Archive for May, 2019

The Judge giudica i critici, non solo di Cinema, e decreta qui la più grande provocazione di tutti i temp(l)i


03 May

thornton judge

Quando pensi di avere a che fare con un personaggio pasoliniano e invece ti trovi di fronte il nuovo Pasolini che ti risveglia dal letargo del tuo tristissimo pisolino e…

Sì, non per essere disfattista ma questa società è giunta al suo collasso psico-emotivo.

Strozzata, violentata, angosciata, anestetizzata dal perpetuo buonismo di facciata che, indefessamente, si perpetua ostinato a portare avanti valori falsamente democristiani, invero professanti solo quella cattedratica, noiosa cultura appunto da professori asmatici.

Frustrati. Poiché, respirando oramai soltanto nelle ammorbanti pillole di saggezza dei loro libri vetusti privi di ogni vitale venustà, tali invertebrati sanno soltanto dire che i giovani senza spina dorsale odiano il mondo e andrebbero educati con ferrei, castranti, pragmatici trattamenti stupidamente demagogici.

I professori, ah ah, gentaglia che si dichiara superiore rispetto a chi insegna nelle scuole inferiori ma della sua superiorità è insipiente nella sua stessa sapienza ben teorizzata ma soventemente mal applicata.

Ché accusano di demenza il prossimo, gridandogli che alla nascita gli hanno asportato i testicoli ma in verità son loro quelli che ragionano innatamente senza testa. Che siano dannati e perciò condannati!

Povera questa giovane generazione combattuta se essere come i genitori, appunto, universitari docenti delle regole piccolo-borghesi di come si dovrebbe stare al mondo, oppure se intraprendere quella loro vivaddio capricciosa voglia libertaria desiderosa di una società più livellata ed egualitaria.

Sì, questa gente ha soltanto, con la sua retorica spicciola, con le sue sinistroidi manifestazioni sterili, alimentato il disfacimento odierno, ha solo aumentato il visibile disagio sociale che loro stessi poi reiterano dietro sconce bugie, ché essi stessi, agendo ipocritamente, anneriscono la vita tutta, nascondendosi nelle barricate dei privilegi acquisiti, con la pedissequa frase moralmente pedagogica:

vedete di crescere!

Growing Up, sbandierato ai quattro venti è il motto di chi, spesso trovandosi di fronte a malesseri e rabbie giovani troppo ingestibili poiché sinceramente talmente veritiere da essere rinnegate dalla mentalità culturalmente più fascista, farisea e biecamente obliante la realtà evidente, in maniera coatta attiva schizofrenici atteggiamenti figli della falsità più bigotta e oserei dire psicotica.

L’emarginazione è la prima mossa compiuta da questa gente autistica e incompiuta che non vuole sentire ragioni e, dunque, si dimostra pure sorda. Tacendosi nel mutismo del silenzio chiamato omertosa indifferenza mesta. Tornassero queste persone a fare i compiti. A chi la raccontano? Io non ho da dar loro conto.

Non vi offenderete, vero, miei cinefili se ribadisco che il Cinema di Kubrick m’ha stancato. Kubrick era un uomo che soffriva di molte fobie. E, a solipsismo del suo monumentale ego fanaticamente mentitore dei suoi limiti, allestiva film nei quali sfacciatamente voleva far credere che la sua misantropia fosse sinonimo di genio assoluto. A teorema del suo suprematismo mentale.

Sì, fra lui e von Trier, non so chi possa essere più antipatico. Salvo Kubrick perché von Trier non girerà mai un film davvero sanamente cattivo e non provocatoriamente cretino come il suo Cinema d’aria fritta, ovvero Arancia meccanica. L’unico capolavoro di Stanley. Gli altri suoi film, non me ne voglia dalla sua pietra tombale, sono formalmente magnifici ma sostanzialmente, anzi, sostanziosamente freddissimi, sono le creature mostruose simili ai Gremlins appunto partorite da un uomo e da un regista che disprezzava gli altri uomini. E odiava a morte il loro potere spermatozoico appunto vitalistico.

Anziché accontentarsi però della sua vita appartata in Inghilterra e della sua villa da gabbia dorata con lui murato vivo, di tanto in tanto usciva di casa e, per la Warner Bros, realizzava scorbutiche pellicole da istruttore giudice asociale.

Abbiamo e avevamo davvero bisogno di Orizzonti di gloria e di Full Metal Jacket per sapere che la guerra è un orrore da Apocalypse Now? Questo, sì, un grande capolavoro poiché immaginifico, lisergico, passionale. Sentito, bruciato dentro, esplosivo, dinamitardo!

Non una compilation di bellissimi discorsi da maestrino tardissimo.

