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I miei registi preferiti, ovvero quelli (s)oggettivamente più grandi e che dunque appartengono alla poetica della mia anima non da tal dei tali, mi pare ovvio


30 Jan

cronenberg

A proposito di body horror, di deliri lynchiani e di De Niro, di mutazioni cronenberghiane…

Qui sotto potete vedere colui che, a forza di guardare tutti i film con De Niro, si trasmutò in lui.

Indubbiamente, la somiglianza è impressionante. Perché Netflix spese un sacco di soldi per ringiovanire male De Niro in The Irishman?83910279_10215589381510486_5827881122972827648_o

Introduzione spiritosa

– Allora, signor Falotico, lei sostiene che i suoi registi preferiti siano Cronenberg, Lynch, Scorsese ed Eastwood.

– Sì, confermo. Perché mi state interrogando?

– Non riusciamo a capire come sia possibile che lei, in effetti, ami i registi migliori quando, in realtà, non è che la sua vita sia delle migliori, detta come va detta. Dunque, siamo stati incaricati dagli agenti governativi che presiedono l’area 51 per testare se lei sia una persona normale o un alieno.

– Va bene. Avete delle domande da farmi?

– Certamente. Si sieda, comodamente. Vuole che le portiamo qualcosa da bere?

– Solo un po’ d’acqua minerale.

– Lei dunque beve, come tutti, l’acqua?

– Circa due litri al giorno.

– Va anche a pisciare, quindi?

– Anche a cagare.

– Bene. Andiamo avanti. Lei va in bagno solo per pisciare e cagare?

– No, anche per pulirmi il viso e farmi la doccia.

-Perfetto. Sin qui, mi pare che il quadro clinico corrisponda a quello di una persona normalissima. Solo una curiosità. Lei è mai andato nei bagni delle discoteche a fare qualcos’altro?

– Per tirare di coca o tirarlo a una?

– Esatto. Risponda, non tergiversi.

– Mi ricordo che, una volta, andai nel bagno di una multisala e scoprii due che stavano scopando nella toilette riservata alle persone con la sedia a rotelle.

– E lei che ci faceva nel bagno dei paraplegici?

– Sapete, fu un periodo in cui mi muovevo poco. Volevo vedere se riuscivo a pisciare lo stesso in un bagno pubblico.

– Cos’è una battuta? Non faccia lo spiritoso. Sia serio. Che ci faceva, lì?

– Accompagnai uno sulla sedia a rotelle.

– Ah, perfetto. Allora si spiega tutto. Ci perdoni se abbiamo dubitato. Andiamo avanti. Lei, leggendo questo fascicolo, sostiene di aver scopato tutte le più belle attrici di Hollywood. Ce lo potrebbe dimostrare?

– Sì, questo è l’hard disk del mio computer. Le salvai tutte in HD.

– Che significa?

– Significa che con la mente le scopai tutte. Non specificai, scusatemi.

Ok. A proposito, possiamo fare il backup personale di questi salvataggi? Non si sa mai, vogliamo averne delle copie. Potrebbero servire anche a noi.

– Prego. Fate pure, anzi, fate tutto.

– Andiamo avanti. Lei nutre anche attrazione sessuale per gli attori di Hollywood? Dica la verità.

– Nutro forte ammirazione nei confronti di Bob De Niro, Al Pacino e Clint Eastwood.

– Si tratta solo di ammirazione?

– Certo, perché?

– Non è che sogna di scoparseli o di essere scopato da loro?

– Guardate, i tre signori succitati hanno la loro età. Figuratevi se stanno a pensare a me.

– Però lei potrebbe pensare a loro. Per esempio, perquisendo la sua casa, abbiamo trovato tutti i dvd dei loro film più belli. Come ce lo spiega, questo?

– Avete anche rinvenuto i dvd delle maggiori pornoattrici americane?

– Sì, ovvio.

– E questo cosa vi dice?

– Ci dice che ci faremo una copia pure di queste, no, di questi. Ultima domanda, poi avremo finito. Fra Jodie Foster de Il silenzio degli innocenti e Julianne Moore di Hannibal, chi scoperebbe?

– Tutte e due.

– Sì, ma Jodie Foster è lesbica.

– Io no, però.

– Benissimo. Finito il test. Lei caccia anche delle freddure alla Eastwood. Lei è ora una persona libera. Perfino normalissima.

– Voi no, però.

 

Ora, mi costringete sempre a ripetermi. Dovreste oramai conoscere i miei gusti cinematografici e non.

Negli scorsi giorni, cazzeggiai parecchio, celebrando la goliardia del sesso ma sostanzialmente, dietro questi miei exploit apparentemente goderecci, celai nuovamente, invero, la mia indole nottambula da Lili Taylor di The Addiction.

A scanso di equivoci, Abel Ferrara è un grande regista ma non appartiene ai miei preferiti. Sebbene adori le sue disperazioni struggenti de Il cattivo tenente, alcune torbide atmosfere oniriche e metafisiche di New Rose Hotel, malgrado in King of New York vi sia un Christopher Walken titanico e inarrivabile e nonostante Fratelli sia un film superiore a The Irishman ma non fu candidato a nessun Oscar.

