Archive for November, 2018

The Score: i vostri patetici omaggi e attacchi a Bertolucci, sono Marlon Brando/Kurtz


27 Nov

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Credo che, ieri, dopo la morte di Bertolucci, abbiate toccato davvero il fondo.

Innanzitutto, partiamo da quelli che si atteggiano a intellettuali. Penosi, ridicoli. Cosa vuoi che ne sappiamo questi babbei, laureatisi al DAMS, ove si sono esibiti davanti al professorino, recitando pappardelle a memoria, apprese su Bignami del Cinema per neonati.

Ecco allora che abbiamo il critico in erba, che si crede rinomato, che riempie e infarcisce la sua bacheca di Facebook con tutti gli omaggi di altrettanti critici, più vecchi di lui ma che sono rimbambiti, rispetto a questo giovinastro già rincoglionito, almeno per colpa di aver vissuto davvero le “rivoluzioni”.

Dunque, il suddetto omuncolo, copia-incolla le parole di Emanuela Martini. Sì, un’eterna strega di Benevento dai capelli vermigli che ha leccato il culo a chiunque nella sua carriera “giornalistica”, osannando a destra e a manca. Il cui regista preferito è Scorsese, il quale però non la chiamerebbe neppure nei panni di Vera Farmiga, una rossa di fuoco, fra cinquant’anni. Sì, se Scorsese dovesse campare ancora, oppure dall’alto dei cieli volesse filmare assieme a Dio un altro film arrabbiato e intendesse realizzare il sequel del suo film più brutto, ahinoi, oscarizzato, quello di The Departed con la Farmiga oramai imputridita da una senile apparenza mostruosa, sì, forse potrebbe scegliere Emanuela Martini. Dandole il contentino di apparizione terrificante. Con Mark Wahlberg però che, dopo cinque minuti dall’inizio di questo sequel “paradisiaco”, ammazzerebbe la Martini, silenziando ogni altra sua ruffianeria omicida.

Queste le sue testuali parole, direttamente dal Torino Film Festival:

un visionario, un intellettuale, soprattutto un sognatore. Bernardo Bertolucci, dopo la rivoluzione, ha fatto il cinema come non immaginavamo più di farlo: più grande della vita, e per questo capace di restituirci tutta la vita, e la Storia, e la memoria, e il futuro, nella loro profondità.

 

Sì, la caccia alle streghe nel Medioevo è stata un’atrocità quasi quanto i lager nazisti, ma con la Martini io sono un inquisitore che l’arderebbe al rogo. Hai stufato! Ecco, or ti ficco nella stufa!

Sì, la Martini, colei che, anziché scrivere critiche, fa apologie elegiache su tutti i “grandi”. Per una retorica peggiore di Vincenzo Mollica.

Alla Martini, si accoda quell’altro demente di Roberto Benigni. Uno che ha esordito col fratello di Bernardo, Giuseppe. Berlinguer ti voglio bene. Un “mostro” che ha evitato il manicomio perché la RAI lo pagava per fare il clown da circo. Un altro che si è sempre professato di Sinistra e per un’ospitata, appunto, in tv ove recita Dante Alighieri, mischiandolo a battutine da Littizzetto, si cucca 5 milioni di Euro al minuto. Per dati Auditel di un’Italietta che applaude. Perché in Italia tutti pensano che Berlusconi sia un maiale come Liam Neeson de La ballata di Buster Scruggs, ma in fin dei conti sperano di farsi pubblicare dalla Mondadori. Vedi Daria Bignardi…

Che invasioni barbariche! Ma sono uomini e donne da Risorse umane. Infatti, qua da noi va forte un altro cazzaro, Paolo Virzì. Uno il quale afferma che chi oggi vota 5 Stelle è uno che fa così per rivalersi di esser stato un asino a scuola. E intanto piazza quell’analfabeta di sua moglie, Micaela Ramazzotti, in tutti i film perché Micaela mica è stata scema. Ha trovato il fesso a cui piace la sua gnocchina per diventare ricotta, no, ricca.

