Sì, avete presente il film di Barry Levinson con Bob De Niro? What Just Happened?
No, non ce l’avete presente perché questo film assai sottostimato l’ho visto solo io e forse Michael Wincott.
Il più grande cinematografaro del mondo, ah ah, colui che è stato il villain de Il corvo e il cugino sfigato dello sceriffo di Nottingham nel Robin Hood con Kevin Costner.
Insomma uno che ha una faccia da ergastolano ma lo prende in quel posto più di Fantozzi.
Sì, lui vuol editare il film Fiercely con Sean Penn come dice la sua testa. Convinto di essere il nuovo Orson Welles. Ma la direttrice dello studio Catherine Keener, specializzata in ruoli da t… a, e anche qui è stronza alquanto, gli cassa quasi tutto. Perché pensa solo agli incassi.
Wincott distrutto, apparentemente crolla e abdica alle richieste della Weinstein in gonnella. Ma poi a Cannes stupisce tutti, presentando sotto banco il suo director’s cut.
Un finale che farebbe arrabbiare tutti gli animalisti. Anzi, li fa proprio incazzare.
Bob De Niro, il produttore della pellicola, ascolta i fischi sonanti, rimuginando e mugugnando con la classica smorfia congeniale all’attore de Gli ultimi fuochi.
Inforcando gli occhiali in stile Battiato, occhiali di sintomatico mistero. Eh già.
Wincott invece ridacchia sotto i baffi. Probabilmente, dopo una mossa del genere, non gli daranno i finanziamenti neppure per girare un Super 8 millimetri (no, non il film di J.J. Abrams) di suo figlio alla prima Comunione.
Ma lui se ne frega. Tanto un altro lavoro lo troverà. Al massimo, s’iscriverà alla lista di collocamento de I soliti ignoti. O no?
Ecco, Disastro a Hollywood non è un grande film ma è godibile. Con molte scene deliziose.
I protagonisti di Robert Altman è certamente superiore ma noi non dobbiamo partire dai maestri assoluti.
Dobbiamo farci la gavetta. Altrimenti saranno soltanto gavettoni in testa.
Per realizzare anche un cortometraggio degno di nota, bisogna procedere con meticolosità poderosa, oserei dire puntigliosa.
Intanto, imbastire una sceneggiatura d’una certa rilevanza, originale ed enigmaticamente sottile. In una parola, sfiziosa. Lasciando stare tutti i furbetti ammiccamenti libidinosi e le puttanate varie di presa subdola.
No, nessun nudo, al massimo un tocco di femminilità elegante e sensuale nell’impasto del cortometraggio speciale. Mescolata a una virilità cazzuta da pensatori liberi.
Nichilistici, narcisisti, giammai solipsistici o classisti. Insomma, uno script da veri equilibristi delle parole e delle atmosfere che spingono…
Sì, in pochi minuti, bisogna allestire un pregevole lavoro, tecnicamente ben realizzato. Altresì è doveroso, per onestà intellettuale, sintetizzare la propria poetica in un tempo così stringato, limitato. Senza essere limitati.
Senza schiacciare la potenza dell’assunto con sbrigativi effettismi e subdoli escamotage, come si suol dire, ruffiani e da paraculi.
Bisogna cioè creare il proprio piccolo gioiello, conservando un personalissimo stile incisivo. Senza mai vendersi e leccare… Altrimenti beccheremo soltanto dei frontali e ci spaccheremo gli incisivi.
Mica facile. C’è poi lo storyboad, gli attori da scegliere, gestire e dirigere, tutto il comparto tecnico e le location da selezionare accuratamente dopo profondi spogliatoi, no, sopralluoghi. Al che, ti accorgi che ciò che appariva un gioco da ragazzi, ah, non solo è dispendioso perché occorrono numerosi soldini da investire, bensì è semplicemente più complicato del previsto.
Ma io e il mio amico ce la faremo. Senza farci nessun film, facendolo.
Ci siamo quasi. Incrociamo le dita.
Finita Pasqua, passerà qualche giorno e partiranno i ciak. Possediamo la cultura per fare questo. Il coraggio. E, come si suol dire, il carisma.
