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Scarecrow: banalità vera della sera: un uomo senz’amore è un arido ma forse se la gode, un uomo senz’amici è un uomo morto


04 Nov

Lo spaventapasseri Pacino

Sì, è così.

Assisto sconsolato al mio fantasma che vaga un po’ annacquato, forse da tanti sconsiderati eventi esacerbato.

Io ho avuto sempre un grande sogno nella vita. Trovare un mezzo matto come me e naufragar di notte come i Blues Brothers nella goliardia più sfrenata.

Sì, una bella nottata di bagordi e cazzate da collasso respiratorio. Quando la città s’addorme, la gente va a letto e le donne grasse già da mezz’ora, ronfando, cacciano scoregge sesquipedali che svolazzano nella camera mentre il marito ode questa musica “soave” e pensa che domani sarà un’altra giornata di merda. Di colleghi invidiosi e bavosi sul culo della segretaria, di battutine per celebrare la noia aziendale, una leccatina al direttore e la domenica sera con un’altra partitina.

Ma gli artisti non stanno messi meglio. Anzi, oserei dire peggio. Sono quelli che l’hanno preso più nel culo, detta sfacciatamente come va detta. Vedo portafogli miseri e cervelli pieni. Molte sigarette, troppi caffè e fegati dunque amarissimi. Con tanto di schiuma… di rabbia.

Prendete il marito della figlia della mia vicina di casa. Quando parla non si capisce un cazzo e ogni tre parole ripete la parola precedente, al che un discorso di senso compiuto di nove parole diventa una faticata incredibile. Ché finisci di ascoltarlo quando lui è già a letto a trombarsi la moglie. E tu invece, nel cercare di realizzare il suo interminabile discorso balbettante, sei ancora lì, fermo immobile come uno stoccafisso, mezzo stordito, al calar della Luna, pensando fra te e te… non è che questo stronzo ha ragione?

No, è uno stronzo tartaglione del cazzo.

Sta messo molto meglio di me. Sì, ha iniziato a lavorare a quattordici anni. Credo che abbia letto a malapena solo un libro, se tale si può chiamare, in vita sua… sì, me lo confidò lui in un attimo di sua vanità “intellettuale”. Il titolo da lui letto, ora ve lo dico, s’intitola… Io amo la mia lei e lei ama me ma non sa che io amo bere solo il tè.

Libro che potete trovare in vendita sulle maggiori bancarelle della città Bonislandia. Sì, non esiste questa Bonislandia, ho detto tutto…

Però esiste questo qui. A quattordici iniziò a lavorare come saldatore. Prima di trovare la figlia della mia vicina, diciamo, che saldò molto bene quell’arnese in mezzo alle gambe a tante donne calde che oliava per meglio lubrificare l’incollatura. Poi, una volta arrugginito che fu il pezzo rovente da maniscalco del suo ferro del mestiere, lo appiccicò alla moglie. Nel frattempo, a forza di lavorare duro…, si è fatto un sacco di soldi. E adesso ride e scherza da mattina a sera, andando ogni fine settimana all’estero.

Ieri sera abbiamo preso l’ascensore assieme. Mi ha confidato, consigliandomi di non dirlo a nessuno, che ha letto un altro libro da allora… Voi avete debiti da saldare e invece io ho pieno il salvadanaio.

Sì, era meglio essere ignoranti come capre ma farsi il culo…

L’altra sera mi ha contattato una in chat. Dice che la interessavo. Al che, ha letto nel mio profilo che scrivo libri. E mi ha chiesto di dedicarle una poesia creata sul momento. Gliel’ho scritta sull’onda di una forte attrazione passionale. Lei si è commossa, poi mi ha detto: – Bellissima, ora devo andare.

– Dove vai?

– Dal mio amante.

– Ah, capisco. Che lavoro fa il tuo amante?

– Il magnaccio. Sotto ogni punto di vista. Ma con lui sto bene. Insomma, no, non tanto. Mi sfrutta. Ma a fine mese posso comprarmi un altro Android.

 

Ho detto tutto…

Che te lo dico a fare? Come la vedi?

E ora mi riguardo un film magnifico che, certamente, voi teste di cazzo non conoscete… Lo spaventapasseri con due dei più grandi attori di tutti i tempi.

Ce la possiamo dire senza infingimenti e invidie? Questo mio scritto è uno dei pezzi più belli di sempre. Roba che Walt Whitman mi fa un pippa. No, meglio di no. Donna, dammi una pipa, son stanco delle pippe. Anche delle poppe.

 

di Stefano Falotico

 

Warriors cari, non invecchiate mai, evviva Hill, Scorsese, Friedkin, abbasso il nuovo, dunque vecchio Bellocchio


03 Nov

 

Un Friedkin identico al Falò

Un Friedkin identico al Falò

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Bellocchio era uno con le palle, un tempo, un uomo cazzuto, arrabbiato, delirante, sanamente aggressivo. Anche se non li avete visti, basta leggere i titoli dei suoi film per rendersene conto: I pugni in tascaDiavolo in corpoLa visione del sabba. Poi, negli ultimi trent’anni la Critica sussiegosa, la stessa che aveva snobbato i suoi film pazzi sui folli, sulle streghe, sui dolori della carne, il suo Cinema duro e controcorrente, da quell’obbrobrio de L’ora di religione ha cominciato a considerarlo un genio. Peccato mortale!

Da quel momento terribile, Marco, premiato dappertutto, insignito in ogni dove, ha dovuto dimostrare di meritarsi la nomea di regista “serio”. Ed è stata tutta una sfilza di film sopravvalutati, formalmente molto belli, da dibattiti per talkshow con le zoccolone sinistroidi e l’applauso del pubblico di ritardati, ma privi del pathos viscerale del Marco che fu. Film “educati”, accademici, di una noia micidiale.