Da tempo, Abel ciondola e, da quando Nicholas St. John non scrive più sceneggiature per lui, Abel è diventato, più che altro, Manuel Ferrara, ovvero il famoso pornoattore.

Mary, per esempio, è una troiata sopravvalutata, Go Go Tales, un’esibizione di cani con la lingua arrapata, Pasolini non lo vidi mai anche se sono praticamente uguale a Pier Paolo e poco a Willem Dafoe, ah ah.

Bene, il mio regista preferito non è Scorsese. Lo fu, tantissimi anni fa, quando comprai magazine come Premiere solo per vedere, prima dell’avvento d’Internet, le foto rubate dal set di Al di là della vita. L’ultimo suo vero capolavoro, fra l’altro. Eh sì.

Furono notti, le mie, da Fuori orario nelle quali, insonne come Travis Bickle di Taxi Driver, non prendendo sonno, col pigiamino colorato, mi recavo in bagno e, dinanzi allo specchio, recitavo a bassa voce degli sketch comici da Rupert Pupkin di Re per una notte. Non rideva, ovviamente, nessuno. Tantomeno il sottoscritto. Ché conservava una seriosità malinconica e impeccabilmente rigorosa da Daniel Day-Lewis.

Sì, Daniel Day-Lewis non interpretò mai un film comico. Io faccio, invece, ridere gli altri perché sono, questa volta sì, Willem Dafoe de L’ultima tentazione di Cristo ma fui scambiato per DiCaprio di Shutter Island e per quello di The Aviator.

Sì, vissi stati di agitazione psicomotoria al cui confronto le nevrosi energiche e arrabbiate, sadomasochistiche di di Johnny Boy/De Niro di Mean Streets e di Toro scatenato appaiono irreligiose e blasfeme nei riguardi del tormento passionale di Andrew Garfield di Silence.

Per anni, le istituzioni, tipo FBI, mi sottoposero a un terzo grado scandaloso, simile a quello subito da Richard Jewell.

Sì, a differenza degli agenti del finale di The Irishman che chiedono ossessivamente a Frank Sheeran/De Niro se fu lui ad ammazzare Jimmy Hoffa/Pacino, a me chiesero perché non volessi vivere. Uccidendo me stesso nella depressione più trascendente da Paul Schrader. Ah ah.

Sì, credo che in giovanissima età non mi sarei mai dovuto innamorare della mia Ginger/Sharon Stone di Casinò.

Lei, come Sharon, era bionda, stupenda, ammaliante, più dea di Cybill Shepherd. Dentro di me, seppi sin dall’inizio che la idealizzai e altri non fu ed è che una zoccola d’alto bordo.

Mentre io infatti mi “orgasmizzai” di fantasie su di lei, vagheggiandola e immaginando di trascorrere con lei una vita piena di romanticismi selvaggi da Mick Jagger di Shine a Light, lei fu interessata solamente al Colore dei soldi.

Comunque, a Marzo, Scorsese girerà Killers of the Flower Moon in una riserva indiana dell’Oklahoma.

Potrei mandare una mail all’ufficio casting per chiedere se posso esser assunto come comparsa da Piccolo grande uomo.

Ma quale Arthur Penn e Sean Penn di Lupo solitario.

In questo film v’è Viggo Mortensen. Eccolo lì, lo sapevo, cazzo.

Sì, uno dei miei registi preferiti di sempre è David Cronenberg. Sono Tom Stall di A History of Violence.

Sì, un mio “amico” alla Ed Harris non è mai convinto che io sia un tipo dolce da torte di mele.

Puntualmente, a scadenze (ir)regolari, torna a provocarmi, dicendomi:

– Non fare quello che ascolta Ed Sheeran perché io non ti credo. Tu rimuovesti tutto dalla memoria per stare sereno. Sei un coglione e una testa di cazzo come tutti. Sii sincero.

Non tirartela da bell’uomo come Robert Pattinson e finiscila di crederti Keira Knightley di A Dangerous Method.

Tu non soffri di nulla. Finiscila anche col dire che sei un uomo come Jeff Goldblum de La mosca che, in seguito a esperimenti sbagliati, ora s’è elevato e vive oltre la comune realtà da Jude Law di eXistenZ.

Non fare l’M. Butterfly. So che la farfallina di Deborah Kara Unger di Crash ti piace e ameresti con lei assaggiare tutto Il pasto nudo.

Dunque, finiscila anche di frequentare psichiatri, pediatri, biologi, geriatri e non frequentare quello lì. Che di cognome fa Geraci.

Tu e lui, ultimamente, state diventando Inseparabili. Ora, spero che non te lo dia nel culo ma, certamente, ti sta fottendo il cervello come Michael Ironside di Scanners.

Ti parla solo di stronzate. Sei un tipo sofisticato come Cronenberg, lascia pure che Geraci faccia il barista nelle carrozze dei treni, urlando:

– Ecco, sono Geraci. Gelati, patatine e bibite!

 

Ho scritto un libro su John Carpenter ma non sono Starman. Mi piace da morire anche David Lynch ma forse, di più, Laura Elena Harring. Sì, Lynch è un genio. Assieme a Cronenberg, il più grande.

