Archive for January, 2020

Si accendono discussioni infuocate in seguito alla video-rece di Frusciante su JOKER ma C’era una volta a… Hollywood non vale Public Enemies di Michael Mann, prodotto da De Niro, escluso per THE IRISHMAN?


15 Jan

public enemiesmoglie strega eleonora giorgiSì, sono ancora sotto shock. Più che altro, incredulo. Preventivai l’esclusione di De Niro alle candidature agli Oscar ma, sino alla fine, sperai che comparisse nella cinquina. D’altronde, era nell’aria che sarebbe stato clamorosamente snobbato.

Mi pare un’irriverenza e una sgarbatezza veramente schifosa. Sì, De Niro è stato candidato agli Oscar per The Irishman come produttore.

Joker, ove interpreta la parte del conduttore televisivo Murray Franklin, è il film che ha ottenuto più nomination.

Cioè, sia come protagonista che come non protagonista, è praticamente stato il protagonista dei due film più candidati dell’anno ma lui non è stato candidato in nessuna categoria attoriale.

Questa, scusate, mi sembra davvero una presa per il culo epocale e oscena rifilata al signor Bob De Niro.

Il quale comunque si presenterà signorilmente alla Notte degli Oscar in quanto, come detto, se The Irishman dovesse vincere come Miglior Film, lui salirà sul palco, impugnando la statuetta assieme a Jane Rosenthal, Martin Scorsese e ad Emma Tillinger Koskoff. Soffermiamoci, un attimo, sulla Koskoff.

Non l’aveva notato nessuno? La Koskoff è candidata anche come produttrice di Joker.

Insomma, ha fatto l’en plein.

Detto ciò, arriviamo al nocciolo della questione.

Frusciante, sul suo canale YouTube, demolì nel pomeriggio di ieri, Joker. Commentai in pieno disaccordo. Fatto sta che Margot Robbie non è stata candidata come non protagonista per C’era una volta a… Hollywood, bensì per Bombshell. Ma che sono queste storie? Facciamo i bilancini? Visto che dobbiamo candidare un po’ tutti, lasciamo fuori uno o una da una parte e ficchiamo pinco pallino in quel posto? Jennifer Lopez, nonostante la sua celeberrima assicurazione al suo posteriore, lo pigliò in culo. Ora, l’inculata qui ci sta. Chiariamoci. La pornoattrice Lena Paul, in quanto a fondoschiena, batte J. Lo di Amore estremo, recitando di labbra carnose con attori anche più bravi e dotati di Ben Affleck. Ah ah.

E la dovrebbe finire quel bellimbusto di John Cena di fare il simpaticone nelle commedie leggere e poi tirare di pesi, di notte, con altre zoccolone. Comunque beato lui. Dopo aver pompato i bicipiti per anni come lottatore wrestler, pompò un altro muscolo anche con Kendra Lust. Di cui, modestamente, posseggo quasi tutti i dvd.

Le mie sono notti da Arthur Fleck, figlioli. Notti in cui il lupo occhieggia, malandrino smanetta, silenziosamente ulula e poi ancora scarica. Andando quindi in bagno ad asciugare la “cosmesi decorativa” del make up colorato candidamente. Ah ah.

Sì, Jennifer Lopez non è un’attrice. È una pornostar che recita pure con discreti registi perché la dà anche a loro. Ah ah. L’unico uomo che potrebbe fidarsi di questa qui è Jim Caviezel di Angel Eyes. Ovvero il protagonista di Montecristo e de La passione di Cristo. E ho detto tutto… Uomo buono, il Caviezel, credette davvero che in questo mondo, eh già, si potesse vivere felici su un atollo e immacolati come Apollo, lontani da La sottile linea rossa. Non del tanga cremisi di Jennifer, bensì di altri figli di puttana come Sean Penn. Che te la sbattono in faccia e rimani fottuto, ah ah.

Di mio, che posso dirvi? Vedo gente che si scanna sugli Oscar. Guardate che a voi non verrà un cazzo. Aveva ragione Larry David di Basta che funzioni. Certo, continuate ad applaudire gli attori. Così, loro si faranno altre ville con piscina a Beverly Hills e voi farete la fine di Luke Perry. No, povero Luke, ebbe l’ictus mortale. Mi riferisco al Luke del film di Tarantino.

Chiariamoci anche su un altro punto molto importante. Il vero capolavoro assoluto di John Carpenter è Il signore del male. Film purissimo alla Falotico.

Sì, purtroppo provai a cambiare. Con enorme dispiacere e forse vostra contentezza, non voglio fare il patetico come Leo DiCaprio/Rick Dalton. No, non mi pare il caso di ricevere complimenti dalle bambine e dalla zie, snobbo il sesso, se non apaticamente masturbatorio tanto per non sapere che cazzo fare fra un girarmi i pollici e uno spararmela di grilletto facile. Ah ah.

Rimango un metafisico. Non mi piacciono le pacchianerie, il caos, la ciarliera confusione, il giorno con le sue caciare e le sue popolane.

In chat, donne di varia estrazione sociale, mi contattano dopo aver visto il mio bel faccino. Sinceramente, vorrebbero estrarmelo e infilarselo. Ma mi sporcherei e poi, putrefatto, finirei davanti a una psichiatra e le direi:

– Non raccontiamoci più barzellette. Questo mondo è un manicomio.

 

Adesso, molti si sono chiesti se Joker, nella scena finalissima, sporcando il pavimento coi piedi insanguinati, abbia ammazzato la dottoressa. Ecco, la storia è questa. Arthur saltò addosso alla dottoressa ma capì di trovarsi in un film di Dario Argento, Suspiria.

Sì, la dottoressa era in verità una strega. Insomma, non vedeva l’ora che Arthur s’incazzasse per fotterlo.

Ma Joaquin Phoenix usò del sangue finto come in molti film di Dario Argento.

Al che Gioacchino le disse:

– Senta, signora Eleonora Giorgi di Inferno, lei lo sa che è solo una mignotta?

Usi del Borotalco. Guardi che sono pazzo ma non sono mica Il volpone/Paolo Villaggio. Lei pensa veramente che un po’ di figa mi sanerà?

Cosa ne sa lei della schizofrenia? Guardi A Dangerous Method, Scanners A History of Violence.

E compri il libro David Cronenberg, poetica indagine divorante.

Con chi pensava di parlare, povera campagnola come Jodie Foster de Il silenzio degli innocenti? Col primo venuto? Guardi, per far venire me, sono cazzi. E non mi faccia ascoltare manco quel cazzone di Mario Venuti. No, lasci stare. Non mi vedo proprio ad aspettare la domenica per mangiare du’ tagliatelle e fare il bagno con una donna della minchia. Sono fatto così. Se cerca un ragazzo di vita pasoliniano, vada a fare la psicologa in un centro di salute mentale. Sa lì quanti giovani incoscienti che non vedono l’ora di essere imboccati?

Gli esiti dei miei sforzi per normalizzarmi furono nefasti. Per fortuna, i diversi esistono. Persone capaci di ascoltare l’evocazione di Dio e di Satana allo stesso tempo, di allontanarsi dal mondo e poi, con la loro voce, recitare libri da loro stessi scritti.

Insomma, guardiamo Manhattan Melodrama al cinema, identificandoci con Clark Gable. Nemico pubblico, altro capolavoro di Michael Mann. Avanti, so che mi ucciderai, amico. Sono stanco.

 

di Stefano Falotico

JOKER sbaraglia tutti alle nomination(s) Oscar ma Murray Franklin è ora arrabbiato


13 Jan

joker

 

Sì, De Niro è stato escluso sia per Joker che per The Irishman, i film più nominati per la nuova edizione degli Oscar.

Comunque, è stato candidato come produttore… ah, bella presa per il culo. Leonardo DiCaprio di Titanic manco per quello fu…

Fatto sta che è stata un’ottima annata per Bob. A giorni, vedremo il trailer italiano di Nonno, questa volta è guerra!

Le sue fortissime dichiarazioni contro Trump devono aver pregiudicato la sua mancata nomination?

No, sennò pure Joker, film anti-trumpiano per eccellenza, sarebbe rimasto fuori.