Prima ci ha ammorbato con Buongiorno, notte sul caso Moro. Ci mancava solo una canzone dell’omonimo Fabrizio per fracassarci i marroni con la retorica facile.

Dunque, Vincere. Ovviamente su Mussolini e sulla sua porcata commessa ai danni della povera Ida Dalser, sbattuta a letto dal fascistone-porcone e poi ficcata… in manicomio assieme al figlio.

Perciò, come se non bastasse, ci ha propinato La bella addormentata sull’eutanasia e un altro caso fenomenale, quello di Eluana Englaro. Menomale che nel film c’è Maya Sansa, una bella patonzona sul cui seno scatenerei il samba con un po’ di salsa.

E ora, come se con questi biopic tematicamente importanti non ci avesse trivellato la minchia, il film su Tommaso Buscetta, interpretato dall’uomo di Sanremo e della pubblicità della Barilla. Favino! Sì, non l’hanno chiamato ancora per fare la parte di Padre Pio? A me vengono le stigmate appena lo vedo.

Mah, come diceva Checco Zalone… chi è che sopra Barbara Buscetta non si è fatto una pugnetta? D’altronde, chi non conosce la Bouchet, aggiungo io, di suo “bianchetto?”.

Eh sì, cazzo, su YouTube, sino a qualche anno fa andavano forte i video per segaioli di Lorena Bianchetti. Ottima donna questa Bianchetti. Di cosce prelibate e succulente. Faccia da suora ma corpo da burro…

Di mio, sia la Bouchet che la Bianchetti, comunque, mi son sempre state sul cazzo. Barbara molto meno perché, quando iniziò la mia pubertà, lei era già un’anziana gallinella e non serviva al mio “brodo”. Ah ah.

Sì, non ne avevamo abbastanza di fiction abominevoli come Il capo dei capi, adesso anche Bellocchio fa parte della… Squadra… antimafia?

Sì, tutta colpa di quell’imbecille di Pietro Valsecchi con Giorgio Tirabassi. Ma chi è che guarda ’sta roba?

Gli adoratori di queste merdate appartengono a due categorie sociali: le casalinghe che, fra un tortellino, la besciamella e le polpette al sugo, amano strapazzare la maionese con qualche sparo in sottofondo per meglio mescolare la pietanza di “suspense” e dare un tocco siculo-piccante al tutto, così il marito, rincasato dall’ufficetto, si leccherà i baffi da Don Vito Corleone, oppure i super sbandati da Ragazzi di vita del Pasolini. Giovinastri scapestrati con la morosa tamarissima e in cuffia un rapper storpio da hip pop. No, meglio il popper che inala Al Pacino in Cruising. Un vero poliziesco crudele al massimo, che spoglia ogni certezza. Notturno, bastardo, psicopatico e geniale.

Anche Scorsese ha girato molti film “mafiosi”. Ma non sono bischerate da Canale 5 in prima serata! Sono film goliardicamente sporchi, cinici, perfino spassosissimi che uniscono al documentarismo di fondo una poetica pazzesca. Film anarcoidi, sgangherati eppur tecnicamente impeccabili. Recitati da Dio, con colonne sonore da brivido e pezzi giusti nei momenti topici della tensione.

Infine, vado a parare su Walter Hill. Sì, I guerrieri della notte è il suo masterpiece supremo. Purissimo come puri son i ragazzi che lo rendono vivissimo. Ove Michael Beck fa il gallo sessualmente forte da branco di mammalucchi nel quale i deboli scelgono come leader quello che pare abbia il cazzo più pronto e con più esperienze all’attivo, il più fighetto, e un James Remar omofobo a bicipiti nudi, in cui si respira l’atmosfera della mia adolescenza.

Che cos’è questa sbirraglia in giro? Che sono questi centri di salute mentale che avete messo su?

Questa cultura da carabinieri, da tutori dell’ordine, da donne che stirano e asciugano le forchette da pasti in famiglia?!

Ragazzi, avete mai letto Il cuore rivelatore di Poe?

Sì, la storia di uno il quale non è che non sopporti la vecchiaia, non tollera semmai quel rumorino rancido che gli dà fastidio, figlio di un cuore arrugginito.

Perché è giovane, non vuole rincoglionirsi, non vuole adattarsi a un lavoretto borghese, non vuole una donna che lo porti a Teatro a guardare pochade tristissime, una donna ipocondriaca che adora Il misantropo di Molière e che manco sa scopare come Dio comanda. Intendo il pavimento, sul sen(s)o dello scopare sessuale, credo che tal bagascia rinnegata sia andata avanti di toccatine e leccate di culo. Battutine e una passerotta acida e molto secca. Che allegria! Che simpatica!

Sì, io sono un ribelle. Lo sono sempre stato. E lo sarò fino al giorno della mia morte. Appena sento puzza di vecchiume, di gente paracula, di donnette isteriche, insomma di caga-cazzi, scendo nella mia notte.

Come in Taxi Driver.

Scorsese, Hill e Friedkin li stimo. Perché pur essendo delle cariatidi hanno ancora un cuore che batte dinamico, gagliardo, innovativo, forte. Vigoroso. Come piace a me.

Invece, gente come Bellocchio, oramai pedante, scolastica, da compitini… si deve levare dai coglioni.

E, assieme a lui, tutti questi stronzi bugiardi.

 

Sapete. Ieri notte, pensavo… be’, ho ancora quarant’anni per ridurmi ad aspettare la nuova “prodezza” di Ronaldo su Sky, e sono ancora troppo giovine, come direbbe Joe Pesci di Mio cugino Vincenzo, per attendere il sabato sera e incontrare una troia commessa della Coop annoiata, raccattata in chat. Capace che dopo un bacio troppo lungo ti chiede il Bancomat per leccartelo, prosciugartelo, sostanzialmente incularti. E tu esplodi!

