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Una settimana impegnativa: reunion inaspettate, il Cinema rivive con Joe Wright, DiCaprio e De Niro, inoltre intervisto Dario Greggio!


17 May

joe wright donna finestra

Sono stanco che parliate di Tarantino. Dovreste scoprire, finalmente, quel genio che è Joe Wright.

Regista di altra pasta, coltissimo, lui citazionista in modo non futile e bambinesco. La donna alla finestra è stato contestato da tutti per il suo finale ritenuto assurdo.

Siete sicuri che sia improponibile? Anna/Amy Adams soffre di agorafobia. Allora, come ha fatto ad uscire di casa per sfuggire alle grinfie del maniaco? Giocoforza, come si suol dire, per salvarsi la pellaccia, ha dovuto superare il suo disturbo con un atto di violenza involontario.

Per questo, paradossalmente, è riuscita a curarsi. Ma voi dimenticate sempre i dettagli. I dettagli sono imprescindibili.
Parimenti, so che reputate i miei filmati decisamente insensati. Ne siete sicuri? Osservateli attentamente e scoprirete, tra le fighe, no, righe, i miei omaggi da cinefilo di razza. Lavori certosini, studiatissimi, ove ogni inquadratura non è mai messa alla ca…o, cioè a caso. Eh eh.

Nel frattempo, Robert De Niro ha subito un infortunio sul set di Killers of the Flower Moon. Nessun problema, però. Bob è riuscito a superare un grave cancro alla prostata. Dunque, è immortale come Freddy Krueger di Nightmare, ah ah. Cape Fear docet, ah ah.

A fine anno, girerà anche About my Father con Sebastian Maniscalco, alias Crazy Joe Gallo di The Irishman.

Intanto, ho intervistato anche un mio amico ritrovato a proposito di Pupi Avati.

Non in tanti, effettivamente, sanno che Edward Furlong, cioè John Connor di Terminator 2, l’unico John Connor memorabile, ha lavorato perfino con Avati per I cavalieri che fecero l’impresa.

Comunque, bella impresa essere riuscito a recitare con un altro Edward, cioè Norton, per American History X. Ed essersi ridotto con la panza neanche a quarant’anni, caro Furlong. O no?

Sempre parlando di Terminator, chi oramai non conosce Ezio Greggio? No, Dario. Dario Argento?

Epica la mia incursione in tale livestreaming. Del tutto imprevista e non calcolata.

Oggi, devo lavorare all’editing del mio nuovo libro Bologna Hard-Boiled & l’amore ai tempi del Covid.

Mentre domani non sarò a Bologna a “causa” di un viaggio di lavoro? No, di piacere. E ci richiamiamo al titolo suddetto.

Ah, io me la sudo. La vita è dura, bisogna indurirsi…

E ho detto tutto.

Anzi no. Adolf Hitler aveva paura di un solo uomo. Quest’uomo fu Winston Churchill.

Alla pari del grande Gary Oldman, se qualcuno osa abbattermi coi suoi ricatti, io non mi arrendo. Anzi, incito la folla delle macchine ribelli? No, io urlo We Shall Never Surrender!

Se siete disturbati e non accettate questo, io vi dico NO HAY PROBLEMA! Ah ah.

A differenza di Furlong, ho quasi 42 anni ma un altro aspetto. O no?

Ho sempre adorato i colpi di scena.

 

di Stefano Falotico

Come dicono a Bulagnasocmel che cartola!american history x furlong nortonterminator 2 furlong schwarzy

Io adoro JOE WRIGHT! Che forza impressionante, che forza della natura!


15 May
LONDON, ENGLAND - DECEMBER 11: Director Joe Wright attends the UK Premiere of "Darkest Hour" at Odeon Leicester Square on December 11, 2017 in London, England. (Photo by David M. Benett/Dave Benett/WireImage)

LONDON, ENGLAND – DECEMBER 11: Director Joe Wright attends the UK Premiere of “Darkest Hour” at Odeon Leicester Square on December 11, 2017 in London, England. (Photo by David M. Benett/Dave Benett/WireImage)

Ecco, se c’è un regista che io amo e venero particolarmente è Joe Wright. Secondo Francesco Alò di Bad Taste, per La donna alla finestra non è stato right, bensì wrong. A mio avviso, Francesco ebbe torto, è puro Wright davvero giusto.

The Woman in the Window doveva essere uno dei titoli di punta della scorsa stagione cinematografica pre-COVID-19. Ora è finito su Netflix in un periodo (s)morto e non riceverà nessuna nomination agli Oscar poiché la 20th Century Fox, dopo aver visionato il film di Wright, dopo aver peraltro pensato inizialmente che possedesse le carte in regola per rappresentare uno dei suoi filmoni di maggior appeal qualitativo, dopo i fallimentari screening test, optando quindi come detto per lo streaming anche giocoforza a causa della pandemia, si è trovata adesso fra le mani una pellicola considerata sbagliata perfino dalla Critica mondiale.

Che ha subissato di offese soprattutto il suo finale, reputandolo scombiccherato, improponibile. Per l’appunto impresentabile. La Critica non è attenta, però, ai dettagli. Il ragazzo, a pochi minuti dall’inizio del film, starnutisce in una scena cruciale. Il suo starnuto è l’espressione involontaria della paura del padre “orco” interpretato da Oldman? Non credo. Non credete anche voi se il film vedeste, anzi state rivedendo col senno di poi? No, non ho fatto spoiler. Fra poche righe, sì. Anzi, nella seguente immediata, eh eh. Non mi venite a dire che capiste subito che il mostro era il ragazzino perché non vi crederebbe neppure il poliziotto di questo film. Più suonato di mio nonno materno purtroppo deceduto. Il quale, dopo aver dato fiato al trombone nella banda del suo paese natio alla festa del santo patrono San Michele, tornava a casa distrutto, con le trombe di Eustachio massacrate per colpa dei fuochi pirotecnici ancora scoppianti-scoppiettanti, e non riusciva a riconoscere sua moglie, cioè mia nonna. Anche lei defunta. Scambiandola per Julianne Moore, anzi per Jane Russell. Il mattino dopo si riprendeva e osservava mia nonna, pensando fosse la Madonna. Mio nonno era comunque un uomo lucido. Non scambiava mai Marilyn Monroe per Jayne Mansfield, neppure Kim Novak per Grace Kelly. Appena le vedeva, infatti, sapeva distinguerle immantinente. In effetti, registrava non i loro film sulle VHS, non essendo state quest’ultime, alla sua epoca, ancora inventate, bensì sul diario. Ove annotava su chi aveva praticato autoerotismo durante le notti in bianco con mia nonna.

A parte gli scherzi, mia nonna era una donna di classe come Keira Knightley di Orgoglio e pregiudizio, Anna Karenina ed Espiazione. Mia nonna era cinefila, sì, prima di morire aveva visto questi tre film succitati di Wright con Keira. Ma si rivide molto anche nella Knightley di A Dangerous Method del Cronenberg. Sì, credo che mia nonna fosse stata pazza prima di incontrare Jung? No, mio nonno.

Mio nonno sapeva come curarla quando non sapeva interpretare i sogni che poi voleva giocare, di Smorfia, al Lotto. Le diceva:

– I sogni sono folli, tu sei folle. Non giocarteli e non giocarti la vita. Giochiamo nell’altra stanza. Decidi tu se a briscola o a scopa.

 

A molti, insomma, non è piaciuto La donna alla finestra e hanno considerato tale opus di Wright un passo falso, alla pari di Pan – Viaggio sull’isola che non c’è.

Mah, secondo me sbagliano. Sono gli stessi che reputano Hook – Capitan uncino di Spielberg e Neverland di di Marc Forster as pellicole orribili.

Ora, tralasciamo Carl Jung. Il quale peraltro non assomigliava per niente a Michael Fassbender. Parliamo di Viggo Mortensen? No, di Sigmund Freud, ah ah. Come so io, voi no, in quanto non sapete nulla di psicologia, una persona diventa psichicamente malata quando il suo io non è in grado d’imbrigliare le idee rimosse. Al che, la mente del malato in questione crea un delirio per compensare i traumi e/o i lutti incolmabili a cui, razionalmente, non può dare una spiegazione plausibile.

Questo procedimento è attuato da DiCaprio di Shutter Island? No, dal 90% dell’umanità. La quale pensa di essere sana poiché non ama il film sopra citatovi di Spielberg, credendosi oltre che savia, ah ah, matura. In verità, è invecchiata nell’anima. Perciò cinica, arida, mostruosa, in una parola inutile.

Vi fornisco un esempio: è ovvio che, se siete stati giovani ai tempi dei Beatles, oggigiorno considerate bambagioni i ragazzi che ascoltano Irama.

I vostri figli, cioè su per giù la mia generazione, è cresciuta coi dettami culturali imposti, volontariamente e non, anche soltanto a livello inconscio, da voi… padri della psicanalisi? No, padri padroni.

In questi mesi di pandemia, anche prima a dire la verità, ho visto a mo’ di Allen Ginsberg, eh sì, le migliori menti della mia generation perdersi nel distanziamento sociale. Anziché vivere la loro età, ragazzi e ragazze si sono preoccupati di apparire fighi su Instagram. E, nell’attesa di due like in più, hanno escogitato metodi atroci per realizzare nuove foto e video sexy per piacere alla virtualità. Nel frattempo, perdevano le loro giornate.

Col Covid, la gente si è distratta dalla noia esistenziale, realizzando livestreaming o videochiamate. Alcuni anche video-chiavate. Altri, hanno rivisto i film di Hitchcock. Ora che siamo in zona gialla, essendosi queste persone suddette, purtroppo, assuefatte a tale lungo mood o modus vivendi impostoci, stanno continuando a essere agorafobiche come Amy Adams… Cioè, il Covid ha rappresentato per loro soltanto un alibi per non ammettere a sé stesse che, già prima dell’avvento del Coronavirus, preferivano farsi i cavoli loro, giudicando semmai i film di Wright ma non avendo le palle per provare a girare, eh già, non dico Atonement, bensì un cortometraggio con gli amici.

