Archive for May, 2019

Bruce Springsteen fan sfegatato di Scorsese? Sapevo di You Talkin’ To Me?, ma questa mi giunge nuova o forse no


07 May

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Domenica scorsa, a Los Angeles, vi è stata una strepitosa discussione fra Bruce Springsteen e Martin Scorsese.

Che cosa? Sì, avete letto bene. Ciò vi stupisce?

Si dice che siamo amici dal lontano 1975.

Come molti di voi sapranno, la celeberrima frase iconica You Talkin’ To Me pronunciata da Travis Bickle/De Niro di Taxi Driver fu involontariamente ispirata da Springsteen.

Sì, De Niro e Scorsese improvvisarono questa scena. Non sapendo che fare, a De Niro venne tale balzana e al contempo geniale idea.

Pochi giorni prima, per puro caso, era stato a un concerto di Springsteen. E Springsteen, fra una canzone e l’altra, s’era rivolto alla platea in tono scherzoso, pronunciando a incitazione del pubblico la frase suddetta.

Il resto è storia del Cinema.

Taxi Driver è stato scritto da Paul Schrader, regista peraltro de La luce del giorno.

Titolo tradotto in italiano della springsteeniana Light of Day. Che è infatti il titolo originale della pellicola che contiene proprio quest’omonima, ispiratrice, famosa track del Boss.

Taxi Driver e Al di là della vita, il cui script è sempre firmato da Schrader, sono due film cupamente notturni, sull’oscurità soprattutto dell’animo nostro umano.

Eppure, se non vado errato, Scorsese non ha mai utilizzato, in una delle colonne sonore dei suoi capolavori, nessuna canzone di Springsteen.

Fatto molto strano. Sì, nei suoi film, quelli più folli, visionari, incendiari, impazzano Eric Clapton, i Rolling Stones, i Clash e via dicendo.

Tutte rockstar di richiamo ed epocali. Ma, così come non mi risulta, correggetemi se sbaglio, che Scorsese non abbia mai usato canzoni, che ne so, dei Beatles, altresì non ha mai palesato e reso omaggio a questa misteriosa amicizia con Springsteen, tributandolo nell’inserire nei suoi film qualche suo pezzo pregiato.

Alla stessa maniera, Springsteen non ha mai fatto riferimento a questa conoscenza, un po’ segreta, con Martin.

Ebbene, io ero entrato in fissa con Springsteen verso il 2000. Ho tutti i suoi album nelle varie edizioni. Molti libri e biografie.

Ecco, becero luogo comune italiota è quello secondo cui chi ascolta Springsteen sia un cafone e ignorantone

Perché, nella limitatissima cultura appunto italica, superficiale e ridanciana, si accosta Springsteen a Born in the U.S.A. E dunque s’immagina un suo ammiratore nostrano in abiti molto sbracati con tanto di bandana da Troppo forte di Carlo Verdone.

In Italia, la gente canta spesso le canzoni inglesi e americane solo perché orecchiabili e, infoiandosi su pezzi grintosi, a squarciagola si dimena in grammelot che, a confronto di quelli di Dario Fo, sono questi sì da Nobel, degli idioti però.

Born in the U.S.A. non è una canzone per maschioni rambistici che pure di Rambo non hanno capito un cazzo. È una bellissima canzone contro il Vietnam e i suoi orrori, quindi una canzone rabbiosamente pacifista.

E Springsteen non è affatto un burino. Nebraska è uno degli album più malinconicamente poetici ed elevati di tutti i tempi.

Sì, dovrei fare un mockumentary sulla mia vita.

Inconsciamente, coi miei fanatismi su Scorsese e Springsteen, avevo già visto giusto riguardo la mia anima.

Da uomo dancing in the dark…

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di Stefano Faloticotroppo forte verdone

Il vaso di Pandora dei social, la sciagurataggine dell’umanità odierna ove ogni scheletro nell’armadio ha rivelato il Joker dentro ognuno di voi


06 May

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Sì, fremo, fibrillo, non sto nella pelle, son convulsamente eccitato nell’attesa che il Joker con Joaquin Phoenix esca sui grandi schermi.

Ah, questo Principe dei clown, questo viveur bukowskiano fuori da ogni schema che, dopo mille delusioni e ambizioni massacrategli da uomini intellettivamente più preparati di lui in tal gioco della scherma ch’è la vita, dopo che appunto è stato infilzato, sbudellato nell’anima, angariato, vilipeso, nell’amor proprio infranto, dopo che è stato accusato di essere semmai un infante perché troppo puro, s’è dato alla follia più esuberante con tanto di papillon variopinto su trucco esilarante.