Se a voi questo mondo piace e volete continuare così di alti e bassi, prego. Tanto pregate già abbastanza di messe false. Avrete il rimpianto di non essere mai stati artisti ma solo copia-incollatori di recensioni altrui. Uff. Che palle!

Se volete aspettare la nuova posa del culo magnifico della modella strepitosa dal cervello zero su Instagram, fate pure. Ricordatevi però di telefonare al becchino della Certosa per prenotare il posto al cimitero e alle pompe funebri, oltre ai funerei pompini, per una cassa di legno. Tanto, mi sa che siete già andati…

Non fatemi perdere altro tempo in puttanate.

 

 

di Stefano Falotico

Flavio Bucci ha speso tutto in vodka e cocaina: così sfoga la sua rabbia, e dire che pensavo l’avesse sbranato il cane “arrabbiato” di Suspiria, cari cagnacci


19 Oct

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Sì, è stato Daniel nel capolavoro di Argento. Il cieco che viene preso a mali parole dalla pazza Alida Valli perché immondamente accusato di aver molestato un bambino, il pupillo viziatissimo simil Macaulay Culkin della scuola stregonesca.

Adesso, Flavio vive in una casa famiglia. Oberato dalle sue scelte “sbagliate”, dalla sua vita traviata, puttanesca e immiserita fino a dissanguarlo. Un uomo rovinato dalle circostanze o soltanto uno che, dopo aver scialacquato ogni ben di Dio, godendosela come un cavallo imbizzarrito, non vuole più che gli si rivolgano sguardi compassionevoli ma vivere la sua cristologica passione senza sprezzo della vergogna?

Sì, perché in quest’Italia moralista, ove vige quell’oscenità del Vaticano, ove ogni giorno si scoprono gli altarini della Chiesa, lui non ha da discolparsi di nulla e non deve, certo, chiedere scusa a un fantomatico Cristo del cazzo.

«La vita è una ed è tua, puoi farci quello che vuoi. Non mi sento colpevole verso nessuno, non ho rimpianti oppure se preferisce posso anche dirle che ne ho, tanto non potrei cambiare niente. La verità è che tutti ti pretendono a loro immagine e somiglianza, però io sono come sono. Non mi voglio assolvere da solo e non voglio nemmeno andare in Paradiso, che poi sai che noia lassù», sghignazza tonante e tossisce Flavio Bucci, 71 anni, grigio e scarruffato, tuta blu, ciabatte e un bastone con la testa di cane che gli sostiene il passo malfermo del femore e dell’anima, fratturati e mai guariti, mentre accende e spegne e riaccende sigarette nel posacenere di plastica colmo di cicche, accanto all’espresso del bar nella bottiglietta del succo di frutta. «Mi fanno male? Bah, c’è una sola cosa che ti uccide, però non lo sai mai prima, quale sarà».

 

Sì, per arrivare a questo un uomo deve aver avuto, parafrasando Aldo Busi, i coglioni per prenderlo nel culo…

Un uomo che non ti saresti mai aspettato che sarebbe “degenerato”. Invece lui se n’è fottuto.

Ma così andrà per tutti. Sì, d’adolescente sei un sognatore coccolato mentre adulti boriosi ti sputano addosso il loro marciume, tesi come sono soltanto a tirar a campare, preoccupati di arrivare a fine mese, raccattando dignità pusillanimi da fetentoni. E ti dicono di volerti bene! No, non fanno il tuo bene. Credono che la tua felicità consista nel far sì che tu possa crearti, fin da subito, una maschera da bravo ragazzo modello e inappuntabile, cosicché nessuno ti criticherà e, dopo esserti semmai laureato, dopo tanta prodiga buona volontà ferrea, accederai al mondo dei totali piaceri. Scopando come una scimmia, sfruttando e coglionando i deboli, gli ingenui e i creduloni, i buoni… a nulla, quelli che non ce l’hanno fatta, e tirandotela da gagà col macchinone sempre “farcito” di qualche troiona. Tanto, poveri i fessi che hanno abboccato alla parola del “salvatore”. Non c’è nessun Dio, non c’è niente dopo la morte. C’è solo questa vita troia. E quindi goditela e non farti fottere.

Sì, finita l’età dell’innocenza, il mondo ai tuoi occhi si svelerà nel suo stupendo orrore. Allora, hai due possibilità. O accetti il gioco o ti soggiogano. O ti dai come un comune maiale o ti scanneranno come un porco.

Il grande Rino Gaetano cantava…

un mondo diverso, ma fatto di sesso, chi vivrà… vedrà.

Rino, con la simpatia che lo contraddistingueva, lo diceva in maniera giocosa, esuberante, guascona. Stanley Kubrick ce l’ha sbattuto in faccia in Eyes Wide Shut in maniera nudamente stronzissima. Come se poi non lo sapessimo. Io, ad esempio, ho sempre saputo che quelli che andavano a messa erano i primi consumatori di puttanazze. Messaline!

Al che ecco che chi è povero urla che il suo lavoro non gli basta e che i calciatori dovrebbero vergognarsi di guadagnare certe cifre. E a questo povero i benpensanti paraculi gli gridano addosso che è un fallito e la dovrebbe smettere d’inneggiare al bieco populismo.

