Prefazione: dall’età di 14 anni, vengo considerato pazzo, dall’età della mia ragione, cioè dal giorno della mia nascita, vi sto coglionando da attore “monstre”
Sì, da tempo oramai immemorabile, la gente distorce tutto di me, soffre di teorema del delirio. Non riesce a spiegarsi come mai un talento come il mio, ammesso che lo abbia, certamente in mezzo alle cosce, sì, non si estrinsechi, diciamo, esplichi e svisceri più di tanto nella vita reale.
Ove oggigiorno impera la volgarità più animale.
Sì, fratelli carissimi, siamo attorniati da bestie selvagge indomabili.
Già vi parlai di Vanessa, giusto? Sì, qualche giorno fa. Trovate il suo splendido accavallamento di gambe, ah, gambe sinuose, delicatamente morbide come un unguento ripieno di disinfettante che si spalma sulle mensole della casa tutte impolverate, nel mio video trailer reaction di A Hidden Life. Un video che spinge all’erection. Ah ah.
Sì, gambe che inducono alla lustrazione da Ralph Macchio di Karate Kid, dai la cera, togli la cera, interminabilmente…
Ah ah. Sì, Macchio, smacchiando e verniciando la staccionata, dopo tanta fatica si diede ad Elisabeth Shue, grande figa tutta da imbiancare.
Ecco, ammetto che in effetti mi ammalai di manie igieniche. Ah ah.
Sì, divenni una creatura bergmaniana che respinse ogni tipo di fisicità e dunque anche ogni topa per momenti da gustare assieme di zuccherosa, schizzante felicità.
Infatti, nel 2005, un certo barbagianni di cognome Calzolari, convintissimo che io fossi matto, credendosi curatore d’ogni disagio psicologico, mi portò al cinema a vedere Crash – Contatto fisico di Paul Haggis.
Prima della visione, gli dissi:
– A te piace la scena di Crash del Cronenberg ove James Spader inchiappetta Deborah Kara Unger?
Notai il viso del Calzolari contorcersi in una smorfia di dubbioso raccapriccio come se, fra sé e sé, stesse pensando… ah, ma questo allora non è matto.
Comunque, non ancora persuasosi della mia sanità mentale e di conseguenza anche della mia super efficienza genitale, sicuro di essere pure un veggente cinefilo, durante la scena in cui Matt Dillon ferma Thandie Newton, mi sussurrò all’orecchio:
– Eh, ora l’arresta. Fa bene, uomo dovizioso e moralmente retto.
Io gli risposi:
– Siamo sicuri che sia moralmente retto o immoralmente ritto e che, invece, Matt già non faccia le prove generali per arrivare a livelli da figlio di puttana de La casa di Jack?
– Cos’è La casa di Jack, Stefano? Non conosco l’esistenza di questo film. È mai uscito?
– No, uscirà nel 2019.
– E chi sei tu? Nostradamus? Sai che ti dico? Tu non sei pazzo manco per il cazzo. Ora ti sbudello e ti squarto vivo!
Ho detto tutto…
Tornando a Vanessa, commentai una sua foto.
Al che, dopo 30 secondi, tutta la sua banda di amichetti, a mo’ di presa per il culo, mi scrisse(ro) all’unisono:
sei leggenda!
Ora, dopo 3 giorni, sono barricati tutti in casa perché si sono accorti che le loro stories di merda d’Instagram le filmo io a loro insaputa. Sempre con loro protagonisti.
Si stanno pericolosamente ammalando di disturbo paranoide. Alle merde bulle restituisco la sciolta.
Morale: se pensi di darmi lezioni di vita e di figa, l’hai preso in culo ancor prima di sfottermi.
Cap. 1: la mia condomina mi ha definito bellissimo, sì, ha quasi novant’anni, ho detto tutto…
Sì, nel pomeriggio presi l’ascensore, scesi al piano terra e stetti per aprire il portone. Nel frattempo, rincasò la condomina Bazzaco. Del terzo piano…
Le aprii il portone e lei mi stupì oltre l’immaginabile:
– Prego, signora. Si accomodi.
– Grazie.
– Arrivederci.