Naturalmente, se appartenete a questa patologia, no, tipologia di persone… avete smesso di sognare. Per cui Hook non può piacervi. Prendetemi pure per bambino, continuo a pensare d’infermità mentale, no, fermamente che Hook sia meraviglioso.

Inoltre, non posso dire di non amare Quentin Tarantino. Mi diverte, è intelligente, certo…

Ma Joe Wright, Hitchcock, Brian De Palma, La donna che visse due volte e il grande Bob De Niro mi appartengono di più. A volte sono un trasformista come Gary Oldman. Se la tirannide di persone come Adolf Hitler mi vuole uccidere, io recito loro questo pezzo: We Shall Never Surrender!

Tratto dal finale di Darkest Hour.

Sapete, nella mia vita incontrai ragazzi e ragazze come Saoirse Ronan di Hanna e di Atonement che inventarono balle su di me. Essendo costoro ignoranti.

Il mio correttore di bozze ha appena terminato di leggere il mio prossimo libro, intitolato Bologna Hard-Boiled & l’amore ai tempi del Covid.

Mi ha confidato che prova vergogna per me? No, si è messo a piangere perché pensa che anche lui, oltre a me, diventerà famoso anche se non subito. Fra cent’anni, a sua detta, quando io sarà morto, la gente leggerà ancora il mio libro.  E quando sarà triste, quando si sentirà sola, quando vorrà morire, rileggendo le mie parole, coglierà di scaturigine ribelle, nei loro cuori, una forza potentissima, immane, devastante!

Sono tempi bui, mai come oggi abbiamo bisogno di gente come Joe Wright.

Mai come oggi siamo stanchi dell’omologazione, siamo stanchi del passato, siamo stanchi della vecchiaia, siamo stanchi di essere abbattuti dagli idioti.

Abbiamo bisogno di qualcuno che rompa le regole. Non solo cinematografiche.

Questo è the New World! Questa è la nostra vita e non permetteremo mai più a chicchessia di decidere per noi il nostro destino! Io lo scoprirò, io lo distruggerò, io lo farò piangere, io lo punirò per voi, io lo massacrerò!

Sta già urlando di terrore!

 

di Stefano Falotico

LA DONNA ALLA FINESTRA: perché parlate sempre di Tarantino e Paul Thomas Anderson, menzionate e celebrate il grande Joe Wright


21 Mar

donna finestra poster amy adams

Ora, non so se Stallone sia diventato Andrea Roncato a livello fisionomico. Che poi… ci si sbaglia sempre tra la fisionomia e la fisiognomica, cioè il ramo pseudo-scientifico che, in base ai suoi discutibilissimi criteri del tutto opinabili, avrebbe l’ardire di giudicare la personalità e la conseguente psiche o viceversa di una determinata persona. Ma cos’è la “profilazione” psicologica di Mindhunter? Ma per piacere…

La vita vera non è una serie televisiva.

Leggete semmai il mio libro Bologna insanguinata e capirete che io riesco a citare mille volte nel mio libro il grande Andrea Roncato, re del trash goliardico più sboccatamente felsineo, pur conservando una suspense narrativa à la Il silenzio degli innocenti.

In questo mio libro, cito Zodiac ma riferisco anche di essermi eccitato più volte sull’attrice Valeria Cavalli. Presente sia in Zodiaque per la regia di Claude-Michel Rome che in Zodiaco di Eros Puglielli.

Presente sia ne La tenda nera che ne La freccia nera.

Se volete vederla fare sesso, guardate l’inizio del film Il caso Martello. Ci diamo nel martellino, eh?

Se volete vederla ignuda, osservatela in Le Grand Patron.

Chiedo ora pardon se, nelle righe precedenti, mi son lasciato prendere la mano…

Per questa cazzata, vorreste forse operarmi l’amputazione di qualcosa… a mo’ del desiderio mostruosamente proibito di Buffalo Bill? Dai, ca… zo.

Ora, se una persona, sì, codesta dovesse autodeterminarsi in base a questa stronzata quasi peggiore delle teorie del Lombroso, eh sì, diverrebbe subito materia di studio.

Invece, se vedo Can Yaman, non essendo io omosessuale, penserei che trattasi di Schwarzenegger dei poveri su viso alla larga ricordante Kabir Bedi. Il reboot di Sandokan, peraltro, è stato realizzato o no?

Secondo Diletta Leotta, Can, attore cane, è un uomo da sposare. Per forza, le dona tutti i gioielli.

Pulisce i fornelli, la soddisfa pienamente a letto e le regala tutti i cani che vuole per accarezzarne altri oltre al suo. Una vita amabile, insomma, cagna.

Ecco, Bedi è uguale a tutt’oggi all’inquilino del settimo piano del mio palazzo, ovvero il sig. Tringali.

Ultimamente, il Tringali ha avuto varie sfighe. La moglie era ricca come Yaman, da me ribattezzato anche Aquaman semi He-Man. Ma fu Tringali che le donava i gioielli. Infatti, ora Tringali non ha un cazzo. No, il suo, credo che ce l’abbia. Economicamente, è a pecora dopo il divorzio che l’ha messo a novanta.

Sì, per molto tempo vissi da Bob De Niro di Hi, Mom! Variazione folle-psicotica e borderline sul tema del personaggio interpretato da James Stewart ne La finestra sul cortile. Ovviamente, puro Cinema depalmiano ispirato all’Hitchcock migliore. Femme Fatale docet.

Comunque, fra la Kim Novak de La donna che visse due volte, Grace Kelly e Rebecca Romijn, non scelgo nessuna perché le prime due sono morte, io non sono necrofilo e la terza, ex Stamos, deve avere avuto più amanti dell’ex moglie di Tringali.

Sì, non voglio venir affetto da alcuna topa, no, da nessuna malattia venerea. Come tutti gli uomini, però, voglio venire al dunque… Con calma, senza eiac… one precoce.

Quindi, non perdiamoci in masturbazioni… Badiamo al sodo in modo dritto e spedito giustamente godibile.

La mia lei è molto bella, molto più sexy di Diletta Leotta. Sinceramente, Diletta è una mig… ta.

Una come la mia lei, eh sì, miei belli, voi la vedrete col binocolo.

Non so com’abbia fatto a innamorarsi di me. Parlammo per molto tempo assai privatamente, cioè su WhatsApp e Messenger.

Io tentai in ogni modo di dissuaderla dallo sbloccarmi dal mio isolamento.

Onestamente, fui io ad approcciarla ma me la feci nelle mutande. Adesso, lei mi fa senza mutande.

Questa è la verità, nuda e cruda. E dire che provai in ogni modo a non incontrarla. Non volevo patire pene… dell’inferno.

Le dissi che, in passato, fui diagnosticato depresso incurabile, social-fobico insanabile, che mi addebitarono pure la patente, erronea ed orrida, di Elephant Man con disturbo paranoico delirante.

Lei invece credette subito che fossi un genio come Gary Oldman. Da quando io e la mia lei stiamo assieme, anzi, dal nostro primo incontro reale, è trascorso quasi un anno. Un anno speciale. Ho detto anno.

Per noi tutti è stato un anno orribile. Ma l’amore m’ha salvato. Se voi state male a causa delle quarantene poiché state troppo tempo in casa e perciò vi sentite depressi e inutili alla società, pensate piuttosto che un genio come Brian De Palma sono anni che non fa un cavolo, al che vi sentirete risollevati.

Altrimenti, guardate un porno e rimanete dei voyeur frustrati. Che vi devo dire? D’altronde, io sono un libertino. No, un liberale. Ognuno, secondo me, può fare quel c… zo che gli pare. Basta che non rompa le palle al prossimo.

Che poi… non è del tutto vero. Lo è, diciamo, a livello approssimativo. Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti, eh già, rompeva le palle, eufemisticamente, alle donne.

Cioè, fatemi capire… erano donne soltanto all’apparenza? Cioè, sotto sotto, erano dei bestioni come Can Yaman? Può essere. Appurate voi, uomini (im)puri.

La mia lei abita lontano da me. Dunque, da un bel po’ non possiamo essere realmente, tangibilmente passionali come Gary Oldman e Uma Thurman prima che essi litigassero furiosamente.

Talvolta, io e la mia litighiamo in modo estremamente furioso. Anche Gary litigava sempre, come detto, con la Thurman, anche con la Rossellini, però.

No, credo che io e lei non ci lasceremo. Quando non possiamo amoreggiare davvero, tranne virtualmente, io riguardo Panic Room e rivedo Mank del grande David Fincher.

Jodie Foster mi piace molto ma non ho i soldi di Can Yaman per corteggiarla. Poi, Jodie è lesbica.

Quindi, non ci sono c… zi da fare…

Venero Gary Oldman ma non sono gay.

Ecco, Joe Wright è un gigante. Espiazione è un film magnifico. Se volete sapere cosa sia un piano sequenza magistrale, lasciate stare gli incipit di Omicidio in diretta e de Il falò delle vanità…

Lasciate stare le soggettive di Hitchcock e quella di John Carpenter nella scena d’apertura di Halloween.

Sì, nella mia vita finii in “manicomio” come Michael Myers e i miei coetanei mi considerarono afflitto da agorafobia.

Sono bravo a scrivere come Alessandro Manzoni ma non soffro di alcuna patologia, purtroppo.

Dico purtroppo perché mi sarebbe piaciuto essere un demente come Can Yaman.