Pioggia di candidature anche per la stronzata di Tarantino. Sono felice per Anthony Hopkins ma vincerà Brad Pitt. Insomma, stanotte ho una stella da spolverare meglio di voi, brutte statuine. Da cui il detto, dalle stelle alle stalle e dunque allo stallone, poi di nuovo coglione con faccia da bambagione su barbetta incolta da volpone, cari papponi. Poiché il Falò ringiovanisce come Benjamin Button e ha il suo perché come “controfigura” del cazzo nei riguardi di tutti i suoi ignobili assalitori.

E, con fascino poliedrico da Colin Farrell di Miami Vice della periferia bolognese, il Falò ammicca e ammalia con sopracciglia che sanno ballare il ritmo romantico del dolce (t)rombarvi. Il Falò, uomo fumettistico, imparagonabile a ogni supereroe in quanto i supereroi sono finti e lui invece è vero, in carne e ossa. Donne, toccate per credere. Uomini miscredenti, eh sì, il Falò spinge. A volte è incurabile, talvolta inculabile, altre volte se ne fotte. Tornando a Bob De Niro. La sua ultima nomination, prima di morire, come Best Actor, rimarrà forse quella per Cape Fear. Presto, girerà un altro film di Scorsese con DiCaprio, ovvero Killers of the Flower Moon. Ma avrà un ruolo da co-protagonista. Pensiamo, per esempio, a C’era una volta in America. Per colpa di quel testa di cazzo del produttore Arnon Milchian (che comunque poi si rifece con Heat, capolavoro senz’alcuna candidatura, bello schifo…), il quale ebbe la folle pensata di tagliarlo per la versione americana, l’opera magna di Leone fu totalmente snobbata. Io avrei candidato De Niro agli Oscar come non protagonista per Mean StreetsAngel Heart e The Untouchables. In questo caso, fu Sean Connery a cuccarsi la statuetta. Altro scandalo! Sean Connery, un solo Oscar come non protagonista! E nessun’altra candidatura?! Manco di striscio mai lo cagarono.

Sto scherzando? No, andate a controllare. Avrei inoltre candidato De Niro per Mission, per Casinò, per Re per una notte. E torniamo dunque a Joker. Sì, gli Oscar, per lo stesso discorso appena fattovi in merito alle assurde esclusioni di De Niro, non dicono, alla fin fine, nulla. Rimane però il fatto che molta gente parla di Cinema senza saperne una beneamata minchia. Dissero, per esempio, che Joker ha una brutta colonna sonora, una fotografia di merda e un montaggio orribile. Abbiamo visto… I soliti snob diranno che Joker ha ottenuto così tante candidature perché gli Oscar sono commerciali. È soltanto parzialmente vero. Avengers: Endgame? Una sola nomination… ah ah.

Stimo tantissimo Todd Phillips, infine. La sua dichiarazione in merito alla mental illness fu di un coraggio assoluto. Disse che, se una persona soffre di una malattia fisica, la gente capisce. Se invece una persona soffre di un disturbo di natura psichica, la gente, oltre a emarginarla, la ricatta pure.

Finché non arriva qualcosa d’inaspettato che lascia tutti tramortiti, di una potenza immane come la prova di Phoenix. Joker, capolavoro! Joker non è Cinema puerile, non è un film per ragazzini, è semplicemente tutto ciò che andava detto, filmato, sbattuto in faccia. Contro l’ipocrisia, contro una società di rimbambiti, di giovani già vecchi, bulli e fascisti. Il Principe della notte balla al plenilunio, morbidamente avvolto dal suo magnetismo poiché non è più ora per fare i simpatici e raccontarsi barzellette.

di Stefano Falotico

Diavolo in corpo: per lo svecchiamento dell’Italia e dell’umanità limitrofa, propugno un insabbiamento dell’intellighenzia nostrana con tanto di Partigiano reggiano


12 Jan

hammamet amelio

HAMMAMET docet: i criminali come Bettino Craxi riescono a elaborare il lutto o dobbiamo anche compatirli?

Ah, un bel pagliaccio, Bettino.

Un crimine aberrante di natura politica lui commise. Ma si dimise?

Ma ci sono anche i crimini di natura sessuale e/o finto pedagogica e moralistica.
Potrei raccontarvene tante in merito. Genitori della cosiddetta borghesia bene capaci di ricattare i figli per via del loro carattere schivo e/o ribelle poiché li vollero medici, avvocati e giornalisti.
E repressero ogni loro sano capriccio pur di conformarli a un pensiero biecamente castrante le loro indoli vivamente di vita zampillanti. Anzi, vollero proprio che i loro pargoli volassero alti, così tanto alti da tarpare il volo libero dei loro usignoli brillanti, avidamente desiderosi di squittire godenti la giovanissima smania di sentirsi adolescenti furenti e fiorenti.

Sì, li avviarono a studi classici per pavoneggiarsi con gli amici dello stesso ambientino già putrefatto. Dei maiali da fiorentine.

A tutti gli altri diedero la patente di matti, violentandoli nell’animo e fortemente emarginandoli.

E, se si fossero per l’appunto ribellati ai loro codici severi e follemente intransigenti, avrebbero chiamato un centro di salute mentale per sedarli, a vita deridendoli e stigmatizzandoli.

Persone che s’accorsero dell’errore, anzi dell’orrore, della mostruosità da loro partorita solamente a danno già fatto. Capaci persino di chiedere scusa, giustificandosi pateticamente nel definire il loro imperdonabile affronto come innocuo sarcasmo.

Persone, in poche parole, criminali.

Quelle che, con la panza più piena di Bettino, ripetono, ricattarono i ventenni pur di piegarli alla loro visione bolsa, vecchia e già marcia dell’esistenza. Bloccandone addirittura la resistenza. Che gente lercia.

Che gente di merda.

Gridando loro solamente… crescete, idioti!.

Di questa gente non sappiamo più che farcene, dobbiamo sbarazzarcene, denunciarla alla prossima mossa falsa con ferrea spietatezza, non dobbiamo, per nessuna ragione, impietosirci ed essere tostissimi, duri, agguerriti.

Una generazione di gente che forse il suo immane dolore, la sua inguaribile, atroce sconsolatezza se la cercò.

Ed è la lezione di vita più cattiva che potessero ricevere dal dio della loro stessa oscena, terrificante (in)giustizia scabrosa.

Ma veramente in Italia ancora continuiamo a girare film come Hammamet e su Craxi? Meglio farlo nel taxi

Fu Don Tonino, cioè Andrea Roncato, no, Antonio Di Pietro a inchiappettare Bettino. Ora, non so se Tonino, durante i tempi universitari, quando studiò giurisprudenza, fece anche all’amore con una amante d’un Divo come il gobbo Andreotti, ma Paolo Sorrentino, no, Tonino, malgrado le sue incertezze linguistiche, il suo eloquio incerto, la sua parlantina poco sciolta e la sua oratoria non certamente da Cicerone, riuscì lo stesso a sbattere Bettino in quel posticino. Dopo che, Bettino, rubando soldoni assieme a tutti gli altri marpioni del Parlamento dei miei coglioni, dei miei stivali e di tale Italia di tromboni da stivaloni, con Spadolini fece sesso con Moana Pozzi, consegnando poi al cavaliere mascarato, ovvero il commendatore Berlusconi, lo scettro di questo Belpaese di Loro tanto lordo/i.

Bettino fu scoperto con le mani nella scrotale sacca, no, nel sacco. E se la fece nei pantaloni. Improvvisamente, fu rimpicciolito e confessò, non pentito però da picciotto d’onore ma ammanicato pure a quelli coi dollaroni, ogni maltolto e ogni mano pulita, finendo esiliato come Napoleone.

Tonino, uomo come Joe Pesci di Mio cugino Vincenzo. Uomo che forse ancora, in mezzo ai saputelli giornalisti, non c’azzecca.  Ma non fu una vuota zucca e alla fine tutti i soldi tornarono alla Zecca.

Fu lui il paladino di Tangentopoli e ogni Zio Paperone di tale Italia da Paperopoli che, seviziando i paperini, cioè i comuni cittadini, intascò money per poter ricattare anche la ricotta delle veline di Paperissima.