Non fatemi più vedere Paola Cortellesi, Zalone, De Sica e altri sciocchini del genere.

Poi, diciamocela, bambini. Quentin Tarantino, ultimamente, si sta dimostrando solamente un cazzoncino.

Di mio, ora ordino un altro caffettino e mi faccio una fumatina.

Sono un uomo (s)fumante, dal carattere fumantino, forse sono il dottor Fu Manchu.

A essere sinceri, le crepuscolari malinconie di Clint Eastwood non sono niente in confronto alla mia tragedia da Hilary Swank di Million Dollar Baby.

E ho detto tutto.

HILARY SWANK as Maggie in Warner Bros. Pictures’ drama “Million Dollar Baby.” The Malpaso production also stars Clint Eastwood and Morgan Freeman. PHOTOGRAPHS TO BE USED SOLELY FOR ADVERTISING, PROMOTION, PUBLICITY OR REVIEWS OF THIS SPECIFIC MOTION PICTURE AND TO REMAIN THE PROPERTY OF THE STUDIO. NOT FOR SALE OR REDISTRIBUTION.

HILARY SWANK as Maggie in Warner Bros. Pictures’ drama “Million Dollar Baby.” The Malpaso production also stars Clint Eastwood and Morgan Freeman.
PHOTOGRAPHS TO BE USED SOLELY FOR ADVERTISING, PROMOTION, PUBLICITY OR REVIEWS OF THIS SPECIFIC MOTION PICTURE AND TO REMAIN THE PROPERTY OF THE STUDIO. NOT FOR SALE OR REDISTRIBUTION.

pasto nudo

irishman

di Stefano Falotico

Kathy Bates è la più grande attrice vivente, Kate Winslet è pure, secondo me, più grassa


20 Jan

ruota delle meraviglie

kathy bates richard jewellOra, chiariamoci molto bene.

La pornografia ha poco a che vedere col grande Cinema.

Esiste, al massimo, solo un film con sguardo pornografico, cioè Crash, che riesce a essere moralmente più perverso di Matt Dillon con Thandie Newton nell’omonimo film di Paul Haggis.

Sceneggiatore, fra l’altro, di Million Dollar Baby.

Ma Cronenberg appartiene a una categoria a parte.

Riesce ad ammaliare anche col body horror. Mentre, secondo me, molti pornoattori ammalieranno voi, donne che vanno matte per Manuel Ferrara.

Quando giocai a Calcio, un omonimo Ferrara era il ragazzo più dotato dello spogliatoio. Ovviamente, parafrasando Adriano Celentano, dopo di me.

Ma lasciai stare presto ogni gioco balistico. Sì, continuate voi a raccontarvi palle, state sempre lì pronti a gonfiare la rete, non solo del profilattico.

Nemmeno della porta, appunto, di Calcio. Siete sempre in zona autogoal.

Sì, dovete sapere che esistono le auto utilitarie e gli auto-limitati. Cioè quelli che, non potendo comprendere gli Scanners, vogliono scannarli. A volte, lungo la loro strada incontrano Tom Stall di A History of Violence. V’assicuro che non è bellissimo provocare un tipo addolcito come Leo DiCaprio di Shutter Island.

Esiste una donna al mondo con cui Tom non potrebbe fargliela manco se lei interpretasse dieci Maria Bello alla volta, miei belli. Ovvero Kathy Bates.

Lasciate stare, cocchi miei, Kate Winslet di Titanic e pure quella de La ruota delle meraviglie. In quest’ultimo film, firmato da Woody Allen, Kate non riesce ad amare la vita malgrado sia sposata al fratello di John Belushi, il re della comicità demenziale, e abbia come amante Justin Timberlake. Al che, sciacquandosela nel Mare d’inverno alla Enrico Ruggeri cantato da Loredana Bertè, la piglia come viene.

Illudendosi, davanti allo specchio, di non essere oramai una strega di Benevento ma una grande attrice teatrale. Infatti, la sua vita fu una tragedia peggiore del Teatro greco.

Ecco, molti mi chiedono quali siano le mie attrici preferite.

Un tempo, avrei detto Jodie Foster. Ma oggi come oggi mi piace meno. Non perché sia lesbica. Anche perché lesbica lo fui sin dai tempi di Taxi Driver, sebbene minorenne. E ho detto tutto.

Sì, Travis Bickle salvò Iris/Foster dalla prostituzione. Al che, Angelo Bruno/Harvey Keitel di The Irishman gli disse:

– Guarda che era lesbica, era solo una messa in scena. Facesti solo Molto rumore per nulla. Guarda, il casino che combinasti è peggiore di quello che si vede in Casinò.

 

A volte, amici, credo che il Cinema stia morendo. La gente non ha più bisogno di proiettare i suoi sogni e di venirne proiettata. È finito il Videodrome. Oggi la gente ama l’edonismo, creare stories su Instagram.

Autocompiacersi di sé stessa in un riciclo spazio-tempo di eterno déjà vu. In un patetico sfoggio di amene sconcezze e scemenze, di superflue frivolezze immerse nella decadenza.