Lui pensa di avere tutto nella vita. Invero, non ha niente. Perché, senza una bella mente, puoi arrivare solo con Diletta Leotta e non altrove. Se invece sei Russell Crowe di A Beautiful Mind, sei anche schizofrenico.

Comunque, puoi avere lo stesso Jennifer Connelly…

La Leotta è carina ma deve avere il cervellino di una gallina. Dopo aver fatto sesso, Can e Diletta come passano il tempo assieme? Guardan(d)o Uomini e donne? Che vita di merda.

Invece, io sono “soltanto” trasformista come De Niro e Oldman. Sono isterico, nevrotico, creativo e non un cretino.

Fra l’altro, sono l’unico al mondo che ancora si ricorda che De Niro doveva girare il film Scared Guys per il regista di Galaxy Quest, cioè Dean Parisot.

Insomma, il mondo è popolato perlopiù da tamarri, da scemi e da sceme.

Di mio, mi piace essere spiritoso, essere burlesco, essere teatrale. E, a proposito di Teatro, idolatro il soliloquio di Amleto, eh sì, essere o non essere?

Uscire o non entrare? Con la mia lei esce ed entra regolarmente, senza bisogno di Viagra.

Talvolta, rimango solo amletico se entrarle più in azione o rimanere in folle…

Lasciando che, intanto, sospiri versi non propriamente scespiriani…

Mi spiace aver deluso i matti che volevano farmi credere che abbisognassi di farmaci neurolettici perché sono troppo “aggressivo-passivo”. Loro sono succubi attivi?

Sì, lo sono. In passato me lo diedero metaforicamente in quel posto, adesso si fottano.

Sì, è stato un anno strano, davvero. A un certo punto, incontrai anche un tizio fuori di testa, veramente. Ecco, io do l’impressione di essere una persona in difficoltà.

Al che, alla vigilia del mio compleanno, costui mi mostrò una foto di Julianne Moore in posa molto sensuale.

Poi, dopo che discutemmo di Cinema, “spiritosamente” mi disse a mo’ di chiaro sfottò: ricorda, Stefano, il film più bello del mondo non è Quarto potere, bensì Forrest Gump.

M’invitò più volte a casa sua. E io mi misi a registrargli una prova recitativa, con la mia voce, del Primo Canto della Divina Commedia.

Trovò dunque una scusa bella e buona per allontanarmi. E nei giorni seguenti aggiunse: non scrivermi né cercarmi mai più.

Sì, sono spesso taciturno e la gente pensa che io sia un “ritardato”. Quando inizio a recitare, vedono un “mostro” di bravura e non ci capiscono niente.

Perché il mio discorso non fa una piega. Avendo una vita “normale”, non sono mai stati costretti a portare la mente a un livello a loro ignoto.

Parlano solo di donne che non tromberanno mai, di donne che li hanno respinti e che loro, per rabbia, hanno stalkerizzato. Parlano che domani devono farsi il culo col lavoretto “dignitoso” per pagarsi le bollette e forse le bollite che raccattano sui viali. Tutta gente, insomma, che non vale una minchia. Sì, penso di soffrire anche di disturbo narcisistico di personalità. Riesco a essere sia Gary Oldman di Léon che Jean Reno, pure di Ronin. Se non vi sta/bene, chiamo la Neuro.

di Stefano Falotico

Behind the Scenes di una Hollywood ambigua da Woody Allen o invece “pura” da David O. Russell? No, i retroscena della gente “normale”, peggiore degli animali strani e notturni di Taxi Driver


24 Jan

woodyallen

 

 

Ebbene, molti anni fa, nella landa desolata delle mie immani depressioni abissali, in verità vi dico che non fui colto da alcuna follia o da psichico disagio, bensì, in maniera imponderabile e allucinante, profetizzai me stesso, oramai trasfusomi totalmente, anche a livello fisionomico, sprofondando in De Niro di Taxi Driver e assumendone le sembianze. Oramai inequivocabili. Mi pare alquanto evidente che tale messianico, “schizofrenico” De Niro sia io, malgrado lui viva in una lussuosa villa e io in una mezza catapecchia. Però, posseggo uno specchio migliore di Travis Bickle e, ogni mattina, quando (mi) rifletto e mi domando, fra me e me, You Talkin’ to Me?, mi risponde Rupert Pupkin di Re per una notte con una vaga rassomiglianza ad Arthur Fleck di Joker.

Succede, poi spengo lo specchio e riguardo La rosa purpurea del Cairo.

Sì, dopo Taxi Driver, vidi tutti i film con De Niro e divenni la sua versione CGI, in carne e ossa, non utilizzata in The Irishman ove, come sappiamo, si optò per un ringiovanimento di Bob a livello puramente digitale, dunque virtuale.

Bastava chiamare me e avrei recitato meglio di Marlon Brando e De Niro nei primi due padrini, ah ah.

Ora, a parte gli scherzi e i processi d’identificazione, chiamateli anche di alienazione, debbo ammettere che sono un alieno, no, un alleniano. Anche se mi sto orgasmizzando, per dirla alla Bob del capolavoro per antonomasia di Scorsese, no, semplicemente mi sto allenando per non fare la brutta fine di To Rome with Love.

Non l’ho visto e non lo voglio vedere. Mi dicono che sia orrendo, il film più impresentabile di Woody Allen.

Ora, non so se imbarazzante come Woody quando confessò a Mia Farrow che lui fece all’amore con la figlia adottiva di Mia e André Previn dopo averla corteggiata mentre Soon-yi Previn stava guardando Amore e guerra alla tv, comprendendo che, già durante le riprese di questo film, quasi autobiografico, il suo attuale marito, Woody Allen per l’appunto, aveva ricevuto la richiesta di divorzio da parte di Diane Keaton.

Lo so che vi faccio ridere.

Molta gente mi fa piangere. Sostiene di essere intellettuale come Woody Allen e di adorare La dea dell’amore.

Sì, però non questo film con Mira Sorvino oscarizzata. Molta gente va matta, più che altro, per una nera raccattata sui viali che non reciterà mai in un film del maestro di Manhattan. Ve lo posso giurare. Sono uno storyteller come John Cusack di Mezzanotte nel giardino del bene e del male e sono anche Clint Eastwood di Fino a prova contraria.

Vi potrei, per esempio, dire che Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti avrebbe fatto carte false, no, praticato il voodoo a Savannah pur di diventare come Lady Chablis. Mentre Kevin Spacey, attualmente, omosessuale dichiarato e castrato dal sistema, pur di tornare a girare anche solo un film mediocre come The Life of David Gale, lo darebbe via per du’ lire come Jodie Foster di Taxi Driver. Jodie Foster è lesbica e, comunque, Harvey Keitel di Taxi Driver non fu nulla in confronto ad Harvey Weinstein. So che state ridendo, no, dai, continuate.

Secondo me, David O. Russell assomiglia all’ex pornoattore Peter North. Amy Adams sostiene che, sul set di American Hustle, David abusò di lei.

Io non le credo. D’altronde, è per colpa della sua suorina falsa se Philip Seymour Hoffman de Il dubbio fu scomunicato…

A mio avviso, infatti, Jude Law era più figo ai tempi del succitato film di Eastwood, rispetto a quello di The Young Pope. Anche se non sono Gabriel Garko e gli preferisco Marisa Tomei nell’incipit di Onora il padre e la madre.

Sì, devo confessare… i vostri peccati.

In una delle copertine di un mio romanzo noir erotico, la protagonista che risalta in cover, che potrete vedere ma che io non incontrai neppure, pur di guadagnare 50 Euro in più rispetto al suo normale caschetto, no, cachet, permise a un fotografo assai meno bravo di Michael Chapman e di Gordon Willis, di Sven Nykvist e di Vittorio Storaro, di farle l’intero servizio…

Direi che fu immortalata bene. Tant’è che ci prese gusto.

Voleva diventare una grande modella e una bravissima attrice ma finirà come Kate Winslet de La ruota delle meraviglie.

Sì, a tredici anni era pura come Mariel Hemingway mentre, a quindici anni, era già Melanie Griffith di Celebrity.

Fra vent’anni, sarà sovrappeso, con un marito giostraio e il sogno mai morto di passare una notte con Justin Timberlake.

E voi dunque vorreste dirmi che già a dodici anni, anziché ascoltare i Backstreet Boys, non dovevo essere fan di Jim Morrison?

Mi spiace avervi deluso.

Scusate, siete tardi, no, si è fatto tardi.

Fra poco sarà mezzanotte e voglio rimanere Owen Wilson di Midnight in Paris.

Se non vi sta bene e mi odiate perché sono ingenuo, sposatevi Rachel McAdams, spendete cinque milioni di dollari per dei gioielli a cui non frega un cazzo a nessuno/a, ma non invitatemi al matrimonio.

Non ho soldi da buttare in regali alle puttane.

Sì, lo so, per molti di voi la vita è brutta.

A sedici anni eravate degli idealisti, a diciotto eravate diplomati, a ventidue laureati. A trenta, invece, sistemati e ben pagati.

A trentacinque, già vecchi e prostituiti.

Guardate me, invece. Non sono pazzo come Buffalo Bill, non sono un cannibale come Hannibal Lecter, non sono Anthony Hopkins di Premonitions ma tutti pensano di fregarmi e invece io sono felicissimo se mi prendono per il culo.

In senso lato?

Quale lato?

Non lo so, di mio, so che lato per lato fa l’area del quadrato.

Se tu vuoi fare il culo all’avvocato, devi studiare legge e non matematica.

Su questa stronzata vi lascio… con un palmo di naso.

Sì, è vero. Ho sempre avuto una faccia da “demente” come quella di Allen. Che vi devo dire?

