Archive for December, 2018

Le riprese del Joker con Phoenix sono terminate: ecco l’ultima foto dal set di effetto blu notte


04 Dec

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Sì, le riprese di Joker sono finite così come sono finite, per fortuna, molte delle vostre vite. Finalmente, dopo un’intera vostra esistenza passata a lamentarvi, avete compreso in un attimo di lucidità imbarazzante che siete giunti al capolinea.

Giunti che siete a tale conclusione, per un attimo pensaste di non suicidarvi. Semmai noleggiandovi un film scacciapensieri con un’ottima passerona che, per trenta secondi, sì, tanto non durate di più, vi ha rallegrato di una masturbazione lievissima. Tale che, in quel mezzo minuto da uomini minutissimi, credeste davvero che la vita è bella e la vostra condizione umana fosse migliorabile. No, è stato solo uno zampillo, un’esplosione… momentanea, un istante abbastanza breve di gioia e fazzoletto sporcato.

Invero, dopo esservi puliti in bagno, vi siete specchiati, ancor più consapevoli della vostra pochezza.

Al che, accendeste Facebook in cerca di quelle frasi consolatorie che vanno tanto di moda, del tipo: se pensi di essere stato sminuito, tirati su, tira fuori le palle, fottitene, è il momento di essere Mel Gibson di Braveheart.

Oppure, sì, nella vita hai subito batoste devastanti ma ricorda che a fine del prossimo anno uscirà nei cinema Rambo 5. No, non è ancora arrivato il tempo di morire. Venderemo cara la pelle e le palle.

O frasi da donnette del circolo del cucito: ricorda che lui tornerà da te perché solo tu sapevi farlo ridere e gli preparavi un buon risotto con le patate…

Sì, tutti sanno che Babbo Natale viene solo una volta all’anno. Cazzo, per gli altri 364 giorni, con l’eccezione del bisestile, manco si tira una sega. Roba che il Dalai Lama, in confronto, è un pervertito.

Sì, nella mia vita, fratelli e sorelle, ne ho viste tante… ragazzi che studiavano al Classico e resero ricco Valerio Massimo Manfredi. Perché erano convinti che sarebbero passati alla Storia.

Oggi, coscienti che non saranno mai Alessandro Magno, sono depressi e bulimici. Magnano come dei porci di Roma con tanto di macedonia!

Mezz’ora fa, son stato al bar. Sono entrati una nonna tanto simpatica e suo nipote di forse dodici anni.

E ho pensato: beati loro, questa ha già un piede nella fossa, il ragazzino invece ha ancora cinque sei anni per poter essere spensierato. Poi capirà che dovrà andare dal gastroenterologo.

Eh sì, il mio condominio è pieno di fegati amari.

Oggi, hanno recapitato a ogni singolo condomino le tasse appunto condominiali. È stato un delirio. Il signor Lucchi, uno dei miei vicini di casa, quello che nel mio video su Basic Instinct bussa contro il muro, chiedendomi di abbassare il “volume” della registrazione, ha avuto un mezzo infarto quando, aprendo la ricevuta, ha letto la cifra da pagare.

Ora, vi racconto questa. Sì, non sono un grande appassionato della Serie A. Ma non ho bisogno di essere abbonato a Sky per sapere quando il Bologna ha fatto goal. Se il sabato, in caso dell’anticipo, o la domenica il signor Lucchi urla come un dannato, significa che il Bologna sta vincendo. Se poi l’urlo diventa come quello di Tarzan, capisco che la partita è finita e il Bologna ha vinto.

Sì, sua figlia non stava messa molto meglio. Mi ricordo che, moltissimi anni fa, saranno state le tre di notte… ero lì che mi stavo dolcemente masturbando su Patricia Arquette di Strade perdute. Quando, al culmine della mia eccitazione, nella scena in cui Patriciona, di tette abnormi nel deserto, si mostra totalmente ignuda con tanto di effetto lynchiano, sono tremate le pareti. No, non fu il terremoto ma il peto ciclopico della figlia del Lucchi. Che, durante la dormita, l’aveva mollata di brutto.

