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Coronavirus, stato di fascismo, Sean Penn che delira in modo autoritario, rinnegando Mystic River, Pasolini e tutto questo gran casino per colpa di chi, come Macron, tacque… lavandosene le mani


22 Mar

Richard+Gere+IFC+Cinema+Society+Host+Screening+b7-VLGcbr1Bl

In stati di forza maggiore, anche la gente più menefreghista si raccoglie giustamente in preghiera.

Finalmente, discolpandosi dai suoi oscurantismi e dalla quarantena mentale che la ibernò e imprigionò in schematismi a quanto a pare ancora non debellati. Difficilmente sbudellabili, no, superabili nonostante, da più di vent’anni, sia sopraggiunto il nuovo millennio. Per cui io presupposi che, superando la data fatidica di questa sogliola, no, soglia che corrisponde alla cifra 2000, le persone rinsavissero e moderassero i loro preoccupanti, ahinoi incurabili, eh sì, squallidi bigottismi.

Molta gente vivrà sempre nel coprifuoco delle anguste pareti soffocanti delle loro mentalità retrograde, ottuse, facinorose, stupidamente e vi(ri)lmente vigorose, incriminando il prossimo per adattarlo a uno stile di vita ignorante e pusillanime, basato su una falsa competizione assai pericolosa.

No, non sono nei riguardi di persone così, oh no, nient’affatto screanzato, maleducato, cafone o testardo.

Nemmeno voglio sottoporle a un j’accuse tremendo quale si meriterebbero. Anziché sbraitare e inveire in modo disordinato e sguaiato, chiedo cortesemente loro che si guardino allo specchio, recitando in modo sacrosanto un mea culpa potente, abrasivamente annerente ogni loro giammai sconfessata sconcezza arrogante e, sinceramente, da malati di mente insanabilmente.

Siamo di fronte a una tragedia annunciata.

Sì, i più competenti organi della sanità mondiale avvertirono e avvisarono, anzitempo, i capi di governo degli stati più economicamente sviluppati. Mettendoli in guardia in merito ai possibili, per l’appunto, nefasti sviluppi che tale contagio ferocemente non arginabile avrebbe scatenato non solo negli equilibri socio-politici stessi, bensì nei confronti del bene dell’umanità tutta così come pensammo, erroneamente, potesse essere. Un’umanità lesa nel suo amor proprio. Eppure non ancora arresa.

Venderemo cara la pelle, anche le palle. Anzi, avete le palle o cazzeggiate?

Il coronavirus sta mietendo vittime sproporzionatamente, ora dopo ora, incessabilmente. Cosicché, i metodi restrittivi e gli assai tardivi, inutili provvedimenti attuati oltre tempo massimo, ahinoi, si stanno rivelando fallimentari e forse ancora peggiori, dunque più immondamente deleteri di questo morbo che non si può prevenire con un vaccino da morbillo. Parliamo di un morbo che provoca sintomi come la poliomielite.

Per superare questa crisi, non solo respiratoria, dobbiamo spremerci le meningi. Dobbiamo arrivare a un’idea costruttiva che non ci provochi dolori inauditi come la meningite.

Molti medici errarono. Erranti o erronei? Nel senso che peregrinarono a vuoto o che sbagliarono? Sì, lo furono…

Fallaci! Ci vorrebbe Oriana!

Dopo l’impazzare di tanti virologi che, nelle ultime settimane, si affannarono a fornire spiegazioni più o meno plausibili, inerenti gli stati d’uno statuto, no, stato così oramai allarmante e forse irrecuperabilmente pazzesco, avremo lo spopolare e il pullulare, come funghi, di psicologi per sanare gli scompensi generati presso le persone che, distrutte e destrutturate dal terrore indotto loro da decreti legislativi effettuati, eh sì, ripeto… tardivamente, stanno addirittura pensando a un imminente suicidio (in)evitabile.

La gente, oh sì, sta impazzendo. Senza la sua consueta, normalissima uscita il sabato sera, si sente morire.

Asfissia(re)!

Conobbi un ragazzo che perse la testa per Consuelo, comunque. Non per le uscite consuete. Anche se poi è la stessa coscia, no, cosa.

