Eh sì, io e te, Roma, non dovevamo vederci più?
La prima volta che me ne recai, no, non a Recanati, la città del Leopardi, ah ah, fu tantissimi anni fa nella galassia lontana della mia post-pubertà poco in odore di santità. Quando avvertii, nel mio animo ma soprattutto nel mio cor(po), sensazioni peccaminose. Si chiamano adolescenziali turbamenti.
Ovvero, le capricciose voglie di un ragazzo che desidera una ragazza per metterglielo dentro.
Detta come va detta e dato come dio comanda e soprattutto non solo se dio vuole ma se lei è consenziente, senza poetizzare nulla.
Ero in terza media e andai nella capitale con tutta l’allegra congrega della scolaresca.
Stazionammo in un albergo fatiscente in piena periferia più degradata della Gotham City in cui abita Arthur Fleck. Uomo d’inarrivabile malinconia.
Un uomo comunque paragonabile a Michelangelo poiché in lui scoccò la scintilla divina da Adamo toccato da un’interpretazione da dio di Joaquin Phoenix Sì, Michelangelo, nonostante fosse un genio inaudito, creatore della Cappella Sistina, de La Pietà e di quasi tutta la facciata di San Pietro, visse come una merda. Riscattandosi dalle perpetue umiliazioni, lavorando per il papa che gli commissionò capolavori quasi pari, per perfezione stilistica e potenza visionaria, al Leone d’oro della scorsa Mostra del Cinema di Venezia.
Una vita tormentata quella di Michelangelo, senza troppe ricreazioni e rinfreschi. Rischiò anche d’essere sbattuto al fresco. Anche se si dice che, tra un affresco e una superba scultura monumentale, a notte inoltrata, affrescò molte donne dai corpi statuari incontrate per strada, dopo averle invitate a bere del vinello alla trattoria più vicina.
Sì, dietro le frasche, a loro offrì la sua fraschetta. Fraschetta, detto apposta, nel senso di locale romano. Non fiaschetta.
Ove forse incontrò persino quel figlio di pu… a di Jude Law di The Young Pope. Uno che… non ci crede nessuno che non stette a letto con Ludivine Sagnier. Donna di enormi tette tali d’allattarti nell’allettartene con tanto di baciarla, (s)fregandotene. Ah ah.
Nonostante il marito di lei, guardia in prima linea dei Lanzichenecchi, dopo aver partorito un figlio da Ludivine, s’illuse di non essere una checca.
Adoro Ludivine Sagnier. Lei forse non è vergine come Santa Maria ma è una figa della madonna.
Se non riuscirò a giacervi, vorrei comunque avere un figlio da costei. Semmai anche tramite l’inseminazione artificiale proveniente da un altro pianeta. Basta che poi non ne venga fuori un povero Cristo, costretto a esperire il dolore e ad espiare le colpe d’un mondo ove molta gente crede, a tutt’oggi, che dopo la morte ascenderà al cielo.
Un mondo di pazzi.
Quando morirò, voglio sedere lassù da solo, senza Gesù al mio fianco. Ah ah.
Come capitò e capita purtroppo a molti geni, Michelangelo, a parte gli scherzi e gli schizzi… sulle tele, non fu un uomo che avrebbe mai ascoltato Marco Mengoni. Quindi, fu considerato dalla società un minchione.
E venne… inculato peggio di Arthur Fleck.
That’s Life!
Poiché i geni son soventemente reputati uomini alla carlona messi alla berlina per colpa del nazismo ancora imperante malgrado la caduta del muro di Berlino.
Uomini non adatti a chi non ha una visione angelicata della vita e non riesce ad amare la paradisiaca bellezza dell’arte contemplativa il piacere anche soltanto d’un pennello impressionistico alla Vincent van Gogh da spizzicare non solo con la Sagnier ma soprattutto con Lodovini Valentina.
Un’attrice pessima ma una passerona da passerella a cui, come Michelangelo, non offrirei solo del vino, bensì tutto il mio red carpet. Con tanto di grappa e ingropparmela.
Ovviamente, fra questi geni miracola(n)ti l’orrore delle persone che vivono quotidiane esistenze mediocri e immisericordiose, (s)fatte di rivalità fratricide, d’accoppiamenti bradi da bradipi da sconci, lerci uomini e donne volgari, in questo mondo inetto pieno d’insetti, il Falotico è come Leopardi e Michelangelo.
Un uomo capace di scrivere La satanica brama del fatale languore ma che si trova in una situazione economica al cui confronto Arhur Fleck è Donald Trump.
Ah ah.
Bene, mica tanto. Dunque, ho due scelte (im)possibili.
O faccio come Frank Sheeran/De Niro di The Irishman, ovvero trovo un sindacalista corrotto che mi paghi per ammazzare gli stronzi, oppure mi darò al circo.
Come Massimo Decimo Meridio, alias Russell Crowe?
È più personalmente fattibile, oggettivamente, quello Orfei.
Anche se Moira è morta, Pozzi Moana non c’è più e comunque preferisco ai fenomeni da baraccone, eh sì, Luna di Gianni Togni.
Ah ah.
Si stanno scatenando, oramai da due settimane accese, discussioni su Joker.
Fra sostenitori a spada tratta e detrattori che non vogliono piegarsi.
Spero che apprezziate sempre la mia autoironia assolutamente innocua.
Sono un satiro perché so prendere le tragedie con leggerezza. Dunque, sono sano e santo. Ah ah.
Possiedo lo stesso carisma di Padre Roberto Carillo/De Niro di Sleepers e la stessa bellezza, quasi, di Billy Crudup/Tommy Marcano.
Sì, io e Tommy Marcano siamo molto simili. Per colpa di una bravata, a causa della nostra inesperienza, passammo un calvario terrificante. Poi ancora sbagliammo, la seconda volta, per troppa rabbia. Sleepers non è un grande film ma, quando Brad Pitt chiama in tribunale Bob, è un colpo di scena micidiale.
Nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Tutti rimangono agghiacciati, pietrificati e al contempo esterrefatti.
Invero, Brad mi conosce molto bene. In tempi non sospetti, mise tutti in guardia.
Dicendo: – Credo che non abbiate capito. Sapete per caso chi state prendendo per il culo, poveri ritardati?
di Stefano Falotico
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