Gli allibratori non accettano scommesse. Vincere e vinceremo!
E se invece perderemo? Gireremo un altro corto. Noi non ci demoralizziamo.
Mentre voi passerete tutta la vita a brindare che la Juventus è stata eliminata dalla Champions League.
In faide e sfottò barbarici. Napoletani contro piemontesi e donne umbre contro uomini siculi.
Continuando nella vostra vita di bassezze, indignitose, truffaldine vite misere. Anzi, miserrime!
(S)fatte di gelosie, oscene battute sempre coi doppi sensi sessuali, che voi definite “piccanti”, ripicche, filippiche, della serie oggi amo Filippo ma lo tradisco con un filippino, tanto Filippo non può sospettare che la sua amante sia la mia donna delle pulizie.
Sì, un’Italia di cornuti, di uomini miopi senza cornee e senza cuore ove gli ipocriti pregano con le coroncine e poi comprano i libri di Corona. Sarete mazziati!
Sì, continuate così. Poi non vi lamentate… se arriveranno, sempre da parte mia, mazzate!
Così è.
Sono presuntuoso.
Mi pare sacrosanto.
E cammino con aria disinvolta, adocchiando di qua e di là con indubbio charme.
Perché mi comporto in questa maniera volgare?
Come dice il mitico Christian De Sica:
ah, buzziconi, ma vedete d’anna’ …
Ecco, ci siamo capiti.
Adesso, scusate, devo andare al negozio dei giocattoli.
Una tizia, essendo da me stata rifiutata, va consolata con un Big Jim.
Sì, sinceramente, ah, n’è passata di acqua sotto i ponti. Ove io non finirò per vostra delusione somma, somari.
Sì, voi avete fatto gli stronzi a pontificare, qui in Italia sono tutti i pontefici, mentre io, non scordatelo mai, rimango il più cinico.
Mi pare ovvio.
Detto ciò, senza rancore, eh?
Sì, nella mia vita commisi un errore sesquipedale. Al pari di Jack Nicholson de La promessa.
Cioè, ho sempre avuto ragione io. Ma non sono mai esistite, sussistite le prove della mia ragione.
E allora dicevano che andavo assistito.
E dunque era più facile credere che fossi un delirante mezzo matto, un personaggio da Jodorowsky, sì, da La montagna sacra.
E di me fu equivocato tutto dapprincipio. Son solo un principe. A volte pure solo e basta. Ah, chi se ne frega del Sole? Poi ti scotti!
Perché, se uno non adatta il suo genio a dei principi, a dei principianti di ordinarietà e non riesce mai a dimostrare la sua superiorità, il gigante diventa un nano e i nani prendono per il culo il gigante.
In un capovolgimento pazzesco e ipocrita di verità ribaltate.
Sì, non ho mai avuto bisogno di amori adolescenziali e di ragazzine piccoline. Così, mi son beccato nel corso del tempo anche l’appellativo d’impotente. Perfino di maniaco.
Perché la gente ha pensato: ah, questo ti piace però non ti piace. Questo lo fai però non lo fai. Allora devi essere un semi-pervertito.
Ora, credo che i nani vadano zittiti una volta per tutti. Anche per tutte…
I nani sono trasgressivi nel vestiario, nelle pose ma nella mente e nell’anima sono dei pelandroni nullafacenti.
Parlano, spettegolano, giudicano, favellano ma poco combinano. Perché, messi di fronte al salto di qualità, si chiudono come sempre nei moralismi, nella retorica, nell’esaltazione cioè della stoltezza.
Della loro tristezza.
E del vivaio porcellesco quotidiano.
Meglio essere tosti, duri, cupi.
Si rischia di essere emarginati e picchiati a sangue dal mondo.
Sì, ovvio. Meglio che rimbecillirsi.
Io adoro Nietzsche.
E dovreste adorarlo anche voi.
Evviva il titanismo!
Sì, altrimenti si finisce a fare i medici e gli avvocati.
Bravissimi, ma non sono artisti.
E, fra una parcella e un onorario, un paziente e una causa, aspettano che la Juventus vinca la Champions.
Se a voi questo mondo piace, a me no.
di Stefano Falotico
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