Senza Consuelo, non usciva (per) niente… Al che si diede all’onanismo appartato, libero da sguardi indiscreti privo di oltraggi al pudore. Ah ah.

Forse non ebbe tutti i torti quest’uomo deluso, non so se peloso. Gli vidi il viso e basta, Consuelo gli vide, spero per lui, qualcos’altro.

Chi ammazzò Pasolini? Giuseppe Pelosi?!

Io vissi periodi inimmaginabili di solitudine, la seppi gestire, anzi no. Quindi posso comprendere tutte le persone che, limitate nella loro inalienabile libertà personale, si sentano oggigiorno sperdute e onestamente asfissiate. Una vita, donne e uomini miei, da reclusi, una vita sprofondata nell’agonico dolore della tetraggine più silenziosa e cupa. È tutto chiuso!

Una vita da lupi, anzi da agnellini sgozzati. E se, metaforicamente e non, emettendo lamenti, vorrete slegare le catene angarianti che vi stanno immobilizzando in una vita pantofolaia e casalinga, triste e mortifera, prevedo per voi altre reprimende.

Che vita, in una parola, straziante.

Bando alle ciance!

La gente infatti, angosciata e divorata dalla più allucinante paura tremenda, grida mortificata. Rimpiangendo perfino già la sua vita di merda dalla nascita.

Sì, molti pensano… mah, prima non è che andasse benissimo. Lo prendemmo sempre in culo. Ci chiudemmo nei riguardi del mondo. Adesso, va peggio. Almeno prima c’incularono. Adesso manco quel godimento masochistico. Comunque, cuciniamo. Tanto al ristorante non possiamo andare. Ora qualcosa mastichiamo.

Obesità a gogò, à gogo.

Aspettando Godot!

Capolavoro di Samuel Beckett su pazzi che aspettano la manna dal cielo.

Speriamo che almeno non chiudano pure i supermercati. Quella, sì, che sarebbe un’inculata. Più che altro, un suicidio di massa lento e terrificante. Per l’appunto… Vai di anoressia, di bulimia! Vai di abulia e di apatia!

Sì, chiusero le elementari, le scuole medie, le superiori e le università. Fra poco chiuderanno anche i negozi di alimentari.

Sta andando a puttane la catena alimentare! Perché prima, no? Gianni Agnelli, dall’attico del suo essere avvocato, padrone della FIAT, mangiò tutti e soprattutto tutte.

– Donna, vuoi lavorare? Prima, fammi il lavoretto!

 

Ah, la gente della famiglia Agnelli, quindi tifosa della Juventus, no, la gente anela disperatamente un tempo isperato che spera che avvenga quanto prima, in cui uscire di casa, festeggiando allegramente.

Brindando appassionatamente, esorcizzando gli orrifici, finalmente scongiurati timori dissoltisi come neve al sole dopo tanto rigido inverno.

Sì, sarete sghiacciati e potrete ritornare ad amoreggiare calorosamente di giorno come si confà a ogni uomo che vuole vivere un po’ di salubre normalità. E che cazzo! Ah ah! Amoreggiare per modo di dire.

Vi dico subito che, se siete poveri, dopo i trent’anni non credo che amoreggerete molto. No, non dico che dobbiate andare a troie. Ma le donne vogliono i soldi. Anche gli uomini. Ah ah.

Il Falò ne sa una più del diavolo. Poiché il diavolo è lui. Egli è Lucifero, l’angelo cacciato dal Paradiso.

Tanto in paradiso stanno sempre in quarantena. Non si può scopare, non si può bere, non si può neanche andare in bagno per praticare la minzione.

Sì, in paradiso vi sono solo anime beatificate. Beatificate di che? È un’esistenza al di là della vita. Cioè, è una vita inesistente. Ah ah.

E che cos’è quel film? Paranormal Activity? Una di queste sere piazzerò la mia fotocamera in direzione del mio letto. Filmerò me che dormo. Poi, andrò in cucina. Tornerò con una faccia da Marilyn Manson e il mio film, girato in dormiveglia da semi-sonnambulo, sarà campione d’incassi.

Tanto la gente dorme, dei film non capisce nulla.

Ma ci rendiamo conto? E quell’altra stronzata? The Blair Witch Project?

