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Il 13 Gennaio, ovvero lunedì prossimo, date la nomination all’Oscar al più grande attore di tutti i tempi


10 Jan

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Sì, lunedì prossimo saranno rivelate le nomination agli Oscar.

I maggiori siti di predictions si stanno sbizzarrendo ad allestire, per l’appunto, i loro pronostici Sono dei più disparati. Dopo, vi parlerò pure dei disperati, non si sono ancora sparati ma la loro scelta appare più imperscrutabile dei nomi dei candidati contenuti nella busta che saranno rivelati il 13 Gennaio.

Sì, i ballottaggi sono chiusi, molte persone si sono del tutto chiuse ma sperano, in una notte delle stelle, forse di San Loenzo, di salire sul palcoscenico, impugnando un’effimera standing ovation a celebrazione d’ un’esistenza andata a puttane.

Contenti loro…

Da tanti anni a questa parte non si assistette a una concorrenza così forte. Negli scorsi anni, infatti, le candidature come miglior attore protagonista agli Screen Actors Guild Awards, manifestazione ben più attendibile dei Golden Globes, che sono spesso invece un contentino e quasi mai rispecchiano fedelmente i gusti dell’Academy, corrisposero, a eccezione fatta di qualche nome, a quelle che poi, quasi in maniera quasi combaciata e pressoché identica, fu la lista dei cinque attori selezionati per gli Oscar.

A ben vedere, infatti, l’appena conclusosi 2019 fu un’ottima annata cinematografica anche dal punto di vista prettamente attoriale. Ove se a giganteggiare da campione incontrastato fu Joaquin Phoenix col suo insuperabile Arthur Fleck/Joker, vincitore oramai sicuro della statuetta dorata dopo aver sbaragliato tutti ai Golden e alle altre premiazioni più importanti già tenutesi (in attesa degli Screen che saranno assegnati domenica), constatammo la crescita di Adam Driver e finalmente tutti, anche i più scettici, compresero la valenza recitativa di Antonio Banderas. Uno, in passato, troppe volte mal sfruttato e utilizzato solamente come icona del macho ambiguamente sexy.

Io invece notai il suo istrionismo e la sua indubbia bravura persino, un millennio or sono, quando interpretò il villain in Assassins con Stallone.

Quindi, applaudimmo, sebbene non al cinema ma dietro lo schermo di Netflix, la strepitosa, ineguagliabile performance di quel gigione meraviglioso che è Eddie Murphy. Dopo decenni, oserei dire, di filmetti, ora si affianca a un bel pezzo di guagliona, sua moglie, una stangona bionda da 48 ore e ancora 48 per farle il 69, 24h su ventiquattro da dottor Dolittle. Uomo che sa parlare a tutti gli animali, dunque ovviamente anche alle passere.

Di mio, posso dirvi che vissi annate da Professore matto, negli ultimi anni, per traversie esistenziali non proprio felicissime, conobbi mezzi homeless deliranti.

Sì, conobbi per esempio un mitomane maniaco religioso rimasto vergine sino a oggi. A meno che, stanotte, forse non abbia cambiato il suo Mr. Church e abbia contattato una negrona come Grace Jones de Il principe delle donne.

Mah, per anni costui si credette invece il Principe cerca moglie e confuse la sua spiritualità da coniglio per il Cinema coraggioso di Carl Theodor Dreyer.

– Stefano, la mia psichiatra sostiene che io sia matto per via delle mie fisse religiose. Non è vero. Tu, per esempio, conosci il Cinema, no? Scrivesti pure il saggio monografico su John Carpenter, intitolato Prince of Darkness. In questo film, se non sbaglio, viene detto che Dio e il Diavolo sono la stessa persona.

Scusa, non sbatterono alla neuro Carpenter, dovrebbero sbattere me? Non mi sbatteranno da nessuna parte, Dio d’un p… o della puttana della mad… a impestata e fradicia. Giuda d’un ladro, Cristo santo!

 

Ho detto tutto…

Attinsi comunque a molti suoi deliri per divenire una sorta di Dolemite Is My Name.