Siamo veramente stufi delle avventure erotiche di Mario Balotelli che ebbe un flirt pure con Barbara Ovieni, una che indubbiamente subito ti fa venire ma, appena apre bocca, non solo per leccare qualche altro “pezzo grosso”, il latte alle ginocchia fa scendere più di una rottura del menisco e dei legamenti crociati.

Evviva Riccardo Cuor di Leone e le sue Crociate!

Barbara, le sbarbine, donne da Disco e anche da ernia per uomini esplosivi come il vulcano che fu, l’Etna, che vedrei bene a Ibiza, la patria delle ragazzine italiche che, maturande delle superiori, vollero e ancora vogliono, eccome, sperimentare di essere precocemente sverginate e prosciugate nelle mutande.

Io, comunque, sono un topo, sì, uno strano tipo. Ragiono secondo i miei topos. Sono forse l’unico italiano che non ama i balli latino-americani, odia i latinismi e gli inglesismi ma riesce a essere, allo stesso tempio, no, tempo… Enrique Iglesias e Mickey Rourke di Hero.

Poi, al culmine del romanticismo più rustico da film di Sergio Leone o da C’era una volta in Messico, guarda nelle palle… degli occhi la topa Jennifer Love Hewitt. Lei s’è sciolta e io le dico, cucendomi una toppa ma non la bocca:

– Sì, ora vai a cagare la diarrea, zoccola.

 

Lei, imbestialita, non certamente fine come Paolo Stoppa, mi urla:

– Sei una merda! Ora, stop!

 

E io:

– Sì, infatti, una merda come te esce dal culo. Levati pure dal cazzo. Sennò, ti faccio la multa come Harvey Keitel de Il cattivo tenente.

 

Sì, l’Italia è un posto di mignotte. Ma non mi riferisco soltanto alle baby girl dei viali o che, su Instagram, si camuffano dietro una foto di Madonna (e ho detto tutto…), parlo soprattutto di tutti.

Per anni, non sapendo che fare il sabato sera, m’accodai a una combriccola di marmocchi, sì, dei paperini, delle giovani marmotte.

Mi trascinarono sempre all’Estragon, locale bolognese ove tutt’ora impazza, nonostante si sia rinnovato e abbia cambiato location, un gran troiaio, ah, che letamaio.

Vidi liceali senza cervello andare giù di testa per figlie di docenti universitari che vollero essere attrici piacevoli ma confusero Il piacere di Gabriele d’Annunzio per gli addominali di Lenny Kravitz. Ah ah.

Sì, mi chiamarono cocchino poiché ai loro bocchini preferii sempre non farmi imboccare dalle milf insegnanti di Lettere. Sono donne che sanno usare la Lingua… sì, bocciano quelli sboccati ma amano quelli che… si vede che sbocceranno a farlo con loro quando il marito, dopo aver perso il lavoretto, piglia, a un serale, delle orali ripetizioni un tanto all’etto o al suo inetto. Ah, uomo talmente retto da essere stato alla consorte quasi mai ritto.

Infatti, filosofeggiai, tirandomela da Bob De Niro di Cape Fear.

Guardate, una massa di ebeti da far impallidire Peter Sellers di Oltre il giardino.

Ora, sono sfioriti e mi piace inaridire ancora di più le loro rose, no, pose. Come Sellers di Hollywood Party. E ne vogliamo parlare di Bernardo Bertolucci? Un solo capolavoro all’attivo, Ultimo tango a Parigi. Poi, solo pellicole da conformista, lagne borghesi e dreamers come Eva Green. Una che, a forza di mostrare il seno a Tim Burton, lo costrinse a decapitarselo. Poiché Tim è sposato e, al massimo, gigioneggia nelle sue notti dark da Hessian Horseman/Chris Walken. Sì, ma a differenza di uomini cavallo come Manuel Ferrara, cazzo, gira film che le fanno girare come Dumbo, la storia della sua elefantiasi da uomo a cui, oltre a crescere il naso come Pinocchio, si allungarono le orecchie un po’ da ricchione. Ah, che figone tanto riccone. Sì, comunque Tim deve avere una bella oca. Eh sì, stette anche con Martian Girl, Lisa Marie, una di ottime tette, anche se rifatte, sì, una superba ochetta.

Insomma, siamo stanchi di Alex Britti, delle malinconie da Il volo, anche di Gianni Amelio, di Favino, di Sanremo e di chi, rintronato, ti dice che sei uno scemino. Tu sei arrivato? No, in questo Paese non si viene a un cazzo. C’è una moscezza che, quasi quasi, è meglio Er Monnezza.

Insomma, abbiamo problemi più seri che pensare alle favole, alle fave, alle elegie al contrario, alla magnificazione della tristezza. Siamo già a pecora così. Dobbiamo sorbirci pure i film su Craxi che, di questi tempi, possono interessare solamente a chi ancora crede nella Politica, povere polis, poveri polli.

Credo di non aver molta vita davanti a me. Dunque, per quanto mi resterà da vivere, voglio fottermene senz’alcuna regola, senza più reprimende, senza più prescrizioni, dettami, dogmi, indottrinamenti e minchiate varie. Tanto, voi falliste.

Meglio il Falotico, miei uomini fallici! Fallitissimi. Boriosi chiacchieroni e minchioni.

I miei libri sono un pugno devastante scagliato agli imbecilli che vollero che andassi a pulire i cessi… che sono loro. Nessun perdono per idioti di questo genere.

Tutti di nuovo in tribunale! Ah ah.

Vai di arringa. Poi, dopo aver sbattuto gli impostori dietro le sbarre, andremo in pasticceria a gustare le meringhe per la nostra crema contro questi qua, da cremare.

Ci urleranno che dobbiamo crepare ma offriremo loro un altro cornetto, alzando loro il dito medio, gustandoci pure tutta la marmellata…

Se vorranno internarci, chiamate uno psichiatra, cioè io.

 

di Stefano Falotico

Veliamo la cosa? Evviva il romanticismo alla Jim Morrison, i poeti, l’esistenzialismo libero, le opinioni di un clown, i romanzi torbidi, le storie straordinarie


12 Jan

de niro sleeperssleepers kevin baconfootloose

La vita è come un ascensore.

Alcune persone non si aggiornano mai, non amano più la luce del giorno, non svoltano la loro prospettiva, rimarranno intrappolate in vetusti schemi percettivi della realtà e del prossimo a metrica del loro relativismo. Soffocando nello stagnante, claustrofobico posto nauseante della loro forma mentis abitudinaria e mai aperta.

Fra l’altro, a forza di non aprire la mente, secondo me non aprono neanche altro.

Fortunatamente, esistono ancora persone che, come Sylvester Stallone di Over the Top, cambiano la presa e ora si fa tutto un altro gioco.

Un saluto a tutti i vecchi già a trent’anni, a quelli allineati alla visione scolasticamente retriva del nozionismo più becero e deleterio, abbasso ai moralisti, ai pedagoghi, ai tromboni e ai sapientoni.

Buoni solo a dispensare regole agli altri quando, invero, di loro non produssero mai niente se non stilare citazioni a uso e consumo dei propri umori.

Ed evviva anche Kevin Bacon di Footloose.

Abbasso Kevin Bacon, invece, di Sleepers, evviva Bob De Niro!

Sleepers non è un grande film ma la scena in cui dal nulla appare Bob De Niro e sistema tutti gli stronzi è ancora devastante.

 

di Stefano Falotico

Nanni Moretti uscirà presto con Tre piani, peccato che dalla nascita non sia uscito dal suo Super Io da Henry – Pioggia di sangue, anche di romantiche lacrime


10 Jan

nanni morettikeitel holy smokewinslet holy smokeattimo fuggentebasic instinct 2getta la mamma dal treno

 

Basta!

Pensavo si fosse affiliato a Di Maio, il Nanni. Pensavo che avesse preso il reddito di cittadinanza, chiedendo a Salvini di censurare Henry. Credetti, ma sbagliai, che avesse pagato magnanimamente gli zaini della Invicta degli 80 Euro di Matteo Renzi a Jasmine Trinca, da lui scoperta, oddio, ne La stanza del figlio.

Sì, Jasmine è ancora schizofrenica come ne La meglio gioventù, come la ragazza di faccio cose, vedo gente di Ecce Bombo. Dunque, deve tornare a “squola” con la q per divenire un quadro aziendale di tale società che non ama più i pasticceri trozkisti.

