Era meglio se fossi rimasto Starman e Dougie Jones, da quando ritornai agente Cooper, la mia vita fu di nuovo un Twin Peaks, insomma, un delirio, sempre un De Niro

09 Jan

bob twin peaks twin peaks ritorno

David Lynch on the set of Blue Velvet, Wilmington, USA,1985

David Lynch on the set of Blue Velvet, Wilmington, USA,1985

Sì, è ovvio che io abbia sofferto di amnesia. Come Donnie Basco, verso i quindici anni, giù di lì, devo essere cascato dal seggiolone. No, seggiolone no, ma forse stetti sdraiato sul divano e, appena mi alzai, devo essere scivolato, sbattendo la testa contro qualche spigolo.

Da allora, infatti, la mia testa e anche qualcos’altro andò a farsi fottere. Ma furono anni meravigliosi. Anni di pazzia stupenda.

Solo quando un uomo è pazzo può apprezzare Settembre di Woody Allen e vivere in un kafkiano Fuori orario alla Scorsese. Un ragazzo sano, invece, non vede l’ora di svegliarsi al mattino per andare a scuola. Non certamente per studiare, bensì per fare lo scemo come Griffin Dunne con una Rosanna Arquette di turno.

Sì, una di quelle complessate ragazzine super paranoiche che però, avendo un bel visino, tengono desto l’uccellino.

Invece fu magnifico, come no, sprofondare nelle intemperie dei miei umori intemperanti, stabilizzare la mia emotivo-sessuale temperatura nel fare il James Remar de I guerrieri della notte, ovvero il coglione senza speranza.

Sì, notti in cui con la fantasia amoreggiai con Sheryl Lee come Jan Valek/Thomas Ian Griffith di Vampires.

Sì, Dracula cercò sangue di vergine e morì di sete poiché l’unico vergine ero io, invece Sheryl girò film come Al di là del desiderio, Blood Oranges e Kiss the Sky.

All’epoca, noleggiai questi tre film suddetti, sperando di vedere il pelo di Sheryl. Non si vede quasi un cazzo, tranne forse quello di Craig Sheffer. Ho detto tutto…

Cosicché, la mia misoginia e la mia misantropia aumentarono di proporzioni ciclopiche e, agli occhi altrui, venni visto come Laura Palmer.

Sì, la gente malevola spettegolò sul mio conto. Al che, divenni all’unisono l’artista matto Nick Nolte di New York Stories di Scorsese ma anche la bambina dell’episodio di Coppola e mi fu detto che soffrii del complesso di Edipo come il già succitato Allen.

Sì, diedero la colpa ai miei genitori della mia anomalia, della mia difformità rispetto ai miei coetanei.

Gli adolescenti, a quell’età, sono più cretini di Nicolas Cage di Cuore selvaggio e sognano la fatina… Detta come va detta, la passerina.

La mia vita, a quei tempi, fu Inland Empire totale. Mentre i ragazzi pensarono che fossi già vecchio come Richard Farnsworth di Una storia vera, mi nascosi come Elephant Man e le ragazze, non solo già precocemente si rifecero il seno come Laura Harring, bensì ebbero anche il dubbio di essere lesbiche come Naomi Watts di Mulholland Drive.

Sì, l’adolescenza è un periodo in cui, essendo inesperti, ci si fotte da soli.

Si diviene schiavi dell’immagine che gli altri ti danno. Spesso, i ragazzi sono invidiosi. Allora, se sei Paul Atreides di Dune, per puro sfregio ti vogliono far credere di essere il pervertito Dennis Hopper di Velluto blu.

Ansimi, soffochi, non riesci a respirare e anche se, davanti a te, si mostrasse ignuda l’Isabella Rossellini dei bei tempi, la tua autostima è andata così a puttane che, allo specchio, ti vedi come Frank Silva di Twin Peaks, ovvero il fantasma di Bob.

I tuoi coetanei, non capacitandosi della tua elevatezza, tentano in ogni modo di trattarti come il mostro di Eraserhead.

Ma il Fuoco cammina con me e avvenne un miracolo inaspettato.

Adesso, Liz Berkley di Showgirls mi paga. Sì, mi dice:

– Guarda, comprendo la tua castità ma che ti frega? Non dobbiamo scopare. Voglio solo strofinarmi addosso a te.

 

Cioè, qui abbiamo ribaltato tutto.

Io lo sapevo che era meglio se fossi rimasto Dougie Jones.

Quello che fa i miracoli agli altri, al Gatto e alla Volpe, ma è indifeso e innocuo.

Ora, mi spiace dirvelo.

È per questo che Twin Peaks: Il ritorno è il più grande film, sebbene a puntate, degli ultimi vent’anni e C’era una volta a… Hollywood è una bischerata.

Perché Lynch è un genio vero, Tarantino è un paraculo.

Comunque, lunedì saranno annunciate le nomination all’Oscar ma De Niro di The Irishman, a detta degli ultimi pronostici, non sarà candidato.

È ora che lei dica cosa è successo…

Più che altro, mi pare che sia ora che tutti i cretini ammettessero la verità.

Ma non la diranno perché sono orgogliosi come i mafiosi. Se la dicessero, finirebbero tutti in carcere e butterebbero la chiave.

Allora, vivranno sino alla morte con un senso di colpa indicibile. Contenti loro, contenti tutti.

 

di Stefano Falotico

Kyle MacLachlan in a still from Twin Peaks. Photo: Suzanne Tenner/SHOWTIME

Kyle MacLachlan in a still from Twin Peaks. Photo: Suzanne Tenner/SHOWTIME

 

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Tutti gli attori a cui, negli adolescenziali deliri altrui fui paragonato, fra cui ovviamente De Niro e invece scoprii di essere la nemesi di Sean Penn e uguale a the greatest actor alive, cioè me stesso, ah ah

08 Jan

Sì, gli adolescenti sono come i Gremlins. Ovvero, dei burloni un po’ cattivelli, dei goliardici esseri mefistofelici che ti combinano scherzetti non dolcetti, spesso di pessimo gusto, sono cioè Michael Myers di Halloween.

Ah ah. Sì, attentano, poco attenti, insensibili e indelicati, cafoni e volgarissimi, indiscriminatamente, anzi criminosamente, alla sanità del tuo, anche inconsapevole, fare la bella figa come Jamie Lee Curtis.

Si acquattano dietro le siepi del tuo segret garden e ti tempestano di provocazioni a raffica. Accoltellano il tuo amor proprio, pugnalandoti spesso alle spalle con viltà immonda attraverso pettegolezzi degni della Santa Inquisizione. Per farla breve, essendo schizofrenici e né carne né pesce come Michael, invidiano la tua già sopraggiunta maturità e godono sadicamente nell’appiopparti e addosso appiccicarti una maschera da Scream.

Sì, dal profondo della notte della tua emotiva omeostasi, ecco che spuntano questi raccapriccianti babau semi-maniaci sessuali come Freddy Kruger di Nightmare.

Che io mi ricordi, me ne stetti bello spaparanzato a letto come Johnny Depp, ascoltando musica dalle cuffie, immaginando di essere cavalcato da una buona donzella come Winona Ryder ma, all’improvviso, qualche misterioso essere infingardo e fetente volle (in)castrarmi, affibbiandomi la patente del freak alla Tim Burton. Nel giro di pochi mesi, divenni la simbiosi del sembiante di Eward mani di forbice e pure Venom il simbionte. Mi fu data l’etichetta di orco, di orso, di porco e pure di sporco. Dico, robe da matti.

Di mio, volli solo un po’ tirarmela. Sì, che c’è di male mettersi in un cantuccio, appartarsi al buio e spararsene più di una sullo spogliarello della Lee Curtis in True Lies?

Sì, lo ammetto, fui un bugiardo mai visto. Soprattutto mai visto. Ma posso altresì affermare, con enorme orgoglio, che non mi sparai affatto, un po’ sparii, sì, ma volevo bombare, bombardare anche la Lee Curtis di Una poltrona per due. Insomma, in parole povere, non fui un poveraccio finto disgraziato come Eddie Murphy del film suddetto né un cocchino viziato e miliardario come Dan Aykroyd.

Di mio, diciamo che cazzeggiai, in ogni senso e in ogni seno. Avrei da narrarvene anche delle mie avventure notturne su tutti i b movies della regina dei softcore che furono, Shannon Tweed.

Oggi, sono comunque cresciuto. Shannon è invecchiata, non le darei nemmeno un Kiss come Gene Simmons. Mi sono dato a fantasie più corpose come Nicole Aniston e Alanah Rae.

Adorai non solo le bionde, cioè la Peroni e Alexis Texas, una con un culone e un ottimo paio di tettone, ma anche le more e le rosse come Penny Flame e Chanel Preston.

Sì, io la vidi precocemente… questa vita. Fui talmente oltre e dotato che gli altri pensarono che fossi cieco come Pacino di Scent of a Woman. Vale a dire uno che se ne fotte bellamente. Meglio, questa mia sana lontananza dai miei coetanei deficienti e miopi, eh già, mi permise oggi di realizzare un audiolibro per non vedenti. Lo vedrete, no, ah ah, lo sentirete nei prossimi giorni.