 

di Stefano Falotico

 

 

Se parliamo di belle donne, Monica Bellucci è stata invincibilmente la più bella, ora assai meno, se parliamo di Cinema, non è un’attrice ma tanti pseudo-critici sono più brutti dei film che stroncano senza guardarsi allo specchio


18 Jan

Christian+Louboutin+Presents+During+Paris+5ISBLl3Vd8IlUna brutta moda sta serpeggiando e prendendo sempre più, ahinoi, piede. Non è la pessima moda esibita a Piazza Navona da qualche stilista Valentino dei poveri. Bensì la moda, poco elegante da sfilata di classe, di stroncare registi e attori un tanto al chilo.

E dire che c’è gente amante di Robert Altman che ha da ridire anche su Prêt-à-Porter. In effetti, ha ragione. È il peggior film di Altman in assoluto. Oggettivamente, fa schifo. Ah ah.

In tale succitato film del regista de Il lungo addio, v’è anche una delle donne più brutte di tutti i tempi, ovvero Rossy de Palma.

Secondo Pedro Almodóvar, il quale la ficcava… sempre nei suoi film, è stupenda. Per forza, lui è omosessuale. Ora, io non sono omofobo ma le preferisco Liv Tyler. Anche se, a dirla tutta, ne La fortuna di Cookie è meno bona rispetto a Julianne Moore. Non solo di questo film. Anche di America oggi.

Film nel quale compare Madeleine Stowe ma in cui c’è anche Lily Tomlin. Pure Lili Taylor.

Stendiamo un velo pietoso su quest’ultime. Come attrici pure, sono fenomenali. Come donne sexy, lasciano molto a desiderare…

In Prêt-à-Porter v’è Chiara Mastroianni. Figlia di Marcello de La dolce vita e di Sophia Loren?

Sì, credo sia così. Anche se Catherine Deneuve sostiene che il neo alla Bob De Niro di sua figlia Chiara sia il segno distintivo del suo DNA. Ora, Robert De Niro e Catherine Deneuve furono “amici” quasi quanto Marcello e la Loren.

Girarono assieme anche una scenetta in Cento e una notte. Che voglio dire?

Non lo so ma, in questo film della compianta Agnès Varda, Bob e Catherine romanticamente si baciarono in gondola…

Ecco, la Varda fu una grande regista. Sì, senza dubbio. Anche una grande racchia.

Detto ciò, Monica Bellucci fu insindacabilmente bella. Ora è sempre bella. Certamente… Con tre chili di fondotinta, però. Ah ah.

Ora, molti critici che fanno tanto i belli, eh sì, sarebbero da struccare. Anzi, da stuccare. Per esempio, molti di essi considerano David O. Russell un regista sopravvalutato.

Gli stessi che considerano brava e bella Jennifer Lawrence mentre non amano Jennifer Lopez. Da codesti ritenuta una burina. Sì, perché le analfabete con cui stanno cosa sono?

Di mio, le sbatterei entrambe in un film se mai sia dovessi avere i soldi per poterle valorizzare alla pari.

Il povero David O. Russell fu perfino accusato da Amy Adams di averla psicologicamente violentata sul set di American Hustle. Come mai invece Rocco Siffredi non viene accusato da nessuna “attrice?”. Mah.

Quindi, da allora non lavora più con O. Russell. La verità è una sola. Quando Amy Adams perse l’Oscar per American Hustle, accusò O. Russell di non averla pubblicizzata a dovere a mo’ di Harvey Weinstein.

Diciamocela! Ah ah. La finisca, eh già, la signorina Adams di fare la suorina de Il dubbio.

Sì, la Adams non è Morticia Addams.

Indubbiamente, le gambe di Amy Adams valgono tutto il prezzo del biglietto. Ma non è brava come Anjelica Huston…

Ora, se volete passare tutta la vita ad accapigliarvi contro il prossimo poiché non la pensa come voi in merito a un film, fate pure.

Ci sono cosce, no, cose molto più interessanti da fare. Voi siete esperti di seghe mentali. Si sa.

Secondo me, siete talmente frustrati che nemmeno quelle mentali vi bastano e accontentano. O no?

E ho detto tutto…

David O. Russell è un genio.

Un regista balzano, eccentrico, sperimentatore di tutti i generi. Sembra anche, dal viso, un transgender.

Ma non dobbiamo essere superficiali. Non dobbiamo essere e basta. L’essere porta alla carnalità, alla ruffiana socialità, alla più bieca competitività. Insomma, alle inculate e alle leccate di culo.

David è un uomo dalla cultura spaventosa e dal viso simile a quello dell’ex pornostar Peter North.

Mah, ne vedo tanti in giro di critici dei nostri cog… ni.

Questi attaccano Nicolas Cage poiché lo reputano un inetto. In Cuore selvaggio non lo fu. Neppure con Jenna Jameson.

In The Family Man, invece, avrebbe recitato meglio vostro marito. Sì, è vero, non mento. Sono un mentore, miei mentitori.

È Verissimo da Silvia Toffanin. Di notte, il vostro consorte diventa più bravo di De Niro. Dice a voi, mogli, che deve uscire per buttare la spazzatura. Rincasa dopo tre ore.

Voi non vi accorgete di nulla, semplicemente ve la dormite. Considerate perciò credibile la sua “prova recitativa”, diciamo che fate finta di non vedere le sue prestazioni “straordinarie”. Di mio, fui malvisto in passato. Ah, per forza. Non mi facevo vedere da nessuno. Infatti, è un miracolo che m’abbiano solamente stroncato. Che film di me si fecero, dato che fui inesistente? Eh sì, la gente parla e sparla, fa e disfa ma non sa fare una beneamata min… ia. Di mio, mi presento così. Con voce da Adriano Celentano de no’ a(l)tri, mista a un camaleontismo vocale da Christian Bale di The Fighter su accenni e accenti da Lino Banfi misto ad Andrea Roncato, quindi nuovamente roco e incazzato, caldo e spiazzante, in una parola devastante. Se non vi sta bene, Pino Insegno vi chiederà diecimila Euro per iscrivervi al suo corso di doppiaggio. Non diverrete doppiatori mentre lui diverrà sempre più ricco. Ci siete arrivati o devo farvi un disegnino come si fa con i bambini deficienti? D’altronde, Insegno viene… eccitato, no, citato nel mio Bologna insanguinata. Oh, lui fu Vacca nel film Mezzo destro mezzo sinistro. Mica cazzoni vari, eh. Dunque, marmittoni e bambagioni, è arrivato il momento di tirare fuori i mar… ni come direbbe Roncato. Avete sinceramente stancato coi vostri “spiegoni”. Datevi a un piatto di cannelloni e lasciate stare, per piacere, i filmoni. Non toccateli, voi vi toccate, fidatevi. Siete tocchi e non siete un bel tocco di fig… n’. Per molto tempo, pensai di essere De Niro. Anche di Brazil. Ho scoperto invece di essere più pazzo di Terry Gilliam. Anche di Tom Waits di America oggi e più saggio dello stesso Waits di Rusty il selvaggio. Sono il diavolo di Parnassus. Per questo motivo, vorreste imprigionarmi come Waits del Dracula di Coppola?

Che poi, a mio avviso, Gary Oldman/Dracula vecchio, con la Bellucci e le altre due patonzolone, stava meglio senza ringiovanire per Winona Ryder.  Sì, come il buon vino dannato, no, d’annata… stagionando io miglioro. Mentre la Ryder di Stranger Things, di stagione in stagione, diventa sempre più brutta e mezza matta.

A dircela tutta, era bruttina e pazza pure trent’anni fa. Se pensate che non sia così, farete la fine di Sean Astin nella seconda stagione di Stranger Things. Fottetevi.

Se vi sto sul cazzo, salutatemi a sorrata!

 

di Stefano Falotico

David-O.-Russell

Il ritorno di Gary Oldman, un mio mediometraggio su Villa Clara e Letter to You di Bruce Springsteen, sempre più misticamente simile a Bob Dylan


23 Oct

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Ne vogliamo finalmente parlare di Gary?

Presto, lo vedremo in Mank nei panni dello sceneggiatore di Quarto potere.

Finalmente, il grande David Fincher è riuscito a realizzare il sogno che covava da tempo immemorabile.

Lavorare con Gary in un film da lui diretto. Inizialmente, al posto del primo Hannibal Lecter del grande schermo, ovvero Brian Cox di Manhunter, in Zodiac doveva esservi Oldman. Il quale però, all’ultimo momento, per ragioni ancora ignote, diciamo non del tutto appurate, all’improvviso diede sorprendentemente forfait.

Nel frattempo, negli anni intercorsi fra Mank e l’Oscar assegnato ad Oldman per L’ora più buia, Oldman recitò sfigurato in Hannibal di Ridley Scott. E Fincher accrebbe la sua fama, ottenendo inoltre un figurone con Mindhunter. Del quale diresse e dirigerà alcuni episodi…

Credo, in tutta sincerità, che Gary Oldman sia stato per molto tempo identificato erroneamente soltanto come villain con indole da Joker. Sebbene, nella trilogia nolaniana di Batman, Oldman fu un buon tenente e non quello di Harvey Keitel nel Bad Lieutenant di Abel Ferrara. Per l’appunto, appuntatevelo, appuntati, carabinieri e poliziotti della Critica superficiale. Non impuntatevi con prese di posizione limitate e fasciste. Gary è la versatilità fatta persona, incarnata, pareva morto e datato, incartapecorito e imbalsamato, invece resuscitò e ringiovanì di colpo come in Dracula di Bram Stoker.

Gary, figlio di un saldatore, giammai laureatosi e presto istradatosi da autodidatta.

Un duro, un’anima ribelle, ancora bello nonostante le sue non più freschissime primavere. Ah, incontrò da adolescente molti bulli. Lo so…

Assomiglia a qualcuno di mia conoscenza. Sì, questo qualcuno (che) io vedo allo specchio dalla mia nascita. Non credete?

