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I refusi nei libri, gli errori di montaggio nei film, detti bloopers


20 Oct

Il “mestiere” di scrivere e l’arte del montaggio: i refusi sono la bestia nera di qualsiasi letterato, il blooper è l’“orrore” che può “rovinare” un capolavoro intoccabile, anche una vita

Da quando ho intrapreso questa bislacca, appassionante, avventuriera esperienza, d’esperire sempre di più per migliore d’apportarmi, mi son subito imbattuto nell’incubo di ogni scrittore, il cosiddetto refuso, appunto.
Secondo molte “enciclopedie”, il refuso è un errore di stampa causato dalla “digitazione” attorcigliante, “scambista” delle dita che batton la tastiera. Esempio lampante a mo’ esemplificante di come, all’apparenza, il testo è “scorrevole”, invece t’accorgi a posteriori (inteso anche in senso s-figurato di “Cazzo, che s-vista, mi faranno il culo per un’imperfezione di tal “misure”) che i “conti non tornano”: compare “feto” al posto di “fato”, ché la lettera è diagonalmente vicina alla “a…”, ah che dolore, e l’intero apparato poetico (anche tuo gastrointestinale da non digerirlo) va proprio a farsi fottere.
Così, il tuo trattato sulla Bellezza maiuscola, per colpa di questa vocale che vien dopo la e, è interamente crollato in un “Fa cagare simil i coprofagi”.
Insomma, il libro verteva sulla descrizione di un innamoramento degno dei poemi cavallereschi, invece questa (s)composizione ha mandato “a monta” l’intera tua cavalcata letteraria.
Regola basilare, per perfezionarsi da “investigatori” di tal delitto (s)macchiante e bastardo, è leggere sempre di più meno da cap(i)re. Anche se, in Italia, tutti voglion diventare “artisti” improvvisati e hanno appena letto le filastrocche del Signor Bonaventura… nella sua prima avventura, leggiamo questo gioco di parole:

qui comincia la sciagura del signor Bonaventura,
che a scrutar sta con la lente d’un vulcan le lave spente,
il vulcano si ridesta con rabbiosa ira funesta,
e il meschino in aria scaglia,
come un colpo di mitraglia…


Detto, fra “parentesi”, meglio Bonaventura di Alighieri Dante…

A ciascun’alma presa, e gentil core,
nel cui cospetto ven lo dir presente,
in ciò che mi rescrivan suo parvente
salute in lor segnor, cioè Amore.
Già eran quasi che atterzate l’ore
del tempo che onne stella n’è lucente,
quando m’apparve Amor subitamente
cui essenza membrar mi dà orrore.
Allegro mi sembrava Amor tenendo
meo core in mano, e ne le braccia avea
madonna involta in un drappo dormendo.
Poi la svegliava, e d’esto core ardendo
lei paventosa umilmente pascea:
appresso gir lo ne vedea piangendo
.

 

Sì, troppo arcaico questa Dante, dai dai, diciamola a Beatrice. Meglio Virgilio! Ah ah.
Uno che ti non avea bisogno di creme Nivea, come Gabriel Garko l’effeminato mascolino, per averti e di alveari esserti penetrante in Paradiso, cioè tue gambe allargate in archi… di trionfo! Ah ah!
A parte gli scherzi e gli “schizzi” su Beatrice, detta anche bitchsciacquata nei panni dell’Arno nell’italiano Bice che fa più “stile”, torniamo punto e (dac)capo.
Innanzitutto, suddividere i cap(itol)i, altrimenti il lettore non capirà un cazzo e sverrà di capitomboli, perso e impazzito nel massimalismo con troppi fronzoli, frontespizi. Spazio, fronte spaziosa, accorci la spaziatura, apra le cosce, due punti, virgole al posto giusto, rientri, qui ficcherei… il corsivo, il grassetto sulla nota a piè di pagina con “nota” bocciante alla grassa poco figa a cui fa… riferimento, da collocare d’asterisco e limarla di striscio, incorpora il carattere, si passa dal Garamond all’Andalus, dall’andar a fanculo al saltar di punto in “notti” in bianco, il dialogo non è chiuso, le virgolette mancano, non c’è ritmo, qui dovevi spingere di più e buttarla sullo sbattertela senza sottintesi, qui invece sei troppo esplicito, hai rivelato il finale dopo tre righe, i personaggii sono due in un giallo ove i protagonisti sono tre, la cornuta assassinata, il marito impotente e il figlio pornoattore pedofilo con complessi d’Edipo, eppur la soluzione non è banale, c’è un cambio di scena e di cerniere, non era stato previsto il lupo della vicina, di palo in frasca, amplessi tra fessi con scheletri nell’armadietto di frassino, una vergine fresca e un maniaco nascosto dietro le frasche, tra dire e il “fare” c’è di mezzo il mare, insomma la stronzata non è male ma va messa a posto, aggiustata, ritoccata, bisogna “darle” una struttura più organica, sì, manca quel quid che rende succosa la “patata”, è assente l’omo de panza ma di sostanza… In pochi panegirici, va rifatta, i personaggi s’avvicendano ma la narrazione non è lineare, troppa carne al fuoco, ridonda, un’opera che è scombussolata, una figata, un’enorme e colossale puttanata!

Il refuso. Ho chiesto la nuova edizione del mio “Hollywood bianca”. All’epoca, data la fretta di pubblicarlo, dopo unediting affrettato di un “correttore” malfidato, troppi refusi son scappati.
Ma la mia meticolosità pretende il massimo “impossibile”.
Non c’è libro che tenga. Prendi Ballard e la Baldini Castoldi mette “valige” al posto di “valigie” e ha ragione, perché si può scrivere in entrambi i modi.
“Perlopiù” è sbagliato ma “perdipiù” è errato, erroneo ma, considerato come perifrastico, può starci.

Regalo il mio libro a un mio amico e lui ironizza su un refuso di cui non m’ero accorto.

Al che, lo lego alla macchina…, lo torturo ché (ci) provi lui.
Il compito, affidatogli e “imbavagliato”, non è improbo: dieci righe da ripetere, ribattere la testa contro, della frase “Sono un coglione”.
Arrivato alla decima riga, gli sfugge “Sono un coglioni”.
Al che, replico che adesso m’ha (di)mostrato entrambe le palle.
Insomma, la gente parla ma non sa, io so ma talvolta sbaglio, sono umano e vorrei assomigliare a un robot.

Arancia meccanica ha un “controcampo” sbagliato. Roba da prima lezione elementare?
Hai voglia… è uno dei film con più “sbagli” della Storia del Cinema, lo sapevate?
Vi cito quello più “stuprante”, li trovate tutti su bloopers.it: nella scena in cui Alex entra nella casa dello scrittore si può notare che prima di stuprare la donna le chiude la bocca con dello scoch facendolo passare dietro la testa ma dopo non è più dietro.

Insomma, ho solo 34 anni.
Da una vita sostengo che Stanley Kubrick me lo mangio a colazione.

Non mi credete?
Ieri mattina, alle 6 puntuali ho telefonato a un povero psichiatra che mi considerò tanto geniale da potere essere un pericolo per la società… ah ah, questa è bellissima!

Volete la verità? Mi ha confidato che ha comprato tutti i miei libri e, da allora, non gli tira più.
Si chiama “Come me l’ha ficcato in culo questo, neanche mi avesse impalato Dracula!”.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Shining (1980)
  2. American Hustle (2013)
  3. Captain Phillips – Attacco in mare aperto (2013)
    Ok, stavolta avete incontrato un premio Oscar.
    Sono cazzi vostri.

Genius-Pop

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