Barry Lindon? Sì, ottima la fotografia pittorica ma, onestamente, oltre alla luce naturalistica dei candelabri a olio e dei lumicini fievolmente cangianti su flash seralmente dardeggianti, questo film è soltanto uno spudorato manifesto da ingenuo neolaureato in Scienze della Formazione.

Quasi quasi, nella sua ruspante veracità toscana, è quasi meglio Genitori & figli – Agitare bene prima dell’usodi Giovanni Veronesi.

Autore di un trittico sentimentale-erotico peraltro decisamente una spanna sopra Eyes Wide Shut, ovvero l’indimenticabile trilogia Manuale d’amore con tanto di Bob De Niro, nel capitolo 3 finale, che si fa prendere per il culo da Michele Placido! L’insegnante di Mery per sempre.

Sì, con quest’opera oserei dire magna, il Veronesi ha creato davvero una tragedia greca perfino shakespeariana a base di corna e cornetti con la crema, a base di cantucci alle mandorle degna dell’Arena di Verona.

Con Laura Chiatti che si strugge per il Riccardone Scamarcio sulle note di Morgan. Manco in Beautiful abbiamo sfiorato una tale intensità drammatica.

Vetta davvero sublime, inarrivabile della nostra italianità più nietzschiana da 2001! Da campioni del mondo di Calcio, solo di quello, con tanto di grido isterico di Tardelli e applauso commosso di Pertini.

Anche se il primo film di questa sega, no, saga iniziò nel 2004.

Sì, Veronesi aveva visto oltre lo spazio-tempo come il bambino di Shining!

Ah ah.

Sì, ho guardato The Judge.

Non un capolavoro, certamente, ma un signor film. Poi, ho acceso la tv e ho visto il trailer de Il grande spirito con la “crème de la crème”, col fiore all’occhiello, oserei dire, dei nostri fenomeni di razza: Sergio Rubini, Rocco Papaleo e, last but not least della lista, Bianca Guaccero!

Dunque, stamattina ho letto la notizia secondo cui il nuovo film di Checco Zalone, Tolo Tolo, avrà l’uscita posticipata ma rimane il film più atteso di tutti i listini.

Ho detto tutto…

Sì, io sono il più grande critico della storia.

Le persone si criticano a vicenda e tutti vogliono dire la loro sull’Arte e sul Cinema tutto.

Solo io posso, in quanto non giudicabile, poiché incarnazione del penalista severissimo Billy Bob Thornton, appunto, di The Judge. Sadico ma soprattutto nei miei confronti masochista.

Molte persone su di me hanno sbagliato e, per quanto possa discendere alle ragioni che le hanno indotte a un omicidio involontario così clamoroso, penso che nessuno sia al di sopra della legge.

Nemmeno me stesso poiché io sono Dio e quindi così è, la seduta è tolta.

Ah ah!

Io vi assolvo, vi benedico e adesso, come Billy Bob, vedo se riesco a riconciliarmi con quella figona di Angelina Jolie. Visto che Brad Pitt, fortunatamente, si è tolto dalle palle.

No, ci ho ripensato. Ora Angelina è più anoressica di me in The Judge.

Ah ah.

Deve, prima di poter avere il privilegio di baciare le mie labbra, rimpolparsi perché sono oggi questo e domani quest’altro:

 

 

thornton u turnbabbo bastardo thornton

In veritas vi dico che rimango, nonostante tutto, l’unico avvocato che non è riuscito, malgrado il bene che vi voglio, a difendervi adeguatamente.

In molte cose ho sbagliato nella mia arringa arrabbiata ma la vostra versione non regge. Mi spiace.

Ed evviva colui, cioè sempre io, che è lontano dal gregge e dai b(r)anchi di ogni scuola moralistica!

Dunque, se qualcuno in aula ha fatto finta di non sentirmi perché pregustava già il divertimento nell’aiuola là fuori, io non giudico nessuno ma comunque giudico tutti.

Sono un uomo che ha giudizio.

Questa è la Legge del Signore. Ma, per piacere, non chiamatemi signore.

Sono ancora molto giovane.

Ho una vera figa, no, volevo dire una Vera Farmiga che mi aspetta, mie formiche.

Sua figlia però è meglio.

Perché, come diceva Totò, la serva serve…

di Stefano Falotico

farmiga judge

 

thornton jolie

judge

Tu dici? Dica duca, duca dica, molta gente non può amare Stranger Things, sapete perché?


03 May

stranger things 3

Sì, ho visto The Judge. Con un grande Robert Downey Jr.

E quando mai non è grande? Lo è sempre stato. Anche nelle commedie adolescenziali degli anni ottanta ove sfoderava il suo faccino pulito eppure già furbetto. Essendo troppo furetto, cadde in catalessi, in vie traverse s’infilò e, per un po’, Hollywood non se lo cagò.