Sì, come noi uomini sappiamo, non si può mentire dinanzi alla propria immagine riflessa.

Specchiandoci, infatti, cogliamo intimamente il silenzio del nostro vero, vivo, scalpitante e viscerale cuore specularmente simbiotico alla nostra coscienza più inesplorata, riaffiorata dal profondo…

Nella realtà di tutti i giorni, siamo spesso costretti, giocoforza, a indossare delle maschere. Per accontentare il gusto della medietà conformista, adattandoci alla tristizia dei compromessi più puttaneschi pur di essere stimati dal prossimo. Al fine di ostentare, esteriormente, la nostra immagine migliore possibile.

Sto parlando ovviamente di molti di voi. Di mio, non ho mai pensato che un uomo debba svendere la sua dignità per piacere agli altri pur di ottenere la patetica simpatia e un contentino come si fa coi bambini e, semmai, elemosinare piacevolezza da una donna, mostrandosi a lei con un look fintamente perfetto che trasudi impeccabilità morale, invero truccata.

Ma che film sarebbe mai questo che vi siete “sparati?”. Whore di Nicolas Roeg?

Sì, a causa del mio istrionismo personalissimo in linea con la mia autentica unicità indissolubile, i miei coetanei, durante l’adolescenza, credettero che fossi matto e mi consigliarono di vedere Mille pezzi di un delirio.

Essendo taciturno, mi dissero perfino: – Guarda pure Niente per bocca.

 

Al che, ne successero delle belle. Insomma, delle brutte più racchie delle ragazzine da Harry Potter, frequentate da chi mi accusò di essere agorafobico e più incosciente, poco previdente delle conseguenze come Lee Harvey Oswald di JFK.

Se ne fece un caso e voi non fate, per l’appunto, caso se mi va qui di sdrammatizzare sulla situazione assurda che involontariamente innescai, inducendo le persone ad addebitarmi la diagnosi di persona afflitta da disistima, da allucinante atimia affettivamente fredda, forse solo emozionalmente sofferente di tachicardia mancante d’empatia. Ma per cortesia!

C’è da rimanere senza parole. Ah ah. Speechless.

No, al punk di Arthur Fleck, preferisco Sid e Nancy. Mentre, a Nancy Brilli, Gilda Sbrilli. Curatrice di un’edizione dei Promessi sposi.

Ah, Orson Welles ed Hayworth Rita, la leggendaria Gilda.

Mi urlarono… sei Il mai nato. Un film pessimo. Lo andai a vedere solo perché la locandina m’attizzò.

Sì, nel poster originale viene riflessa la strega di Cappuccetto rosso sangue?

No, semplicemente una che fa sesso. Il film invece fa senso e lei non soltanto non si spoglia, bensì non sa aprirsi, a differenza di Oldman, ad una recitazione sbottonata da vetusti codici di rigidità formale assai pallosa.

Adoro Gary. Quest’uomo nevrotico, imprevedibile, che recita col cuore e non a c… o.

Quando carica da matto, no, di brutto-bellissimo da matti come per il suo epocale, gigionesco Norman Stansfield di Léon, è uno spettacolo più eccitante di Monica Bellucci dei tempi d’oro.

Lo amo quando è uguale a me in A Christmas Carol.

E quando se la ride come un pazzo ne La talpa. In cui, degl’ingordi idioti pensarono di aver compreso un mistero alla Rosebud, invece rimasero con un palmo di naso.

Cantando La Mer poiché distrutti e costernati dinanzi alla loro umana miseria oceanica.

Amo anche da morire La finestra sul cortile ma non so se The Woman in the Window sarà un bel film.

Quello che so per certo è che Amy Adams è più f… a di Grace Kelly.

No, non voglio diventare il Presidente degli Stati Uniti. E non so se sia peggio Donald Trump o se sarà ancora più scemo di lui, eh sì, Biden. Per me, quasi tutti i politici sono sporchi e meriterebbero un bidet.

Non sono comunque un anarchico terrorista come Oldman in Air Force One.

So anche che Mozart fu un genio indiscutibile mentre Oldman, in Amata immortale, sembrò una caricatura di Amadeus, sì, il presentatore televisivo. Mica quello divinizzato da Alex di Arancia meccanica. O no?

Gary sbagliò tante volte nella sua vita da fuori di testa. Perse, sì, la testa per molte donne e pensò che un genio come lui potesse accontentarsi di Uma Thurman ed Isabella Rossellini.

Sì, devo dare ragione al mio amico Ottavio. Lui crede fermamente alla dottrina gnostica. Che suddivide l’umanità in tre categorie.

1) I nani, cioè gli ilici. Il 90% delle persone. Che vivono di gelosie, invidie, corna, tradimenti e oscene competizioni superflue.

2) gli psichici. Categoria nella quale Ottavio mi annette. Cioè persone a un passo da essere elette. Spero non a capo degli States. Ah ah.

La terza categoria, comunque, il mio amico pensa che io possa raggiungere fra circa un mese.

Quando pubblicherò il mio prossimo libro.

Un libro che, alla pari di Orson Welles di Citizen Kane, ribalta la concezione di tempo e lo supera a mo’ dell’Oldman del Dracula. Abbattendo ogni barriera.

Sì, Welles è un gigante del Cinema.

Comunque, penso che questo sia un bel mediometraggio mistico-spirituale, perfino ero(t)ico, e che Bruce Springsteen, col passare degli anni, sia uno splendido fantasma ancora capace di commuovere alla maniera di Bob Dylan.

Insomma, date il Nobel anche al Boss.

Date l’Oscar ad Oldman per Mank o ad Anthony Hopkins per The Father.

A me date un bacino. Mi accontento.

Tanto, qualcos’altro, è la mia lei a darmelo(a)…

Goodnight and good luck.

Presto sarà Natale.

E vi regalerò altri sogni.

Sì, sono Clint Eastwood/Babbo Natale di Fino a prova contraria.

Se non vi sta bene, non pot(r)ete amare Gary Oldman. Dividerete le persone fra sfigati e fortunati, tra fighi e cog… ni, chiamerete l’altro orfano di madre od aborto vivente, vi odierete e non amerete, in cuor vostro, l’immagine di voi stessi che si rifletterà davanti allo specchio.

Mi spiace, non vivrete bene, non amerete non solo il Cinema.

E non sarete mai Gary Oldman, Orson Welles, Bob Dylan e Bruce Springsteen.

Per quanto mi riguardi, mi riguardo sempre per migliorare. Io sono io. Va bene così.

No, sì, no, sì, abbasso gli asini e le teste di mulo.3_Tavola disegno 1 2_Tavola disegno 1 1_Tavola disegno 1

Letter To You, recensione del grande, nuovo album di Bruce Springsteenletter-you-recensione-album-bruce-springsteen-copertina

Ebbene, il Boss è tornato con Letter To You. Un’ode alla più dolce, fosca, tenera e al contempo tenebrosa, malinconica sua reminiscenza monumentale di natura mondialmente musicale, un’epica e soffice raccolta delicata, già d’antologia, incastonata e sigillata eternamente nella mirabilissima sua rocciosa eternità perpetua ed eterea. Una carezza lieve donata alle nostre anime. Alle volte spaurite, melanconiche, altre volte grintosamente auto-echeggianti l’evocativa virtù dell’infinità (u)morale delle nostre stesse accorate sensazioni traballanti, in continuo mutamento e rigenerativa freschezza persino euforica dopo tante eclissi dei nostri cuori spezzati, oscuratisi nel buio e poi, di colpo, risorti magnificamente in gloria.

Quest’uomo immarcescibile, oramai appurata ed incontestabile leggenda vivente incarnata nel suo viso oggi smagrito, nella sua ectoplasmatica sagoma avvolta da una nebbiosa atmosfera nevosa, camminando nell’asperità romantica dei suoi perenni, giammai vinti, crepuscolari e al contempo infuocati dubbi esistenziali, pare che riemerga dalle soffuse penombre di sé stesso, incorporandosi nel revenant cantore delle sue incantevoli memorie magiche. Pietrificate nello splendore dell’adamantino rammemorare il suo e nostro cammino poetico, addirittura ambiguamente ermetico. Sobrio e lucente.

Bruce Springsteen, ladies and gentlemen, che nella copertina del suo nuovo, stupendo album imprescindibile non solo per i suoi irriducibili aficionado, ormeggiando in metaforico the river sulfureo della plumbea, “accordata” mareggiata emotiva della sua carriera oceanica, ci regala un’altra perla piena di canzoni dolcemente lievi evocanti forse A Christmas Carol di Charles Dickens, soavi come un’onirica, atmosfera natalizia, per l’appunto, appaiabile a Paul Auster o, forse, alla squisita amabilità commovente del derivatone, cinematograficamente, racconto vividamente sentito di Harvey Keitel in Smoke.

Letter To You profuma di concettuale spiritualità quasi gospel, sì, di mistica ed avvolgente, allo stesso tempo sanguigna vivacità toccante. Pare, a tratti, addirittura un moderno canto gregoriano.

Dopo Western Stars, elegia dedicata alle anime spare parts dell’infinita, folle e visionaria America forse perduta eppur combattivamente resiliente, a settant’uno il Boss si restaura nel ricordarsi, nel contemplare la bellezza sfuggevole e cangevole del tempo rivisto, introiettato e cantato con la forza ancora gagliarda della sua tempestosa leggendarietà inscalfibile ed immutata.

Cosicché, recuperando dal cassetto dei suoi stessi sogni giammai arenatisi ed assopitisi, alcune canzoni incomplete ed inedite degli anni settanta, alternandole a brani del tutto nuovi, levigati nelle sue vocali corde già, puntualmente, indimenticabili, c’allieta e culla con vibrante, senziente beltà marmorea.