Sì, non riuscii a reprimere l’eiaculazione galoppante e, per lo smottamento dovuto alla flatulenza frastornante, mi tagliai la cappella con l’unghia del pollice tutta spappolante. Ah, che orgasmo. Da film horror demenziale.

Nonostante il dolore tremendo, roba da Ben Stiller di Tutti pazzi per Mary, tutto tornò al suo posto. E il mio glande si riparò in un paio di giorni con tanto di pene alla penicillina.

Invece la figlia del Lucchi è passata dalle scoregge alle lavande gastriche. Eh sì, fa le seratine…

Insomma, la faccia di culo è questa: o l’accettate com’è o son cazzi vostri.

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di Stefano Falotico

Stati mentali, la vita lo è, la depressione è una malattia immaginaria, forse, e il mio quartiere brilla al mattino del suo incantevole spirito natalizio e del suo ras


04 Dec

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Fra una decina di giorni, sarà pubblicato il mio racconto Un angelico miracolo, edito dalla Historica Edizioni, facente parte di una piccola, prestigiosa antologia di venti scritti selezionati dal Concorso Cultora. Sì, Cultora, non cultura. Non è un refuso.

Ovviamente, ah ah, avevate dei dubbi? Il mio racconto è appunto risultato fra i vincitori.

Questo si sa, il Falotico è un essere spesso ipocondriaco, affetto da pigrizia alla Lebowski da far spavento. Ma quando parte in quinta, è come Stallone/Lincoln Hawk di Over the Top. Si gira la visiera del cappello ed è imprendibile, un futurista velocissimo che Colin Farrell di Miami Vice gli fa un baffo. Ma non solo quello. Colin, terrificato da un titano molto più sexy di lui, gentilmente suona alla mia porta alle sette del mattino. Io lo faccio accomodare, gli offro un cappuccino cremoso e lui mi mette il bavaglino. Sì, per tagliarmi la barba da chauffeur. E, mentre delicatamente, acconcia anche il mio bulbo, mi racconta delle sue avventure erotiche.

Sì, Colin è sempre stato un bel mandrillo. E, nel suo carnet di conquiste femminili, può annoverare fighe dalle cosce vellutatamente sinuose come un bacio della pantera che ti stuzzica tutto quel che, ardimentoso, si gonfia sfizioso.

Sì, ma Colin Farrell, secondo me, è pure bravo. Non è solo un belloccio Big Jim. È un uomo che sa recitare e incrocia grandi registi. Sì, egli sa coccolare le donne in modo birbante e poi, con sguardo magnetico, diventa attore pregiato di enorme carisma. Insomma, sa penetrarle e possederle vigorosamente ma possiede anche una presenza scenica penetrante. Ah ah.

Così, mentre Colin, tagliandomi le doppie punte, mi riferisce di come spuntò tutte quelle passerine, io gli chiedo cortesemente di radermi anche le basette. Poi, gli do la mancia e gli racconto del mio quartiere.

Questa è una foto di una casa rustica, illuminata di notte nel cortile da lanterne come nel presepe, all’incrocio di Via delle Borre. Ho detto Borre, non vi è la s maliziosa davanti, cazzoni.

Via forse traviata, con tanto di traversa, in cui staziona il Bar Jolly, ritrovo di operai alla Roddy Piper di Essi vivono che, fra una bevuta e l’altra, qualche presa per il culo alla barista molto dotata, che lor sperano di bersi e scolarsi tutta, si danno da fare a scambiarsi cazzate da uomini che conoscono l’odore schiumoso delle loro ire e dei loro rimpianti. Fra mogli disperate che li tradiscono col conducente d’autobus, uomo ambito da tutta la muliebre piccola borghesia locale, uomo brutto come Iggy Pop ma dal fascino bestiale, un ignorante di splendido sex appeal che silenziosamente sfreccia nelle loro strade del piacere e le “oblitera” con tanto di timbro…

Ieri sera, una psicologa ha condiviso uno dei soliti post lagnosi sulla depressione.

