Sì, non mi riferisco a me quando parlo di Frank Castle, immensamente incarnato da Jon Bernthal.
Ma alle rabbie sotterranee di questa società impazzita. La mia non è retorica e nemmeno amarezza, è l’evidente, plateale, sincera visione delle cose, netta, radicale, brutale, schietta, sbattuta in faccia.
E questa è la mia crudele, spietata disamina.
Sono il primo fautore della modernità ma il progresso, con tutte le sue cose belle annesse, pur mettendoci in interconnessione fra noi, permettendo con Internet a chiunque di entrare in comunicazione con un prossimo nostro che non avremmo mai immaginato di chattare e semmai poi incontrare dal vivo, ha anche dato via all’inferno sceso in terra.
Umberto Eco fu sin troppo apodittico quando disse che Internet ha purtroppo concesso al primo imbecille di poter dire la sua. Affermazione esagerata, forse persino antidemocratica, superficiale e che da un intellettuale non ci si aspetterebbe.
Ma è morto, pace all’anima sua e a Il nome della rosa. L’unico romanzo degno della nomea di Eco, altrove invece trombone ch’era il primo a spararle grosse con accademica insopportabilità da vetusto latinista iper-retrivo e pure un po’ fascista.
La questione è assai più intricata, variegata, paradossalmente sottile.
Internet non ha alimentato il porcile di massa, l’ha reso soltanto pubblico.
La società è sempre stata questa. Se avevi una vita discreta e volevi vivere come Dustin Hoffman di Cane di paglia, privilegiando il tuo dolce, acculturato mondo, ecco che arrivava il branco di sciroccati a violentarti la moglie e a farti perdere il cervello, è il caso di dirlo, la bussola e i bussolotti.
Sì, eri il signore riservato di Arancia meccanica e ti piombavano in casa dei manigoldi guidati da Alex a stuprare e derubare. Poi, ad Alex sarebbe successo ben di peggio. Colpevolizzato oltre il dovuto e il disumano, l’avrebbero reso un idiota, umiliato perfino dal down della sua ex compagnia di fuori di testa. Uno che prima era un criminale e poi, capito l’andazzo, asservito ai fascisti, avrebbe commesso sempre violenza ma tutelata dalla legge!
Ad Alex praticarono un terrorismo psicologico a base di reprimende, prescrizioni, obblighi nazi-fascisti, cure Ludovico e lavaggi del cervello agghiaccianti.
Arancia meccanica, sì, non è un film drammatico, è un horror spettrale, un pugno allo stomaco devastante.
No, non sono pessimista. Di più. In quanto estremamente realista. Io so, come sapeva Kubrick, che il male genera male, il dolore inferto partorisce ribellioni infette, i castighi perpetrati ingiustamente scatenano ire fulminee, deflagrazioni impensabili anche nella persona più insospettabile. Non vi illudete che non sia così.
E spero, secondo questa poetica, che il Joker con Phoenix possa essere un nuovo monito terrificante alla nostra società edonistica, volgare, improntata al culto osceno del successo e del sesso più merdoso a tutti i costi.
D’altronde, chi è il clown se non un uomo distrutto che si è ricreato nel prendere per il culo, da finto demente, una società bigotta, sciocca, vanesia e più scema di lui?
Ciò lo sapeva Jerry Lewis, l’ha propugnato Jim Carrey, lo conoscono i migliori comedian del mondo.
Il mondo non ti accetta per come sei, ti deride a man bassa, ti annienta nel morale, ti costringe a mentire spudoratamente nell’animo per farlo felice, punendo ogni tuo selvaggio slancio di libertà passionale perché reputato non allineato al pensiero comune dei deficienti che ballano allegri e scanzonati? Ignorantissimi ma detentori del potere? Anche quello tristissimamente decisionale di legiferare sul destino e le coscienze altrui col ricatto proibizionista della psicologica violenza fascista?
Sopprimendo il tuo vivo io nell’avvelenarlo ai canoni assai discutibili del materialismo illusoriamente spensierato e, direste voi, “leggero?”.
Ecco, se prima ero sicuro di avere ragione io, adesso ne sono convinto al mille per mille. Totalmente irrecuperabile… ai precetti istruttivi, anzi, distruttivi propinatici dal mondo stolto in cui viviamo.
Molte esperienze forzate, molte inutili violenze indicibili da me vissute per la scemenza dei cretini, han fatto sì che oggi sia come sono. Affatto incazzato, come invece si potrebbe supporre. Ma lucidissimo.
Sì, l’importante in questo mondo è la fottuta idiozia del lavoro. Vero? Tutti noi dobbiamo lavorare perché la società è strutturata così e, se non lavori, muori di fame.
Ma dovremmo finirla con la stupidaggine della dignità.
Ha molta più dignità e grandezza un poeta di tanti stronzi che guadagnano diecimila Euro al mese, coglionando gli altri e sfruttando le debolezze altrui per farsi una bella sega davanti alla loro puttanona preferita.
Dai oggi, dai domani, lo scherzo è bello finché dura poco. Se continua troppo è una tragedia.
E, dinanzi a una tragedia, o ti spari in testa o non ti butta più giù neanche un carro armato.
Insomma, erano tutti sicuri, al cento per cento che Frank Castle sarebbe stato spacciato. Uh, che ridere!
Ora ne sono ancora così sicuri?
Io, a differenza di Castle, non sono giustizialista né punitore di un bel niente.
La dovremmo smettere coi giochini, le invidie, le bambinate.
Vedete di guardarvi questa serie, la migliore assieme a The Night Of e Il metodo Kominsky.
The First con Sean Penn, che presto recensirò, a parte forse la puntata numero 5, è una mezza cagata.
Diciamocela!
Non ce ne frega una minchia degli psicodrammi della famiglia Hagerty. Ma cos’è un trattato alla Malick in salsa televisiva? Pure con la menata che siamo solo in fondo animali e come gli insetti ci riproduciamo e poi moriamo. E tutto non ha senso se non ci diamo una missione?
Sì, 2019 anni di evoluzione per arrivare a questa banalità.
Complimenti agli sceneggiatori.
Scusate, adesso devo mangiare una caramella.
di Stefano Falotico
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