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Il ritorno di Gary Oldman, un mio mediometraggio su Villa Clara e Letter to You di Bruce Springsteen, sempre più misticamente simile a Bob Dylan


23 Oct

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Ne vogliamo finalmente parlare di Gary?

Presto, lo vedremo in Mank nei panni dello sceneggiatore di Quarto potere.

Finalmente, il grande David Fincher è riuscito a realizzare il sogno che covava da tempo immemorabile.

Lavorare con Gary in un film da lui diretto. Inizialmente, al posto del primo Hannibal Lecter del grande schermo, ovvero Brian Cox di Manhunter, in Zodiac doveva esservi Oldman. Il quale però, all’ultimo momento, per ragioni ancora ignote, diciamo non del tutto appurate, all’improvviso diede sorprendentemente forfait.

Nel frattempo, negli anni intercorsi fra Mank e l’Oscar assegnato ad Oldman per L’ora più buia, Oldman recitò sfigurato in Hannibal di Ridley Scott. E Fincher accrebbe la sua fama, ottenendo inoltre un figurone con Mindhunter. Del quale diresse e dirigerà alcuni episodi…

Credo, in tutta sincerità, che Gary Oldman sia stato per molto tempo identificato erroneamente soltanto come villain con indole da Joker. Sebbene, nella trilogia nolaniana di Batman, Oldman fu un buon tenente e non quello di Harvey Keitel nel Bad Lieutenant di Abel Ferrara. Per l’appunto, appuntatevelo, appuntati, carabinieri e poliziotti della Critica superficiale. Non impuntatevi con prese di posizione limitate e fasciste. Gary è la versatilità fatta persona, incarnata, pareva morto e datato, incartapecorito e imbalsamato, invece resuscitò e ringiovanì di colpo come in Dracula di Bram Stoker.

Gary, figlio di un saldatore, giammai laureatosi e presto istradatosi da autodidatta.

Un duro, un’anima ribelle, ancora bello nonostante le sue non più freschissime primavere. Ah, incontrò da adolescente molti bulli. Lo so…

Assomiglia a qualcuno di mia conoscenza. Sì, questo qualcuno (che) io vedo allo specchio dalla mia nascita. Non credete?

Sì, come noi uomini sappiamo, non si può mentire dinanzi alla propria immagine riflessa.

Specchiandoci, infatti, cogliamo intimamente il silenzio del nostro vero, vivo, scalpitante e viscerale cuore specularmente simbiotico alla nostra coscienza più inesplorata, riaffiorata dal profondo…

Nella realtà di tutti i giorni, siamo spesso costretti, giocoforza, a indossare delle maschere. Per accontentare il gusto della medietà conformista, adattandoci alla tristizia dei compromessi più puttaneschi pur di essere stimati dal prossimo. Al fine di ostentare, esteriormente, la nostra immagine migliore possibile.

Sto parlando ovviamente di molti di voi. Di mio, non ho mai pensato che un uomo debba svendere la sua dignità per piacere agli altri pur di ottenere la patetica simpatia e un contentino come si fa coi bambini e, semmai, elemosinare piacevolezza da una donna, mostrandosi a lei con un look fintamente perfetto che trasudi impeccabilità morale, invero truccata.

Ma che film sarebbe mai questo che vi siete “sparati?”. Whore di Nicolas Roeg?

Sì, a causa del mio istrionismo personalissimo in linea con la mia autentica unicità indissolubile, i miei coetanei, durante l’adolescenza, credettero che fossi matto e mi consigliarono di vedere Mille pezzi di un delirio.

Essendo taciturno, mi dissero perfino: – Guarda pure Niente per bocca.

 

Al che, ne successero delle belle. Insomma, delle brutte più racchie delle ragazzine da Harry Potter, frequentate da chi mi accusò di essere agorafobico e più incosciente, poco previdente delle conseguenze come Lee Harvey Oswald di JFK.

Se ne fece un caso e voi non fate, per l’appunto, caso se mi va qui di sdrammatizzare sulla situazione assurda che involontariamente innescai, inducendo le persone ad addebitarmi la diagnosi di persona afflitta da disistima, da allucinante atimia affettivamente fredda, forse solo emozionalmente sofferente di tachicardia mancante d’empatia. Ma per cortesia!

C’è da rimanere senza parole. Ah ah. Speechless.

No, al punk di Arthur Fleck, preferisco Sid e Nancy. Mentre, a Nancy Brilli, Gilda Sbrilli. Curatrice di un’edizione dei Promessi sposi.

Ah, Orson Welles ed Hayworth Rita, la leggendaria Gilda.

Mi urlarono… sei Il mai nato. Un film pessimo. Lo andai a vedere solo perché la locandina m’attizzò.

Sì, nel poster originale viene riflessa la strega di Cappuccetto rosso sangue?

No, semplicemente una che fa sesso. Il film invece fa senso e lei non soltanto non si spoglia, bensì non sa aprirsi, a differenza di Oldman, ad una recitazione sbottonata da vetusti codici di rigidità formale assai pallosa.

Adoro Gary. Quest’uomo nevrotico, imprevedibile, che recita col cuore e non a c… o.

Quando carica da matto, no, di brutto-bellissimo da matti come per il suo epocale, gigionesco Norman Stansfield di Léon, è uno spettacolo più eccitante di Monica Bellucci dei tempi d’oro.

Lo amo quando è uguale a me in A Christmas Carol.

E quando se la ride come un pazzo ne La talpa. In cui, degl’ingordi idioti pensarono di aver compreso un mistero alla Rosebud, invece rimasero con un palmo di naso.

Cantando La Mer poiché distrutti e costernati dinanzi alla loro umana miseria oceanica.

Amo anche da morire La finestra sul cortile ma non so se The Woman in the Window sarà un bel film.

Quello che so per certo è che Amy Adams è più f… a di Grace Kelly.

No, non voglio diventare il Presidente degli Stati Uniti. E non so se sia peggio Donald Trump o se sarà ancora più scemo di lui, eh sì, Biden. Per me, quasi tutti i politici sono sporchi e meriterebbero un bidet.

Non sono comunque un anarchico terrorista come Oldman in Air Force One.

So anche che Mozart fu un genio indiscutibile mentre Oldman, in Amata immortale, sembrò una caricatura di Amadeus, sì, il presentatore televisivo. Mica quello divinizzato da Alex di Arancia meccanica. O no?

Gary sbagliò tante volte nella sua vita da fuori di testa. Perse, sì, la testa per molte donne e pensò che un genio come lui potesse accontentarsi di Uma Thurman ed Isabella Rossellini.

Sì, devo dare ragione al mio amico Ottavio. Lui crede fermamente alla dottrina gnostica. Che suddivide l’umanità in tre categorie.

1) I nani, cioè gli ilici. Il 90% delle persone. Che vivono di gelosie, invidie, corna, tradimenti e oscene competizioni superflue.

2) gli psichici. Categoria nella quale Ottavio mi annette. Cioè persone a un passo da essere elette. Spero non a capo degli States. Ah ah.

La terza categoria, comunque, il mio amico pensa che io possa raggiungere fra circa un mese.

Quando pubblicherò il mio prossimo libro.

Un libro che, alla pari di Orson Welles di Citizen Kane, ribalta la concezione di tempo e lo supera a mo’ dell’Oldman del Dracula. Abbattendo ogni barriera.

Sì, Welles è un gigante del Cinema.

Comunque, penso che questo sia un bel mediometraggio mistico-spirituale, perfino ero(t)ico, e che Bruce Springsteen, col passare degli anni, sia uno splendido fantasma ancora capace di commuovere alla maniera di Bob Dylan.

Insomma, date il Nobel anche al Boss.

Date l’Oscar ad Oldman per Mank o ad Anthony Hopkins per The Father.

A me date un bacino. Mi accontento.

Tanto, qualcos’altro, è la mia lei a darmelo(a)…

Goodnight and good luck.

Presto sarà Natale.

E vi regalerò altri sogni.

Sì, sono Clint Eastwood/Babbo Natale di Fino a prova contraria.

Se non vi sta bene, non pot(r)ete amare Gary Oldman. Dividerete le persone fra sfigati e fortunati, tra fighi e cog… ni, chiamerete l’altro orfano di madre od aborto vivente, vi odierete e non amerete, in cuor vostro, l’immagine di voi stessi che si rifletterà davanti allo specchio.

Mi spiace, non vivrete bene, non amerete non solo il Cinema.

E non sarete mai Gary Oldman, Orson Welles, Bob Dylan e Bruce Springsteen.

Per quanto mi riguardi, mi riguardo sempre per migliorare. Io sono io. Va bene così.

No, sì, no, sì, abbasso gli asini e le teste di mulo.3_Tavola disegno 1 2_Tavola disegno 1 1_Tavola disegno 1

Letter To You, recensione del grande, nuovo album di Bruce Springsteenletter-you-recensione-album-bruce-springsteen-copertina

Ebbene, il Boss è tornato con Letter To You. Un’ode alla più dolce, fosca, tenera e al contempo tenebrosa, malinconica sua reminiscenza monumentale di natura mondialmente musicale, un’epica e soffice raccolta delicata, già d’antologia, incastonata e sigillata eternamente nella mirabilissima sua rocciosa eternità perpetua ed eterea. Una carezza lieve donata alle nostre anime. Alle volte spaurite, melanconiche, altre volte grintosamente auto-echeggianti l’evocativa virtù dell’infinità (u)morale delle nostre stesse accorate sensazioni traballanti, in continuo mutamento e rigenerativa freschezza persino euforica dopo tante eclissi dei nostri cuori spezzati, oscuratisi nel buio e poi, di colpo, risorti magnificamente in gloria.

