Ebbene, da tempo volevo scrivere qualcosa di veramente centrato, scevro dei miei consueti, oserei dire fuori tematici voli pindarici, per posarmi semplicemente delicato su questi due umani sentimenti portanti.
Sì, credo che nella vita uno possa essere buddista, agnostico, miscredente, ateo oppure cristiano ma non vi possa essere nessun uomo che, in quanto essere dotato di anima pensante, sia in grado di sganciarsi da queste due colonne basali, forse basiche dell’esistenza di noi tutti.
Il Cinema, così come tutte le arti, ha campato su tali argomenti. Anzi, a dire il vero, il 90% delle storie filmate si basano su queste due principali emozioni.
E ora vi argomento, datemi un momento. Non datemi più del demente.
Anche quando la Settima Arte diventa lynchiana, quindi apparentemente dissociata di nonsense narrativo da intrecci diciamo alla Beautiful, come in Mulholland Drive per esempio, a volerci vedere chiaro, va comunque puntualmente a parare sulle relazioni interpersonali. Che siano pure, così come in quest’indiscutibile capolavoro del maestro Lynch, flirt lesbici e via dicendo.
In fondo, Mulholland Drive possiede al suo interno molte chiavi interpretative, perfino psicanalitiche. Che ve lo dico a fare? Lo sapete meglio di me.
In questi anni, per via di miei esistenziali percorsi indubbiamente alquanto forti, vanitosamente posso affermare di aver acquisito competenze psichiatriche degne di un dotto luminare della materia suddetta.
Voi sapete che cos’è, cosa sia il Super-io? Macché. Voi non sapete usare nemmeno il congiuntivo. Basta che vi congiungiate con la prima baldracca raccattata per strada e utilizzate il condizionale per suonarvela e cantarvela: vorrei ma non posso, posso ma potrebbe essere, anche no.
Ma per piacere. Andate a dar via il culo. E pulitevi i denti col collutorio. Qual è la vostra nuova ipocondria, leggasi alibi, per raccontarvela? Ah, capisco, avete la congiuntivite.
Freud sosteneva, forse giustamente, che il Super-Io sia un’istanza intrapsichica secondo la quale noi uomini, anche se nessuno fin dapprincipio c’abbia inculcato certi modi di fare, prendiamo ad esempio Christopher Lambert di Greystroke, sin dalla nascita siamo geneticamente dotati di alcuni importantissimi codici di comportamento, denominati genericamente valori secondo cui agiamo moralmente anche se, ripeto, non siamo stati educati dall’aristocrazia inglese.
Ci mancherebbe, fra l’altro. Lascio al Principe Carlo le sue orecchie a sventola. A cosa gli è servita tutta la sua sontuosa educazione raffinata se poi abbandonò la splendida Lady Diana per quella volgare villana di Camilla?
Ma sì, continuasse a bere il tè, Carlo. Anzi, le camomille. Uno che ebbe genealogicamente un culo sfacciato e che fece? La fece, appunto. Sì, con Diana l’amore fece ma fu anche fece nel senso di pezzo di merda. Permise che Diana morisse nella stessa galleria di Ronin con De Niro del Frankenheimer.
Ma dico! Oltre a non possedere l’eleganza british, questo Carlo non conosce(va) neppure i baci alla francese. Sì, se fossi stato in lui, avrei portato Diana in Costa Azzurra con tanto di maglietta sportiva ed estiva della Lacoste. Ora, invece è inutile che pianga da coccodrillo. Ah ah.
Poteva involarsi a Nizza con una donna che lo faceva diventare rizzo più di Katarina Witt, appunto, di Ronin e lui invece passò a passa tuttora le giornate a cacciare le volpi, montando il suo cavallo di razza.
Ma che razza di uomo è costui? Più che una volpe e un cavallerizzo, è un ricco riccio molto coglione. Diciamocela.
Ronin è un grande film sull’amicizia. Jean Reno salva la vita di De Niro che guida le BMW. Quindi, fra macchine della Renault e atmosfere anche alla Léon di Luc Besson, De Niro s’inchiappetta Natasha McElhone da vero Lion. E sul Pacino de Lo spaventapasseri avrei da dirvene…
Voi siete solo degli spaventa-passere. Ma sì, date da mangiare ai piccioni, piccini.
Ah, Natasha, donna britannica, donna a cui offrirei subito il pan di spagna. Anche il pen di spugna… onestamente.
Spagna o Francia basta che se magna? Sì, lo so che voi, italiani magnaccia, mannaggia, non credete a nessun ideale e, secondo me, oramai non credete più né all’amicizia né all’amore.