Divertendosi da matti a prendere in giro un mondo più folle di lui che s’è permesso il lusso sfrenato di deridere la sua anima diversa e non omologata al porcile di massa.

Dopo tanta cinica baldoria, la sua euforia e ogni suo slancio spontaneo son stati castrati dall’arroganza farisea di uomini di panza.

Sì, il Joker dev’essere un sociologo, un antropologo di questa società iper-cinetica figlia di un montaggio allucinato da peggior Cinema del compianto Tony Scott, un nemico pubblico Gil Renard di The Fan che erroneamente credette ingenuamente all’idolo chiamato mito, alla cultura ellenica, al culto di ogni venerazione della bellezza artistica. Ma, tradito dalle scelleratezze di un’ipocrisia stagnante, ciclicamente punitiva nei riguardi delle persone troppo sincere e dunque senza maschere, ha smascherato a sua volta, attraverso la sua irridente, strafottente mask grottesca, un mondo pirandelliano, compiendo prodigiosamente e stoicamente una metamorfosi alla Kafka, da mosca cronenerghiana, sputtanando di brutto la pirotecnia folcloristica d’una società frenetica come un film prodotto da Jerry Bruckheimer, diretto da quel cazzone di Michael Bay, destinato a lobotomizzare ragazzi già innatamente deficienti, cresciuti a botte di anabolizzanti ed edonismo da robot coi cervelli poco Transformers, vuoti e stolidi soltanto nello svuotare il portafogli, rinnovando l’abbonamento in palestra per mettere su muscoli da Boogie Nights.

Sì, un mondo oramai andato a zoccole.

Falsissimo. Ove tutti si professano sani di mente e sani. Invero son sporchi, corrotti, in una parola porci.

Ben venga allora l’onestà (im)morale, la pornografia da collezionare con tanto di HD nel prendere tutto a culo in 1080p con tanto d’ingrandimento orgasmico sull’inculata collettiva.

Sì, siete tutti fottuti.

Oggi non potete più nascondervi nei vostri trucchetti. Sì, basta spiare i vostri profili. Siete una contraddizione vivente. Che voyeurismo!

Sì, gente che inneggia al Cinema di Sokurov e a quello metafisico di Malick e poi, al contempo, inserisce post peggiori di Così fan tutte.

Abbiamo allora uno spopolare di medici senza frontiere, sì, sessuali però, abbiamo turisti del Louvre, tornati da Parigi, che si fanno i selfie in zona Fiera con una Gioconda, leggasi prostituta di bassa sega, no, lega che ti fa il sorrisetto se le sganci un centello.

Sì, siete il più grande museo vivente delle bugie da imbalsamati mentitori delle vostre coscienze. Le vostre mentalità sono più immobili di una statua di cera di Buster Keaton.

Ecco allora quello col reddito di dignità che, in preda a manie di grandezze, dopo una vita vissuta nel buio della sua notte più fonda, disegna a matita la reggia di Versailles, sognando di essere il Re Sole per sconfiggere una solitudine da colui che dovrebbe solo ghigliottinarsi.

No, invece, non pago della sua tristezza, motteggia per far ridere ancora di più la gente. In modo che qualche anima pia, più ingobbitasi di Quasimodo del Victor Hugo, almeno possa benevolmente, pateticamente compatirlo.

Sì, grazie alla sua autoironia e al suo pietistico sarcasmo, spera pure di rimediare una scopata fra un antidepressivo e l’altro, una canzone di Elisa e qualche risata da rimbambito con i film di Vincenzo Salemme.

Di contraltare, in questa chiesa materialisticamente fatiscente, in questo mono destrutturato e bruciato più della cattedrale di Notre-Dame, abbiamo anche gli influencer.

Cioè degli idioti leggermente più furbi degli altri imbecilli.

Sì, donne che hanno letto solo la pagina degli oroscopi della Guida Tv, le quali dispensano saggezze a un loro pubblico di fanatici, poveri cristi che però, a differenza di Cristo, il quale morì vergine e, a parte la tentazione per la Maddalena, comprensibile in quanto super patonza mai vista da trombarsela a cazzo durissimo, era completamente disinteressato al sesso, sì, ah ah, pendono dalle labbra ma soprattutto dai glutei di queste massaggiatrici delle dure balordaggini più fisicamente appetibili.

Se a voi questo mondo di oggi piace, buon appetito.

Evviva la pazzia.

Vai, Joker. Buttati nelle strade, datti all’idolatrica ilarità sconsiderata, gigioneggia e scoreggia, cazzeggia, quindi immalinconisciti e canta al plenilunio con Jimmy Durante.

Ché la tua vita distrutta sia di monito a un mondo di ritardati e furfanti, di troie e bastardi.