Ve ne scrivo uno qui, sembra una filastrocca da Signor Bonaventura:

la vita è dura ed è più facile evitare la fregatura, leccando un barattolo di confettura piuttosto che sottoporsi alla realtà che è spesso gioiosa ma anche amara e può spappolare il fegato. Poi, ci vogliono i punti di sutura se, a causa di troppe bocciature, ci s’ammoscia e vai talmente giù che non ti va più su, ovvero non ti viene duro ed è più comodo spacciarsi per persone speciali molto pure.

Le ragazze ti prendono per il culo per via della tua aria da uomo poco sicuro, gli uomini ti dicono, per simpatia, che sei un grande e non abbisogni di nessuna psicologica cura ma, in verità, da tempo non pompa il glande e decanti solo il libro La neve cade sui cedri, oh, guarda fuori che bella grandine.

 

Sì, a questo mio amico non debbono crescere le palle, basterebbe che si guardasse allo specchio e ammettesse di essere un diverso nell’anima. Potrebbe realizzare la nuova cover di Rocketman.

Invece, se ne sta lì a rimuginare malinconico sul percepirsi come attore mediocre, alla pari di Rick Dalton/Leonardo DiCaprio, si sintonizza su Italia 1 per guardare, a tarda notte, i telegiornali sulla gente disgraziata che perse la casa e i figli in seguito a qualche nefasta calamità e per colpa di tragici uragani.

Cosicché, prima di andare a letto, è felice che qualcuno stia peggio di lui. Mal comune, mezzo gaudio e domani sarà un altro piagnisteo da pioggia torrenziale per sempre…

Cari dementi, prendete a modello Adam Sandler. Lo scambiaste per un tonto e invece recitò, in Uncut Gems, meglio della vostra consorte.

Sì, lei vi sta derubando dei vostri gioielli… è un’attrice come Meryl Streep. Con voi sa fingere spudoratamente ma, appena può, sgattaiola assieme a uno che le regala gemme preziose…

Un giorno, quest’uomo cornificato scoprirà la verità ma sarà troppo tardi. Al che s’identificherà, a compensazione del trauma, con Jonathan Pryce de I due Papi.

Santificazione totale, oh, fratelli della congrega.

Sì, la vita non ha senso. Ciò, Bob De Niro lo comprese tanti, tantissimi anni fa.

E gli piace essere un camaleonte. Uno che oggi ascolta Ava Max e domani ingrassa come in Toro scatenato? No, come Bud Spencer di Bomber.
Ed evviva anche il Cinema infantile, schizofrenico, delirante paranoide su pugno devastante in pancia e colpo inaspettato.

 

drive

anno del dragone

Il Cinema è forse peggiorato perché non abbiamo più grandi anime come Michael Cimino e molti giovani non sanno chi siano Eddie Murphy e Mickey Rourke


21 Nov

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Sì, Eddie Murphy sta con una bionda che potrebbe fare la pornostar. Ma non è da una sciacquetta a fianco che si giudica un uomo.

Dubito infatti che Paige Butcher, attuale compagna di Eddie, quando conobbe Eddie, semmai a una festa, conoscesse tutti i film interpretati, antecedentemente, da Eddie.

Basterebbero tre titoli degli anni ottanta per capire che, a prescindere dal suo straordinario ritorno in Dolemite is My Name, Eddie è uno che ci sa fare…

Vi vorrei servire stasera, per cena, Beverly Hills Cop – Un piedipiatti a Beverly Hills (di cui, peraltro, presto Eddie girerà il tanto sospirato quarto capitolo), 48 ore e ovviamente Una poltrona per due.

Alla soglia dei sessant’anni, Eddie si può permettere di andarsene in giro con una che potrebbe essere sua figlia, che dico, sua nipote e guida la Mercedes come un gagà uguale a Donald Trump.

Lui può, voi no.

Sì, Eddie ha vervesavoir-faire, è un uomo che mette pepe, un uomo brilliant.

Un uomo che fa ridere. Alle donne piacciono gli uomini che le sappiano far ridere.

Pensiamo a Caroline Kava/Connie White dello splendido, irripetibile L’anno del dragone, firmato dal mitico e compianto Cimino Michael.

Stanley/Mickey Rourke la tradisce con Ariane…

Lei è distrutta, Mickey rovinò tutto.

Avete mai visto questo film?