– Un attimo solo, Stefano. Aspetta due minuti. Ti devo dire una cosa. Hai fretta?
– Ah, mi dica pure (sì, io le do del lei, per rispetto della sua anzianità, lei mi dà del tu).
– Ecco, io non so quanto vivrò ancora. Sai, sono piuttosto vecchia, diciamo.
– Ma si figuri. La trovo in perfetta forma. Non pensi a queste cose.
– Comunque, prima di morire, volevo dirti questo. Te l’ho sempre voluto dire. Sei un ragazzo dalla bellezza mostruosa. Lo dico anche a mio figlio che, come sai, si chiama come te.
– Stefano, sì, lo conosco. Da tempo oramai abita con la sua donna. Sta bene? E sua figlia invece, cioè la sorella di Stefano?
– Ah, non sta benissimo. Anzi, le ho detto che, per riprendersi, dovrebbe stare con te.
– Capisco.
Cap. 2: col solo potere dell’aggettivo bellissima dato a una ragazza su Instagram, rovinai una coppia lesbo
Sì, non mi credete? Ciò avvenne nelle scorse ore. Già QUI ve ne accennai. Riascoltate l’audio.
Da qualche settimana infatti, son entrato in contatto con due ragazze.
Invero, a me ne piaceva solo una di nome Alice.
Ma, inserendole i commenti sotto le sue foto, la sua ragazza cominciò a insospettirsi. Dunque, giocoforza strinsi comunella anche con quest’ultima.
– Stefano, non mi fido della versione datami da Alice. Lei sostiene che tu e lei siete solamente amici.
Allora, se così è, come mai che quando le scrivi che è una gran figa e le porgi tutti quegli apprezzamenti abbastanza inequivocabili, lei non ti blocca?
Con gli altri si comporta così. Odia volgarità come frasi, appunto, sei una grande figa…
Appena uno le scrive questo, lei lo cancella. A te permette tutto. Quindi, che tu e Alice siate soltanto amici lo andate a raccontare a vostra sorella.
– Megan, ti giuro che fra noi non c’è nulla.
– Adesso, Alice è bisex. Prima di me aveva un ragazzo.
– Ah sì? Tu e Alice come avete fatto a conoscervi?
– Abbiamo frequentato la stessa classe alle scuole medie. Ma, all’epoca, eravamo troppo piccole per pronunciarci e vicendevolmente dichiararci. Inoltre, i nostri orientamenti sessuali non erano ancora molto formati, anzi, erano sulla rampa di lancio, sebbene già nutrissimo una reciproca simpatia. Poi, ci siamo incontrate nuovamente. Ora siamo più donne. E abbiamo trovato il coraggio di rivelarci i nostri sentimenti.
Ho letto, nel tuo profilo, che scrivi. Potrei leggere qualche tuo libro?
– Va bene. Se mi dai la tua mail, ti mando un paio di miei PDF.
Stamattina, parlai con Alice, rivelandole che io e Megan ci scambiammo delle confidenze.
Successe il finimondo.
– Stefano, bello mio. Volevo dirti che sei un pervertito. Perché ti piace Alice? È più piccola di te.
– Megan, Alice non è minorenne. È donna da parecchio. Sì, più giovane di me ma…
– Ma… un cazzo. Alice non è una donna, è ancora una ragazza.
– Ti dico che è una donna.
– Secondo te è una donna?
– Certo.
– Come fai a saperlo?
– Lo so.
Comunque, cercai di fare da paciere.
– Che cazzo state facendo? Siete una bella coppia. Non lasciatevi per colpa mia.
– Stefano, ci siamo appena lasciate, sì, a causa tua.
– Che cazzo c’entro io?
Cap. 3: me la spasserò per 5 giorni al Lido di Venezia ma poi sarà di nuovo uno schifo, un’alta marea
Sì, c’è una profonda differenza fra me e gli altri accreditati stampa.
Io, dopo aver visto i film, sarò cinematograficamente più ricco interiormente ma con meno soldi in tasca, dato il mio pernottamento in albergo e via dicendo, gli altri sono sistemati.
I soldi da loro spesi li recuperano in una manciata di giorni, scrivendo recensioni stupide per cui vengono pagati a peso d’oro.