Rilluminando sé stesso, estasiandoci nel far sì che, ancora una volta, possiamo immergerci attraverso lui in un altrove luccicante di lucida, fortemente impalpabile voglia di vivere e rivivere. Di amare e ricordare per rinascere nuovamente intrepidi ed agguerriti. Ancorandoci al passato per rielaborarlo, assieme a lui, in forma catarticamente suadente e morbida.

Con Ghosts supera sé stesso, mormorandoci la levità della fantasia immaginativa e della mnemonica frenesia del suo rispolverare il suo e nostro excursus insuperabilmente, strenuamente agganciato alla purezza dei nostri ricordi riscaturiti vulcanicamente in esplosiva potenza vitale, inarrendevole e, nonostante tutto, ancora intatta. Ripetiamo, immutabile.

Anche se a noi è piaciuta da morire soprattutto Song for Orphans.

Sì, Letter To You non tocca certamente le vette di perfezione stilistica di Nebraska, Bruce Springsteen non è più quel ragazzo strepitosamente e meravigliosamente scalmanato di Born to Run, ma è sempre lui.

In Letter to You aleggia anche la presenza, chissà, di un altro rocker immenso, Bob Dylan.4_Tavola disegno 1

 

di Stefano Falotico

 

Il Covid-19 non ci abbatté: il grande Cinema continuerà, evviva THE IRISHMAN, Joker, Batman, Superman, gli audiolibri esoterici-ero(t)ici, anche Miguel Bosé


22 Apr

irishman

E trascorse un’altra settimana, amici e fratelli della congrega.

Qui sarò un po’ come Fabrizio De André, maestro della polemica satirica, compositore di canzoni tristemente arrabbiate, scagliate sfacciatamente in viso ai perbenisti ipocriti, sbattute in faccia dinanzi agli ignoranti.

Abbiamo vissuto, in questi giorni, nella sepoltura vivente dei nostri polmoni soffocati nell’asfittica dittatura sanitaria e forse anche molto fascista.

Conversando con un mio amico su Facebook, concordammo io e lui che dietro il Covid-19 vi siano quasi esclusivamente ragioni politiche. E forse ebbe ragione il premio Nobel Luc Montagnier, il quale sostenne che il Coronavirus fu elaborato in laboratorio e fu sperimentato sui pipistrelli.

Ma l’esperimento fuggì pericolosamente di mano, i potenti tacquero in merito alla letalità del virus oppure lo usarono come deterrente per frenare un’espansione delle libertà più democratiche. Per rallentare la globalizzazione oramai implacabile. Per chiuderci nel silenzio, per reprimerci nella paura più oscurantistica. Esaltando un orrendo ritorno alla barbarie quasi nazista da bruciati vivi in maniera apocalittica.

Ne sapremo di più nei prossimi anni quando, con tutta probabilità, se la situazione costernante attualmente vigente che ci recluse in casa come morti viventi, eh sì, dovesse essere sanata, molti film sull’argomento verranno realizzati.

Contagion fu profetico oppure La città verrà distrutta all’alba lo fu di più?

Le ronde dei carabinieri si aggirarono perfino lungo i viali alberati. Terrorizzando affinché, intimoriti da decreti e imposizioni debilitanti, limitanti la fluida circolazione vitale, dunque anche emozionale, i cuori delle persone si rannicchiassero nella solitudine più schiacciante.

Piazza pulita anche in tutte le piazze. Desertificate, bonificate dagli spacciatori che, a tarda notte, vendettero “bene” la loro “merce”, contrabbandando un po’ di dignità per arrivare a fine mese con meno acqua alla gola e qualche strozzapreti nelle mutande. Che baccalà!

Ripulite però furono le aiuole, no, la aule anche da ogni manifestazione e comizio pubico, no, pubblico. Salvini prese su parola, incitando la folla come Arthur Fleck/Joker, regalando populismo e qualunquismo a iosa. E i folli incitarono, non se eccitarono o misero incinte le loro compagne, abbastanza folli, appunto, rese ancora più pazze poiché non poterono recarsi in viaggio alla volta di follie d’amore anche con gli amanti loro che non poterono rifornirsi alla stazione di “pompe” col diesel.

Il distributore automatico delle sigarette dista più di duecento metri da casa tua? E quello dei profilattici, invece? Ecco allora che l’appuntato dell’arma usò la fiamma tricolore del suo maschione con la moglie incendiata di passione incazzata con la “lupara”. Zitta e muta fu lei, serva del suo marito padrone dopo una giornata in cui, essendo costei uscita per comprare dal droghiere un po’ di zucchero, fu dall’amico geloso del marito, eh sì, parecchio multata con una contravvenzione segnaletica nella sua zona erogena più sacra del Vaticano. Nel frattempo, la vita mia andò avanti. Anche indietro. E, fra stati contemplativi, film rivisti ad libitum, un amore forse riscoccato in maniera inaspettata, scatenandomi emozioni inaudite, un’altra stagione ci aspetterà, amici e nemici. E i sogni non finiranno in men che non si dica.

Non diverremo psicotici come il Lex Luthor di Jesse Eisenberg, non saremo solo bellimbusti come il Batman di Ben Affleck, non diverremo dei manichini come Henry Cavill ma continueremo a sognare un bagno caldo con Amy Adams.

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Oggi parliamo di Mark Wahlberg: è lapalissiano che sia il più grande attore della storia… è vero, inutile che ridiate, siamo di fronte al sottoscritto, comunque datemele


14 Mar

mark wahlberg

Sì, non è un’iperbole ironica buttata lì. Sono profondamente convinto che Mark possieda un fascino imbattibile, più che altro appaiabile al sottoscritto.

Spesso infatti la sua espressività è statica su sguardo vitreo e un vago accenno di alzate sopraccigliari da uomo torvo, rabbuiato nel suo vuoto interiore. Catalizza, cioè, negli occhi suoi morbosamente ammalianti e, all’apparenza non emananti nessuna attrattiva sensuale, i cangevoli umori della vita che, nella sua complessità indistricabile, si rivela magicamente mutevole, dunque irresistibile.

Sguardo rigido, quello di Mark, diluito in un corpo granitico, teso allo spasmo. Che si prolunga, oserei dire si riverbera nei suoi bicipiti pronunciati, venosi. A loro volta sdilinquenti nei suoi pettorali stupefacenti che, oggi solidificatisi in un’hollywoodiana vita appagante, fanno sì che Mark stesso, di fisica possanza e scenica presenza impressionante, possa rimuovere i suoi trascorsi conclamati da delinquente non rimasto fregato.

A differenza di Mark, non ebbi mai un passato criminale da “mariuolo” come il mitico Cassano Antonio.

Calciatore divenuto tale dopo aver rubato mille motorini a Bari Vecchia, emancipatosi dalla sua condizione abietta grazie alle sue prodigiose doti calcistiche comunque indiscutibili ed estremamente lodevoli.

Maestro senza pari del dribbling e delle piroette più impari, marinò la scuola precocemente ma, da autodidatta del gioco delle palle, presto come essere ficcante, nella società, da solo imparò.

Disegnando michelangiolesche palombelle e delle parabole figlie di Giotto, forse solo da ex fortunato gianduiotto, e tocchi non solo balistici probabilmente da ballista imprendibile ma giammai davvero tocco, nella sua esistenza più adrenalinica d’un contropiede dopo il catenaccio, Antonio riuscì a farcela. Facendosene tante.

Emigrando perfino a Madrid ove, lasciatosi crescere la panza, litigò con quasi tutti i suoi compagni di squadra poiché, diciamo, tale figliol prodigo, a cornificare i suoi colleghi, fu solo prodig(i)o.

Almeno, provò a farsi le loro mogli ma, dopo averne prese tante (sì, di botte, consolandosi con qualche bottana che medicò le sue ferite da vera massaggiatrice in panchina…), dopo essere stato sgambettato, trombato eppur lo stesso trombando, fu espulso dal pan di Spagna. No, solo dalla capitale spagnola nonostante le spagnole con quelle pure della Catalogna. Altro che coglione, che zabaione!

Di mio, nacqui a Bologna e considero Messi del Barcellona molto più eccitante di ogni amante di Cassano. Mi piace la zuppa inglese.

Come sopra dettovi, poco ho da spartire pure con Wahlberg.

Allora perché mi paragono a lui?

Diciamo che, col passare del tempo, dopo essere precipitato nel mutismo e in una depressione più scura del passato di Mark, torbido e assai oscuro, ora sono un uomo che, come Sally di Vasco Rossi, cammina per strada con aria sicura.

Vasco è fissato con le vite difficili e ama i nomi femminili che finiscono con la ipsilon.

Jenny è pazza, difatti, è un altro suo must imprescindibile, probabilmente ascoltato da tutte le ragazzine di Bologna adesso emancipatesi dopo aver leccato i professori (non sono quelli e non solo i loro), riuscendo a ottenere un posto fisso. Sicuramente sistematissime.

Mica come Amy Adams di The Fighter, sfigata barista comunque bonissima.

Sì, ebbi un’adolescenza da Tony Manero della mia stanzetta da Adams. No, non Amy. Bensì Wahlberg di Boogie Nights. All’ano, no, anagrafe chiamato infatti Eddie Adams.

Nel mio albero genealogico, a nessuno della mia Famiglia Addams, stavolta con due d di Domodossola, girò bene la ruota della fortuna…

A un certo punto della mia vita, dopo che fui bullizzato per ani, no, interminabili anni da gente che ancora fatica a conoscere la differenza fra Pamela Anderson e Paul Thomas Anderson, mi ruppi i coglioni e mi girarono proprio.