Le donne, ascoltando la mia voce, calda e profonda, non avranno bisogno di toccarmi dal vivo né, appunto, di vedermi realmente. Al solo risuonare delle mie corde vocali, grideranno di piacere mai immaginato, fantastico.

Si chiama potenza creativa che, soltanto col potere mellifluo, delle tonalità sonore più piacevoli, eccita il gentil sesso e fa urlare ogni donna più di Katia Ricciarelli.

Sì, m’elevai, figurativamente e non. Perciò, fui sfigurato e additato come sfigato.

Fui facilmente coglionato in quanto gradii non mischiarmi ai cazzoni di massa.

Sono ancora ben tenuto e, come detto, so essere pure un tenore.

So essere tenero e molto duro se voglio. Se lei vuole, posso spingere ancora di più.

Per via del fascino mio grezzo da lupo solitario alla Sean Penn, in questi anni fui contattato su Facebook e altrove da donne molto più belle di Robin Wright e Charlize Theron. Ma posso dirvi che non volli mai incontrarle. Mi parvero solamente delle zoccole come Scarlett Johansson.

Sì, delle Black Dahlia, delle Black Widow.

Fidatevi, non ammogliatevi con Scarlett. Un giorno farete la fine di Adam Driver di Storia di un matrimonio.

Ora, uno dei più grossi misteri cinematografici della storia è questo:

cosa disse all’orecchio, nel finale di Lost in Translation, Bill Murray a Scarlett?

Disse:

– Sei carina, sei simpatica e io ti piaccio. Ma non voglio disilluderti con la mia amarezza. Durerà poco fra me e te. Ora, può darsi pure che durerà tutta la notte, indubbiamente sei molto sexy.

Ma, già il mattino dopo, non ne verrà un cazzo.

 

Sì, per molto tempo, persi inevitabilmente il contatto con la realtà. Allora, suggestionato da adulti imbecilli e da coetanei indifferenti, pensai di essere un diverso.

I bambini furono e sono ancora gli altri. Io sempre sospettai che fossero ritardati. Le offese che ancora mi mandano, sotto profili fake, denotano che non si sono evoluti neanche negli insulti.

Di mio, non assomiglio, per esempio, a Bob De Niro. Io ho il neo sulla guancia opposta e mi pare ancora troppo presto per dire che sono andato a letto presto come Noodles di C’era una volta in America.

Non m’interessa se mi scoreggiate, mi scoraggiate o se mi correggiate un congiuntivo anche perché voi non sapete coniugare il condizionale dell’esistenza.

Siete ammalati di resipiscenza e pensate che io soffra di un male che neppure la scienza di dottori affetti da senescenza e demenza potrebbe sanarmi.

Quindi, siete insani. Sì, solo quando sono Joker, un pagliaccio ipocondriaco, un malinconico con attimi folli di euforia contagiosa come John Belushi di The Blues Brothers, sto bene e sono me stesso.

No, non mi vedo a insegnare ai ragazzi in un liceo. Non mi vedo a fare l’impiegato comunale.

Mi vedo a essere come Anthony Hopkins de Il silenzio degli innocenti. Purtroppo, che vi piaccia o no, posseggo lo sguardo e il carisma per esserlo. Sì, non sono un cannibale né uno psichiatra. Anzi, furono gli altri a volermi mangiare vivo e a psicanalizzarmi. Spesso, sono talmente depresso che faccio lo stronzo come Hannibal Lecter. Così come Hannibal dinanzi al senatore donna.

Cosicché, mi piglio degli insulti agghiaccianti. Ma sì, tanto oramai non mi fa né caldo né freddo.

A un certo punto, caccio una risposta che lascia tutti spiazzati. Anche spezzati.

È quello che nel grande Cinema si chiama colpo di scena. Nel silenzio degli innocenti, invece, si chiama colpo di cena. Avrei da dirvene anche su John Cena. E poi citerò una pornostar con cui John fu wrestler, soprattutto le mostrò il suo muscolo più wurstel.

Nella realtà, si chiama figura di merda/e. Quella che fecero, eh sì, che feci, gli stronzi.

Ora, scusate, non ho nessun amico per cena. Anche perché è tardi, sono però insonne.

Vediamo se posso tirarmela ancora su Kendra Lust. Sì, mi spiace avervi deluso. Non sono Woody Allen, detesto il Cinema nostalgico di Fellini, odio il passatismo di Pupi Avati, adoro Michael Mann e Nicolas Winding Refn. Fra l’altro, il signor Mann sono anni che non gira nulla. Che fa? Sta in casa e guarda i porno?

Sono una testa di cazzo. E non ho alcuna intenzione di fare UTurn. Se invece, in questo mio caso, continuate a non capirci una minchia, riguardate JFK e fottetevi con le teorie complottiste di Oliver Stone. Un altro che, Ogni maledetta domenica, non dovrebbe andare a messa da ipocrita qual è.

Sì, sono un Cicciobello, non lo sapevate? Che potete farmi?

Sono il lupus in fabula.

Sì, non ci so fare con le ragazze.

Per finire, vi racconto questa.

Scrivo a una:

– Possiamo incontrarci?

– Va bene, solo però per amicizia.

– Certo. Non avevo dubbi. Io di solito non piaccio per altre cose…

– Perfetto.

– Posso dirti una cosa?

– Certamente.

– Assomigli a Kristen Stewart.

– Sì, me lo dicono in tanti.

– Bene, quindi c’incontriamo per amicizia. Ecco, diciamo che non è consigliabile per gli equilibri emotivi di un ragazzo avere di fronte una come Kristen Stewart.

– Ah ah, perché?

– Perché sono un trasformista e, se voglio, posso assomigliare a Robert Pattinson.

Questa dicasi freddura alla Hannibal Lecter che offre due possibilità: o lei ti manda a fare in culo subito oppure ti manda a fare in culo dopo tre secondi. Sì, non esistono alternative. Se a dire ciò foste stati voi. Insomma, mi tengo la mia faccia da sberlone. Voi prendetevi C’era una volta a… Hollywood e rincoglionitevi, segandovi su Tarantino. Non è colpa vostra, siete dei cessi come Tarantino. Avete una sola chance, spacciarvi per geniali. Ma mi sa che da tempo non usate i genitali.

 

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di Stefano Falotico

Frusciante: Meglio e Peggio 2019, non concordo su Tarantino, no, no

08 Jan

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Federico Frusciante uscì col suo vademecum, col suo promemoria riguardo l’annata cinematografica appena finita.

Questo il mio commento. Secco, nervoso, sbrigativo e lapidario ma giusto.

Rocky IV è veramente impresentabile ma è asceso negli scult, quindi è un guilty pleasure. Talmente edonistico e pompato da lasciare senza fiato. Sostenuto, come il terzo, dalla colonna sonora dei Survivor. Gli spinoff, oddio! No, macché. I padroni della notte è un noir di prima scuola, sofisticato, apparentemente di genere, invero stratificato e pieno di rimandi col solito Joaquin Phoenix superlativo.

Ad Astra (trovate la mia recensione su Daruma View) è pura new age di seconda mano, un Apocalypse Now nello spazio di 2001 con un Pitt imbambolato. Bocciato appieno, il primo flop di James Gray.

Ritorni coi piedi per terra e la smetta coi voli pindarici. Siamo nell’insufficienza piena. Insomma, lo vidi a Venezia. Riuscii a non addormentarmi perché volevo vedere le cosce di Liv Tyler ma Liv non mostrò nulla, se non la sua versione femminile del suo essersi imborghesita nella “family woman”. Il corriere, non un capolavoro ma una perla. Film “minore” ma bellissimo, qui concordo con te. Soffuso, crepuscolare, irrinunciabile. Con un Eastwood da pelle d’oca.

C’era una volta a… Hollywood, inguardabile come The Hateful Eight. Insulso, Tarantino al rincoglionimento assoluto. Date l’Oscar come miglior attore non protagonista ad Anthony Hopkins de I due Papi e spolverate Brad Pitt. Una bella statuina che qui non serve. Manca all’appello di The Irishman perché è di Netflix, eh eh? JOHN WICK 3, bello anche questo anche se già stanco e pieno di ripetitive scene d’azione che, alla lunga, annoiano. Ma Keanu Reeves oramai possiede un carisma imbattibile, lui è il principe della figaggine. Un uomo di quasi sessant’anni, atletico come Bruce Lee e con occhi nero-castani alla Joker Marino, cioè il sottoscritto, alias il Falò delle vanità, ovvero Stefano Falotico, maestro del trasformismo, dell’ubiquità, del futurismo combattivo, incarnazione, sì, in me, essere trasandato, cazzuto e anche cazzone, farfallone e poi dal fisico stilizzato e fumettistico, creatore di mirabolanti piroette anche verbali, quindi fortissimamente fisiche come un re zen, come un Neo di Matrix, come uno che schiva ogni pallottola, grattandosi le palle fottutamente. Benvenuti a Marwen, semi-masterpiece. Un duro colpo al nazismo di massa, Grandissimo Zemeckis. Si fottessero in culo questi merdosi.

Bohemian Rhapsody, agiografico, plastificato, romanzato ma con momenti incredibilmente commoventi. Purtroppo, so che non ti piacerà che dica io ciò ma è un film emozionante, sebbene ricerchi l’emozionalità con furbizia e ammiccando platealmente ai fan di Mercury. Sul resto avrei da obiettare ma ora devo scrivere un pezzo. Rivedrò tutto in un momento di maggiore souplesse.