Lui perfino si drogò, in carcere finì e parse finito. Ah, uno come lui, vi pare normale?

Sì, dalle sbarre d’acciaio, da quello che sembrava uno spietato Verdetto finale e una carriera evaporata in Bolle di sapone, il mitico Robertone divenne Iron Man, dunque un gran riccone molto piacione.

Una vera resurrezione dopo il pessimo film Restoration. Robert smaltì anche i chili di troppo dovuti agli psicofarmaci e alle sue luculliane cene ai ristorantoni assieme a quelle brutte compagnie di magnoni e e di qualche magnaccia. Mangiò tanto, mannaggia!

Ma tornò a essere uno dei migliori attori della sua generazione come i più pregiati Wonder Boys.

Che personaggione! Sì, foste troppo faciloni a dargli del coglione e del troione, miei cafoni, perché Robert vi smentì da gran signore e straordinario attore.

Camaleontico, lui cambiò registro perfino del suo indagato ingiustamente accusato di esser stato tropo presto trombato e divenne Sherlock Holmes. La sua caduta non era elementare manco per il cazzo, miei Watson.

Ecco, direi di soffermarci proprio sull’investigatore creato da Arthur Conan Doyle.

Alzi la mano chi non lo conosce? Ah, lei non lo conosce? Be’, certo lei conosce soltanto i gialli alla Agatha Christie dei programmini della tv come Chi l’ha visto. E poi, dopo queste sue notti nere, si sveglia al mattino e torna a far la commessa alla Conad. Ma quale Conan Doyle!? Lei non conosce nemmeno Arnold Schwarzenegger il barbaro. Di nome lei fa Barbara, però. E va in giro, fra un amante e l’altro, conciandosi come la squillo Jane Fonda, alias Barbarella! Ah, che bellezza…

Sì, in Italia vanno forte questi reportage televisivi da Zodiac dei poveri ove il criminologo della mutua Meluzzi avrebbe da dirne anche sulla mia condomina del settimo piano di cognome Luzi.

Imputandola del crimine di aver rubato una mela alla Coop. Suvvia, era solo una melina, una meluzza. Forse un melone, mio capoccione!

In Italia sono tutti santi, esenti da peccati e senza scheletri nell’armadio. Invero, qui vedo pochi sani di mente ma molte donnette che, stravaccate sul divano, mangiano le mentine, sanificando le loro frustrazioni nell’ammirare Richard Gere di Pretty Woman.

Donne che vogliono essere come Julia Roberts e vestono firmate Calzedonia.

Ieri, ad esempio, una della mia età, quindi vicina alla quarantina, ha scritto che su Facebook stava guardando I Goonies per la prima volta in vita sua.

Costei ha mai avuto un’infanzia, essendo stato l’appena succitato film di Richard Donner uno degli imprescindibili must di ogni infante?

No, è una donna che non conosce Richard Donner, ama appunto Richard Gere e già a 15 anni perse la verginità con l’Arma letale di un burino poco Superman.

Comunque, a 8 anni, sì, fu una sognatrice che idealizzò il suo falco della notte come in Ladyhawke, può essere. Però la purezza durò meno del suo primo rapporto sessuale assai dimenticabile, una sveltina impercettibile.

Sì, già in prima media conobbe un suo coetaneo alquanto precoce che, con lei, poco dopo ma molto porco e affatto calorosamente parco, fu Furia cieca a letto. O forse dietro i cespugli di un parchetto oppure con la luna piena in un parcheggio.

Tanto furioso che dopo tre secondi… ho detto tutto.

Ed è per questo che tale donnetta non può apprezzare Stranger Things poiché la sua vita è stata sempre troppo pratica, materialisticamente già molto sviluppata e soltanto adesso, come una Marina Ripa di Meana sui generis e degenerata soprattutto, scopre il suo Ritorno al futuro. O no?

Non lesse la più bella, adolescenziale letteratura detection, non guardòTorna a casa, Lassie!, è sempre stata lessa, non vide Piramide di paura, non giocò nemmeno con la Barbie perché Toys secondo questa qua è un brutto film ed era già in cerca del suo Big Jim da femminista Demi Moore di RivelazioniToys è comunque la pellicola peggiore di Levinson. Su questo io e lei concordiamo?

Sì, una donna indirizzata prematuramente al Michael Douglas più sessualmente allupato e semi-maniaco come Sharon Stone di Basic Instinct.

Ah, i suoi amanti son tutti stati dei Bandits da strapazzo. Neppure boni sebbene lei sia sempre stata la loro “colonna sonora” alla Bonnie Tyler di Total Eclipse of the Heart.

Lei, molto opportunista, con tutti andò ma prima o poi incontrerà un Wizard of Lies e ho detto tutto.