Quest’uomo immarcescibile, oramai appurata ed incontestabile leggenda vivente incarnata nel suo viso oggi smagrito, nella sua ectoplasmatica sagoma avvolta da una nebbiosa atmosfera nevosa, camminando nell’asperità romantica dei suoi perenni, giammai vinti, crepuscolari e al contempo infuocati dubbi esistenziali, pare che riemerga dalle soffuse penombre di sé stesso, incorporandosi nel revenant cantore delle sue incantevoli memorie magiche. Pietrificate nello splendore dell’adamantino rammemorare il suo e nostro cammino poetico, addirittura ambiguamente ermetico. Sobrio e lucente.

Bruce Springsteen, ladies and gentlemen, che nella copertina del suo nuovo, stupendo album imprescindibile non solo per i suoi irriducibili aficionado, ormeggiando in metaforico the river sulfureo della plumbea, “accordata” mareggiata emotiva della sua carriera oceanica, ci regala un’altra perla piena di canzoni dolcemente lievi evocanti forse A Christmas Carol di Charles Dickens, soavi come un’onirica, atmosfera natalizia, per l’appunto, appaiabile a Paul Auster o, forse, alla squisita amabilità commovente del derivatone, cinematograficamente, racconto vividamente sentito di Harvey Keitel in Smoke.

Letter To You profuma di concettuale spiritualità quasi gospel, sì, di mistica ed avvolgente, allo stesso tempo sanguigna vivacità toccante. Pare, a tratti, addirittura un moderno canto gregoriano.

Dopo Western Stars, elegia dedicata alle anime spare parts dell’infinita, folle e visionaria America forse perduta eppur combattivamente resiliente, a settant’uno il Boss si restaura nel ricordarsi, nel contemplare la bellezza sfuggevole e cangevole del tempo rivisto, introiettato e cantato con la forza ancora gagliarda della sua tempestosa leggendarietà inscalfibile ed immutata.

Cosicché, recuperando dal cassetto dei suoi stessi sogni giammai arenatisi ed assopitisi, alcune canzoni incomplete ed inedite degli anni settanta, alternandole a brani del tutto nuovi, levigati nelle sue vocali corde già, puntualmente, indimenticabili, c’allieta e culla con vibrante, senziente beltà marmorea.

Rilluminando sé stesso, estasiandoci nel far sì che, ancora una volta, possiamo immergerci attraverso lui in un altrove luccicante di lucida, fortemente impalpabile voglia di vivere e rivivere. Di amare e ricordare per rinascere nuovamente intrepidi ed agguerriti. Ancorandoci al passato per rielaborarlo, assieme a lui, in forma catarticamente suadente e morbida.

Con Ghosts supera sé stesso, mormorandoci la levità della fantasia immaginativa e della mnemonica frenesia del suo rispolverare il suo e nostro excursus insuperabilmente, strenuamente agganciato alla purezza dei nostri ricordi riscaturiti vulcanicamente in esplosiva potenza vitale, inarrendevole e, nonostante tutto, ancora intatta. Ripetiamo, immutabile.

Anche se a noi è piaciuta da morire soprattutto Song for Orphans.

Sì, Letter To You non tocca certamente le vette di perfezione stilistica di Nebraska, Bruce Springsteen non è più quel ragazzo strepitosamente e meravigliosamente scalmanato di Born to Run, ma è sempre lui.

In Letter to You aleggia anche la presenza, chissà, di un altro rocker immenso, Bob Dylan.4_Tavola disegno 1

 

di Stefano Falotico

 

A Natale, l’umanità buonista guarda Innamorarsi con De Niro e la Streep per redimersi dal non aver mai letto un libro della Rizzoli


23 Dec

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Sì, sono il più grande ammiratore di De Niro del mondo. Ma il film Innamorarsi mai vidi interamente. I film sono belli a seconda del nostro stato d’animo. Per esempio, è logico che se abbiate i soldi di Flavio Briatore, Joker non può piacervi. L’altra sera, contattai la nuova Barbie di Flavio su Instagram, scrivendole:

– – C’è Fabio in casa?

– Scusi, lei chi è?

– Sono Arthur Fleck. Dalla nascita sono infelice. Insomma, era meglio se non fossi nato.

Sa che le dico, bella bimba? A Natale, giorno della nascita di Gesù, io mi sento morire. Sì, a Natale sono tutti felici, almeno così sembra. Dunque, m’intristisco di più in quanto vengo attorniato da sorrisi più falsi rispetto a tutti gli altri giorni dell’anno. Quando invece arriva Pasqua, m’illudo di essere risorto ma poi prendo subito coscienza che la gente aspetterà il Natale per recitare, in questo dì letizioso e festante, ecumenico o forse solo da lestofanti e bugiardi brindanti, un finto buonismo fugace poiché il giorno dopo sarà Santo Stefano, dì della celebrazione del più grande martire. Insomma, cara donnetta di Flavio, c’è Flavio in casa, sì o no? Lo chiami.

– Guardi che invece chiamerò la polizia. Sa che le dico? Visto che è Natale, vada a comprarsi un giocattolo e una bambolina.

– Ah sì? Cara bambola, lei a quanto viene? In effetti, mi pareva d’averla vista, ieri sera alla vigilia, in vendita nella vetrina di Giochi Preziosi. Mi tolga una curiosità. Lei è per caso Leelee Sobieski di Eyes Wide Shut?

 

Al che, arriva Flavio.

– Amore, chi è in chat? Ora gli faccio una video-chiamata.

– Non so. Dice di essere un certo Fleck. Passami la cornetta. No, la tastiera. Scusi, chi parla? Lei è un cornuto, lo sa?

Ma qualcuno la ama? Si sente solo e ha bisogno di affetto?

– No, le avevo telefonato per chiederle la stessa cosa.

– Che cosa? Io sono amatissimo, anzi, sono beneamato e beniamino.

– Di questo n’è così sicuro? Comunque, è Natale. Che dice se assieme a lei e alla sua compagna guardiamo, in tv, A Christmas Carol?

– Che cosa? Carol Alt?

– Flavio, lei conosce Charles Dickens?

– Dickens? Ma che dice?

 

Sì, a Bologna la gente ricca confonde la Rizzoli col Rizzoli. Il Rizzoli è il traumatologico.

Dunque, se non sei uno di loro, cioè uno che dubito abbia in casa più di dieci libri della libreria Rizzoli, vogliono spaccarti il culo. Certo, come no.De Niro Innamorarsi

di Stefano Falotico

 

GRACELAND: un mio cortometraggio, tanti anticipati auguri a Bob De Niro ed evviva il JOKER Jim Carrey, eh sì!


13 Aug

GRACELAND

Per molti anni fui scambiato per Sylvester Stallone di Cop Land, invece sono stallone e basta?

Di mio, sono romantico.

Be’, questo non è un cortometraggio nel senso più cinematografico del termine. E apparentemente non ha senso. Pare più che altro una mia vanitosa, esibizionistica gigionata. La solita incomprensibile faloticata.

Infatti, è nato per caso. Son stato di nuovo ad Anzola dell’Emilia.

Al che ho cominciato a filmare e a filmarmi. Quindi, cambiando stazione radio, è passata una canzone che sino a oggi m’era sconosciuta, ovvero Miracle of the Rosary.

È una canzone paradisiaca. Sì, ci sono e ci furono molte rockstar grandissime ma Elvis non si batte. Lui è il re eterno di tutti i sognatori, la purezza incarnata in una voce divina.

Ecco, puoi essere un carceriere, un carcerato reo di aver commesso dei crimini mostruosi, puoi essere un gerarca nazista pluriomicida o puoi essere invece il papa, un missionario in Africa, oppure una persona qualsiasi coi tuoi pregi e i tuoi difetti.

Nessun uomo, che sia credente o no, che sia pure il più pazzo del mondo, non può… non può assolutamente non commuoversi dinanzi a questa canzone. E inchinarsi a dio.

In questo pomeriggio, è avvenuto qualcosa simile al racconto di Natale del film Smoke.

Ho sostato e parcheggiato la mia macchina vicino alla chiesa principale di Anzola.

Al che mi s’è avvicinato un ragazzo di colore. M’ero un attimo distratto. Appunto, per estrarre la sigaretta e per accendermela.

Vedo questo ragazzone nero a trenta centimetri da me. E lo guardo, un po’ spaurito, dal finestrino.

Oh, a prima vista m’era sembrato uno di quei neri con una calibro venti, anche quaranta, per le specialiste…

Ma sì, un mandingo per film, diciamo, non da Denzel Washington. Anche se poi… Denzel è stato il protagonista di He Got Game. In questo film, suo figlio si chiama Jesus.

Questo Jesus però, a differenza del vero Gesù, il quale secondo Denzel Washington è negro, perlomeno mulatto come lui, lo dice in Malcolm X, distruggendo in un nanosecondo ogni falsa iconografia cattolica, ecco… tale Jesus comincia a corrompersi. Inizia ad avere successo come star del basket di una squadra allenata fra l’altro da John Turturro, un suo omonimo nel film Il Grande Lebowski. Sì, il celeberrimo figlio di puttana Jesus Quintana. Uno che deve conoscere bene cosa succede, diciamo, negli spogliatoi delle docce del carcere di San Quintino. Sì, i giochi poco puliti da saponette vanno forte lì. Se poi becchi uno più dotato di Denzel, cazzo…

Torniamo a suo figlio Jesus. Sì, è uno che sa infilare le palle in buca. Tant’è che un bel giorno mette piede in una stanza nella quale non sarebbe mai dovuto entrare. Diciamo che fa, come si suol dire, il passo più lungo… della gamba. E davanti a lui, semi-ignude, gli si presentano Chasey Lain e Jill Kelly.

Dunque, nel giro di un triangolo con due espertissime e navigate pornoattrici che sanno il fallo, no, fatto loro, da possibile Michael Jordan e Scottie Pippen, rischia di diventare Rob Piper e il protagonista assoluto dei film per adulti di Jules Jordan.

Vedi come può cambiare la vita in un istante? Basta una botta, una spinta. Meglio se due spinte…

Parlo per esperienza personale. Io sono ancora Roddy Piper di Essi vivono, lui però è purtroppo morto mentre io ora guardo, lucidissimo, chiaramente tutti questi stronzi destrorsi che se la spassano in maniera vivissima.