Sì, domani filmerò me stesso che uscirà/ò di casa…, sì, per chiedere lo zucchero alla vicina. Solo quello, però. È una strega. Almeno non è cattiva. Bona sicuramente non lo è, fidatevi. Non è bona, sì, è però almeno buona.

Oh, se dovesse chiudere la Coop, certamente la mia vicina saprà darmi da mangiare. Da cui il detto, vecchia gallina fa buon brodo.

Ah, umanità cinta in raccoglimento, così intristita e notturna, avvinghiata nella morsa tentacolare di robuste, castranti reprimende purtroppo analoghe alle assurde normative agghiaccianti più memori d’ere oscurantistiche, sì, oscenamente fascistiche.

Siamo cascati forse nell’era del proibizionismo. L’alcol non è proibito ma nemmeno quelli dell’alcolisti anonimi possono riunirsi da sobri. Kevin Costner inchiappettò Al Capone/De Niro in The Untouchables di De Palma.

Prevedo pochi culi che mostreranno le chiappe chiare a Palma di Maiorca.

Guarderemo il film L’orca assassina con Bo Derek e, dinanzi a lei, saremo Tarzan…

Ma quale orco! Ma quale porco! Sono un uomo che conosce Edgar Allan Poe più di come tua sorella conosca il tuo amichetto. Fidati. Io lessi tutti i racconti di Poe, anche a letto. Tua sorella volle sbattere l’amico tuo pisello, paesello, pischello… a letto, lo guardò negli occhi, s’accorse che fu incerto sul da farsi e pensò… va be’, cambiamo pagina. Con questo, è capitolo chiuso.

Ah ah.

Bandito tutto. Tranne i banditi che, fregandosene del bando emesso da Conte, furoreggiano ugualmente a briglia sciolta dopo aver gozzovigliato, tacitamente e criminosamente, alla faccia dei coglioni che stanno rispettando le regole. Chi tace, acconsente. Noi, giusti, acconsentimmo anche se è dura resistere. La notte si fa sempre più dolorosa, oh, miei puri! E che siamo più grulli, oh, miei brilli?

Ha ragione il Joker.

Che urla quel Donald Trump? La folla è in rivolta, la Francia si sta prendendo le sue colpe, i proibizionisti adesso capiscono che la situazione andava fermata prima.

È degenerata!

Di mio, riesco sempre a conservare un self control impeccabile.

Ci vuole karma e sangue freddo…

Bevo un caffè della Segafredo e me ne frego.

Sono un uomo che muove il cucchiaino, nella tazzina, in modo triviale come Bob De Niro di C’era una volta in America.

Un gesto talmente volgare da rasentare l’epico più memorabile.

Presto, figlioli, sarà in vendita il mio nuovo capolavoro letterario.

Almeno per Pasqua, se non potrete magnare come degli animali, potrete finalmente leggere e aprire… la vostra testa. Comunque, evviva le uova.

Abbiamo l’art. 650. Se si trasgredisce, si rischiano tre mesi di carcere o di arresti domiciliari, oppure un’ammenda.

Io fui fermato dalla polizia pur essendo in regola. Ma si abusa.

Ogni scusa è buona per far sì che un cittadino normale paghi multe assurde cosicché il governo avrà i soldi per sanare l’ingeneratosi debito pubblico mostruoso. I poliziotti sono stati incaricati da Alec Baldwin di Americani, eh sì, non di vendere coltelli, bensì di praticare ed emettere denunce sgozzanti gli stipendi, come se nulla fosse, per non essere licenziati e fare carriera in modo, per l’appunto, abusivo, illecito. Molto (dis)onestamente. Diciamocela!

Il capo della polizia:

– Bene, figliuolo. Sei di pattuglia sino a mezzanotte. Se, domattina, non avrò sulla mia scrivania duecento denunce, ti ficcherò in carcere.

– Sia fatto, comandante.

 

Cosicché, ben venga che siano fermati e semmai perfino arrestati i trasgressori più cretini che, sugli attici privati, organizzano rave parties da debosciati. Ma non puniamo e denunciamo chi, di certo, non ha i soldi di Sean Penn. Altro idiota che vorrebbe mobilitare l’esercito. Già in Mystic River commise un errore, anzi, un tragico orrore. Ammazzò il suo miglior amico poiché lo ritenne responsabile dell’omicidio di sua figlia. Qui si fa di tutta erba un fascio! Eh sì.