Adesso abbiamo anche la morte psicogenica. Nuovo neologismo campato per aria.

Secondo l’articolo da lei postato, la fase ultima della depressione grave sarebbe da addurre alla morte naturale.

Una delle più grandi stronzate che io abbia mai letto.

Si chiamerebbe sindrome del cuore spezzato.

La persona, prima di morire, oramai totalmente apatica e catatonica in seguito a delusioni micidiali e a traumi insuperabili, verrebbe deteriorata nella corteccia cingolata anteriore.

Secondo questo studio del cazzo, anche Carrie Fisher sarebbe morta così. Anzi no, sua madre. Perché Debbie Reynolds, saputo della morte tragica della figlia, in realtà non avrebbe avuto un ictus normale ma crepò, stando a questa cagata sesquipedale, appunto di crepacuore. Poiché non resse psicologicamente alla notizia della morte di Carrie. E, simil Laura Morante de La stanza del figlio, urlò come una pazza sin a spappolarsi l’anima. Parimenti a Michelle Pfeiffer di Wizard of Lies quando le comunicano per telefono che il figlio si è impiccato perché non sopportava più vivere all’ombra di un padre orco come Bernie Madoff/De Niro.

Sia Laura che Michelle sopravvissero. Debbie no. Può succedere.

 

Ecco, la dovreste finire con queste puttanate. La depressione è uno stato mentale abbastanza serio, non è da sputtanare in articoli modaioli per attirare l’attenzione della casalinga frustrata.

Sì, io se avessi dato retta a questa manica di psicologi e psichiatri della mutua, sarei già morto da un pezzo.

Invece, più passa il tempo e più ringiovanisco, pubblicherò prestissimo un capolavoro erotico, libro che spinge, e cammino con charme, sollazzandomi da Re Sole.

Dieci minuti fa, ha suonato il postino. Ho dovuto firmare due raccomandate. Quella per me e quella della mia vicina di casa. Assente al momento ma, a mio avviso, proprio assente dalla nascita.

Ricordate: quando pensate una cosa di me, io invece sto pensando solo di cucinarmi degli spaghetti. Quando invece non pensate nulla di me, neppure io penso a voi.

 

Il Genius comunque sa… egli crea, si ricrea, un po’ cazzeggia e talvolta incula senza dar nell’occhio.

Provano tutti a fotterlo ma lui, ridendo sotto i baffi, almeno quando Colin Farrell non me li taglia, se ne fotte. Con tale faccia da culo magnifica.

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di Stefano Falotico

I finali dei film di Schrader sono imbarazzanti: First Reformed vs Taxi Driver


03 Dec

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Ieri, sull’onda emotiva delle mie sensazioni del momento, mi son lasciato assalire, estremamente fascinatone, dalla bellezza ieratica di First Reformed, assegnandogli quattro stellette piene.

E, in loop, mi son rivisto il finale una marea di volte.

Francesco Alò, critico comunque da prendere con le pinze, estremamente sensibile e attento, scrupolosamente indagatore in molti casi e invece spaventosamente superficiale, caciarone e popolano in altri, lo definì un finale semplicemente idiota. Imbarazzante, da far accapponare la pelle.

Paul Schrader è sempre stato questo. È un finissimo sceneggiatore e regista dalla poetica talmente limpida da divenire, spesso e volentieri, insopportabile. E, a mio avviso, a eccezione di Taxi Driver, ove aveva indovinato tutto alla perfezione, un amalgama esemplare e perlaceo di Cinema indiscutibilmente intoccabile, non sa scrivere i finali dei film né dirigerli. Diciamo che, negli ultimi venti-15 minuti dei suoi film, affretta sempre esageratamente gli ingredienti della sua mistura, si lascia fagocitare dall’ansia e sciattamente diviene un “cazzaro” insostenibile. E sovente distrugge tutto quello che di straordinariamente buono aveva, con delicatissima cura e mano chirurgica, orchestrato prima. E alla fine l’intero film frana sotto le iperboli eccessive di un finale, appunto, orrendo, agghiacciante.