Come se non bastasse, addirittura abbiamo il delirio vaginale e uterino di una super frustrata, tale Ilaria Dondi, una che su un giornale femminista da MeToo si permette di scrivere una porcata immonda di tal livello:

 

nessuna parola può togliere nulla alla caratura artistica e all’arte di Bernardo Bertolucci, però, per favore, spendiamone una per dare valore alle priorità o usiamo la coerenza di non parlare più, indignati, di violenza contro le donne. (Già, di per sé, una frase che grammaticamente e sintatticamente sta in piedi a stento).

 

Perché nessuna pretesa artistica e nessun mostro sacro possono giustificare una scena di violenza reale su una donna. Perché la vittima non è – come è accaduto anche in questo caso, tanto per cambiare – solo un effetto collaterale.

Qualcuno spenda una parola per Maria Schneider, perché negare, nonostante le parole dell’attrice, che ci sia una responsabilità precisa nelle nevrosi, nelle crisi psichiatriche, nelle scelte autodistruttive di questa donna – peraltro in seguito licenziata da un altro set perché si rifiutò di girare scene di nudo -, significa ancora una volta sminuire la vittima o, peggio, non crederle o ritenere la sua la reazione esagerata di un donna in preda all’isteria.

Se oggi qualcuno ha Ultimo tango a Parigi da acclamare e da guardarsi non è grazie al genio artistico di un regista e di un attore. La realtà è che abbiamo il nostro capolavoro perturbatore e sovversivo perché è stato girato sulla pelle di una donna, che oggi in molti tendono a dimenticare.

 

Ecco, il povero Bernardo, in poche righe, si è preso la patente di stupratore, pervertito, misogino e “sciupafemmine”.

Ma andate a dar via, appunto, il culo, e usate anche il burro. I problemi psicologi della compianta Maria non credo proprio siano addebitabili a Bertolucci e Brando.

In fondo, non sono tante, anzi nessuna, le donne che potevano vantarsi di averla data pubblicamente all’uomo più desiderato del mondo, ovvero Marlon.

Se fossi stata in lei, altro che crisi depressive. Mi sarei sentita la donna più figa di tutti i tempi.

Quindi, smettetela!

Ilaria Dondi. Una che si presenta così, secondo voi, è credibile come donna? Scrivere delle storie degli altri è un modo per raccontarsi restando nascosti.

 

Innanzitutto, prima del gerundio ci vuole sempre la virgola. Regola basica dell’Italiano. In molti articoli e libri non compare, ma sbagliano. Tanto in Italia ce ne si fotte della “lingua”. Siete tutti “intellettuali”, sì, con la parlata da Christian De Sica fra una porchetta e l’altra.

Poi, cos’è questa: una guardona? Storie degli altri… per raccontarsi, restando nascosti.

Ora, mi segno la stronzata.

Perciò, la smettesse, costei… di farsi i cazzi altrui.

Sì, questa qui è invero Debra Winger, Una donna pericolosa.

Ah ah, ora vi racconto una delle mie.

Quando avevo quattordici e, in piena fase post-puberale, mi tirava come un cavallo, essendo forse l’anno 1993, registrai la prima visione televisiva de Il tè nel deserto.

E me lo sparai. Anzi, me ne sparai tante. Debra Winger, in questo film, è una donna enorme. Un culo stratosferico. Delle gambe magnifiche. E John Malkovich, in mezzo alla sabbia, che fa tanto orgasmo ruvido, gliele palpa in maniera deliziosa. Tanto che quella scena mi spappolò le palle negli an(n)i a “venire”… in modo sfizioso.

Grande passerona, la Winger. Una da mille e una notte, anzi, da Novecento… posizioni. Altro che quella scema di Liv Tyler in Io ballo da sola. E quelle ragazzine eccitate che pendevano dalle labbra di Vasco Rossi nella sua “parodia erotica” del succitato, succinto, ah ah, video di Rewind.

Sì, voi della mia vita non avete mai saputo un cazzo. Quindi, finitela di emanare giudizi moralistici così come, ieri, vi lanciaste in disamine ignorantissime su Bernardo.

Un tempo, allora, in cui ero minorenne e non potevo noleggiare un porno. Internet non esisteva. Le uniche maniere per tirarsi un segone erano due: o corrompevi l’edicolante affinché, “illegalmente”, ti elargisse una rivista con qualche scosciata stimolante, semmai pagandola… il doppio, oppure ti registravi i film con le scene “proibite”.

