Fermi con le mani, il Santo deve rimanere sano e saldo, non ci saranno sal(d)i che tengano…, evviva Mickey Rourke!
No, nessun santo che tenga.
Da quando, anni fa, oserei dire ani fa, mi rigettai nel casino pazzesco di massa, fu veramente un macello, un bordello.
Soffrii pene… dell’inferno, contorcendomi nello strazio delle mie budella e inconsolabilmente mangiando tonnellate di budini. Per sopperire alle delusioni disarmanti, figlie della vostra traviata ars amandi.
Sì, il vostro concetto d’amore è assai limitato e vi fagocitate, affannate, cannibalizzate in un pasto nudo che ha poco a che vedere con William Burroughs.
Come il sottoscritto, il vegliardo William si dissociò mentalmente, dunque anche fisicamente, da un mondo malsano ove a dominarla è sempre stato l’aspetto più pecoreccio del sesso più smodato e maleducato, zozzo, pervertito e inchiappettato.
William divenne precocemente incartapecorito perché non era un maniaco delle pecorine. E, fra una sua mania igienica e l’altra, tra svariati disturbi compulsivi mai visti, tagliava una buona fetta di pecorino e sublimava la decadenza dello squallore occidentale, posando il formaggio in un piatto che mai piangeva le vostre sofferenze patetiche da donne che, pur di piacere al burino Pinco Pallino, vanno a far palestra, prodigandosi in cure dimagranti senza la Sachertorte di morettiana memoria.
Sì, facciamoci del male. Pur di avere un orgasmo con un becero uomo ignobile che, dopo aver bevuto il whisky, fa scoregge e gargarismi a tutte le orge, no, ore, la donna mediocre è disposta a tutto per istanti risibili di calore. Optando per una dieta da far schifo al cazzo anche al questore. Uomo ligio all’ordine e sempre abbottonato. Mah, secondo me è meglio l’oratorio.
Sì, io sono immemorabilmente, sì, smemoratamente, stato un fautore e un fanatico delle donne giunoniche, formose, dalle forme armoniosamente voluttuose, queste donne ampollose, ma non nel senso di donne ridondanti, tronfie e retoriche, bensì un po’ sanamente gonfie, ah, più gonfie sono e più mi si gonfia, queste donne calorose davvero, autentiche, sì, dalle forme rotonde e dal cervello un po’ da tonte ma dalle curve circolari, sinuose, pericolose, simmetricamente gioconde come un’ampolla. Queste donne sferiche che non usano raffinatamente penne a sfera ma parlano come dio comanda. Che sanno subito arrivare al sodo e non necessitano di panegirici e di rassodarsi i glutei ma mangiano uova sode e il glutine.
Queste donne lavoratrici che sanno cos’è il sudore della fronte e anche di qualcos’altro. Queste donne per nulla dannate che si dannano come delle matte, che faticano e poi se la godono. Queste donne d’annate, queste donne d’antan. Oramai non ci sono più, sono tutte andate.
E anche voi, maschi, a puttane.
A parte gli scherzi, io sono mister pudicizia, mister freddezza. Roba che un ghiacciolo al limone al Polo Nord, confrontato al mio calore, è più sciolto di un melone a ferragosto.
Io non mi sghiaccio mai. In tante mi cercano, mi bramano ma in fondo non le amo. Perché già patii, per colpa della mia scellerata ingenuità, della mia avventata inesperienza senza che prima esperissi la mia sincera durezza, i piaceri della carne in ogni sua peccaminosa sconcezza. E fu una grigliata. La mia carne, affusolatasi, rosolata in lei avviluppata al mio membro ingrossato, sgrassata e troppo gasata, oh sì, perse la bussola e fu solo una sola. Più amara dell’aceto balsamico dell’insalata.
Tanto sole, tanta luce dei miei occhi e tanto squittente fervore del mio coso inalberato, a lei inoculato, introiettato e spalmato, oh, e smarrii ogni purezza. Estintasi in un fatale amplesso che mi fu letale.
Era meglio quando, depresso, rannicchiato nel mio letto in posizione fetale, non avevo ancora sperimentato quella posizione là. Sì, anale. Prima che il colore lilla di Rossella non mi fosse bruciante ogni innocenza romantica. Lei, troppo ardimentosa, focosa e lussuriosa, scarnificò ogni santità e mandò a troie ogni mia, mentale e non, sanità.
