Oscar come miglior film di voi stranieri italiani, La grande bellezza degli animali: decanto funebre della nostra “bella” società che s’è meritata l’abbuffata delle sue porcate
Mi chiamo Stefano Falotico e Gambardella è mio fratello di sangue. In noi vige un senso innato d’amarezza, profondo, incurabile, incoercibile, che nessuno psichiatra dei vostri deliri taumaturgici di ‘sto cazzo potrà mai curare. Noi sfanculiamo tutti con aria sprezzante, gioendo della nostra balda buffoneria, così come a voi tale apparirà sempre, perché state lì, tutti belli e impomatati a credervi capotavola delle feste banchettate, e gozzovigliate di lerci abusi, non solo psicologici su edilizia d’altro sedimentar chiacchiericci di partito nel gastrico parto dei vostri ridanciani (in)felici porci.
Come “alto” esempio del mio teorema, mi scaglierò ancora con smorfia irriguardosa, pari alla loro indifferenza boriosa, nei riguardi della famiglia Gu… zzardi, nucleo spastico di mentecatti che si camuffa(ro)no dietro “nobili” p(r)ose da altolocati. Soprattutto, presto si toccheranno.
Sì, io e “Geppo” siam degli stronzi, ma sapete qual è il bellissimo? Me stesso, che cazzeggerà a tutto spiano affinché ogni ingiustizia non sarà appianata.
Con quale tronfiezza, io a tal vili immondi sputerò in ogni lor mensa. Perché prima van a messa(line) e poi, dopo averle fatte (in)chinare, si confessano quando troppo piena è la panza. Ma cantano angelici come gli uccelli di osanna! Per depurarsi, sapete, dagli assai lor “buoni” odori da puzze(tte) sotto il naso. Secondo questi, chi non la pensa come loro, è da manicomio.
Da ricattare dietro le battute e le battone delle “migliori” lor “ricotte”. Con me, posson star freschi. Se pensavano di sbattermi al fresco, li friggerò, essendo codesti dei salamoni, in salamoia. Tutta carne al fuoco è la loro pedante oratoria.
La signora Patrizia, proveniente dalla Sicilia più “mafiosa” con furore e poca femmina d’ardore, essendo la tal racchia una frigida “sempreverde” come i limoni della sua “erogena” zona, emigrò a Bologna dopo un’adolescenza di enormi “botte”. Quelle del padre, “esimio” pedagogo di ambiguo affetto nei suoi confronti, da oscillar d’inseminazione tramandata da malfattore e fattorie di pastorizia come vuole la dinastia incestuosa della dote prima dello sposalizio. Insomma, figlia dammi il tuo sacro orifizio e, dopo avertelo bucato, laverai quello del marito tuo desi(g)nato. Un asino-bue da Torri Asinelli.
Arrivata a Bologna infatti, con le pezze al culo, e avrete intuito per quali “dolori” di fallo, si sposò a un altro “fino” educatore, Gu… zzardi, soprannominato il “culatello” pseudo comunista dei “bidoni”.
Eh sì, dopo tanto darla di sue arie “filosofeggianti”, essendo l’irredenta “lì dentro” molto ambente alla società “pene” da Corte Isolani, più che altro molto corti e molto porcini, dall’unione col nostro Balanzone partorì due schifezze quasi identiche, cioè dei gemelli eterozigoti da ridentissime gote. Che (ri)puliva già dalle lor bavette alle boccucce da futuri maialini, fra tortellini, zitoni, besciamella e “rigatone” di quel trombone del padre, il quale li smacchiava imbavagliandoli nello “scucchiaiarli” con forchette tra le pa(de)lle e sugo “al dente” nello smollar loro du’ ceffoni… che sono, nonostante l’appena “descritta” meritevole, ah ah, “induzione”.
Come li imboccava lui, neanche un camionista sboccato dalle prostitute di basso grado. Infatti, è un alcolizzato. Un latin lover, ah ah, che tutte le vaccone ubriacava, ah ah. Le puttane fra una carezza e altre sue cazzate.
Che nozze! Che notti!
Prendo a “modello” tal famiglia di troioni e fall(it)i perché rispecchia molto del vostro vivervi appassionatamente. Oramai (de)nutriti nell’anima, arrivati a una certa età, “grazie” a questa “elevata” grossezza, siete (ri)dotti fra zoccole e droghe, alla faccia di quelli che chiamate “coglioni”.
O meglio ‘sti du’ maron’, espressione bolognese che va per la maggiore quando un “duro” non si piega alle (di)pendenze dalle labbra dei vostri (ec)citati comandanti degli stivali.
Contro di me, al fine di demoralizzarmi, i Gu… zzardi le tentarono tutte. Sputtanandomi per tutto il (WC) Net al fine che, incazzato di rabbiosa r(e)azione, potessero (in)castrarmi d’accuse ancor più infanganti, a dimostrazione della loro “regione”, ops, ragione.
Sapete, è sempre gente “generale” che considera mio padre soltanto un timido “ragioniere”…
Tanto timido che presto di nuovo in tribunale finiranno e, se non la finissero, alla Certosa li fermeremo. Con tanto di ermetica chiusura sigillante.
Assai ai lor testicoli, da teste di cazzo appunto, leggermente “gelati al cioccolato”.
Proprio marroni glaciali.
In poche parole, le merde van trattate con il “risucchio” di “leccata”.
Sì, l’etic(hett)a, ah ah, dei Gu… zzardi è “guzzare” l’altro in maniera raffinata, per dirlo in corretto italiano, e non dialetto della lor Bologna “colta” da correzioni degli scoreggioni.
Da me, da Gambardella e da mio padre, presto invece, dopo aver loro spaccato le gambe, lo prenderanno, ripetiamolo, in loc(ul)o.
Da cui il nostro cuculo… mai così folle.
Lucidante, più che altro.
Il fratello della nostra signora invece sta a Roma. Contentissimo. Tanto sua moglie se la scopò, al fine di ottenere la promozione, Sabani Gigi.
Che bella roba, eh?