Be’, devo esservi sincero. Io sono stato iniziato al sesso, diciamo, un po’ più mature proprio da Jill Kelly.

Adoro il suo tatuaggio situato in una zona che già di suo è incisiva, adoro le sue forme che, in modo circonciso, ah ah, no, conciso si potrebbero definire estasianti.

Sì, è sempre stata comunque rifatta. Ah, per forza. Più rifatta di lei.

Non facciamo più frittate!

Comprai in dvd il suo film cul’, no, cult100% Jill.

Sì, qualche giorno fa v’ho detto che sono un ammiratore sconfinato di Shannon Tweed. Be’, adesso molto meno, Shannon ha la sua età.

Così come Jill. Ma all’epoca non ce n’era per nessuna. Tutti loro erano.

Ma non smarriamoci in cazzi miei che non v’interessano.

Torniamo ad Anzola e a questo nero. Mica un Jesus, solo un povero cristo.

Lui mi ha fatto un gesto. Non riusciva a parlare. Poi, ha avvicinato la sua sigaretta… per farmi capire che voleva che gliel’accendessi.

Gli ho dato un Euro, dopo avergli acceso la sigaretta. Lui me l’ha ridato indietro, come per dirmi… no, non voglio soldi.

Io ho insistito.

Lui è rimasto piacevolmente scioccato. Sì, dietro di me c’erano altre due macchine. Una piccola come la mia senza nessuno al sedile del guidatore. Un’altra invece molto grossa, una BMW. L’uomo dentro questa BMW aveva da poco trattato male il nero, urlandogli contro parole raccapriccianti.

Per cui, questo ragazzo nero dev’essersi sorpreso che un comunissimo sfigato come me, non certamente ricco come quello nella BMW, gli abbia voluto fortemente regalare un Euro. È stato felicissimo come se gli avessi donato una Ferrari.

Sì, a me onestamente non interessa una vita da Manuel Ferrara. Nemmeno a lui.

Si fottano questi porci.

Tutti credettero che io fossi De Niro di Lettere d’amore, invece scoprirono che ho pure i dvd degli esercizi pilates della Jane Fonda che fu

Fra qualche giorno, compirà 76 anni Robert De Niro.

Lui ha rappresentato molto nella mia vita. Adesso leggermente meno.

Ma vi garantisco che è stato così.

Voi metteste lingua alla mia esistenza. Sputandomi addosso sentenze dalla cattiveria inaudita ma me ne fotto. Sono un linguista e letterato che va avanti di resilienza e non me ne sbatte più delle vostre maldicenze.

JOKER poteva essere interpretato da Jim Carrey? La filosofia di JIM

Ecco, secondo me sì.

In verità, Jim è stato già protagonista di un personaggio assai simile al Joker. Ovvero Edward Nigma / Enigmista in Batman Forever.

Ma se il grande Joaquin Phoenix avesse rifiutato il suddetto ruolo assegnatogli nella pellicola di Todd Phillips, avrei visto molto bene Jim Carrey al posto suo.

Jim è stato, adesso molto meno, il re della demenzialità. Ereditando la tradizione insegnatagli e da lui presa a modello dagli indimenticabili maestri di questo tipo di comicità, ovvero Jerry Lewis, Mel Brooks e John Belushi, che invero è una vera e propria filosofia di vita, sì, la demenzialità non è propriamente demenza.

Anzi, è il contrario. Essersi straordinariamente elevati per sopperire a quella ch’è la vita col suo inevitabile carico di delusioni e amarezze. La vita col suo carico di spine.

Be’, tutti noi sognammo a tredici anni che avremmo avuto un futuro roseo, splendente, pieno di gratificazioni e perenni godimenti floridi. Poi, arrivarono i libretti di giustificazione, eh eh, le scuse delle indisposizioni.

In verità vi dico che io sognai di deflorare la mia compagna di banco, bellissima, ma lei era ancora ferma ad ascoltare Fiorello al Karaoke. Così, dissi addio per molto tempo alla mia oca.

Ho detto tutto. Ah, con quella lì, avrei buttato ogni Rosario dell’infantile catechismo e l’avrei messa a Katia Noventa.

Di mio, posso dirvi comunque che già sognai, invece, di alienarmi. Ah ah. Sì, m’iscrissi al Liceo Scientifico perché il mio sogno era quello di fare l’astronauta. Che mi crediate o no.

La mia casa infatti è colma di libri d’astrofisica, di opuscoli, manuali e tomi da Star Trek. E sono stato sempre ossessionato dal significato della parola vita.

Una volta, su un numero di Focus, da me conservato gelosamente ma, nel marasma di tutti questi miei libri accatastati, ficcato chissà dove, forse in mezzo all’entropia di quella ch’è tutt’ora la mia vita molto caotica, lessi le varie definizioni che la scienza oggettivistica dà, per meglio dire dava, appunto, alla parola vita.

Sì, uso l’imperfetto perché adesso la vita, mia ma anche quella degli altri miei coetanei, non è più tanto perfetta. Ce n’è sempre una. Giorno dopo giorno, è una gara dura.

È davvero un rebus. Mio padre era abbonato a La settimana enigmistica ma, sinceramente, non è mai riuscito a risolvere il cruciverba delle sue esistenziali scelte confusionarie. Riesce a riempire a tutt’oggi, malgrado la cavalcante demenza senile, molte caselle, sì, ma odia Giucas Casella.

Infatti, secondo lui i maghi sono dei ciarlatani. Mio padre è un uomo da romanzi di Charles Dickens. E ha sempre pensato che il mago David Copperfield fosse solo uno che riusciva a fare il prestigiatore con Claudia Schiffer.

Sì, Claudia credette che David fosse Edward Norton di The Illusionist ma invero fu solo una donna molto illusa.

A David interessò soltanto di far sparire l’arnese dei suo “magheggi” nella sua figa delle meraviglie che, detta come va detta, senza trucchi e senz’inganni, era magicamente fantasmagorica. Ah, una fata Turchina che lo rendeva, più che turchese, assai cremoso e cremisi per amplessi anche a garrese.

Ma ritorniamo alla vita vera, non perdiamoci in (s)fighe mai viste. Ah ah.

Secondo Focus, la vita è tutto ciò che nasce, aumenta in complessità, decade e muore.

Vale a dire il membro di David Copperfield quando Claudia davanti a lui si spogliava. Una volta terminato l’orgasmo, David infatti si sentiva morto. Ah ah.

Vita è ogni sistema capace di riprodursi, moltiplicarsi e tramandare i propri codici genetici alle generazioni a venire. Ah, per forza, che vuoi che venga se non è venuto?

Ah ah.

Secondo la teoria di Charles Darwin, il figlio partorito da una notte d’amore fra David e Claudia sarebbe un uomo superiore. È anche un supereroe? Mah, chissà.

Sì, David mica era brutto. Claudia, che ve lo dico a fare?

È per questa ragione che sono misantropo. Quasi sempre, infatti, la madre è brutta, il padre non degno di chiamarsi tale. Non è che questo mondo abbia un gran futuro, diciamocela. No, manco per il cazzo, ah ah.

Vita è anche un fenomeno basato sulla combinazione d’acidi nucleici, soprattutto il DNA, il desossiribonucleico, altre molecole e l’uccello, no, la cellulite, no, le cellule.

Sì, ma questa legge biochimica è applicabile alle forme di vita del nostro ecosistema. Già, altrove come già dissi…

Ecco, nel mondo ci sono moltissimi organismi pluricellulari. Adesso, peraltro, una persona è dotata di più di un Android cadauno, sì, tutti hanno almeno un cellulare.

Ce l’aveva pure il nero di Anzola di cui v’ho sopra parlato.

Che ne sai? In un altro posto, la gente ne potrebbe avere solo una a testa. Sì, quindi gli alieni sono tutti monocellulari.

Questo nostro mondo fa schifo. C’è una disparità fra chi ha tutto e chi non ha proprio un cazzo. Sì, ci sono anche gli eunuchi, no?

Roberto Benigni, davanti a Raffaella Carrà, una volta disse che gli uomini primitivi avevano tre uccelli da cui il famoso detto… che cazzo vuoi?

Meglio fare l’astronauta e involarsi alla volta d’un pianeta ove non ci sia una sola Claudia Schiffer. Sì, Claudia ora è invecchiata, forse in uno sperduto pianeta della galassia lontana, però vi saranno molte Claudie super fighe e giovanissime con cinque buchi neri. Che ne puoi sapere?

Ci sei stato? Macché. Tu al massimo stai ficcato in quel buco-tugurio a bucarti. Fidati.

Vita, nell’accezione del termine più teologico, è amare dio e basta.

Ah, bell’inculata. Scusi, dio, io volevo amare solamente Claudia. Per la madonna!

Questa è demenzialità da Balle spaziali!

Cioè averla buttata in vacca, prendendola terribilmente, impietosamente a ridere, altrimenti sarebbe un continuo, ineludibile piagnisteo. Probabilmente veritiero e, appunto, assai sincero, nient’affatto menzognero.

D’altronde, la frase di lancio di Joker con Phoenix sintetizza perfettamente e in brevissima, inquietante, lapidaria schiettezza il concetto da me appena espresso:

Pensavo che la mia vita fosse una tragedia, ma ora mi rendo conto che è una commedia.

Ecco, molta gente mi dice che io mi auto-inganni. Ah, ma sono proprio dei bambini. Devo tirare… a campare.

Se fossi Yes Man, sì, sarei una persona estremamente trasparente. Mi denuderei. Ma, se dicessi sempre quello che penso, ma soprattutto peno, sarei sul lastrico.

Per esempio, a volte la figlia di quello che abita al settimo piano, adesso sposata e con dei figli, torna a trovare suo padre. Il quale abita nel mio palazzo.