Sì, tu sei The King of Comedy, tu sei Travis Bickle.

Beccati questa, pappone, lurido maialone.

E andate tutti a farvelo dare nel culo.

Siete venuti a galla, miei galli. E io sono Asterix. Ah ah.

Vi siete smascherati per i miserabili che siete sempre stati ma, prima dell’avvento di Facebook e Instagram, andavate in giro in giacca e cravatta. E gli altri davvero pensavano che non vi guardavate i film con Nicole Aniston.

Laureati! Con tanto di lode. E, come dico io, di lorde. Cioè quelle che, abboccando ai vostri soldi, imboccavate…

La verità del mondo è una sola:

Ed Sheeran ha sempre avuto una faccia da scemo. Durante l’adolescenza, non poteva farci niente. Se, all’ennesimo affronto e presa per il popò, assalito dalla rabbia, gli fosse saltato in mente di fare del casino, l’avrebbero internato come Arthur Fleck.

Ora, dopo due tre canzoni, ha i soldi che gli escono pure dalle orecchie da Dumbo. Sì, ha una faccia da cretino più di prima. Ma, se qualcuno l’offende pubblicamente, questo qualcuno viene contattato dall’avvocato di Sheeran. E il coglione finisce in mutande con tanto di rehab. Con tutti gli altri possibili, futuri e immaginabili Ed Sheeran, non ancora arrivati a un successo Perfect, che lo trattano da pagliaccio.

Molto triste, vero? Why so serrious?

E dai, non fare il musone, ce l’hai un lavoro? E una ragazza con cui guardare A Star is Born? E smettila… ma che vuoi dalla vita? Non mi dirai che ti fai i segoni su quella lì, eh? Ma che schifo!

Vergogna!

The Show Must Gon On.

Ricordate. Resiste e vince il più puttaniere e motherfucker.

Quindi, dateci dentro!

 

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di Stefano Falotico

Alla gente da Zampaglione, preferisco Keanu Reeves, bello e dannato, proprio un gran guaglione


06 May

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Sì, in John Wick 2 c’è Claudia Gerini.

Claudia tradì Federico Zampaglione con un vero Tiromancino sotto banco. Lo famo strano…

Sì, questa non la sapete. Non c’è neanche negli extra del Blu-ray delle deleted scenes e dei contenuti speciali.

Ecco, la storia è questa. Claudia arrivò sul set, vide Keanu e comprese che il profumo del mosto selvatico di suo marito non poteva competere con questo marcantonio bisex che fu protagonista de I ragazzi del fiume.

Sì, suo marito combatte questo sistema deprimente con le sue canzoni che istigano al suicidio.

Canzoni da pompe funebri. Sì, ah, mettono un’allegria che neanche le musiche delle bande di paese che accompagnano il morto durante i funerali.

Sì, basta, davvero. Sono delle lagne mortali. Adatte a gente che si piange, appunto, sempre addosso.

Melodrammatica, pietistica. Gente che cerca sempre compassione e legge Niccolò Ammaniti.

Invece io, parimenti a De Niro e col mio Neo in stile Keanu Reeves, con tanto di faccia cadaverica da Dracula di Bram Stoker, sono ben consapevole che il mondo sia un enorme Matrix ma non si lotta, nascondendosi nei piagnistei.

Bisogna sfoderare la grinta da puro Johhny Utah.

Per essere persone libere nell’anima non bisogna mai credere alle tristezze dello Zampaglione.

Liberi? Una moscezza tremenda. Diciamocelo, una monnezza.

Be’, che vi devo dire, amici?

Ho un cervello pazzesco, roba che Johnny Mnemonic si caga nelle mutande.

Molte cose non sono andate bene nella mia vita. Mi arrabbiai e fu tutta una Reazione a catena.

Spesso ho pensato di farla finita ma, a proposito di libertà, a questo punto sempre meglio la ruspante Liberi Liberi di Vasco Rossi.

Eh già, sono ancora qua!

Devo forse ringraziare L’avvocato del diavolo.

Dio mi ha regalato un Gift. Sì, un dono enorme. Il genio. So che siete invidiosi…

Ah, Parenti, amici e tanti guai.

No, a differenza di John Wick, non sono il babau. Ma quale Boogeyman.

E ho smesso di abbaiare.

Adesso, voglio solo abbacinare. Se uccidete il mio “cane”, so’ cazzi vostri, però, eh. Perché come Keanu sono un solitario lupo. Molto cupo. Ah, che attrice, Ida Lupino. Miei volpini.

Ah ah.