Che figa divina, la Winger.

E comunque, voi, sessantottini e anche sessantenni finto-trasgressivi avete creato un mondo peggiore di quello che volevate combattere.

Avete per anni, solo manifestando come dei pappagalli, esecrato la borghesia perché da voi, giustamente, demonizzata, in quanto nemica di ogni libertà, soprattutto giovanile.

E i giovani d’oggi sono tutti “malati di mente”.

Ma meglio di voi. Grassi, lardosi, porci e troioni. Unti e bisunti, rancorosi, lendinosi, forse solo lebbrosi.

 

Comunque, voglio buttarla a ridere.

di Stefano Falotico

Nella mia vita, ho recitato anche con Marlon Brando e De Niro in The Score, vedere per credere


26 Nov

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Sì, racconto spesso stronzate inaudite che danno un tocco di vivacità a questo mondo spento e anchilosatosi in pregiudizi cattivelli.

E questa che vi racconto è indubbiamente una stronzata.

Quando invece vi parlo di come sozzamente mi sverginai, di come m’infilai in selve oscure, assaporandone ogni olezzo piccante, non mento. Ancor patisco gli strazi di quella notte a lei ingorda che, di mia deflorazione sconcia, mi rese di sperma lordo.

Quando vi dico che andrò a ritirare un attestato perché ho vinto un concorso letterario, non dico panzane. Vedrete la mia cornice poiché son scrittore modernista che ama l’antiquariato e i sapori antichi del mio letterario sperimentalismo già molto avanti. Tanto avanti che, alla fine di ogni libro, devo regredire di cinquemila anni, altrimenti m’internerebbero per avervi rivelato troppe verità che, io so, vivrete di malavoglia. Sì, dietro un cambiamento vi è sempre sofferenza.

Quando vi racconto delle mie disavventure, delle cimici che ronzano nella mia stanza e delle sette camicie che mi fan sudare per schiacciarle, narro il vero.

Ma passiamo invece a una geniale falsità che rende l’esistenza più sognante.

Sì, nel 2000 recitai con Marlon Brando e De Niro in The Score. Quello che pensate sia Edward Norton, invece, sono io.

Come attestato dalla locandina del nuovo Blu-ray, dal 17 Gennaio 2019 in vendita su Amazon.

Imperdibile.

Il finale del film è però quello alternativo. Norton non si fa inculare da Bob ma, bevendosi un bourbon, glielo piazza dritto con tanto di deriderlo come un mentecatto barbon’! Ah ah.

Eh sì, sono veramente un Genius-Pop.

 

di Stefano Falotico

Il fumo causa ictus e disabilità? I film dolciastri provocano il Cancro al cervello e anche a qualcos’altro, è morto Bertolucci!


26 Nov

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È morto Bernardo, uno a cui piaceva la “Bernarda”. Eh sì, Maria Schneider lui denudò e Marlon Brando col burro bellamente nel cul la ficcò, senza moralismi di “sorca”, quindi Bernardo, anche se perdendo già le rotelle, e forse votando come sindaco di Roma l’allora piacione Rutelli, spogliò quella passerona di Eva Green, regalandoci uno dei seni più immensi delle nostre fantasie erotiche da Dreamers.

E, in Novecento, Stefania Casini tirò proprio gli uccellini di Bob De Niro e Depardieu. Due amici per la pelle, ah, più pelle di così, due con le palle che però vengono da ambienti diversi. Diversi non nel senso… di omosessuali ma di estrazione sociale. E si perderanno per strada perché uno, diventato grande dopo tutto quel pimpante glande, voterà Salvini e invece l’altro Di Maio.

Sì, l’Italia è sempre stata un casino! Un luogo catto-borghese insopportabile. Ove tutti si professano professori ma hanno solo comprato i pezzi di carta, ominicchi sani e santi ma in realtà io vi dico che sono dei puttanieri tremendi. E Bernardo, uomo troppo elevato per stare in mezzo ai campagnoli bugiardi e alle zoccolone da Berlusconi, girò L’ultimo imperatore.