Pasolini ammonì in merito. Fu lapidario. Conte adottò l’estrema ratio e non il buon senso.

Ma prima avrebbe dovuta adottarla. Non ora.

E sapete che vi dico, miei poveri cristi? Richard Gere è un bell’uomo anche ora che ha una certa età. Ah ah.

di Stefano Falotico

VENEZIA 76: diramata la lista ufficiale della Giuria e, fra gli accreditati stampa di quest’anno, compare il JOKER MARINO, ovvero AL PACINO, vedere per credere


24 Aug

giuria venezia 76

pacino americaniVoi avete un brutto difetto. Non credete mai a quello che vi dico. Siete come San Tommaso. Colui che, se non ficcava il naso nei cazzi altrui, non era mai soddisfatto.

Io so soltanto, come sostiene Al Pacino di Scent of a Woman, che col naso bisogna odorare l’hostess in aereo che ti fa volare alto…

Sì, ve lo confesso. Sono molto emozionato. È la prima volta in assoluto che mi presenterò al Lido in veste di critico ufficiale e inviato di Daruma View Cinema, la rivista online per cui sempre più proficuamente scrivo.

Io e il mio amico Raffaele, del quale qui non posso svelarvi il cognome, sebbene possa dirvi che è un collega, vedremo probabilmente anche molti film assieme.

Io starò soltanto cinque giorni alla Mostra. La mia economia non mi permette di alloggiare in albergo per tutto il periodo festivaliero. Si fa quel che si può coi soldi che si hanno in tasca.

Ma, dopo cinquemila libri pubblicati, molti dei quali a tematica cinematografica, dopo il mio lodato e apprezzatissimo saggio monografico su John Carpenter, significa che qualcosa mi sono meritato.

O no? Sì, io non amo far sfoggio di me, sono una persona piuttosto umile poiché conosco assai bene la realtà.

Oggi avviene un successo, domani non si fa sesso e una nuova delusione è dietro l’angolo. Cosicché, si finisce nella merda e si diventa dei cessi.

Sì, non bisogna giammai vantarsi di niente. Mai! Ricordate quello che dice sempre il grande Al ne L’avvocato del diavolo a Keanu Reeves:

Milton: – Un po’ meno spocchia, figliolo, anche se sei bravo, non se ne devono accorgere che arrivi, sarebbe una gaffe, amico mio. Devi mantenere un profilo basso, innocuo, sembrare insignificante, uno stronzetto, emarginato, costantemente nella merda… Guarda me: sottovalutato dal giorno della nascita. Tu non mi crederesti mai un padrone dell’universo, non è vero? Tu hai un’unica debolezza a quanto posso vedere. 

Kevin: – E cioè?

Milton: – L’aspetto. La tua aria da stallone della Florida. “Pardon madame, ho dimenticato gli stivali sotto al suo letto”.

Mai avuto una giuria senza donne!

Ah ah!

Sì, nella giuria di quest’anno compare anche Rodrigo Pietro, il direttore della fotografia di The IrishmanChe te lo dico a fare?

Ovviamente, non sto scherzando. La Biennale di Venezia mi bombarda di mail, aggiornandomi su tutti gli sviluppi del programma ufficiale.

Dunque, come tutti gli accreditati stampa, ho ricevuto nel primo pomeriggio la notifica esclusiva della lista completa della giuria.

Sì, grande giuria. Lo sa il mitico John Cusack di The Runaway Jury. Ah ah.

John e Al recitarono assieme in City Hall. Ho detto tutto. Ah ah.

Sì, vivo ancora spesso pomeriggi da giorni da cani e son vivo per miracolo.

Io e Al Pacino de Lo spaventapasseri del finale, eh sì, abbiamo ricevuto la stessa diagnosi.

Però io non sono un personaggio da film tragici.

La vita va avanti…

E lasciate stare quella cantante del cazzo, Madame.

Qui si fa tutto un altro gioco come nel film Americani.

E, come dice Al Pacino di Heatè gente cazzuta, questa.

Sì, molti di voi, qui in Italia, pensano che arrivare a Hollywood sia un gioco da ragazzi.