Comunque, cari friends, buona vita a tutti. Sono più basso di Reeves ma il carisma dell’uomo cazzuto c’è tutto. C’è anche il cazzone… però…

di Stefano Falotico

JOHNNY HANDSOME: il fascino à la MICKEY ROURKE


06 May

59702567_10213585721380235_2265742226715836416_nSì, so che può dispiacere molto la bellezza soprattutto se appaiata all’intelligenza. Perché provoca turbamenti ma soprattutto fa sì che si scatenino invidie animalesche.

L’invidia è una brutta bestia. Specie se associata alla cattiveria e all’ignoranza partorita da gente pettegola e malevola. Capace di nefandezze e colpi bassi imbecilli.

Pensate alla povera Monica Bellucci di Malèna. Che attirò tutti gli sguardi allupati dei maschi arrapati, tirandosi addosso le invidie di ogni comare e delle racchie gelose del paese come nella canzone Bocca di Rosa di Fabrizio De André.

Pensate soprattutto a Mickey Rourke. Un dio. Un uomo dotato di una bellezza luciferina al contempo angelica. Non a caso è stato San Francesco per Liliana Cavani, il santo più ambiguo della storia.

Johnny Favorite in Angel Heart e Johnny il bello.

Essere bellissimi suscita nelle persone, indubbiamente più brutte e meno dotate, pensieri abietti.

Al che la gente, impressionata dal tuo sex appeal mostruoso, rabbrividendo arrabbiatissima, fa di tutto per renderti un mostro nel senso peggiore della parola. Ricattandoti perennemente, domandandoti se puoi permetterti di essere così figo.

Inducendo perfino a vergognarti per lo stupendo fatto innato che madre natura ti abbia regalato il dono raro della venustà assoluta e infinita.

Urlandoti in faccia che dovresti lavorare come un negro e tirartela assai meno.

E perché mai? Ci sono persone superiori. E non solo fisicamente parlando.

Poi ci sono i nani che, non essendo stati graziati dagli angeli nel giorno della loro nascita, sperano in cuor loro che tu possa venir colto da un male impietoso e che ti possano succedere colossali sfighe.

M agli angeli, già solo trasfondendo in questi neonati magnifici il regalo della bellezza divina, si presero gioco diabolicamente di tutti i piccoli diavoli.

Cornificandoli.

Di fronte a uno come Mickey, bisogna solo inchinarsi. Se tale genuflessione viene praticata dalle donne, tanto meglio.

 

di Stefano Falotico

 

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Scarface di De Palma è un capolavoro forse più dell’originale anche se Frusciante non è d’accordo


05 May

In tarda serata di sabato, s’è scatenata una faida cinefila.

Federico Frusciantone ha, come di consueto, inserito nella sua bacheca il trailer del suo film del giorno. In tal caso, Scarface di Brian De Palma.

Non starò qui a farvi tutto il reportage dei vari e svariati commenti che gli sono arrivati di lì a poco.

Fra cui la mia opinione secca, oserei dire abrasiva.

Ecco due screenshot che attestano il mio intervento chirurgico, da meticoloso operatore sanitario delle inesattezze oserei dire slabbrate.

Federico, in buona fede, ha asserito, come potete leggere, che Scarface, appunto, di De Palma sia un ottimo film ma il vero capolavoro rimane, a suo avviso, l’originale di Howard Hawks con Paul Muni.

È la quarta volta che sono totalmente in disaccordo con lui.

Ecco le tre volte precedenti su film per cui abbiamo avuto e abbiamo pareri discordanti.

The Ward di Carpenter, che lui considera un filmone, secondo me è un filmetto. L’ho pure scritto nel mio saggio monografico John Carpenter – Prince of Darkness. E non rinnego una sola parola da me vergata in questo libro che dovreste quanto prima acquistare, collezionare e spolverare un giorno sì e un giorno no, rispolverando soprattutto Il signore del male, appunto, come da (sotto)titolo in originale di tal intarsiata mia opera molto calibrata, ponderata, oggettiva e giammai agiografica.

Sì, Il signore del male è la vetta spropositata, inarrivabile di John.

Autore indubbiamente di opere mastodontiche che conoscerete meglio di me, anche se ne dubito, poiché io conosco il Cinema meglio di voi, ah ah, che qui però ha proprio toccato la perfezione oserei dire più sibillina, certosina, adamantina!

Se lo reputate un horror alquanto noioso, vi prescrivo subito una colazione a base di pancetta affumicata indigesta, simile a quella fatta da quegli obbrobriosi, ingrati critici da quattro soldi degli Stati Uniti, malati di panza e di putrescenze gastrointestinali vomitevoli propagatesi nelle loro tastiere, i quali continuano ostinatamente a non comprenderne la grandezza impari.

Critici americani, se continuate così, vi trasformerete come la donna scarnificata nel finale de Il signore del male e la Bestia vi possederà come ne L’esorcista.