Chi ha studiato tutta una vita, l’ha preso in culo più di un analfabeta. Perché almeno l’analfabeta non capisce un cazzo e ride come un ebete da mattina a sera. L’uomo troppo colto, sin troppo consapevole, adesso è finito in cura psichiatrica ove lo imbottiscono di farmaci lobotomizzanti perché, avendo capito troppo, perse la pazienza e divenne un paziente, gli rifilarono un TSO e quindi deve stare attento anche a pronunciare un vaffanculo sennò gli diranno che è troppo aggressivo e va, di contenzioni farmacologiche, represso nuovamente, con castrazioni e via dicendo, anche se vuol vedere il culo di Jennifer Lopez in qualche film per casalinghe dementi che amano le storie da Barbara D’Urso come nel tremendo Via dall’incubo.

Adesso, il genio maledetto è angariato come Fantozzi. Il suo fisico, da bello, asciutto e palestrato, in seguito a queste merde di farmaci repressivi, è a pera e lui è a pecora. Mentre lo psichiatra, un cafone mai visto che non ha mai guardato Essi vivono, fa le pecorine con le sue brave agnelline.

Ecco allora che impazza la confusione ideologica. Se sei troppo sexy come Alain Delon, ti dicono che dovresti tirartela molto meno ed essere più discreto e anonimo, non un esibizionista della tua sfrontata, arrogante forza sessuale. Insomma, che dovresti “fantozzizzarti” per essere “normale”. Ma se sei, appunto, Fantozzi, ti dicono che non sarai mai Alain Delon. Giù di derisioni!

Mah, di mio, fra Brad Pitt e Alain Delon, preferisco Flavio Bucci. Un uomo vero, con tutti i suoi sbagli, le sue stronzate, le sue cazzate.

Un uomo finito nella merda. Un grande!

Questa invece è la mia faccia. Se non ti sta bene, c’è sempre una zoccola su Instagram.

Ed ecco una canzone meravigliosa. Una puttanata magnifica di doppio senso. Baby doll nel senso di bambina bambolina o nel senso proprio di mutandina ridottissima per giochini di adulti trombanti quando non tromboni?

Se non ti piace, è appena uscita la nuova canzone di Ramazzotti.

Cosa faccio, in effetti, nella vita oltre a scrivere mille libri?

Lo stronzo. Ah ah.

Non sono così? Infatti, sono peggio. Ah ah.

Se vuoi darmi del matto, fai pure. Meglio esser matti che musoni.

Insomma, per farla breve. Sono cambiato? Macché. E, comunque, fatevela lunga. Anche sotto. Ah ah.

E ricordate, mie battone: io sono un battutista e, se mi va, anche un batterista.

E non voglio altre pulizie da Giovanni Battista e nemmeno le canzoni false di Battisti.

Chiaro, merdosi coprofagi? Ah ah. Evviva i profughi! Ah ah!

E pasta e fagioli! Per te, donnaccia, un pestone e un magro pisello.

 

 

di Stefano Falotico


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Andate a fanculo

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Dopo tanta resilienza, lotte e giustificazioni, voglio sinceramente affogare nella mia morte allegra


25 Jul

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Sì, per me il sesso reale ha coinciso col totale disfacimento esistenziale, con l’impazzimento totale, con la perdita di ogni contenzione morale, con la lascivia più nichilista, screanzata, provocatoria, col vuoto più abissale.

Di solito, accade il contrario. Un ragazzo vergine, al concretizzarsi della copulazione, spesso agognata durante un’adolescenza tormentata, improvvisamente sorride alla vita e con grande nonchalance non vede l’ora di cibarsi ancora… d’intessere il suo corpo, ignudo e proteso all’accoppiamento, con vivo ardore e slanciato nitore. Fottendosene…

L’uomo, sì, arrivato a questo punto fatale della sua inoppugnabile vita escrementizia, dimentica ogni metafisica e, semplicemente, diviene un animale, mascherato in un sembiante umano, che vive per la figa. E, per procurarsela, s’impegna con abnegazione in un lavoro il più possibile redditizio che gli permetta, visti i competitivi canoni occidentali, di presentarsi a essa ottimamente e in garbato stile. Per non apparire scalognato e infinitamente miserabile, gioendo a trentadue denti e fauci spalancate della carne della sua stessa fame divorante.

A me invece è accaduto l’inverso. Allo scricchiolare delle mie pudiche barriere, allo sventolare del mio fringuello avidamente bramato dalla mia bella, succhiato, snocciolato, incuneato e duramente nel suo (di)letto ammorbidito, mi sciolsi nel senso letterale del termine. Mi squagliai, pietrificato da tanto putrescente, sessual fetore.

Al che, gli amici mi apparvero delle arpie, dagli sguardi cupidi e lestofanti, ammiccanti e provocanti, a invogliarmi a essere un “grande”. Grande, nella nostra società, significa essere un figo, un trivellatore, un puttaniere di classe, uno che non va certo a puttane ma sa vendere bene la sua immagine e la offre, bellamente pimpante, alle donne che ne fruiscono con smaliziata maturità troia andante…

E ciò mi sconvolse. No, non dovete compassionevolmente intenerirvi dinanzi alla mia sfacciata sincerità. Per me, la vita sessuale, lo ammetto, mi avete scoperto, trombato e inculato a sangue, è qualcosa di terrificante. D’incenerente e puzzolente.

Vedo donne sfilare in tacchi per le strade che dicono d’insegnare ai bambini autistici la via dell’apprendimento, curatrici dei loro deficit, che poi alla sera corteggiano la loro stessa prostituita bellezza, mercificandola al direttore della Ferrari.

E vedo uomini, un tempo sognatori, che si son dati al più bieco porcile dei loro cuori traviati. Sbudellati dall’ineludibile necessità di scopare come cavalli. Ben azzimati, profumati e, io vi dico, intimamente spappolati, spogliati di ogni decoroso contegno. In una parola insuperbiti e decadenti. Totalmente deficienti. Offrono immagini estremamente dignitose di sé, parlano forbiti e sono sempre aggiornati sull’ultimo film del regista israeliano-curdo-islamico, ma amano tinteggiare le loro noie con gli stuzzichini e gli aperitivi, sbirciando i piedi femminili da feticisti dei loro festini.

