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Il 13 Settembre 1979 nacque il Genius


11 Sep

Storia di un maledetto che si “denirizzò” nel neo anomalo, spuntato sulla guancia per empatie a pelle di Andolini Vito…

Meglio che suonare il mandolino!

Sì, sto assumendo un look sempre più somigliante al Bob. Ieri pomeriggio mi “rivolsi” allo specchio e notai che la lentiggine sulla guancia s’è ingigantita a forma nera, dunque deniriana, di verruca. Una mutazione “metacinematografica” da far impallidire Kakfa e Cronenberg. Ma tutto ha una “regione”. Sì, Bob veniva chiamato Milk da giovane, io sono solo Bobby con la lacrima sul viso… comunque, meglio il colorito ceruleo, pulito al “cloro” e non annerirsi nelle rughe, poi liftate con incuria, delle corali voci di massa.
La mia pubertà fu umorale a pois. Precoce di masturbazioni in solitaria, le “avvenenti” mie compagne delle medie, mediocri in termini fisici nonostante ambizioni da scienziate di Fisica (sarà stata colpa di quello “laureato” all’ISEF, un povero paraplegico che s’eccitava dinanzi a tante fiorenti “gioventù”, impartendo flessioni “ginniche” al suo senza rotelle eppur in carrozzina), un po’ me la mostravano nell’accavallar di gonnelline sotto i banchetti birichini quanto poi, “tirandomi” un affettuoso bacino, concupivano schifezze per eccellenza, leggasi bifolchi maniaci che, di “manesco”, già agitavan le “acque” appena mestruanti. Sì, tutto un mescolio di ormoni appena venuti a galla, fra galli che poi avrebbero dimenticato ogni putrefatta “prima volta” con tali gallinazze nello svoltar, previo “sviolinate” da lacchè, a impiegati col “bianco” colletto.
Sì, prima non sapevano coniugare, poi impararono a memoria la pappardella nell’adolescenza più da papaveri con le “paperine” sboccate-imboccantissime, “solari” quanto depresse ma bastava un “poco di zucchero” e andava giù… glup glup. Galoppate d’arrivisti sulle “bimbe” che emulavano, già mule, le modelle sulla copert(in)a della (ri)vista…

Fu allora che mandai tutti a farselo dar nel culo. Questi paraculi non meritavano un Travis Bickle “straniero” al porcile già avviato… M’innamorai di De Niro e scomparvi nella Notte più “allegra”. Quegli animali scopavano, cazzi che non mi riguardavano. Nessuno/ anche ora mi caga? Per fortuna? Già la mia merda basta. A bestia! Ci mancan solo le racchie, dei cessi e la coprofagia. Per quanto mi concernette, a tal “cenetta”, ho sempre prediletto farvi i “grilletti”. Polemico, asociale, contro ogni convenzione e talvolta, guidando nello “sbandare”, anche punito di contravvenzioni. Meglio di chi si punge nelle vite artificiali! Ah, per rimediar la figa, vendereste le siringhe anche a un barbone senza stringhe. Sarò stringato se non mi capite. Se sei un drogato, ti slogo. Il braccio è mio.

Non ci vedo della perversione. Ognuno ha la sua. Se la tenesse quella zoccola… sta sol che nella gatta ci cova. Altro che cicogne. Queste partoriscono già a dieci anni, previo aborto pagato dalla madre che si fa il lor teen.
Sì, un figlio di papà per minorenni e milf.

Mi terrò sempre bene, conservato di fascino al pepe di pene, al buon come il pandoro, e faccine con la “sordina” da Corleone, Brando a “venire” come miglior attore della sua generazione. Anche se Pacino lo surclassa. Va detto. Tutta la saga, non seghe mentali perché Coppola conosce i mafiosi “ipocriti” ch’eppur pregan sotto la “cappella” nel togliersi il cappello col “baciamo le mani”, è costruita su Michael.
“Puro” da proteggere così tanto che diverrà, appunto, il più cattivo.
Bacerà di Giuda suo fratello Cazale e poi lo ammazzerà! Porco…!
In Quel pomeriggio di un giorno da cani, al nostro Cazale andrà peggio.
Credeva di aver trovato un amico come un “tesoro”, leggasi “rapina” per far il bott(in)o e spartirselo ma invece, oltre che senza colpo gobbo, sarà ucciso di pallottola.
Comunque, anche Pacino ebbe molte gatte da pelare. Cazale aveva la pelata, Michael incontrò, nella vita reale, una Keaton Diane che gli succhiò le palle.
Infatti, negli anni 80, causa lo “spompamento”, Al girò soltanto Cruising, Scarface, Papà sei una frana e Seduzione pericolosa. I nomi glielo dicon “lungo”.
Cominciò a riprendersi la virilità con Profumo di donna… Vinse l’Oscar e Diane, dalla platea, applaudì commossa mentre Al la guardò come a gridarle: “Ecco, mi usasti a statuina per ingessarlo. Tieniti Woody Allen e i suoi o-nanismi, puttana!”. Ma ancora ebbe un crollo psico-sessuale-affettivo, ravvisabile in Paura d’amare.

E dire che Michelle Pfeiffer conobbe un Tony Montana che la montava… Heat significa calore ma Diane Venora chiese il divorzio ad Hanna. Che casino! Pure Natalie Portman che si taglia le vene prima de Il cigno nero!