Schrader, insomma, è il guastafeste di sé stesso. Che, con calma olimpica, spiritualità papale per un’ora e mezza mantiene una classe sesquipedale e poi si sputtana nel finale bestiale.

Molti anni fa, illuminato forse dalla grazia della virginea Madonna santissima, in un momento di celestiale ispirazione apodittica, oserei dire apocalittica, per come quest’ispirazione, totalmente spontanea, scaturì per miracolo dalla mia mente fenomenale, protesa a un nichilismo ancestrale, coniai istintivamente questa frase per sigillare il Cinema di Schrader: un Cinema poco turbolento ma che turba, soprattutto sé stesso.

 

L’intera filmografia di Schrader, tranne forse qualche titolo, soprattutto dei più recenti, è praticamente l’ennesima, riciclata, rianalizzata sotto altri punti di vista, variazione sul tema di Taxi Driver.

Storie di uomini afflitti dalla solitudine più mortificante, persi nei loro deliri solipsistici, ad attraversare, permettetemi quest’urbanistica metafora, la metropoli gigantesca e dedalica dei loro tormenti e demoni interiori, sconnessamente viaggiando nelle alterate, umorali traiettorie emozionali di decumane neuronali assai pericolose, a metà strada tra la follia, il genio profetico, l’essere messianici angeli sterminatori, pazzi alla Don Chisciotte, santi beatificati da un’acquiescenza ascetica talmente potente da costringerli a volte a gesti insensati, a catarsi di tutta un’immane sofferenza psichica così tanto soffocata da essere paradossalmente l’unica via di salvezza. Sì, una follia lucida e sana che degenera in comportamenti malati e nel pervertimento più allucinante.

I personaggi di Schrader sono, per alcuni aspetti, degli “idioti” dostoevskijani, barricati nelle anguste paranoie della loro personalissima, bella o brutta che sia, visione del mondo.

Anche il suo Gesù de L’ultima tentazione di Cristo è così. Gesù è in verità, io vi dico, l’idiota per eccellenza. Colui che, più di chiunque altro, ha sacrificato ogni piacere fisico e carnale, ogni divertimento frivolo a favore di un’irraggiungibile, impossibile, inattingibile missione di redenzione dell’umanità. Una missione utopistica, delirante, da onnipotente illuso che ha la presunzione e l’imbecillità di voler educare il prossimo al fine di ripristinare l’armonia nell’entropia, a pacificazione di ogni conflitto, bellico o psicologico, un redentore malato di superbia e smaniosa, incredibile ambizione da manicomio. Uno spocchioso mai visto.

Infatti, si suole dire, anzi è così, che se una persona si crede il messia, è schizofrenica. E la si sbatte in cura.

Nel film di Scorsese, scritto dal nostro Schrader, Gesù/Dafoe alla fine abdica alla figa. Ah ah. Sì, non voglio passare per uno squallido arrapato-arrapaho da Ciro Ippolito, ma The Last Tempation è questo.

Gesù, dopo una vita di auto-castrazione, crolla dinanzi al desiderio, al sogno proibito di fottersi Maddalena.

Scorsese però, da genio qual è, è stato elegantissimo e ha nobilitato tal caduta di tono, anche di tonaca, in una messa in scena mastodontica e sanguignamente pugnace.

Così come aveva fatto in Taxi Driver. Travis, dopo la sparata, è il caso di dirlo, e la strage-tragedia, rivede la bella bionda nel suo tassì. E lei è molto cordiale e premurosa, tant’è che gli domanda come stia. E lo guarda, ammirata e al contempo sconcertata. Ancora attratta da quell’uomo tanto sfuggente e indubbiamente strano… alla fine, lui la fa scendere e lei nuovamente aspetta che Travis le chieda semmai di uscire. Ma Travis, testardo poiché ama “orgasmizzarsi”, le risponde che non le deve niente e prosegue a immergersi nella notte più lugubre e inarrestabile. Abbandonato al suo destino irrecuperabile.