Sì, sono indubbiamente malato. E amo rallegrarmi nel mio desertico viaggiare senza meta, fra un umore felice e un altro disincanto magnifico.

Per molto tempo ho frequentato gente a posto, normale, salvo poi addivenire che queste persone erano solo traditrici, pronte a cornificarmi con derisioni degne delle più basse meretrici.

Quindi, mi son affiancato a dei veri pazzi. Ma nemmeno con quelli sono andato d’accordo. Perché, in quanto pazzi, non avevano coscienza della realtà e contentamente brindavano da mattina a sera con le pezze al culo. Lagnandosi oggi e ridendo domani, in un mare d’inconsapevolezza spaventosa.

Invece, ahimè, io ho sempre saputo qual è la verità.

Ed è una tragedia.

Nella vita, c’è la depressione se sei un cesso, ma c’è anche la fine se, miracolosamente, hai successo.

Fidatevi…

Adesso, vado a ordinare un panino col bacon perché ho voglia di carne.

di Stefano Falotico

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Buon Sabato pacinesco


14 Jul

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American actor Al Pacino, renowned for his roles in such films as 'The Godfather' and 'Scarface'.    (Photo by Roy Jones/Getty Images)

American actor Al Pacino, renowned for his roles in such films as ‘The Godfather’ and ‘Scarface’. (Photo by Roy Jones/Getty Images)

Uomini e stronzi, ciechi veri e idioti totali


30 May

Pacino Scent of a Woman

 

Ah, guarda che verga, sì, quell’uomo si chiama Vargas e sa come dar gas alla sua donna. Egli accelera, spinge di brutto, poi si fuma una sigaretta e la vita va che è una bellezza. Oggi una e domani un’altra.

– Deve essere un uomo che sa farci.

– Sì, è un gangster. Le donne vanno matte per gli stronzi.

 

Amico mio, se non sai che significa stronzo, riascolta sul Tubo il video di Gigi Proietti.

 

Di mio, gigioneggio come Al Pacino di Scent of a Woman.

Moglie profumata sempre desiderata!

 

– Vuoi sapere la verità? 

– Su avanti, sentiamo l’oracolo.

– Era uno stronzo anche prima.

– Huu-hah!

– E adesso è diventato uno stronzo cieco.

– Huu-hah!

– Hey, Dio è spiritoso!

– Dio infatti ha il senso dell’umorismo.

– E magari ritiene che certe persone non meritino di vedere.

 

Stronzo: Fig. Frequente come ingiuria rivolta a persona inetta o stupida oppure infida, malvagia e spregevole.

 

Fig non sta per figurato, figurati, sta per voglia di figa. Sì, lo stronzo comune, arrivato a una certa età, pensa solo ai cazzi suoi. Gli amici allora diventano marionette da comandare a piacimento, da trattare come stronzetti, da poveri mentecatti e merdacce, getta alle ortiche tutto il loro patrimonio esistenziale perché una bella mattina gli ha tirato il culo di far lo stronzo, appunto, e l’unico, spronante motore suo alla vita è la figa. E svolge un lavoro “encomiabile”, figo appunto, per coprirsi dietro un’apparenza “raffinata” e ruffiana.

Lo stronzo è la classica persona che se uno è nella merda, è capace di affibbiargli appellativi orribili come invertebrato, babbeo, tonto, inetto, debole, cagasotto, coglione, testa di cazzo.

Ma poi, a ben vedere, se andiamo a esaminare la sua vita, è alquanto miserabile, egoista, tesa unicamente al soddisfacimento dei propri piaceri. Disprezza chiunque lo contraddica, non accetta altre visioni del mondo e dice che sono gli altri che non capiscono, è insomma un genio, ma del suo genio non abbiamo alcuna prova tangibile. Se non la faccia di culo che ostenta da mattina a sera, vantandosi di aver letto libri e aver visto film che altri non hanno letto e visto, per darsi un tono, per farsi rispettare nel suo ambiente, per tirarsela in maniera strafottente, che lui direbbe invece piacente.

E per tutta la vita si diverte a rinfacciare presunte vigliaccherie agli altri, ostinatamente si rifugia nel solipsismo più becero appena trova uno che non sta al suo gioco, lo ricatta, e se sa che quella persona non è nelle condizioni psico-emotive, forse perfino economiche, per autodeterminarsi, lo umilia a tambur battente, dall’alto di una prosopopea e di una cattedratica presunzione astratta, farlocca, ma le persone non sono tutte allocche come le oche che domina e a cui impartisce fottute lezioni, le persone non sono affatto cieche e probabilmente hanno più palle di lui. Che si copre sempre dietro i paraventi, che scappa appena se la vede brutta, lancia metaforicamente i sassi contro i vetri, e poi s’incazza se ha fatto incazzare le persone.

E ne inventa di ogni. Mentendo con un’ipocrisia che ha dell’abominevole.

Insomma, il ritratto dell’italiano medio che si crede giusto e sano.

Peccato che talvolta, per strane circostanze della vita, incroci uno più stronzo di lui.

Non la do mai vinta agli imbecilli e ai maiali.

Fa parte di me.

E dire che potrei stare a godermela come un matto…

Ma come si fa a tollerare gli stronzi? Hanno davanti a sé uno dal cervello di 100 milioni di dollari e invece sono preoccupati soltanto se la persona che abita in quel cervello non è uno stronzo come loro.

E via di offese e falsità!

E sono totalmente ciechi. Una cecità ottusa, belligerante, che non si smuove dalle sue tragiche posizioni neanche se uno dona la vista ai tonti.