Sì, Jasmine va rieducata e riprogrammata come Kate Winslet di Holy Smoke.

Kate Winslet, nell’appena menzionatovi film di Jane Campion, riuscì a depistare il percorso rehab da John Lone de L’ultimo imperatore di Bertolucci, regista che fu amatissimo da Moretti, poiché si spogliò dinanzi a Sport/Harvey Keitel di Taxi Driver. Il re dei papponi. E, come dice Travis Bickle, dei ruffiani, dunque degli ipocriti.

Kate, in una notte calda di cosce e zanzare alla Luciano Ligabue, si mostrò ad Harvey tutta ignuda e Harvey, dinanzi al suo seno, certamente più sodo e grosso di quello piattissimo di Margherita Buy, al buio gustò tutta la Winslet buona, animalizzandosi come un bue.

Insomma, la matta Kate lo fotté in ogni senso, in tutto il suo seno. Harvey perse il senno, qui parafraso Alessandro Bergonzoni, perciò si rivelò solo un grosso porcellone assai presuntuoso, molto unto, bisonte e cafone.

Poiché volle reprimere la giovinezza d’una figlia dei fiori nel (de)moralizzarla da tutor della minchia.

Sì, spesso anche a me succede soventemente d’incontrare, lungo YouTube, persone che vorrebbero bocciarmi, bloccarmi, imboccarmi, intubarmi e trombarmi.

Gente che, gelosa della mia libertà e della mia florida bellezza, mi dà del troll quando invero mi piace giocosamente viaggiare per il mondo con il trolley.

Visitando città a me ancora ignote che vanno da Noto, in Sicilia, sino a Milano, poi arrivano a Mirano, in provincia di Venezia, cittadina natia di Federica Pellegrini, campionessa di nuoto per cui sarei rana, poi principe di stile libero da vero sessuale pellegrino per tuffarmi in lei con salti carpiati da Tania Cagnotto.

Sì, cerco un centro di gravità permanente, eh già, cantò Nanni Moretti, no, scusate, cantò E ti vengo a cercare di Franco Battiato quando fu ancora bellamente autarchico… in Palombella rossa.

Un Nanni politicamente scorretto e controcorrente che a me piacque un sacco bello…

Poiché agguerrito polemista, incazzato anche sano fancazzista schierato apertamente contro un mondo d’ingiustizie. Delirante, sfigato mai visto, uno capace di leccare, insonne, un barattolo intero di Nutella, struggendosi per Laura Morante e sospirando nella sua anima, nel plenilunio alto, Con il nastro rosa di Lucio Battisti.

Comunque, adesso ho un po’ paura, adesso che quest’avventura sta diventando una storia vera, spero soltanto che tu sia sincera…

Di mio, che posso dirvi?

Inseguendo una libellula in un prato, un giorno che avevo rotto col passato quando già credevo di esserci riuscito, son caduto.

E non vorrei aver sbagliato la mia spesa o la mia sposa…

Sì, quando m’innamoro, non so più gestire le mie emozioni e divento come Stefano Accorsi, sì, sempre de La stanza del figlio.

La mia Laura Morante mi fa uscire di testa come Stefano/Dino Campana di Un viaggio chiamato amore.

Ma devo ringraziarla… i miei pezzi migliori li scrivo quando sono Innamorato pazzo come Adriano Celentano. V’è una forza, una disperazione, una potenza emotiva da lasciare stordito anche me.

Di cui si può dire tutto tranne che non possegga un Segni particolare, bellissimo.

Quando m’innamoro, divengo, poche volte vengo, un personaggio larger than life come il miglior Cinema di Lars von Trier.

Sono capace di seguire lo stream of consciousness delle mie Onde del destino.

Sì, l’amore rende ciechi e allora ballo con Dancer in the Dark.

Anche Dancing in the Dark alla Bruce Sprinsteen di I’m on Fire.

Molte persone invece s’istupidiscono come in un film e libro di Moccia con Riccardo Scamarcio e non possiederanno mai il carisma malinconico di John Wick 2.

Insomma, si castrano come Stefano Dionisi di Farinelli.

E sbraitano come Carlo Verdone di Maledetto il giorno che t’ho incontrato.

Nanni, comunque, il miglior film sulle tre stanze del figlio, no, istanze della personalità rimane Mulholland Dr.

Mah, di mio, che io mi ricordi, mi dissero a tredici anni che ero un genio.

Non diedi mai retta a una puttanata del genere.

Al che, ieri sera, feci ascoltare l’audiolibro, da me recitato, del mio nuovo romanzo a una platea di amici.

– Vai, spingi play.

 

Alla fine, tutti quanti mi picchiarono a sangue. Perché, purtroppo, lo sono ancora…

Se siete curiosi di ascoltare tutto l’audiolibro, dovete aspettare. Occorreranno giorni e ancora giorni affinché possiate ascoltarlo in forma integrale e ottimale. Se invece, nel frattempo, volete comunque leggerlo, anche in digitale, digitate La prigionia della tua levità su Amazon, IBS.it e sulle maggiori catene librarie online, dunque accattatevelo! Se invece non vi piace leggere, nemmeno le anime delle persone, e pensate che la vita sia un lavoretto e un sabato sera per far bisboccia, onestamente, potete anche andare a prendervelo in culo. Non m’impedirete di fare l’artista, no, non ho bisogno di essere medico, non m’indurrete al suicidio come fece il ragazzo poeta de L’attimo fuggente.

Dunque, nessun (rim)pianto, nessun pilifero impianto, mi sono ricresciuti i capelli. Abito al quarto piano e quella del settimo non ce la fa a prendere l’ascensore con me perché arrossisce e rimane imbarazzata poiché è l’unica super figa del quartiere che non riesce a rendermelo rizzo.

Su questa faloticata, vi lascio e ci sentiamo domani. Tanto, ce n’è sempre una. Ah ah.

Comunque, i tempi sono cambiati. Anche io, come no?

Per anni, fui Jack Nicholson di Qualcosa è cambiato. Poi, mi accorsi che esistono i pazzi. Sì, nella clinica di Qualcuno volò sul nido del cuculo, incontrai, oltre al d.o.c., ovvero il disturbo ossessivo-compulsivo, anche DOC di Ritorno al futuro. Vale a dire Christopher Lloyd.

Sì, Christopher mi disse che le mie mani non tremano più. Sì, mi curai dal Parkinson come Michael J. Fox.

Al che, chiesi a Chris se potesse spedirmi indietro ai tempi in cui Elisabeth Shue era più giovane e pure io.

Lui mi disse che la macchina del tempo esiste solo nei libri di Marcel Proust, a livello metaforico, e nel succiato film di Bob Zemeckis.

Mi consigliò però di dare lezioni di scrittura creativa a Danny DeVito.

Me la tirai da Billy Crystal di Getta la mamma dal treno.

L’avete mai visto questo gioiellino? Billy interpreta la parte del professore d’italiano che dà lezioni neanche se fosse Alessandro Baricco. Era ricco quasi quanto lui ma la moglie gli portò via tutto. E Billy, distrutto, si chiuse a riccio.

Al che, si trovò a insegnare a degli studenti peggiori di quelli di Paolo Villaggio di Io speriamo che me la cavo e di Michele Placido di Mery per sempre.

Prende su parola un tizio col suo elaborato, sicuramente una disamina degna del Nobel e del Pulitzer, certo…

Il suo romanzo s’intitolò Cento donne che vorrei scoparmi.

Non sto scherzando, guardate il film.

Sì, il mio prossimo romanzo sarà proprio intitolato così. Non siete curiosi di leggerlo?

Già, non sarà solamente una lista della spesa o del vorrei che fosse la mia sposa…

Credo che partirò da Sharon Stone. Dunque, in medias res della sua figa, no, della sua filmografia, ovvero partendo da Basic Instinct, cioè dalla sua, appunto, scrittrice Catherine Tramell, ripercorrerò in anale, no, in psicanalisi, no, in analessi il suo excursus di donna desiderata non soltanto da un maniaco voyeurista come William Baldwin di Sliver, bensì anche da Sam Rothstein/De Niro di Casinò.

Michael Douglas, in Basic Instinct, si chiama Nick Curran. De Niro scopò Milla Jovovich in Stone, appunto, di John Curran.