Di mio, m’è giunto a casa il mio nuovo libro. Romanzo che sa il Falò suo.

 

di Stefano Falotico

 

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Posso farti una domanda? Le confessioni lapidarie e spudorate di uno psichico, so che ridacchierete ma poi rimarrete agghiacciati

07 Jan

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Fra tutte le persone da me incontrate negli ultimi anni, soltanto una riuscì a indovinare chi sono. Chi io sia. Perlomeno, ad addivenire a come ragioni la mia anima.

Questa persona abita a Torino.

Secondo lui, io sarei uno psichico. La prima volta che me lo riferì, feci spallucce. Credendo addirittura che mi stesse prendendo sottilmente in giro.

Gli psichici, secondo la dottrina gnostica, sono quelle persone che, inconsapevolmente, si allontanano dal comune vivere quotidiano e, senza neppure volerlo, si elevano interiormente. No, non è un atto conscio. Non è che uno si fermi a riflettere e ponderi a tavolino la sua scelta. È una scelta scritta, potremmo dire, nel suo codice genetico, ancestrale di natura, per l’appunto, intrapsichica.

Adesso, so che scatterà la battuta piuttosto scontata e, sinceramente, di pessimo gusto.

– Si eleva solo la psiche? E non qualcos’altro?

 

Sì, indubbiamente, la vostra facile associazione mentale, da cui inevitabilmente derivò l’inevitabile battuta goliardica a sfondo sessuale, fa parte del vostro essere ilici.

Cioè persone che, incolpevolmente, essendo per l’appunto appartenenti alla categoria degli ilici, non credono e soprattutto non vogliono, inconsciamente, credere che possano esistere persone diverse dalla cosiddetta normalità. Perciò, paradossalmente, intendono normalizzarle per livellare il prossimo a immagine e somiglianza del loro concetto di normalità stessa. Anche stesa.

La normalità, chiariamoci, non esiste né giammai è solamente pensabile. Normalità non significa nulla.

Normalità, per molta gente, è rispettare i parametri regolatori d’un modus vivendi socialmente accettabile, dunque ipocrita e biecamente celato, anzi congelato, dietro la rispettabilità d’una maschera pirandelliana.

Allora, cari psichici, mettetevi l’anima in pace poiché la maggior parte delle persone sono degli ilici.

Al che, se soltanto voi, psichici come me, v’azzarderete a dire che vogliate, sì, a voglia, vivere lontani dal porcile collettivo, preparatevi a un jeu de massacre impressionante.

Resisterà lo scanner più forte. Gli altri soccomberanno paurosamente per una spettrale ecatombe micidiale.

Arriviamo al primo quesito su cui verterà la questione.

Dentro di voi, avete appurato chi siete, oramai avete raggiunto un’omeostasi emozionale dopo tanti patimenti e, conseguentemente, anzi parimenti in seguito a tante inesorabili prese, involontarie e stavolta anche volontarie, di coscienza progressivamente evoluta a causa dei continui conflitti psicologici derivati dal vivere e vivervi.

Voi sì, gli altri no. Cominceranno a indagare poiché come detto, non capacitandosi di quella che ai loro occhi appare una vita insensata, assurda e senza significato, vi tampineranno, anzi, “tamponeranno” di domande indagatorie affinché possano razionalizzarvi e relegarvi, a mo’ di compartimento stagno, in ciò che, oggi come oggi, potrebbe essere racchiuso nella tristissima espressione… ora, ti ho inquadrato.

Le domande a cui sarete sottoposti, peraltro, non saranno delle più simpatiche. Anzi, saranno dittatorialmente arroganti, superbamente blandenti il vostro amor proprio, scarnificanti le vostre viscere psico-emotive, se vi andrà fatta bene.

Saranno invece dispotiche e bulliste, violentemente feroci al fine che chi vi porrà stupidamente tali domande impertinenti e insensibili possa godere scelleratamente del suo sadismo, del suo relativismo e del suo limitato, efferato, crudele quanto folle, malato solipsismo.

Poiché, essendosi costui costruito una forma mentis, anche una percezione sessuale del prossimo di natura etica-estetica e meritocratica allineata alla ricattatoria, circostanziata e circoscritta sua visione egoistica e narcisistica del mondo, dunque anche degli altri, saprà onestamente solo pateticamente offendervi, rinunciando a qualsiasi altrui punto di vista semplicemente democratico.

– Posso farti una domanda? Hai un lavoro? Cosa ti è successo? No, confidati, vorrei aiutarti. Forniscimi delle chiavi interpretative e cercherò una soluzione al problema. Però, non devi mentirmi, devi aprirti e soltanto così potrò aiutarti. Vedrai che tutto si aggiusterà.

Per esempio, sei stato amato? Ah sì, sei stato amato? E come mai è finita? Ecco, se mi rispondi che doveva andare così, non ci siamo. Ci sarà stato un motivo. È stata colpa tua, scommetto. Perché ami solo te stesso. Redimiti dalla tua aridità, la vita è bella e ti offrirà tante possibilità.

Ora non le vedi, lo so. Ma fidati di me. La vita è sorprendente. Non puoi essere così certo di volere ballare da solo. Non ti annoi? Ma soprattutto non ti fai pena?

Tanto, non ti crederò mai. Non è umanamente possibile che tu mi dica che vivi felice come stai vivendo adesso. Lo reputo falso e inaccettabile. Dunque, ora, senza pensarci due volte, ti provoco a man bassa. Anzi, a mani basse. Cederai e, detta come va detta, un sano calcio in culo e quattro ceffoni ti sistemeranno a dovere. Finiscila di piangerti addosso, no, non autocommiserarti e non piagnucolare, sei un uomo, mica un bamboccio, la vita è dura per tutti, per tutti noi esistono mortificazioni e tremende fregature. E tu non mi freghi!

Ti boccio! Vedrai come risboccerai, finocchio! Pinocchio, finiscila di credere al malocchio, figlio di antrocchia.

Ecco, ti servo, seduta stante, il primo pugno devastante. Poi, se mi riderai in faccia, porgimi pure l’altra guancia perché ne arriverà un altro più dolente, potente e assestato come dio comanda, povero coglione demente!

Sei pronto? Ora arriva. Tieniti pronto. Ti do una bella svegliata.

 

Questa dicasi demagogia di bassa Lega, forse salviniana, dunque nazi-fascistica.  Che vi piaccia o no, esistono persone come Johnny Smith de La zona morta. Fategli del male e, alla stessa maniera di Jude Law di The Young Pope, si fermerà nel bel mezzo dello spiazzo di un autogrill e, con la sola forza della mente, vi distruggerà.

 

di Stefano Falotico

Golden Globe 2020: uno schifo, per fortuna vinse Joaquin Phoenix per Joker e assistemmo alle superbe, chilometriche gambe oscarizzabili subito di Renée Zellweger

06 Jan

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No, non seguii la manifestazione in diretta. Sono troppo uomo, eh, come no, per fare nottata con queste scemenze di premi.

Anche se mi piacerebbe fare notte dorata con una che interpretò molte parti da cosiddetta scema svampita ma adorabile. Ovvero, la stupenda Renée Zellweger.

No, non la cagai mai in passato. Anche perché debbo ammettere che fui abbastanza cieco. La Zellweger è dieci anni più grande di me.

Renée, più passano gli anni, eh sì, più assomiglia a Michelle Hunziker. A mio avviso, è pure la versione femminile di Val Kilmer e del compianto, mitico Patrick Swayze.

Sì, Patrick fu un ottimo attore, checché se ne dica. Va detto altresì che l’unica parte in cui stonò parecchio fu quella del medico nel film La città della gioia.

Sinceramente, un miscasting tremendo. Insomma, parliamo di un ragazzo della 56ª strada, di un uomo che riuscì a provocare orgasmi multipli a Demi Moore di Ghost, malgrado fosse già, appunto, morto e sepolto. Evaporatosi, diciamo.

Patrick comunque, dall’alto dei cieli, fu ugualmente un figo della madonna.

Sì, l’espressione figo della madonna viene da Dio. Scusate, non fu Dio a inseminare la Vergine, non so se santissima, attraverso il “vitro” della galassia lontanissima? Ah ah.

Sì, Patrick fu onnipotente col gentil sesso, un Padreterno dell’eccitamento, uno che, appena una donna lo vedeva, voleva che gli entrasse dentro da vero Duro del Road House.

D’altronde, Patrick fu l’interprete di Dirty Dancing, cioè l’emblema, l’incarnazione dell’uomo che, con un solo colpo di bacino, riuscì a sciogliere ogni donna neanche se ballasse il tango come Al Pacino.

Sì, torniamo a Scent of a Woman. Anche a Val Kilmer, sì, quello di A prima vista.

Sì, io e Val del film appena menzionatovi, eh già, fummo praticamente uguali.

Non so poi cosa successe. Val, in questo film, cambiò le cornee. Di mio, posso dirvi che la mia seconda ragazza mi rese cornuto. Fui accecato di rabbia.

A Prima vista fu tratto da un libro di Oliver Sacks. Così come RisvegliIn Risvegli, De Niro si svegliò dal coma letargico grazie a una giusta somministrazione, detta posologia, farmacologica.