Stare a Hollywood non è solamente questione di talento, culo, bellezza, fascino, presenza scenica e bravura.

A Hollywood bisogna avere il pelo sullo stomaco per resistervi.

È un posto di corrotti, di produttori truffaldini e furbissimi, di troiette che venderebbero la loro madre pur di recitare due secondi con Al Pacino, è un posto iper-competitivo e violento, soprattutto psicologicamente, ove Arthur Fleck/Joker finirebbe strapazzato in 30 secondi netti.

Dunque, non montatevi la testa.

Guardate come hanno combinato per le feste il povero Kevin Spacey, uno dei più grandi talenti di Hollywood degli ultimi trent’anni, emarginato, distrutto, incriminato, colpevolizzato da un’America falsa e puritana solo perché nudamente ha avuto il coraggio di non rinnegare d’aver sbagliato.

Il mondo reale, fratelli della congrega, è come l’ufficio di Americani.

E, a proposito di Kevin Spacey che, in questo film, fa il bambino, combinando scherzetti cretini, è ora di smetterla con le prese per il culo e gli sfottò infantili.

Altrimenti, accadono le tragedie e, per venirne fuori, bisogna farsi un culo come una casa.

 

di Stefano Falotico

Al Pacino best movies (?)


31 Jan

 

Secondo il consueto Total Recall di “Rotten Tomatoes”, questi i film, con corrispettivo punteggio “critico”, dei migliori film di Al Pacino.

In ordine decrescente, riportiamone letteralmente l’analisi.

10) Donnie Brasco. By 1997, gritty Al Pacino dramas about the never-ending struggle between law enforcement and organized crime were essentially a genre unto themselves, but Mike Newell’s Donnie Brasco gave it just enough of a fresh twist to justify its own existence. Based on the true story of FBI agent Joe Pistone (played here by Johnny Depp), Brasco sensitively portrays his long, painful struggle to bring down the Mafia — even at the expense of his friendship with Lefty Ruggiero, the low-level hitman played by Pacino, whose unwitting association with an undercover agent will all but certainly end his life. Admitting that it’s “perhaps familiar in its outer trappings,” Variety’s Todd McCarthy countered that “Pacino’s fine work is the key to the film succeeding to the extent that it does.”

9) Scent of a Woman. Get yer hoo-ahs out — the Academy certainly did, awarding Pacino his first Best Actor Oscar after four previous nominations. Given that those nominations included The Godfather, Part II and Dog Day Afternoon, it’s tempting to say Pacino benefited from a little late-career grade inflation, but there’s no arguing that it’s his performance that elevates this Martin Brest-directed dramedy about a prep school student (Chris O’Donnell) who takes a job looking after a blind, alcoholic retired Army Ranger. “By the end of Scent of a Woman, we have arrived at the usual conclusion of the coming-of-age movie, and the usual conclusion of the prep school movie,” admitted Roger Ebert. “But rarely have we been taken there with so much intelligence and skill.”

(otto… per mille, no, non è cattolico) ScarfaceScarface director Brian De Palma was inspired by Howard Hawks and Richard Rosson’s 1932 gangster picture of the same name, but where the earlier version was a relatively straightforward morality play, De Palma’s ’80s update offered viewers a far more lurid take on the rags-to-bullets tale of crime kingpin Tony Montana. Garishly violent and gleefully profane, Scarface endured an extended battle with the MPAA before bowing to decidedly mixed reviews, but it was a fairly sizable commercial hit — and critics have come around over the years, helping cement its status as an eminently quotable classic of over-the-top ’80s crime cinema. “The dominant mood of the film is anything but funny,” observed Vincent Canby of the New York Times, one of the few major contemporary critics to praise the film during its initial release. “It is bleak and futile: What goes up must always come down. When it comes down in Scarface, the crash is as terrifying as it is vivid and arresting.”

7) Serpico. Pacino received his first Best Actor Oscar nomination for his work in this Sidney Lumet crime drama — his second brush with the Academy during a torrid span that saw him earning some sort of Oscar nomination every year between 1972-75. While it was far from his biggest hit of the decade, it contains some of his strongest work, anchored by Lumet’s sensitive direction and a Waldo Salt/Norman Wexler screenplay inspired by the real-life story of an NYPD officer whose efforts to root out corruption in the police force were met with life-threatening resistance. Calling it “One of the best films of our time, and our grandkids’ time,” Moviehole’s Clint Morris marveled, “Serpico is pure Pacino, powerful as hell.”