Poi, chiederò a un altro Michael, Michael Caton-Jones, il regista di Scandal e di Voglia di ricominciare, come mai girò il sequel orribile, Basic Instinct 2 ma pure un film malinconico più di Luigi Tenco, Colpevole d’omicidio, un film su un’ingiustizia, una pellicola dal titolo italiano che non rende giustizia al belllissimo titolo originale, City by the Sea. Ambientato, perlopiù, ad Asbury Park, la patria dei sogni perduti di Bruce Springsteen. Asbury Park, ove i fantasmi luccicano nelle notti più cupe e ove La messa (non) è finita. Poiché Nanni Moretti è bravo, molto bravo ma Tom Morello ancora di più. Cammino per istrada con aria sconsolata e, fra le stelle della luna alata, i vampiri mi chiamano the poet… Perché, che vi piaccia o no, i cani offendono ma i cantori esistono. E non vi è alcuna spiegazione razionale possibile.

 

 

di Stefano Falotico

 

Il 13 Gennaio, ovvero lunedì prossimo, date la nomination all’Oscar al più grande attore di tutti i tempi


10 Jan

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Sì, lunedì prossimo saranno rivelate le nomination agli Oscar.

I maggiori siti di predictions si stanno sbizzarrendo ad allestire, per l’appunto, i loro pronostici Sono dei più disparati. Dopo, vi parlerò pure dei disperati, non si sono ancora sparati ma la loro scelta appare più imperscrutabile dei nomi dei candidati contenuti nella busta che saranno rivelati il 13 Gennaio.

Sì, i ballottaggi sono chiusi, molte persone si sono del tutto chiuse ma sperano, in una notte delle stelle, forse di San Loenzo, di salire sul palcoscenico, impugnando un’effimera standing ovation a celebrazione d’ un’esistenza andata a puttane.

Contenti loro…

Da tanti anni a questa parte non si assistette a una concorrenza così forte. Negli scorsi anni, infatti, le candidature come miglior attore protagonista agli Screen Actors Guild Awards, manifestazione ben più attendibile dei Golden Globes, che sono spesso invece un contentino e quasi mai rispecchiano fedelmente i gusti dell’Academy, corrisposero, a eccezione fatta di qualche nome, a quelle che poi, quasi in maniera quasi combaciata e pressoché identica, fu la lista dei cinque attori selezionati per gli Oscar.

A ben vedere, infatti, l’appena conclusosi 2019 fu un’ottima annata cinematografica anche dal punto di vista prettamente attoriale. Ove se a giganteggiare da campione incontrastato fu Joaquin Phoenix col suo insuperabile Arthur Fleck/Joker, vincitore oramai sicuro della statuetta dorata dopo aver sbaragliato tutti ai Golden e alle altre premiazioni più importanti già tenutesi (in attesa degli Screen che saranno assegnati domenica), constatammo la crescita di Adam Driver e finalmente tutti, anche i più scettici, compresero la valenza recitativa di Antonio Banderas. Uno, in passato, troppe volte mal sfruttato e utilizzato solamente come icona del macho ambiguamente sexy.

Io invece notai il suo istrionismo e la sua indubbia bravura persino, un millennio or sono, quando interpretò il villain in Assassins con Stallone.

Quindi, applaudimmo, sebbene non al cinema ma dietro lo schermo di Netflix, la strepitosa, ineguagliabile performance di quel gigione meraviglioso che è Eddie Murphy. Dopo decenni, oserei dire, di filmetti, ora si affianca a un bel pezzo di guagliona, sua moglie, una stangona bionda da 48 ore e ancora 48 per farle il 69, 24h su ventiquattro da dottor Dolittle. Uomo che sa parlare a tutti gli animali, dunque ovviamente anche alle passere.

Di mio, posso dirvi che vissi annate da Professore matto, negli ultimi anni, per traversie esistenziali non proprio felicissime, conobbi mezzi homeless deliranti.

Sì, conobbi per esempio un mitomane maniaco religioso rimasto vergine sino a oggi. A meno che, stanotte, forse non abbia cambiato il suo Mr. Church e abbia contattato una negrona come Grace Jones de Il principe delle donne.

Mah, per anni costui si credette invece il Principe cerca moglie e confuse la sua spiritualità da coniglio per il Cinema coraggioso di Carl Theodor Dreyer.

– Stefano, la mia psichiatra sostiene che io sia matto per via delle mie fisse religiose. Non è vero. Tu, per esempio, conosci il Cinema, no? Scrivesti pure il saggio monografico su John Carpenter, intitolato Prince of Darkness. In questo film, se non sbaglio, viene detto che Dio e il Diavolo sono la stessa persona.

Scusa, non sbatterono alla neuro Carpenter, dovrebbero sbattere me? Non mi sbatteranno da nessuna parte, Dio d’un p… o della puttana della mad… a impestata e fradicia. Giuda d’un ladro, Cristo santo!

 

Ho detto tutto…

Attinsi comunque a molti suoi deliri per divenire una sorta di Dolemite Is My Name.

Ve ne scrivo uno qui, sembra una filastrocca da Signor Bonaventura:

la vita è dura ed è più facile evitare la fregatura, leccando un barattolo di confettura piuttosto che sottoporsi alla realtà che è spesso gioiosa ma anche amara e può spappolare il fegato. Poi, ci vogliono i punti di sutura se, a causa di troppe bocciature, ci s’ammoscia e vai talmente giù che non ti va più su, ovvero non ti viene duro ed è più comodo spacciarsi per persone speciali molto pure.

Le ragazze ti prendono per il culo per via della tua aria da uomo poco sicuro, gli uomini ti dicono, per simpatia, che sei un grande e non abbisogni di nessuna psicologica cura ma, in verità, da tempo non pompa il glande e decanti solo il libro La neve cade sui cedri, oh, guarda fuori che bella grandine.

 

Sì, a questo mio amico non debbono crescere le palle, basterebbe che si guardasse allo specchio e ammettesse di essere un diverso nell’anima. Potrebbe realizzare la nuova cover di Rocketman.

Invece, se ne sta lì a rimuginare malinconico sul percepirsi come attore mediocre, alla pari di Rick Dalton/Leonardo DiCaprio, si sintonizza su Italia 1 per guardare, a tarda notte, i telegiornali sulla gente disgraziata che perse la casa e i figli in seguito a qualche nefasta calamità e per colpa di tragici uragani.

Cosicché, prima di andare a letto, è felice che qualcuno stia peggio di lui. Mal comune, mezzo gaudio e domani sarà un altro piagnisteo da pioggia torrenziale per sempre…

Cari dementi, prendete a modello Adam Sandler. Lo scambiaste per un tonto e invece recitò, in Uncut Gems, meglio della vostra consorte.

Sì, lei vi sta derubando dei vostri gioielli… è un’attrice come Meryl Streep. Con voi sa fingere spudoratamente ma, appena può, sgattaiola assieme a uno che le regala gemme preziose…

Un giorno, quest’uomo cornificato scoprirà la verità ma sarà troppo tardi. Al che s’identificherà, a compensazione del trauma, con Jonathan Pryce de I due Papi.

Santificazione totale, oh, fratelli della congrega.

Sì, la vita non ha senso. Ciò, Bob De Niro lo comprese tanti, tantissimi anni fa.

E gli piace essere un camaleonte. Uno che oggi ascolta Ava Max e domani ingrassa come in Toro scatenato? No, come Bud Spencer di Bomber.
Ed evviva anche il Cinema infantile, schizofrenico, delirante paranoide su pugno devastante in pancia e colpo inaspettato.

 

drive

anno del dragone

Era meglio se fossi rimasto Starman e Dougie Jones, da quando ritornai agente Cooper, la mia vita fu di nuovo un Twin Peaks, insomma, un delirio, sempre un De Niro


09 Jan

bob twin peaks twin peaks ritorno

David Lynch on the set of Blue Velvet, Wilmington, USA,1985

David Lynch on the set of Blue Velvet, Wilmington, USA,1985

Sì, è ovvio che io abbia sofferto di amnesia. Come Donnie Basco, verso i quindici anni, giù di lì, devo essere cascato dal seggiolone. No, seggiolone no, ma forse stetti sdraiato sul divano e, appena mi alzai, devo essere scivolato, sbattendo la testa contro qualche spigolo.