Schrader aveva già peccato, a proposito di Cinema peccaminoso in ogni senso, con Lo spacciatore, inserendo delle scenette dolciastre che deturpavano la profondità enigmatica della storia e la disperazione angosciosa, sofferta della vicenda.

E, in Al di là della vita, aveva ben fatto di peggio. Col finale pietistico ove Cage si posa sul grembo dell’Arquette, da bambino che vuole le coccole. Ed elemosina compassione, probabilmente mendicando anche una tenera scopata per alleviare le sue mai cicatrizzate ferite.

Fortunatamente, ancora una volta Scorsese fu molto pudico e lieve nel filmare questa scena. E il film non soccombette dinanzi a tal finale buttato lì. Svaccato, diciamo.

Come dire, anche Cristo ha bisogno talvolta di un seno burroso come quello di Patricia. Perché domani è un altro giorno e ci sarà da sudarsela…

Mah, è un finale che mi ha sempre lasciato perplesso e interdetto. Sì, credo che io sia interdetto da quando lo vidi.

Con First Reformed, però Schrader ci ha dato dentro senza vergogna in maniera imperdonabile e non gli basterà recitare il mea culpa, discolpandosi coi rosari. Davvero.

Ora, spoilerizzo.

Ethan Hawke forse vuole farsi esplodere perché ha compreso che il mondo fa schifo e tutto andrà in rovina. Prima di entrare nella cappella, ove salterà in aria, sbircia dalla finestra coloro che parteciperanno all’anniversario della chiesa riformata e scorge Amanda.

A quel punto, capisce che n’è innamorato alla follia e forse ha anche un’erezione. E dunque non può ammazzarla. Lei che ha fatto di male?

E grida scandalizzato, si “crocefigge” come Cristo. Poi, pensa di avvelenarsi. Ma, proprio mentre sta per bere il liquido tossico, Amanda gli appare e avviene l’imponderabile miracolistico.

Lui, come se avesse visto appunto la Vergine, le va incontro tutto eccitato. E la bacia con la lingua senza esitare un istante, avvolgendola col suo calore.

E il film finisce. Un finale che mi tormenterà per molto, molto tempo. Insomma, Schrader che voleva dire? Che la carne è debole e, prima o poi, tutti siamo pastori protestanti che finiamo di protestare, ci riconciliamo con le nostre dolcezze perdute, facciamo pace con noi stessi e, detta come va detta, pasturiamo?

A me pare una grossa banalità. Da lui non me l’aspettavo.

 

Per finire, invece, vi dico questa.

Ieri sera, ho parlato con una donna.

Le ho raccontato dei miei travagli e dei miei patimenti. Lei, molto accondiscendente, mi ha ascoltato come un prete. O meglio una suora.

Poi, dopo avermi compatito per mezz’ora, mi ha chiesto:

 

– Stefano, hai bisogno di affetto? Vieni a trovarmi stasera… sono sola e la notte è lunga.

 

 

Le ho risposto che è una zoccola.

Ecco, questo invece da me dovevate aspettarvelo.

Io non tradisco mai le aspettative. Nemmeno quando le donne vogliono tradire il marito.

E su questo finale vi lascio riflettere. Probabilmente, mi darete del coglione o mi farete santo.

Posso chiedervi, per cortesia, soltanto di non arrivare a conclusioni affrettate?

 

In fede, anche in malafede,

Stefano Falotico

 

P.S.: ma a questo Falotico ha dato di volta il cervello e si è fritto l’uccello?

No, la risposta è molto più evidente, sotto gli occhi di tutti. Quella donna, che mi chiese di andare a trovarla, si sa, è una racchia.

E le donne troppo belle non sanno che farsene dei cazzi miei. Hanno già i loro per la testa e anche in mezzo alle gambe.

Ho detto tutto…

Scambiatevi un segno di pace.

 

 

di Stefano Falotico

Quella poveraccia di Eleonora Giorgi la dovrebbe finire di starnazzare, però potrebbe venire… bene per il brodo


02 Dec

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Ecco un termine che io ho sempre amato: starnazzare.