6) Insomnia. Pacino has played an awful lot of cops during his career, but arguably none more complex than Insomnia‘s Will Dormer, the officer whose murky past and tortured conscience can’t erase the fact that he’s a formidably dogged investigator. Dragged out of L.A. and into a gloomy corner of Alaska, Dormer cracks a murder case in spite of his partner’s death and an attendant absence of sleep — and that?s when things really start to get grim for him. Directed by Christopher Nolan and stocked with a cast of talented actors that included Hilary Swank, Maura Tierney, Martin Donovan, and — as the world’s skeeviest crime writer — Robin Williams, it racked up a healthy $113 million at the box office and wowed critics like Salon’s Andrew O’Hehir, who grinned, “Here’s proof that it’s still possible to make pop-oriented yet personal movies with an A-list cast and a zillion bucks.”

5) Americani. Pacino’s career has seen its share of high points, but 1992 was a pretty good year to be Al — not only did he score a Best Actor Oscar for the hit Scent of a Woman, but he also picked up a Supporting Best Actor nomination for his work in another film — and one that, unlike Scent, has grown into a cult classic over the decades. Carried nimbly by an impeccable cast and directed with cool precision, James Foley’s adaptation of the David Mamet play Glengarry Glen Ross may have failed to find a wide audience during its theatrical run, but its uniformly impeccable performances, endlessly quotable script, and sadly resonant themes have made it an enduring favorite for a steadily widening circle of film buffs. Applauded Entertainment Weekly’s Owen Gleiberman, “The performers achieve a true ensemble rhythm; at times, the entire office seems like a single, shouting organism.”

4) Insider. For a certain breed of film fan, a truly great thriller is one that can get the viewer’s pulse pounding with sharp dialogue and an artfully assembled plot rather than a lot of action — and that’s pretty much The Insider in a nutshell, which might explain why it nabbed seven Academy Award nominations in spite of being a commercial flop that took a behind-the-scenes look at a landmark 60 Minutes segment in which a tobacco exec blew the whistle on deceptive practices prevalent in the industry. It might sound like awfully dry material for a film, but Michael Mann’s propulsive direction made The Insider‘s extended running time fly past — although it certainly helped that he had a pair of fine leads in Al Pacino and Russell Crowe. “What I didn’t expect,” admitted the New York Observer’s Andrew Sarris, “was an intelligently absorbing entertainment that ran for two hours and 40 minutes, during which I didn’t once look at my watch — just about the highest praise I can bestow upon a film these days.”

3) Dog Day Afternoon. Truth is often stranger than fiction, and that’s definitely the case with Dog Day Afternoon, Sidney Lumet’s darkly comic take on a real-life bank heist that went utterly awry and ended up captivating New York City during one sweaty August afternoon in 1972. Working as a dramatic thriller, a love story, and a poignant statement on the American sociopolitical landscape of the early ’70s, Afternoon was nominated for six Academy Awards (including one for Pacino, picking up his third Best Actor nomination) after racking up $50 million during its theatrical run. Still a consistent critical and audience favorite, it’s currently enshrined in the National Film Registry — and still picking up positive reviews from critics like Movieline’s Stephen Farber, who applauded, “Dog Day Afternoon brims over with energy, rude humor and understated pathos.”

2) The Godfather, 2nd Part. Some movies are such big hits that they basically guarantee a sequel, while others are so beloved that even thinking about trying to follow them up requires a monumental amount of filmmaking chutzpah. Francis Ford Coppola’s The Godfather falls squarely into the latter category, which is part of why 1974’s The Godfather Part II is such an incredible achievement: Not only did it follow in its predecessor’s blockbuster footsteps at the box office, but it also (nearly) replicated its critical batting average — and while it lacked Marlon Brando’s magisterial presence, it more than made up for his absence with a generation-spanning storyline that juxtaposed the impossible choices facing Michael Corleone (Pacino) with the ruthless rise of his father (Robert De Niro). “This film has an even broader scope than the original,” mused Jeffrey M. Anderson for Combustible Celluloid, “but does not fail in its depiction of small, intimate moments and surprising emotional reveals.”

