Tutto quello che non sapete degli ultimi miei quindici anni, e vi mostro in video storici, un j’accuse pazzesco, alla Jack Nicholson

28 Nov

Sì, negli ultimi quindici anni, ne sono successe di tutti i colori. E qui, senza sprezzo della vergogna, in un falotico funambolismo mai visto, esibisco tutto il mio fregolismo da uomo dapprima fregato, spappolato nel fegato, quindi sfregiato e poi, di poetica altezza nobiliare, di grandi successi fregiatosi dell’aura criptica di un Nicholson maudit oltre ogni convenzione umana.

Sì, io credo di non avere mai avuto un’infanzia. Ero già molto avanti. Quando i pargoletti miei coetanei guardavano i puffi, io m’identificavo in Gargamella. Ah ah.

Sì, Gargamella era un uomo calvo, leninista, un po’ alla Bersani, sì, il “pazzo” della Sinistra.

E tutti quei giochini con le bamboline già mi avevano annoiato. Ero diventato un fanatico del wrestling. Il mio idolo era Hulk Hogan. Sì, il suo incontro vendicativo con Undertaker fu qualcosa di epico.

Sì, poi verso gli otto anni, i bambini della mia età andavano matti per film come La storia infinita. Sì, s’identificavano con Atreyu, invece io ero precocemente un Bastian… contrario. E m’identificavo nel lupo della foresta poiché ero sempre incupito e ululavo di notte fantasie erotiche troppo premature per un ragazzino ancora molto immaturo. Sì, all’epoca andava forte Ritorno al futuro. Nel secondo episodio di questa trilogia, Jennifer Parker è interpretata da quella passerona esagerata di Elisabeth Shue. Lei divenne una delle mie fighe preferite dell’adolescenza. Ah sì, come invidiai Nic Cage in Via da Las Vegas quando le succhia quel seno magnifico. Sì, la “smaltò” tutta, se la sbaciucchiò dalla testa ai piedi e si cuccò pure la statuetta smaltata. Insomma, Elisabeth prima glielo dorò e poi Nic, alla premiazione degli Academy Award, dedicò il premio alla sua ex moglie, Patricia Arquette, con parole di adorazione. Eh sì, Nic par che penò parecchio per conquistare Patricia. E dovette regalarle perfino l’autografo di Salinger per convincere tale Arquette a farsi sbattere da lui sulla moquette. Ah ah. Quando si dice un uomo Al di là della vita.

Furono anni miei di profonda inquietudine. Divenni una creatura da film di Bergman. Odiavo il contatto fisico, ero molto suscettibile e spesso tremavo come Michael J. Fox. Sì, non quello di Zemeckis, ma quello odierno col Parkinson. Ero sempre funestato da dilemmi amletici e vagavo di notte al plenilunio come un licantropo.

Mentre i miei coetanei, dopo aver leccato il culo ai genitori, imparando latino e greco a pappardella, trascorrevano i sabato sera con qualche pischella che leccava tutti i loro sconci piselli e poi andavano a vedere porcate come The Watcher, io me ne stavo tranquillamente sul divano ad ammirare Carmelo Bene al Maurizio Costanzo Show.

Sì, adoravo la metafisica di Terrence Malick e le super gnocche che, di notte, registravo nel mio catodico penetrarle da James Woods di Videodrome.

Quelli che mi frequentavano mi ricattavano perennemente. Addebitandomi varie malattie mentali, un campionario di maldicenze ignobili: fobia sociale, depressione con manie ossessivo-compulsive, schizofrenia delirante, paranoia da teorie del complotto e altre infami stronzate derivate dalla loro ignoranza più calunniosa e probabilmente figlia di una mentalità assai invidiosa.

Come dire? E che sei Alain Delon, il più bello, per fare quel che cazzo che vuoi mentre noi dobbiamo sopportare le angherie di nostra madre che ci educa al perbenismo più bigotto e mentiamo spudoratamente, da marci ipocriti in erba, sognando invece di copulare con qualche zotica in sporchissimi pub per ebefrenici? Dopo esserci presentati a lei come bravi ragazzi, no, non goodfellas, ma figli di papà fighettissimi? Sì, siamo delle merde ma trattiamo da merda te, che hai il coraggio magnifico di esserti estraniato da questo mondo puttanesco e miserabile.

