Ieri sera, con un amico abbiamo discusso della situazione artistica italiana. Prendendo assieme coscienza, per l’ennesima volta, che in Italia chi vuole affermarsi per divenire puramente artista, ecco, non solo non ha la strada spianata, bensì ha davanti a sé un dirupo, un precipizio.
Sì, se un perfetto sconosciuto desidera(sse), in questo nostro Paese di medici e avvocati truffaldini, di stronzi analfabeti e cazzoni, di elevarsi dalla media e prodigarsi al fine di portare avanti le sue idee creative, può anche subito gettarsi giù da uno strapiombo.
Perché, come molti di voi sapranno, non arrivi a pubblicare o a girare perfino soltanto un cortometraggio rilevante, se non sei ammanicato a un viscido, puttanesco sistema editoriale-produttivo e/o promozionale di gente falsa e ruffiana.
Prendiamo, traslando la situazione di merda/e, l’apparentemente rosea fabbrica dei sogni di Hollywood.
Comprendo benissimo le recriminazioni doverose di tutte quelle attrici che, stanche, esasperate, distrutte, avvilite, umiliate da Harvey Weinstein, denunciarono quest’ultimo in massa.
Perché, sostanzialmente, la legge ferrea per sfondare nel firmamento delle stelle è principalmente, soprattutto per le donne belle e avvenenti, quello di farselo sf… e, appunto, accettando compromessi, sessuali e non, assai riprovevoli, disgustosi e ovviamente criminosi.
In quanto, il signor Weinstein concesse onori e lusso, prestigio e Oscar alle sue predilette, alle sue pupille (e papille gustative) alla condizione che, prima di lasciarle, lussuriosamente, accedere alle prime delle migliori passerelle mondiali, donassero le loro p… da put… elle.
Ha sempre funzionato così, inutile girarci attorno.
Quello che però non capisco è perché queste donne abbiano dapprima abdicato alla sua schifosa legge e poi, non ottenendo i riconoscimenti, gli onori e la gloria che s’erano illuse di ottenere, l’abbiano denunciato. Volendolo fottere. Il famoso lasciapassere, no, lasciapassare.
Dovevano denunciarlo prima di essere v(i)olate. Eh già, un manipolo, anzi gruzzoletto, ah ah, d’ipocrite altrettanto lerce a laide.
Com’è che invece io non faccio così? Innanzitutto perché non sono una donna e poi perché non mi svendo. In una parola povera da poveretto, eh sì, ridete pure, non mi prostituisco.
Ben conscio oramai da tempo di essere molto dotato, avrei potuto optare per una vita da Richard Gere di American Gigolo. Sono un caso umano.
Oggi sarei considerato un sex symbol ma soprattutto, coi soldi fornitimi dalle vecchie signori abbienti anche se probabilmente racchie, decrepite, storpie e grasse deficienti, sguazzerei in una piscina, gustando cocktail a mollo…
Eppur giammai mollerò!
Vi è gente che, grazie agli introiti riscossi dai loro video inseriti su YouTube, è diventata ricca e famosa.
Persone geni(t)ali! Al loro canale sono affiliati e iscritti milioni di persone bestiali.
Questi youtubers sono più bravi di noi? Sono davvero talentuosi, sono semplicemente più cazzuti?
Hanno avuto più culo, come si suol dire, hanno investito un patrimonio, ereditato dai genitori nababbi, per comprarsi gli inserti pubblicitari di Facebook o, invece, oggi va di moda il trash? Campo nel quale sono maestri? Eh sì, un tempo, anche solo per fare il maestro delle elementari, dovevi diplomarti alle scuole magistrali. Questi ammaestrano tutti, hanno più visualizzazioni della BBC ma, in fatto, di ABC, non è che li veda benissimo. Diciamo. Ci vuole la baby–sitter per farli stare zitti.
Cosicché, se uno realizza un video in cui fa una scoreggia, diviene il nuovo Laurence Olivier con tanto di applauso scrosciante d’un pubblico di spettatori da bonjour finesse davvero spiccata, oserei dire da premio Nobel. Pulitzer! Pulizia!
Macché, youtubers di successo bravissimi ce ne sono.
Ma i più sono dei cretini, degli svenduti oppure delle puttane che, per ascendere all’olimpo della graduatoria, si son dati nudamente porcelleschi alle imitazioni più becere e patetiche di Alvaro Vitali, venendo a loro volta inondati da una progenie degenerata di assoluti debosciati?
No, non è affatto vero. Stai, sto scherzando?
Sono uomini e donne che, nella vita, mai mollarono.
Infatti, ne mollano talmente tante che oggigiorno sono scambiati per Che Guevara del meteorismo.
Non sono mica meteore qualsiasi. Grazie alle loro aerofagie volano altissimi come mongolfiere. E svolazzano per decenni interi nel blu dipinto di blu.
Invece, chi parla nei video in maniera competente, seria e oserei dire altolocata di Cinema e Letteratura, a meno che non lecchi il culo a qualche promoter–influencer di grosso calibro, uno a “cazzo duro” insomma, viene preso per mongolo in questa società di palloni gonfiati.
Ecco, il mio editor aveva ragione e ha ancora ragione su tutta la linea, sull’intera collana… Mi disse di continuare nel self–publishing, tanto la Mondadori pubblica solo chi spedisce regali e doni al figlio di Berlusconi, la Newton Compton pubblica i classici e non caga gli autori postmoderni mentre le case editrici, piccole o grandi che siano, non a pagamento, cioè quelle che non richiedono il contributo editoriale, esistono ma se sei una donna devi scoparti l’editore, se invece sei un uomo devi essere già un giornalista affermato che è sposato con un’ex attrice italoamericana, un tipo alla Annabella Sciorra per intenderci, che dopo averlo preso in quel posto da Weinstein s’è riciclata in campo editoriale, mettendo su una casa editrice di romance (ig)nobili da Cinquanta sfumature di grigio.
Se invece sei un intraprendente, coraggioso regista alle prime armi, al massimo possono darti 300 Euro per filmare, come se fosse il super 8 della prima comunione, uno spot della Pubblicità Progresso con le solite banalità superficiali sulla povertà, l’anoressia e la bulimia, la depressione e la situazione sociale… è questa. Sì, ieri notte ho contattato una, una che davvero è una correttrice di bozze importante/i, soprattutto dei suoi educazionali refusi nel galateo del cazzo:
– Ciao Benedetta. Sei ancora sveglia a quest’ora? Disturbo?
– No, se mi hai visto online, significa che non dormo, ovviamente. Non ho sonno, stanotte. Quindi, dimmi pure.
– Ecco, domattina posso inviare alla mail della tua casa editrice, della quale tu mi hai parlato in termini lusinghieri ed entusiastici, avendomela tu descritta come una rivoluzionaria casa editrice all’avanguardia che privilegia le grandi speranze giovanili, un mio manoscritto inedito?
– Sì, certo. Buonanotte.
Incredibile.
Siamo sicuri che questa Benedetta sia una davvero benedetta dal talento di scoprire talenti? Non è che sia, detta come va detta, un’entraîneuse che fa entrare… nel suo circolo cul-turale solo chi le si dà con prosa poetica poco intellettuale, invero animale?
Ben detto.
E che dio vi benedica.
Sono il nuovo Dante Alighieri e voi, no, non brucerete all’Inferno. No, non sono così cattivo.
Diciamo che però il Canto Diciottesimo della Divina Commedia potrebbe essere la vostra casa dei piaceri…
O no?
Già, ma per piacere!
Ricordate: Beatrice era in verità una meretrice.
Oh, signore benedetto!
di Stefano Falotico
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