Basta che vi facciate du’ spaghi e andiate a divertirvi coi film con Paola Cortellesi. Contenti voi, io no.
Avete perso il gusto della veracità ruspante, puttanesca, amicale oltre ogni dire del mitico Sergio di C’era una volta in America. Film di maschi mai cresciuti, di donne desiderate, bramate, persino felliniane, stuprate, di uomini violentissimi, di bestiali inculate, corna, tradimenti, pistolettate, colpi gobbi, tiri mancini, rapine a mano amata, no, armata, con un James Woods che alla fine, nonostante le porcate che rifilò a Noodles, malgrado Noodles lo servì da maiale alla loro donna, dopo eterne, reciproche rivalità con Noodles da figlio di puttana luridissimo, capì che non valeva la pena farne una tragedia.
Infatti si ammazzò. Ah ah.
Forse, è stato tutto un sogno impossibile come nel finale de La 25ª ora.
Più che un capolavoro di Sergio Leone, probabilmente Un mercoledì da leoni, uno scontro fra Keanu Reeves e Patrick Swayze da indimenticabile Point Break.
Chi è Il cacciatore e chi la preda? Chiedetelo a Christopher Walken dell’appena citato masterpiece di Michael Cimino e vi risponderà, sparandosi in testa.
La vita è un Casinò. De Niro e Pesci sono inseparabili amici dall’infanzia e fanno di tutto per incarnare invece una delle massime storiche proprio di Once Upon a Time in America: noi siamo come il destino… chi va a star bene e chi va a prenderselo nel culo!
I grandi film sull’amicizia sono veramente tanti, troppi. Mi sono limitato a una parentesi goliardica, eh eh.
Adesso invece andiamo a parlare, anzi a parare sull’amore.
A proposito del povero, compianto Swayze, lasciate stare subito puttanate come Ghost. Unchained Melody è bellissima, Demi Moore di più, Whoopi Goldberg non tanto. E il film va bene per le classiche casalinghe di Voghera, amanti degli oroscopi e della new age del cazzo.
Che ne pensate de L’età dell’innocenza? Daniel Day-Lewis ama da impazzire Michelle Pfeiffer e anche lei farebbe carte false per stare tutta la vita con Daniel. Non ha bisogno di andare da una maga che le legga i tarocchi per capire che, appena lo guarda, vorrebbe essere la sua regina di bastone/i… Bastone della vecchiaia ma soprattutto di una maturità florida, tutta deflorata, ah ah.
Ora, chiariamoci, donne. Michelle voleva stare con Daniel. Perché voi no?
Non raccontatevi stronzate. Daniel Day-Lewis vede Madeleine Stowe ne L’ultimo dei Mohicani e si scioglie come una cascata.
Pure lei però non scherza, infatti dappertutto schizza.
Sì, Day-Lewis non è mica un povero cazzone… un pesce, no, un Joe Pesci qualsiasi.
Soltanto che, tornando a L’età dell’innocenza, quel tipo di società era classista più dei falsi amici e delle tribali regole d’onore di Quei bravi ragazzi. Prendete, che ne so, Titanic ad affondamento, no, a fondamento del mio ragionamento, miei uomini annacquati.
Leo è tanto bello e anche la Winslet è bona. Ci scappa la scopata, lei è un lago ma alla fine lui affoga. Sarebbe affogato comunque. I genitori di Kate non avrebbero mai permesso che Jack Dawson potesse sposare la principessina sul pisello. A meno che non avesse avuto i soldi di The Wolf of Wall Street.
Anche così però l’avrei vista molto dura. Insomma, questa vita è una Revolutionary Road. Non si può mai stare tranquilli.
Di mio me ne fotto.
Sì, se non fosse stato per il mio genio anomalo, avrei fatto la fine di Michael Shannon di My Son, My Son, What Have Ye Done.
Oppure la fine sempre di Shannon, però di The Iceman.
Da quando invece non do più retta ai vostri piccoli cervelli…
Ho detto tutto.
Come va adesso, insomma?
Meglio che non lo sappia. Non voglio fare la fine di Rocco Siffredi. Quella di Rocco non deve essere una gran vita. Sì, sta sempre a scopare ma, a differenza di me, non crede più a niente.
Eh già. Dove la troverete una testa di minchia come la mia? Non ce sono più in giro, abbiate fede.
Guardatevi attorno, sì, è un mondo andato a zoccole.
di Stefano Falotico
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