Ora, ditemi voi, in quest’Italia ove gli aspiranti attori, anziché frequentare corsi seri oltreoceano di recitazione, pensano che basti essere Mickey Rourke degli eighties, filmandosi gli showreel col cellulare della Conad, manco della Comet, saprebbero mostrare la stessa intensità di Mickey nella scena del capolavoro ciminiano succitato quando i criminali, capeggiati dal malfattore John Lone, gli ammazzano la moglie sotto i suoi occhi.

Prima, Stanley litiga con la moglie, sconsolato esce di casa, poi cerca di riappacificarsi con lei. Lei piange, dopo di che un manigoldo afferra Stanley da dietro le spalle, a quel punto la moglie avverte il pericolo imminente, in un nanosecondo capisce che suo marito, sì, poiché nonostante il tradimento di lui, è pur sempre suo marito, sta rischiando di morire.

Esplode il suo amore per lui, lui cerca di divincolarsi dalla presa dell’assalitore e, nel frattempo, pur avendo tradito sua moglie, n’è ancora profondamente innamorato o, perlomeno, per lui è qualcosa di estremamente imperdibile.

Capisce che la stanno uccidendo, infatti lei muore. Lui, in preda alla furia scatenata, cerca di rincorrere l’assassino ma lui è già fuggito.

Cioè, in pochi minuti, Michael Cimino, coadiuvato dalle prestazioni di Rourke e di una commovente Kava, è riuscito a realizzare qualcosa che voi, voi comuni italioti, con le vostre pose da teatranti d’avanspettacolo, con le vostre canzonette, con le vostre prese per il culo su Fantozzi e troiate varie, non farete mai.

Come dire che dei beoti dicano al prossimo come si sta al mondo.

 

di Stefano Falotico

TOP TEN Nick Nolte


22 Nov
Actor Nick Nolte is 75. The Nebraska native got his start modeling and acting in Minneapolis, through the Eleanor Moore Agency. His credits include the films “Cape Fear,” “48 Hrs” and “Jefferson in Paris” and the TV miniseries “Rich Man, Poor Man.” (Getty Images: Jason Merritt)

Actor Nick Nolte is 75. The Nebraska native got his start modeling and acting in Minneapolis, through the Eleanor Moore Agency. His credits include the films “Cape Fear,” “48 Hrs” and “Jefferson in Paris” and the TV miniseries “Rich Man, Poor Man.” (Getty Images: Jason Merritt)

 

Oggi, amici e (a)nemici, voglio parlarvi di quello che a mio avviso, e io ho sempre ragione, è uno dei più grandi attori di tutti i tempi e anche di tutti i templi. Sì, a costui, dopo la sua morte, eleveranno statue altissime negli anfiteatri perché Nick Nolte è l’incarnazione di una tragedia di Eschilo.

E, nell’Arena di Verona, a tre mesi dalla sua scomparsa, tutta la gente canterà in memoria di questo bestione che da giovane aveva un fisico da Dio greco, per un Festivalbar all’insegna di Nick, uomo del Nebraska come uno dei più bei album di Springsteen. E infatti, tra la folla esultante, apparirà il Boss col suo volto roccioso a spronare le condoglianze con delle ballate dolci e anche amare (sì, tanto poi la gente, finito il cordoglio, fottendosene, andrà al mare, mangiando focacce) come l’ultimo film con Nick protagonista: Head Full of Honey.

Quest’attore titanico, scandalosamente candidato agli Oscar soltanto tre volte, due come protagonista per Il principe delle maree (Anthony Hopkins de Il silenzio degli innocenti lo sbudellò in maniera cannibalistica) e per Affliction. Ma assurdamente fu sconfitto da Roberto Benigni de La vita è bella. E all’annuncio di Roberto come vincitore, Nick ci rimase di sasso e pensò in silenzio: ma guarda un po’ se me lo doveva mettere nel culo uno nato a Castiglion Fiorentino, un tipo da Castiglione delle Stiviere, uno che se non imbroccava la follia sua giusta l’avrebbero internato in manicomio. Ma cose da matti!

Poi come non protagonista per Warrior. Ma Christopher Plummer ancora una volta lasciò Nick a bocca asciutta. E Nick, finita la cerimonia, rilesse il suo autore preferito, Kurt Vonnegut. Pensando stavolta: sì, è tutta una puttanata questa vita. Tutto è capovolto. Che vita di merda.