Spesso prendiamo l’ascensore assieme. Ora, malgrado la maternità, questa qui è più bona di vent’anni fa.

Secondo voi, potrei dirle quello che penso e non auto-ingannarmi? Sì, davanti a questa Krista Allen, dovrei spingere il pulsante ALT? Quello rosso?

Potrebbe pure starci… sì, poi però dovrei vedermela col marito. Krista stette (eh che tette) con George Clooney, uno a cui i soldi uscivano già dalle orecchie e ora escono pure dal culo. Il marito di questa qui non è ricco come George però, diciamo, che è molto potente. Potrebbe incularmi di brutto.

Sì, volete che mi licenzino e castrino? Semmai, tutte le volte che prendo l’ascensore con questa, sale, no salgo al quarto. Sì, scendo prima di lei. Lei va al settimo cielo, no, piano.

Dunque, quei venti/trenta secondi sono per me insostenibili. E mi debbo castrare.

È la classica situazione in cui non sai che cazzo dire e fare. Figurarsi se provi ad allentare l’Alta tensione, tergiversando sul tempo che fa fuori e lei ti risponde così.

– Ah, piove oggi. Che tempaccio!

– Sì, hai ragione, Stefano. Sono tutta bagnata.

 

Ah ah.

Sì, più volte nella vita, davanti a me s’è presentata una come Cameron Diaz di The Mask.

Situazione davvero imbarazzante.

Sapete che vi dico?

È meglio rimanere un Man on the Moon, anche un mammon’. Sì, erano meglio i tempi in cui spopolavano i proboscidati, cioè i mammut. Adesso la gente è troppo viziata. Vuole pure la pizza alla farina Kamut.

Sì, poi sono tutti egoisti. Appena qualcuno ottiene più successo dell’altro, sospettano che non sia merito di quella del suo sacco.

In realtà, un po’ di verità c’è.

Per esempio, conosco uno che è diventato premio Nobel della Letteratura. E dire che aveva solo un’infarinatura. Sì, però scopò la selezionatrice del Nobel. E dunque, se è arrivato lì, cazzo, è stato in virtù della sua scrotale sacca.

Prendete Re Artù. Lo reputavano tutti un demente e nessuno gli dava un soldo. Le ragazze, peraltro, non gliela davano mai neppure se avesse comprato l’armatura di Batman per fare il pipistrello figo.

Al che, miracolosamente estrasse la spada Excalibur dalla roccia. Guarda un po’, Ginevra, a quel punto, si trombò. La donna più bella del reame. Anche se quella Ginevra lì, diciamocelo, era solamente una zoccolin’.

Lancillotto lo sa. Sì, puoi essere anche uno degli uomini più sexy del pianeta così come lo fu Sean Connery de Il primo cavaliere. Sono cazzi amari però se Lancillotto ha la faccia di Richard Gere.

Sì, se ci provassi con quella, vi dirò, potrebbe andare pure bene. E vivrei Una settimana da dio.

Sì, io m’innamoro perdutamente, sempre. Lei però mi lascerebbe presto perché non ho i soldi a sufficienza per poterle garantire un futuro soddisfacente…

Distrutto dalla gelosia nel saperla assieme a uno stronzo, diventerei Scemo & più scemo.

Oppure, dopo troppe delusioni, odierei del tutto l’umanità e farei, come fanno purtroppo molti di voi, l’animalista alla Ace Ventura.

Sì, veramente. Non vi si sopporta più. Solamente perché quella non ve l’ha data, vi comprate gli animali domestici e fate i vegetariani sotto ogni punto di vista.

Siete diventati talmente cinici, dunque animaleschi nel vostro odio sociale, che io se fossi al vostro posto avrei già chiamato il WWF.

Di mio, che cazzo posso dirvi?

Sono Jim Carrey di The Majestic e anche di A Christmas Carol.

È un film magnifico… The Majestic.

La storia di un uomo che subisce una disgrazia e perde la memoria.

Dunque, una volta rinsavito, pensa a godersela…

Sì, ma neppure tanto.

Il suo sogno più sentito è il Cinema.

Sì, nella mia vita, sino a questo momento… ho avuto due ragazze vere, forse tre e mezzo, chissà, molte trasognate ma mai veramente toccate, altre molto idealizzate che si son rivelate delle puttane.

– Stefano, come mai è finita con le tue ex? Hanno, alla lunga, scoperto che sei pazzo?

– No, non credo. È finita poiché non esistevano le condizioni affinché durasse…

– Ah, solo per questo motivo? Che stupide. Ora, c’è il Viagra.

 

Al solito, il mio amico non ha capito una minchia.

Lui lo chiama mio AUTO-INGANNO.

Sì, di sua sorella.

krista allen liar liar


di Stefano Falotico

SMOKE: Avventure di un uomo invisibile che ha scritto una monografia su John Carpenter ma è meno ricco di Harvey Keitel del film di Wayne Wang


30 May

keitel smoke

Sì, sono io l’autore di John Carpenter – Prince of Darkness, opera oserei dire capitale e magna della bibliografia del Falotico. Puro masterpiece che ogni amante della letteratura complicata e raffinata dovrebbe possedere in casa sua se non vuole impazzire e finire come Michael Myers di Halloween.

Vi conosco, sapete? Voi non amate voi stessi e ora passate il tempo a fare gli spaventapasseri, spaventando ragazze super passere come la Jamie Lee Curtis di True Lies.

Non dovete raccontarmi bugie. So che gironzolate nei quartieri periferici, spuntando da dietro i cespugli come il Pennywise. Ma non terrorizzate nessuno, solo voi stessi, sempre più idioti.

Di mio, sono un essere altamente pagliaccesco. Riesco perfino a essere e a incarnare Harvey Keitel, William Hurt, Forest Whitaker e il ragazzino in cerca di un lavoro di Smoke.

Cioè quattro characters in un colpo solo: il tabaccaio cafone che filosofeggia, l’intellettuale sobrio, il mezzo storpio e lo sfigato.

Sì, grazie alla mia visione neorealistica alla Paul Auster, minimalista alla Jim Jarmusch, amante dei piccoli gesti quotidiani che riscaldano il cuore e forse donne più sexy di Jamie Lee Curtis, pur non essendo laureato a Oxford, ho già pronta pure la falotica versione factotum in inglese del suddetto saggio monografico su Carpenter. Con traduzione di alta scuola, pregiata e da fuoriclasse che mi ha fatto sudare sette camicie. Un lavoro estremamente certosino e improbo. Terminato che lo ebbi, stavano per ricoverarmi in un ospedale psichiatrico come Sam Neill de Il seme della follia.

Un libro alla Sutter Cane, sì, di In the Mouth of Madness. In cui sviscerando, scorporando in maniera cronenberghiana la poetica carpenteriana, ho enucleato perfino me stesso, arrivando a percezioni della realtà talmente elevate da non riuscire più, adesso, a vederla con occhi da Roddy Piper di Essi vivono prima che indossasse gli occhiali magici.

Cazzo, un bel macello, che casino.

Per molto tempo, fui scambiato per Nick Halloway/Chevy Chase, appunto, di Memoirs of an Invisible Man.

Tutti pensarono infatti che fossi un nababbo e un cocco fortunato che poteva permettersi il lusso sfrenato di ciondolare nella noia e nel dolce far niente. 

Già, fui preso per il figlio di Berlusconi quando invero, amici, fui solamente un grosso coglione.

Sì, anch’io bramai la mia Daryl Hannah. Di questo ve ne parlai già, giusto? Il mio primissimo, grande, irripetibile amore platonico si chiamava Tiziana ed era bionda come Daryl, forse perfino più bella di questa sirena a Manhattan.

Ma cominciai a deprimermi fortemente, splash, a eclissarmi, a perdere di vista la realtà e anche Tiziana. Che oggi è sposata col mio amico delle elementari e ha pure avuto da lui dei figli.

Mi consolo da questa (s)figa clamorosa, ammirando le scosciate dell’omonima Tiziana Panella di Tagadà. Donna, a differenza di Tiziana la biondina, corvina. Ma che riesce sempre ad alzare il mio umore un po’ supino e anche qualcos’altro da volpino nei miei momenti di massimo languore da lupino, attimi paradisiaci in cui per un po’, lontano dai libri, come un uccello in volo libro, mi libero con atroce, onanistica mancanza di pudore, sfoglio una donna che mi fa battere il cuore e che vorrei sbattere di gran calore, (s)fregandomene di ogni residuo candore.

Sì, appena la vedo, mi ricordo di essere un uomo.

Che io mi ricordi, ho sempre voluto fare il gangster come Ray Liotta di Goodfellas?

Macché!

Sì, credo che gli altri mi vedano parecchio bene, mi sappiano inquadrare alla prima occhiata. Anche Tiziana, non la Panella, bensì quella bionda della mia primissima, virginale infatuazione, ah, che magnifica fata, che lievissima patata, a 13 anni voleva rendermi corporeo, assai tangibile con lei.

Ma io, non so perché, la mandai a farsi fottere.

Sì, finalmente ho compreso la verità. Potevo essere l’uomo con più amici, soldi e donne della storia. Ed è stata solo colpa mia se non ho il conto in banca del marito di Tiziana Panella. E dunque non posso regalarle una vita da elegante signora.

Se dovessi, mai sia, essere invitato alla sua trasmissione, lei potrebbe ammiccarmi di occhiolino, forse verrebbe anche in diretta, fissando le palle dei miei occhi. Ma finirebbe lì.

O forse interromperebbero momentaneamente l’imbarazzo mio e di Tiziana, bagnatissima, con i consigli per gli acquisti degli assorbenti, miei conigli.

La mia vita è stata spesso un’inculata, una mega-sfighissima da figone sfigatissimo, no, una foga, The Fog, una fuga non solo da New York bensì dal mio The Ward. Lasciate che mi sfoghi.

Sì, come Amber Heard, trascorsi praticamente tutta l’adolescenza nel nosocomio delle mie ipocondrie.