Ora, che c’entra De Niro? De Niro c’entra eccome. Venerdì uscirà Malavita in America.

Finalmente, una bona Michelle, seppur un po’ invecchiata e scialba. Per la serie: dopo due volte senza neanche una (s)cena assieme, leggi Stardust e Capodanno a New York, Bob fotte Michelle.

Ce la vogliamo dire?

Come vi prendo per il popò io, neanche il padrino.

Sexy beast, sono il materasso e quanti ass-i di bastone! Che bestiaccia che striscia!


22 Aug

Miei tassi a voi che interessa di come lo “intesso?” A te, fesso che hai il chiodo fisso, a te, di fessura, ecco come batte il ferro del mestiere. Fra una giarrettiera e un tirarmelo di doppie punte con permanente cotta a puntino!

Allegria, via dagli allergici “letargici” e letali, sono lor il letame, amate, io sono il Testamento e t’incorno di “sacramenti” per elargir la “viva” ipocondria e, nell’evviva il parroco, sul barbiere delle Barbie! Su, belate pecorine!

Con pachidermica epidermide, navigo nel vostro stagno, oh sì, io vi stano e affloscio la proboscide da elefante nel “laghetto” d’una Donna prominente, come la corna… musa ispiratrice delle mie profumate narici, aspiranti i suoi mestruali dolori anestetici al sessual godimento per sciacquarla… in divorante “ottovolante” su e giù a mo’ d’aspirine rilassanti. D’un rilascio prolungato, un depot depositario del seminar il “panico” con tanto d’impregnare e tutte “bagnare”. Sì, mi copro d’impermeabile sul panno (s)porco e mai in panne montate d’atimia montantissima a tutto “tiro” ma dura tutta la Notte e non solo un attimo (in)dimenticabile, anaffettivo eppur “infettando” i buchi biliosi di biliardo e poi estraendo l’ossobuco nello scarnificarlo a issar il mio per la figa conturbante! Quanto in buca, non sbocca!

Sì, guido a velocità supersonica, rallentando solo in prossimità delle “curve pericolose”, per una sosta “disse(s)tante” e di tambur battente con tanto di gonfiar il pneumatico martello del “radiatore” da (ri)caricare a reiterata umidità ancor solare, mai ritirandolo anche nella mu(l)ta! Anzi, con me parlerà di bolletta.

Sì, uno psichiatra vorrebbe castrarmi di sedativi ma sua moglie, nel sedere, inchiappettai e or sta solo che seduto, mentre io, come il Toro indiano, fumo la sua pipa e schiaccio il (ta)bacco. Lei lo imbocca e il bocchino è a monito “freudiano” dell’inconscio infilato a sue cosce sconce del nostro dottore ché, mostro, è or “tranquillizzato” nel mio frenarla su accelerate di tutta che s’allarga, spingendo nella gemente su elargirglielo con giravolte e “avvolgibili” tanto “melanconiche” quanto “agonica” struscia la gonna e poi dondola nel marino mio “gondoliere”. A remi calmi, da Sospiri veneziani e Ponte “festivo” e da carnevale veneziano per altro baccano e ani “bisestili” ad anal su una di sesta e quindi altri dotti di astio, carnalissimo sguaiato, in gola e a canal “Glande”, trionfante come modellarlo a maniera di Murano, previo troppe sue urla da insonorizzato muro di cint(u)ra.
Inasprito è solo per una di Astio, mangusta è per il gusto anche della puttana di Gustavo, pugliese che non la fa ragliare nel succhiarla a cima di rapa. Io, di vongole, vengo sgusciante ché scudiscio quelle lisce.

Ah ah, tu stai lì, lo stallone sta qua, mio baccalà. Il pesce moltiplico in forme poliedriche d’altezza perpendicolar nello scender, di cerniera slacciata, in “basso” ventre danzante con tanto di seno latteo negli amplessi arrapanti.
Di poppa polpante! Grondan i capezzoli da me morsicchiati e, di mordente, Lei spela il pelin d’orsacchiotta a “lupara” dell’ararla in poi arido “inacidir” costei quando l’abbandonerò per altre bone  a cui lo “abbono” .
Che bombolone!
Io rimpinguo la vacua che poi di grida evacua e d’acqua è (ga)vetta d’altro (s)premerla sul grilletto lavico di slavato e quindi ad altre lucidarla. Basta che non sian vacche e lo ficco. Me la danno, che “danni”, e do ridondante a rose d’iosa giocose.

Non porgo mimose, eppur amo anche le more e di nessuna m’innamoro. In quanto Iago contro il Moro che, geloso del mio goloso, a Venezia appunto “sbianca” in me anche nelle nere.

A raccolta, tutta la congrega inci(n)ta la mia statua greca affinché affili il coltello spartano per altri “spartiacque” liberatori come Mosè a comandamento contro le leggi dei dementi. Ai faraoni, preferisco la faraona di “spaccata”, ai polli il mio “pollo” arrosto su carne contornata di patate abbrustolite. Son Sansone di capelli e spello anche quelle magre come uno spillo per “appigliarlo” ove nel culo lo piglieranno. Pigiando, vado “vendemmiando”, lo vendo a grappoli per l’uva alla quale aggrapparlo, che grappe,  mentre voi “volpi” non addiverrete al venir nella vulva.

