Ecco, l’altra sera una signora altolocata, forse un po’ toccata, non solo nel cervello, sì, una mezza maniaca, mi ha invitato alla sua trasmissione locale, dopo che quello/i di tanti amanti troppo libertini “localizzò” ove tutti sappiamo.
Ecco, nonostante le iniziali titubanze, accettai e, al montaggio, a prescindere da lei montata, per via del fatto, dei falli, che talvolta farfugliai e, troppo intimidito, mi bloccai e la mia autostima smontai, tagliarono le parti peggiori con l’accetta di un editing teso… soltanto a magnificare la mia avvenenza, l’eloquio più disinibito, sfrontato, di fiero cipiglio ma anche umoristicamente pregnante.
– Ecco, si sieda, benvenuto.
– Grazie, lei invece è ben venuta?
– Cosa vuole dire, scusi?
– Insomma, sappiamo che lei “viene” spesso al dunque. Ma facciamola svelta. Sveltina. Ecco, mi presento, sono un uomo che sta cercando qualcosa di stimolante, qualcosa che possa far crescere… il mio ardore creativo.
– Certo. Siamo qui per questo. L’aiuteremo. Come possiamo soddisfarla?
– Be’, andiamoci cauti. È presto per soddisfarla, prima dovremo conoscerci, no?
– Dove vorrebbe andare a parare?
– Non voglio pararmi il culo. No, non ho bisogno di una donna. Ho già troppe gatte da pelare e, a forza di pelar le patate, sono ingrassato. Sì, vengon… bene se fritte, e io adoro quelle del Burger King. Lei quale preferisce?
– Mah, lo sanno tutti. Io non sono lesbica.
– Ovvio. Ha ovuli eterosessuali.
– Sinceramente, gli ovuli non c’entrano con l’omosessualità.
– Gli uomini sì, però. Ecco, non vorrei esser preso per gaio, ma non sono molto felice. La mia vita è agonica, una palude di felci, eppur tante cose… feci.
– Quindi?
– Ecco, veniamo al sodo. Lei come rassoda i glutei?
– Son cazzi miei.
– Ovvio. Vorrei conoscere un reale amico col quale poter instaurare delle sinergie, e attraverso reciproche empatie scatenarci come i Blues Brothers.
– Allora, ha sbagliato agenzia.
– Anche agenda. Ah, la gente. Pensa sempre male.
E lasciami gridare
Lasciami sfogare
Io senza amore non so stare
Io non posso restare
Seduto in disparte
Né arte né parte
Non sono capace
Di stare a guardare
Questi occhi di brace
E poi non provare
Un brivido dentro
E correrti incontro, gridarti
Ti amo
Ricominciamo!
di Stefano Falotico