Tutto quel sesso trasgressivo gli diede alla testa e ai testicoli, e dunque ascese al buddismo con Il piccolo Buddha.

Uno dei suoi grandi sogni era realizzare un film intitolato Paradiso e Inferno ma forse, Bernardo, dantescamente, finirà in Purgatorio. Fra gli scomunicati perché morì in contumacia della Chiesa cristiana. Responsabile, con patti lateranensi traditi a piacimento, di aver censurato Ultimo tango a Parigi.

Eh sì, Bernardo aveva du’ coglioni così. Diceva la verità su questo mondo ipocrita e sessuofobo.

Spingeva!

E anche io dico la mia.

Io fumo tre pacchetti di sigarette al giorno. Anche di più. E me ne frego dei vostri salutismi del cazzo.

Non sopporto i film smancerosi e i luoghi comuni. Chi ascolta Zucchero non ha il diabete alle orecchie e, vi posso garantire, che se uno ama Bryan Adams non significa che sia un ricchione.

Non amo, insomma, le romanticherie e le falsità, poiché come Bernardo io sono un grande romantico.

E, come Marlon, incontro una donna. Lei, per far colpo su di me, mi dice di avere tre lauree e di chiamarsi Laura.

Io le rispondo che non voglio sapere nulla della sua “aura”, delle sue credenziali e dei suoi attestati. Non è da un titolo di studio che si giudica una donna.

Una donna la si giudica in maniera “innominabile”. Se è generosa e appetitosa e non rompe i marroni con moralismi morbosi.

Forza, succhia.

 

 

di Stefano Falotico

Credo, in fin dei conti, di essere davvero il peggior attore della storia, tranne quando recito davvero


25 Nov

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Sì, nella vita di tutti i giorni, sono l’attore peggiore che si sia mai visto nella storia.

A volte, anzi spesso, le circostanze esistenziali ci obbligano a recitare una parte. A fingere spudoratamente. Perché, se dicessimo la verità, chi ci vuole bene entrerebbe in apprensione e io non voglio allarmare nessuno. Dunque, mento e mento ancora mentre la mia mente sta vivendo, può essere, degli stati di demenza o soltanto, probabilmente, di profonda acquiescenza. E il mio sguardo si perde nel vuoto più abissale e insondabile anche se davanti a me compare una figa colossale.

Sì, in certi momenti, voglio starmene per i cazzi miei. E oscuro dalla mia vista perfino le cose e le cosce piacevoli. Sterilizzando le mie iridi a espressione acquosa di un apparente io deficiente e armonioso. Invero, nelle intimità inaudite della mia anima sgualcita, ribollono pensieri cupissimi. Quasi suicidari. Pensieri di uno che pare abbia avuto una vita secolare e invece è ancora uno scolaro.

Sì, io ho molto d’apprendere. Non si finisce mai d’imparare anche quando credi di aver capito tutto e non sai prepararti neanche un panino. Ah sì, miei panini, farcitevi da soli, non ho tempo da sprecare nell’affettare il prosciutto, oggi voglio essere affettato e non posso perder attimi preziosi ché desidero affrettarmi per mangiar una buona patatina. Succosa, con tanto di salsa, ah, senti come si sgranocchia questa gnocca fra i miei denti e, sulla sua lingua abbrustolente, ausculta nel cuor succhiato le profumate sue papille gustative, poi si posa con letizia tutta la sporcizia… sì, un rimestamento schifosissimo di salivazioni puzzolentissime, nonostante il dentifricio, questa sua bocca carnosa quasi quasi mi rende un vegetariano e non voglio più mescere la purezza del mio alito nella gola del suo fetido smalto.

Che cazzo significa? Significa.

A parte la tal parentesi agra, agreste, silvestre e di orgasmi poco celesti, sì, sono un attore pessimo.

Un libro aperto. Posso simulare uno sguardo da monaco tibetano ma si vede lontano un miglio che la mia anima è funestata da preoccupazioni trivellanti ogni mia budella spappolata.