Una volta che io stesso mi dimisi, capii che la realtà vera è un manicomio. E che i pazzi sono quelli che si credono sani. Per forza. Più che pazzi, sono scemi. Non capiscono nulla e pigliano tutto a culo.

Al che, per via della mia eccessiva sensibilità, del mio romanticismo alienato rispetto alle triviali animalità dell’uomo assai medio, vengo tuttora preso per Starman.

Alcuni miei amici, quando m’isolo troppo ancora, sospettando della mia buona fede, mi dicono che sono/sia Il signore del male. Sì, pensate, ora devo stare attento a non fare la fine invece di Keith Gordon di Christine. Dopo una vita da nerd mai visto, appunto, vengo corteggiato da pezzi di carrozzeria femminile al cui confronto Alexandra Paul dei tempi d’oro è una Cinquecento.

Comunque, molte donne sono da rottamare. Sì, che palle queste qui. Aspettano sempre l’estate per farsi il bagnetto. Come se poi durante l’anno facessero altro…

Sì, su Facebook, Instagram e altrove, donne stupende mi contattano affinché io possa avere subito con loro fisici, potenti contatti. Ma che è successo? Ho indossato delle miracolose lenti a contatto o, per troppo tempo, la gente subdola, meschina e ipocrita, rivolgendomi a me senza tatto, non capendo del sottoscritto un cazzo, mi aveva scambiato per David Lo Pan e invece oggi tutti scoprono, compreso me stesso, che è stata solamente una Big Trouble in Little Bologna?

Non facciamone, suvvia, una tragedia. Potevo scoparmi pure Kim Cattrall ma rimango una testa di minchia come Kurt Russell. Basta, adesso.

Sì, Smoke è un capolavoro. Il miglior film di Wayne Wang. Mentre io, diciamocela, rimango un bravo ragazzo soltanto come Dennis Dun, ovvero Wang Chi.

Forse, la mia vita non è il racconto di Natale di Smoke, bensì quello di Dickens filtrato dalla visione simile a Ritorno a futuro di Robert Zemeckis con Jim Carrey.

Uno Scrooge così giovane nel cuore da rendervi tutti misantropi.

Signore e signori, spero di avervi allietato col mio libro e con questa bella storia. Adesso, se vorrete tradirmi ancora fottetevi.

Fra amici ci si scambiano confidenze e favori. Dunque, a tutti i cattivoni, or dico ma fatemi il piacere!

 

Firmato Paul Auster?

No, Stefano Falotico

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smoke keitel hurt

 

 

christmas carol

Siate padroni del vostro delfino, scusate, del vostro destino, siate torvi e corvi


12 May

ritorno al futuro crispin glover

 

Ho da poco terminato il mio nuovo libro, il seguito de Il diavolo è un giocattolaio.

Del quale, al momento, non posso rivelarvi il titolo. Si tratterà, dunque, di un libro erotico, molto eroico come il precedente, innestato sulle mie modulazioni di frequenza emozionali. Altamente corrosivo, spropositatamente scabroso nel senso migliore della parola. Sì, spingete, ragazzi! Senza vergogna, senza timidezze e pudori inutili.

Un thriller torbido, un’altra storia di patti luciferini in una realtà insipida, grigia e meschina. Un altro volo d’angelo nei meandri della mia anima mai supina ma leggermente volpina. Per sorvolarla, scarnificarla, disossarla, riesumarla e far sì che, dopo tante turpi deturpazioni, in gloria risorga senza più false macchinazioni, senza più crudeltà immonde perpetrate per puro dileggio sfregiante il mio cuore pulsante.

E così nella notte sfreccio col mio volante dopo tante violazioni alla mia vita giammai però stanca. Sempre più battagliera, coraggiosa e intrepida nel navigare marino in tale umanità di bambini che si credono adulti e di adolescenti frenati e multati, mutilati e invalidati dalla severità misera di persone infime da manicomio.

Di criminali nella mia vita ne ho incontrati tanti. Ma i peggiori non sono tanto i criminali veri, quelli che, come dice la parola, commettono crimini e trasgrediscono illegalmente le regole. Mettendo a soqquadro gli ordini prestabiliti. Questi sono personaggi lombrosiani forse geneticamente predisposti al male che, per colpa di tante vicissitudini sbagliate, di cattive frequentazioni, di strani casi del destino sfortunato, son stati perfino costretti, dalle sfavorevoli circostanze, a rinnegare del tutto il bene e a oltraggiare la moralità.

Questi sono poveri disgraziati, diciamocela.

Se non mi credete, guardate l’episodio uno di Mindhunter del grande David Fincher e prendete lezioni dall’insegnante di criminologia.

I criminali veri sono coloro che, invece, commettono abusi, praticano bullismi esasperanti al prossimo dall’alto di chissà quale presunta, bisunta superiorità e ardiscono ad ardere, da nazi-fascisti incurabili, le vite degli altri.

Sì, tutto parte addirittura in tenera età, dalle più basse, triviali, malvagie competizioni scolastiche, dalle ripicche e dalle piccinerie cretine di giovani già trucidatisi nell’anima, avviati alla scontentezza che si finge felice, indirizzati, spesso da genitori stupidamente ambiziosi, verso la capricciosa, suprematista voglia smaniosa di primeggiare, di schiacciare l’altro e soffocarlo nei loro caudini ricatti cani.

Me, no, non m’hanno mai incantato. Si tracannassero loro!

Come quegli idioti, che dio li perdoni, che durante quel periodo tanto follemente adolescenziale, nel suo significato più becero e acerbo, si son presi gioco di quelli che percepivano come deboli e li sodomizzavano psicologicamente, con la prosopopea e dal podio pseudo-cattedratico di crediti formativi e fantomatici bonus culturali che, a livello formalmente istituzionale, attestavano o avrebbero attestato che loro potessero permettersi il lusso di giudicare, con insana protervia e malevola pusillanimità, i propri coetanei.

Adesso, lavoreranno per qualche testata di regime. Prendete a testate queste teste di cazzo.

Ecco allora il Kiefer Sutherland di turno, permettetemi questa metafora cinematografica, che come in Stand by Me troneggiava punk nel far il galletto, il luridissimo figlio di puttana lordo e ludro. Deridendo i nerd, i ragazzini obesi, quelli da lui visti come perdenti nati, come sfigati irrecuperabili.

Nell’esibizione virulenta e vigliaccamente macha d’ogni sua imbecille, distorta visione gretta e violentemente virile della sua nullità esistenziale.

Circola voce che chi fa così lo faccia solo per esorcizzare le sue paure. Quindi, il debole e il malato è lui.

Ne ho conosciuti tanti così. Quei bambagioni che, per via del fatto che frequentavano il Liceo Classico, scuola considerata per ariani e gente migliore, ah ah, che scemenza, trivellavano di offese e ingiuriose calunnie le ragazze tristi e malinconiche, ghignando di gusto sadico.

Che poi… anche questo vecchio, fascista retaggio secondo cui esisterebbero le scuole migliori, sarebbe da abrogare, come dice Giampiero Mughini, io lo aborro!

La scuola è un luogo, sovente comune e anche comunale, parastatale e soprattutto paraculo, di professori altezzosi e annoiati che distillano, con tronfia arroganza, il sapere in Bignami istruttivi che son solo distruttivi. In quanto allineati a precetti vetusti.

E basta con Leopardi, col Foscolo, col Manzoni e la carne di questi manzi. E con quell’edonista del D’Annunzio. Secondo me solo un troione.

Ma sì, lui e la sua fissa per gli aeroplani, i deltaplani. Meglio gli aquiloni. Che non sono gli oggetti volanti vincolati a terra tramite un piccolo filo, bensì è il plurale di aquila maschile in forma accrescitiva.

Ah ah.

I giovani necessitano di Jack Kerouac, di Francis Scott Fitzgerald, di Francis Ford Coppola, di Bukowski, di Edgar Allan Poe, di Lovecraft e pure dei primi capolavori di Stephen King. Prima che anche lui s’appiattisse nel merchandising ripetitivo di sé stesso. Scrivendo tomi strepitosi solo per le loro copertine intriganti, coloratamente attraenti e accattivanti.

Sì, fra trenta libri pubblicati da King negli anni scorsi, se ne salvano al massimo due. Gli altri sono da comprare solamente per le cover.

Ma non state a spendere soldi. Andate su Amazon e cliccate, col tasto destro, sulle rispettive copertine dei suoi ultimi libri davvero brutti, salva immagine con nome. Potete anche stampare ogni image nel formato migliore e farvi l’ingrandimento a mo’ di poster.

La mia vita è stata un errore perfino giudiziario di proporzioni clamorose. Un body horror cronenberghiano.

Ma ogni porcata è stata ripulita dal diluvio universale, da un nubifragio illuminante. Altro che Magnolia e quell’altro pretenzioso primo della classe di Paul Thomas Anderson.

Di cui stimo e apprezzo solo onestamente Il petroliereThere Will Be Blood!

Io non sono come questo matto avaro del Daniel Plainview/Daniel Day-Lewis. Sono come Jim Carrey di A Christmas Carol. Un misantropo che fa finta di odiare l’umanità e fottersene, perciò un misantropo da strapazzo, ed è invero un amante dei bambini, delle feste, delle donne, anche del mio tacchino nel giorno del Ringraziamento.

Io dovrei, quindi, prendere tutti quegli storpi che sino a poco tempo fa telefonavano ai centri di salute mentale perché mi consideravano anormale. E volevano, pretendevano, oserei dire, che mi curassi.

Do loro un consiglio, conigli. Dovreste (ri)vedrevi allo specchio e poi telefonerò io. Non al CSM bensì al vetraio.

Perché, se continuate a vedervi belli e sani, dovete quanto prima aggiustare il riflesso. E soprattutto i vostri fessi.