Vi rendete conto? Di questo ne siete coscienti, poveri panzerotti da Malibù delle vostre idiozie sesquipedali sparate insipientemente in merito a quest’intoccabile, venerabile, eccelso e iper-mirabile masterpiece assoluto del maestro nostro travolgente?

Già l’idea secondo cui dio e il diavolo siano la stessa creatura è qualcosa di geniale. Poi che classe, che finitura nelle inquadrature, che atmosfera fuori da ogni spazio-tempo, parliamo della stessa metafisica di cui discetta il grande Victor Wong in tale pellicola al di là di ogni cinematografica scienza esegetica.

Detto ciò, mi spiace per John e per Frusciante, The Ward è un film decisamente minore.

Quindi, Mission e Donnie Brasco sono due film strepitosi. Retorici quanto volete, certo, ma è manierismo di altissima scuola.

A Federico non piacciono molto. A me sì. E anche parecchio.

Dunque, arriviamo alla questione Scarface.

Io sono mereghettiano, nel bene o nel male. Paolo Mereghetti ha detto e scritto molteplici scemenze nel suo biblico Dizionario dei film. E la sua idiosincrasia nei riguardi di Sergio Leone è inesorabilmente oggetto di studio psichiatrico.

Acclarato questo, su Il signore del male la pensa esattamente come me. E nell’ultima edizione del suo tomo ha portato a quattro stellette, cioè al massimo, la sua valutazione critica a riguardo.

Stesso discorso dicasi per Scarface.

Prima gli aveva assegnato tre stellette. Ora è arrivato a dargliene 4 piene. Quasi con lode.

Le stesse che ha dato ovviamente all’originale.

Scarface è un film cresciuto col tempo e non è un remake nel senso più stretto e letterale del termine.

È semmai un rifacimento dell’idea originale a misura e mistura grandiosa della poetica eccessiva di De Palma.

Con un Pacino d’antologia.

Un film talmente volgare, nel senso migliore della parola, da divenire colossale.

Fabrizio Corona ha sempre sostenuto che Tony Montana è il suo idolo e che lui stesso avrebbe voluto di Scarface realizzarne un remake. Il signor Corona di questo film credo che abbia capito ben poco. Ha semplicemente, solamente compreso le stesse coroncine e catenine d’oro, gli anelloni al dito di Montana/Pacino che lui orribilmente indossa ma non possiede la cultura introspettiva per potersi nemmeno avvicinare a un film così.

Sì, caro Fabrizio, so che con le donne ti comporti alla stessa maniera di Tony. Vai, a bordo piscina, dalla tua bella fighella ignorantona e, come se lei fosse Michelle Pfeiffer, donna invece molto raffinata, parimenti ad Al Pacino le dici platealmente, senza filtri: voglio scoparti.

Senza se e senza ma.

Lei, come Michelle in questo film, accetta. Perché hai gli stessi soldi di Tony.

Ma adesso, a parte gli scherzi, davvero Fabrizio, bello di mamma, credi di valere soltanto l’unghia del mignolo anellato di Pacino? Stiamo parlando di un padrino vero, di un Corleone molto Carlito. Del futuro Jimmy Hoffa di The Irishman. Di uno che conosce Shakespeare a memoria. Di un puro uomo Scent of a Woman. Mica di un discotecaro imbrillantinato che, oltre a non conoscere la dizione, non sa neanche parlare in italiano accettabile. E recita pure male la parte della vittima.

Detto ciò, Scarface è un capolavoro immane. Come diceva il giudice Sante Licheri di Forum, la seduta è tolta. Se Corona non ci sta, dategli altri tre mesi di lavori socialmente utili. Se Frusciante rimarrà invece della sua idea, ci sta.

Scarface, al di là della magnificenza kitsch, varrebbe anche solo per due frasi mitologiche:

Elvira è sempre in ritardo: passa metà della sua vita a vestirsi e l’altra metà a spogliarsi.

Se avessi preso la strada del prete, di sicuro sarei diventato papa!!!

Ma non c’è mai due senza tre.

Ed ecco la frase a 4 stellette: io dico sempre la verità, anche quando dico le bugie.

Su Scarface però sono sincero, si tratta di una bomba fenomenale quasi quanto quello che ho in mezzo alle gambe.

scarfacescarface 2 di Stefano Falotico

 

 

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John Rambo, secondo voi, è uno gnostico?


05 May

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Che cos’è lo gnosticismo?

E la dottrina gnostica?

Un’ascesi in poche parole.

Riguardate i film della saga e capirete che Rambo è uno gnostico, un ilico.

E, di fronte a tanta ignoranza, diventa una furia.