Da allora, infatti, la mia testa e anche qualcos’altro andò a farsi fottere. Ma furono anni meravigliosi. Anni di pazzia stupenda.

Solo quando un uomo è pazzo può apprezzare Settembre di Woody Allen e vivere in un kafkiano Fuori orario alla Scorsese. Un ragazzo sano, invece, non vede l’ora di svegliarsi al mattino per andare a scuola. Non certamente per studiare, bensì per fare lo scemo come Griffin Dunne con una Rosanna Arquette di turno.

Sì, una di quelle complessate ragazzine super paranoiche che però, avendo un bel visino, tengono desto l’uccellino.

Invece fu magnifico, come no, sprofondare nelle intemperie dei miei umori intemperanti, stabilizzare la mia emotivo-sessuale temperatura nel fare il James Remar de I guerrieri della notte, ovvero il coglione senza speranza.

Sì, notti in cui con la fantasia amoreggiai con Sheryl Lee come Jan Valek/Thomas Ian Griffith di Vampires.

Sì, Dracula cercò sangue di vergine e morì di sete poiché l’unico vergine ero io, invece Sheryl girò film come Al di là del desiderio, Blood Oranges e Kiss the Sky.

All’epoca, noleggiai questi tre film suddetti, sperando di vedere il pelo di Sheryl. Non si vede quasi un cazzo, tranne forse quello di Craig Sheffer. Ho detto tutto…

Cosicché, la mia misoginia e la mia misantropia aumentarono di proporzioni ciclopiche e, agli occhi altrui, venni visto come Laura Palmer.

Sì, la gente malevola spettegolò sul mio conto. Al che, divenni all’unisono l’artista matto Nick Nolte di New York Stories di Scorsese ma anche la bambina dell’episodio di Coppola e mi fu detto che soffrii del complesso di Edipo come il già succitato Allen.

Sì, diedero la colpa ai miei genitori della mia anomalia, della mia difformità rispetto ai miei coetanei.

Gli adolescenti, a quell’età, sono più cretini di Nicolas Cage di Cuore selvaggio e sognano la fatina… Detta come va detta, la passerina.

La mia vita, a quei tempi, fu Inland Empire totale. Mentre i ragazzi pensarono che fossi già vecchio come Richard Farnsworth di Una storia vera, mi nascosi come Elephant Man e le ragazze, non solo già precocemente si rifecero il seno come Laura Harring, bensì ebbero anche il dubbio di essere lesbiche come Naomi Watts di Mulholland Drive.

Sì, l’adolescenza è un periodo in cui, essendo inesperti, ci si fotte da soli.

Si diviene schiavi dell’immagine che gli altri ti danno. Spesso, i ragazzi sono invidiosi. Allora, se sei Paul Atreides di Dune, per puro sfregio ti vogliono far credere di essere il pervertito Dennis Hopper di Velluto blu.

Ansimi, soffochi, non riesci a respirare e anche se, davanti a te, si mostrasse ignuda l’Isabella Rossellini dei bei tempi, la tua autostima è andata così a puttane che, allo specchio, ti vedi come Frank Silva di Twin Peaks, ovvero il fantasma di Bob.

I tuoi coetanei, non capacitandosi della tua elevatezza, tentano in ogni modo di trattarti come il mostro di Eraserhead.

Ma il Fuoco cammina con me e avvenne un miracolo inaspettato.

Adesso, Liz Berkley di Showgirls mi paga. Sì, mi dice:

– Guarda, comprendo la tua castità ma che ti frega? Non dobbiamo scopare. Voglio solo strofinarmi addosso a te.

 

Cioè, qui abbiamo ribaltato tutto.

Io lo sapevo che era meglio se fossi rimasto Dougie Jones.

Quello che fa i miracoli agli altri, al Gatto e alla Volpe, ma è indifeso e innocuo.

Ora, mi spiace dirvelo.

È per questo che Twin Peaks: Il ritorno è il più grande film, sebbene a puntate, degli ultimi vent’anni e C’era una volta a… Hollywood è una bischerata.

Perché Lynch è un genio vero, Tarantino è un paraculo.

Comunque, lunedì saranno annunciate le nomination all’Oscar ma De Niro di The Irishman, a detta degli ultimi pronostici, non sarà candidato.

È ora che lei dica cosa è successo…

Più che altro, mi pare che sia ora che tutti i cretini ammettessero la verità.

Ma non la diranno perché sono orgogliosi come i mafiosi. Se la dicessero, finirebbero tutti in carcere e butterebbero la chiave.

Allora, vivranno sino alla morte con un senso di colpa indicibile. Contenti loro, contenti tutti.

 

di Stefano Falotico

Kyle MacLachlan in a still from Twin Peaks. Photo: Suzanne Tenner/SHOWTIME

Kyle MacLachlan in a still from Twin Peaks. Photo: Suzanne Tenner/SHOWTIME

 

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Tutti gli attori a cui, negli adolescenziali deliri altrui fui paragonato, fra cui ovviamente De Niro e invece scoprii di essere la nemesi di Sean Penn e uguale a the greatest actor alive, cioè me stesso, ah ah


08 Jan

Sì, gli adolescenti sono come i Gremlins. Ovvero, dei burloni un po’ cattivelli, dei goliardici esseri mefistofelici che ti combinano scherzetti non dolcetti, spesso di pessimo gusto, sono cioè Michael Myers di Halloween.

Ah ah. Sì, attentano, poco attenti, insensibili e indelicati, cafoni e volgarissimi, indiscriminatamente, anzi criminosamente, alla sanità del tuo, anche inconsapevole, fare la bella figa come Jamie Lee Curtis.

Si acquattano dietro le siepi del tuo segret garden e ti tempestano di provocazioni a raffica. Accoltellano il tuo amor proprio, pugnalandoti spesso alle spalle con viltà immonda attraverso pettegolezzi degni della Santa Inquisizione. Per farla breve, essendo schizofrenici e né carne né pesce come Michael, invidiano la tua già sopraggiunta maturità e godono sadicamente nell’appiopparti e addosso appiccicarti una maschera da Scream.

Sì, dal profondo della notte della tua emotiva omeostasi, ecco che spuntano questi raccapriccianti babau semi-maniaci sessuali come Freddy Kruger di Nightmare.

Che io mi ricordi, me ne stetti bello spaparanzato a letto come Johnny Depp, ascoltando musica dalle cuffie, immaginando di essere cavalcato da una buona donzella come Winona Ryder ma, all’improvviso, qualche misterioso essere infingardo e fetente volle (in)castrarmi, affibbiandomi la patente del freak alla Tim Burton. Nel giro di pochi mesi, divenni la simbiosi del sembiante di Eward mani di forbice e pure Venom il simbionte. Mi fu data l’etichetta di orco, di orso, di porco e pure di sporco. Dico, robe da matti.

Di mio, volli solo un po’ tirarmela. Sì, che c’è di male mettersi in un cantuccio, appartarsi al buio e spararsene più di una sullo spogliarello della Lee Curtis in True Lies?

Sì, lo ammetto, fui un bugiardo mai visto. Soprattutto mai visto. Ma posso altresì affermare, con enorme orgoglio, che non mi sparai affatto, un po’ sparii, sì, ma volevo bombare, bombardare anche la Lee Curtis di Una poltrona per due. Insomma, in parole povere, non fui un poveraccio finto disgraziato come Eddie Murphy del film suddetto né un cocchino viziato e miliardario come Dan Aykroyd.

Di mio, diciamo che cazzeggiai, in ogni senso e in ogni seno. Avrei da narrarvene anche delle mie avventure notturne su tutti i b movies della regina dei softcore che furono, Shannon Tweed.

Oggi, sono comunque cresciuto. Shannon è invecchiata, non le darei nemmeno un Kiss come Gene Simmons. Mi sono dato a fantasie più corpose come Nicole Aniston e Alanah Rae.

Adorai non solo le bionde, cioè la Peroni e Alexis Texas, una con un culone e un ottimo paio di tettone, ma anche le more e le rosse come Penny Flame e Chanel Preston.

