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Gli artisti sono sfortunati a essere nati in Italia – Parlate tanto di rivoluzioni culturali, di JOKER e ribellioni al sistema meritocratico e iniquo ma, ieri sera, foste tutti davanti alla tv a vedere Sanremo!


05 Feb

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Sì, ancora una volta Pasolini non si sbagliò.

L’Italia è un moloch, un macigno inscalfibile. Più che altro un porfido indistruttibile, un cubo asfittico di gente che si dà tante arie ma a cui piace infliggersi soffocamenti dettati dal suo giammai ripudiato, se non in esibizionistiche, istrioniche pose fintamente trasgressive, background terragno. Legato non tanto a quei (dis)valori fertili di tale madrepatria e terra fin troppo consacrata nell’ipocrisia del cattolicesimo più borghese, bensì ad antichi agganciati in maniera inamovibile e monolitica a retaggi di affezione audiovisiva assai antica.

Persone metodiche che pendono dal tubo catodico e che, nel tempo libero, si sfogano su Facebook, mostrandosi fighe e disinibite, emancipate dietro uno schermo e una tastiera ove non velatamente le sparano grosse, celandosi, forse incellofanate dietro plastificate immagini con cui, (s)truccate nel lifting semmai di un programma che asciuga ogni loro difetto estetico, si sono date all’etica dell’edonismo più sfrontatamente fottuto da esaltati fanatici.

Gridano che se ne fregano delle retrive e assai vetuste regole istituzionali dell’Italia culinaria coi suoi master chef, dell’Italia dei paraculi indottrinati da una superata cultura, sono cazzuti, cazzo.

Una banda davvero agguerrita di convinti finti outsider che a me, puntualmente, non convincono.

In Italia impera la noia, la gente non sa parlare. Parla, anzi, per frasi fatte, si attiene ai beceri luoghi comuni più insinceri. Putrefacendosi nella ritualità più consuetamente immutabile che si rinnova, qui sì, ah ah, a ogni annata.

Al che, ecco che ieri sera iniziò Sanremo. Ne venni a conoscenza, leggendo i vostri post su Facebook.

Un’imbizzarrita società di modelle andate in brodo di giuggiole per il cavernicolo Achille Lauro col suo nude look da Ringo Starr dei poveri e da Adriano Celentano ante litteram di Bingo Bongo.

Sì, Achille, mica un figlio di Troia qualsiasi, no, da guerra di Troia.

Questo mostra tutto il tallone, è bono come Brad Pitt di Troy, cazzo, visto che movimento pelvico da stallone? Visto che pelo? Anzi, è glabro, ma guarda che tatuaggio da iguana tutta inguainata. Mica il patronimico Pelide. Visto che movenze da uomo con tante frecce al suo arco?

Ma andate a dare via il culo, troie. Ah ah.

Diletta Leotta è sempre, intanto, più mignotta, una sgualdrina, una popolana nazionale che parla come se avesse in bocca una caciotta ed è amante non tanto del Calcio, bensì degli uomini che sanno tirare fuori le palle. Visto che cosce, che quadricipiti? Che legamento sinistro con tanto di menisco?

L’uomo italicus se n’eccita, sua moglie spia se lui la guarda ma lui fa quello che non caga la mossa.

Di Diletta che, come la Tirabusciò, eccome se glielo tira.

Un tiro fendente da fetente.

Basta, avete rotto i coglioni. Dove sono i vostri attributi? Vedo all’Ariston solo tribune gremite e platee di gente che fa la ola su un Amadeus che recita programmate battute più scontate delle canzonette di tali scemi che celebrano l’amore della minchia.

Sì, l’amore piccolo-borghese di quest’Italietta che, da tempo immemorabile, parla di rivoluzioni culturali, di cambiamenti sociali.

Di gente che urla di adorare il Cinema di Gaspar Noé e di Darren Aronofsky ma io non salverei neppure se fossi Russell Crowe di Noah. Anzi, se fossi stato Noè (attenzione all’accento, diverso da quello di Gaspar), avrei messo sulla nave di Schettino. Affogate, animali!

Ah ah.

Dobbiamo essere schiettissimi. L’Italia è un Paese di avvinazzati con le fiaschette e il Lambrusco, un immondezzaio di ubriachi di cazzate. Sì, come dicono a Bologna, queste persone andrebbero prese e buttate nel rusco.

Gente losca, gente che se la racconta in modo viscido.

Falsi ribelli che vogliono fare solo i belli. Belli miei, qui sembra che tutto cambi ma quel canale di regime della Rai, eh già, non cambiate.

Ma quale cambiamento? Io ravviso sempre più un imborghesimento, un totale rincoglionimento, un puttanesimo a base di rose rosse per te… ho comprato stasera.