Che sbaglio orrendo. Che botta devastante.
Ecco cos’è successo. Questo maledetto sesso. Lei invero non si chiamava Rossella ma era tanto bella, al che il mio uccello dapprincipio ne godette di fottuto giovamento, quindi la mia anima fu inculata e spogliata d’ogni residua, sin a quel momento addomesticata giovinezza immacolata, priva di ogni sessuale giustezza stuprata.
Fu uno schifo, diciamocelo.
Da allora, presi più coscienza e più cosce. Eppure, parimenti a questo venir più… dentro la vita apertasi e spalancatasi al mio inveirle sofferto ma soprattutto erto, subii un contraccolpo psicologico di natura antologica e forse ciclopica. Forse solamente ecologica. Più a contatto con la natura, ah ah.
Da nano onanista ecco che diventai un comune uomo fancazzista nel senso letterale del termine. E tutte volevano farsi l’affare mio.
Sì, oltre a volersi fare quello, attentarono persino alla verginità del mio cuore con inusitata, scriteriata mancanza di pudore. Con lordezza, malizia e scostumatezza. Senza neppure mestizia! Deflorandolo, mangiandoselo vivo, al sangue insomma, ficcandolo con cattive insinuazioni, obbligandomi ad ascoltare oscene canzonette d’amore e trattandomi da pupazzo con una chiarissima faccia da cazzo come Mickey Rourke ai minimi storici. Cioè quello di 9 settimane e ½.
Indubbiamente uno che fa la sua porca fig(ur)a, come si suol dire ma che, pur di accontentare la passerona, si riduce ad amare Pretty Woman.
A te, donna, piace che mi piaccia questo film? Sì, ti piaccio di più se mi piace? Allora me lo faccio… piacere.
Che vergogna indicibile. Inenarrabile.
Ma io, senza peli sulla lingua, voglio narrarvi tutto per filo e per segno. Senza più seghe di mezzo. Su, non facciamoci i pompini a vicenda, come sosteneva Mr. Wolf. Un vero lupo di mare…
Non ci sono più cazzi che reggano. Questa vita è una gatta da pelare.
Sempre incasinata.
Era meglio quando stavo giorno e notte in casa. Incassato, anche incazzato ma almeno felice. Sconclusionato ma non ustionato.
Ora, ecco che spunta uno che scopo, no, che scopro… mi segue da tempo. È un mio fan.
Sì, è Glenn Close di Attrazione Fatale versione bisex. Certo che Adrian Lyne è sempre stato un bel porcello. Vedi che Richard Gere torna? Sì, gira e rigira, è tutto un giro di prostituzione anche attoriale.
Unfaithful – L’amore infedele. E non fatemi andar a parare su Diane Lane. Oh, mio dio. Qui parliamo di un pezzo da novanta, anzi, da mettere anche a 360 gradi. Gradisca!
Io non mi ricordo niente di quello che scrivo e faccio. Quando scordo, ad esempio, le chiavi della macchina, telefono a questo mio estremo ammiratore e gli chiedo dove le avevo dimenticate. Le chiavi!?
Lui di me non sa solo vita, morte e miracoli ma mi ha proposto addirittura di girare assieme a lui un porno.
Mi ama alla follia. Vuole denudarmi e sputtanarmi completamente. E io invece voglio solo denunciarlo. Ah ah.
E dire, cazzo, che ero stato così meticoloso, mi ero apposta ammalato di fobie sociali, di schizofrenie allucinanti, di depressioni galoppanti e impotenze di ogni tipo e topa. Per rifuggire dal porcile e dalla toppa, patta, persino da Patty. Cazzo, Patty non è male. Ah, quando pattina, lascio stare questa vita in pantofole, con le pattine, e mangio la sua patatina.
Ma avete fatto di tutto per fottermi.
Siete proprio dei figli di puttana.
Ah ah.
Andate a farvelo dare in quel che so io e sapete voi. Ma che sapete? Una beneamata minchia.
Che Genius che sono!
L’unico genio che riesce a fottere tutti e tutte ma soprattutto come incula sé stesso nemmeno questo.
di Stefano Falotico