Sì, io la vidi precocemente… questa vita. Fui talmente oltre e dotato che gli altri pensarono che fossi cieco come Pacino di Scent of a Woman. Vale a dire uno che se ne fotte bellamente. Meglio, questa mia sana lontananza dai miei coetanei deficienti e miopi, eh già, mi permise oggi di realizzare un audiolibro per non vedenti. Lo vedrete, no, ah ah, lo sentirete nei prossimi giorni.

Le donne, ascoltando la mia voce, calda e profonda, non avranno bisogno di toccarmi dal vivo né, appunto, di vedermi realmente. Al solo risuonare delle mie corde vocali, grideranno di piacere mai immaginato, fantastico.

Si chiama potenza creativa che, soltanto col potere mellifluo, delle tonalità sonore più piacevoli, eccita il gentil sesso e fa urlare ogni donna più di Katia Ricciarelli.

Sì, m’elevai, figurativamente e non. Perciò, fui sfigurato e additato come sfigato.

Fui facilmente coglionato in quanto gradii non mischiarmi ai cazzoni di massa.

Sono ancora ben tenuto e, come detto, so essere pure un tenore.

So essere tenero e molto duro se voglio. Se lei vuole, posso spingere ancora di più.

Per via del fascino mio grezzo da lupo solitario alla Sean Penn, in questi anni fui contattato su Facebook e altrove da donne molto più belle di Robin Wright e Charlize Theron. Ma posso dirvi che non volli mai incontrarle. Mi parvero solamente delle zoccole come Scarlett Johansson.

Sì, delle Black Dahlia, delle Black Widow.

Fidatevi, non ammogliatevi con Scarlett. Un giorno farete la fine di Adam Driver di Storia di un matrimonio.

Ora, uno dei più grossi misteri cinematografici della storia è questo:

cosa disse all’orecchio, nel finale di Lost in Translation, Bill Murray a Scarlett?

Disse:

– Sei carina, sei simpatica e io ti piaccio. Ma non voglio disilluderti con la mia amarezza. Durerà poco fra me e te. Ora, può darsi pure che durerà tutta la notte, indubbiamente sei molto sexy.

Ma, già il mattino dopo, non ne verrà un cazzo.

 

Sì, per molto tempo, persi inevitabilmente il contatto con la realtà. Allora, suggestionato da adulti imbecilli e da coetanei indifferenti, pensai di essere un diverso.

I bambini furono e sono ancora gli altri. Io sempre sospettai che fossero ritardati. Le offese che ancora mi mandano, sotto profili fake, denotano che non si sono evoluti neanche negli insulti.

Di mio, non assomiglio, per esempio, a Bob De Niro. Io ho il neo sulla guancia opposta e mi pare ancora troppo presto per dire che sono andato a letto presto come Noodles di C’era una volta in America.

Non m’interessa se mi scoreggiate, mi scoraggiate o se mi correggiate un congiuntivo anche perché voi non sapete coniugare il condizionale dell’esistenza.

Siete ammalati di resipiscenza e pensate che io soffra di un male che neppure la scienza di dottori affetti da senescenza e demenza potrebbe sanarmi.

Quindi, siete insani. Sì, solo quando sono Joker, un pagliaccio ipocondriaco, un malinconico con attimi folli di euforia contagiosa come John Belushi di The Blues Brothers, sto bene e sono me stesso.

No, non mi vedo a insegnare ai ragazzi in un liceo. Non mi vedo a fare l’impiegato comunale.

Mi vedo a essere come Anthony Hopkins de Il silenzio degli innocenti. Purtroppo, che vi piaccia o no, posseggo lo sguardo e il carisma per esserlo. Sì, non sono un cannibale né uno psichiatra. Anzi, furono gli altri a volermi mangiare vivo e a psicanalizzarmi. Spesso, sono talmente depresso che faccio lo stronzo come Hannibal Lecter. Così come Hannibal dinanzi al senatore donna.

Cosicché, mi piglio degli insulti agghiaccianti. Ma sì, tanto oramai non mi fa né caldo né freddo.

A un certo punto, caccio una risposta che lascia tutti spiazzati. Anche spezzati.

È quello che nel grande Cinema si chiama colpo di scena. Nel silenzio degli innocenti, invece, si chiama colpo di cena. Avrei da dirvene anche su John Cena. E poi citerò una pornostar con cui John fu wrestler, soprattutto le mostrò il suo muscolo più wurstel.

Nella realtà, si chiama figura di merda/e. Quella che fecero, eh sì, che feci, gli stronzi.

Ora, scusate, non ho nessun amico per cena. Anche perché è tardi, sono però insonne.

Vediamo se posso tirarmela ancora su Kendra Lust. Sì, mi spiace avervi deluso. Non sono Woody Allen, detesto il Cinema nostalgico di Fellini, odio il passatismo di Pupi Avati, adoro Michael Mann e Nicolas Winding Refn. Fra l’altro, il signor Mann sono anni che non gira nulla. Che fa? Sta in casa e guarda i porno?

Sono una testa di cazzo. E non ho alcuna intenzione di fare UTurn. Se invece, in questo mio caso, continuate a non capirci una minchia, riguardate JFK e fottetevi con le teorie complottiste di Oliver Stone. Un altro che, Ogni maledetta domenica, non dovrebbe andare a messa da ipocrita qual è.

Sì, sono un Cicciobello, non lo sapevate? Che potete farmi?

Sono il lupus in fabula.

Sì, non ci so fare con le ragazze.

Per finire, vi racconto questa.

Scrivo a una:

– Possiamo incontrarci?

– Va bene, solo però per amicizia.

– Certo. Non avevo dubbi. Io di solito non piaccio per altre cose…

– Perfetto.

– Posso dirti una cosa?

– Certamente.

– Assomigli a Kristen Stewart.

– Sì, me lo dicono in tanti.

– Bene, quindi c’incontriamo per amicizia. Ecco, diciamo che non è consigliabile per gli equilibri emotivi di un ragazzo avere di fronte una come Kristen Stewart.

– Ah ah, perché?

– Perché sono un trasformista e, se voglio, posso assomigliare a Robert Pattinson.

Questa dicasi freddura alla Hannibal Lecter che offre due possibilità: o lei ti manda a fare in culo subito oppure ti manda a fare in culo dopo tre secondi. Sì, non esistono alternative. Se a dire ciò foste stati voi. Insomma, mi tengo la mia faccia da sberlone. Voi prendetevi C’era una volta a… Hollywood e rincoglionitevi, segandovi su Tarantino. Non è colpa vostra, siete dei cessi come Tarantino. Avete una sola chance, spacciarvi per geniali. Ma mi sa che da tempo non usate i genitali.

 

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di Stefano Falotico

Frusciante: Meglio e Peggio 2019, non concordo su Tarantino, no, no


08 Jan

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Federico Frusciante uscì col suo vademecum, col suo promemoria riguardo l’annata cinematografica appena finita.

Questo il mio commento. Secco, nervoso, sbrigativo e lapidario ma giusto.

Rocky IV è veramente impresentabile ma è asceso negli scult, quindi è un guilty pleasure. Talmente edonistico e pompato da lasciare senza fiato. Sostenuto, come il terzo, dalla colonna sonora dei Survivor. Gli spinoff, oddio! No, macché. I padroni della notte è un noir di prima scuola, sofisticato, apparentemente di genere, invero stratificato e pieno di rimandi col solito Joaquin Phoenix superlativo.

Ad Astra (trovate la mia recensione su Daruma View) è pura new age di seconda mano, un Apocalypse Now nello spazio di 2001 con un Pitt imbambolato. Bocciato appieno, il primo flop di James Gray.

Ritorni coi piedi per terra e la smetta coi voli pindarici. Siamo nell’insufficienza piena. Insomma, lo vidi a Venezia. Riuscii a non addormentarmi perché volevo vedere le cosce di Liv Tyler ma Liv non mostrò nulla, se non la sua versione femminile del suo essersi imborghesita nella “family woman”. Il corriere, non un capolavoro ma una perla. Film “minore” ma bellissimo, qui concordo con te. Soffuso, crepuscolare, irrinunciabile. Con un Eastwood da pelle d’oca.