Abbasso i lamentosi e sopra le ardimentose!

Ecco una bionda, domani una birra.
Ecco il Guinness del “primate”, ecco la scimmia che t’ha fatto anche la scema della tua fidanzata babbuina. Bamboccio, io spolpo fin alle ossa. E di pompelmo premo se, formosa, Lei me la regala di limoni rossi. Come la Sicilia a tanti culi del mio mai (e)mettere la sicura. Stai sicuro che son più siculo di te. Soprattutto di suoi sì per altri culo e seni. Ecco il mio asino.

La cavallina va matta per il mio “matterello” che scopa fantino a “sfoglia” e di caldo si scioglie nella Macedonia!

Io mi rado, nessuna risparmio, barba e lavaggio inclusi nel p(r)ezzo.
E taglio-cucio se t’agiti di troppo “topa”.

Il troppo è troppo, il topo tappa.
E tu non stappi. Son io che strappo le palle.

(Stefano Falotico)

Al Pacino con la Chicago Band


08 Aug

Al Pacino sta girando in questi giorni Imagine.

La storia di una ex rock star che scopre una lettera di John Lennon. Sì, proprio il compianto leader dei Beatles. Poco altro si sa della trama, se non qualche accenno da cui possiam dedurre che si tratterà di una storia malinconica a forti tinte emozionali (forse meno della tintura ai capelli di Al, ah ah).

In questa clip ufficiale della Chicago Band, ammiriamo un Pacino alla Rod Stewart, scatenatissimo sul palco. Certamente, parte di questa straordinaria esibizione comparirà in qualche scena del film.

(Stefano Falotico)

Totò o Al Pacino?


05 Aug

I film che attendo di più dopo questa stagione “traballante”, in memoria di quella trascorsa del 2012, ben più feconda, fruttifera, oserei dire florida

Sì, appoggio il moderatore che, in quanto a gestir oculatamente le “relazioni” anomale fra utenti di questo sito, prim’ancor di schermaglie “pericolose” nell’alimentarsi da “fuochi fatui”, da falò bruciacchiati, “occlude” la mia ultima play, da paciere salomonico. Esperanto. Diamo speranza!
Credo sia giusto così. Inutile, dispendioso quanto sperperante è attizzar i tizzoni nell’arderci in quanto invero qui tutti amici.
Alcuni talora irrispettosi, altri permalosi, altri a facilmente indispettirsi, io sopra le parti, non so se sotto una Donna amante o un gioco pesante a schiacciarmele.

Bene, pulizia è stata fatta, e mi par doveroso rivolgerci or alla Settima Arte, ché di stil mio dantesco son aulico ivi a descriver voi quel che s’anticipa scottante.

Ora, li troverete poi doviziosamente citati. A corrisponderli di elenco “indovinello”.

Vi propongo e già faccio assaggiar film che si preannuncian gustosi. Tre, non più di tre. Perché non c’è due senza un’altra che mette pepe.
Partiamo col primo. Commedia “assurda” che del grottesco si divertirà di citazioni nello scontro-nuovo-rancoroso fra Rocky e Jake LaMotta.
A brevissimo, il trailer della Warner sarà sfornato, già sul “Tubo” qualcheduno non ha rispettato la “licenza” e l’ha reso disponibile, sebbene “piratato”.
Scovatelo e ciucciatelo. Questo De Niro bolso, però smagrito fisicamente, tirato e senza doppio mento ma di buoni pettorali, questo Stallone asciutto, che recita benino, al di là delle peggiori aspettative mi par una stronzata colossale.
Epico-“ridicolo” ring fra due ex campioni di razza.
Quando a Hollywood venne in mente di scriver sol certa roba, la genialata è davvero così servita.
Spiattellata di colpo da incassi fenomenali. De Niro compirà 70 anni il 17 Agosto. L’anniversario è alle porte.
I miti entran nella leggenda, spassandosela da matti nel prendersi in giro. Dandosele. Han fatto epoca, allora buttiamola in botte.

Il secondo lo vedremo a Venezia, è il teorema versione Gilliam di Pasolini?
No, un Einstein eremita che ha il volto “in utero” di Christoph Waltz, planante nella sua 2001 senza Tempo.
A forza d’usar solo le tempie, solissimo s’isolò ma capì tutto oppure è un russo?
Sì, a forza di russar da matematici nel voler rivoluzionare il Mondo, fuori la gente tromba ed è tutta una “relatività”.
Massa per accelerazione di gravità uguale un capolavoro sesquipedale o una boiata pazzesca da prender a pedate?
Riceverà applausi in Sala Grande? E Barbera andrà con Daria Bignardi come da una vita spera?
Mah. A ogni intellettuale il suo microcosmo. A ogni Daria i suoi diari di bordo. Da cui il detto: “Figa di legno depressa fa rima con fessa”. Alberto, lasciala a suo marito. Meglio i debiti della Biennale che una da delusioni anali. Fidati.
Di mio, preferisco Star Trek, le mie orecchie pretendo a “sventole” migliori delle accavallate da intellettualotte.
Esigo lo scoscio in presa diretta, per interviste barbariche fai da me nel viaggio mentale.
Onanista oppur interplanetario d’occhi fuor dalle orbite?
Non lo so ma, quando non ho sonno, noleggio il “cavo”.
Il terzo è Pacino alla ricerca di Lennon. Questa un’anticipazione. A volte, Al sembra figo sul palc’, altre scimunito a cantar fuori sincrono, imbarazzato, imbranatissimo e mal’.
Speriamo che gli vada bene.
Da quel che vedo, altra chiavica. Al che cazzo fai? Balli da Re Riccardo? Meglio Shakespeare di questo sospirar da concerti.
Abbi fede. D’altronde, la catenona a camicia aperta un po’ tamarra fa.
L’età è però quel ch’è, e non gliela poi fa’.
Anche la tua giovane fidanzata, Lucila Sola, lo sa.
Ma Totò sembri “marionetta” poiché il Principe sapeva che a Losanna lo sanno…