Sì, la testa mi sta andando in pappa. Mi sta scoppiando. Saranno ore davvero coi “contro-cazzi”, son colto da spasmi d‘euforia mista a mia atavica melanconia, a sua volta miscelata nella cupa essenza della mia anima da viaggiatore futurista del suo cuore giammai qualunquista.
Devo limare gli ultimi dettagli. No, non debbo firmare alcun autografo. Non sono nessuno. Tu sei qualcuno? Meglio così. Te ne assumi tutte le responsabilità. Ah sì, ora sono cazzi tuoi. Vedrai a quanti dovrai leccare il culo. Tante ragazze vorranno ciucciartelo ma dubito che a te piacerà darlo a quella grassona là. Stai in campana, dunque. Anzi, in campagna. In campagna, nessuna racchia stalker può essere la Kathy Bates di Misery non deve morire.
Sto prendendo informazioni con la receptionist dell’albergo presso cui ho pernottato e ove alloggerò. Sì, intanto nel vento aleggio, un altro po’ cazzeggio e, fischiettando un motivetto musicale dall’autoradio emesso, solfeggio.
Allora, a mezzogiorno devo prendere il treno ma non sono ancora sicuro se andrò a Venezia in treno o in macchina, speditamente. Devo risparmiare ma i biglietti di Frecciarossa costano un occhio della testa. Sì, quella che non hai tu. Tu infatti, oltre a non possedere un buon cervello, non hai neppure lo sguardo cinematografico sufficiente per poter capire, di esegesi robusta ed efficace, un bel niente.
Sì, dubito che molti di voi siano intenditori di Cinema. Secondo me, detta come va detta, non v’intendete neanche di quella.
Sì, quella cosa al confine fra la cellulite, se la donna non fa palestra e un’adeguata dieta di carboidrati misurati, e la celluloide del sognarvela nelle vostre fantasie da rose purpuree del Cairo. Anzi, del cazzo.
Sì, sono Caronte, miei maniaci sessuali molto bisonti e bisunti, v’ammonisco dal perseverare in ogni vostro desiderio sconcio che, in verità vi dico, oh sì, giammai si concretizzerà.
Non isperate mai veder lo cielo’, io vengo e voi no.
Al Lido, vedrete Scarlett Johansson sfilare in passerella per il nuovo film di Noah Baumbach ma la fotograferete e basta. Immortalando l’attimo del vostro erotico capriccio lupesco come la faccia da Canis lupus Linnaeus, appunto, di Adam Driver.
Un attore che recita sempre coi capelli lunghi semplicemente per nascondere le sue orecchie a sventola da Dumbo.
Voi non mi pigliate per fesso. E non prendete neppure quella fessa. Fessa è il termine dialettale delle zone calabro-lucane per identificare, diciamo, quella parte altamente erogena, ubicata in mezzo alle gambe d’ogni donna normale, che induce l’uomo eterosessuale a ululati da Joe Dante.
Sì, poveri gremlins, non siamo più small soldiers. Basta fare i lillipuziani. Sapete che vi dico?
Una delle mie migliori masturbazioni puberali fu da me praticata su Antonella Ponziani. Ah, che culo quella donna nel film Verso sud di Pasquale Pozzessere. Un culo ciclopico, liscio e sodo che, combaciando con quello di Stefano Dionisi, in versione qui poco da Farinelli, la voce regina, ci regalò una scena assai sudatina. Eh, quando si dice infatti… cazzo, sei stato veramente bravissimo, per arrivare lì te la sei proprio sudata.
Ah ah. Sì, di nome faccio come Dionisi, essendo io uomo dionisiaco e dunque uomo che sa quel che fa anche quando pensi che io sotto me la faccia, invece lei sta sopra, cavalcandomi con susseguente montaggio migliore di quello di Thelma Schoonmaker. Sì, nell’amplesso non sono veloce come l’ex campione Michael Schumacher ma so quando spingere sull’acceleratore su ogni Gong Li come Colin Farrell di Miami Vice.
Ci vediamo a Venezia. Buon Joker a tutti, pagliacci!
In questo mondo stupidamente felice, vorrei portare un po’ di consolatrice tristezza.
di Stefano Falotico