C’era una volta a… Hollywood, inguardabile come The Hateful Eight. Insulso, Tarantino al rincoglionimento assoluto. Date l’Oscar come miglior attore non protagonista ad Anthony Hopkins de I due Papi e spolverate Brad Pitt. Una bella statuina che qui non serve. Manca all’appello di The Irishman perché è di Netflix, eh eh? JOHN WICK 3, bello anche questo anche se già stanco e pieno di ripetitive scene d’azione che, alla lunga, annoiano. Ma Keanu Reeves oramai possiede un carisma imbattibile, lui è il principe della figaggine. Un uomo di quasi sessant’anni, atletico come Bruce Lee e con occhi nero-castani alla Joker Marino, cioè il sottoscritto, alias il Falò delle vanità, ovvero Stefano Falotico, maestro del trasformismo, dell’ubiquità, del futurismo combattivo, incarnazione, sì, in me, essere trasandato, cazzuto e anche cazzone, farfallone e poi dal fisico stilizzato e fumettistico, creatore di mirabolanti piroette anche verbali, quindi fortissimamente fisiche come un re zen, come un Neo di Matrix, come uno che schiva ogni pallottola, grattandosi le palle fottutamente. Benvenuti a Marwen, semi-masterpiece. Un duro colpo al nazismo di massa, Grandissimo Zemeckis. Si fottessero in culo questi merdosi.

Bohemian Rhapsody, agiografico, plastificato, romanzato ma con momenti incredibilmente commoventi. Purtroppo, so che non ti piacerà che dica io ciò ma è un film emozionante, sebbene ricerchi l’emozionalità con furbizia e ammiccando platealmente ai fan di Mercury. Sul resto avrei da obiettare ma ora devo scrivere un pezzo. Rivedrò tutto in un momento di maggiore souplesse.

Di mio, m’è giunto a casa il mio nuovo libro. Romanzo che sa il Falò suo.

 

di Stefano Falotico

 

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Posso farti una domanda? Le confessioni lapidarie e spudorate di uno psichico, so che ridacchierete ma poi rimarrete agghiacciati


07 Jan

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Fra tutte le persone da me incontrate negli ultimi anni, soltanto una riuscì a indovinare chi sono. Chi io sia. Perlomeno, ad addivenire a come ragioni la mia anima.

Questa persona abita a Torino.

Secondo lui, io sarei uno psichico. La prima volta che me lo riferì, feci spallucce. Credendo addirittura che mi stesse prendendo sottilmente in giro.

Gli psichici, secondo la dottrina gnostica, sono quelle persone che, inconsapevolmente, si allontanano dal comune vivere quotidiano e, senza neppure volerlo, si elevano interiormente. No, non è un atto conscio. Non è che uno si fermi a riflettere e ponderi a tavolino la sua scelta. È una scelta scritta, potremmo dire, nel suo codice genetico, ancestrale di natura, per l’appunto, intrapsichica.

Adesso, so che scatterà la battuta piuttosto scontata e, sinceramente, di pessimo gusto.

– Si eleva solo la psiche? E non qualcos’altro?

 

Sì, indubbiamente, la vostra facile associazione mentale, da cui inevitabilmente derivò l’inevitabile battuta goliardica a sfondo sessuale, fa parte del vostro essere ilici.

Cioè persone che, incolpevolmente, essendo per l’appunto appartenenti alla categoria degli ilici, non credono e soprattutto non vogliono, inconsciamente, credere che possano esistere persone diverse dalla cosiddetta normalità. Perciò, paradossalmente, intendono normalizzarle per livellare il prossimo a immagine e somiglianza del loro concetto di normalità stessa. Anche stesa.

La normalità, chiariamoci, non esiste né giammai è solamente pensabile. Normalità non significa nulla.

Normalità, per molta gente, è rispettare i parametri regolatori d’un modus vivendi socialmente accettabile, dunque ipocrita e biecamente celato, anzi congelato, dietro la rispettabilità d’una maschera pirandelliana.

Allora, cari psichici, mettetevi l’anima in pace poiché la maggior parte delle persone sono degli ilici.

Al che, se soltanto voi, psichici come me, v’azzarderete a dire che vogliate, sì, a voglia, vivere lontani dal porcile collettivo, preparatevi a un jeu de massacre impressionante.

Resisterà lo scanner più forte. Gli altri soccomberanno paurosamente per una spettrale ecatombe micidiale.

Arriviamo al primo quesito su cui verterà la questione.

Dentro di voi, avete appurato chi siete, oramai avete raggiunto un’omeostasi emozionale dopo tanti patimenti e, conseguentemente, anzi parimenti in seguito a tante inesorabili prese, involontarie e stavolta anche volontarie, di coscienza progressivamente evoluta a causa dei continui conflitti psicologici derivati dal vivere e vivervi.

Voi sì, gli altri no. Cominceranno a indagare poiché come detto, non capacitandosi di quella che ai loro occhi appare una vita insensata, assurda e senza significato, vi tampineranno, anzi, “tamponeranno” di domande indagatorie affinché possano razionalizzarvi e relegarvi, a mo’ di compartimento stagno, in ciò che, oggi come oggi, potrebbe essere racchiuso nella tristissima espressione… ora, ti ho inquadrato.

Le domande a cui sarete sottoposti, peraltro, non saranno delle più simpatiche. Anzi, saranno dittatorialmente arroganti, superbamente blandenti il vostro amor proprio, scarnificanti le vostre viscere psico-emotive, se vi andrà fatta bene.

Saranno invece dispotiche e bulliste, violentemente feroci al fine che chi vi porrà stupidamente tali domande impertinenti e insensibili possa godere scelleratamente del suo sadismo, del suo relativismo e del suo limitato, efferato, crudele quanto folle, malato solipsismo.

Poiché, essendosi costui costruito una forma mentis, anche una percezione sessuale del prossimo di natura etica-estetica e meritocratica allineata alla ricattatoria, circostanziata e circoscritta sua visione egoistica e narcisistica del mondo, dunque anche degli altri, saprà onestamente solo pateticamente offendervi, rinunciando a qualsiasi altrui punto di vista semplicemente democratico.

– Posso farti una domanda? Hai un lavoro? Cosa ti è successo? No, confidati, vorrei aiutarti. Forniscimi delle chiavi interpretative e cercherò una soluzione al problema. Però, non devi mentirmi, devi aprirti e soltanto così potrò aiutarti. Vedrai che tutto si aggiusterà.

Per esempio, sei stato amato? Ah sì, sei stato amato? E come mai è finita? Ecco, se mi rispondi che doveva andare così, non ci siamo. Ci sarà stato un motivo. È stata colpa tua, scommetto. Perché ami solo te stesso. Redimiti dalla tua aridità, la vita è bella e ti offrirà tante possibilità.

Ora non le vedi, lo so. Ma fidati di me. La vita è sorprendente. Non puoi essere così certo di volere ballare da solo. Non ti annoi? Ma soprattutto non ti fai pena?

Tanto, non ti crederò mai. Non è umanamente possibile che tu mi dica che vivi felice come stai vivendo adesso. Lo reputo falso e inaccettabile. Dunque, ora, senza pensarci due volte, ti provoco a man bassa. Anzi, a mani basse. Cederai e, detta come va detta, un sano calcio in culo e quattro ceffoni ti sistemeranno a dovere. Finiscila di piangerti addosso, no, non autocommiserarti e non piagnucolare, sei un uomo, mica un bamboccio, la vita è dura per tutti, per tutti noi esistono mortificazioni e tremende fregature. E tu non mi freghi!

Ti boccio! Vedrai come risboccerai, finocchio! Pinocchio, finiscila di credere al malocchio, figlio di antrocchia.

Ecco, ti servo, seduta stante, il primo pugno devastante. Poi, se mi riderai in faccia, porgimi pure l’altra guancia perché ne arriverà un altro più dolente, potente e assestato come dio comanda, povero coglione demente!

Sei pronto? Ora arriva. Tieniti pronto. Ti do una bella svegliata.

 

Questa dicasi demagogia di bassa Lega, forse salviniana, dunque nazi-fascistica.  Che vi piaccia o no, esistono persone come Johnny Smith de La zona morta. Fategli del male e, alla stessa maniera di Jude Law di The Young Pope, si fermerà nel bel mezzo dello spiazzo di un autogrill e, con la sola forza della mente, vi distruggerà.

 

di Stefano Falotico

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