Ecco, ma quali sono le dieci migliori performance di Nick?

Andiamo a casaccio.

I guerrieri dell’inferno, 48 ore, Addio al re, New York Stories, Cape Fear, Il principe delle maree, Affliction, La sottile linea rossa, Triplo gioco e il cammeo di Run All Night.

Questo è quanto.

Vedete di andare a prendervelo nel culo.

 

di Stefano Falotico

Attori bolliti: Eddie Murphy, toccato dalla grazia… trasformava tutto in oro…


12 Jun

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Oggi, è il turno di uno stracotto, iper-cotto, super fritto più di una sogliola, Edward Regan Murphy, nato il 3 Aprile del 1961 a Brooklyn, cinematograficamente conosciuto semplicemente come Eddie Murphy.

Un nero spritosissimo, spuntato dal nulla che subito a inizio anni Ottanta fa un botto clamoroso con due pellicole fenomenali, che diverranno immediatamente dei classici intramontabili, ovvero 48 ore di Walter Hill e Una poltrona per due di John Landis. Film quest’ultimo che, come sappiamo, oramai è un appuntamento fisso e inderogabile della notte di San Silvestro e, almeno qua da noi, è diventato il film per eccellenza che inaugura l’anno nuovo. Come dice Eddie in questo film, con la strepitosa voce del compianto Tonino Accolla e la sua risatina che diverrà un marchio di fabbrica irrinunciabile, bello anno a lei…

Nel 1984, cioè soltanto l’anno dopo, Murphy, che in quel periodo era toccato dalla grazia e trasformava tutto in oro, azzecca un altro film campione d’incassi stratosferico, Beverly Hills Cop di Martin Brest, un film che, se vogliamo giudicarlo col senno di poi, è certamente divertente ma del quale onestamente, ad anni di distanza, non comprendiamo il successo quasi imbarazzante ed esagerato.

Ma Murphy, con questo terzetto, quando ancora non ha, pensate, nemmeno venticinque anni, ottiene tre nomination consecutive ai Golden Globe e s’impone ineludibilmente come uno dei migliori e più brillanti performer del mondo.

Poi, di colpo l’incantesimo svanisce e arrivano subitaneamente i primi flop incredibili, La miglior difesa… è la fuga e Il bambino d’oro.

Ci pensa John Landis ancora una volta a tirarlo su. Girano Il principe cerca moglie, un film che sbanca immensamente, ma del quale personalmente non ho mai capito come abbia potuto suscitare tanto clamore, perché a mio avviso è un film abbastanza noioso e sopravvalutato. Metacritic, in questo, mi dà ragione, e gli assegna un 47% di media recensoria.

Comunque sia Murphy riagguanta il pubblico e lo conquista nuovamente.

Gira Ancora 48 ore, sequel del fortunatissimo suo film d’esordio, e poi tutta un’altra serie di film fallimentari. I distributori italiani affibbiano al film Boomerang il titolo Il principe delle donne, come specchietto per le allodole per attirare il pubblico che aveva amato e idolatrato il succitato film di Landis. Una mossa pubblicitaria comunque irrisoria. Il film è davvero volgarissimo e non fa ridere nessuno.

Poi Murphy esce con uno stranissimo “ibrido” di Wes Craven, Vampiro a Brooklyn, e spiazza tutti, soprattutto il botteghino. Altra pellicola forse incompresa ma micidiale e letale per la sua carriera. Un disastro commerciale e di Critica vertiginoso.

Murphy però sa sempre reinventarsi e l’anno dopo, nel 1996, fa di nuovo sfracelli con Il professore matto, tanto da scatenare dei seguiti. Altra candidatura ai Golden Globe.

E non va malissimo neanche con Il dottor Dolittle. Almeno a livello di pubblico. Ma in verità il film qualitativamente più bello è la geniale commedia Bowfinger del grande Frank Oz, ove duetta meravigliosamente con Steve Martin.