Dunque, sostenni la leva, non mi riformarono perché, ovviamente, sono l’uomo più bello del mondo. E mi ficcarono a fare il servizio civile nella Cineteca di Bologna. Ecco, dovesse capitarvi un giorno di recarvici, sappiate che l’archivio di manifesti, locandine e poster è stato interamente da me allestito. Stavo a contatto da mattina a sera con ex sessantottini maniaci di Lou Reed. Il mio capo reparto era un ruffiano inaudito. Pigliava tutti a pesci in faccia, aveva sulla scrivania una statuina di Superman/Christopher Reeve in miniatura e poi, da uomo piccolissimo, invitava sempre una certa Manuela, un’altra data entry, a far colazione al bar antistante. Credo che quest’uomo fosse sposato ma non disdegnava lo zucchero schiumoso al suo “cappuccino” con Manuela, poiché amante del “cornetto”.

Sì, finito che ebbi di farmi un culo come l’Everest, decisi d’inquadrarmi. Ma quelli attorno a me, spazientiti dal mio spirito libertino e anticonformista, ascetico-buddista affatto moralista con tendenze mie mai rivelate da angelico satanista fancazzista, cominciarono davvero a rompermi il cazzo.

Coprendomi degli appellativi più ignominiosi: parassita, omuncolo, castrato, maniaco sessuale (ah ah, un maniaco sessuale vergine io non l’ho mai visto, voi sì?) porco, puttaniere, criminale. Eh sì, il piccolo borghese, allineato appunto all’ipocrisia più mendace da Domenica a messa e lunedì all’inferno, prendendo per il culo chiunque, percepisce come Johnny Boy di Mean Streets chi è fan di Scorsese. Si capisce…

Sì, mi dissero che mi credevo Robert De Niro e avevo perfino ambizioni rivoluzionarie, utopistiche da Che Guevara e da Fausto Bertinotti.

Sì, solo perché non amavo il Cinema di Muccino e non coccolavo qualche scemina, mi consigliarono il film Paura d’amare con Al Pacino.

E giù di altre offese, dalle più accettabili alle più infamanti: sì, da sfigato a pazzo, da illuso a idiota, in un crescendo rossiniano d’immonde falsità discriminatorie.

Una volta, telefonai alla madre di uno di questi per chiedere spiegazioni a riguardo di tal comportamento così vile e mostruoso. Lei mi rispose in questi esatti termini:

 

– Hanno fatto bene. Sei un senza palle, un coglione immenso, su, sparati in testa. Levati dal cazzo.

 
Io, l’aggredii verbalmente, dicendole che impotente lo andava a dire a suo marito. E ribadii con fermezza signorile: – Guardi, veda di trattare così sua figlia. E state ben attenti che non v’inculi tutti a sangue.

 

Partì un’altra denuncia di “stupro preterintenzionale”.

Avvenne anche un episodio da Dogman. Sì, un altro demente bastardissimo, che aveva trent’anni ed era assolutamente fuori corso a Scienze Politiche, perché passava il tempo a voler “uccellare” a destra e a manca, mi apostrofò così:

 

– Senti, Stefano. Domani, tu vai anche a pulire i cessi. Se ti azzarderai a varcare il portone di casa per farti un tranquillo giro in macchina e continuerai a volertela tirare da poeta, stai davvero in guardia. Lo vedi questo dobermann al mio guinzaglio? Ti faccio sbranare da lui.

 

Li mandai tutti a fanculo.

Perciò, per strane circostanze del destino, conobbi una ragazza di Trieste. Alla notizia di questa “novità scandalosa”, piovvero altre oscenità: mi dissero che mi recavo sin a Trieste per fare sesso lercio con una della minoranza slovena.

Accuse vergognose!

Alla fine la rabbia esplose devastante. Un cretino di psichiatra disse che soffrivo di psicosi paranoica e mi prescrissero un TSO, con tanto di sequestro di persona e deportazione da ebreo nei “campi di concentramento”.

E tutto un percorso “pedagogico” (in)degno da Vincent D’Onofrio di Full Metal Jacket. Semplicemente perché avevo avuto i coglioni, finalmente, di ribellarmi a tali maialate.

 

Dopo un calvario infinito, ingiustificato, atroce, scabroso, ho addirittura scritto un libro intitolato Dopo la morte. Altra potentissima sputtanata a un sistema terrificante!

 

E questo? Non è male!

 

Insomma, ecco a voi l’uomo che non sa “affrontare la realtà”, che dà del lei da signore educatissimo a uno più giovane di lui, che risponde a domande indubbiamente imbarazzanti, facendo finta che siano domande “cinefile”, e che con enorme ironia sostiene che la letteratura sia “depurativa”. Che testa di cazzo! Ah ah.

Insomma, questo è Jack Nicholson. E guardate come adotto/a una parlata “in falsetto”.

Ah ah.

Eh sì, mi sa che sarà questa la mia fine.

nich

Volete rimediare altre figure di merda?

No, non ho ancora capito come si sta al mondo.

NO, NO, ASSOLUTAMENTE!

 

Adoro la mia pazzia!

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