La ragazza che mi sverginò, pensando di svezzare me nel lontano 2003, prese subito coscienza invece che si trovò di fronte, anche in mezzo alle cosce, Dirk Diggler.

Sì, non avrebbe mai pensato di trovarsi dirimpetto, soprattutto fra le gambe, uno degli uomini più dotati del mondo.

Nemmeno io lo seppi. A forza di praticare onanismi su Julianne Moore, non ebbi mai occasione di constatare dal vivo le mie potenzialità evidenti, alquanto ergenti anche se una donna ha il ciclo e tutto il resto dei detergenti.

Lei ebbe un passato iper-sensibile ma rimase stupefatta e fattissima malgrado mai si fece. No, non fu e non credo che sia ancora una drogata ma per lei fu e rimarrà, certamente, la più indimenticabile nottata d’una memorabile, storica super scopata.

Dunque, quando la gente ancora mi attacca, accusandomi di fobia sociale, rido come un matto. Come un cavallo imbizzarrito!

Ce la possiamo dire?

Mi spiace per loro. Ma si chiama micidiale inculata, miei piccoli tor(d)i.

Prima di Pasqua, comunque, se lor signoria e tali omoni volessero da parte mia un ovetto Kinder, servirò loro un altro libro con una figona in copertina e le loro compagne, dopo aver visto le mie foto e letto le mie parole, credo che, ingelosendoli a morte, sfoglieranno tutte le uova…

Insomma, un duro… alla Mark Wahlberg.

Devastante.

Come il pugno di Micky Ward quando suo fratello Christian Bale/Dicky Eklund avvertì tutti.

Tutti non lo stettero a sentire.

E alla fine arrivò una mazzata col cronista che gridò… l’ha fatto di nuovo o forse io vi ho fatto nuovi come un bell’uomo, no, un Ovosodo, no, come una spremuta alle vostre misere tempie con tanto di limonata e Oran Soda.

Dunque, d’ora in poi non voglio al mio fianco ragazzi schizofrenici o le loro madri malate nel cervello.

Moralistiche, chiesastiche e ipocrite.

Anche perché, a prescindere dalle mie Boogie Nights, con queste frigide non gliela può fare manco il Wahlberg di The Departed.

Un puro stronzo. In America, lo chiamerebbero lucky bastard.

Wahlberg non fa rima con Falotico ma con Tito Andronico… eccome.

Oh, per tutta la vita mi sentii dire: ah, quello lì si curi! Non ha nessun talento.

Ora, questi nani ne sono così sicuri?

Di mio, comunque, al momento passeggio per strada con aria insicura da ottimo quarantenne ben tenuto. Anche perché posso andare solo a fare la spesa e vi è la quarantena dura.

Se scoprono che faccio il piacione, mi faranno il culo.

A dircela tutta, sì, io e Mark siamo molto diversi. Il mio attore preferito rimane Bob De Niro.

Guardate questa foto e provate a persuadermi che non possa esserlo.

La voce si alzò nella notte, detonante e furente come un estatico grido che, dapprima dolcemente mansueto, spaccò gli argini dell’ipocrita silenzio, abbattendo il rumore gracchiante in modo tremendo

Ora, secondo molti, io possiedo una bella voce. Da quali antri reconditi del mio diaframma spentosi per tempo immemorabile, ah, solo dio sa perché rispuntò.

Dopo che la silenziai nell’angoscia più melanconica, vocalizzando soltanto il me interiore e intenerendo le corde vocali così tanto da strozzarle, ansimando a stento biascicanti lamenti trattenuti in gola, pur sforzandomi di esternare la mia anima, essa stessa, contortasi e rannicchiata in un rachitismo muto, non s’effuse nelle chete giornate frivoli dell’apparenza mendace.

E io apparii quasi come Marlee Matlin di Figli di un dio minore. In quanto, malgrado già tempo addietro possedessi un carisma maturo da William Hurt precoce, mi ferii da solo, da cui la declinazione e le coniugazioni immutabili della mia esistenza umorale eppur esteriormente immodificabile: un leitmotiv procedente di ritmo triste andante-afflittivo pesante nella “tempistica” to hurt, I am hurting e present continuous del mio solito rivangare il passato in maniera estenuante e imperterrita.

Sì, fui la ripetizione di me stesso ad libitum e, per piacere, lasciate stare il latinorum. Ne ebbi ben donde di essere Don Abbondio. E mi piace da morire la scena della lettera della… Malafemmina quando Totò esagera: adbondantis, adbondantum.

A proposito, Alighieri Dante coniugato in latino come farebbe? Dantum, Dantes, mah.

Non sapete nulla. Dovete sciacquarvi la bocca col collutorio della Tantum.

Sì, molti miei libri sono pieni di periodi profondamente aulici e danteschi.

Ma, di mio, credo di amare maggiormente Alexandre Dumas e il suo Conte di Montecristo, ovvero Edmond Dantès.

Romanzo epocale che ebbe numerosissime trasposizioni e fu interpretato anche da me stesso. Come no?

Secondo voi, James Caviezel non sono io? Angel Eyes, La sottile linea rossa, Frequency e ovviamente La passione di Cristo vi bastano?

No, non sarò mai Brad Pitt e sono un santo “padre” piuttosto anomalo come Bob De Niro di Sleepers.

In verità, ho sempre conosciuto a menadito non tanto l’Holy Bible, bensì ogni girone infernale della mia patologia.

E fui sempre capace di prendermi per il culo da solo. Mi stupisce, piuttosto, che chi continua a credere che non lo sapessi, perseverando nel volermi coglionare, non sia invece consapevole della malattia di cui è affetto lui, cioè l’ignoranza.

Un mio amico, molto prima che cose tragiche avvennero, conoscendomi lui dalla primissima infanzia, mise in guardia tutti, persino le guardie, su quelle che sarebbero state le conseguenze nefaste. Non per me, però.

Fu chiarissimo.

Disse esattamente:

– Allora, vedo che non ci siamo capiti. Non è diverso in quanto diverso in senso negativo o di limitatezza psicofisica, è diverso nell’anima.

Ora, siete pronti ad affrontarlo? Perché, se non siete pronti, vi distruggerà lentamente pezzo per pezzo sino ad asfissiarmi. E morirete, biascicando un uhm, uhm, uhm, uhm, uhm.

Cioè, voi siete dei puttanieri e lui no.

 

Comunque sia, hanno riaperto le chiese. Ma la domanda che si pone è questa.

Dopo questa quarantena del cazzo, le donne hanno riaperto qualcos’altro?

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di Stefano Falotico

Che io mi ricordi, ho sempre amato la pornografia maschilista… e il mio è sempre più uno sfacciato affronto al mercantilismo erotico e buonista di massa


04 Mar

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Quando è iniziato tutto questo?

Dapprincipio, in un tempo siderale di una galassia infantile. Già da allora mi sentivo mortificato, guardato a vista da adulti maliziosi. Con le loro richieste agghiaccianti.

Quella ronzante, oppressiva richiesta già castrante l’indole pimpante di un’infanzia che potesse volare nitida nella fantasia, come un alante tarpato nelle ali dal chiacchiericcio ammorbante di adulti lestofanti.

Sì, sin da quando siamo piccoli, non c’è speranza. E, se vi nasconderete, se fuggirete da questo mondo ipocrita, non vi lasceranno scampo. Vi tartasseranno dei peggiori epiteti, non rispettando le vostre, vivaddio sanissime, diversità, vi demoralizzeranno con coercizioni ricattatorie, obbligandovi giocoforza ad accettare i patti sociali di una società di troioni.

Se poi nascete in Italia, siete spacciati. Senza respiro, strozzeranno e asfissieranno ogni vostro vitale, puro slancio. Obliando le vostre poetiche virtù a presunta sanità farisea della lor finta sanità.

Sì, in Italia son tutti maestri, santi, poeti e navigatori dietro la retorica più tronfia e didascalica, pedagogica e demagogica. Ed è inspiegabile dunque che sia il Paese a più alto tasso di prostituzione. Se ci sono le puttane e pullulano per le strade, qualche cliente l’avranno pure, no?

Voi siete fatti così. Lo siete sempre stati e io mi sono rotto i coglioni. Non permettete alle persone di essere libere, soprattutto nella loro integrità psicologica, sessuale e dunque morale.

Impazzano dappertutto subliminali messaggi ove, guarda caso, si va sempre a parare sulla patonza, no, potenza, non solo maschile, sessuale.

Un Paese malato di sesso e al contempo talmente ipocrita ove tutti si spacciano per angioletti, per santarelline, per suorine, un Paese appunto moralistico. Di preti che poi, nella segretezza delle loro intimità inconfessabili, sbatacchiano la figa di finte monache, appunto.

Ma basta che vi sia l’abito e fai quello che vuoi. Semmai ti eleggono anche Papa e guida spirituale di queste coscienze di pecoroni. Ove instillano nell’uomo l’idea della pecorina e alle donne il cul(t)o della sottomissione.

Ma qualcuno si ribella. Il femminismo aumenta, si espande a macchia d’olio. E, di contraltare, il maschilismo si perpetua imperituro e imperterrito. In scontri sessisti davvero da manicomio.

Fate pena!

È la società che avete creato voi, impostata sulla forza dell’apparenza, mendace, bugiarda e appunto bastarda.

E, se non ti attieni a queste regole tolemaiche, a queste carnali, tacite dinamiche, ti piazzano un candelotto di dinamite nell’anima.

Sì, ho detto tolemaico, cioè al centro dell’universo di questa cultura sessualmente baricentrica, alla figa e al cazzo concentrica, lì tutta concentrata, totemica, antropocentrica degli uccelli… sedati se vanno fuori dalle fighe, no, dalle righe, seduti dietro una scrivania da impiegati a far battutine a qualche segretaria battona da prendere, appunto, per il cul.