Certa gente, secondo me, andrebbe sbattuta in manicomio.

 

 

di Stefano Falotico

Ma come vi siete ridotti? Parla il “povero” Diavolo che alle volte è anche Keanu Reeves


27 Mar

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Mah, a dire il vero più che John Wick sono uno alla Nebraska di Sprinsteen, un Johnny 99 con la faccia del Depp. E a volte assomiglio a quello che sta nella mangiatoia, sì, a Giusepp’.

Ecco, ero in macchina, e ho visto un cartellone della pubblicità dell’amarena. C’era scritto… regalatevi delle zoccole pienotte, no, delle zeppole ripiene.

Ah ah.

Non so se avete letto Un’altra notte di cazzate in questo schifo di città. Da cui Being Flynn.

Circostanze oppure il circo in una stanza. Circumstances…

Sì, che vi piaccia o meno, il mondo è sempre stato così e allora tutto quello che avevamo imparato, l’onestà morale, l’elevazione della coscienza, il valore della poesia, la benevolenza, l’accordare fiducia al prossimo, l’elargirgli la tua sapienza, “travasare” il tuo scibile non a fini maieutici ma semplicemente per spiegare la vita a chi non la capisce, ecco, scopri che è stata solo un’immonda puttanata. Ma quel che turba non è che la vita non venga intesa dai giovani, apogeo di cianfrusaglie mentali, di guazzabugli emotivi spesso ingestibili, di contradditorie euforie, di picchi malinconici perfino manicomiali, di pose e menzogne, d’impudicizie sanissime e trasgressioni al pudore. No, questo non m’infastidisce, è normale, ed è invece anormale il moralismo imperante ove il concetto stesso di moralismo viene frainteso da chi poi usa questa parola a uso e consumo dei suoi diletti, dei suoi sconci, sì lo sono, punto il dito, è un j’accuse, ah ah, sconci letti. Che si acconcino! Sì, aveva ragione Pacino. Cos’è quella permanente su Charlize Theron? È bello avere ragione! Per moralismo intendo quell’atteggiamento punitivo, castigante, proveniente da quelle abominevoli bocche crasse e pasciute che, oramai dando tutto per assodato, avendo appurato, spesso in vite comunque impure, ogni certezza, si scagliano contro le giovani coscienze con una malizia impressionante, scioccante, con un’accidia disgustosa, un risentimento, un disprezzo e un odio incommensurabili. Ce l’hanno con gli impiegati, s’impiegassero a impiegarsi in qualcosa loro di pieghevole. Ah ah. Sì, devono sedersi e invece ragionano di stereotipie perché secondo il lor modo d’intendere un impiegato… ecco l’intendono come un tipo impacciato, sfigato, imbranato, fantozziano, timido, servile, rinnegatore delle proprie gioie, un ripudiatore delle “cose belle”. Ma poi scopriamo che i pagliacci sono loro, tromboni, pieni di manie sessuali, sempre con la battutina più lercia in bocca, a denigrare tutti e tutto, ad attaccare i deboli, i diversi, gli “handicappati”, i neri, gli omosessuali e chiunque non corrisponda, non combaci con la loro visione asettica, fredda e giudicante, morbosa e pestilenziale. Oramai bollita, rincoglionita, stronza e miserabile. Via, ballare! Metto su io la musica, ficchiamo, sì, un pezzo dei Clash!

No, non capiscono, figli di una generazione il cui massimo interesse, avendo smarrito ogni sogno, dopo averlo falsamente glorificato in falsi movimenti sessantottini e poi bruciato nel borghesismo più riprovevole, è la partita di Calcio fra l’Italia e l’Inghilterra. Sì, il picco delle loro noie e bugie, inganni e auto-prese per il culo, il loro conformismo ripugnante e ottuso, è il Calcio, parlare di miliardari che giocano con le “palle”. Che poi non sarebbe neanche male esaltare il gioco, ma il Calcio di oggi non è un gioco, è un giro di affari, di calciatori viziati che mettono il cuoricino alle pornostar, di bambocci che alla classica domanda… come avete giocato… rispondono… miglioreremo, ci stiamo allenando, ci stiamo lavorando, comunque abbiamo fatto una buona gara, sì, eravamo in svantaggio ma poi ci siam messi sotto e abbiamo raggiunto il pareggio, potevamo anche vincere, le occasioni non sono mancate, sì, vorrei dedicare questo punto importante a Fabrizio Frizzi, sì, un uomo sempre col sorriso che stemperava tutto. Un grande uomo.

Magari un calciatore dicesse solo questo… sarebbe un “mediano”. Invece è un terzino delle banalità.

Applauso di prassi in studio, lo spettatore dinanzi a questa frase di circostanza si commuove e poi mangia du’ spaghi con le cozze, ché son la morte loro! Sua! Suine! Ah ah.

Con un po’ di prezzemolo, è buuuooono?

Mah sì, vi ricordate la scena dell’Avvocato del diavolo? Quando Al Pacino alza la tovaglia e la donna accanto a lui si china e combina sotto sotto… qualcosa di “succhiante?”. Ah ah. Sì, la vita, in fondo in fondo, è una pompa… che vi spompate a fare? La gente non vuol sentire eppur ci dà. Sì sì. Ah ah.

Ma no?! Non si può ridurre la vita a un pompino. Infatti, perché non darsi alla totalità di un amore focoso tanto che devono chiamare i pompieri?

di Stefano Falotico

Nella vita accetto la mediocrità, nel Cinema no


01 Dec

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THE DESCENDANTS, George Clooney, 2011. ph: Merie Weismiller Wallace/TM and copyright ©Fox Searchlight Pictures. All rights reserved

THE DESCENDANTS, George Clooney, 2011. ph: Merie Weismiller Wallace/TM and copyright ©Fox Searchlight Pictures. All rights reserved

James Franco

James Franco

 

Aprirei con due frasi celebri, rispettivamente di Al Pacino e di Robert De Niro che, in questo primo di Dicembre, si trovano a New York a girare The Irishman. Rendendomi grato di essere un loro estimatore.