Oppure, nonostante i consigli paterni, potrebbe trovare suo marito coinvolto in uno scandallo alla Paterno.

Sì, davvero. Non sono misogino e misantropo. Ma sono stufo di questo Cinema “adulto”. Invero soltanto adulterato in storie di adulteri, (s)figate e cazzi che non m’interessano.

Almeno, fossero storie disperate come Attrazione fatale. No, trattasi di vicende mielose da Gabriele Muccino, di film mielosi da Moccia, con trame da mocciosi che si credono cresciuti.

Ah, cresciuti lo sono. Troppo e malissimo.

E la dovreste smetterla di accanirvi su Stranger Things. Ché è una strepitosa serie. Sì, verissimo, scopiazza da tutto il Cinema prima maniera di Spielberg, da Joe Dante, perfino da Alien e compagnia bella.

E quindi?

Vedete, voi potete dire quello che vi pare su di me. Ad esempio che io sia matto.

Dite? Ne siete estremamente sicuri?

No, dico, come diceva Totò, mi dica duca, duca dica.

Si ricordi però che sono il Principe e pure L’imperatore di Capri.

Signori si nasce e io modestamente lo nacqui.

E, se dico che Stranger Things è figo, così sia scritto e così sia fatto.

di Stefano Falotico

Il JOKER passeggia col giubbotto di pelle, recandosi in un pub(e) irlandese


02 May

de niro irishman

E sentenzia sul Cinema attuale, sugli adolescenti odierni e di ieri, immutabilmente si perpetua nell’ascetica ambiguità.

Sì, è una società veramente disgustosa.

Io credetti, sbagliando enormemente, che infilarmi ancora nella realtà quotidiana, dopo essermene defilato, mi avrebbe giovato. Invece, anziché tornare giovane fui solo nella mia meglio gioventù violato e sconsacrato. Danni enormi mi furono arrecati e, ammaccato, vago svagato adesso in macchina, gironzolando nel mio abitacolo nell’adocchiare una gioventù vacua che, illusoriamente speranzosa, si ficca… in una nuova Alma Mater Studiorum, augurandosi vivamente di potersi emancipare, grazie a una Laurea, da questo mondo porcellesco così, appunto, vuoto.

Nuovi dottorati di ricerca vengono promossi in queste facoltà ove, spremuti come limoni da docenti oramai prosciugati nell’animo, inaciditi da una vita mielosamente borghese, dunque pigramente meccanica, ripetitiva, stolta, questi stessi professori del cazzo impartiscono ordini da assolutisti regolatori d’una finta, civica regolarità come da tedioso programma scolastico, sì, tanto si affannano a elargirvi pillole di saggezza insulse quanto invero io voglio spronarvi alla vera libagione dell’anima. Succhiate il midollo vitale e non fatevi svitare da questi uomini sapientoni che desiderano soltanto avvitarvi allo svilimento. Ma che distillano?

Sì, la vostra anima, in questi luoghi angusti ove viene trucidata, soffocata, dunque angustiata, sterilizzata per essere orientata al più programmatico apprendimento induttivo e dunque distruttivo d’ogni vostro costruttivo libero pensiero florido, ove l’essenza vostra è arbitrata da codici etici ed estetici allineati soltanto ai canoni formali più vetusti e beceri, squagliata, io vi dico, che è stata già irreversibilmente ammorbata.

Quella purezza instillatavi divinamente, oh sì, di ogni insegnamento sacrale è stata oramai spogliata, stuprata a favore d’un materialismo assai pericoloso.

Sì, in questa società oramai improntata al culo, deprivata d’ogni sano culto, denudata di ogni alterità verace, prima o poi crollerete, macerati dall’alto tasso competitivo di un mondo corrotto. Sì, rotti sarete da queste educazioni falsamente pedagogiche istradate all’ingegneria urbana della civiltà più barbara.

Ove il progresso è solo una facciata oramai escoriata e pericolante in pietra a vista del subitaneo terremoto imminente. I crudeli son stati sfacciati e vanno falciati, asfaltati, desertificati e giustamente lì, coi loro stessi paletti che a noi misero poiché miseri ci omisero oh sì, conficcati. Impietriti! Evviva Pietro che lancia altre pietre e scopa Petra.

Sì, siete stati già abbruttiti nell’imbellettamento di massa, fuorviati nelle vostre sincere passioni istintive, lobotomizzati da questo gioco, dunque giogo, di suprematismi e affermazioni individuali assai orride.

Imputriditi nei vostri cuori, siete già morti. Però vi hanno fatto credere che mattini radiosi albeggeranno domani dinanzi ai vostri occhi ma in verità qui è notte fonda sin da quella dei tempi. Voglio salvarvi, allocchi!