Nel 2002, lui e Robert De Niro credono che basti girare un assurdo film sui reality show e la polizia, un buddy cop movie insomma della Warner Bros, per resuscitare il tema nostalgico della strana coppia da 48 ore, ma il loro Showtime non se lo fila nessuno. Non è poi così disdicevole come si dice, ha ottime scene d’azione e un buon ritmo, ma segna un altro passo falso per Murphy.

Per non parlare di Pluto Nash e Le spie.

Nel 2006 però Murphy stupisce ancora tutti, e ottiene addirittura una nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista per Dreamgirls di Bill Condon. Potrebbe essere la volta giusta per rilanciarsi?

Macché!

Arriva nei cinema con Tower Heist assieme a Ben Stiller ma il film non viene affatto amato.

Nel 2016 infine esce con Mr. Church, un film da noi ancora inedito, e per questo suo ruolo riceve numerosissime candidature dalle varie associazioni di critici statunitensi. E il regista Bruce Bersford era uno che un tempo sapeva il fatto suo. Murphy è in forma ma il film non lo guarda nessuno e la Critica lo boccia sonoramente.

Murphy dovrebbe girare, non si sa quando, il seguito de I gemelli con Arnold Schwarzenegger e Danny DeVito, Triplets, e un biopic su Richard Pryor. Ma al momento è piacevolmente in vacanza e se la spassa con la sua bellissima biondona Paige Butcher.

Ma è pazzesco che uno che a soli ventun anni è stato re del box office, dopo circa quarant’anni (eh sì, siamo nel 2018), non si sia più ripetuto a quei livelli.

Abbastanza sconsolante e triste.

Su, Eddie, non hai neanche sessant’anni… hai ancora, visto che la vita media si è allungata, ancora una trentina d’anni per regalarci altre cazzate immonde.

Sarai prestissimo protagonista di Dolemite Is My Name per Netflix. Forza!attori-bolliti-eddie-murphy-04- attori-bolliti-eddie-murphy-05- attori-bolliti-eddie-murphy-02-

 

di Stefano Falotico

Tonino Accolla


15 Jul

Muore Tonino Accolla, me la rido da Eddie Murphy e ammazzo gli idioti alla Homer Simpson come Frankie Machine

Morto un Tonino, se ne fa una a collo.
Sì, e ora scrivo la totale blasfemia. Tanto, a malapena conoscete i film che ha doppiato. Negli ultimi anni, gli avete dato pure del drogato.
Perché siete dei piccolo borghesi che non meritate un amico alla Nick Nolte. Quindi, uno spietato ed eastwoodiano gangster cazzuto e pure cazzone.

Frankie Machine alla De Niro: per debellare la nostra società dalla piccola borghesia sospettosa, donerò voi un falò come la Gioconda, iracondo in quanto io non ve le racconto, tu vai a raccogliere la frutta della frittata.

Fratelli della congrega, son Uomo di levatura morale eretta ove l’erectus sapiens sapiens, poco sapiente invero, è ancora arretrato in mentalità da gobbo.
Sì, passeggia malinconico, pervaso da dubbi del suo stesso ego perplesso. Cerca sempre l’ago nel pagliaio altrui, che vorrebbe impagliare per appaiarsene di tutt’ora non sconfitte, recondite paure.

Lo vedi passeggiare, “discreto”, parla da solo nel sottovoce più “irriguardoso”, soffre silenzioso in tanti rimpianti da piagnucoloso. Sempre si lamenta ma non apre la mente.
Lavora tutto il dì, spacciandosi persin da “giornalista”, poiché sa vender “bene” le sue rassegn(at)e stampe, fotocopiandole nello scremar immutabile, incancellabile, ideologico d’un fascismo che ancor gerarchico scinde l’umanità fra “bianchi” contro neri, s’immola infatti all’Altare “patriottico” del falso nazional-popolare, fuma le popolari con far da pollo che tifa, finto-sinistroide, per un populismo di facciata a salvargli il cul sempre parato, ma poi “sbocca” di “Ammazza che figaaa!” nel suo volgar palato…
Ah, sparla, chiacchiera ma non favella, seppur la fava “bella” tra le prostitute si diverte da “felice e contento”. Quante mess(alin)e il nostro “chiesastico”. Quando vien attaccato nella sua “intoccabile” dignità, con tanto d’attestati e dunque presume lui da “piedistallo(ne)”, ti borbotta contro da “educato” nelle più caudine violenze psicologiche del “mobbing”, abbindolandoti d’altro “abbigliato” nell’uso dei suoi costumi… I fessi abbaglia, dietro “dorate” carte di cotanta (im)postazione.