Oppure, rido fintamente euforico quando invero, amici, mi sento talmente triste che potrebbero usarmi a Viareggio come carro allegorico, sì, una maschera carnascialesca da uomo la cui parola preferita è malinconia. Con tanto di occhio pittato e la gocciolina nera simil Il corvo.

Un uomo zombi imbattibile, una sfinge lacrimosa eppur ingenuamente cremosa. Le donne mi guardano, s’inteneriscono e, mosse a compassione, desiderano che sia loro passionale, ché mi strugga nelle lor roventi coscione dopo tanta smodata, dolorosa alienazione e, nelle lor gambe ruggenti, mi devasti per orgasmi distruttivi e vulcanici in unte e congiuntesi esistenze prosciugate da sfinimenti resilienti a ogni dapprima piacere rinnegato, esistenze amareggiate che, in un frangente di cazzuta solidità, si compenetrino d’infiammata vacuità empatica, ma io mi sciolgo solo nel leccare un altro ghiacciolo. Quando delicatamente suggo ogni colorante di tanto gelo refrigerato e poi nella mia pancia riscaldato.

Sì, molte donne mi cercano, tumefatte dal mio viso angelicamente diabolico ma me ne sbatto Le riempio di complimenti per dar loro cinque minuti d’illusoria, masturbatoria felicità, eppur sostanzialmente me ne fotto.

E, sopra il ramo di un albero, con la gamba accavallata, suono la chitarra mentre un uccello, lindo e puro, sorvola le mie ansie e mi caga in testa.

Sì, anche in questo caso faccio buon viso a cattiva sorte.

Dicono che le cagate portino fortuna e, se mi avete letto fin qui, questa è una cagata che spacca il culo.

Fidatevi.

 

 

di Stefano Falotico

Parla il Joker: il mio problema è sempre stato Excalibur di John Boorman e sua figlia Katrine


23 Nov

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Sì, Travis Bickle/De Niro in Taxi Driver proietta sul candidato alle presidenziali Palantine tutte le sue rivalse verso la società. Una società che in verità non l’ha escluso, è stato lui a estromettersene. Perché così gli tirava. Gli tira per Cybill Shepherd ma poi fa il buon pastore, dopo averla portata a vedere un porno. Un bel tipo, davvero, un topo straordinario. Un essere che vive nei sotterranei delle sue ansie, respira la notte e dimagrisce a vista d’occhio. Catalizzando il suo malessere nel covo del pappone Keitel.

Io invece, dopo lunghe e inesauste riflessioni, addebito a Katrine Boorman di Excalibur l’inizio di ogni mio incurabile turbamento sessuale.

Era un pomeriggio assolato di millenni or sono, quando la mia vita giaceva ancora nell’infantile spensieratezza. Al che, mi ricordo che amavo molto La spada nella roccia. Lo confidai a mio zio. Che mi disse:

– Ragazzo, è ora di crescere. Devi guardare la versione più matura del mito di Artù.

 

Cosicché, mio zio andò a pescare la VHS di Excalibur, persa nel mare delle sue cianfrusaglie. E continuò col predicozzo:

– Ah, all’Istituto Tecnico per periti industriali io non perii nei calcoli trigonometrici ma vivificavo la mia fantasia, leggendo Materia di Bretagna. Sì, quei bei romanzoni bretoni che poi, una volta che sarei morto, avrebbero preso a modello per Il trono di spade. Un giorno lassù, dall’alto dei cieli, quando iddio mi avrà perdonato per aver lasciato mia moglie e mio figlio (cioè mio cugino), mi gusterò questi cappa e spada, assolto da ogni mio infimo e turpe peccato. Brindando di baccanali e festini pagani come Uther Pendragon e il Duca. Intanto, mi bevo la Sambuca!

Sì, ora Stefano ti mostro una scena che sarà d’iniziazione propiziatoria, forse anche masturbatoria, per la tua pubertà in erba. Lo so, lo vedo dal tuo viso un po’ brufoloso, scalpiti per conoscere ciò che c’è oltre le favole della Disney.

Allora ti mostrerò la fava di Gabriel Byrne, coperta dall’armatura che, grazie al bieco sortilegio di Merlino, si conficcò violenta in quella figa stupenda d’Igrayne. Che ficcata! Che figata!