Tu ad esempio sogni di far l’amore con Aurora dopo il tramonto ma ti dico io le cosce, no, le cose come stanno. Aurora è oramai spenta dopo una sua adolescenza di rivalse stupide con le sue coetanee ancor più di lei cretine.

Prima si ammalò di anoressia, dunque or è bulimica di shopping per compensare l’immane suo interiore vuoto. Deve scioperasse altro che leggere Schopenhauer per avere ragione sui padroni.

Nuove compulsioni si stanno propagando a macchia d’olio mentre donne flaccide spendono un patrimonio per deodorare le lor ascelle pezzate.

Non vedo più nessuna ancella ma solo donne che vogliono quelli.

E maschi che non volano più alti sulle ali della fantasia, bensì si sono dati al cattivo alito e al darsi in totale sfregio dei lor cor(pi) animalizzati. Si son da soli ammazzati! Sì, prima se ne fregano e poi di questo menefreghismo si fregiano!

Voleste monitorarmi perché troppo diverso io vi apparvi e mi scambiaste per Nat Wolff.

Milf come Elisabeth Shue di Behaving Badly attentarono alla mia verginità e leccarono ogni mio lindo globulo rosso.

Sì, prima dirimpetto ai pettorali di queste qua io arrossivo, adesso sono smorto.

Impallidito da tanta società a luci rosse, mi trucco il viso e, beffardamente, vi prendo tutti per il deretano.

Lo prenderò ancora lì ma sarà stata un’inculata valorosa. Di reciproco fottersi a vicenda.

Gigioneggio col microfono sparato a mille della mia anima amplificatasi per colpa vostra.

Perché accendo la radio delle mie emozioni che, per ignoranza, voi radiaste, illuminandomi nell’etere della mia vita eterea.

Ultraterrena eppur terrestre.

Sono molto stanco di tutto.

Sono stufo di quel cialtrone di Quentin Tarantino. Che ha realizzato solo tre grandi film, i primi tre e ora cazzeggia, pensandosi un genio inaudito col suo Cinema, appunto, fatto e ammuffito di troppa carne al fuoco.

Mi ha rotto le palle gran parte del Cinema americano poiché o troppo retorico o esageratamente horror.

Pure Scorsese m’ha scassato la minchia.

Ma io sono un bugiardo conclamato.

Questo è ovvio.

Ah ah.

Più che Wolff, io sono la Twentieth Century Fox. Poi domani, se mi va, pure il leone della MGM. Evviva Netflix e la Warner Bros, miei brothers.

 

 

di Stefano Falotico

INTERSTELLAR: i miracoli esistono? Per fortuna no, purtroppo sì


01 May

mcconaughey interstellar

Come già detto, non considero Interstellar un grande film.

Perché? Be’, un film che dura 2h e 49 min e riesce a emozionarti, a commuoverti davvero soltanto in due scene, peraltro molto brevi, è un film che non si può definire un capolavoro.

La messa in scena, allestita da Nolan e dal suo comparto tecnico, è fenomenale. Ma, a monte di un budget di circa 170 milioni di dollari, coi maestri che ha la Warner Bros degli effetti speciali, mi sarei stupito del contrario.

Ora, non voglio però nemmeno sentire dire scemenze del tipo: ah, grazie al cazzo, con quei soldi un masterpiece lo realizzo pure io.

Di questo ne siete sicuri? Secondo me, se vi do diecimila Euro e una cinepresa a regola d’arte, attori bravissimi e uno script notevole, al massimo quello che ne verrà fuori sarà un video da Paperissima Sprint.

Eh già.

Vi vantate di essere conoscitori provetti della Settima Arte ma a stento sapete maneggiare un cellulare, non sapendo che fare quando va in tilt e dovete rivolgervi a Salvatore Aranzulla.

A proposito di cellulari, una delle mie battute cult, da me stesso coniata, rimane questa:

sul Pianeta Terra abbiamo organismi multicellulari, sì, gli uomini, oramai la maggioranza, dotati di mille iPhone, in un’altra galassia pare che gli alieni non possano possedere più di un cellulare.

Non so se abbiano però più di un uccello a testa. Sarebbe da chiedere alla flotta spaziale di Star Trek.

 

Sì, la dovreste veramente finire di puntare in alto, di voler anzi volar alti quando, se vi sgonfia uno pneumatico della Station Wagon, chiamate uno pneumologo.

E che vi deve fare la respirazione bocca a bocca? Lo sa bene Eastwood di The Mule.

Io direi invece che, innanzitutto, dovreste curarvi dal fegato amaro e rivolgervi subito a un gastroenterologo che sanerà con una bella lavanda tutte le scorie delle stronzate che vomitate.

Affermate ad esempio, con enorme prosopopea, che la vostra massima ambizione sia quella di diventare i David Lynch italiani. Visionari, eccentrici.

