Sì, quest’idea sta assumendo in me, col passare del tempo, sempre più un netto, inequivocabile convincimento. Dettato dalle relazioni sociali che avverto, nel mio intimo, deludermi sempre più profondamente. Finte, basate sull’apparenza, mendaci e mentitrici della nostra essenza più lieve e armoniosa.
E questo discorso vale anche per il Cinema. Nelle scorse ore, in maniera anche colorita, pindarica, giocosa e beffarda, mi son espresso in termini molto radicali su Stanley Kubrick. Potete trovare i miei scritti qui e ravviserete che non mento.
No, Stanley Kubrick, a eccezion fatta di un paio di film, lo trovo sopravvalutato. E poi mi par davvero noioso che si celebrino sempre gli anniversari della morte dei cosiddetti geni.
Incominciate a ricordare le morti, innanzitutto, dei vostri cari. Anche se erano uomini e donne stupidi. Chi se ne frega? Forse vi hanno dato più di questo Kubrick.
La gente guarda Shining alla tv e semmai ha aspettato questo momento da mesi eppure è abbonata pure a Netflix. Ove Shining è stato aggiunto ben prima della sua ennesima, insopportabile, nuova, perentoria messa in onda.
E, con estremo orgoglio, ben conscio di ciò che dico e penso, senz’alcun pentimento o vaghi ripensamenti, affermo qui, così come ho asserito puntigliosamente, che Stanley Kubrick, dinanzi a Clint Eastwood, sfigura e non poco.
Il Cinema di Kubrick è moralistico, pedante, misantropo, pessimista, un’ecatombe filmografica delle sue mai sopite e curate ansie.
Non voglio con ciò dire che bisogna essere retorici e sentimentalmente ruffiani. Ma, appunto, spietati eppur romantici come l’insuperabile Eastwood.
Lui, sì, davvero maestosamente poetico, liricamente perturbante, sempre in lotta con un mondo per il quale, con sacrosanta idiosincrasia, sfacciatamente si è accanito e ancor si schiera apertamente contro senza andarci per il sottile. Secco, essenziale, magnificenza nitidamente vivente. Non so ancora quanto vivente ma fa niente…
Kubrick invece va oramai bene solo per i passatisti di un Cinema superato, didascalico, questo Cinema che vorrebbe insegnarci a stare al mondo. E trovo sempre palloso e osceno quando uno si eleva a maestro demiurgico e a educatore cineastico delle coscienze… anche cinefile.
Ciò va bene per le donnette che insegnano alle scuole per bimbetti. Un autore deve essere al di sopra di posizioni cosiddette discutibili e apodittiche. Non dev’essere un assolutista della vita ma un inventore di nuove traiettorie visive, emozionali e perfino di rivoluzionari punti di vista.
Kubrick è stato un rivoluzionario? Macché? Orson Welles lo era. Kubrick, tutt’al più, era un attento osservatore e un trombone.
Che poi i peggiori sono proprio i cinefili. Tocca loro i film “intoccabili” e vanno su tutte le furie.
Allora ha fatto bene, coraggioso all’ennesima potenza, Francesco Alò a dire la sua nella recensione di Cocaine quel che ha detto. In barba al corretto…
Sostenendo che Scorsese, in alcuni gangster movie, è stucchevole.
Sì, lo è. Nobilita i mafiosi e li fa vestire perfino da Armani. Anche De Palma l’ha fatto. Ma in maniera diversa.
Grande film Quei bravi ragazzi ma quante assurdità. I mafiosi sono persone cupissime, sole, folli e invece Scorsese ce li ha tratteggiati, sì, come dei farabutti figli di puttana e viscidi, ma anche come compagnoni da birre in compagnia e facciamoci du’ spaghi.
Quindi, sono sempre più convinto di abbandonare molte certezze della società occidentale, in particolar modo di quella italiana. Borghese, vecchia, legata a schemi e valori vetusti come il cucco.
Valori che, anche nelle sfere apparentemente più altolocate, paiono quelli appunto di cosche mafiose.
E infatti, ogni giorno che passa, ringiovanisco a vista d’occhio.
– Stefano? Hai sbattuto la testa e te la sei rotta per arrivare a dire che Shining è un film mediocre?
– No, mi ha proprio rotto.
In fondo, mi ha proprio stancato il mondo in generale.
Tanto io cambio ma il mondo no.
E questo gioco del vivi e fattela piacere anche se il mondo fa schifo… a lungo andare è più falso dei film di Kubrick.
Credo altresì fermamente che Bob De Niro di Cape Fear avesse e abbia ancora ragione da vendere.
Così come dice a Nick Nolte.
Questi qui s’impegnano… nelle loro professioni, per far carriera, per far soldi, per vestire bene. Ma non s’impegnano nelle cose più vere e schiette.
– Ci sei stasera? Devo parlarti di una cosa.
– Di cosa devi parlarmi?
– Sai, sto pensando seriamente di suicidarmi.
– Macché. Smettila. Fatti una passeggiata e una buona dormita. Vedrai che tutto si aggiusta. Ci sentiamo sabato. Ché usciamo, ok?
Tanto, arriva sabato e chissà quale altro film di Kubrick trasmetteranno e tutti staranno in casa a “goderselo”.
Forse, per quanto non lo abbia mai avuto in auge, aveva ragione pure John Lennon.
Continuate pure a guardare le vite altrui e un bel giorno, quando starete per morire, capirete che forse quel sabato sera dovevate solo farvi una bevuta.
Da veri ubriaconi, senza sovrastrutture, senza nulla.
Come i grandi saggi. Come forse solo Bukowski e i geni come lui.
E questo è proprio tutto.
di Stefano Falotico
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