Al che, assistiamo a insegnanti liceali che si struggono e il rimmel loro struccano, ascoltando una canzone dal ritornello scritto veramente in endecasillabi da far venire non il maschio sulla Leotta, rifatta gnocca, bensì il latte alle ginocchia.

Meglio allora regredire allo stato puerile da Joker.

Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte, cantò Gianni Morandi con le sue mani gigantesche da Polifemo.

E voi, sinceramente, fatevi mandare a fanculo, subito.

Senza se e senza ma.

Cos’è che vuoi tu, donna? Il mio uccello? Ma pigliati il velociraptor di Achille. Sei una troglodita che confonde il T-REX col T-1000.Tu mi dici di sciogliermi un po’ ma, come Robert Patrick di Terminator 2, ti faccio no col ditino. Vedi d’inzuppare altri biscotti nel tuo Nesquik, puttana da squirt. Vedi anche di comprarti un cane, un’ocarina, suona con altri la chitarrina, pettina il tuo carino uomo canarino e dai da mangiare ai picci(o)ni fuori dal mio cortile, donna da pasta e pisellini.

Forse sono dei piselloni? Ah sì? A quanto vengono all’etto tali in(s)etti? Infettatene!

Evviva il Pasolini.

Tu, accattone, tornatene nel Porcile. Basta!

Gente che si credette alternativa e pensò che Christina Aguilera avesse una voce migliore di Whitney Houston. Sì, ci vorrebbe il grande principe Augusto Aguilera di Too Old to Die Young. Uomo come il sottoscritto. Non dice una parola, vive senza fare un cazzo da mattina a sera, gigioneggia in casa, sollevando pesi e scrivendo libri. Al che, Miles Teller gliela fa sporca. E lui punisce tale porco. Lo macella.

Sì, tutti questi ometti e queste donnette s’illanguidiscono quando guardano e ascoltano Sanremo.

Sembrano Kate Winslet in questa foto. Con la bocca aperta come se dicessero… bello, bella, com’è bello, quanto m’emozionano.

So io quale microfono bisognerebbe usare con queste zotiche. Diciamocela, con queste super zoccole!

Ah, vedo un’altra sciammeria. Sciammeria, in meridione, significa donna abbastanza scema e zammera che, a sua volta, significa, femmina sguaiata e maleducata. Colei che, dietro retoriche e perbenismi moralistici, si crede investita d’una missione redentrice.

E, da educanda-pedagoga, da psicologa della mutua, si prodiga al fine di salvare le vite altrui quando in verità vi dico che è lei quella insalvabile.

Frustrata e repressa cronica, cioè la cantante Giorgia.

Donna più magra di un grissino che mangia solo grissini. Con la pelle più bianca d’un latticino quando non magna soltanto la mozzarella, bensì pure la sua immacolatezza ammuffita.

Dispensatrice di ritornelli incitanti alla rinascenza della vita alla massima fluorescenza, ah, per questa non v’è nessuna scienza che tenga. Non si può reggere. Le sue canzoni sono, per l’appunto, delle scemenze adatte a donne senescenti. Non più lì senzienti. Io, psichiatra forense e cannibale delle donne e degli uomini insanguinatisi nelle pudiche passioni cristologiche da falsi san(t)i, la obbligo a genuflettersi in maniera beatificante.

– Si prostri e poi vada a prepararmi una crostata. Da me non riceverà la torta di mele, prostituta, neppure del miele. Le diede retta, non so se ritto glielo diede, solamente Pino Daniele.

Questo è il prezzo che

questo mondo impone a noi

di vivere senza certezza alcuna

in bilico nel blu, disperati amanti che

non hanno mai trovato amore puro

piegati alle regole del tuo mercato

mi pento, mi dolgo per questo peccato

 

ma quando respiro mi accorgo che esisto davvero

e stiamo isolati in cerca di gloria

mediocri e muti e senza memoria

ma guarda l’estate è tornata speranza ancora

 

Ma quale Vivi davvero!

Ci vorrebbe Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti per questa colpevole d’innocenza. Può andare bene solo a Vincenzo.

Ah, bel coglione, comunque… Buffalo!

Non trovò i soldi per operarsi e cambiare sesso. Al che, come un ossesso, scuoiò le donne bianche e le disossò.

Ma che cazzo poteva fare? Se si fosse affidato ad Al Pacino di Quel pomeriggio di un giorno da cani, avrebbero preso in ostaggio pure il suo barboncino.

Al rapinò una bianca, no, una banca ma non sbancò e in culo lo pigliò. Alla fine, solo sbiancò.

kate winslet

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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