 

di Stefano Falotico

 

Le memorie ottenebrate scalpitano dalla languidezza del tuo Kickboxer


04 May

kickboxer blu rayVi ricordate la scena in cui Jean-Claude Van Damme rimembra il tempo eterno della terra delle aquile ove quei cavalieri, come dei saraceni pupi siciliani, spadroneggiavano da ronin spadaccini?

Scena meravigliosa che, nella mia classifica cinematografica, fa sì che Kickboxer ascenda a inamovibile cult appunto personale.

Il cult non è un capolavoro. Obiettivamente, Kickboxer è un film puerile e alquanto stupido col super cattivone che non vedi l’ora che venga pestato a sangue, come infatti puntigliosamente, oserei dire chirurgicamente avviene nel finale rombante di calci piroettanti.

Ma, nel Cinema, anche in quello basso e infantile, esistono scene memorabili.

Che tempi erano quelli in cui in tv passò in prima visione questo film con Jean-Claude?

Andavano di moda i cicli delle martial arts. Introdotti dalla sigla iper-visionaria inframmezzata dai corpi taurini dei protagonisti di questo genere di pellicole. Sull’indimenticabile Knockin’ on Heaven’s Door. Di Bob Dylan?

Eh no. Dei Guns N’ Roses.

Una cover che da sola valeva la grinta di quegli anni per noi d’oro.

Ma che tipo di società era?

Lo so io. E, se volete che ve lo/a riferisca, prima offritemi un caffè.

Non c’è niente da fare.

La psichiatria è materica, è fallimentare con uno come me. Praticante dell’occultismo della sua anima tenebrosa, dunque solare come il mattino più ardente.

Uno dei miei film preferiti in assoluto è Il signore del male di Carpenter. Ho detto tutto.

Sì, ci sono i capolavori e ci sono quelle persone irremovibili che adoreranno sempre alla follia i loro nostalgici infantilismi infrangibili.

Perché io, in un certo senso, sono come Stephen King.

Sì, l’unico scrittore vivente, altro che Bambini nel tempo di Ian McEwan, capace di essere grande e grosso ma di ricordarsi uno Stand by Me – Ricordo di un’estate come se fosse oggi.

Il tempo non esiste.

Io con la mia anima e la mia mente pratico il relativismo di ogni teoria da abbattere a monumento del mio sacrale tempio.

Sì, forse stavolta sto davvero morendo. E sto bussando alle porte del paradiso, fuori da ogni epoca, da ogni realtà relativistica, sconfiggendo ogni relatività quantistica.

Buonanotte.

A proposito di Dylan, cosa ne pensate di Hurricane?

Sì, io posso soprattutto dirvi che società oscenamente giovanile era quella degli anni di Tarantino.

Ove idioti andavano matti per riviste come The Games Machine, tripudio di scemenze nerd e si sparavano tutti i peggiori film americani, stronzate come Indipendence DayStargate e idiozie di sorta.


di Stefano Falotico

 

Tiger Man: siate amici del giaguaro e non di Leopardi, video INFINITO in onore di Van Damme


04 May

Sì, Jean-Claude è un uomo che io, durante i primi turbamenti adolescenziali, quando il cuore spingeva all’over the top, tenni molto in auge. Questo bambagione simpaticissimo che arcuava il suo bacino su movenze tamarre mai viste con classe da ballerino. Un Roberto Bolle in abiti marziali. Ah ah.

Muscles from Bruxelles, un titano di bicipiti su tricipiti bilanciati in forme simmetriche molto pompate.

Un uomo venuto dal nulla, anzi dalla palestra ove, sollevando pesi alimentati su proteine forse anabolizzanti, Jean-Claude ascese nell’empireo dei maggiori posatori scultorei del culturismo più alla Bruce Lee in salsa occidentale.

Lui, Frank Dux nell’epocale must di ogni prima infanzia che già spinge, ovvero il mitico, oserei dire leggendario Senza esclusione di colpi.

In cui, nell’infernale sfida infernale simile a Mortal Kombat, Jean-Claude viene accecato dal suo vero amico nella vita reale, il possente cicciottello Bolo Yeung, qui nella parte del mefistofelico figlio di puttana Chong Li.

Ma Jean comprende l’imbroglio, sì, Chong Li, consapevole che Dux fosse molto più forte di lui, gli aveva scagliato contro una polverina non tanto magica. Che gli obnubilò la vista.

E ora? Jean-Claude ricorda quindi gli insegnamenti orientali del suo maestro di saggezza e ritrova la sua arte della guerra.

Al che, il cicciottello Chong Li fa la fine di Cicciobello.

Kickboxer, altra summa imperdibile per ogni suo ammiratore.

