Sì, quest’uomo mi ha sempre inquietato. Questo riccone sfondato che viene considerato uno dei più grandi registi del mondo.
E qui mi lancerò nella disamina, ragionata, ponderata, porgendogli lo stesso sguardo severo e arcigno di Sigourney Weaver, una donna da cui star lontani perché, con la sua seriosità sussiegosa, potrebbe attentare al vostro guascone star al mondo, adocchiandovi dall’alto in basso come Ripley e schiacciandovi come scarafaggi.
Tornando al Cameron, costui, in quasi quarant’anni di carriera ha diretto meno di dieci film, se escludiamo i prossimi Avatar, che non credo riuscirà a giare perché, pur essendo nato nel 1954, mi sembra malmesso e ridotto in stato pietoso. Quindi non camperà, secondo me, ancora molto. Non gliela può fare. Ma, se riuscirà nell’impresa, mi congratulerò con lui e gli offrirò da bere al bar TRIUNFO, scantinato losco delle zone del materanese.
Costui esordisce con uno dei film più brutti di sempre, una cagata sesquipedale chiamata Piraña paura.
Sì, all’epoca, dopo Lo squalo di Spielberg, ci furono le annate in cui andavano di mode i film sui “pesciolini” cattivi, tipo L’orca assassina. Mi ricordo che lo vidi da piccolissimo in tv perché mio padre, in assenza di mia madre, voleva rifarsi gli occhi sulle due interpreti femminili, la Charlotte Rampling che fu, e soprattutto quel pezzo di patonzona di Bo Derek. Sì, mio padre è stato sempre appassionato anche di Jacques-Yves Cousteau e seguiva tutte le sue immersioni subacquee, perché spesso veniva affiancato da modelle in bikini atomici. E mio padre sognava di accalappiarsele in un sol boccone in maniera “palmata”. Sì, per poi trascinarle sulla terraferma e praticar loro il bocca e bocca con tanto di bocchini “branchiati”.
In quel periodo, dopo la visione di Piraña paura, mi ricordo di una serata in cui i miei mi portarono in un ristorante rustico. C’era un acquario con questi roditori e il cameriere mi disse di non immergere la mia manina in quell’acquetta ma di soddisfare la mia acquolina in bocca con un paio di gamberi fumanti. Poi, mia madre mi disse di mangiare una sogliola, perché conteneva il fosforo necessario allo sviluppo di un ottimo cervello. Ma vi dirò… un cervello ben sviluppato abbisogna anche di un vertebrato muscolare denominato appunto spesso e volentieri “pesce” ma che appartiene alla classe molto “animalesca” degli endotermi, cioè bisogna avere anche un grosso uccello, uccello a sua volta originatosi dal velociraptor che, se non usato con gentilezza alle donne, può trasformarsi in un predatore alla Harvey Weinstein.
Ora, tornando al Cameron. Terminator è un capolavoro, anche Aliens, anche The Abyss. E Terminator 2 vale per la colonna sonora e, se eravate delle ragazzine in cerca del vostro idolo teen, per un Edward Furlong “carino”, prima che si disfacesse con droghe e zoccolette.
Sì, Edward è uno che consigliava a Schwarzy di dire no hay problema e invece di problemi ne aveva un casino. Tanto che credo faccia adesso lo stesso lavoro di Spider in Quei bravi ragazzi.
Titanic invece è l’apoteosi della grandeur. E lo sfoggio “pomposo” del seno di Kate Winslet prima che diventasse una matrona da casa di appuntamenti romani. Sì, Leo a poppa e a pru(gn)a se la spupazzava col suo vigoroso “albero di mezzana”.
Avatar… non ne parliamo neanche. Le bambine della scuola elementare vicino a casa mia scrivono sceneggiature ben più intriganti. Sì, sono precocemente smaliziate. E, fra una matita e un pastello, immaginano già di “colorare” il “pennello” del maestro.
Su Rai 3 danno la corsa campestre. Gara fra donne con cosce slanciate. Fra una scandinava moscia e una tedesca rocciosa, preferisco la camerunense. Ha uno stacco migliore di Kathryn Bigelow. Anche se Jamie Lee Curtis dello spogliarello di True Lies è imbattibile.
Questa è fantascienza. Allo stato puro.
di Stefano Falotico