Andate a farvelo dare ove dico io. Da quando in qua un Falotico deve farsi comandare a bacchetta come Pinocchio da pivelli che me li mangio con l’unghia del mignolo sinistro fratturato? Dico, mi pare che lo scherzaccio sia durato troppo.

E, se io vivo così e vi fa schifo, siete dei bugiardi. Io sono più bello e bravo di voi, so che questo vi fa andare su tutte le furie.

Ma questa è la verità.

Se non ci arrivate, domattina vado a comprarvi i liofilizzati della Plasmon.

Quindi, m’innamorerò anche di una prostituta, se mi va.

A me va sempre.

A te non va.

Per forza, hai sposato un cesso.

Ricordate: se una donna dice che Mickey Rourke di Francesco è una merda d’uomo, bene, telefonate subito al convento più vicino e chiedete di poter parlare con la rettrice. Un posto da monaca di clausura a questa suorina glielo troviamo subito. Un buon pasto caldo…

Se un uomo, invece, dice che Falotico è pazzo, è un malato di mente e gli prescriviamo immediatamente, per direttissima, un TSO.

Così, lo curiamo dalle sue invidie del cazzo.

Detto ciò, succhiatemi Il corvo.

Sì, forse farò la fine di Xander Corvus. Beato lui.

Vivo nella beatitudine, mentre voi nell’insalvabile ebetudine.

Fidatevi, dovete farci l’abitudine. Tanto siete scemi e io non posso farci niente.

di Stefano Falotico

 

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Il mio Natale, auguri a tutti e malaugurio ai cattivi


24 Dec

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Salve, sono un uomo che ha resistito agli urti e, (in)dolente, avanza scialacquando il suo tale(nto) in mezzo a un’umanità alla frutta che nel giorno “natio” del Cristo, poi redento dalla croce e dunque pasquale, si strafogherà di dolci e buonismi, non rispettando Javier Bardem di Biutiful. Lo so, tra soffritti e padelle, nel giorno di Natale ringraziate la vostra panza e non rispettate quelli che vivono nelle palafitte. Eppur, per un mascarpone di troppo, patirete allo stomaco la fitta. Ah, quante frittate. Il mio è stato un anno addolorato, perspicace del mio genio e delle cianfrusaglie del caos esistenziale a cui l’entropia, anche televisiva, m’ha indotto a (non) essere. Ognuno festeggia come vuole e come “gli” duole. C’è chi si vestirà da Santa Claus per allietare il suo bimbo, regredendo a Bambi, chi andrà a vedere il film di Tim Burton adocchiando l’Eva Green seduta nella poltroncina dei suoi testicoli malandati eppur ancor “gai”.  Chi ancora affogherà senz’ancore. Sono un uomo di core e ho sia paura d’amare che “voluttà” di amaro. Marinate finché siete in temp(i)o, la vita non è solo duro lavoro. È anche duro uccello. Sappiatelo, donne, quando vostro marito ve ne regalerà uno dalle piume di cristallo e non il suo (di)amante. E vai di spumante, mentre io schiumo di rabbia, poi di allegria, che tanto la vita è un brodino.

di Stefano Falotico

df-bts-02339_1400 01103002 "DISNEY'S A CHRISTMAS CAROL"

Il mio Canto di Natale a fine Giugno


29 Jun

Mentre impazzano gli Europei e attendendo la disfida fra la nostra maccheronica Italia e la teutonica Germania di Sabato prossimo, oggi, in Estate oramai inoltrata, ripropongo questo mio vecchioRacconto di Natale, sapendo già che vi piacque e sempre vi piacerà. a_christmas_carol_splash

A Christmas Carol, miei (i)cari, Dickens in Falotico di Can(to) di Natale contro ogni male, io ammal(i)o, non più fatemi ammalare


04 Dec

Il canto di Natale

A Christmas Carol

In questo video, recito interamente il famoso “A Christmas Carol”, libro benaugurante per ogni Natale gioviale, frizzante, frenetico, di vita ribaldo e gioiosamente esuberante, rinascimentale in mio uomo monumentale, risorto dagl’incancreniti ardori affievoliti, cagionati da gente malevola, che mi punse affinché mi deteriorassi ma, di malasorte, come dico io, iddio, mal gliene sortì. Lo spregevole malocchio di tal aff(r)ettati scellerati e bifolchi si ritorse lor contro d’anime da me morse, insomma, non m’avvelenarono e, invecchiati bruttissimamente, per colpa delle lor terribili malefatte da viventi morti, generanti sol a lor, oh sì, poco si(gno)r(i), un fegato amaro insostenibile, adesso non posson altro che (non) plaudirmi e, dalla (ver)gogna, pensar a gesti (mal)sani per la lor (di)strutta “san(t)ità”, da me gustosamente lesa di maestà incarnata in Principe altissimo, non fregato ma sfregante i lor sfregi in me ne “freg(i)o” di tutto stile (no)bile.

Suadente in lor su(p)ini, che gioia immensa di libido a botte in “testicoli” delle lor di cazzo teste da me qui ribaltate di gran testo attestatissimo, da Re Salomone anche non necessitante di (l)auree, dette pure attestato, per p(r)enderli a testate…

Ecco il mio Testamento.

Colpi in lor testoni, insomma, di mia testé testolona. Dura contro i “duri”. Rude contro i bar(bar)i.

Un tosto…, mie testine. A tastoni, camminando a carponi, son a lor stato un doloroso mascarpone contro le lor creme da for(n)i crematori ché vollero (s)cremarmi in ragazzo “dolce”. Sì, io son sempre più tiramisù e a lor DO sol pollici giù, da me succhia(n)ti LA. E mi lecco, dopo le lor beffe di tristi “bluff”, i miei baffi, ancor più sbeffeggiandoli e, se di nuovo mi tratteranno da sodo “uovo”, dicendomi che non valgo un bucato soldo, i lor noiosi vuoti da uffa io stantufferò, offrendo loro un “plof”, mie “cari” prof…

Tanti soli!

Sì, sono un Puffo, un “pazzo”, uno Scrooge, e dunque a lor si(gnori)a scoreggio perché la mia voce è d’alta maestria fonetica contro i lor schiamazzanti, volgari rumori di fondo. (S)fondati, non vi resta che i fondi del barile raschiare, v’ho affondato. Pensavate di affogarmi e invece io, di “affogato”, vi bagno nel latte vostro alle ginocchia da borghesi annacquati. Il mio bicchiere è sempre genialmente pieno, mi fate pena, state quasi in apnea. Ma io, uomo buono, non mi brucio e, dalle maree delle vostre amare la(cri)me, (de)cantando qui di tutto petto tal Canto di mio Conte, espettorando i vostri pet(t)i crud(el)i da cinici ispettori spappolati, vi servo la lezione, miei “leziosi” da lezioncine e da maestrini.

Sentite che modulazioni di frequenze, come (s)monta il diaframma, son infiammato, acceso, malinconico in queste immagini che “scottano”, scorrenti fra un Ronin malinconico e il torrenziale calore di Heat, appunto, cotti a punt(in)o mio vincente.

Tanti popò di Diabolicus Totò, miei “uccellacci”, il mio “uccellino” vola e volteggia da Carmelo Bene di “pene” alla Pasolini, di gran (di)verso svoltante è al(i)to contro le vostre infernali fiamme infamanti. Io ho fame del mio cuore, della mia anima s’incendia l’estasi alata nei vostri ficcati lati aleatori.

Come B… rucia la mia serie A. A come altro(ve), come Jim Carrey… nei vostri polli al curry.

Io, Icaro, non ardo, volando quassù, bensì voi schiattate di rabbia come Belzebù, non avendomi arso, siete “aridi” (non) vivi e vi deste sol delle a(r)ie tanto fini quanto finte. Io son raffinato!

Io son il paradisiaco.

Ascoltate il Ver(b)o e pen(s)ateci due volte prima d’ancor altro azzardare.

Non azzannate, io non faccio le cose campate per aria, io non tiro soltanto a campare, bevete pure i vostri Campari ché io bado al Badi come parlisa(pete)?

Ed è gran sapere. Salire, non esalare, non addosso sal(t)atemi.

Siete sol degli esaltati.

Mentre io esulto.

E, giammai dalla vera vita esule, vi(ri)li, io (non) rivivrò. Che Sole, miei uomini “soli” sempre a caccia di sol(i)di.

Sbiancate!

 

 

 

 

di Stefano Falotico

 

A Christmas Carol alla “Touch Me” di Jim Morrison


25 Dec

Mezzanotte e scocca il “bambino”, scartate i regalini e sgranocchiate il cenone coi “candeloni”:

Ove va la rondinella, io arrotondo nel “mulinello a vento”, sorvolando lidi ignoti di notti “pastorelle”.
Oggi è Natale, Giorno di gaudio ove anche i gay non verranno… derisi ma posson sfancularsi un gustoso pranzo servile senz’ammansire la polemica sessuale nel reazionario che fu tale solo perché, schernito, prima quindi intimidito e poi, messo alle strette, costretto a reagire.

Vi ficcherete… in bocca un cinepanettone, dentro le coccole d’un cinemino ove riderla di grana grossa dopo esser ingrassati per colpa dei dolci tanto di calori(e) da stimolar con(dita) altra “pasciutezza”. Che candore da “canditi”. Ecco il medio dito che si “eleva”.
Quindi, recitando il buonismo per la maggiore nell’Italietta moralista che si “castra” solo nel Cristo da festeggiare di messe (dopo tante messaline), vi sveglierete nel “martirio” di me, il Santo Stefano, onomastico ove nessuno masticherà la mia dignità perché va rispettata almeno il 26. Telefonandomi per gli auguri. Sì, che merde!

Sì, sì, è pasciuto, è Pascutti!

Oggi, sto fremendo. Già fervono i preparativi e mi laverò, sebben sia lavativo.
E “tiro” ove voglio senza tovaglia da imbandire. Banditi, anche voi sarete “deliziosi” in queste feste, dopo averle guastate.