Io credo che si reciti solo nella vita, mentre nell’arte si persegue solo la verità.
Basta una birra a colazione e le ragnatele se ne vanno, la voce ti si alza di due ottave e ti sorge un bel sole dentro.

 

Eh sì…

Poi, inizi la giornata e ti affacci allo splendido orrore dell’aurea mediocritas. Sì, la media condizione umana ove l’uomo comune si contenta di vivere alla giornata, avendo oramai soggiaciuto ai propri limiti e non pretendendo di ambire ad alcunché. Così, le persone vanno a fare colazione al bar, discutendo di Calcio e battagliando furiosamente per prevalere sull’altro da opinionisti che vogliono, esigono di avere ragione. E sragionano, sbraitando con la schiuma del cappuccino che fa la “barba” non al palo ma alle loro barbette incolte. Così, accecati dall’odio, vanno a sbattere sulla “traversa” di una cliente appena entrata le cui tette sono particolarmente sporgenti. E in questa “procacità” vivono di dolce mediocrità. Sognando notti d’amore che allevino, in ogni sen(s)o, pene… che possan “innalzare”… il loro essersi ingrigiti ed adattati a un “normale” porcile di massa ove bisogna lavorare “duro” per portar a casa la mignotta, no scusate, la pagnotta.

Ma io non mi stupisco della mediocrità, uomo medio(cre) son perfino io e mediocri lo sono tutti. Ad esempio, sempre al bar leggevo un articolo su George Clooney. Uomo liberale, fascinoso anche ora che si avvicina alla sessantina, discreto, pacato, sexy senza dar troppo nell’occhio ma “dandolo” a volontà-voluttà, elegantissimo, in una parola piacente. Ma a me non è che piaccia poi chissà quanto e non vorrei aver la sua vita. Vita che gira film classicamente apprezzabili, ma privi di quei guizzi anche rudi e istintivi che li renderebbero più veraci. Sì, Clooney non è un uomo ruspante sebbene stappi molti spumanti. Sì, è invece spumeggiante, quello sempre belloccio nonostante il passar del tempo e nonostante sia stato usurato da mille passere. E brinda sempre felicemente il suo non essere David Lynch. Contento lui, contenti quelli che lo ammirano e vorrebbero somigliargli.

Poi, leggo un altro articolo, stavolta su James Franco, uno che in vent’anni di carriera è apparso in 150 film! Insomma, questo Franco, siamo franchi, è più attivo di un pornoattore. Monta… film su film e non si tiene più il conto di quante se ne sia fatte, no scusate, di quanti ne abbia fatti. È un bravo figliuolo che sta assieme a un’ottima figliola, tale Isabel Pakzad, una che se la guardi attentamente ha eccome il suo perché. Fresca, prelibata, con faccia virginale da illibata, invero è molto dotata…

Di me, guardandomi allo specchio, posso dire che sono un uomo che alle volte crede di non essere un uomo e passeggia malinconico, borbottando con classe inaudita da poète maudit.

Ipse dixit, e se lo dico io (non) fidatevi.

Non sono un ometto ma forse son fritto come un’omelette.

Voi pensate a farvele nel lett’.!

Ah ah.

 

di Stefano Falotico

12 Ottobre 1492, Cristoforo Colombo scoprì l’America e io oggi, nel 2017, scopro l’acqua calda, riscaldandomi in Pacino


12 Oct

Cristoforo_Colombo_1

Der Seefahrer Christoph Columbus (Gérard Depardieu) will die Erde mit dem Schiff umrunden. Ein waghalsiges und umstrittenes Unterfangen.

Der Seefahrer Christoph Columbus (Gérard Depardieu) will die Erde mit dem Schiff umrunden. Ein waghalsiges und umstrittenes Unterfangen.

Sì, ero un campione di memoria alle elementari e questa data non mi sfugge mai. Ero esperto di geografia e sapevo muovermi fra quei banchi “alimentari” con indubbia sfacciataggine da uomo già altolocato, da uomo-bambino che, fra matite e pennarelli, discerneva già il vero e, per sembrare piccolo, per farmi accettare dai miei compagni, fingevo di aver appena appreso l’alfabeto quando invero mi davo a letture caraibiche di più alta scuola, degne del mio essere un precoce Jack Sparrow. Sì, stati di follia pervasero molta della mia vita futura, ma giammai arenai il mio coraggio e son qui, nuovamente, alla scoperta dello stare coi piedi per terra. Debbo ammettere, non biasimatemi, che qualche anno fa venni corteggiato in maniera, oserei dire, oscena. Inserivo foto del mio viso su Facebook e venivo assalito da ninfomani ingorde della mia carne. Volevano spellarmi, rendermi ignudo per il “puro” piacere più materialista e suino. Ma declinai ogni offerta, sebbene qualcuna attentò non solo alla mia integrità sessuale ma volle i soldi spillarmi. Devo confessarvi che non è un periodo in cui navighi nell’oro. La mia vita attuale è sempre incerta, barcollante come una nave nella marea di emozioni perennemente cangianti. Ma comunque ben galleggio. Umori che cambiano temperatura del cuore nei venti di Libeccio mentre la massa si dà alla lettura di libracci. Datemi un abbraccio, mi barcameno e nessuno voglio menare. Sono un saggio alla Caronte che traghetta i peccatori verso lidi più speranzosi…

Ed ecco verso noi venir per nave

un vecchio, bianco per antico pelo,

gridando: guai a voi, anime prave

Non isperate mai veder lo cielo:

I’ vegno per menarvi a l’altra riva

ne le tenebre etterne, in caldo e ‘n gelo.