Sì, Totò era come me. Forse il più grande. Aveva capito tutto appena puberale e, da allora, vi piglia(va) sonoramente per il culo.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. All’ultimo pugno (2013)
  2. The Zero Theorem (2013)
  3. Phil Spector (2013)
    Invero, parlavo di Imagine. Ma meglio David Mamet di Lennon.
    Meglio mammata di sorrata. Meglio le sogliole delle zoccole “al limone”. Già.
  4. Totò a colori (1952)
    E ricordate: la trombetta si mette in bocca.
  5. Totò, Peppino e la… malafemmina (1956)
    Si deve prendere la Laura. Sì, meglio studiare di (l)auree su tutte da lodare, piuttosto che diventar un babbeo laureato.
    Da me solo la testa al solito posto, cioè sul collo!
  6. Warrior (2011)
    Questo spacca, anche se uscito un anno prima.
    Tutto un ano!

Who is Bobby Cannavale? Un attore da popò al babà! Al bacio, sì!


16 Jul

Chi è Bobby Cannavale?

 

Bobby Cannavale, attore carnevalesco, come voi, idioti carnascialeschi!

La mia (r)esistenza da “pueril” puledro alla sporcizia delle massaie, si misura da quanto odio Cannavale Bobby eppur abbaio mentre voi vi rabbuiate: evviva gli anni ’90!

Ma che pensi che sia Carnevale? No, sono Cannavale al bacio, al popò di babà!

Altri tempi, che voi non avete vissuto né di memorie rivivrete, ché mi vibravo fra cosce mie spaparanzata versione Eminflex del giusto e sacrosanto onanismo galoppante, inverecondo, sguaiato e altisonante nel trombar da solo, perso tra fantasie “criminose” di gambe accavallanti, discinte con garbo e “gambali” miei di sudato “coraggio. Tempi oramai arenati, dopo tanto e pedissequo, equino “allenamento”. Di bone len(z)e, ricordo le mie masturbazioni che tutte le coglievano, compresa l’impresentabile Antonella Boralevi.

Pomeriggi “casalingui” di liscio fai da te, una, due, tre e poi innumerevoli giravolte sul (di)vano.

Tempi d’aria salubre e “mansueta”, d’un puberale impudico mio “pugnale”. Ah, pugnette che mai gettavano la spugna nonostante il sudore tanto. A capovolto osso lombare, capriole nel sacrilego edolor all’anca sacral per anelar al buchino mentre i miei coetanei si bucavano.
Ah, meglio i miei pann(olin)i sporchi, davvero di film alla Porky’s. Da playboy allietato nel late night, ululante a luculliane donne dal grande culo.

Ma poi giunse l’età adulta e la prugna ti fan ammuffire. Per amarla, t’ammorban di ricette  e devi implorarledi pietistico, devi pagar il pegno se vuoi “impregnarle” col pene. Pane al pane, vino mio poco papale. Ah, come le palpo. Devi guadagnarti le penne all’arrabbiata, condir di pomodoro d’Adamo le dame se vuoi papparle da damone.
Come tutti gli altri che son già stati liofilizzati nell’ovatta a idrofila pancia piena. Ingurgitano d’appetito mai sazio e preferiscono il dolce alle salate.
E non salì poi più. Ti rendon Padre Pio, ti castigan nella stigmata se osi sfregar di mani accalorate nel sangue più verace, pugliese e bestemmiante come a Bari(lla), con tanto di pasta al “pestaggio” se non ti piace Benedetta Parodi. Canta con Minà e sarai poco minatore in Lei in calore.
Sì, guida il trattore e recati in trattoria, ove troie a non finire potrai addolcire. Ti danno anche la panna e il latte da mescere nel cappuccino.
Il cameriere ha il cappello, caspita come la pennelli, sai già che lei, minuscola di l stavolta, ti strapperà le bretelle, poi da barbaro bretone, le sarai barbabietola. Eh sì, dopo la bettola, il tuo abete, mio ebete.
Lei te lo beve, poi andate a pregare nelle cappelle. Confessandovi, fessi, tu reciterai la sua Maria, che di fessure è tutto duro.

Altri tempi in cui il Cinema potevi gustare di rassegne. E assegnar vo(l)ti a chi volevi. Non il volgo modaiolo.

