Salve,
sì, con enorme (dis)piacere mi presento alla platea di babbei che applaudirà (tele)comandata.
La mia storia ha origini profondissime, oserei dire dostoevskiane, e attinge laddove la cupezza fa rima con l’avermi dato della schifezza.
Il mondo occidentale odierno mi ripugna e con tutte le mie forze, ostinatamente, con intrepida temerarietà incommensurabile, lo rinnego, cingendo forse il diavolo nelle mie notti insonni. Quando, nel tepore di questo rigido inverno, mi sveglio di soprassalto alle tre di notte e un’intera confezione di Nutella divoro, alla faccia della linea e del vostro fottuto salutismo.
Ecco, l’altro giorno ho ascoltato una vecchia intervista a Paolo Villaggio che dissertò riguarda la caduta del nostro Occidente. Simpatico. Ben acculturato il Villaggio. Peccato che io non possa dargli credito perché lui è stato il prototipo del piccolo-borghese chiacchierone che tanto ha blaterato ma in fin dei conti a questo sistema marcio e distorto ha pienamente abdicato.
Allestendo un’apologia della sfiga del misero uomo comune per raggranellare soldi con la creazione del suo Fantozzi e vivere di rendita sulla magnificazione delle disgrazie umane.
Un uomo infinitamente nano il Villaggio, con la sua voce arrogante, col suo sguardo da volpone, da uomo che semmai ha letto mille libri ma, stringi stringi, ha saputo soltanto adattarsi al conformismo più becero da lui tanto osteggiato e combattuto soltanto a parole.
Non posso prenderlo in considerazione. I “suoi” film e i suoi sfortunati personaggi, rivendicatori dei torti subiti nel triste quotidiano patetico, mi hanno sempre fatto ridere. Ma è sempre stata una risata amara. Compassionevole.
Io odio le persone pietistiche che ti sbattono in faccia le loro problematiche, i loro giornalieri disagi con l’autoironia tipica di chi, oltre i suoi limiti, il suo carattere scontroso, le sue piccinerie ancor peggiori di quelle altrui da lor signoria criticate, pensano di accattivarsi la simpatia del prossimo.
Quando qualcuno ti dice che sei un grande, be’, significa che la tua vita è terminata e, semmai, sei diventato un hater alla John Connor e la Destra fascista ti spedirà, oltre che in manicomio, in pacco regalo un corpulento Terminator a incularti ancora di più.
Oggi, sì, questo è evidentissimo, palese più del culo stratosferico di Jennifer Lopez, un culo che può distruggere ogni tuo bon ton e buon proposito di darti alla vita ecclesiastica e monacale, l’incarnazione lapalissiana del puttanesimo contemporaneo, vivete tutti male.
Me… non mi fregate.
La dovrebbero innanzitutto finire queste donne di frignare. Così, dopo tutta una vita da frustrate incredibili, roba che Pina di Fantozzi è al confronto la Regina, macellate dalla loro piccolezza, dalle loro paure che le hanno da sempre castigate in una vita da timorate di dio, se ne saltano fuori con inni alla felicità, con agiografie di sé stesse, e vendono libri da influencer, esponendo una contentezza falsa più dei film che dicono di amare alla follia.
Film buonisti. Che, a confronto, la torta di miele di mia nonna era merda salata di cavallo.
Sì, smettetela quanto prima.
Fratelli della congrega, qui riuniti, la mia storia è una grande stronzata, parimenti ai vostri vissuti. Una madornale demenza abissale!
Le malelingue dissero che abbandonai il Liceo Scientifico perché un tema mi andò male e, da quella delusione, mai più mi ripresi.
Che immane cagata!
Chiariamoci. Se sono un letterato, significa che già all’epoca la professoressa d’Italiano voleva che le leccassi la figa. Perché mi assegnava sempre dei nove. No, non mi dava mai dieci per spronarmi a essere ancora più bravo. Ma, sapete, la osservavo mentre leggeva i miei scritti e più volte qualcosa colava dalla sua gonna…
Al che mi estraniai dal mondo e il mio film preferito divenne Taxi Driver. Il più grande film della Storia. Sì, nel corso degli anni, di pellicole forse oggettivamente superiori ne ho viste parecchie.
Ma Taxi Driver è il film della mia vita. E non c’è Lynch od Orson Welles che tenga.
Credo che suddetto film non l’abbiate visto molto bene perché lo guardaste mentre pensavate a come “orgasmizzarvi” per fare una leccatina a quella passerottina del primo b(r)anco. E la vostra sbadataggine deve avervi indotto a fraintendere tutto.
Ecco, Travis puramente s’infatua della sua fata. E la idealizza. Dunque, con coraggio inaudito, l’approccia in modo assolutamente schietto. Lei accetta di uscire con lui e fissano un “appuntamento al buio”.
Ma Travis la porta a vedere un porno. E Cybill Shepherd, disgustata, lo manda a fanculo.
Poi, Travis, involontariamente diventa un eroe cittadino, un giustiziere della notte che ha liberato una minorenne dalla prostituzione.
Cybill risale sul suo taxi e si capisce benissimo che vorrebbe tornare a uscire con lui.
Ma a quel punto, Travis, con aplomb da premio Oscar, le dice che non deve dargli niente…
Perché come sostiene il leggendario King of Comedy: meglio essere re per una notte che buffone per tutta la vita.
E dunque guardatevi allo specchio.
Il Re per una notte ha dimostrato di essere molto più in gamba di voi.
Continuate pure a fare video in cui, recitando pappardelle a memoria scritte da critici seri, osannate questo e quell’altro film. Avete stufato, riciclatori di una vita noiosa che si perpetua giorno dopo giorno nella ripetizione…
Ma le palle per fare quello che ho fatto io non le avete. Non le avrete mai.
Pigliatevi le vostre vite fantozziane e vedere di levarvi dal cazzo.
Come dice Clint ne Gli spietati, fra gli sguardi allibiti dei poveretti e dello stronzone sceriffo testa di cazzo: chi è il padrone di questo cesso?
Vi lascio con una delle clip più emozionanti di sempre: quella in cui Bob De Niro abbraccia tutti e viene omaggiato da Martin Scorsese, che lo definisce an extraordinary genius.
Che momento! Con la musica de Gli intoccabili… a terrific night…
Io sono chiaramente “pazzo”.
Ma questo si era capito da un pezzo…
di Stefano Falotico
Tags: Angelo, Cybill Shepherd, Fantozzi, Fracchia, Joaquin Phoenix, Joker, Paolo Villaggio, Re per una notte, Robert De Niro, Taxi Driver