Nella vita fui associato anche a lui poiché la gente pensò che fossi matto e malato di metafisica.
Di mio, so per certo che giocai a Calcio sino a 18 anni e credo che la mia pubertà, normalmente, iniziò a 12 anni. Durante l’adolescenza vissi attorniato da quasi coetanei che furono, sono e rimarranno bambini.
Sì, liceali damerini, abituati a scansionare il prossimo secondo modelli etici di estetica distorta.
Li vedrei bene assieme ai ragazzini del club dei perdenti di It.
Mi fanno morire. Pensarono e pensano delle cose assurde sul sottoscritto. Per loro fui sempre una sorta di manichino da trattare come clown di Pennywise poiché sono più geniale di Stephen King.
Ah ah, questa è bellissima. Anche quella là. Però è stupida. Quando avrà un figlio, gli mostrerà Stand by Me a otto anni. Poiché, essendo già vecchia, proietterà le sue nostalgie alle nuove generazioni. Che, in verità, dovrebbero invece darsi a Carla Gugino de Il gioco di Gerald.
Veramente, non se ne può più dei nerd.
Il nerd è colui che, essendo impossibilitato a esser bello per via di una genetica, purtroppo per lui, difficilmente aggiustabile, s’imbelletta nel fare il patetico simpatico, ribaltando il senso dell’esistenza a suo piacimento. E vive di atroci dicerie, insomma, rimarrà a vita nel reparto “giocattoleria”.
Indubbiamente siamo stanchi anche delle zie cattedratiche, ah, nauseanti. Piene di buoni consigli maieutici atti a educare i ragazzi a un falso e fatuo perbenismo ipocrita, gigioneggiano da sapientone. Sono abuliche!
Non vorrei dirlo, invece lo dico. Oltre che cornacchie, so’ proprio racchie.
Sì, invero credo che, essendosi dissanguate troppo presto a livello emozionale e sensuale, abbiano riversato ogni loro frustrazione in quella che chiamano, pedagogicamente, “cultura”. Che non è cultura, è solo in realtà e squallidamente una ripetizione mortificante di nozioni apprese a menadito, recitate a pappardella e servite ai loro studenti per infornarli e indirizzarli a una morigeratezza dolciastra e mortifera.
Donne spente che forse sperarono, tra un Foscolo e un Carducci, di volare a Hollywood. Sì, recitando il ruolo, in parrocchia, di Meryl Streep de Il dubbio.
Oddio, perdonatemi, questa è cattivissima. Sembra Anjelica Huston de La famiglia Addams. Quella là invece è bonissima. Sì, assomiglia a Amy Adams.
Per piacere. Allora, sono pronte le strapazzate uova o devo diventare veramente pazzo?
Ah, queste sognatrici sono solo delle indottrinatici. Sono delle domatrici. Uomini, abbiamo bisogno invece delle dominatrici, così non potranno accusarci di sessismo.
Ah ah, questa fa morire dal ridere. Quella là invece farà morire te. Sei cieco? È più inguardabile di Freddy Krueger.
– La amo. Combatterò con gli artigli per possederla anche da sotto il letto.
– Sì, sei la personificazione del detto Dio li fa e poi li accoppia. Se è contento Dio, è per questo che sono ateo.
Siamo stanchi perfino di psichiatri che, in quattro e quattr’otto, cioè assai sbrigativamente, appioppano ai loro pazienti delle diagnosi esecrabili. Trattandoli da Anthony Hopkins di Proof quando invece non s’accorsero d’avere di fronte quello de Il silenzio degli innocenti.
E i divieti aumentano, viviamo nell’era del “proibizionismo”, siamo regrediti a una barbarica, ecumenica società fascista. Pericolosa in quanto castratrice e mentitrice.
Livellata su standardizzate omologazioni di massa atte a rendere il prossimo una persona robotica, una merce di consumo a cui affibbiare un prezzo meritocratico.
Ah, ho ancora molta gente che mi disprezza. Ma, si sa, la gente è ossessionata dal rispetto. Non è che faranno la fine di Bob De Niro del secondo Padrino? Ah ah.
La gente dovrebbe invece essere ossessionata dall’avere dei buoni pettorali, miei polli zenza ali.
Ah, quanti bigotti, quanti gianduiotti. Per farla breve, il mondo sta andando a mignotte.