Così, i creduloni a costui si prostrano, mentre più lui li frusterà per (ar)renderli sol che più frustrati, col ricatto del “Pane e vino non ti manca, prega Iddio e la ricotta… puoi guadagnartela da fornaio, infornando quindi tutte le molli(che), come da pagnotta del porcellino… sì, pian pianino, qualche soldin’ riempirà il salvadanaio e anche tu fornicherai, ieri non hai avuto culo ma, sudando f(at)ica, vedrai che sarà poi un buon an(n)o, caro il mio suonato e asino. Intanto, ti servo il mio forcon’”.
Sì, l’uomo medio italico incarna alla “perfezione” tal teorema previo che, se ti ribelli, ti spellerà di coercizione, con sedative azioni della “sanità” ché “santifichi” appunto sol la tradizione di tal “gioiosa” società.

Per “ficcare”, devi integrarti di “pene” integrale, mai cornificare le regole “piane”, altrimenti il piano regolatore potrebbe subire delle “botte” di contraccolpo.
Meglio contenerti subito prima che tu possa dilagare e le sue donne “allargarle”, tutte bagnate al “lago” di “Gardaland”. Se sei un drago, soffoca i tuoi fuochi ardenti, perché il conformista ti deformerà a puntino, dunque al dente in quanto tu ancor “nullatenente”.
Eh sì, per mantenerti corrotto, come richiesto dal porcile, sii bad lieutenant del Ferrara. Solo dopo aver rubato, potrai guidar il Ferrarino da uomo del ferr(at)o. Non far il Messia, sei solo un povero Cristo.
Così, di generazione degenerata in “geni” mal “inseminati”, l’uomo medio placa il panico ma, da me, solo che pugni in faccia. Altro che al prosciutto panini!

Egli è omofobo, razzista, ce l’ha con le inflessioni dei meridionali perché reagiscono senza riflettere a mo’ di “grammatica” del suo soffocante diaframma, l’infiammerebbe tutti nel secessionismo più rescissorio.
Egli firma cont(r)atti ed è di “buon” tatto, che “galante”. Si profuma col borotalco e va con donne “acqua e sapone”… sì, depurando… tutti i suoi risparmi. Quelle son Escort “pulitissime” ma nessuno lo saprà mai…

Ora, da me nessun timore reverenziale. L’uomo medio è pappone e critica i ragazzini con la “pappa pronta”, dando loro dei buffetti… alla Pippo. Li considera imbranati, e li “castra” sempre più affamato nel bramar e, di tanto “amore”, appunto sbranarle…
Di mio, sono il suo sbrinatore, sì… se mi scaldo, gli gelo il sangue e da me sol che dei gelatini per leccarmi il “cioccolatino”. Visto che dolcezza, gran testa di cazzo?

Comunque, Michael Mann doveva girare il film Frankie Machine con Robert De Niro. Il film fu messo in cantiere ma s’incagliò, quindi non andò in porto.

Io ho letto la novella di Don Winslow da cui lo sceneggiatore Alex Tse trasse la sceneggiatura incompiuta, mai filmata di firma autoriale.

Machine, in origine, si chiama Machianno. Viene richiamato all’ordine dai malavitosi, che si professa(ro)no suoi “amici”. Gli consegnano una mission, cioè ritornare il sicario che fu nei luoghi dei suoi delitti, dopo che s’era impigrito “a letto”.
Frankie si accorgerà che voglion invece ammazzare proprio Lui.

Ma Lui è Lui. Guarda gli scagnozzi, impauriti… il nostro Machine. Loro, non sanno se scappare di gambe levate o di bugie corte son nelle mutande cagasotto?

Il più “tosto” grida Se machì chaminin, se nan ne machì, non ne schamiscen! Sì, detto calabro-lucano-siciliano che, tradotto, significa “Se dobbiamo andare, andiamo, altrimenti non andiamo…”.

Infatti, è la seconda… non andrete da nessuna parte, perché vi ammazza.

Ora. Ciò non ha molto a vedere con Accolla.