Un nuovo “grande attore” sta ottenendo ruoli a raf-fica, viene dal nulla più “terrone” d’esportazione americana della matrice italo-ascendente sul globalismo cinematografico da vero “cul(inari)o”

Si chiama Cannavale di cognome, ma la faccia non è da divo, perlopiù da panettiere “siculo” emigrato USA con la “Coppola” d’uno nato nel New Jersey e la sua faccia non m’è nuova di padrini e da panino con la mostarda nel performer di merda…

Per forza, Bobby è delle donne “perforatore”, e v’incula a sangue. Letteralmente tradotto così: “Se non gli dan la parte, piglia la tua partner e si becca la sua porzione”.
Egli scippa. Egli scopa. Egli ti fotte e scappa in un altro “ruolo”. Dentro un’altra “immedesimazione”. Occhi penetranti, bucan lo schermo, alle donne gioca di scherma. E spalma le creme!

Infatti, ora è chef per la trasposizione del Palahniuk peggiore che speriamo blocchino nelle forchette alle sue origini “roventi”. Quest’attore non s’allinea ai miei delicati gusti, eppur piace e sta mangiando pellicole su sua pellaccia in filmografia sempre più “allungata”.
Mah, non è dotato d’espressività, sembra Fabio Volo nel Fred Buscaglione più trimone, eppur sarà “dotato” di “qualcosa” che io non vedo. Non pensate “malvagi”, non a “quello” mi riferisco, bensì al suo colluttar con la mafietta. E poi va di cariche e trombette! Anche Frank Sinatra faceva così. La sua voice superò le giuste accuse al suo boss.
Già. Per arrivar lì, a recitare con Pacino di spalla e protagonista di Woody Allen, mai Cannavale leccò culi di “pene” (non fraintendetemi, parlo della “gavetta” che faticar devi “darti da fare”). “Alludo” che qualche spintarella avrà avuto della “ricevuta…” come Emilio Fede e i destrorsi alla Carfagna. Mara lo mirò e, ammirando Silvio, guardarono Omar quanto è bello.
Sì, Bobby è come un nostro “parlamentare” di Destra. Nessuno dichiara d’averlo votato, e allora come fa Bobby a star lassù nella Mecca? Non è, ripetiamolo, “fortuna” di dura “minchia” ma di svendersi al “miglior” offerente.
Bobby contattò la Warner Bros per un provino, ne uscì bocciato, dunque provato. Al che, tornò negli “studi”, legò il direttore e lo ricattò nel puntargli una pallottola da “uomo di palle”. Che non può essere ferito nell’onore.
Da allora, nessun più si permette di scartarlo. E Bobby “sale”… Ogni riferimento al nostro ex Presidente del Con(s)iglio è puramente vero tanto quanto Silvio le verginelle tocca di atti impuri e casuali.
Comunque, un certo fascino del “cazzo(ne)” c’è. “Ammettiamolo”. Cannavale ha il suo perché. Come no.
Tant’è che può vantare una relazione triennale con Sciorra Annabella, alla quale cantava di “mandolino” tutte le notti nel riesploso “Vesuvio” partenopeo, sciorinandole anal. Litigarono per colpa delle sue “pizze” con troppa salsa, leggi percosse da manesco “cuoco”.
Bobby si scaldà, e Annabella pianse in una lacrima sul viso.
Annabella è ancora però cotta del Cannavale, si strugge disperatamente per avergli strappato il coglione rimasto che è. Bobby non ha risentito della “botta”. Nient’affatto indebolito, sta rafforzandosi da “intoccabile”.
S’estende a macchia d’olio e compare, anche simil torta “Ca(m)meo” al bu(d)i(n)o, nel centrar di “cavolo” burinissimo, al burro sulla merenda dei film d’ogni cucina, è la ciliegina che m’induce al caffè senza zucchero.
Sì, il film mi sembra delizioso ma, appena “avvisto” Bobby, mi scende il latte alle ginocchia. E opto per l’amarezza.
Qualcuno ha un cannone per frantumarle tal testicoli di cannolo? Ah, cremoso si scioglie Bobby.

Recensione al righteous kill per Cannavale!

L’omicidio perpetrato alla f(r)eccia dev’esser virtuoso, scagliato d’ira repressa dietro abiti da poliziotto intonso. Altrimenti, è sol che assassinio dietro leguleia “etica” ancor più da stella di “latta”.
Non arzigogolato tra false maschere, sfacciato come un Pacino (spoilero) logorato, “ansiolitico” dell’angoscia sua geniale oggi qui invecchiata, recidiva anche agli impeti urlanti ma “schiamazzato” d’interpretazione sorda, anonima, trasparente ai limiti del brezzolato.
Un grigio lupo di mare nella giungla, scalcinato di zigomi, acido muriatico di teschio in capelli sfibrati, ischeletrito nel ventre dell’Al(ba) che fu, tramontato senilmente, ma non sereno affatto.
Affilatissimo di grilletto facile da “buco” in mezzo alla fronte, forse drogato dell’esser marcito nell’integerrimo codice che (ci) ha tradito.

Non c’è heat in questo freddo poliziesco che non è all’italiana, nonostante le insegne al neon di ristorantini“emigranti”, polar-avanguardismo patetico d’un Cinema tronfio di schiettezza cruda. Tanto da scarnirsi la cena delle sparatorie. A essiccar anche di poco spargimento di sangue.
Lurido underground del sottobosco “inguardabile”.
Amarognolo nel “retrogrado” essere anni settanta in abiti cattivi d’un montaggio schizzato, di testacoda e split screennella messa a fuoco di calibro sfiatate, di recitazioni “lombrosiane” nel Pacino meno se stesso e nel Bob bolso, smemorati dai due miti di Michael Mann.