Poi Lionheart.

Qua, il pathos nella scena finale è forse ancora maggiore.

Van Damme, nella parte di Lyon, nomen omen come si suol dire, affronta il mastodontico bastardissimo Atilla. Una sorta di André the Giant con codino da Roberto Baggio grasso.

Il suo amico, tradendolo, scommette su Atilla. Al che Lyon, a differenza di Lion/Al Pacino de Lo spaventapasseri che all’ennesima batosta psicologica diventò schizofrenico irreversibile, comprende l’abisso e, come un moderno Sansone, fa crollare tutti i consiglieri fraudolenti e farisei, ritrovando un’energia vitale davvero immane.

Strepitoso, peraltro, in questo momento cinematografico oserei dire paragonabile al miglior Orson Welles, ah ah, ove il leone Jean spacca Atilla l’orso, il tifoso su capelli brizzolati che urla:

– Oramai ce l’hai in pugno. Dai, dai, dai, dai, dai. Sì, bravo!

 

Il pubblico inneggia al trionfo. Partono fulmini e saette formato piroette e pugni tonanti.

Al che Jean comincia a lavorare pure con maestri veri come John Woo e Ringo Lam.

Toccando una vetta in The Replicant, un Face/Off sui generis da cineteca.

Di mio, tutto si può dire tranne che sia impavido. Spesso sono anche pallido ma è perché amo il mio giorno ove vi metto tutti a pecora.

Oh, come rimedio io delle sventole pazzesche, lo sa solo la mia faccia da culo.

 

di Stefano Falotico

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Quando sono malinconico, cioè sempre, la gente che mi vuole bene non si preoccupa. Quando sono allegro, chiama l’ambulanza. Ah ah!


04 May

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Sì, c’è poco da ridere, non sto scherzando. Sembra come la storia di al lupo, al lupo invertita.

In quel caso, l’uomo chiedeva soccorso, allertando i suoi amici e gridando loro che stava per essere sbranato da un lupo affamato.

Tutti accorrevano per salvarlo dalle grinfie del terribile animale, salvo poi scoprire che lui era appunto già salvo, vivo e vegeto. E che nei dintorni non v’era nessun lupo.

Poi, quando il lupo ci fu davvero, l’uomo urlò nuovamente al lupo, al lupo ma tutti pensarono che si trattasse del solito scherzetto e l’uomo fu divorato dalla bestia feroce.

Sì, traslando appunto questa storia e capovolgendola, prendendola come metafora dei miei stati mentali finalmente col mondo più riappacificati, alla gente che m’ha conosciuto o, perlomeno, presumeva di conoscermi bene, questa mia metamorfosi in un uomo ridente, spingente, gioviale, piacente e molto piacevole soprattutto alle donne, sta molto dispiacendo.

Ma roba da matti!

Sì, a questa gente appare incredibile che io sia nuovamente florido come una rosa e che ogni donna voglia venire a letto con me senza che neppure fatichi a corteggiarla, regalandole bellissime rose più delicate delle sue cosce morbide e vellutate.

La gente è inorridita da questa mia fotogenia impressionante, n’è rimasta devastata, oserei dire allucinata.

E, non credendo ai propri occhi, vedendomi così visibilmente homo eroticus, prima pensa che io abbia fatto un trapianto di cornee, poi malevolmente desidera accecarmi, perfino incendiarmi più di come le loro donne, essendo da me questi qua resi perfino cornuti, m’infuocano ed esse stesse di calore bruciano arrossate. Ché, appena mi vedono, arrossiscono e quindi, gemendo, gioiscono.

Sì, dovreste vedere invece i loro uomini. Posseduti da rabbie inaudite da manicomio, s’accendono e urlano indemoniati.

Mi rincorrono per gli isolati come Keanu Reeves di Point Break per fermare la mia animalesca adrenalina molto malandrina da Patrick Swayze di Ghost.

Credo che siate arrivati al vostro punto di rottura, coglioni, mentre io arrivo sempre al punto G.

Ove ogni donna si scioglie e, scolante, si scotta (s)venente.

Sono un uomo dirty dancing mentre voi, belli miei, mica tanto, state soffrendo ne La città della gioia.

Sì, appena mi scorgete tra le frasche, urlate inverecondamente al lupo, al lupo!

Ma io, mi spiace deludervi, non perdo il pelo, anzi, mi son pure ricresciuti i capelli, ma soprattutto non smarrisco il vizio.

Dunque, vizioso e capriccioso, soddisfo ogni voglia capricciosa, spruzzando a tutte il mio gel delizioso.

Soffice e granuloso, corposo e cremoso.