Invece, in una periferia remota, dapprima per lui agonica, oggi parsimoniosa e non più laconica, staziona un uomo che, con discrezione massima, senza dare nell’occhio, ridacchia beffardamente, in quanto poeta romantico e uomo giammai antico, bensì ammodernato e, va detto, gustosamente mitico. Ah, dovete sfiatare, forza, respirate. State soffocando nelle vostre mentali pareti stagne di cervelli annacquati.
Il Falò, in verità, è un uomo che ne sa una più del diavolo. Egli disserta di Cinema senza prosopopea pur essendo qualche volta prolisso, dunque malato di logorrea.
Siamo stufi dei critici che fanno venire la diarrea, abbiamo bisogno di un personaggio che indossi il mantello e sgusci tra la foll(i)a non rinunciando, talvolta, a fare volontariamente l’idiota per dare spettacolo e intrattenere la gente moscia.
Comunque, adoro la pelle di camoscio.
Durante questa quarantena, allentai la tensione, parlando amabilmente non solo coi cinefili e gli amanti di Rocky, bensì amando misteriosamente anche di notte.
La gente è artefatta e arretrata, non evolve, non sa cambiare non solo le sue opinioni. Nemmeno il loro look.
Poiché non tutti, anzi, quasi nessuno può essere camaleontico come il Falotico.
E questo è tutto.
Speriamo che, quanto prima, Scorsese giri Killers of The Flower Moon e non fatemi la fine del personaggio che interpreterà Bob De Niro, vale a dire William Hale.
Psicopatico duro a differenza dei geni puri.
Comunque, sulla purezza, non vi metterei la mano sul fuoco.
Anzi, metterei oltre alla mano anche qualcos’altro.
Ah, fessacchiotti, per Natale vi regalerò un ciucciotto e un orsacchiotto.
Ah, guardate. Ho dovuto fare pulizia di molte mie conoscenze su Facebook.
Tempo fa, per esempio, divenni pure “amico” del Misischia, regista di quello che è, senz’ombra di dubbio, uno dei peggiori film del mondo, ovvero The End? L’inferno fuori.
Ebbe ragione Francesco Alò a distruggerlo impietosamente poiché il suddetto film, oltre a essere un horror che avrebbe girato meglio mia nonna Rita, grande fan de La notte dei morti viventi e non so ancora per quanto vivente, ecco, è un obbrobrio dei più repellenti. E non mi riferisco, certamente, agli orribili trucchi del sangue finto che fanno ribrezzo pure a uno senza gusto come Michael Myers di Halloween.
Ecco, questo Misischia fa il sapientone. Dice a tutti i giovani che, per diventare grandi attori e registi, non basta la passione e la bellezza. Bisogna farsi il culo.
Costui, comunque, assomiglia a Orson Welles. Sì, la panza da infernale Quinlan c’è tutta.
Quasi pari a quella di Vincent D’Onofrio in Ed Wood.
Eh sì, Misischia, non si arrabbi. Alcuni nascono come Johnny Depp e altri come Tim Burton.
Per questa mia direttiva da sergente istruttore da Full Metal Jacket, mi sparerà come palla di lardo?
Sì, al Misischia preferisco la pornoattrice Brooks Mischa.
Devo esservi sincero, da giovane non avrei mai pensato che sarei diventato uno stronzo come Bruce Campbell de L’armata delle tenebre.
Adesso, per fortuna, ne sono convinto.
Comunque, al reparto ferramenta, preferisco una donna di buona carrozzeria per mostrarle tutta l’acciaieria.
Saranno cazzi se mi chiederà però soldi per comprarle l’argenteria.
Le regalerò, al massimo, un film di Argento Dario e continuerò a volare sulle ali dorate.
Statemi bene.
Fate sogni d’oro e non fatevi i film.
Tanto non sapete farvi non solo i film, bensì neanche qualcosa di più corposo e cremoso.
Per quanto concerne Edgar Allan Poe, molta gente lo considera un genio.
Ma, come detto, la gente è formata da ritardati.
Io sono molto più bravo di Edgar. Avete ancora dei dubbi?
Ah ah.
Poi, Poe era veramente brutto.
Di mio, ho una discreta faccia da culo, diciamo.
Insomma, voi siete diventati vecchi, marcescenti, orrendi e scheletrici nel cuore.
Io non sono Brad Pitt ma non voglio neppure esserlo. Sai che palle?
Ah ah.
di Stefano Falotico
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