A me successe il contrario. Da quando smisi di assumere quei farmaci del cazzo, fui e sono sessualmente pimpante come Jack Nicholson di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Ah ah.

Per farla breve, la Zellweger interpretò molti ruoli, diciamo, alla Falotico che fui. Eh eh, ça va sans direIl diario di Bridget Jones su tutti. Il titolo, oserei dire, più esemplificativo del mio essere sprofondato, anni or sono, nella stessa situazione sfigata pure di Goldie Hawn de La morte ti fa bella. Ah ah.

Una che, stremata dalla sua depressione, immalinconitasi in maniera atroce, passò le giornate a sognare le vite degli attori di Hollywood e delle serie televisive girate sulle sue colline. Cioè, tale e quale a Betty Love.

Be’, devo esservi onesto. Non ammirai, in quel periodo, solamente gli attori e le attrici da premio Oscar. Mi diedi anche a un’altra industria situata a Beverly Hills.

Sì, divenni fanatico sfegatato, ah ah, sventrato e onanistico eppur inesausto e ostinato, diciamocela, di Brandi Love e di Brianna Love.

Adorai ogni star, anche Rachel Starr.

Ah, che Inland Empire di notti deliranti in queste bionde molto più milf di Laura Dern di Storia di un matrimonio.

Dunque, va detta. Renée Zellweger è, oggi come oggi, una figa che non si può vedere. Ah ah.

Fidatevi, uomini. Non dovete vederla, altrimenti vi monterete la testa come Tom Cruise di Jerry Maguire.

Sì, la Zellweger è una che vi farà uscire di sen(n)o. In confronto a Joker, lupo mannaro incazzato a sangue, fuori come un cavallo o forse da quello dei pantaloni, smarrirete ogni Cold Mountain. E dire, cazzo, che un tempo viveste da Cinderella Man. No, non da Russell Crowe gladiatore/i, bensì da uomini che sognarono le favole da Cenerentola.

Ma chi pensate di essere diventati? Richard Gere di Chicago? Ah ah. Vi andrà già troppo grassa se riuscirete a reggere un’altra delusione amorosa. Altrimenti, prevedo per voi altre notti folli da Io, me & Irene.

Ora, per quanto riguarda la vittoria di Brad Pitt per C’era una volta a… Hollywood, non sono affatto soddisfatto. Chiariamoci, però. A me Brad piace, sì, certamente. Come attore, dimostrò di essere bravissimo. Vedi L’arte di vincere. Che puoi dirgli? Sottoporlo a un’Intervista col vampiro?

Dissanguando e impallidendo la perfezione diafana della sua prova bellissima e divina, dionisiaca?

Ma avrebbe meritato di vincere Anthony Hopkins de I due Papi. The Irishman, scandalosamente, rimase a mani vuote.

Mentre io so che adesso, se vi mostrassi, sì, ve le mostro, queste due tre foto, le vostre mani vorranno toccare e quindi riempire il vuoto “interiore” di qualcosa che non sempre riuscite a permeare…

Ecco, altro che tragedia di Sharon Tate.

La mia vita è peggio. Vi spiego, ah ah.

Per molti anni, credetti di essere Dustin Hoffman di Rain Man.

Ora, la scorsa settimana, chiesi a un mio amico su Facebook:

– Secondo te, assomiglio a un attore di Hollywood?

– Certamente.

–  A chi? A Dustin Hoffman?

– No, a Tom Cruise.

 

Sì, c’è invero una certa rassomiglianza fra me e Tom. Nel portafoglio, no, però. Come la vedete? Balliamo? Ah ah.

Pigliatevi la Zellweger e, intanto, nell’attesa delle nomination agli Oscar, rispolveriamo una statuina niente male, Juliette Lewis. Ex di Brad Pitt ma anche colei che succhiò il dito, sì, solo quello, a Bob De Niro di Cape Fear. Eh sì, miei lupi, vi conosco. Non fate i volponi, perdeste il pelo ma non il vizio.

Dunque, buon “uva” a tutti.Juliette+Lewis+AMPAS+30th+Anniversary+Screening+iL5OTsfeWrsl

di Stefano FaloticoRenee+Zellweger+77th+Annual+Golden+Globe+Awards+_qGb4CWFPotl Renee+Zellweger+77th+Annual+Golden+Globe+Awards+8jhaysHbqBHl Renee+Zellweger+NBC+77th+Annual+Golden+Globe+uuQmXzKL4FHl

Buona Epifania a tutti coi nostri cuori selvaggi – Il Joker Marino e Antonio cantano per voi con Jim Morrison ed Elvis Presley, evviva il Cinema e la Musica

06 Jan

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THE DOORS, Val Kilmer, 1991, (c)TriStar Pictures

THE DOORS, Val Kilmer, 1991, (c)TriStar Pictures

Men & Women: tutto quello che avreste voluto sapere sul mio sesso ma non avete mai osato chiedermelo – Meglio così, a causa del vostro domandarmelo, scoppiò… la poetica erezione, no, elevazione

05 Jan

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Parafrasando il titolo di un celeberrimo film di Woody Allen e adattandolo, diciamo, al vostro essere assatanati, vergherò qui, con candidissima omissione, no, ammissione della mia ancora invincibile purezza che non abbisogna né di altre confessioni né d’inutili abluzioni, tutto il travaglio partorito e, oserei dire, generatosi dopo che, sessualmente nascituro ma soprattutto duro nella prima ragazza che mi sverginò nella supercazzola prematurata con scappellamento a destra, venne, no, avvenne un casino che me lo introdusse, no, me lo disossò, no, me lo dissanguò, no, m’indusse, finite che furono le molte compenetrazioni da ossessi dei nostri entrambi sessi spolpati, spompati e spossati, congiuntisi, molto untisi ma non coniugatisi nel matrimonio, ovvero non sposati, ad addentrarmi alle origini uterine della nostra umanità animalesca per la quale, secondo l’istinto primario della suzione mammaria e anche materna, tutti i maschi, anche quelli dalla carnagione colore bianchissima come i latticini, si affidano al Vaticano, no, vaticinano la vag… a. Il che mi condusse a sprofondare a Prénatal e a Bim Bum Bam, no al pre-Big Bang di tale disumano pianeta delle scimmie.

Secondo il biologo Stanley Kubrick, no, Kubrick fu “solo” il regista di 2001: Odissea nello spazio, no, secondo Stanley Miller, non so se anche andrologo o pediatra ontologico, non so se pneumologo, astrofisico attorniato da super fighe cosmiche o uno che amò scoprire il vuoto pneumatico prima dell’esplosione atomica del primo uomo di Neanderthal, detto primate, in una milf, no, in una mammona, no, in un Mammuth, no, in una primitiva mammifera pelosa con gli estrogeni, ecco, secondo Miller, la vita sulla Terra si originò per via di scariche elettriche precipitate in uno stagno.

Per dimostrare la sua teoria, oserei dire fangosa, quasi sporcamente cremosa come l’eiaculazione più focosa, Miller creò artificialmente un brodo primordiale in forma quasi microscopica. Sottoponendolo a insistite “radiazioni” quasi elettromagnetiche, notò che, a distanza di qualche orgia, no, ora, nel brodo si svilupparono degli organismi unicellulari. I quali, crescendo intellettivamente, migliorarono raffinatamente il loro uccellare nel farsi più elegantemente, comunque fornicando assiduamente con tutte le bestie con più cellule e anche con più cellulite senza neanche riflettere alle conseguenze neppure per un solo istante.

Insomma, nulla cambiò, ancora oggi gli uomini e le donne pensano sempre a quello/a infinitamente.

Sì, tutto partì nell’acqua e ancora tutto parte da lì. In fallo, no, difatti le femmine, quando sono eccitate, si bagnano, ribollendo effervescenti.

Così facendo, il Velociraptor maschile entra nella loro grotta per appiccare il fuoco con tanto di finali graffiti. Similmente a come gli ominidi, dopo aver fatto i predatori, sì, dopo essere andati a caccia, dipingevano le pareti in maniera grezza e pure gretta. Poi, le donne divennero più sofisticate e più garbate come Garbo Greta e gli uomini migliorarono i loro primigeni, barbarici spruzzi pittorici, affrescando come Michelangelo non solo i “vasi di terracotta” di Demi Moore di Ghost ma anche la Cappella Sistina, un capolavoro cosmogonico. E ho detto tutto, miei uomini e donne calorosi e macrobiotici.

Questa è la verità, non ce ne sono altre. Lo capirete a scopo da ritardat(ar)i, no, a scoppio ritardato poiché le altre sono care, stanno anche con le cariatidi purché costoro possano pagare loro i migliori dentisti per curarle dalle carie e comprare loro i divanetti anti-acari, miei esseri eucarioti che foste fottuti, ah, mie conigliette, no, miei conigli da carote.

Da tale pseudo-evoluzione, saltarono fuori pure i Beatles.

Banda ecumenica che cantò la bellezza dell’amore universale, capeggiata da John Lennon, il quale si accoppiò con una giapponese semi-naturalizzata americana, e formata dal belloccio Paul McCartney, dal metafisico George Harrison e dallo scimpanzé Ringo Starr.

