Credo di essere celeberrimo per il mio umore scostante, sì, oramai scosto tutto e poca fatica mandar tutti a quel paese mi costa. Mi consta, e non mi costa niente (anche se adoro l’attrice-modella Rebecca Da Costa, ché va constatato che è una figa da non contestare e che, non avendola, ti porta a dar testate) che i colpi al mio costato e ai miei testicoli son stati tanti, perentori, “fratricidi”, insistenti e inferti per ferirmi in modo che non fossi più un uomo “fertile”. Sì, credo di essermi sterilizzato a ogni tipo di attacco e alla pace contemplativa son attraccato. I miei nemici, constatando questa mia resa, capiscono che da uomo arrendevole mi son trasformato in uomo amorevole, e adesso constatano che, con uno come me, è inutile accanirsi, perché va preso per l’uomo amabile, dunque insopportabile, che la natura mi concesse di (non) essere, grazie a un Dio misericordioso al quale non credo, essendogli superiore per nascita.
Sì, credo che nacqui prima del Big Bang e fui partorito da una nebulosa fresca come una rosa.
Dopo il pranzo mio lieto, a base di gnocchi ben rosolati in un sughetto appetitoso, mi recai al bar, ove c’è sempre un uomo rozzo che è preoccupato che il barista possa infilare la mozzarella nel suo panino al prosciutto crudo. Sì, non vuole cose che filino, è un uomo poco affettato…, verace e un po’ volgare, ma molte donne se lo filano. E, forse stufo delle sue “mozzarelle” eiaculanti delle sue notti ingorde, egli desidera cibo che non sia “contaminato” da alcun derivato del latte bufalino. Le sue donne al suo “latte” non son vaccinate e ne bevono in quantità industriale, amano il suo essere uomo sincero nel raccontar loro bufale… candide come il suo sorriso lercio da quarto di bue un po’ maialesco.
Sì, continuo però ad andare in questo bar per guardare in faccia colui che incarna la nemesi assoluta del mio mentale impasto. Sì, io sono un metafisico impiastro, però puro come l’alabastro e la sera, quando il firmamento si riempie di stelle, io guardo gli astri dalla mia stalla. No, non sono come questo qui, uno stallone, e col tempo ho imparato a disprezzare anche Sly. Perché, con tutta la stima che si può avere verso il Balboa o il Rambo, non certo si può dire che il “Silvestro” sia uomo di particolare acume. I suoi muscoli sono sviluppati in maniera inversamente proporzionale al suo cervello. Che poi abbia un buon uccello, domandatelo alla moglie… in fondo, credo che Silvestro sia “dolce” e docile come l’agnello. L’agnello si fa a Pasqua, ma a Natale diventano tutti agnellini, e il buonismo impera nel catto-borghesismo da quattro soldi ove la gente spende un patrimonio per regali che non servono a un c… o.
Allorché, la mia tristezza aumenta e, in prossimità di questa festa mondiale, la mia malinconia si fa universalmente galattica. Nella mia vita, ho sempre cercato persone che mi fossero affini in quanto a “tristezza”. Allorché, mie allocche, ne trovo uno che non ama la vita ma poi scopro che comunque scopa e in quel ficcare “delizioso” è momentaneamente felice e sfizioso. Invero è come tutti un vizioso… Poi ne “rinvengo” uno che non crede nella società bastarda e ipocrita, ma poi scopro che tifa per la Juventus. E c’è qualcosa che non quadra col suo essere amante della famiglia Agnelli…
Chi mi conosce sa che sono un genio che non vien soddisfatto a leggere libri di scrittori bravissimi, perché sono meno bravi di me, e quindi mi annoiano. Poi, ci sono quelli che ogni giorno cercano la frase e citazione giusta che possa dar valore al loro umorale lasciarsi vivere. Al che, oggi trovano una massima di Pasolini che fa al caso loro e la postano su Facebook, e domani una di Mussolini. E in questo vivere da imbecilli son tutti felici e contenti. Certo, la madre degli stolti è sempre incinta…
Meglio essere scontenti. In fondo, sono un uomo che potrebbe far l’amore anche con cinquemila bellissime donne e poi rimanere il solito misantropo di quando nacqui.
Cosa voglio dire con questo? Che, per quanto mi riguarda, preferirò sempre il mio culo…
E tu, asino, dai fiato alla tua “mangiatoia”…
di Stefano Falotico