Cronenberg capì una cosa molto importante con A Dangerous Method. Una persona matta non puoi normalizzarla. Poiché la sua pazzia se la creò apposta per sopperire inconsciamente al suo sentirsi eternamente a disagio.

E non è con le botte o i calci nel culo alla Jung che le cose possano cambiare.

Una delle scene più belle ed emozionanti di Richard Jewell è quella in cui la grande Kathy Bates va in bagno e piange a dirotto.

Il figlio le si avvicina, meno disperato di lei, chiedendole perché stia piangendo.

– Perché ho paura.

 

Misery non deve morire. Poiché, se smettiamo di sognare, se finiamo d’inventare personaggi immaginari, la nostra società è finita.

Ed è solo un carnaio.

Allora, scriverò un altro romanzo.james caan misery

 

di Stefano Falotico

Il principe cronenberghiano vive al di sopra dei comuni mortali


10 Jun

racconti emiliani romagnoli

 

Sì, io sono un personaggio cronenberghiano, anche bergmaniano. Una metamorfosi kafiana oserei dire incarnata e non mi fregherete più poiché ora son anche maestro del fregolismo e me ne fotto…

Sono io l’autore del saggio monografico David Cronenberg – Poetica indagine divorante.

Capolavoro letterario-meta-cinematografico che, più che essere un saggio, rappresenta la mia poetica saggezza. Leggerete e finalmente mi crederete.

Fra pochi giorni, ovvero sabato sera, sarà presentata a Ravenna un’importante racconta antologica.

Ovviamente, in questa raccolta è contenuto un mio racconto, intitolato Disturbo denirante.

Plateale presa per il culo agli psichiatri che, essendo ciechi, addussero, eccome se dissero che soffrii di disturbo delirante.

Gli psichiatri non sono come Freud e Jung. Questi, sì, dei veri geni e degli attendibili luminari.

Gli psichiatri odierni sono dei fascisti. Si pigliano la laurea, imparando a pappardella due teorie della minchia, eh sì, son fissati con l’Eros, dopo di che sono distruttivi delle giovinezze in divenire, applicando loro il Thanatos. Anche farmaci chiamati Prozac, Atreios (famoso figlio di Troia) e Superbos.

Non vorrei fare di tutta erba un fascio ma loro si drogano di orge da Eyes Wide Shut e criminalizzano i giovani se non si vogliono adattare alla loro visione ammorbante di questo mondo ove pare che sia importante classificare ogni anima.

Li ho annichiliti. Esausti, hanno compreso, dopo avermi represso, che i malati di mente sono loro. Sì, a forza di stare coi matti, per deformazione professionale, si sono ammalati di grave depressione.

Essendo rincoglioniti e vecchi tromboni, colpevolizzano i giovani che trombano e accusano chiunque di soffrire di qualche patologia del cazzo.

Sì, loro stanno fermi immobili dietro una scrivania, simmetricamente monomaniacali a espellere con facilità sesquipedale diagnosi allarmanti ma, nell’altra stanza, la moglie riceve il porcello, no scusate, la parcella di un cliente più in gamba…

Sì, Stephen Lack di Scanners mi fa un baffo. Se uno psichiatra vorrà ancora fare con me lo strizzacervelli, stavolta non accetterò più nessuna compressione farmacologica ma diverrò molto cattivo come Michael Ironside. E il suo cranio esploderà come il teschio ambulante del suo morto demente.

Sì, chiamate per tutti questi capoccioni l’ambulanza. Li ricoveriamo di trattamento sanitario obbligatorio in quanto codesti saranno pure ricchi ma sono altresì ignobili. E vanno educati. Peccarono di squallida arroganza.

Vomitando idiozie da schizofrenici con troppa panza.

Christopher Walken de La zona morta mi stringe la mano. Tom Stall di A History of Violence è Madre Teresa di Calcutta in confronto a me.

Da quando do retta solo al mio cuore e alla mia mente, la vita va ch’è una bellezza, grandi donne mi vogliono ma, scusate, adesso devo mettermi calmo.

Donne, vi darò un tranquillante e anche una camomilla se esagererete con le richieste. Non sono James Spader di Crash.

Insomma, son sempre stato un prodigio della natura. I miei coetanei erano invidiosi a morte. E cercarono in ogni modo di farmi incazzare perché così, se avessi dato di matto, mi avrebbero continuato a trattare come il bimbetto-enfant prodige di Maps to the Stars. Ridendosela da matti, appunto.

È sempre piacevole assistere a come ora se la fanno nelle mutande neanche se avessero visto Viggo Mortensen de La promessa dell’assassino.

Ora, in tal mondo formato perlopiù da ritardati, mi pare giusto che frequenti gente con più sale in zucca e soprattutto donne con più cervello.

Sono Birdman e un uragano come quello di uno dei pochi premi Nobel più meritati di tutti i tempi.

Sì, sono un futurista, tosto come De Niro di Taxi Driver e sexy come Colin Farrell di Miami Vice.

Se siete invidiosi, sul canale uno stasera danno un film retorico di Bertolucci e un film tristissimo di Fellini.

Se non sarete soddisfatti, curatevi.