– Stefano, a te piacciono le donne?

– Non tanto.

– Allora, ti piacciono gli uomini.

– Per niente.

– Sei misogino e misantropo, dunque.

– No, ho letto troppi libri di un altro Miller, Henry. Sono un uomo da Tropico del Cancro, non da brasiliane ai tropici. Quelle fanno venire l’AIDS.

– Ma come mai non vai matto per le donne?

– Alle donne piacciono gli uomini. E gli uomini sono per la maggior parte matti.

– Quindi, sei un eremita.

– Sì, vivo in una spelonca al freddo e al gelo. Sono un cavernicolo ma non uso la clava.

– Come mai sei arrivato a questo agghiacciante processo evolutivo?

– Perché le canzoni di Ed Sheeran piacciono a tutto il mondo. A me paiono false.

 

A proposito di cazzate, a me il film Ghost parve fin dapprincipio una boiata.

Non ci crede nessuno che Demi Moore volesse il compianto, ahinoi deceduto non solo nel film, eh già, Patrick Swayze, così tanto da non desiderare più nessuno.

Demi Moore è una conclamata, innegabile donnaccia di malaffare. Nemmeno l’interprete della sega, no, saga di Die Hard riuscì a curarla dalla sua an(n)ale ninfomania sesquipedale.

Così come, allo stesso modo, in questo mondo nessuno riesce ad alleviare la mia malinconia ancestrale.

Per quanto mi concerne, senza neppure slacciarmi la cerniera, a mio avviso potete anche andare tutti a farvelo dare nel culo.

Odio le cerimonie, son uomo di acrimonia e forse sono pure un angelo e domani un demonio.

 

di Stefano Falotico

Il signor Nic Pizzolatto si decide a scrivere la quarta stagione di TRUE DETECTIVE o sta mangiando solo la pizzaiola con la pummarola ‘ncoppa?

04 Jan

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Sì, io mi sono sempre chiesto quanto segue: gli sceneggiatori di Hollywood, dopo essersi dedicati ad allestire, per filo e per segno, per virgola e doppie punte, no, doppi punti, i loro script, che fanno nel tempo libero?

Per esempio, si sa benissimo che Sean Penn nel tempo libero scopi tutte le donne libere. Non tutte perché è umanamente impossibile ma quasi tutte sì.

Ora, obietterete voi. Sean Penn è un attore, non uno sceneggiatore. No, è regista e le sceneggiature di The Gunman, di Lupo solitario, Tre giorni per la verità e Into the Wild le ha scritte lui.

Infatti, The Gunman lo diresse Pierre Morel e ne venne fuori una schifezza improponibile ove c’è pure Jasmine Trinca, la donna più antipatica di tutti i tempi. Infatti, fu scoperta da Nanni Moretti, il quale la dovrebbe finire di criticare il signor Al Pacino e scoparsi finalmente Laura Morante.

Sì, secondo me, Nanni non scopò mai Bianca. Al massimo, ne La stanza del figlio, ficcò la scena in cui le baciò il seno poiché Laura ama Henry- Pioggia di sangue.

A mio avviso, Nanni è un uomo socialmente pericoloso. A forza di fare il moderato di Sinistra, il troppo Caos Calmo lo indusse a sodomizzare Isabella Ferrari. Isabella fu il sogno erotico di molti italiani, fu l’amante di Gianni Boncompagni e, ne La grande bellezza, si fece ingroppare da Jep Gambardella.

Insomma, Nanni, tu che ami i pasticceri trozkisti, te la sei fatta… con una borghese da Sapore di mare e Sotto il sole di Riccione? Ci mancava solo Tommaso Paradiso che, mentre lei fu terrorizzata dalla tua aggressiva sodomia, cantasse a Isabella… no, non avere paura…

Comunque, Nic Pizzolatto, nel tempo libero credo che guardi a ripetizione Habemus Papam. Sì, Nic studiò tutto il pessimismo cosmico, è un trascendente metafisico, adora la spiritualità creatasi in seguito a conflitti psicologici di natura ermetica. Questa è ermeneutica, poveri cazzoni come Woody Harrelson. Non sto dicendo, stavolta, stronzate. La prima stagione di True Detective è intrisa di dolore, è la via crucis di Rust Cohle. Infatti, nel finale, quando è sul letto d’ospedale, pare Gesù Cristo. Rust è come il Papa, in un certo senso. È un uomo che dice espressamente che non è un tipo da feste.

Poi, non so se abbiate notato. Quando tradisce l’amicizia del suo partner, sodomizzando la sua compagna, urla come se fosse Willem Dafoe di The Last Temptation of Christ. Fu colto dalla tentazione verso la Maddalena/Michelle Monaghan e non riuscì a reprimersi. Animalescamente quasi violentandola e poi, imbestialito, maledicendola come se fosse stata il diavolo. Perché, sostanzialmente, è religioso. Non della fede cristiana, bensì di un personale codice morale che lo obbliga, inconsciamente, a sentirsi in colpa.

Ci sono considerazioni più ampie all’opera. Principalmente, l’idea di quello che ci è dovuto in quanto società per le nostre reciproche illusioni… Questo è quello che pensi. L’avete mai fatto? Li guardi negli occhi, anche in una foto. Non ha importanza se siano vivi o morti. Puoi comunque leggerli. E sai cosa capisci? Che loro l’hanno accolta. Uhm, non subito ma proprio lì, all’ultimo istante. È un sollievo inequivocabile. Certo, erano spaventati e poi hanno visto, hanno visto per la prima volta quanto fosse facile lasciare, lasciarsi andare. Hanno visto in quell’ultimo nanosecondo, hanno visto quello che erano, che noi, ognuno di noi e tutto questo grande dramma non è mai stato altro che un cumulo di presunzione e ottusa volontà. E allora puoi lasciarti andare. Alla fine non devi aggrapparti così forte per capire che tutta la tua vita, tutto il tuo amore, il tuo odio, la tua memoria, il tuo dolore erano la stessa cosa. Erano semplicemente un sogno, un sogno che si è svolto in una stanza sprangata. E grazie al quale hai pensato di essere una persona.

E, come in molti sogni, c’è un mostro che ti attende alla fine…

Tale discorso di Rust/Matthew McConaughey, ribattezzato Filosofia dell’esistenza, è molto bello ma gli americani lo definirebbero predictable, cioè moralistico ed effettistico. Ma la regia di Fukunaga lo rende appassionante così come la sentita recitazione di Matthew. È un discorso, in un certo senso, di natura pasoliniana. Sintetizza anche ciò che dice William Petersen nel finale di Manhunter… Alcuni, nel silenzio degli innocenti, non ce la faranno, purtroppo. In tanti accetteranno di resistere, sì, vivranno nella cosiddetta resilienza, mentendo a sé stessi per sopravvivere. Ma saranno da tempo morti dentro. Altri moriranno del tutto. E torniamo a Moretti e al suo omaggio a Pasolini di Caro diario. Il mostro per loro non sarà Errol Childress, bensì la società lupesca, da Pasolini definita porcile… Alcuni impazziranno come Arthur Fleck/Joker, altri soccomberanno e si adatteranno di malavoglia. Soffrendo enormemente ma nascondendo la tristezza dietro balletti e canzonette. Lo stesso Errol Childress è/era uno di loro. Il quale però, anziché morire nell’anima, optò per il satanismo, trasformando le sue paure nell’ululato del cannibale… Persino Rust è un vinto. Ma non si dà per vinto. Combatte e cerca la luce, malgrado sappia che forse non esiste. Questa sua forza lo contraddistingue. È la stessa forza che mantiene in vita Wayne Hays/Mahershala Ali. Non riuscirà a risolvere l’enigma in quanto addirittura ammalatosi di demenza. Probabilmente, i bambini giammai scomparvero e fu tutta una sua fantasia generatasi dall’essersi perso lui stesso in Vietnam.

Propongo una sfida a Nic Pizzolatto.

Come sentii un mese fa per radio da una criminologa, non esistono, se non pochissimi, film o serie televisive sulle serial killer donne. Secondo questa donna, le assassine seriali non è vero che non esistano. Sarebbero anzi, a suo dire, persino in maggioranza rispetto agli uomini. Ma la cultura maschilista non è interessata alle donne “mostre”. Poiché l’uomo moralmente sano è affascinato comunque dalla sua parte diabolica mentre non gl’importa nulla del suo lato femminile più perverso. Ed è per questo che si diverte a bullizzare gli altri maschi. Poiché, in realtà, chi fa del male lo fa per esorcizzare il suo incubo peggiore. Cioè, non è un uomo, è una donna che ha paura di esserlo.

Ecco, per questo nuovo anno, vorrei chiedere a Nic, se potessi e se lo conoscessi, di scrivere il copione di un ipotetico True Detective 4 con protagonista la reincarnazione di Chris Walken de La zona morta. Però, stavolta non scoprirà lo stupratore uomo, bensì la strega cattiva. Ma, visto che Nic non sa neppure chi io sia, lo scriverò io.

