah, quanto se la sudò, che canottiera sudata…

Ora, a parte gli scherzi e i sudori, a parte i colpi di culo e gli ardori, oh, miei uomini, non so se adulatori, che giammai perdeste il vostro nitore seppur smarriste un po’ di candore, Tornare a vincere è un buon film ma, se vogliamo essere sinceri, Ben vinse sempre nella vita.  Ah, che girovita, forse oggi come oggi, sei un po’ appesantito, caro Ben. E poche ore fa il presidente del Consiglio Conte non ci rallegrò tanto, mandando in diretta, da Palazzo Chigi, il suo nuovo video, poiché ci rifilò altre inderogabili direttive devastanti. Ci disse che dobbiamo fare il possibile per non arrenderci, combattendo nel rimboccarci le maniche. Sì, e poi? Vedo tanta gente disoccupata che vorrebbe finalmente lavorare ma il primo Maggio si celebrerà la festa dei lavoratori. Quali lavoratori? Visto che, per l’appunto, anche chi si suda la pagnotta, presto si troverà costretto, così messo alle strette a causa di tali pesantissimi divieti e castrazioni, proibizioni e attese interminabili, a dare via il culo, imp(r)egnandosi con una mignotta. Senza tette, se è un maschio, prossimamente anche senza un tetto.

Ben Affleck prese qualche chiletto, si prestò a molte marchette, fu inizialmente additato di essere un attore inetto. Ma che deve vincere? Altro? Al massimo, con film come The Way Back, può dare la speranza a poveri disgraziati che s’identificheranno nel suo personaggio distrutto e ingiustamente sfortunato. Ah, un’altra conferenza, Ben aumentò la sua circonferenza… di bacino ma riceve sempre e impeccabilmente gustosi bacini…

Io mi beccai la patente di schifezza, sai che conte… ntezza. Fatto sta che i falli, no, i fatti andarono così. A Cont… i fatti e i casi della (s)figa, no, della vita, rimango più bravo e malinconico di Affleck Casey e più in gamba… di Ben.

Subii molti dispetti e sgambetti, molte invidie e porcate, dovetti accettare molte falsità sul mio conto, anche in banca. Il branco volle sbattermi all’angolo e immiserirmi non solo nell’economia… Ma il Falò v’illumina e vi dona delle perle. Anche se non ha i soldi per regalare alla sua bella un ottimo gioiello.

 

di Stefano Falotico

Il ca… o di Weinstein mette in discussione la serie “tv” di David O. Russell, mentre ripenso allo “scandalo” di Blade Runner 2049 con le ballerine giganti…


11 Oct

TRI-02411

Eh sì, adesso Amazon non vuole più associare il suo nome alla Weinstein Company, e pare che abbandonerà l’idea, che doveva essere di prossimissima realizzazione, di dar il via alle riprese della serie televisiva di David O. Russell con De Niro, Julianne Moore e Michael Shannon. Sarebbe un vero peccato perché questa serie televisiva aveva, sulla carta, tutti i crismi per essere un evento. Il costo, ben 160 milioni di dollari, è un altro problema perché, a quanto pare, la Weinstein Company non avrebbe ancora sborsato una lira di “liquidazione”. Insomma, “in somma”, questioni da wolf of Wall Street su cui io capisco poco. Mi limito a dire che mi attizzava molto l’idea di una serie che sembrava possedere i requisiti per essere davvero innovativa e anche eccentrica. Spero davvero, in cuor mio, sconvolto da questa triste notizia, che Amazon trovi altri partner per non far cadere il progetto nella stanza dei ricordi…

La ragazza dei ricordi, sì, di Blade Runner 2049. Un’attrice dal volto delicatissimo e quasi commovente, ma uno dei “pezzi” più deboli dell’intero film, con tanto di torte di compleanno “digitalizzate” degne dei peggiori fotogrammi dell’inguardabile A.I. di Spielberg. Insomma, “grazie” a Villeneuve, abbiamo scoperto che un ricordo “indimenticabile”, davvero “formativo”, sono dei bambini che spengono le candeline. E poco altro. Insomma, abbiamo sintetizzato così l’animo umano di un’intera esistenza. Una scena che potrebbe essere presa in prestito come “tutorial” per i nuovi grafici-pubblicitari della nostra società di plastica. Bella roba, brutta quanto almeno quelle ballerine giganti che sculettano per le strade piovose e “incinte” di smog, con la nudista “tuttofare”-concubina-latino-americana-cubana-cubista che risponde al nome di Ana de Armas, una che è passata sotto la “lente d’ingrandimento” del Weinstein, che la raccomandò per Hands of Stone. Eh sì, mani di pietra, mani che ti fanno un lavoro da farti dimenticare gli stress della vita avveniristica e “c(r)ol(l)ante”. Ti fa svenare… Ma che sguardo svenevole, non si svendette, no, come no? Lo sa Ryan Gosling, un androide dal cuore umano e anche dall’uccello di “cristallo”, che si scioglie dolce come il finale del film fra la neve e STELLINE, care starlette. Anzi, future star da letto.

Insomma, il film più montato dell’anno. Ma Harvey se ne frega intanto del divorzio, ancora “monta” e si dà di nuovo all’ozio. Potete metterci la mano sul “fuoco”. Lui è lo “zio”, e ha le mani “in pasta” dappertutto. Si rialzerà. A lui credo importi che, nonostante le bott(an)e, possa “rialzarlo” previo cura “riabilitativa” del cazzo.

di Stefano FaloticoBLADE RUNNER 2049

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