Sì, mentre a Cannes assisteremo ai soliti noti, esiste nelle periferie bolognesi un uomo che, invero, ha sempre avuto poco a che vedere col Billy Bob Thornton di The Man Who Wasn’t There dei fratelli Coen.
Qui, potete vederlo in tutto il suo barbarico splendore. No, prima con la barba e i capelli arruffati, quindi con un’acconciatura tra lo sfigato, l’elegante Matt Dillon di oggi, lo sguardo stralunato da Nicolas Cage, il fascino ermetico di un Marcel Proust lungo le scalcinate vie felsinee un po’ rustiche.
Un uomo che, molti anni or sono, fu selvaggio proprio come Matt Dillon di Rumble Fish.
E adesso ha una voce roca da Tom Waits. Da cui, miei zombi, il film The Dead Don’t Die.
Un uomo che, chetamente, senza dare nell’occhio e senza imitare Marco Bellocchio, fotografa la vita meglio di Terrence Malick.
Guardando film a tutt’andare, leggendo riviste e libri altissimi con estrema concentrazione purissima. Corteggiando le donne con una finezza sottile come i suoi baffi ben rasati. Come la sua glabra gentilezza smodata.
Insomma, un personaggio monumentale.
Perché un tempo la mia vita, depressasi e mortificata per colpa di tanti ragazzi più sboccati di quelli del capolavoro di Coppola, si arenò a letto.
Ma colsi fra le ombre dei miei esistenziali reumatismi, oh sì, una bionda molto dolce.
Lei toccò le corde giuste e la musica cambiò. Dal lagnoso piagnisteo passai soltanto ad amori di ritmo “pianoforte”.
E da allora, dal b/n triste alla Roger Deakins, la mia vita virò al Technicolor.
In formissima e in formato Panavision, tutto vibrò.
Ce la possiamo dire? Senza se e senza ma?
Sono veramente un Genius.
Uno a cui non daresti una lira.
Infatti non me ne faccio nulla, oggi ci sono gli Euro.
Anziché suonar la lira, strimpello la chitarrina con voce dura da uomo che fuma sigarette a iosa e, col morbido catarro della sua gola profonda, ha mostrato che nella vita non servono le virilità competitive da idioti, bensì occorre il carattere maturo d’una mente immersa eternamente nei sogni lievi come ieri, come la vita nel suo dipanarsi flebile e poi tostamente grintosa.
Sì, la vita è come una scatola di cioccolatini. Non sai mai quello che ti capita.
Semmai, pensate di avere una vita magnifica e, come fanno gli strafottenti, prendete in giro le persone melanconiche. Perché vi paiono tristi, miserevoli e inesistenti. Una vita, la vostra, da illusi sognatori come in Bianca, con tanto di lezioni cattedratiche e battutine sul Mont Blanc. Da sachertorte di sfottò. Poi, la situazione si ribalta di colpo. In un batter d’occhio. Per i bastardi professorini, ora, in ordine di graduatoria primeggia La stanza del figlio.
Mentre per altri la vita è brillante in un battibaleno con tanti arcobaleni. Una vita imprendibile come Moby Dick contro tutti gli invidiosi Achab.
di Stefano Falotico
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