Incipit:

la città era avvolta nel buio e un’insegnante dell’asilo nido, apparentemente integerrima, stava rientrando a casa. In città corse subito voce che fosse una donna perennemente sola, senza un compagno. E che, durante le notti lugubri e tempestose, praticasse magia nera, sacrificando i bambini della sua migliore amica. Era solo una maldicenza. Tale donna non era capace neppure di cucinare un uovo al tegamino, figurarsi se poteva soltanto immaginare una mostruosità del genere. Nei momenti di noia, al massimo guardava Chi l’ha visto? Ah, lei sicuramente credo che non l’abbia mai visto. Che cosa non avrebbe visto? Come che cosa? L’uccello. Cosa se no? Al che, frustrata come non mai, alla mattina faceva la sadica sulle povere creature, inveendo loro contro perché ben conscia che loro, un giorno, l’avrebbero infilato in qualche coscia mentre lei lo prese in culo come un bel vestitino rosa.

Secondo me, come inizio fa schifo al cazzo ma potrebbe svilupparsi. Certamente, non in questa donna, in questa qui non si svilupperebbe neanche se fosse bella come Jodie Foster. La quale è lesbica. E ho detto tutto.

Che cosa avrei detto? Non lo so, chi ha orecchie per intendere, intenda, chi è ricchione canti con Alan Sorrenti la sua intramontabile hit, Figli delle stelle. Basta che a me non scassi ù caz’ e viviamo tutti felici e contenti. Forse lei è un cornuto, lo sa?

 

di Stefano Falotico

La mia previsione per la nomination Oscar al BEST ACTOR: poi basta con Woody Allen, con Cameron Diaz, con Fellini e i rincoglioniti, evviva De Palma e De Niro!

03 Jan

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Sì, questa è la mia previsione. Se risulterà azzeccata, non offrirò da bere a nessuno. Tantomeno a me.

Gli Oscar sono un gioco, un giochino, una lotteria e anche quest’anno non ho vinto quella di Capodanno anche perché non la giocai.

Per anni sognai però che Brian De Palma realizzasse un suo progetto mai compiutosi, ovvero Toyer, tratto da un libro di Gardner McKay.

Brian, non quello di Nazareth, bensì De Palma, covò a lungo il sogno di trasporre sullo schermo l’opera di McKay. Qualche anno fa, parve che tutto fosse pronto per i primi ciak. Il protagonista doveva essere Colin Firth.

Sì, io adoro Brian De Palma. È uno dei veri geni del Cinema anche se, ultimamente, va ammesso che non è più quello d’una volta, quello di film sensazionali e, appunto, al cardiopalma. Thriller magnifici come Vestito per uccidere, classici epici come Gli intoccabili, emozionanti parabole discendenti e tragedie scespiriane come Scarface e Carlito’s Way, pellicole potenti e indimenticabili come Blow Out e Omicidio a luci rosse.

Brian è l’incarnazione del suo maestro preferito, Alfred Hitchcock, misto all’essere un virulento e poliedrico, anche caleidoscopico, poeta del surreale. Un esteta, un abissale perfezionista, un uomo strano, amante dei noir, delle notti torbide, dei misteri irrisolti da lasciare brividi sulla schiena da accapponare la pelle.

Prendete Omicidio in diretta e Redacted. Due grandi film. Memore anche di Orson Welles, Brian ribalta tutte le aspettative dello spettatore a ogni scena, depistando l’occhio di guarda e accecandolo di piani sequenza da capogiro. Brian, vertiginoso, uomo che idolatra Vertigo, volteggia nell’anima dello spettatore e lo perturba, lo angoscia, lo mette a disagio, sconvolgendo ogni sua certezza bacata.

Quando credi di aver capito come andrà a finire la storia, Brian ti stupisce, regalandoti twist che M. Night Shyamalan si sogna, poveri baccalà. Ah ah.

Brian è un genio inarrivabile, uno dei miei registi preferiti in assoluto. Allora, prese James Ellroy e rielaborò Black Dahlia, donandoci un film che travisò il romanzo in più parti e allo stesso tempo lo reinventò, lo scompose e poi, essendo lui campione dei puzzle, nuovamente lo architettò secondo il mosaico della sua mente barocca, bizzarra e bizantina a forma della sua magica Arte cristallina.

Sì, assomiglio parecchio a Brian, altrimenti non mi piacerebbe.

Cioè canalizzo, introietto, capto, inghiottisco, sublimo e reinvento le mie peggiori paure nel dare a esse una forma espressionistica con tendenza al cubismo.

The Mask, rielaborazione banale delle Folli notti del Dottor Jerryll, gli ho sempre preferito il più veritiero e agghiacciante Doppia personalità, sebbene quest’ultimo non sia fra i film migliori di Brian.

Sì, come il protagonista di Toyer, nella mia vita fui etichettato come “psicotico” con tendenze mortifere da semi-pervertito e necrofilo, fui accusato di essere un mezzo pedofilo poiché adorai e ancora venero Melanie Griffith di Bersaglio di notte di Arthur Penn. Di mio, dicono che a volte assomigli a William Baldwin di Sliver ma sono gli altri a spiarmi. Sì, la gente è come Robert De Niro di Hi, Mom.

Allora, cosa dovremmo dire del grande Antonio Banderas? Sposato da anni con Melanie, interprete di Femme Fatale? Ah, questo dovremmo dirgli. Avrà anche interpretato Picasso ma la sua vita è ora Dolor y gloria poiché, anziché sposare Melanie, avrebbe dovuto dare Lezioni di anatomia a Rebecca Romijn.

Sai uno spagnolo che spagnole?

Sì, Melanie fu sopravvalutata così come Cameron Diaz. Codesta oca s’è ora ritirata dopo aver tirato molte oche e, di conseguenza, essersela tirata da porca, no, orca, no, topa.

Ma smettiamola. Voi sbavate facilmente, vi conosco, sapete? Cameron, sì, certamente è una cubana dal culo da cubista. Essendo natia di Cuba, forse è ancora castrista. Insomma, solo a un castrato non piacerebbe ma io vi dico che ha una bocca da papera ed è rifatta più di Pamela Anderson.

Voglio tirarmela da Daniel Day-Lewis, detto “Il macellaio”, di Gangs of New York. Va fatta a fette, diciamocela, è solo una ladra, una sgualdrina, una mentecatta, una suina buona solamente per la mortadella. È pure troppo pallida come la mozzarella.

Piace tantissimo a Enrico Magrelli. Per forza, Magrelli si accoppia con carne magra. Magrelli però non è magrino ma ha una bella pancetta, detta anche bacon.

Insomma, prendete questa Cameron, datela in pasto a un affamato del Camerun e conditela con salsa piccante assieme ad altre patate al forno. Spruzzatevi sopra della maionese e strapazzatela.

Guarda un po’ se devo perdere tempo con questa polla che vuole solo la quaglia arrosto.

Cari porcellini, finitela di cazzeggiare.

Sta arrivando nei cinema l’ultimo film di Clint Eastwood. Arrivate voi a novant’anni con questa classe e poi ne riparliamo. Vi vedo già sul moscio.

Clint non è mai pensionabile.

Woody Allen invece sì. Sono anni che s’è rimbambito.

E poi basta con questa magnificazione di Federico Fellini. Nacque a Rimini, girò i Vitelloni ma io l’avrei ficcato a Parma, patria del prosciutto e dei tortelloni.

A proposito, voi davvero credete alle cazzate che dico?

Ah sì?

Fate bene, tanto ne sparate più di me.

E questo è quanto.

Pigliatevi questo video e buon Fantasma del palcoscenico, no, buon Joker a tutti.

Ricordate, sono o non sono Il falò delle vanità? Certo che lo sono.

Finisco con questa: se pensate che io sia felice, vi sbagliate. Se pensate che io sia infelice, lo stesso vi sbagliate. Di mio, riesco a essere sia Michael J. Fox di Vittime di guerra che Tom Cruise di Mission: Impossible.

Insomma, un casino mai visto.  Adesso comunque voglio farvi ridere.

Come molti di voi sapranno, nella notte di San Silvestro fui a Monaco di Baviera.

Per anni vissi, fra l’altro, da mon(a)co.

Al che, mentre passeggiai per le strade tedesche, pure le olandesi mi fissarono, lanciandomi occhiate furtive e vogliose. Mi sentii male, sì, a me spesso il sesso, anziché darmi piacere, mi crea panico.

Da questo turbamento, nascono le mie malinconie, le mie creazioni, le mie dissociazioni-associazioni e il mio stream of consciousness.

Ora, dopo cinquemila anni, avete compreso di non aver capito un cazzo di me. Nemmeno io.

Ah, è davvero orribile essere come Stephen Dorff ed essere spacciati per Cecil B. DeMented. Si tratta di una cattiveria mostruosa.

Eppure, ribadisco, evviva Sean Connery, Kevin Costner ed Andy Garcia!

A parte le auto-celebrazioni, ma che film che è The Untouchables. Piango sempre quando ammazzano Sean.

Così come sarebbe uno scandalo non candidare agli Oscar Bob De Niro per The Irishman.0040030480860230_10215369939304568_7375210608242720768_o

 

di Stefano Falotico

Anno nuovo, vita nuova: I due Papi è un film meraviglioso, mi spiace per voi se siete cinici e miscredenti della vostra vita, soprattutto

02 Jan

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Prima parte: corrosivo come al solito, sprezzante e strafottente ma non dovete credere alle mie burlesche rabbie

Be’, non ho da confessare nessun Atto di dolore né da redimermi di alcunché.