Se vorrete darmi un freno, io allora divento pure Bruce Lee.mortensen dangerous method

 

di Stefano Falotico

 

Perché questa generazione aspetta in maniera febbricitante il Joker con Joaquin Phoenix?


19 Apr

fleck joker

La risposta è facilissima.

Ora, sappiamo invero ancora poco, nei dettagli, della trama. Il Joker con Phoenix, diretto da Todd Phillips, è esplicitamente ispirato alla graphic novel The Killing Joke.

Molto vagamente però. In questa storia fumettistica, si narra che il Joker, prima di diventare tale, cioè il Principe del Crimine, era uno standup comedian di bassa categoria, costretto a esibirsi in bettole e locali di quart’ordine.

Ora, lo sceneggiatore Scott Silver è troppo in gamba perché possiamo pensare che abbia copiato alla lettera il fumetto.

Infatti, già dal trailer e, peraltro, come già anticipato da precedenti rivelazioni, siam venuti a sapere che il Joker si chiama Arthur Fleck e vive con la madre. Che lui cura da un brutto male. Almeno questo è ciò che abbiamo inteso.

Non abbiamo però compreso se la madre sia malata di tumore, di depressione grave oppure d’invalidanti turbe psichiche.

La madre è interpretata da Frances Conroy. Attrice notevole dai lineamenti inquietanti.

Già maniaca religiosa in Stone con De Niro.

Ed ecco che Silver inserisce proprio Travis Bickle di Taxi Driver, Rupert Pupkin di Re per una notte. Per omaggiare De Niro stesso e il suo anfitrione Martin Scorsese. Scorsese, che inizialmente veniva accreditato come producer di questo Joker, invece adesso è scomparso dai credits e non sappiamo se verrà annoverato come finanziatore della pellicola. Staremo a vedere.

Todd Phillips… uhm, è un autore? Troppi pochi film per poterne essere sicuri. Sicuramente è un regista abile e comunque di talento. Uno che in questo progetto vi crede molto. Fermamente.

Poi, abbiamo Murray Franklin/De Niro nei panni di un Mike Bongiorno misto al David Letterman più bastardo.

Per inciso, The Comedian di Taylor Hackford, appunto, con Bob De Niro perché nessuno lo distribuisce in Italia?

Guardate che, a dispetto della media recensoria assai bassina della Critica statunitense, è un signor film. Una commedia dolceamara in stile Woody Allen. Anche se meno acuta.

Voi mi chiederete… Dove l’hai visto? Io vedo tutto. Ho anche il Blu-ray acquistato da Amazon.

Ora, De Niro in questo film pare che incarnerà e rappresenterà, involontariamente, la causa scatenante della pazzia del Joker.

Insomma, un personaggio televisivo paragonabile al Jack Lucas/Jeff Bridges de La leggenda del re pescatore. Con una piccola, importantissima variante. Bridges, in preda al gigionismo, nel suddetto film di Terry Gilliam, aveva incitato un radioascoltatore a spararla grossa.

L’uomo, travisando (torniamo a Travis…) le sue parole scherzose, in una distorsione interpretativa assurda, compiva realmente una strage. Uccidendo a sangue freddo la moglie del professore interpretato da Robin Williams. Il quale, in seguito alla tragedia, impazziva.

Insomma, Bridges era stato l’indiretto responsabile della follia di Williams. Cioè aveva reso Williams un interdetto.

Franklin/De Niro, invece, chiama nel suo talk show Arthur Fleck. E, dopo averlo ripetutamente umiliato con battute sprezzanti di dubbio gusto, Arthur crolla.

Uhm, troppo presto per dire se De Niro sarà la sola causa della follia di Arthur. O se, invece, come quasi sempre accade in questi casi, sia stata solamente la cosiddetta goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Se cioè, oserei dire invero, Arthur già soffriva di forti fragilità psicologiche e, dinanzi all’ennesima batosta potente, abbia perso il cervello completamente.

Un uomo buono, Arhur. Ma non credo affatto tonto. Premuroso e speranzoso, semmai.

Uno che, parafrasando Loredana Bertè, ci credeva, sì.

Credeva, nella sua utopia sognante da eterno adolescente, che davvero in questo mondo chiunque potesse e avrebbe potuto vivere felice, lontano da una realtà squallida, volgare, violenta e misera.

E poteva accontentarsi della sua forza fantasiosa, della sua poesia malinconicamente dolce e forse finanche romantica. Struggente e un po’ patetica, certamente, ma meravigliosa.

Il mondo invece è crudele. Non lascia scampo. Perseguita chi non sta ai patti sociali fatti di competizione, suprematismo e, diciamocelo, orribile edonismo.

Quelli della mia generazione ne sanno qualcosa.

Ha sempre impazzito, no, impazzato l’osceno termine sfigato.

Per sfigato, genericamente parlando, s’intendeva e ancor s’intende una persona iellata, di scarsa fortuna. A cui non ne va dritta una.

Secondo invece il modus ragionandi degli adolescenti, ahinoi anche di molti adulti deficienti, sfigato è colui che non possiede una vita sessuale e affettiva. O, se ce l’ha, è comunque molto esigua e frustrante.