Verbo bellissimo che si addice, parimenti alle galline che si azzuffano di Battiato, a donnette come Eleonora Giorgi.

Sì, è stridula costei, sembra una megera di qualche favola di Hansel e Gretel. Infatti, già quando era molto giovane interpretò il film Mia moglie è una strega. Fiore all’occhiello, come no, della cinematografia “par excellence” del nostro Cinema più mediocre.

Sì, questa romana di origine controllata, adesso lascia interviste in radio e in talkshow ove, incartapecorita, partecipa appunto a trasmissioni come Un giorno da pecora. Titolo che esemplifica la storia della sua vita, anzi, del suo girovita in una certa condizione…

Eh sì, è oramai una donna poco Borotalco, ma è rimasta con un Cuore di cane.

Eh sì, la sua vita sessuale dev’essere stata un Inferno da vero, artistico, come no, Nudo di donna.

E adesso, invecchiata che è come una bacucca, rimembra i membri dei suoi Compagni di scuola. Anzi, di culo.

Addirittura tira…, ah, adesso poco, in ballo quell’altro super puttanone di Warren Beatty, rivelando in maniera scabrosa, si fa per dire, che lui e Il volpone Warren avrebbero avuto una relazione nascosta tanti an(n)i or sono.

Ciò è anche possibile, visto che Warren non andava per il sottile. Una zoccola di qua e una di là, non badava molto alla qualità. Basta che infilava, Warren, anche se non tutte le ciambelle venivano… col buco.

Uomo zuccheroso, il Warren, uomo al pandoro che a Eleonora lo dava da duro di razza, smaltato d’oro e, prendendola appunto per il didietro, può darsi che le abbia detto che l’adorava. Ah sì, uomo brillante, Warren, come le smerigliava, meraviglioso, lui col suo birillo neanche Mastro Lindo. Sciacquava tale lavandaia e la lustrava, rendendola luccicante nel regalarle, fra un pompino e l’altro, il ben servito dopo il contentino di un paio di diamanti e gioiellini. Sì, Eleonora s’incazzò e, distruggendo tutta la sua collezione di piatti di porcellana, gli urlò con voce poco piatta: – Sei solo un porcello, pensavo con te di vivere una vita argentata e invece sei soltanto una buona forchetta. Ora ti accoltello! Ti sbudello, Warren, tu non sei nessuno, vai a fare il bidet e anche il bidello!

Eppur Eleonora, poco linda, amò quell’amore segreto molto intimo ma soprattutto assai variopinto… d’altronde, l’amore non è bello se non è litigarello.

Tempo fa, Eleonora ha attaccato Benicio Del Toro. Definendolo un mostro con occhiaie da malato di calcoli renali. Eh sì, forse non è del tutto sbagliato, Benicio non beve acqua Uliveto e neppure la Ferrarelle ma, al giorno d’oggi, mia Giorgi, uno come Benicio te lo sogni soltanto quando, con la testa oramai tra le stelle, nella sala d’attesa del tuo psichiatra, scarti le morbide caramelle. Senti come si scioglie in bocca tutta questa dolcezza…

Sì, Eleonora continua a rilasciare confessioni spinte ma assomiglia sempre di più al suo merdoso luogo preferito della menopausa cavalcante, ovvero il cesso.

Eh sì, Eleonora è stata per molto tempo la compagna storica di Massimo Ciavarro.

Ma ora, andata completamente, ama Laura Pausini e Il coraggio di andare. E, su uno scoglio, mentre mangia la pasta alla carbonara, ascolta il rumore del vento e il sapore di mare.

Che attrice straordinaria!

Poi, la gente si chiede: ma come mai Meryl Streep non è mai stata bella come Eleonora Giorgi a trent’anni ma è considerata la migliore sul mercato?

Fatevi una domanda, mi raccomando non una Giorgi, e datevi una risposta.

Se non riuscirete a spiegarvi l’arcano, ficcatevi non la Giorgi ma una supposta.

Dunque, supposto che siate riusciti a risolvere l’enigma, facile più di Eleonora, capirete anche che significa essere donne supponenti: sì, quelle che credono che con un bel faccino vinceranno l’Oscar e invece son finite da Ficarra e Picone.