Scorrendo, tramite il mio promemoria, all’interno del mio passato spesso ingrato e inglorioso, ammetto perfino indigesto e nervoso, anzi emozionalmente nevoso, specie per me stesso, posso altresì constatare d’aver turbato chiunque parecchio, facendo (in)giustamente lo stronzo odioso. Oppure apparendo tale, il che è un po’ inquietante.

Sì, debbo ammettere, inginocchiandomi dinanzi alla mia stessa genuflessione da uomo spesso introverso e deflesso, anche fesso e basta, che non mi si potesse dichiarare né sfigato né ritardato.

Il che rende la faccenda ancora più tremenda e al contempo strabiliante.

Sì, lo sfigato è il classico tipo-“topo” che fa di tutto per sembrare piacente e piacevole ma nessuno lo prende in considerazione. Al che, si macera nell’autocommiserazione e nel piangersi pateticamente addosso. E nel frattempo è bavoso e rosica.

Il ritardato invece certamente non è uno che conosce molti libri di Biologia a memoria. Non credete?

Dunque, chi sono? Ma soprattutto chi cazzo fui?

La risposta è che non c’è risposta. Questo potrebbe essere il nuovo mistero di Fatima ma anche l’ultimo misero con la sua satira. Non lo so. Scegliete voi. La seconda che ho detto? Optiamo per la terza possibilità?

Sì, io mai capii questa storia della seconda chance. Non c’è due senza tre, come si suol dire. Dunque, io opterei per la quarta. Mi pare una misura giusta. Sì, non è né troppo abbondante e maggiorata né troppo piccola. Sì, una quarta ci sta. Non so se una di prima. Anche perché non ci starei io.

Sì, se dirimpetto a me si presentasse Margaret Qualley di C’era una volta a… Hollywood e mi dicesse che non sono un cesso, anzi, che con molto piacere mi farebbe il servizietto in bagno o direttamente mentre tengo il volante, la manderei a fare in culo, bloccandola col servosterzo, seduta stante.

Non sono Brad Pitt ma devo conservare una certa morale. Insomma, le direi:

– Ehi tu, zoccoletta, se credi che finirò in manette perché vuoi farmi un pomp(in)o con la tua manina, sgommando di brutto con la lingua a manetta, chiamo subito i Manetti Brothers e ti faccio assumere come streghetta nel loro prossimo film intitolato Ove va la gatta al lardo ci lascia lo zampillo, no, volevo dire lo zampone, no, lo Stregatto, no, il coglione stregato e fregato. Diciamo anche sfregiato.

Dunque, coccolina, non fare la precoce Cicciolina. Adesso, ti regalo un Cicciobello e succhiagli pure i polpastrelli, mia pollastrella.

 

Vorreste mettermi sulla croce, miei ladroni?

No, vissi come volli e ove, nelle mie fantasie colorate, soventemente da me stesso infamate, sebbene immerse in giorni pallidi, irrequieti e scoloriti, volai. Insistendo ad oltranza, spesso e volentieri, nel mio eremitico stile di vita certamente mitico e dai poveretti assai ambito. Talvolta da codesti lambito eppur mai pienamente capito, anzi, perennemente respinto e guardato sia con invidia che con sospettosa, inquisitoria burbanza schifosamente melliflua.

Che è poi la stessa cosa. Poiché, quando si vuol indagare nell’animo e nelle emozioni altrui, con la superbia tipica di chi si crede redentore, no, ah ah, detentore dello scettro e dell’assoluto, dogmatico, scappellabile, no, inappellabile e, in particolar modo, anzi a proprio solipsistico mondo, Credo incontrovertibile, parimenti credo io stesso che si patisca un calvario infernale da gente tracotante e infinitamente infida, cioè miserrima. Penso che si viva cioè tormentati dal credersi felici, appagati e certi delle proprie stesse credenze e certezze al fine unicamente di mentire spudoratamente, in modo vile e assai poco virile, celandosi per l’appunto nel più retorico, moralistico, ortodosso scibile fintamente nozionistico e istruttivo, solamente per negare agli altri, in primis allo specchio, la verità nuda e cruda. La verità meschina chiamata ipocrisia. Ché è una e trina, ubiqua e spesso pure obliqua in quanto viscida e serpentesca come il linguino del verme Lucifero. Il quale, appunto, baldo e apparentemente molto bello, si bardò di una maschera seducente per rovinare ogni altrui purezza e innocenza, concupendole e quindi incupendole tristissimamente soltanto perché geloso delle loro, queste sì, immani, interiori bellezze e soavi, dolci libertà con tutte le loro annesse, eh già, trasgressive, magnifiche spericolatezze e il loro vivido, misterioso sentore, il loro profumo avvolto nella soffice ebrezza vellutata d’una forte venustà lontana dalla fandonie, dai carri dei cosiddetti vincitori falsi, animaleschi, bugiardi e carnascialeschi. Remotamente distanti dall’abisso della perdizione degli uomini ottusi malati di cancro nel cervello dei propri cor(p)i disturbati da idioti e da unti-bisunti untori o solamente calunniatori.

Cosicché, ancora soventemente, su Facebook e altrove, profili senza identità, vale a dire spregevoli anonimi, mi attaccano, offendendomi senza un briciolo di amore.

Gente per cui m’è difficile provare compassione e perdonare, restaurandola a brillante lindore. Ma, essendo costoro delle disgraziate persone, cioè persone non ancora toccate dall’armoniosa aurora della consapevolezza della propria imbarazzante umanità spenta e scevra d’ogni senziente ardore, quindi fredda e incolore da suscitare solo fetore e spettrale pallore, terrore e aridità nel comunicare tetraggine e plastificato candore, in quanto addirittura tali persone vorrebbero spacciarsi per operose, volenterose e inviolabilmente amorose, ecco… dicevo… posso biasimarle, possono indurmi a volere loro bene in quanto ignoranti della propria squallida, disumana, agghiacciante condizione da persone gelose e più brutte nell’animo di un babau da film raccapricciante dell’orrore.

Ma mi tocca una donna, no, ah ah, mi tocca benedirli e, con un segno di fratellanza, di pace ecumenica, prenderle ancora un pochino per il culino. Contro gl’irredimibili dementi si può fare ben poco se non assecondarli per lasciarli (in)felici e (s)contenti. Tanto non scoperanno, no, non scoppieranno, no, giammai scopriranno di essere scemi neanche in punto di morte. Se credono nel dio cristallino, no, cristiano, davanti al prete per la Sacra Unzione, diranno che peccarono solamente di avere amato troppo il mondo. Io direi troppo la farfallina, cari farfalloni.

Sì, nemmeno allora, anzi al giungere ultimo e definitivo, senza via di possibile ritorno della propria ora, confesseranno di essere dispiaciuti di essere stati superiori. Loro affermeranno di essere stati non solo alle superiori in quanto ora laureati alla Bocconi.

Sì, mi facessero un bocchino. Ah, le università sono piene di dottoresse. Sanno misurare bene la pressione.

Ecco, ora sono maggiorenni e quindi, se mi violenteranno psicologicamente e sessualmente, chiaverò, no, chiamerò subito Michael Douglas di Rivelazioni.

Assieme, intenteremo una causa contro queste donne virago che stuprano la virilità con la ricotta, no, coi ricatti.

Se perderemo la causa, forse anche la casa, io e Michael metteremo su Striptease e ci spareremo. No, ce la spareremo. Non c’importerà una sega, come si suol dire.

Ah ah.

Insomma, gente di poco conto ma di molti coiti. Fanno venire la colite. Gentaglia da quattro suore, no, soldi.

Persone che si celano, dunque si congelano, dietro le referenze e i titoli nobiliari ma in verità vi dico che, se fossi stato in Cristo, avrei resuscitato Mosè per affogarli nel mar Rosso. Nefertiti doveva divorziare dal faraone del cazzo e accoppiarsi con Cleopatra. Sarebbe venuta fuori Liz Taylor. Una che sposò cinquemila volte Richard Burton, il quale fu bisex.

Nel tempo libero, la mummia Liz si fece imbiancare la “piramide” da Michael Jackson, un nero che desiderò da sempre non una bianca, bensì diventare bianco. Sì, per anni, durante l’apartheid, anche forse negli appartamenti di Harlem, i neri sognarono di diventare bianchi per fare l’amore con la moglie del personaggio di Martin Scorsese di Taxi Driver. Mentre Robert De Niro ebbe quasi solo amanti di colore. Bella questa, questa è bellissima, ah ah.

Di mio, perciò, posso dirvi che giammai desiderai la donna d’altri. Perché seppi che sarebbero stati cazzi. Sì, quasi tutte le donne sono fedifraghe. Quindi, oltre al marito cornuto che m’avrebbe mazziato, avrei dovuto vedermela anche con altre teste di minchia, a loro volta desiderose di fottermi.

Di mio, oh dio mio, me ne fotto.

Ieri, durante il mio viaggio di ritorno da Monaco di Baviera, dopo aver preso l’aereo, sopraggiunto che fui (anche ebbi) in treno, in carrozza fui affiancato alla mia sinistra da una donna cinese e alla mia destra da un carabiniere di Napoli. Cosicché, ascoltai la conversazione del napoletano che, ad alta voce, riferì dei cazzi suoi. Ed è per questo che venni a conoscenza del suo lavoro, il carabiniere del tricolore.