Dunque, perché non posso “gustarmelo?”. All’anagrafe, mi chiamo di terzo nome “Gustavo”, ma per molto Tempo non gustai perché m’inguai(n)aste, perciò ieri, alla vigilia, perlomeno oppure su e sotto, mi masturbai “rigidamente” nell’onor da tener desto per non “farselo”… abbattere più. “Tiramisù”. Daniele Silvestri voleva risalire, tutti aspettano Silvestro ma al “pino” silvestre pen(s)a solo Stallone Sylvester? Ah, in questo zoccolo duro, ci vuole uno “zotico” con bizzarria falotica di durezza mercenaria senza marcetta da “fiamma”. I carabinieri usan la carabina, e io li trombo nelle cabine, incendiando il fascismo di “sparate”.
Dovrò astenermi da tal onanista rituale sin alla Befana, altrimenti me “lo” carbonizzerà, sfilando la sua racchia calza di rauche sue litanie “liturgiche” al mio… “metallurgico”.
Sì, come l’Uomo che spazza il camino, io m’affumicai da “Babbo Natale”, scivolando nei “corpi cavernosi” del “non visto” che “(s)buca”. Tutto “macchiato” per un regalo “tosto” e intonso. Da aprire nelle sue mutande “rosse”…
Che tonfo, speriamo nel tuffo sulla figlia di Renna… Rosaria, una che coi rosari ha da spartire quanto le rose di “Margherita” alla Cocciante. Ella è sua, finge da suora…, soprattutto non è frigida fra i suini. Che sughetto dopo l’intoccabile etere. Sì, bionda cinquantenne ancor per la mia “antenna”. In radio va la donna “raggiante” di giarrettiera, e io “squarto” la cerniera. In quanto fuori dalle cernite ma “cervo” nella sua “erba”. Tutto erto ed “Ercole”. Che sciacqua e neppur un orgasmo scialacquerà. Basta coi quaquaraqua!
Evviva Qui, Quo e la quantica “fisica”.
Evviva Paperino nella “giovane marmotta”.

Natale è una festa triste perché son “buoni”.

Io lo sono sempre. Infatti, me ne fotto di questi pagani.
Dopo tanto averlo preso, voglio l’ano tutti gli anni. A quanto ammontò il danno? Allora, montiamole tutte. Sì, mi son montato la testa!

Di caviale, dopo esser stato tante cavie, entrerò nelle “grotte”, in ogni cavità.
Non ci saran cavilli per cavarsela. La scaverò io!

Io trivello!
Io uso i veli nel “cioccolato” guarnito. Che zucchero “filato”. Miei “guaritori”, son inguaribile.
Dunque Lei guaisce e, nell’inguine, vuole la lingua.
Mi lanciate i guantoni di sfida, Lei mi “sgancia” sulla guancia la figa, perché sono un’iguana.
A parte le “bontà”, le bonazze e le cattiverie, oggi mi sento felice ché, (ri)generato di trentatreesimo compleanno, spargerò la cenere dopo la chiesa di stanotte, quindi fu(i).

Canto con Jim Morrison, sgommando di “pneumatico”.

Sì, Vittorino Andreoli allestisce un altro libro sui matti, e io mi do alla mattanza di me, “mieloso”, permaloso, anche pernicioso, infagottato dei mie fa(rdel)li e Sisifo nelle “fife” altrui, da spronare, rinvigorendo la gioventù bislacca ch’è cosmesi solo di lacche e lecchini, leccatine e Lecco figlio di Lecce, località pugliese ove van le damigiane sul “pigiando pigiando anche in pigiama”.

Sono il poema umano e, “poetando”, sparisco in Edgar Allan con un alano che è “alto” di “scosciamento” nella gatta che “fumetterà” nel suo Disney cinematograficamente cinofilo sucanin’ “volpino” e pelle da ermellini con un’altra pelliccia senza penicillina ma, di pen, (im)piantato.
Che cosa piangete? Suvvia, guarda come s’eccita e, in macchina, “fa le pulizie”, ripulendoti dalle caccole accumulate nei 365 con kamasutra a 360.

Io direi di più, posso circumnavigarti di “doppio anomalo-ammaliando-liana nel tuo pelo?”.
Sì, girando e rivoltandola, lo prendi un po’ lì e poi lo metti là, lilla e viola ed evviva io che “v(i)olo”, devio, “approssimo” ma soprattutto arrotondo-tornendola.
Per un “torchio” che spreme d’“olio” sul motore a scopo?
No, scoppia!

I vecchi s’afflosciano e, nel fogliame, sfogliano i ricordi, filtrando l’esistenza a resistersi per non desistere. I giovani insistono, si sintonizzano e, rizzi rizzi, un po’ si chiudono a riccio e poi “allisciano”, accovacciati nella tana, nella tanica.

Meglio sulle natiche, cari miei suonati.

Sì, “nuotate”, noterete un Mondo migliore di tal immonde immondizie.
E, raccattando, a “qualcuna”, lo attaccherete.

Altrimenti, la navigazione potrebbe attraccare nell’“Attack”, colla per un “risarcimento” alla castrazione (in)dotta, evirato d’eunuca paura e troppo pur non “spurgarla”.

Buon Natale.

Buona la prima?
Facciamo la centesima.
Così, prima ne assaggio 99 e, con la millesima, son 69.

Sì, mi chiamano l’amante “ottovolante”.

E Rebecca Hall ama la sua “H” aspirata in bocca!

Ho detto tutto?
Sì, certo. Ma me la deve dare.

Pascoli Giovanni non vuole i candeloni ma i cannelloni!

Visto il video alla Jim su “Jingle Bell” miei belli? Qui non si bela ma la “Bestia” vuol una bellona.
Non si può. Si può “fare”, invece.

A parte gli scherzi, spesso me “lo” tiro. Credo sia necessario e fisiologico, altrimenti subentra il calo della libido e qui, fratelli e soprattutto “sorelle”, siam da Tempo con le brache calate.
Dunque, vogliamo (in)calzare.

Sono un bugiardo di professione. Or sono, adottai varie inconsce strategie per eludere le cosce, addentrando solo nelle mie gambe con “sgambata furbizia” autocastrante d’estrema “scaltrezza”.
E, per buttarla… a ridere, sgambettavo ogni ancella che voleva il mio uccello. Evitandola nel modo più “superbo” possibile, un’evirazione a scanso d’equivoci. Sì, specialista del “nascondiglio”, sgattaiolai nello sgabuzzino, ove più volte scopai delle zoccole (dis)giunte, come nei vostri ripostigli, a “strigliarmelo”. Una collezione di scarpe da far invidia a Rockefeller, non al miliardario di tante maial-“maliarde” ma più somigliante al “pupazzo” ventriloquo animato dalla mia “mano morta”. Sì, ero un muto “anatroccolo” in mezzo a chi le coccolava da “pappagallo”. A questo bastò ripeter a pappardella tutte le lezioncine per soddisfare ogni “leziosa”. E la sua liquirizia, di malizie, “azzimava”.

Di mio, ho subito dei cambiamenti repentini. Sì, più che altro una serpentina affinché il mio serpente si “lucertolizzasse” per non esser divorato dalla giungla, ove puoi sempre incontrare una scimmia che t’affoga nella sua “sabbia mobile”, ché io non son “mobiliere” del Totò più “mariuolo”.
Sebben sparga il mio “prezzemolo” per rosolare la mia patata… bollente. Le napoletane mi vogliono di conto alla romana. Preferisco la capricciosa senza quattro stagioni.
Sono stagionato e basta di “mozzarella”.

Durò… un po’, quindi mi rintanai ancora dura-mente.
Il mio primo psicologo escogitò vari escamotage, appunto impuntati, per farmi “entrare” socialmente, per di più (perdendo?) nelle “puttane” che lui si sbatteva fra un porcello e parcelle salate.
M’ipnotizzò con la tecnica di Mesmer ma non guadagnai in memoria mentre lui se “le” rammemorava tutte con l’origano junghiano d’unghie non tanto “oniriche”. Quelle lì… delle beote che pendevan dalle sue labbra e se ne “innamoravano” di “botta”.
Per il colto ardire del suo volerle ardere di coito.
Sì, cogita ergo sum e, somare, da vite surrogate, “glielo” sudavano, dandole nei ricordi “altalenanti”, molto a “mollargliele” da daine, della sua “analisi” col dondolo di “pipa” danarosa.

Comunque, mi catapultai nella realtà. Ma sputai dopo pochi mesi. Non mi respinse nessuna, fui io che “spingevo” a (t)ratti.

Pensarono che il rientro sarebbe stato meno traumatico solo perché ascoltavo il Boss Springsteen.
Ma fu un tougher than the rest. Senza mancia. Sì, rappresento l’uomo forte alla Nietzsche su ciuffo “tamarro”, davvero “identico” a Ronaldo Cristiano.
Lui finta per il Pallone, e io finto per essere “infilato” nel sacco.
Più che da Minetti, sono un bollito con la bolletta del rubinetto.
Sono “rubino” quanto il verde smeraldo della speranza.

Quindi, ancora buone feste. E bone a tutti.

Aspetto il vostro bonifico. Rinsalderà il debito e anche “qualcos’altro?”.

Sono una “bomba”. Pirotecnica da fuochi… “artificiali”.

Ora, ho scritto un saggio su Sean Penn, scrivendo “Perdipiù” e non il corretto “Per di più” ma, se è locuzion avverbiale “per lo meno”, io scrivo a non posso alla mia penna.

Comunque, “Perdipiù”, come da enciclopedia Treccani (e io son il cane segugio fannullone), invece… sebbene rarissimo, si può dire.

Ficcatelo in culo!

Non c’è nessuno come me, perché non ce n’è.
Cosa?
Il cazzo! Essere-non essere, non ho crediti né la tessera ma vorrei “tesserlo” per esserti.
Possiamo nell’essenza? Tu sei Donna possente, io “potente”.
E mi sveglio a Leva-nte.