Dunque, quest’appellativo, spesso tutt’ora lanciato a destra e a manca, soprattutto dai destrorsi, con bacata, arbitraria, scriteriata, microcefalica faciloneria balorda, con stoltezza incommensurabile e vanagloriosamente cretina, oserei dire ripugnante, già la dovrebbe dire molto lunga su che razza di società noi abbiamo vissuto e, purtroppo, continuiamo a vivere. Mi stupisco che anche voi, voi che vi dichiarate colti e intelligenti, ancora abbocchiate a questi idioti luoghi comuni.

Una società filonazista da Benvenuti a Marwen.

Una società senza valori.

Che basa i rapporti interpersonali, appunto, sul primato di grandezze superomistiche assai effimere.

Una società di primati, scimmiesca.

Una società bruciata come un fiammifero.

Porca, lercia, puttanesca.

Per questo le persone migliori di questa generazione aspettano con ansia, forse anche con attacchi di panico, eh eh, il Joker.

Perché, come Arthur Fleck, hanno capito che quasi tutto ciò che ci avevano insegnato, ovvero l’educazione civica, il reciproco e solidale rispetto, i valori come l’amicizia, l’amabile convivenza fraterna, l’amore e il romanticismo sono oramai concetti ridicoli e superati, anacronistici in questo mondo d’imbecilli stronzissimi.

E che la cultura non è niente se non è finalizzata ai soldi e al procacciarsi la carne da mangiare…

Un mondo ove tu puoi essere Dostoevskij ma devi sapere che un pornoattore analfabeta con un fisicone da toro se la gode da matti. Alla faccia tua. Tanto bellina.

Perché è nato ricco. Oppure semplicemente non gliene frega un beneamato c… o di nessuno.

Questa è la base del tradimento del comunismo. Il bacio di Giuda…

Dunque, in una società di farfalloni straviziati e viziosi che dicono agli altri pagliacci, mi pare giusto che, dirimpetto a tali sorrisi falsi, qualcuno non si sia adattato all’andazzo.

Che abbia avuto il coraggio di dire, no, non cresco… poiché sono io quello cresciuto, siete voi invece i nani buffoni. E andreste tutti internati in manicomio.

Sono personaggi come Balboa di Rocky V.

Uno che accetta tutto. Accetta ad esempio che dei bambagioni gli dicano fallito e coglione.

Ma non accetta che si vadano a toccare persone che non c’entrano niente con queste sozze bassezze.

E allora lì diventa una furia.

Sono personaggi come Viggo Mortensen di A History of Violence. Come si suol dire, teneroni, buoni e cari perché portano rispetto. Signorili e gentiluomini.

Ma tu, bifolco, sei entrato in questo bar per fare un macello, hai toccato la mia famiglia, e mio fratello non lo sarai più.

Mai più.

È una lezione di vita pesantissima, atroce.

Sacrosanta.

La lezione di vita che questa disturbata società ha prodotto. Una società schizofrenica, marcia, malata.

Dobbiamo riscoprire i nostalgici nostri sentimenti forse non del tutto perduti.

di Stefano Falotico

Oggi quella “boiata pazzesca” di Fantozzi compie 40 anni, bruciate questo film di merda e tutta la sua stirpe


20 Sep

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A me Villaggio e questo personaggio non m’hanno mai fatto ridere. Solo l’italiano “puro” può, dopo intense giornate di lavoro a rincoglionirlo, “cibarsi” di “risate” a base di sfottò allo sfigato a cui neppur la Silvani va “ritta”. Dovrei ridere della sua figlia handicappata, che oggi ascolterebbe Laura Pausini, di sua moglie racchissima e delle continue, imperterrite inculate a sangue che piglia a ogni minuto dei dì? Cosa c’è da ridere?

Appartiene a una generazione di “adulti” bofonchianti, che hanno rovinato la società “moderna”, aumentando la “cultura” di bacata “mentalità” (s)fatta di scapoli vs ammogliati, di vincenti contro vinti, di alzatori di trofei contro grassoni che mangian il pest(at)o, Madonna impestata-fradicia, con le trofie di “patate” marce.

Personalmente, non conosco nessuno genio, al quale sono affiliato e ascritto, che preferisca Fantozzi a CronenbergSalce al “salame” dei fracchia epigoni.

Ma io, essendo paradossalmente selettivo, non so “scindere”, infatti, come da vari certificati “medici”, soffro di schizofrenia “semplice” con immoderata passione per me stes(s)o e notevole autostima del mandarti a fottere. Sfotti tua sorella, ché da me riceverà solo pugni in faccia e fisting.

Cinema per segretarie finto-castigate, per citazionisti delle nostalgie “comunistoidi-fasciste” da ambidestri di cervelli confusi, Cinema per (im)piegati della mutua che s’identificano nella routine da “oggi gira la ruota e domani va, appunto, fantozziana, ma tiriamo a Campari”.

Di “mio”, preferirò sempre Freddy Krueger a questi sogni mostruosamente proibiti.

Sono cattivo, la colpa è di chi amava Fantozzi.

Mi pare ora che, nel 2015, si svecchino tali “miti” della borghesia flaccida e sarà meglio che vi diate a una sana scazzottata alla Barfly.

