La futilità del tempo aromatico ancora nel mio cuore si staglia e io, riesploso nella solare vita amorosa, non più melanconico, dopo che nel buio ermetico giacqui, come Dracula di Bram Stoker soavemente rinacqui. Nella vita, vi è chi starnazza, c’è chi volgarmente strepita, chi rimane un asino e raglia e chi, come un Falò, calorosamente ancor abbaglia. Ah, quello lì abbaia, quella là latra e sta pure nella latrina.
Io fui un uomo che, nella tristizia, ululò spaurito.
Poi, ancora di vita riposseduto, in mezzo agli spari degli invidiosi e degli accidiosi, nel chiasso di cattivi uomini gelosi e non più di donne golosi, per fortuna sparuti o perfino finalmente spariti, di mio cuore ertosi in gloria marmorea, non so se in gola di voce rosea, decanta la beltà mia e forse della mia amata giammai perduta.
Presto di fortissima passione ancora baciata e incontaminata.
Come me non vi è nessuno, per fortuna o per (dis)grazia ricevuta, ridatemi il benvenuto e facciamoci assieme una bevuta.
Sono l’idolo assoluto?
Non lo so.
Quel che so è che m’addormentai, persi il senno e molti seni ma in verità vi dico che sono un dio quando voglio e soprattutto se la mia lei mi vuole.
Un Falò angelico e diabolico.
Non più la mia anima si duole, non più dorme, oh, che bell’homo…
Firmato
Stefano Falotico
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