Quindi vetta da studiare a memoria per ogni (de)generazione futura. Spacca le tempie nell’accecarci con due icone fuori sincrono laddove in Mann, pur comparendo in sole due scene, fra cui una “cenetta”, erano più tavola calda di specchi delle medaglie…

Jon Avnet è mestierante, arrabatta, la butta lì, cazzeggia in una sceneggiatura discreta firmata dal creatore di Inside Man.

Produce Avi Lerner, quindi già impacchetta la paccottiglia, infila Carla Gugino per un paio di tette “di sbieco” neanche inquadrate in modo davvero birbante, la vediamo semi-oscurata da un De Niro montante a sodomizzarla ma da nostro groppo in gola.
Una cavallina triste, una cantilena per concludere in quattro e “quattrocchi” lo scontro di un Cinema senza Sguardo. Ma non è liquame, c’è più melma in tanto degrado che nel Cinema che voi definite elitario, dunque automatica.-mente piacente.

Ma per piacere. Rispettate Bob e Al, ammirateli nel finale “a bersaglio”. Saranno un po’ andati ma la stronzata va ch’è ancora due pezzi da novanta.

Per il resto, rispetta sia la Legge e sia le tue chiacchiere e distintivo…

Come dice il detto, togliamoci il dente e leviamoci dalle palle il Cannavale, Carnevale e pure i caviali.

I sassolini son mie scarpe letterarie da Stephen.

Invero, dovete amare Cannavale, quello di Bombolo, grande viveur che sfotteva tutti gli innamorati falsi

Sì, grande coppia con Bombolo, ma Cannavale era caratterista che derideva le cretine. Suonavano da batteriste, Lui e Bombolo. Arrivavano le bombe! Alla Zucchero Fornaciari.

Dopo aver recitato in farse napoletane sulla disoccupazione, sulla crisi, sull’identità del figlio omosessuale tendente al tenente moscio, pigliava la macchina, si recava nei bar sotto il vulcano di San Gennaro.

E consolava le donnicciole, cantando loro questa strofa di Celentano:

Amica mia, quanto costa una bugia
un dolore che dividiamo in due tra noi
La gelosia, quando arriva non va più via
col silenzio tu mi rispondi che
col tuo pianto tu mi rispondi che
coi tuoi occhi tu mi rispondi che lo sai

La gelosia… più la scacci e più l’avrai
tu eri mia di chi sei più non lo sai
complicità ma che gran valore ha
sincerità che fortuna chi c’è l’ha

Poi, ordinava una marinara e si ficcava l’acciuga. Con tanto di cappero al peperoncino della Campania più verace.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. Chef (2014)
  2. Blue Jasmine (2013)
  3. Il padrino – parte III (1990)

Al Pacino sarà Andreotti?


25 Jun

La notizia viene data da Carlo Lizzani. Il regista novantenne dichiara che Pacino avrebbe firmato per L’occhio del potere. E designato per la parte dell’appena deceduto, fascista-democratico di semidestra sinistroide, cioè Andreotti Giulio, famoso presidentaccio che con la mafia stava e a mignotte andava.

Pacino non accetterà. Non perché il personaggio non sia interessante. Ma perché il regista è oramai nella tomba.

(Stefano Falotico)

Al Pacino e i suoi “No” ad “Apocalypse Now”, “Die Hard”, “Star Wars”


04 Jun

He may be 73 now, and all his best-loved film performances are from the last century, but there’s no denying Al Pacino’s drawing power. He packed out the London Palladium last night for An Evening With Pacino – a curious one-off event in which he was interviewed by Emma Freud as clips from his best-known movies were shown, and genially answered questions from an adoring audience.

Most people left the theatre buzzing, seemingly happy they’d got their money’s worth. Not a negligible achievement, given that tickets ranged from £60 to £250. But for this event, which felt like a fan convention at times, Pacino was halfway home merely by having shown up.

In baggy all-black clothes, he ambled onstage and ran both hands through his hair all night as he talked. Emma Freud lobbed easy questions for Pacino to hit out of the park, and set the tone with her first comment: “Would it be all right if I said I wanted to lick your face?” Friendly grilling, then, rather than Freudian analysis.

Still, Pacino had interesting anecdotes. He’d enjoyed making Scarface (clearly the favourite film of many in the crowd), but found the Godfather trilogy “a long, awful, tiring story.” The studio was apparently poised to dump him from the first one, his first major film, in which he played Michael Corleone, because he seemed to be contributing little. Then director Francis Ford Coppola shuffled the shooting schedule, moving forward a scene in which Michael shoots rival mobsters in a restaurant. The studio suits saw the rushes and concluded Pacino was OK.

There were some decent revelations when he disclosed film roles he had turned down: Richard Gere’s in Pretty Woman (now that would have made it a different movie); Lenny (the role of Lenny Bruce went to Dustin Hoffman); Harrison Ford’s in Star Wars (“it was mine for the taking but I didn’t understand the script,” he quipped); and both Marlon Brando’s and Martin Sheen’s parts in Apocalypse Now.