Dicasi potentissima inculata. Comunque, a parte gli schizzi e gli scherzi, se mi fate la fine di questo qui, sono cazzi vostri. Sapete che me ne possa fregare?

 

di Stefano Falotico

 

swayze wong foo

Anjelica Huston spara a zero su tutti tranne che su sé stessa: Crimini e misfatti di una donna Addams poco dama che amò l’Adamo Nicholson, uomo scacco matto


03 May

anjelica hustonAvete letto la sua intervista su Vulture?

Anjelica Huston è una grande attrice ma, in senso prettamente poco cinematografico, appena la vedo, penso di essere Helen Hunt di Qualcosa è cambiato. Perché provo più attrazione sessuale per quel pazzo compulsivo di Jack piuttosto che per questa donna Anjelica di nome ma brutta come Morticia Addams. No, La Huston non possiede quei tratti femminili che a me piacciono, angelicati, delicati, lisci. Il suo viso è indubbiamente quello di un becchino.

Insomma, non è che stimoli molto. Diciamocela.

Intendiamoci, a me piacciono eccome le bellezze atipiche. Adoro le donne imperfette. Con segni particolari. Semmai pure troppo magre, fisicamente non eccezionali, insomma con tratti distintivi talmente peculiari da distinguerle dalle altre e dunque elevarle nel mio personale indice di gradimento.

Ma questa, diciamocela, è inclassificabile. Sì, Meryl Streep è più brava di lei e, in fatto di repellenza, le tiene altamente testa. Ma le è comunque preferibile.

Sì, Anna Mazzamauro è la campionessa delle racchie ma possiede ancora il fascino della signorina Silvani.

Sì, sapere che piaceva a Fantozzi, la dovrebbe inorgoglire.

Com’è umano lei…

Sì, io stimo moltissimo Jack Nicholson. Perché, oltre che essere uno dei miei attori preferiti di tutti i tempi, va altamente lodato per essere stato con Anjelica non solo una volta, bensì a fasi alterne per decadi intere.

Un coraggio da leone.

Jack è stato con delle donne universalmente fighe ma ha sempre avuto la fissa per Anjelica. L’unica che lo comprendeva, con la quale lui stesso ha dichiarato che si trovava davvero a suo agio.

Con le altre, per Jack, è stato solo sesso en passant, con Anjelica poteva sfogarsi bestialmente come in 3 giorni per la verità, sapendo che lei comunque l’avrebbe perdonato.

Con la figlia di John Huston, eh sì, Jack non avrebbe mai tradito L’onore dei prizzi.

Sì, la Huston tiene molto in auge Woody Allen, discolpandolo da ogni accusa sessuale che gli è stata imputata ultimamente e in tempi non sospetti.

Allen l’ha diretta in Crimes and Misdemeanors e in Manhattan Murder Mystery ove Anjelica ha vestito i panni rispettivamente di Dolores e Marcia FOX.

Ho detto tutto…

In quest’intervista Anjelica attacca tutti, difendendo appunto solo il suo amato Jack.

Dicendo che Jack, a differenza di Bobby De Niro, non avrebbe mai recitato in un film come Ti presento i miei.

Ah, per forza, Jack Nicholson, ora affetto da demenza senile galoppante, non si ricorda nemmeno il nome della figlia avuta con Anjelica. Nemmeno dei figli e delle figlie avute con le altre.

Questa è bella, questa è bellissima, ah ah.

Anjelica dunque spara su Al Pacino, colpevole a suo dire di aver girato molte schifezze ma riconoscendogli che è stato più sperimentale rispetto a De Niro.

Infatti, in The Irishman, Pacino interpreta Jimmy Hoffa. Uno che volle sperimentare l’amicizia con Frank Sheeran/De Niro… e ho detto tutto.

Dice, non a torto comunque, che De Niro da più di vent’anni non è stato più meraviglioso.

Sì, lei infatti è dal 1991 che non riceve una candidatura all’Oscar e gli ultimi suoi trenta film li ha visti solo Jack Nicholson.

Ho detto tutto.

L’ultimo suo film decente è L’isola dei cani ove lei non si vede e dà la voce a Mute Poodle.

L’altro film passabile è sempre di Wes Anderson, Le avventure acquatiche di Steve Zissou.

Uscito nel 2004.

Siamo o non siamo nel 2019?

Non è che quello smemorato di Nicholson e Anjelica stanno ancora assieme?

No, così, per chiedere, eh.

Ah ah.

Di mio, che posso dirvi?

Adesso vado a letto, spero di non trovarmi fra le lenzuola Anjelica.

E ho detto tutto.

Sì, va riconosciuto, Woody Allen mi fa un baffo.

 

di Stefano Falotico

giorni verita anjelica

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