 
1) The Godfather. We cover a lot of critical winners in these Total Recall columns, but very few of them boast a perfect 100 percent on the Tomatometer — let alone the level of blockbuster commercial success enjoyed by The Godfather, which briefly held the distinction of being the top-grossing film of all time. It’s all richly deserved; one of the most influential entries in the modern cinematic canon, it unfolds a sprawling, multi-generational saga with power and grace, using a solid screenplay (adapted by director Francis Ford Coppola from the Mario Puzo novel) and an impeccably assembled cast (including the Oscar-nominated Pacino, James Caan and Robert Duvall, and led by Best Actor winner Marlon Brando) to deliver what TIME’s Jay Cocks praised as “that rarity, a mass entertainment that is also great movie art.”

Personalmente, credo che questa lista sia parecchio sballata. Innanzitutto, a livello qualitativo di messa in scena, Il padrino 2 è meglio del capostipite (di famiglia…).

Non compare Carlito’s Way, da primissimi posti, perché De Palma meno nascosto di voyeur. Vero, romantico, sincero, epico. Con tutto il rispetto per Nolan Christopher, non faccio ancora scambio con Brian. Preferisco le sue notti alle insonnie. E poi? Sì, Insider, ottimo, lodevole e di Mann. Ma, di Mann, manca Heat, il suo capolavoro assoluto. Che razza d’imbroglio è mai questo? Qui tacciono la verità.

Poi Cruising e quel che ci va “dietro” di moralismo americano che lo censura.

Eccolo, a 72 anni, in formissima. Al Pacino e il suo proverbiale cappuccino:

Pacino il teatrante


24 Dec

Pacino di nuovo… video “americano”. Americani…


29 Nov

Glengarry Glen Ross, ragazzi.

 

Pacino e il suo theater di “Glengarry Glen Ross”


06 Nov

Fino a Dicembre, visti gli incassi.

 

“Americani” – Recensione


27 Oct

“Squali” dello squallido ufficio dei cap(p)i e delle “decapitazioni”…
Capitalistica autopsia di aziendali… già “periti”

Ieri sera, come sempre… non avevo sonno. Così, a mo’ di Nanni Moretti (sul quale ritorneremo in “tema” ma in termini non propriamente “cioccolateschi” di stima) mi catapultai in cucina, aprii il tinello delle “meraviglie”, e afferrai un barattolo da 400g di Nutella, “leccandomelo” tutto fra una cucchiaiata e una sigaretta inalata di tabacco mescolato alla crema gianduia di questa ricetta godibilissima di cacao e nocciole sciolte come le calze di Kim Basinger nel suo spogliarello più “cocco(loso)” di birbante, abbaiante “cagnolino” alla Joe Cocker…

Il pancino si rimpinguò ma l’esistenzial vuoto no…
Quindi, riaccesi il PC, scartapellando su “YouTube” alla ricerca d’altre delizie per il mio “palato” ancor non riempito. Accarezzai una (movie)clip gustosa d’un film che vidi, anzi “avvistai”, anni or sono, quando mi rintanavo nelle magiche “libagioni” della mia magione un po’ senza “ragione”. E capit(ombol)ai proprio su “Al Pacino”.
Tombola, Bingo!

Questa pellicola fu da me visionata la Notte prima dell’esame mondiale della clamorosa débâcle (non al Cibali, però) del grande, strepitoso, imparagonabile Luís Nazário de Lima, in Arte calcistica abbreviato in Ronaldo.

Che batosta, povero Ronny. Altro che Rocky. Vince lo “stronzo” Ricky…

Tu che portasti, su portamenti dribblanti e sfondanti, il Brasile alla Finale. Fosti sfondato, appunto, dall’arrogante Zinédine (Yazid) Zidane, che ti mise “zitto”.
T’infil(z)ò con due colpi di “palle” dalla sua testa “caprona”.
Festeggiando di Coppa per la Francia che si riversò sotto la Eiffel, tutta ubriaca di “capriole”.