The clips were exemplary: The Godfather and Scarface, of course, but also the great Dog Day Afternoon and his deliciously over-the-top crescendo of a monologue in Any Given Sunday, with Pacino as a football coach. We also saw a snatch of Scent of a Woman – far from his best movie, but the one that finally won him an Oscar for playing a blind, retired military officer. Asked by an audience member to say his character’s recurring phrase, Pacino obliged: “Whoo-yah.” The crowd went wild.

 

Still, they stayed politely attentive even when Pacino turned precious, discussing the theory of his craft and talking about an actor’s “instrument.” This was a crowd-pleasing evening, yet there was a cerebral edge to it: Pacino aired his grievances about why Americans find Shakespeare hard to get their heads around; he introduced a clip from his latest film, the art-house Wilde Salome, in which he stars with Jessica Chastain; and he concluded the night by reading an ee cummings poem and reciting part of Oscar Wilde’s The Ballad of Reading Gaol.

A few celebrities were sprinkled throughout the crowd: Paul O’Grady; singer Beverly Knight and Linda Henry from EastEnders, both looking smart – and, incongruously, ex-Spurs legend Ossie Ardiles. Also, inevitably, a gaggle of not-quite-recognisable D-listers, there primarily to flaunt themselves before photographers. For someone of Pacino’s stature, the list of invited guests should have been more impressive.

Still, an agreeable if eccentric evening. The thought occurred afterwards that Pacino’s performance was a subtle sleight of hand – giving the impression of sharing long-withheld secrets without revealing anything inadvertently. You can call him Al, but you don’t really know him at all.

Imagine… Pacino o John Lennon? Cannavale o Bombolo? Julianne Moore o Annette Bening? La bona o la banana?


04 May

Change cast

Cannavale Bobby sostituisce Jeremy Renner, Bening la Moore. Non mi sembra uno “scambio” figo.

Jeremy ha i muscoli canini, Cannavale la faccia da scugnizzo,  la Moore è biondona, la Bening una morettina di cui mai m’innamorerei.

Su tal stronzata, vi chiedo di riflettere.

Imagine all the people? No, immagino molta gente e mi passa la voglia di cantare.

Pacino in David Gordon Green’s “Manglehorn”


02 May

Worldview Entertainment has committed to finance and produce Manglehorn, which David Gordon Green will direct from a script he wrote with Paul Logan. I hear they are going out to Al Pacino for the lead role of A.J. Manglehorn, an aging, ordinary guy in a small town who nurses his sick cat, squeezes out a conversation with the local bank teller every Friday, and eats at the same place every day. But there is more to Manglehorn than meets the eye: he’s an ex-con who, 40 years ago, gave up the woman of his dreams for a big “job”. He now obsesses daily over the choices he made. After a dramatic effort to start over, Manglehorn faces a terrifying moment and is unmasked as a guy with a very, very dark past.

 

This figures to be a hot sales title at Cannes, and in a pitch to potential buyers, Green describes Manglehorn“as the story of a guy who gave up the love of his life for a life of crime and now he regrets it as the world crumbles in front of him. His profession as a locksmith is symbolic of a guy who’s trying to find the key to put his life back together. It’s a love story, the choices you make in your youth and the situations you set up for yourself: you end up sitting alone at the dinner table talking to a cat! I do think there is a beautiful humor in this.”

The film marks Worldview’s second collaboration with Green and his production team after the Nicolas Cage-starrer Joe, which will make the fall film festival circuit. London-based WestEnd Films will handle international sales at Cannes. Worldview CEO Christopher Woodrow and COO Molly Conners will produce alongside Lisa Muskat and Green. Maria Cestone, Sarah Johnson Redlich and Hoyt David Morgan will executive produce alongside Todd Labarowski, Brad Coolidge and Melissa Coolidge for Dreambridge Films, which is making an investment in the film. Jody Hill and Danny McBride will executive produce for Rough House.

 

È la storia di un uomo che abbandona l’amore della sua vita per il crimine e adesso prova un enorme rimorso. La sua professione di fabbro è il simbolo di un uomo che sta cercando la chiave per rimettere insieme la sua vita. È una storia d’amore, sulle scelte che fai da giovane e le situazioni che ti crei: finisci seduto da solo a tavola a parlare con il gatto! Penso che ci sia della stupenda ironia in questo.

25 Aprile! Liberazione o compleanno di Al Pacino?


26 Apr

Il 25 Aprile siamo stati liberati dai fascisti? Sì, ma io festeggiai Pacino, nato in codesto dì, e non ho tempo da perdere con reminiscenze di cazzoni Mussolini bendati e incazzati mastini fasciati!

Evviva Alfredo che ti “fredda!” con un “Addio, nazista sei infornato da me in tue palle inforcate di bulbo in pallottole su mie sparate!” 

Ogni anno m’è consuetudine celebrare il compleanno di Al!

Che analizzerò in mio tutto bardarlo a differenza di molti di voi, la maggioranza sciovinista già “bruciata” credendo d’esser crudeli m’ardendo il cero di chi non è d’accordo e “cremandolo” come lo Strudel!

Gli ebrei furon arsi vivi, i russi soffrono di fobia sociale da cui le foibe del comunismo nella oggi massa capitalista a decapitazioni d’andar contro un “Capitano, abbiamo solo un capitano!” per finire accapigliati nello sperpero anche dell’ultimo numero di “Paperino”, scovato nei pressi di una disneyana bettola in quel di Mosca a issarsi in calice, pru(gn)a e complimenti di fantasie e utopia con delle topoline eppur grandi top(p)e di “pugnette”.