Il resto è una trombetta.

Ma concluderei, a sorpresa, con la lista, oltre a Paolo Villaggio, degli attori che mi stanno sul cazzo: Kevin Spacey, adorato da chi s’identifica nelle battute “taglienti” che gli fanno recitare, perché così pensa di essere “in gamba”, stronzetto e furbo quanto lui e, in questo processo identificativo da malato di mente e di “bile”, crede d’essere uno che ha capito tutto. Spacey, sempre serpentesco e ambiguo, con questa pelata su occhi da “Io ti fotto con l’occhiolino”, sarà meglio che si rinnovasse. Anthony Hopkins, un trombone che si prende troppo sul serio con la sua “saccente” aria da “Sir”, un simpatico vecchietto a cui offriremo del tè caldo, Tom Hanks, idioti i suoi personaggi perché è un idiota lui, con questa faccia da uomo “rassicurante” delle biondine pizza e shopping, uno che con Spielberg fa faville perché son due che si arricchiscono sfruttando l’infantilismo di massa(ie).

 

Finale: molta gente pensava che fossi Fantozzi e invece capì che ero il protagonista di A History of Violence.

Cane di (p)a(gl)ia, code di ca(va)llo, (ri)torsioni dei bracci “destri” del branco non desto


11 Sep

03330522La violenza fa parte, dagli albori dei temp(l)i, della nostra società e della nostra Costituzione san(t)a e robusta, miei mezzo busti “belli” in giacca e “ovatta”. Dovreste sentire le la(cri)me di rabbia dei cani quando, deturpati della loro inviolabile eppur v(i)olata via integrità (im)morale, calpestati dall’ipocrisia menzognera e omertosa passan dalla parte del tor(t)o, perché i tor(t)i, di mille abusi, non solo facili in faccia torte, falciati vengon sempre dalla feccia che volle che “non venissero” e si sven(tr)assero.

Così si ribalta il crimine perché i belli, dopo esser stati pelati, “plagiati” e “piallati” dalle lor caudine (f)orche a base di carnascialesche or(g)e, non ci stettero, la (r)esistenza intellettuale crollò dirimpetto ai lor “for(t)i” (marchia)tori, stigmatizzanti la “debolezza” ove c’era purezza.

Stupri mentali, mobbing psicologici per le coscienze da immobilizzare tanto da renderle così (irremovi)bili dal lor poi d’ira muoversi ché le offese di darsi una mossa e “svegliarsi” attaccaron le vergini, intimandole, poiché già “timide”, al suicidio.

Argomento complesso… di colpa, di brutti colpi quello della violenza.

Quale degenerato la genera, quale “genio” la partorisce, quale scemo la semina, quale male si moltiplica al patito, giammai partito (non) d(om)a(n)i. E se non dai, principe non sei, non puoi esserlo, non devi avere perché “av(ar)o”.

Si (di)mena, cari “ameni”.

Amen(o) che…

Ammonimento!

Questa non è idiozia, è sacrosanta, “malsana” giustizia!

D-i-o!

 

di Stefano Falotico

David Cronenberg eBook Falotico


04 Dec

David Cronenberg, poetica indagine divorante eBook

 

Amici, se la prossima settimana uscirà il booktrailer del mio “Il cadavere di Dracula”, che qui naturalmente vi mostrerò, dopo il KindleAmazon, che vi prego di acquistare, è uscito anche in eBook, disponibile nelle due versioni Pdf e Mobi, tal mio luminescente-illuminato-stupefacente, lo dico da me, eh sì, “David Cronenberg, poetica indagine divorante”.

Traete da tale screenshot le vostre conclusioni e, in attesa trepidante dell’immediato-coming soon cartaceo ancor più entusiasmante, amate(lo) e volete(mi) tutti, godendo, spero, di tal mia opera factotum racchiudente il perlaceo, immane Cinema di David.

Mia nonna di cognome fa David… e non potevo che, da geni affini, andar a “insanguinarmi” letteraria-mente in lui, genio color di-amante.

 

Ogni mela ha il suo “melò” – Sette film romantici che non sono una banalotta “romanticheria”, almeno “una” sì… “dai”


04 Oct

 

Sentimentale, per troppo “sentire” vicino alla “demenza”

Componendo poesie, “rinvenni” che ero “svenuto” in Lei.
Quindi, la sua “mossa” successiva fu “accalappiarmi”.
Ma non “resistetti” molto. Già… che “tette”… come fai a non “sbrodolare” nelle mutande? Forse le mie, forse “senza”.
Probabilmente non molto “lemme lemme” ma, di miele, “smidollato” nell’osso sacro. Che “botta” pazzesca.
Scricchiolo, la colonna vertebrale è “collassata” per quella lì, di vertiginose gambe e sorriso “a tracolla”, da vampireschi succhiotti “a collo”.
Chi ha quel culo?
Tu sì? Be(l)ato “Lui”. E chi è “Ella?”.
Una più dolce delle caramelle Elah. Che si “scioglie” in bocca al Dufour, “al forno” e nell’amour fou.
Detto anche “tresca con la bandana del pan Treccia“, famosa “specialità” del “Bianco” per momenti “deliziosi e nutrienti”.

