Il Cinema estivo, sette film senza tempo ma di atmosfere eterne, quasi d’etereo (ecto)plasma qual sono, reincarnato o forse scarnito perché fanciullesco resterò e non m’arresto…
di Stefano Falotico
Stand by me, sarà la mia estate migliore da blues brother, nonostante il “caldo” (s)premente son rimasto un diverso, vige l’urlo sempre in me della forestale latenza da “disertore”, sì, meglio il deserto…
Alle ore 1.02 di tal mattina bolognese, un po’ “albina” e po’ appunto di qualche ora dopo l’alba grigia, a causa della nebbia fitta su mie fitte non smaltite, gastriche insomma da insonnia ancor perdurante, dopo aver aperto Facebook e aver preso nota della Parietti (ex) nazionale imbruttita senza trucco da vecchietta ché nessuna “oca” più tira di scosciate che “spinsero” catodiche su sgabello al cardiopalma, vengo contattato, non so se con tatto, da un mio amico totalmente “denudato”, seppur la sua foto principale del profilo, aggiornata di barba da uomo rude e trasandata, non s’allinei col messaggio chat che presto m’inviò, prima di “partire”…, lasciando ogni traccia sparire. Non vorrei si sia, invero, sparato ma abbia mentito, raccontandomi la vecchia storia dell’uomo “duro” che, rottosi il cazzo della società sempre più dura ed esigente, decide d’intraprendere un selvaggio viaggio, cioè l’oblio nelle terre più “nere”, dette anche morte e ricordate che la notte è lunga purtroppo… chi vivrà, non vedrà nulla perché le tenebre c’hanno oscurato nella chiusura più sigillante, castrandoci nel blackout “sempreverde” ma senza interruttore d’emergenza della Beghelli. Eh sì, il mio amico si dà il ton(t)o, anzi la tonalità a foschissime tinte, della botta di vita da uomo “riaccesosi” ma io scorgo, fra le sue righe, il crepuscolo malinconico via via spegnendolo per un “atterraggio” aspergente lassù da fu terreno secco e, nell’aldilà, scomparirà del tutto. Prevedo una tragedia, devo evitare il lutto, ma non opterò per la “lista nera” bensì per uno spam. Lo spam scuote, lo spam fa da defibrillatore per chi lancia messaggi allarmanti mascherati da vitalistiche euforie. No, non credo alla sua versione, quindi meglio dargli la scossa perché non mi disturbò ma è troppo disturbato e solo un pazzo non leggerebbe nel suo messaggio un suicidio annunciato.
– Stefano, sei in linea?
– No, ho perso la linea anni fa, quando divorai me stesso. Da allora, non riesco a smaltire i suoi 21 grams di troppo, ed è “grasso che cola”. Comunque, dimmi pure. Stavo mangiando del purè come tarda colazione, tra una forchettata e l’altra ci sta la chiacchierata.
– Volevo dirti che sei un grande. Te lo dico perché da oggi sparirò da Facebook. Mollo tutto. Troppe delusioni e non devo più dimostrare nulla a nessuno. Ho qualche soldo da parte e girerò il mondo per un po’…
– Ecco, per un po’. Una volta finiti i soldi, come farai a pararti il popò?
– Ah, questa è una cagata, Ste. Mi arrangerò in un modo o nell’altro.
– Attivo o passivo?
– Cioè? Non capisco.
– Sui viali, come ti “presterai” al “miglior offerente?”. Dandolo o prendendolo? Non è che oltre a prostituirti, senza una lira ma (im)bucato, io veda sinceramente altre s(ol)uzioni possibili. A meno che tu non voglia far la fine di Dondolo? Il nano di Cenerentola. Sì, in effetti molte “balie” (te lo) mantengono basta che, come loro personale gigolò, qualche volta faccia… tu con loro il giochino dell’altalena, basculante ma mi raccomando (e)retto.
– Ah ah, dai, hai sempre voglia di “schizzare”. A parte gli scherzi, no, mollo davvero.
– Devo usare i tamponi per le orecchie o devo abbassare la cornetta?
– Che dici?
– Guarda che il peto echeggia di maggior rimbombo nel cavo telefonico. Non senti la puzza ma i timpani si rompono. Se ti sei rotto, non rompere me.
– Ah ah, “brum brum”.
Fine lapidaria della conversazione. Sarà una lapide e memoriali dopo il funerale?
Silenzio di “tomba”. Già.
Sì, ultima “botta”.
Più morto che vivo? Non ci son dubbi, solo nel cimitero i (ci)pressi.
Qui, in verità, c’è poco da stronzeggiare e da ridere. Sempre più giovani, sfiancati da una società (cor)rotta, frenetica, spaccante le palle, vola… talvolta giù dalla finestra. La classiva svolta, certo, più che altro giravolte a tuffo nel vuoto.
Io, che sono il Signore Dio tuo, vi rivelo che le peggiori profezie si sono avverate.
In questo declino della società, i giovani, svalorizzati e mangiati vivi, o partono in senso (a)lato, leggasi s’ammazzano, o decidono di viverla come madre natura li ha fatti.
Dio mio!
Rendiamo grazie… agli “adulti” che tal società han (de)costruito.
Sentite condoglianze, chi si è visto si è visto, chi no, chi può, chi non ce la fa, chi non ha altro da fare.
Se non altro è stato un viaggio.
Senza ritorno…
Rimangono le memorie…
E, come cantava Rino Gaetano, il cielo è sempre più blu.
Di mio, prevedo che Interstellar di Nolan sarà un grande film anche se potrebbe rivelarsi un buco nero.
E, viaggiando, incontreremo un alien(at)o più umano.
Stand by Me
Battiato e la stagione dell’amore viene e va.
A te va?
Ah, era meglio quando si era bambini.
Into the Wild
Interstellar
Tornerò.
Siamo sicuri? Come si suol dire, non è che lo perderemo fra le stelle con la testa fra le nuvole?
Mission
La scena di De Niro che scala come Sisifo lo strapiombo fra le cascate e si redime è una delle più grandi scene della storia del Cinema.
L’ultimo dei mohicani
Epico, Michael Mann.
Prendere il classico di Fenimore Cooper e renderlo quasi un action con finale mozzafiato. In ogni senso.
The last of the mohicans, dopo lo scempio del cattivone, fissa negli occhi il nemico e gli trancia il capo.
Interceptor
Spazio-tempo siderale, nessuna era, barbarie, modernità e futurismo da età della pietra.
Vendetta devastante.
Alla fine, lo ammazza fuori campo.
Collateral
Altro capolavoro di Mann. Tutto in una notte. Quando scopriamo che il buon taxi driver è più spietato del sicario Cruise, scoppia la furia.
Come se, a tarda notte, udissimo dei colpi al portone e abbiamo intravisto un fantasma che svanisce nel nostro incubo peggiore.