 

Eh sì, alcuni, quando dimagrisco e ho lo sguardo alienato-allucinato, sostengono che assomigli a Christopher Walken. Sempre meglio che a Claudio Santamaria. Sì, la Santa Maria, la più grande delle imbarcazioni di Cristoforo. Della Madonna! Una nave piena di persone in gamba che mai sarebbero andate a vedere quella porcata di Brutti e cattivi.

Invece, sono apparse le prime immagini di Al Pacino dal set di The Irishman. Un tizio ha ironizzato, dicendo che Pacino c’ha le tette… Questo cafone abbia rispetto del mitico Al, un attore che, vorrei ricordargli, è vicino alle ottanta primavere. Voglio vedere lui a quell’età. Considerando le sue offese da gorilla, deve star attento che a ottant’anni non abbia scoperto in ritardo di essere un babbuino.

Insomma, non siate né scemi né scimmie, cercate di scoprire sempre nuove americane. Ah ah. Sì, le americane son più selvagge… e, mi raccomando, fate i pesci lessi. Il pesce lesso è sempre meglio di quello in bianco. E siate delfini liberi dal branco.

 

di Stefano Falotico22448333_10209784030740345_8949344747720441345_n

(Ri)flessioni ca(n)ute sulla società “losca” di oggi, ossessionata dal s(ucc)esso


26 Sep

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Sì, sto sdilinquendo laddove mi po(r)ta il cuore e non mi curo dal vizio di scrivere le parole fra parentesi, per dar doppio significato alla parola stessa. È un vezzo che ho così come Lynch ha quello di usare Kyle MacLachlan in doppia, anche tripla funzione. Anche finzione. Mi serve per moltiplicare il senso dell’esistenza e per accendermi in passioni che possano sviscerarmi in più par(e)ti di me. Sono l’incarnazione della Loggia Nera, la Shery Lee mai morta, lo sceriffo della cittadina peccaminosa che conosce ogni segreto vostro e mio. E non mi pento della mia stella di latta e anche di bere il latte nella stalla, ove mi reco, ah ah, quando le vacche non vengon (m)unte dai vostri “esimi” stalloni. Da quelle non esimetevi, ah ah.

Sì, molte prospettive mi si aprono ma poche, anzi nessuna, ne “imbecco”. Essendo scrittore di (ca)risma, potrei aprire una “gelateria” di tutte le opere del mondo, ma non avrei il tempo per archiviarle tutte e mi smarrirei nel marasma davvero asmatico del sanguinar ematico e non verso gli altri autori empatico. Sì, una gelateria per leccate di culo? No, no.

Sì, gli spazi letterari li lascio a chi ha la pazienza, la costanza, la precisione di star ogni giorno a leggersi anche libri di dubbio gusto, perfino sgrammaticati, ortograficamente inaccettabili, e poi, per dover di cronaca, doverli “recensire” in maniera decorosa, attribuendo meriti che non meritano. Sì, alcuni di questi siti vengono gestiti in realtà da donne che vogliono solo maritarsi ed, entrando in empatia, con qualche sconosciuto “brillante”, sperano d’instaurare rapporti “collaborativi” di reciproca stima e amore incondizionato verso lo pseudo artista di turno. Ah ah. Ma va…

Così, preferisco rintanarmi nella poesia mia ermetica, agghiacciato da una realtà spettrale piena di ospedali, di gente che sta male e soffre pene dell’inferno. Pene che le donne vogliono, ah ah, e uomini che si concedono con insospettata “apertura mentale”, sì, tutta la settimana si nascondono dietro un fin(to) perbenismo da persone “eccezionali”, quindi quando scende la notte del sabato sera si muovono in territori “erogeni” da veri cani bastonati. Eh sì, sono sadomasochisti e adorano, dopo la frustrazione settimanale, le frust(r)ate del weekend “brioso”, lussurioso, io direi lussato.

Passeggio disincantato in questa vostra realtà scatenata, e osservo un culo incantevole di una cagna che m’inganna. Potrei fumar una canna ma prediligo i cannoli. Mi fanno ingrassare e non riuscirei ad andar da atleta in canoa ma sono esteta delle donne come il Canova. E “crosso” le mie palle come Antonio Candreva. Ah ah.

Sì, non dovete dar retta a tutte le cazzate che sparo. Son uomo che sa prenderla appunto a cu(cu)lo e non si vergogna di esser sé stes(s)o laddove invece molti si affaticano in lavori “stimabili”.

Oggi, siamo invasi dai notiziari. Ma sono notizie date con la fretta di darle. E ne danno così tante che perfino le più grandi pornoattrici non riescono a tenere il conto di questi scop(pi)ati dalle ovvietà.

Tutti son tuttologi, e vogliono “eccellere” in qualcosa per distinguersi. Così si dan da fare con una generosità che ha perduto, invero vi dico, la bellezza dell’attimo. Che non sanno gustare, non sanno neanche “deflorare”, sanno solo spendere per far liste della spesa. Una spesa talmente spessa che pare comunque mai li spossi. E son anche sposati. Che “energie!”. Veri uomini al carboidrato della loro disidratazione affettiva.

Sì, invece io son stanco, sempre, e dormo anche il pomeriggio per poi andar a bere un caffè. Un caffè onesto, un caffè che ama l’aroma dei vostri fe(ga)ti fetidi, un caffè che va giù e dopo ci sta il tiramisù. Con tanto di babà in faccia a te.

di Stefano Faloticosp10-1

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