Sì, è così.
Assisto sconsolato al mio fantasma che vaga un po’ annacquato, forse da tanti sconsiderati eventi esacerbato.
Io ho avuto sempre un grande sogno nella vita. Trovare un mezzo matto come me e naufragar di notte come i Blues Brothers nella goliardia più sfrenata.
Sì, una bella nottata di bagordi e cazzate da collasso respiratorio. Quando la città s’addorme, la gente va a letto e le donne grasse già da mezz’ora, ronfando, cacciano scoregge sesquipedali che svolazzano nella camera mentre il marito ode questa musica “soave” e pensa che domani sarà un’altra giornata di merda. Di colleghi invidiosi e bavosi sul culo della segretaria, di battutine per celebrare la noia aziendale, una leccatina al direttore e la domenica sera con un’altra partitina.
Ma gli artisti non stanno messi meglio. Anzi, oserei dire peggio. Sono quelli che l’hanno preso più nel culo, detta sfacciatamente come va detta. Vedo portafogli miseri e cervelli pieni. Molte sigarette, troppi caffè e fegati dunque amarissimi. Con tanto di schiuma… di rabbia.
Prendete il marito della figlia della mia vicina di casa. Quando parla non si capisce un cazzo e ogni tre parole ripete la parola precedente, al che un discorso di senso compiuto di nove parole diventa una faticata incredibile. Ché finisci di ascoltarlo quando lui è già a letto a trombarsi la moglie. E tu invece, nel cercare di realizzare il suo interminabile discorso balbettante, sei ancora lì, fermo immobile come uno stoccafisso, mezzo stordito, al calar della Luna, pensando fra te e te… non è che questo stronzo ha ragione?
No, è uno stronzo tartaglione del cazzo.
Sta messo molto meglio di me. Sì, ha iniziato a lavorare a quattordici anni. Credo che abbia letto a malapena solo un libro, se tale si può chiamare, in vita sua… sì, me lo confidò lui in un attimo di sua vanità “intellettuale”. Il titolo da lui letto, ora ve lo dico, s’intitola… Io amo la mia lei e lei ama me ma non sa che io amo bere solo il tè.
Libro che potete trovare in vendita sulle maggiori bancarelle della città Bonislandia. Sì, non esiste questa Bonislandia, ho detto tutto…
Però esiste questo qui. A quattordici iniziò a lavorare come saldatore. Prima di trovare la figlia della mia vicina, diciamo, che saldò molto bene quell’arnese in mezzo alle gambe a tante donne calde che oliava per meglio lubrificare l’incollatura. Poi, una volta arrugginito che fu il pezzo rovente da maniscalco del suo ferro del mestiere, lo appiccicò alla moglie. Nel frattempo, a forza di lavorare duro…, si è fatto un sacco di soldi. E adesso ride e scherza da mattina a sera, andando ogni fine settimana all’estero.
Ieri sera abbiamo preso l’ascensore assieme. Mi ha confidato, consigliandomi di non dirlo a nessuno, che ha letto un altro libro da allora… Voi avete debiti da saldare e invece io ho pieno il salvadanaio.
Sì, era meglio essere ignoranti come capre ma farsi il culo…
L’altra sera mi ha contattato una in chat. Dice che la interessavo. Al che, ha letto nel mio profilo che scrivo libri. E mi ha chiesto di dedicarle una poesia creata sul momento. Gliel’ho scritta sull’onda di una forte attrazione passionale. Lei si è commossa, poi mi ha detto: – Bellissima, ora devo andare.
– Dove vai?
– Dal mio amante.
– Ah, capisco. Che lavoro fa il tuo amante?
– Il magnaccio. Sotto ogni punto di vista. Ma con lui sto bene. Insomma, no, non tanto. Mi sfrutta. Ma a fine mese posso comprarmi un altro Android.
Ho detto tutto…
Che te lo dico a fare? Come la vedi?
E ora mi riguardo un film magnifico che, certamente, voi teste di cazzo non conoscete… Lo spaventapasseri con due dei più grandi attori di tutti i tempi.
Ce la possiamo dire senza infingimenti e invidie? Questo mio scritto è uno dei pezzi più belli di sempre. Roba che Walt Whitman mi fa un pippa. No, meglio di no. Donna, dammi una pipa, son stanco delle pippe. Anche delle poppe.
di Stefano Falotico