Dovreste farvi la cosiddetta gavetta, altroché. Altrimenti prevedo sulle vostre teste soltanto gavettoni.

Eh sì, le previsioni meteorologiche dicono che invero soffrite solo di meteorismo e cacciate dalla vostra bocca delle flatulenze intestinali davvero volgari. Da cui il capolavoro demenziale di Mel Brooks, Spaceballs.

No, chiariamoci, Nolan sa il fatto suo. Che poi Interstellar non gli sia venuto perfettamente col buco, è un altro discorso. Meglio comunque dei film che vi fate voi. Inoltre, secondo me, anche se regalate alle vostre ragazze bellissime delle ottime ciambelle, diciamocela, venite nei loro buchi neri una volta ogni era geologica.

Se fossi in voi, invece che tirarvela da uomini fantascientifici tragicomici, sì, perché i vostri viaggi mentali appartengono solamente alla science fiction più trash che non venderebbe nemmeno al mercatino dell’usato, dovreste iniziare col leggere dapprima i libri della collana Urania, anziché appunto fare le merde e urinare.

Dopo queste letture, potrete passare a Philip K. Dick e ad Asimov. Quindi, se vi sarete applicati doviziosamente, chissà, perché no? Potreste essere i nuovi Einstein.

Al momento però, più che geni da teorie della relatività, mi sembrate dei relativisti di un piccolo mondo che orbita attorno alle vostre orbite oculari. Più che microscopiche, ripeto, di vista corta e sogni a occhi aperti.

Non è che mi fate la fine di Jesse Plemons dell’episodio di Black Mirror intitolato USS Callister?

Eh sì, vi credete i dominatori dell’universo ma rimarrete fottuti più di Jeff Fahey de Il tagliaerbe.

Detto questo, quando dico che Interstellar funziona ed emoziona davvero in due scene, mi riferisco ovviamente al pre-finale con Ellen Burstyn e all’oramai leggendaria scena di McConaughey che accende lo schermo e vede i suoi figli cresciuti. Tanto epica da venir stupidamente parodiata. Sono passati 23 anni sulla Terra e invece pochissime ore da quando lui è nello spazio.

Sì, due scene che mi coinvolgono emotivamente sempre.

Sembro io quel McConaughey, oggi come oggi.

Nessuno psichiatra riesce a darsi una spiegazione logica di quello che può essere successo alla mia vita.

Io continuo a sostenere che, come da scritto anche nel racconto Un angelico miracolo, edito dalla Historica Edizioni nei suoi Racconti di Cultora, nel 2003 feci un viaggio a Roma. Questo libro e ovviamente il mio racconto lo trovate su IBS.it. Cercate con cura!

E la mia anima, la mia mente, trovandosi nei dintorni dello stesso luogo ove cominciai ad accusare i miei primi segni di follia, chiamata anche esagerata emozionalità pre-adolescenziale, subì una sorta di folgorazione, un flashback mnemonico.

Al che, cominciarono potentissime crisi. E gli psichiatri pensarono che fossi impazzito.

In verità, “pazzo” lo ero stato in quel lunghissimo arco di tempo.

Gente molto più in gamba di superficiali ciarlatani, hanno oramai appurato che, sì, in effetti si è trattato di quello che si chiama risveglio dopo il buio. Esistono, a livello accertato, pochissimi casi nella storia dell’umanità simili al mio.

Invero, la rinascita era iniziata già molto prima a livello inconscio.

Quel mio viaggio a Roma fu soltanto la goccia che fece traboccare il vaso. Peraltro, non vi sto raccontando cazzate. So che la mia versione può apparire scientificamente incredibile, invece rispecchia la realtà più quantistica e tangibile. È visibile al mille per mille, oramai, che non si è trattato di un vero e proprio miracolo. Bensì di qualcosa che trascende il significato stesso della parola miracolo. Si parla di miracolo, ad esempio, quando un uomo cieco riacquista la vista. Di solito, non può essere miracolato uno che prima aveva la vista, poi metaforicamente è diventato e cieco e poi è stato illuminato. Questo non è un miracolo, è qualcosa di mai visto. È orrendo e al contempo stupendo. Fidatevi. Ogni giorno, appena mi alzo, devo riuscire a controllare emozionalmente quest’infinito blackout. Non pretendo che mi crediate, ovviamente. Sarei davvero pazzo, in questo caso, a pensare che possiate credere a qualcosa di tanto irrazionale e apparentemente, appunto, folle. Anzi, se scoppiate a ridere come dei matti, posso capirvi. I miei genitori, forse qualche ex amico che mi ricorda prima che venissi annerito dall’amnesia, i miei più stretti parenti, son convinto che siano convinti che abbia ragione io.

Così come lo psichiatra che ha avuto il coraggio di credere alla mia versione. Poiché non è uno psichiatra e basta. È un umanista. Ha impiegato parecchi mesi per capire, però. Altro tempo!