Firmato Jim Carrey

  1. The Doors (1991)
  2. Un Amleto di meno (1973)
  3. Il corvo (1994)
  4. Perdipiù il segugio fannullone (1972)
  5. Poliziotto superpiù (1980)
  6. Alice non abita più qui (1974)
  7. Niente meno di più (1971)

Due giorni a Natale!


23 Dec

23 Dicembre col Morandini 2013

Ricordate di festeggiare il Cristo, altrimenti v’indementirà, donatevi un regalo e uno scambio di “Pace”. Il mio video d’auguri.

Mentitori della demenza, ecco a voi sua Eminenza

Eminente d’alito alla menta e metano con qualche “gas” alla fine dell’ann… o.
Sì, talvolta borbotto, mugugno e vado a far visita al mugnaio. Egli sa come strizzare per bere il latte, e non s’arrabbia contro i mulini a vento. Egli è solo Don Chisciotte con la “botte piena” della “mula”.
Con cui, nella stalla, ferocemente “stalloneggia” di “purosangue”.

Amatevi e invogliatele tutte, non violentatevi. Perché potreste, da una vita rosata di vino sul divano di pelliccia, tramutar repellenti in violette vane. Evvivala vanità!

Perché accanirsi contro il buonismo? Perché far del danno a un daino come me che ha il volto da Gioconda alla Paul Dano?
Talora, quando ispirato da mattine ebbre di me nel labbro che soffia all’ebbrezza, divento ebraico, recitando il Verbo di mie parole sfilate su baffetto canagliesco.

Così, gustatevi questo video che, all’inizio, omaggia proprio Christoph Waltz “parzialmente scremato”, poi s’offusca da “Sindone” sorridente e quindi “farnetica” di faloticissimo stilema su mie “stigmate” cerebrali. Ineludibili e incancellabili, nonostante l’erosione del Tempo si concretizzò in questo 2012, ove ho compiuto proprio 33 anni. Ma non son morto, in quanto incarnato da Profeta per benedirvi affinché tutti, inchinati, non siate più manichini.

Ora, per la “lauta” occasione (previsto che ingrasserò circa dieci chili salvo opportunamente smagrirli di flessioni su qualche Donna “addominalmente” dominatrice per previste lavatrici al mio Gulliver), ho già scartato un presente.
Ah, tu sei assente? Come mai? Giustificato?
Ah, capisco. Solo… senza figa.

Può succedere se, all’alba, il “gallo” non canta e si spenna d’alopecia orripilante su “cresta” d’uno specchio in cui non t’innalzi più. L’orgoglio tuo si smarrì, travolto da catastrofi “ambientali” del tuo fegato. Organo che s’afflosciò e, bucherellato da troppi bocconi amari, ti sta inghiottendo nell’evacuarti.
Allora, aggiustati il bavero, e abbeverati ancora alla vita.
Fuori, c’è Un Mondo che attende, “con ansia” (come no…), il tuo “ritto ciuffettino”. A petto in fuori. Espettora e vomita!
Come primo “Condon(o)” all’edilizia mia un po’ pericolante, ecco l’inutile ma dilettevole “Dizionario 2013 Morandini”.
Un decano quasi centenario che, aiutato dalle cotante figlie, ha imbastito anche in questo fatidico 2012 un tomo ben augurante, appunto, per i 365 giorni a venire.

Fra le sue critiche migliori, quasi tutte (in)eccepibili, estraiamone qualche “tratto”.
Concordate col Morando?

1) Cosmopolis, “Uno spettro si aggira per l’Europa” scrisse nell’800 Karl Marx, parlando del comunismo. Qui lo spettro è quello del capitalismo. Convinto che si possa comprare tutto, Packer è consapevole della propria fine, ma non ha previsto l’incontro con Benno Levin (un memorabile Giamatti) che occupa gli ultimi 20 minuti di dialogo puro. Con finale a sorpresa, il grido “Devi salvarmi!”. Voto: 4.

2) Millennium…, gli americani hanno fatto un remake meno nordico e forse più chiaro in alcuni passaggi, ma certamente meno politico e più thriller. Per chi non avesse visto l’altro, può anche andare bene, come cinema di evasione. Ma per chi invece ha goduto fino in fondo i 3 episodi precedenti (in particolare il 1°), il confronto è inevitabile ed è tutto a svantaggio di questo, soprattutto perché Fincher non ha Noomi Rapace: mai personaggio di un libro fu reso con tanta perfezione. Sui titoli di testa, un’emozionante fusione fra musica e immagini, sulle note di “Immigrant Song” dei Led Zeppelin arrangiata da Trent Reznor e Atticus Ross, con la voce di Karen O. Voto: 2,5.

3) Safe House, come gli capita con i personaggi “cattivi”, Washington, anche coproduttore, si diverte assai, e molto diverte mentre Reynolds, da lui aiutato, gli fa da spalla con un’interpretazione che lo aiuterà a fare carriera. Voto: 3,5.

4) To Rome with Love, la bizzarra trovata del cantante sotto la doccia, comunque, rimarrà nella memoria. Voto: 3,5.

Ora, ci sarebbe molto da sindacare, figlioli.
Ma vi lascio con un dubbio ancor più atroce: ecco De Niro e Diane Keaton fotografati assieme a un party. Invero, De Niro sta pubblicizzando la sua interpretazione per guadagnarsi una tanto sospirata candidatura agli Oscar, la Keaton ha da poco lavorato con Lui in The Big Wedding.
Ma non è questo il punto. Il punto interrogativo è: Vito Corleone vuole scoparsela come Al Pacino?
No, Diane sa che il Bob è sposato a una nera, e sarebbero “cazzi”.
Quindi, non ci prova. Eppure, in quest’immagine pare Lei il maschiaccio.
Cravatta e vinello su camaleontismo alla David Bowie.
Sì, con la vecchiaia, Diane è uguale a Bowie.

Già, posso asserire che “inserisco” se m’è (con)geniale ma, genitalmente, preferisco Clint Eastwood.
Più coriaceo e con più Cuore rispetto a questi cuoricini. D’adolescente le mandai tutte a “prenderselo”, adoravano i cantantucoli. Col Tempo, l’Italia è peggiorata. Avevamo Gaber e oggi la cover di Mengoni, uno che vedrei bene con Tiziano Ferro a consolarlo col “fazzoletto”.
Avevamo la coppia Gigi e Andrea, che già faceva pena a Bologna, e adesso abbiamo il nuovo Andreotti col pene nella vagina, Carfagna Mara, una “mutante” dopo tante sue pazze mutande. Si è “androginizzata”, rizzando tutto il Parlamento. Quell’altro… come si chiama pure. Berlusconi? Sì, si ripresenterà e io sarò sfacciato di “Madonnina”.

Molti mi respingono perché non ho la spinta. Di mio, m’occupo delle spine. Ne accumulo tante di scosse appena mi catapulto nella cosiddetta realtà, ove scioccano i “cosiddetti”.
Realtà per me uguale dolore.
I terminali vivi di Battisti.
Più scopi e più pretendono che lavori “di fino”.  Più hai Cultura e più t’imbrigliano nelle reti sociali per sfondare il culo a tutti.
Per non parlar delle donne. Le più amano la busta del “pagone”, spipacchiando il pupetto ma sposandosi col dottor di pipa. Son tutte “emancipate”. E ci tengono a “evidenziarlo”, con tanto di foto del loro “ganzo” su Facebook, ben sottolineato di commento “Me lo bonifico io questo qui”.
Meglio Pippo, che “gagliofeggia” e se ne frega delle tragedie giornaliere. Sì, aprendo il giornale, t’accorgi che sei l’unico sano di mente. Oggi, un quarantaduenne ha sparato a dei bambini solo perché indebitato con la fidanzata. Domani, la fidanzata si “sparerà” uno strozzino, andando poi a ballare di cremino alla “pasticceria” cinese “Il rustico giapponesino del limone arrosto”.
Strozzata di dolce affogato.

Per quanto mi concerne, ho l’abbonamento a un sito porno ove posso ammirare me stesso che fa l’amore con le mie tante personalità. Ho già scaricato tutto l’archivio personale, di cui elencherei i primi film:
1) Stefano fa sesso con Stefanel.
2) Stefano si fa.
3) Stefano se l’attacca là.

Sì, sono autoerotistico-autolesionista da unico eroe in tante “palle”. Nessun altro protagonista.
Nessun antagonista.
Solo io in tanti miei (mal)esseri. Come me lo (s)passo io senza passerine, neanche San Francesco con gli uccelli.

Ronaldo Cristiano non è cristologico con Minetti “a manetta” Nicole.
E l’altro “fenomeno” ha la pancia.

In radio, Luisa Ranieri ha letto il romanzo scandalo che tutti avete comprato.
L’unica scandalosa è la sua dizione.
Quanto si ha un seno così, è concesso “spacc(i)arsela” da “signora” e “attrice”.

Zingaretti lo sa, e ogni Notte “la” istruisce con lo “Zingarelli” per educarla a scandire meglio di lingue e spagnola.

Ho detto tutto.

Montalbano sono!

Abbiamo Irene Bignardi, “critica”.

Ascoltate questa puttanata storica: “Tarantino è un babbeo”.

Fra l’altro, “YouTube” di Rai News sbaglia pure la e accentata.

Impariamo da tal babbuina che “babbeo” è un termine “desueto”.

Ah, buzzicona!

Per non finire su Flavia Cercato con la Gialappa…

Intervistarono Filippo Timi e si stava bagnando.

Ora, Filippo è più brutto e meno bravo di me.
Ma Flavia andasse a cagare.
Come tutto il resto.

Sono sia Ombra sia Sutherland.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. A Christmas Carol (2009)
  2. Rocky Balboa (2006)
  3. Jack Reacher: La prova decisiva (2012)
  4. Miseria e nobiltà (1954)
  5. Fuoco assassino (1991)
  6. Totò a colori (1952)
  7. Totòtarzan (1950)

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)