 

E io sono sempre più grande! Ah ah!

E, tornato che sono in forma bestiale, sì, sputtano ancora! Sostanzialmente, me ne fotto!

 

di Stefano Falotico

 

 

Il Joker Marino, un personaggio da manicomio e anche da Kurt Russell di The Christmas Chronicles, coi suoi con(s)igli per gli acquisti di Natale


01 Dec

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Ebbene, fratelli, cantiamo?

Mettete su la musica. E tu, panzerotto di Steven Van Zandt, spingi con quella chitarra!

Dai, su. Alimentiamo la movida.

Questa vita è stata una corrida e io sono sia il torero che il toro scannato, sono McConaughey di Dallas Buyers Club e ho sconfitto ogni falsa diagnosi. Forza, rodete, son da rodeo! Erode, pigliatelo in quel posto! Dai, mettete quest’Erode sulla croce. Ha finito di calunniare. Cristo santo!

Ecco, ora che ci siamo dissanguati in un bel ballo da lupi, sediamoci. Perché ho da proporvi degli acquisti.

Ché poi saranno i miei. Tanto voi di Cinema e anche di donne non capite un cazzo.

Quindi è fiato sprecato e sarebbero soldi buttati via.

Ho due copie in Blu-ray di C’era una volta in America. Chi ne vuole una? Tu le vuoi tutte? No, allora farai una fine peggiore di Max e Noodles.

Di una me ne devo liberare. È ancora incartata. Sì, è dislessica. Tu, liberati della tua, tutta ingessata. La tua non la prendo manco se me la regali. Ché questa t’ammoscia. Ma mi manca quella della versione doppiata da Stefano De Sando e Luca Ward.

Ecco la mia letterina a riguardo:

caro Babbo Natale,

sotto l’albero voglio questo “Indimenticabili” per potermelo sparare e gustarmi ogni goliardata leoniana.

Vedi di non fare il cazzone e ficcami tutto nel caminetto. Sì, come Bob De Niro con Elizabeth McGovern. Un’irriconoscente. Lui per tutta la vita le ha dedicato cantici dei cantici e lei fa ha fatto, esigente, la cagna. Con questa bisogna essere erigenti! Basta con le poesie, tanto non apprezza la sensibilità. Vuol essere trattata da troia?

Quella scena è un po’ “spinta” ma, come diceva De Sica, quando ce vo’ ce co’. Aveva veramente rotto u cazz’.

Tanto l’avrebbe preso in culo comunque. Tutti in quel film lo prendono nel didietro. Tutti, senz’eccezione alcuna. Altro che quella boiata di A modo tuo di Ligabue. La deve finire questo bovaro di cantare sciocchezze.

Voglio anche il libro d’Ilaria Feole, edito dalla Gremese. Mah sì, ci può stare. Sì, secondo me Ilaria ci sta, eccome. Ah, non ci sta? E che deve fare di meglio? Scrivere altre recensioni? Se la godesse!

Poi i nuovi dizionari di Paolo Mereghetti e del Morandini.

Ho tutte le edizioni, Morandini è morto, Paolo è rimbecillito ma la collezione abbisogna di essere completata.

Ho già prenotato la versione restaurata di Eraserhead. Dunque, non sbatterti.

Vorrei però il Blu-ray nuovo di zecca di Grosso guaio a Chinatown.

Ah, soprattutto, toglimi dalle palle i mammalucchi e gli idioti.

Una volta per tutte.

Stanotte, non andrò a letto presto. Anche perché vi sono sempre andato tardi. Che noia la vita giornaliera dei poveri mortali. Io ululo!

Non sono una persona tanto normale. Vivaddio. Che ce ne facciamo dei tonti?

Sono stanco di regredire per compiacere le loro falsità zuccherose.

Voglio farmi crescere il barbone.

Dai, caro Kurt Russell, come diceva Abatantuono in Fantozzi contro tutti, fai ridere questa povera gente che non esce mai dal suo guscio.