Ma anche sì. Leggete quel che si diceva di Lui poco prima che morisse e capirete perché non meritavate un Tonino.

Firmato il Genius
(Stefano Falotico)

  1. 48 ore (1982)
  2. Per favore non mordermi sul collo (1968)
  3. Collateral (2004)

“Showtime” – Recensione


24 Oct

Lo show del buddy-cop movie “real(ity)”

Ora, andai due volte, “di filata” al cinema d’una opaca Rastignano, “inetrzona” limitrofa della Bologna “casinara” di multisale troppo affollate. Adiacente a una discoteca di cocchi, s’erge in “pompissima” un altro multiplex, però meno provinciale seppur ficcato nella “frazione”.

La coppia De Niro-Murphy da sé fa per tre. Infatti, il terzetto, non so se vincente, s'”accomoda” nelle cosce della Rene Russo ancora “bombastica“. A malincuore è oggi invecchiata, ma il suo fascino rosso fu indiscutibile. Donna da “lustrar” versandole del vino, “spizzicando” dai suoi capezzoli furentissimi come Nutella fra le mammelle.
Arma letale di Mel Gibson, fatale per Brosnan, madre statuaria e torrida “matrigna” di Thor, il Dio vichingo per questa valchiria d’amare senza “varichine”.

Tom Dey chi è?
Uno che ha girato una sciocchezza con Wilson e Jackie Chan. E qui s'”adopera” di genere “pericoloso”, “contaminante”, unendo di nuovo la strana “coppietta” che si fa i dispetti.
Un De Niro che, pasciutamente grassoccio a mo’ di “bacon” del suo pan(c)ino, assomiglia a Bud Spencer, il “piedone”, con tocchi pigri del “neo” claudicante e disilluso da Marlowe “bighellone”, Muphy ricicla le sue 48 ore da Beverly Hills Cop, mentre Rene spacca le tue “re(di)ni” anche se non indossa calze a rete, ma invece un “silicone” balconcino da “bacini”.

Rene Russo è Chase Renzi, stangona produttrice di “programmi in diretta”, filmati e “firmati” sul “luogo dell’audience” cavalcante come le sue gambe da cavalla.
Il suo network sta semifallendo, e nessuno se “la” fila. I suoi colleghi giocano in ufficio, di “cazzeggio” libero quanto sull’orlo del licenziamento. Allora, la scaltra Chase s’inventa un balzano “esperimento”. Riprendere, dal vivo, le imprese “eroiche” dei poliziotti e mandarli in onda a (ri)getto continuo.

Ottiene il “visto” facilmente, e si mette subito a caccia di due protagonisti che possan “guidare” la vicenda. Abbisogna di tipi tosti che “bucano” lo schermo.
La scelta, “ardua”, ricade su Trey Sellars, “mimo”-attore ridicolo senza “ruolo”, un buffoncello “nerone” di carisma “decollato”, salvato sempre dalle risatine di Tonino Accolla.
Trey è senza un “soldo” di lavoro, e accetta volentieri la (busta) paga.
Non vede l’ora di tornar alla ribalta, il nostro gaglioffo simpaticone.

Poi, Chase “si fissa” su Mitch Preston, appunto “piedipiatti” piatto di cervello e “attore cane”, al cui confronto l’impresentabile T.J. Hooker/William Shatner fa la figura del “the greatest actor of all time“.

Nonostante qualche “accoppata” e i “No” decisi di Mitch, riuscirà ad accoppiarli. Ma non sarà solo una “passeggiata” di ordinarie “amministrazioni”.
A complicar la vicenda, un cattivone vero, Caesar Vargas, l’incarnazione delinquentissima e murder proprio d’una “innovativa”, detonante lethal weapon.

Il film (tra)scorre ed è garbato. A voi garberanno le idiozie, questa è “scemenza” intelligente, che attinge a mezza Storia della celluloide da “Dio li fa e poi li accoppia”, appunto.
Che scorpacciata di due scoppiati.

De Niro ricorda Ernest Borgnine di Poliziotto superpiù.

Non è un capolavoro e non è Walter Hill.
Ma si merita, comunque, il “Pollice su”.
Che vi vada giù o meno.

(Stefano Falotico)

 

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