Tardivamente, scoprimmo l’inghippo che ti paralizzò “monco”.
Stavi male, e quei medici irresponsabili ti sedarono per spezzarti le gambe. Quell’immagine di te che scendi la scaletta dell’aereo, tutto “storpiato”, s’è impressa nel peggior immaginario dei brutti ricordi “pasoliniani”. I tuoi ammiratori, scioccati, gridarono “Stronzi!”.

Perché ti(in)castrarono?
Perché temevano che il tuo “tiro” potesse esser troppo letale e disarmante per la combina. Gli scommettitori, ammanicati alla “Federazione”, avevan già “blat(t)er-ato” al fin che tu “atterasti” sciagurato e rovinato, schiantato da farmaci che immobilizzaron le tue serpentine iridate.

Torniamo a questo James Foley di “folli” poveri “Cristi”.

La Donna è mobile, e io sono il suo mobiliere
. Già, Totò ci sta.
Calza a pennello… proibito per questa storia di “pompe funebri” immobiliari.

In tempi di crisi, bisogna escogitare un metodo “integrativo” per attivare la “promozione” che sbatta i “polli” nei licenziamenti.
Sì, the hardest thing in life is sell. Amici veri. Amici generosi. Amici per la pelle. Degli altri. Questi gli “slogan” che “slogano”, appunto.

Vendersi e saper vender bene la propria merce, le proprie marche(tte), smarcare i “falliti”. 

Chi non starà, ecco, al passo con le vendite, finirà in mutande, assistito dalla “mutua” perché “ammutolito”. E se proverà a denunciare la carognata, sarà sporcato dai porci “sociali”.

E finirà a vivere (?) sotto i portici…

In una Chicago di cagoni, un’agenzia sull’orlo del collasso, per salvare la baracca, lancia una sfida che premierà chi non affonderà ma di barca galleggerà… ah-ah!

Un’agenzia nella merda, ove rimarra “in piedi” solo il più scaltro e “sveglio”. Questa la proposta (in)decente: al miglior venditore una Cadillac Eldorado, al secondo “piazzato” una collezione di coltelli, a tutti gli altri un calcio in culo, per “defenestrarli” in mezzo al lastrico e alle lastre di ghiaccio.

Fra questi mostri (non solo sacri), la spunterà il più “scafato”: Roma, come la capitale dell’imperialismo di “amatriciana”.

Roma, un Pacino mai così bello quanto bastardo di monologhi secchi come il rasoio. Forse, è per questo che l’Uomo di Sinistra, Moretti Nanni, lo reputa “basso?”.

Pacino possiede una tecnica straordinaria e anche, qui, una capigliatura da “tutti in riga”. A passo da gigante, illumina la scena così come spegne i suoi concorrenti. Meno preparati in merito “azionistico” ma ugualmente bravissimi di classe attoriale. Un cast magnifico, con un Jack Lemmon enorme, un Kevin Spacey già mentore di Al, “in sordina”, e un Jonathan Pryce che “fa la parte del tonto”.

Cene dei cretini…

Sceneggiatura coi contagiri del velenosissimo David Mamet, e Pacino, sempre Lui, candidato come “Non Protagonista (?)” sia ai Golden che agli Oscar.

Di cui citiamo la sua amarezza “vincente”:

sui treni tutti gli scompartimenti puzzano vagamente di merda; col tempo non la senti più. È molto duro doverlo confessare. Sa quanto c’ho messo per arrivarci? Un sacco di tempo. Quando morirà, rimpiangerà tutte le cose che ora non fa. Lei crede di essere frocio? Sa cosa le dico? Siamo tutti froci. Lei crede di essere un ladro? Chissenefrega. Se ha il problema di una moralità piccolo-borghese se ne liberi, via, la allontani. Fa le corna a sua moglie, e allora? Niente rimorsi. Si scopa le ragazzine? Segnerò che le piace. C’è una morale assoluta? Eh? Forse. E che cosa cambia? Se lei crede che c’è, allora la abbracci fino in fondo. I cattivi vanno all’inferno? Io non ci credo. Lei ci crede? Agisca da credente. L’inferno è qui sulla Terra? Sì. E io non ci voglio stare. Questo penso.

Film tornato di moda, visto che, in questi giorni, proprio Al Pacino lo sta riportando in scena a Broadway, registrando un successo pazzesco.

 

 


(Stefano Falotico)

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