Vedi di svegliarla un po’.

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di Stefano Falotico

 

L’ultimo imperatore è la storia di ognuno di noi, che vi piaccia o meno: io sono bello come il Sole d’Oriente, forte come John Lone


01 Dec

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Ah, il grande John Lone, protagonista di questo film iper-oscarizzato di Bertolucci, nei panni di Pu Yi adulto, e splendido Joey Tai del magnifico L’anno del dragone di Michael Cimino.

Morando Morandini si è così espresso nel suo Dizionario, oggi ereditato dalle figlie Laura e Luisa:

Tragitto di un uomo dall’onnipotenza alla normalità, dal buio della nevrosi alla luce della quotidianità, ma anche parabola di un attore coatto, di qualcuno costretto – bambino dai compatrioti, adulto dai giapponesi invasori – a recitare una parte che, in fondo, gli piace. Cinema alla grande e talvolta grande cinema.

Praticamente, la parabola esistenziale di chiunque di noi.

Ah, per anni son stato trattato da principe machiavellico e anche come Principe Amleto. Ma, in verità, uno dei miei film preferiti è Il signore del male. Ah ah.

Nella totale libertà, nella grandiosa “prigione” di un’educazione troppo permissiva da parte di genitori che non ti hanno mai obbligato a scelte forzate e ti hanno donato l’immenso regalo dell’anarchia-autarchia strepitosa di neuroni slegati da regole comportamentali conformistiche, improntate soltanto alla squallida efficienza sociale, la gente, superficiale e falsa, ipocrita e malvagia, vorrà vedervi follia. Perché, si sa, la folla ama i luoghi comuni e non tollera chi ragiona a mo(n)do suo.

I prìncipi senza precisi princìpi istruttivi, pensò questa gente, o son già pazzi o impazziranno. Perché la vita, soprattutto occidentale, prima o poi ti farà soccombere. E le persone libere saranno sempre invise, ricattate, messe alla prova. E, se si azzarderanno a trasgredire ogni principio di “normalità”, le si sbatterà in manicomio, le si educherà oscenamente a ripartire da capo, anzi, dai capi di quest’organizzazione gerarchicamente nazista, le si ficcherà in qualche centro di salute mentale al fine che, in seguito a devastanti lavaggi del cervello, a farmacologiche sedazioni, a contenzioni repressive, possano morbosamente riequilibrare le loro personalissime, immense “diversità”, sviluppate nei loro vuoti fortilizi, nelle loro solitudini bergmaniane, nelle loro immense atipicità emozionali, cosicché verranno destrutturate della loro autenticità e saranno rese provate. Se, dopo questo trattamento, continueranno a comportarsi in maniera anticonvenzionale, le si taccerà di essere pericolose e si farà di tutto per incriminarle, con qualche scusa, così come s’è fatto con Oscar Wilde, affinché agli occhi delle persone comuni, mediocri e stolte, gli ignoranti funzionali, tali persone discriminate, offese, a sangue picchiate nell’animo, costoro, sì, tali “impostori” appariranno come dei criminali da La piovra.  O come Renato Vallanzasca. Un angelo del male..., il bandito gentiluomo.

Noi tutti, voi soprattutto, siete degli attori coatti. A cui prescriverei un bel TSO coattissimo.

Dei poveracci che, dietro maschere da voi ostentate per ottenere la compiacenza bugiarda dell’accettabilità sociale, avete rinnegato i vostri intimi sogni più puri a favore di un allarmante adattamento buonista, insincero, infingardo, a mio avviso criminoso. Perché questo vostro atteggiamento comodo e menzognero, davanti al vostro specchio, ha incrinato e già inquinato l’essenza del vivere.

Com’è straordinario il delirio onnipotente dell’innocenza mai perduta, la limpidità romantica della bellezza, della verità. Orientale e a infiniti panorami orientata.

Questa è poesia, questa è la vita, questa è la giustezza.

Questa è la giustizia.

Firmato John Lone,

un genio alone in mezzo a un mondo di volponi e opachi aloni

 

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