Finalmente, spero che ci siate arrivati anche voi.

Ecco, tornando a Interstellar, credo che sia sostanzialmente un film freddo. Gli manca quella scintilla, quell’esplosione vitale parimenti potente alla mia per poter essere considerato un capolavoro.

Ora, ripeto, questo Plemons è uguale a molti di voi.

No?

Io dico di sì.

Se non volete credermi, fate pure.

 

di Stefano Falotico

plemons uss callister

Che Casinò: il primo Maggio è la festa dei lavoratori, forse negli altri Stati, non solo lavorativi, evviva Iron Man!


01 May

casino pesci

Sì, il primo maggio. Festa dei lavoratori. Ma lavoratori di che?

I lavoratori sono pochissimi oramai, la classe operaia è stata asfaltata dalle officine d’una borghesia metalmeccanica. Gente robotica che, più che umana, è diventata un Android.

Come Rutger Hauer di Blade Runner? No come i loro cellulari della Huawei, protesi cronenberghiane di (s)collegati cervelli vuoti.

Almeno Hauer/Roy Batty scaricò preste le batterie vitali poiché sentiva troppo il fuoco dell’esistenza. E il suo cuore elettronico bruciò in fretta come quello di Jim Morrison.

Questi invece sono eterni. Sì, immortalano le loro facce da culo in tremila selfie al giorno in memoria dei loro poster edonistici.

Che modello hai comprato? Il nuovo della Samsung? No, me stesso con tanto di optional.

Sì, una società di manichini, di gente senz’anima, di gente che ha proprio una bella faccia da culo, appunto. Sì, le modelle di Instagram lavorano parecchio coi glutei in palestra per ottenere tre ville al mare.

Quando si dice: ah, per arrivare lì, te lo sei fatto!

Gli unici che lavorano sono quelli che non hanno mai lavorato. Cioè gli impiegati statali. Il cui stress maggiore, durante la giornata, è il traffico cittadino di prima mattina. Poi, una volta in ufficio, quando timbrano il cartellino alle nove, aspettano otto ore per smettere di lavorare.

Come diceva Rocco Barbaro, sì, è un ottimo lavoro. Mi pagano per mettere due timbri. Non capisco però perché fra un timbro e l’altro devo aspettare otto ore.

Ah, ci sono anche alcuni dipendenti eccezionali che fanno gli straordinari, cioè fanno passare un’altra ora, leggendo la gazzetta sportiva per cui s’è consumata carta e disboscato dunque alberi dell’Amazzonia per stampare le prodezze dei miliardari dell’Ajax, squadra che forse arriverà in finale di Champions League.

La Coppa dei Campioni! Dico, mica pizza e fichi. Ammazza! E i giocatori giocano pure con le palle assieme alle loro amazzoni.

Sulle pizze presto qui vi dirò, sui fichi vi go già parlato.

Sì, poi questi adocchiano la nuova foto scabrosa, si fa per dire, della Belena Rodriguez. Una che so io dove ha lavorato duro.

Già, questa è la tipologia di lavoro medio. Lavoro che davvero nobilita l’uomo e non lo rende Jack Torrance di Shining. Vero?

I pizzaioli, artigiani della pastella ben infornata e lievitata, condita con prelibatezze gustose, si pigliano pure le pizze in faccia da parte di una cliente capricciosa di nome Margherita.

Lei voleva un kebab e invece si è accorta di vivere nel calzone italiano che premia a Sanremo la canzone di un cazzone.

Altri uomini sono alla Marinara, non pagano alla Romana, aspettano che siano sempre gli altri a pagarli. Non la pagano mai!

Come quei farabutti che si dichiarano invalidi psichici e invero sono più dotati, in ogni senso, di un coglione qualunque.

Sì, tempo fa frequentai, per bislacche, sciagurate circostanze di questa mia vita imprevedibile e contorta, un topo, no, un tipo che si lamentava di essere perennemente senza soldi.

Lo Stato gli passava la pensione d’invalidità, altri danari li prendeva dai genitori divorziati, costretti a elargirgli 300 Euro cadauno, a testa cioè, in totale 600 mensili, più otteneva quegli spiccioli grossi che racimolava assai con le scommesse, appunto, calcistiche.

Un uomo balistico, non c’è che dire. Un ballista, più che altro.

Cioè, fra una cosa e l’altra, senza fare un cazzo da mattina a sera, questo guadagnava, credo guadagni ancora, forse anche di più, eh sì, gli avranno alzato la percentuale d’invalidità viste le sue assillanti richieste d’asilo, più di mia madre in un mese ai tempi nei quali insegnava. Che doveva fare la spola da una città all’altra quando non era di ruolo. Più di centochilometri al giorno, anzi duecento, considerando il pendolarismo andata e ritorno. Più i biglietti del treno.