Meglio allora essere Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo, Sean Penn di Milk e avere il coraggio inaudito del proprio diritto alla follia e all’alterità.

Sì, sei piccolo, ti senti Calimero e ti cantano adultamente intorno, in derisioni devastanti, Brutta di Alessandro Canino.

Azzardatevi da adolescenti a sbattere in faccia le vostre castità, la vostra purezza e vi renderanno Vincent D’Onofrio di Full Metal Jacket. Cadrete in depressione, sarete assaliti da immensi disturbi compulsivi, semplicemente perché avete avuto la forza di rivelarvi per quello che siete. E sarete robotizzati.

Siate quello che siete, in barba a tutti! Dei sognatori. Ma loro non vorranno. Dovrete studiare idiozie ottuse per far felici i genitori. Che, visto che hanno avuto vite di merda, soccombendo debolmente a questa società puttanesca e carnascialesca, adattandosi a un lavoretto per far dire al prossimo… ah, è una brava persona, vorranno irrigidirvi, indurirvi, irreggimentarvi e indirizzarvi, anche rizzarvi, alla bellezza oscena dell’ambizione più stronza.

Tutte queste credenziali, queste referenze sciocche, queste sciocchine, questi titoli, prendeteli e spazzatevi il culo se poi non sapete entrare in empatia col prossimo. E vi servono soltanto per dettare legge, per essere fascisti, per legiferare sui sentimenti altrui, per vivisezionare i cuori di chi vi sta attorno. E distruggerli se proveranno a battere, a scalpitare, a infoiarsi, ad arrabbiarsi e infuocarsi secondo i loro ritmi cardiaci, il loro sentire, il loro sputarvi in pieno volto. Poi prendete la saliva nel massaggiarvela come le vostre massaggiatrici rilassano le vostre stiratrici.

Voi non siete brave persone, non lo siete mai state. Voi siete delle merde, dei maiali che vanno dai giovani timidi e cantate addosso loro… il coccodrillo come fa… oppure convincete loro di essere Billy Elliot solo perché un ragazzo non è un porcello come voi, idioti senza cervello.

E gli piace ballare nel suo mondo colorato.

I maschi! Non fatemeli più vedere. Sempre a cazzo duro, dei leghisti delle palate e delle vostre mielose patate.

Sì, amico, dico a te. Prova a dire che scrivi una poesia dantesca e ti ficcheranno nel girone infernale dei peggiori luoghi comuni, bruciando ogni tua utopia.

 

– Che fai? Mi ascolti Elton John? Boy George? Ahahahah! Frocio, adesso ti faccio crescere io le palle!

Che fai? Sei amico di un nero? Ve lo date assieme quando nessuno vi vede? Sporcaccioni. Ora vi faccio lavorare io come dei negri.

Che fai? Mi guardi un porno? Pervertito, ora ti taglio il cazzo. Psicopatico.

 

E invece no. Nonostante mi abbiate deportato fuori di casa per un anno, mi abbiate obbligato a tutta una serie di prescrizioni imbecilli per farvi stare tranquilli, dando dei tranquillanti a me, io continuo a dire:

ANDATE A FARVI FOTTERE.

Questa è la mia vita. Dello scrittore, del pensatore, del lottatore.

Alzatevi ogni mattina e sorbitevi l’isteria, il lavoro da quattro soldi. Continuate ma lasciatemi in pace.

Perché sennò, come Rust Cohle, vi verrò a trovare nel vostro covo e vi distruggerò. Vi annienterò e vi farò davvero molto, molto male.

Poi non piangete.

E ora lasciatemi redigere il mio libro in inglese su Carpenter. Sono Edmund Kemper di Mindhunter? E quindi?

Sì, io guardo pornografia, è molto più sincera dei vostri amori da buonisti del cazzo. E io non lavorerò mai nella mia vita.

Io non lavorerò mai.

Perché io sono uno scrittore, io sono un sognatore.

E di voi non me ne sbatte un cazzo.

Altrimenti, vi picchio, vi frantumo il cranio e vi strappo anche le palle.

E che questo vi piaccia o no. Io davvero assomiglio a Robert De Niro. E probabilmente sono il più grande scrittore italiano.

Che questo vi faccia incazzare o meno.

Ho vinto io!

Ah, dimenticavo: ritardati e babbei, non sono tanto a posto. Ma io voglio esserlo. Solo quando sono così, mi elevo dalle media del porcile.

E continuo a vivere come dice la mia anima.

Andate a denunciarmi e, come dice Joe Pesci di Casinò, vi spaccherò un’altra volta la testa.

Mi sederete un’altra volta. E io vi rispaccherò quelle teste di cazzo. Be’, qui ho un po’ esagerato, ma ci sta il folclorismo. Forza, allegoria, goliardia, ingordigia, basta con le alterigie, evviva le malizie!

E anche il culo magnifico di Amy Adams. Immane, rotondo, perfetto, basculante per esserle tutto colante.

Ah ah.

Ce la vogliamo dire senza ipocrisie? AMY deve essere una succhia-cazzi strepitosa.

La sua faccia non mente, i suoi movimenti non mentono. Sì, questa deve essere una puttana mondiale.

Amy è veramente bona da fare schifo. Ma non si può, cazzo!

E io dico sempre la verità. Questa è una super figa mai vista!

Quindi, ipocriti maschi falsissimi, guardatela in questo video e ditemi se volete cantarle Elisa invece che leccarle tutto il seno in modo liscio e liso.

Se optate per la prima possibilità, vi sbatto alla neuro, subito. Perché non amo i bugiardi.

 

In fede,

un uomo senza maschere che la dice nuda e cruda. E non bada a spese.

Sì, un uomo che non paga nessuna zoccola ma si è appena comprato tutti i Blu-ray con questa gnocca mostruosa. Per almeno i prossimi tre mesi, il mio uccello è sistemato. Ah, che arnese! Un uomo alla Tim Burton. Infatti Tim ama le favole ma si è scopato delle fighe bestiali. Tim, un uomo molto fantasioso ma che deve avere, fra le gambe, una proboscide abbastanza svolazzante! Barcollante, lunga e ficcante!

Ah ah, sono proprio un glande, no, volevo dire un grande.

 

 

 

di Stefano Falotico

Quando litigo con Amy Adams, divento Marlon Brando e Al Pacino, super video


03 Mar

Amy+Adams+BAFTA+Los+Angeles+Tea+Party+Arrivals+ifg3d4WSJ5jl

Sì, sono sposato ad Amy Adams. Non lo sapete? Insomma, mi avevate preso per anni per uno della Famiglia Addams e invece guarda un po’ con che pezzo di figa esagerata mi sono maritato.

Sì, ma non pensate che Amy sia poi tutto questo spasso.

Ieri, ad esempio, stavo riguardando il mio libro in inglese su Carpenter. Saranno state le undici di sera.

Al che lei, dopo essersi smanettata da sola, bruciando a letto di preliminari da chi fa da sé fa per tre, ha bussato violentemente alla porta del mio studio, provocandomi a man bassa, appunto.

– Hai finito? Sono lì da due ore con le mani in mano… sai, stasera avrei un certo languorino e vorrei che tu mi fossi fighter. Avvinghiami, picchiami pure, sculacciami. Lascia stare questa traduzione pesante, siimi pressante. Ti do solo altri cinque minuti. Intanto, mi svesto. Ti sta entrando, a forza di amare Carpenter, troppa fog nel cervello e, se non ti dai una mossa, mi sa che mi scoperò Lo Pan… insomma, o mi sbatti presto con foga oppure rimarrò sempre una donna alla finestra. Razza di paralitico James Stewart. La verità è che sei solo un guardone come Hitchcock!

– Va bene, accetto le offese e i tuoi improperi. Ti perdono. Mi sto elevando nella metafisica di John. Scusami, cara. Fra cinque minuti non posso, però. Mi mancano ancora venti pagine e devo farle adesso. Per fare te, posso aspettare. Verso mezzanotte, direi che avrò finito e potrò leccartela se dio vuole.

– Nooo! – urlò la Adams, inferocita da questo chiederle di aspettare… – Non posso aspettare cinque minuti di più. Non ti sopporto davvero. Sei una merda! Che vuoi che mi faccia suora come ne Il dubbio? Farabutto. E sai che ti dico? Sì, te lo dico. Fottiti! Ieri sera, quando tu non c’eri, mi sono scopata Christian Bale. È un trasformista-camaleontico. Ha cambiato posizione, sì, tutte le posizioni ogni tre secondi e io ho perso dei chili mentre lui ingrassava, no, lo ingrossavo a tutto gas. Quindi, fallito, prenditi i tuoi libri e ficcateli dove dico io.

 

E a questo punto partì lo show.

Fra il Pacino iper-geloso di Scarface, il De Niro di Toro scatenato, Marlon Brando di Un tram che si chiama desiderio, perfino Sgarbi con le sue “invettive” storiche, poco artistiche…

Ecco la scenetta!

La povera Amy, annichilita, stordita, sconvolta da quest’attacco maschilista sfrontato, dalla mia ira folle da Joaquin Phoenix di The Master, capì che gli alieni di Arrival sono meglio degli uomini.

Gli uomini e le donne sono soltanto Animali notturni abbastanza schifosi, litigiosi, perniciosi e permalosi.

Insomma, meglio il Falotico.

Uno che delle vostre crisi da gelosi, da uomini ingordi, da donne golose, preferisce la sua pelle rosa e intonsa.

Un uomo che, per avere il coraggio di compiere una scelta così radicale, fuori giustamente dal normale, deve avere du’ palle che farebbero impazzire Amy Adams anche solo ad annusarle da lontano.

E invece vaffanculo! Bagascia, baldracca!

Un uomo in canottiera, nera, dal carisma brandiano.

 

di Stefano Falotico

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