Gli chiesi:

– Scusi, dopo aver festeggiato la notte di San Silvestro, sta tornando a Bologna dove lavora, vero?

– Sì, perché?

– Ah, il viaggio è lungo, mancano ancora due ore all’arrivo in stazione. Devo far passare il tempo. È una domanda come un’altra.

– Ah, capisco. Le interessa qualcos’altro della mia vita personale, affettiva e lavorativa?

– No.

– Come mai? N’è sicuro? Non è curioso?

– No, anche perché so già tutto. Da mezz’ora, lei è al telefono con Nunzia. Tutta la carrozza sa che Nunzia ama gli scrittori giapponesi. Ama anche i babilonesi?

 

Al che, si alzò, imbestialita, la donna cinese seduta alla mia sinistra:

– Sono meglio i cinesi!

– Io dico che sono meglio i milanesi – intervenne uno a sproposito.

– Non è vero. Sono meglio le tedesche. Hanno un grande culo – replicò un francese con a fianco una con un seno così enorme da far senso o farci solo una spagnola dopo aver mangiato lo zabaione o forse dopo un bel piatto di maccheroni.

 

Si creò un russo, no, una rissa, un parapiglia. Si svegliò anche un mitomane che russò. Il quale urlò che finì a letto con Carmen Russo.

Di mio, per uscire dal casino, andai nella toilette e me ne lavai le mani.

Di me, la gente continua a non capire un cazzo. È meglio, fidatevi. Furono cazzi loro. Che poi… anche questa storia del… ti fai o no i cazzi tuoi da dove viene? Solitamente, un uomo ne ha solo uno. Secondo me, furono le donne a coniare quest’espressione.

Il che attesta, C.V.D., ovvero come volevasi dimostrare, che l’umanità sia fottuta.

O forse no. Qui divento armonico, fui daltonico, cioè vidi la vita in bianco e nero, fui scremato pure dai gialli ma passo al semaforo solo col verde.

 

Parte seconda: nella notte di San Silvestro, mi commossi eppur non si mosse nonostante la mossa, al che leccai una mousse

In tutta la mia vita, vi giuro sulla Madonna che mai vidi una folla del genere.

Anche se, in passato, come già dissi, vidi molte volte la mia follia.

Attimi, ragazzi, che non raccomando nemmeno a Hitler. Sì, caddi per molto tempo in stato catatonico e feci fatica a spiccicare parola. Chiuso, segregato nel mutismo, io compresi sempre la verità ma la mia mente fu imprigionata nell’impotenza d’una patologica timidezza.

Mah, più che timidezza, fu apatia.

Oh, apatia, voglio più bene a te che a mia zia. Ora mia zia è zitella ma prepara benissimo gli ziti.

State zitti!

Al che molta gente superficiale credette, pur non credendo a niente, che fossi impotente.

Diciamo che m’arrangiai alla bell’è meglio. Qualche volta me la tirai ma poi, credetemi, riposi tutto nel fazzoletto, disinfettandomi con una salvietta e pulendomi con la saponetta.

Anche se, a dire il vero, avrei voluto sporcarmi solo con Silvietta.

A parte gli schizzi, no, gli scherzi, ebbi una vita di merda, quasi insalvabile. Anche senza molti soldi nel salvadanaio. Va detto e confessato senz’alcun pudore. Ah ah.

Va sputtanato/a con scostumata, oserei dire svergognata morbida candidezza stupenda.

Comunque, dall’essere monaco, andai a Monaco con un mio amico. All’andata e pure al ritorno, guarda un po’ che coincidenza, a pochi metri da me si sedette una coppia assai balzana e indubbiamente male assortita. Insomma, una schifezza…

Lui, il quale avrà avuto su per giù circa cinquantacinque primavere, mi fissò con sguardo dapprima cattivo e poi, ridendo sotto i baffi, mi pose un’occhiataccia malevola da pervertito.

Sì, la mia autostima spesso è talmente Alitalia, no, alta che, appena uno mi guarda per più di cinque secondi di fila, penso che mi stia fissando a sua volta pensando che io sia matto.

No, devo esservi sincero. Non è affatto vero che fui matto né lo sono. Anzi.

Sono il più sano e santo. Diciamocela tutta. Non regge la storia di Brad Pitt che rifiuta la ragazzina.

Con me reggerebbe benissimo.

Sì, lei mi chiederebbe:

– Scusa, ma dove pensi di trovarti? In un film di Tarantino? La devi finire con le puttanate. Nessun uomo mi direbbe di no.

– Infatti, io non sono un uomo.

– Ah sì? E cosa sei?

– Non lo so. So che comunque tu non sei una donna.

– Anagraficamente, no. Ma lo sono. Sono molto di più se vuoi saperlo.

– Lo so già.

– Cioè? Dimmi, che sai di me?

– Che sei una Escort minorenne.

– Ma io ti spacco la faccia!

– Ah, fai pure. Tanto non è il massimo. Non sono Brad Pitt.

 

Non perdiamoci in stronze e stronzette, in stronzate e minchiate. Torniamo al troione…

Questo qui mi guardò inizialmente indispettito per farmi dispetto e poi “perdonandomi” perché fui l’unico passeggero che si accorse che la donna al suo fianco non era sua moglie, bensì la sua amante giovanissima.

Moglie probabilmente tradita nella notte di San Silvestro da costui, il quale con molta probabilità disse alla moglie che sarebbe dovuto andare a Monaco per questioni “professionali”…

Fatto sta che io e quest’uomo ci guardammo negli occhi e lui capì al volo, eh sì, sorvolammo le Alpi Bavaresi proprio in quell’istante, dunque fummo a molti chilometri sopra il livello del mare, ecco, lui comprese che non lo giudicai. Allora si aprì a un sorriso benevolo.

Ah, che nottata, in piazza quanta gente. Non so se fosse gente pazza ma chi se ne frega.

E anche questa è andata.

Forse rigenerata. Non so se trombata.

Ora, m’aspetta la solita vita incasinata e tribolata, da alcuni mal adocchiata, da altri amata, da altri ancora sinceramente, nell’indifferenza, non cagata.

Ma questa è la vita.

A stento riuscii, ieri sera, a prendere il treno. Feci una corsa da affaticato, da rincoglionito, da maledetto insuperato.

La vita! Mi pare sacrosanto che la comprendiate subito senza ostinarvi a credervi dei messia o a pendere, miei pendolari, dalle labbra dei santoni e di chicchessia, non prestate fede alla psichiatria e ad altre porcate che vi condurranno solo nel reparto di geriatria.

Fidatevi, è meglio la gelateria…

Oggi va bene, domani arriverà un’altra botta in senso alato, poi moriremo e chissà dove ancora eternamente saremo e risorgeremo. Io sono un bugiardo conclamato, poco chiavato, va detto. Una persona sconclusionata, disastrata eppure non ancora della vita disamoratasi. Anzi, in questo periodo sono innamorato, non solo della vita. Si era capito?  Eh, abbastanza. Basta che guardiate bene con profondità i miei occhi.

Sono gli occhi di un innamorato. Sì, peccato che lei, intanto, forse stia peccando con un altro. No, non credo, almeno spero di no.

Sono bugiardo perché sono un attore da premio Oscar. Faccio credere a tutti di essere felicissimo. A volte lo sono, ovviamente. Tante altre volte Joker è un dilettante in confronto a me.

In tal caso, sono d’accordo con Francesco Alò.

Sì, il sottoscritto Falò è su un Concorde, no, concorda con Francesco…

Joaquin Phoenix merita l’Oscar e I due Papi è un grande film.

Immagino un dialogo inventato fra Ratzinger/Hopkins e Bergoglio/Pryce:

– Lei lo sa del mio passato? Non è stato facile.

– Nemmeno il mio.

 

I due Papi è un capolavoro. Ah, per la cronaca finale. Non è vero che sono timido. Sono rispettoso anche dei cretini. Che è una cosa diversa. Sono un intellettuale e un uccello libero. Ma finirei con questa: molti uomini diventano intellettuali poiché, giocoforza, adoperano solo il cervello. E ho detto tutto.

A forza di volare solo alto/i, qualcosa è sempre più moscio. Non atterra, è solo a terra. Sì, in mezzo agli altri spiccano e non colano mai a picco. Ma, in parole povere, non decolla, non cola, non incula. Il mio augurio, perciò, per questo nuovo an(n)o è: fottetevi.

Ora s’è fatto tardi ed è già il 3 Gennaio.

Insomma, non capirò mai quelli che, dopo la mezzanotte del 31 dicembre, si fanno gli auguri.

E dopo ventiquattro ore sono già stanchi della vita.

Non devono buttarsi giù. Non è ancora finita. Quindi, si rialzassero anche perché cascheranno di nuovo.
Sì, fanno sempre i cascamorti.

Alcuni mi chiedono:

– Ma tu sei felice a realizzare video su YouTube con una media di sole 100 visualizzazioni?

Io rispondo:

– Sì, se fossero visualizzati da centomila persone, dovrei leccare il culo a tutti gli iscritti. Andassero a leccare Margaret Qualley.

di Stefano falotico

 

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