Questo invece, fumando canne dai primi canti del gallo a notte fonda, stando spaparanzato sul divano a masturbarsi sulle galline della tv, incassa lautamente una cifra non indifferente. Tirandosele, no, tirandosela da povero malato di mente con tanto di macchina, autonomia completa, casa perfino compratagli dai genitori, seratine in campagna e compagnia allegra con birra, vinello e poi puliamo il tinello ché abbiamo fatto, in casina, un gran casino!

No, certamente non un riccone ma un bel furbacchione, questo sì.

Insomma, con 1000 Euro e passa al mese, anzi, passati dallo Stato, io sarei andato a donne ventiquattr’ore su 24, invece questo schiamazzava pure perché si riteneva un santo ed era sessuofobo.

Adesso come sarà? Ah, avrà chiesto, oltre alla pensione, pure i voti religiosi. Ah ah!

Ma cose da matti!

Infatti, per pazzo passa, anzi per tale si spaccia quando gli fa comodo e invece inneggia alla guerra civile quando gli torna utile far il profeta mistico e rivoluzionario poiché nessuno lo caga, giustamente.

Charles Bukowski detestava il lavoro ma almeno era un gran poeta. Sì, lo era.

Disse… ci vuole cervello per cavarsela senza lavorare.

Eh, mica travestirsi da dementi soltanto perché idioti del genere in vita loro hanno letto solamente Io speriamo che me la cavo di Marcello D’Orta.

Ah, insegnanti buoni come Paolo Villaggio dell’omonimo film di Lina Wertmüller?

No, nemmeno fantozziani. Sono gli scemi del Villaggio de Il volpone.

Bukowski non è mai andato in giro a elemosinare compassione in atteggiamenti pietistici. Questi non sanno che cos’è manco La Pietà di Michelangelo!

Nino D’Angelo aveva dignità. Questi invece fanno la parte dei finti angeli e si fanno mantenere dai nonni.

Bukowski era una testa di cazzo, sì, ma sapeva di non essere tanto a posto, si vezzeggiava e imbrodava nel suo dolce far nulla. Di questo però ne era totalmente consapevole, anzi davvero sofferente.

Il suo era un modo fintamente strafottente per ridere e sdrammatizzare delle sue quotidiane sfighe con acume e autoironia immensa. E tra una sfiga e l’altra, eh sì, s’ingroppava pure qualche figotta. Ho detto figotta, non figona. La figotta è una che sta a mezza via, mentre vedo molte super gnocche che stanno in quella strada lì.

Un beone gran bevitore, mica un beota farfallone e porcone. Che rigira le frittate a piacimento quando s’accorge che non piace agli altri e allora, da cretino di guerra, da coniglio fugge dinanzi ai suoi limiti e sta in trincea. Distillando consigli da papa? Da pappone, no?

Almeno, ci scherzasse sopra, sarebbe quantomeno accettabile e credibile. No, ripeto, gente/persone così vuole anche che si dedichi loro un monumento in piazza con la scritta oserei dire lungamente epigrafica e graffiante:

qui giace il nobile condottiero della sua battaglia da Don Chisciotte, uomo stoico, soprattutto a prendersi per il culo da solo, storico perché fuori dal tempo, in particolar mondo, no, modo da sé stesso, rinnegato alla nascita nonostante l’anagrafe attesti che sia esistito. Un uomo che ha combattuto la Resistenza, da lui chiamata cialtronescamente psicologica resilienza, in quanto capace di far niente, rimanendo deficiente malgrado lo Stato gli regalò da vivere gratis in modo più che sufficiente.

Ecco, per il primo Maggio, Netflix ha fatto un regalo a tutti i suoi abbonati. Ha messo su dei gran film tutti in una volta. Fra cui The Judge col grande Robert Downey Jr. Filmone.

Robert Downey Jr. è un genio. Sino a vent’anni fa lo davano per morto. Non soltanto a livello cinematografico.

Era cascato in brutti giri, lo arrestarono varie volte e finì in clinica.

È ringiovanito, oggi è Iron Man e rimane uno degli attori più bravi di sempre.

D’altronde, se a soli ventisette anni vieni candidato all’Oscar per Charlot e sei battuto per un soffio soltanto da Al Pacino di Scent of a Woman, devi essere un monello che sa il fallo, no, fatto suo.

Come il mitico Monsieur Verdoux.

Uno che era rimasto al verde e poi invece… ho detto tutto.

Insomma, andate a pigliarvelo tutti in culo. Sì, questa vita è fottuta, è tutto un gran fottio. Dunque, fottetevene.

E qua sono anche come Carlo Verdone.

 

di Stefano Falotico

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