Sì, ove la rock star è una “roccia”, prima o poi si “sgretola”.

E il “musicarello” è un orgasmo di “”leggera“.

  1. Un amore splendido (1957)
    Prima della vecchia volpe di nome e “di fatto”, George Clooney, c’era Cary Grant.

    Di movenze “acquatiche”, Grant “scivola” nel “bagnasciuga”.

  2. Heat La sfida (1995)
    Sotto il vestito del thriller, non c’è “niente?”. Per come “la” vedo io, quest’opera è “magni-fica”.. Qui, s’aggirano donne “adrenaliche” per la tregedia d’ogni Uomo che non riesce a prendere “il volo“.

    Natalie Portman tenta il suicidio, ma si farà. Io, come il Bob, mi sarei fatto Amy Brenneman, “tradendo” poi Val Kilmer con Ashley Judd.
    Come poi è avvenuto nella vita “reale”.

  3. A History of Violence (2005)
    Un film “tesissimo”.
    Capolavoro è, ma Viggo Mortensen sa che, ogni “statua” michelangiolesca che si rispetti, vuole la sua “Bello“.
  4. Amore 14 (2009)
    Vera troiata del Moccia, erede di quell’altro cioccolatino del Muccino.
  5. Innamorarsi (1984)
    Non molti sanno che la storia d’amore fra De Niro e la Streep, partì “tutta” nella libreria “Rizzoli”.
    Sì, all’epoca Meryl “rizzava”.
  6. Ritorno al futuro (1985)
    Non è un film di fantascienza.
    Ma un grande monumento al Cuore.

    Infatti, è un “delfino“.

  7. Colpo vincente (1987)
    Non è un film sportivo, ma un’inaspettata “imbucata” nel “canestrino”. Sempre lì van a par(l)ar gli uomini con le “palle”.

Walt Kowalski contro il denudato criminale che non sa più a quale Kurt Cobain, il “santo”, appellarsi, perché sarà spellato


20 Jun

La vendetta è un “pasto nudo” che va gustato freddo, “al caffè”

La famosa crème de la crème bolognese, di gente, gentilissima di calunnie e falsità sul conto altrui, che passa il Tempo a “cremare” gli “antipatici”, a “pulirli” et(n)icamente, e li vuol veder elidere e farli “crepare”, e, invece, stavolta hanno incontrato chi, “nutellescamente”, di (ma)scarpone, li divorerà come crêpe, slabbrandoli ispidamente nel “sotto i baffi” che farà nomi e cognomi.

Sì, con questi qua, bisogna usare le maniere forti, visto che, oltre a esser dei babbei, dunque dei ritardati, son innatamente, (in)naturalmente, anche tardi di comprendonio.

Il loro grado di ottusità si spinse talmente oltre da voler “accerchiare” una persona e “incendiarla”, poi “riderselo” da “ferinissimi” molto fieri della loro violenza induttiva al suicidio, e denunciare la stessa persona di “malattia mentale” quando questa “diede di matto” per la brutalissima aggressione, da tali impostori ritorta contro perché ritenuta “infondante” e “indimostrabile”.

Come no, le loro coscienze si svegliano di Notte e, dopo l’amplesso con la cretina, vomitan tutta la merdona.

Già, “giallo”, la verità viene sempre a galla e, alla prossima conferenza del mio libro, mi sa tanto che, platealmente, proprio letteralmente, prendetemi alla lettera in quanto letterato, soprattutto contro l’analfabetismo di queste poverissime “anime”, sarò io a pretendere il lauto, lecito, “leale” risarcimento, con tanto di firma in calce del mio calice.
Sì, tutti i nomi di tali omuncolissimi, così “muscolosi”, usciran fuori di bocca, proprio da quel buco che volevano ammutolire…

E le loro psichiatrie andran ancor più a puttane, quali improstituiti della loro carne improsciuttata già put(rid)a, col mio avvocato che non aspetta altro che un’altra mossa falsa da parte di quei “gestori” della radiolina cittadina che “ama”, per tiramento, “segnalarmi” di reati mai commessi, solo per intimidirmi di ricatti.

Così, anziché mettere su la loro musicaccia in quel pub da Sabato ser(r)ra, saranno “insederati” a cuccia, a mendicar da barboni con la reputazione macchiatissima.

Se lo sono andati a cercare.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1.  A History of Violence (2005)
    Stavolta, “amico”, volevi rapinare Tom Stall…
  2.  Gran Torino (2008)
    Forza, ammazzami, e altro che “processo per direttissima ed ergastolo a vita”, come dici tu, “simpaticamente”, quando sfotti e poi blandisci così chi pensi che non può farti nulla.Infatti, non lo toccheremo neppure con un dito, ci penseranno i poliziotti a “manganellarlo” in galera.
  3.  Ronin (1998)
    Che c’è dentro la valigetta?La vendetta che ti renderà molto “melanconico”.

    – Oh, ma son passati così tanti anni, e a questo qui non passa. Basta, ha rotto.
    – No, quelli rotti sarete voi, che pensavate di passarvela liscia con le “passerine”.

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