E Al Capone fu “solo” accusato di reati fiscali quando ammazzava di sicari, fumando un sigaro e fregandosi le mani “pulite” in teatro assieme a una matrona di “besciamella” sua impazzita, causa nascita anomala e indirizzata al Male dello scoreggione suo “pancino”.

Al Pacino ha compiuto 73 anni, sì, le primavere, mese inoltrato d’Aprile e non da scherzi nello schernirlo, voi che immolate Siffredi Rocco nella Lucarelli Selvaggia “arroccata” sul suo “coccolarla” in combutta d’un altro puttaniere formato “cioccolatone”.

Rocco, il volto “vero” del porco, Selvaggia, il volto “gossip” della porchetta allo spiedo nella moda del cool inculato non da sola ma in “saletta” col salame…

Alfredo navigò sempre per i fatti suoi e non darà mai credito a questi che si svestono e alle selvagge che si svendono per avventarsi sullo spettatore “violento” eppur “cortese” di “baciamano” nei catodici sogni proibiti di linguette, compresi gli spaghetti alle vongole con la cozza della moglie marinara dall’insoddisfacente-affacendato uncinetto e figli inetti con nettare e miele, sudori e “a malincuore” di bava alla boccuccia (in)castrata dal raggio “gomma” del televisore d’un volersi commutar in “proiettor” del suo ergerlo ad “alta” definizione, cambiando canale nei virtuali amplessi senza correr il rischio dello scolo, dato che Selvaggia è scotta e non ci saran cotture della “frittura” di mare, solo un amaro e un mirarla da lontano, come gli scogli “prelibati” di chi osserva l’orizzonte nel “verticale” in culo a sé perpendicolare di coglione annegato! Meglio comunque della zoccola con le zoccolette e le tette fra le tagliatelle del “cuoco”, “gran” al dente di lei “ardente”.

Alfredo nato a New York, innato di talento e non come te, minatore neanche tanto di trattorie saporite e mungitore di vacche insipide. Dai, piscia e stai zitto.

Non ha bisogno di presentazioni né di “presentini”, non addobba il presepino ma non ha neppure un pisellino per ilpurè!

Egli non ti fotte nell’esibizione del suo calore ma accalora la platea con interpretazioni scroscianti nella prima fila ove ci son fighe scoscianti e davvero di bocche buone. Non bonazze da linguacce. Non scemotti da salsicciotti!

Sette film che non son nani ma le prove d’un gigante.

Invero son tre, perché così mi tira e cambiamo registro!

Tu sei solo un aitante, il tuo alito non è un monologo fenomenale ma un affaticato monocolo, mio mongolo. Vaffanculo!

Donnie Brasco

Amicizia tradita, mai stata, forse tutto un incubo. Falliti entrambi, spediti in questa cazzo di vita per due missioni che non interessano a nessuno. Il primo fa il criminalotto, l’altro è un mafiosetto solo di baffi che rideranno del rimpianto.

Insomnia

Capolavoro di Nolan, apice dell’ermetismo fra i monti dell’Alaska nell’insonne, appunto, giornata “assolata” di Notte fuso orario e Al fusissimo che coglierà in flagrante il criminal’ andante-suonato prima di perder la bussola nella sua gravità da avo d’una nave antica, i valori suoi legati all’onore della giustizia.

I crimini efferati van puniti d’Alfredo nel freddo e nel gelo ma che si scalderà sotto “zero” in recitazione da vette Everest. Finale cristiano con la Swank a sorreggerlo dalla via crucis di due ore d’occhi sbarrati. Comunque, non annoia, è Cinema d’aperture mentali e anche boccata d’aria…

Gigione e alla “diaccio” degli eccessi smisurati nel sublimissimo sublimar le battute al minimo su classe al massimo.

L’avvocato del diavolo… e della “minchia”

Quando mai un Keanu Reeves, stronzetto “impuro” e indeciso fra una Theron e una Nielsen (capirai che sfiga), può fregare il Satana fighissimo di parrucchino alla Conte Antonio?

Mai, perché il Devil è Pacino che ti piazza dei “bacini” a vanità per il tuo popò rosso rosso.

Non invidiare il Diavolo, Egli sa perché l’umanità è andata a puttane.

Il primo responsabile è il Creatore che pare esser stato avvistato con Berlusconi ad Arcore, fra una mignotta e l’altra sotto la “Madonnina”.

Con Pozzetto versione “vergine” senza Edwige Fenech a urlare sconvolto “Eh, la Madonna!”, appunto, e Pasolini con Scorsese a braccetto per le vie del centro in questo Montenapoleone “caporale” che non lascia stare i santi e cavalca Troia di (furf)fanti.

Alfredo si salva, salpiamo!

Il resto vada in malora! Che ore sono? Non lo so, tanto non ho mai sonno!


Firmato il Genius

(Stefano Falotico)

  1. Serpico (1973)
  2. Quel pomeriggio di un giorno da cani (1975)
  3. Stand Up Guys (2012)
  4. Il padrino (1972)
  5. Scarface (1983)
  6. Heat La sfida (1995)
  7. City Hall (1996)

Genius-Pop

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