– Ehi zio, che cazzo stai facendo? Non sono pronto per queste porcate.

– Lo sei eccome. Beccati questa scena. Stai vedendo? Ecco che Gabriel Byrne entra di soppiatto nell’antro del Duca e, mentre il Duca vien conficcato, appunto, dai nemici in guerra, Byrne lo ficca alla sua bella, grufolando maialescamente in modo ignominioso… vieni Igrayne, argh, argh.

– Zio, questo mi sembra un porno camuffato da film d’autore storico-fiabesco. Ma, soprattutto, perché Uther voleva che Igrayne venisse subito? Non è meglio tardare il più possibile l’orgasmo?

– E che ne sai tu dei porno? E degli orgasmi?

– Io sono Morgana.

 

Ecco, dopo questa stronzata, sì, credo comunque che quella scena così spudoratamente abietta nei confronti della povera Katrine, usata a mo’ di statuina stuprata, una scena girata da suo padre (!) John, altro che Dario Argento e sua figlia Asia, mi abbia sconvolto a livello inconscio. Non era ancora l’età giusta per saper che un uomo infingardo e malevolo potesse incunearsi nelle cosce di una donna tanto angelica con far spregevole e irruentemente spingente.

Ciò provocò un precoce invogliamento scombussolato dei miei ormoni impazziti. E compresi, da solo, il potere magico della masturbazione.

Sì, tornato che fui a casa, senza genitori che mi rompessero le palle, cominciai a emulare Uther sul divano, strofinandomi bellamente su quella morbida e carezzevole pelle, immaginando che fosse la magnifica Katrine. Lo strofinamento durò sinché il mio coso duro non facesse sì che emettessi un gemito profondo. Sì, eiettò solo questo. Perché ancor non ero puberale e nessun liquido fuoriuscì dopo tal atto impuro. Meglio così. Non mi ero munito di fazzoletti e lo schizzo prepotente avrebbe rovinato il “vestiario” partorito dal mio gesto da “dromedario”.

Ma capii benissimo che quell’affare che avevo fra le gambe non serviva solo per pisciare.

Da allora, molte cos(c)e son cambiate.

Posso altresì però affermare questo: credo che il sito Celebrity Movie Archive abbia fatto una fortuna con tutti i soldi che spendevo d’adolescente a scaricarmi quei tocchi d’Ubalda.

 

Sì, devo dirvi proprio la verità. La gente pensava fossi un ragazzo purissimo, invece credo che già allora simboleggiassi l’innocenza del diavolo.

Di mio, posso anche rivelarvi che non ho mai sofferto di nessuna schizofrenia che più volte, nel corso del tempo, mi è stata imputata.

Di solito, le persone che soffrono di questa malattia metafisica, ne son affette per colpa di gravi delusioni affettive e si ammalano di paranoie di vario genere.

Sì, il novanta per cento della gente che vedete per strada è malata di mente. Solo che non lo sa.

C’è chi si crede un grand’uomo perché fa il direttore d’azienda ma in verità non ha mai visto un film di Krzysztof Kieślowski, chi si crede Bukowski e invece è solo la versione tragicomica e purtroppo reale del grande Lebowski, ci son le donne che amano i cristalli Svarovski e sostanzialmente son peggio dello YouTuber Matioski, e chi, come Harvey Keitel di Taxi Driver, ha un amante formato matriosca.

 

Di mio, son solo Re per una notte!

 

– Zio, c’è un bullo che mi prende per il culo.

– Ah sì? Bene. Mi stavo annoiando. Ora che scende la notte divento Bruce Willis di Unbreakable e gliele suoniamo di santa ragione.

 

 

In parole povere, che minchia volete da me? Oltre a questa che ho fra le gambe non posso incularvi con cazzi che non mi riguardano.

Vedete di non rompere i coglioni.

Per finire, vi racconto quanto segue.

Considerato che fui da molti “schizofrenico”, mi consigliarono Daredevil, la storia di un cieco che in realtà ha una vista migliore, metaforicamente parlando, dei comuni mortali.

Vi svelo un’altra verità: tornando al mio discorso precedente, cioè quello sulla gente malata che non sa di esserlo, Daredevil è un fumetto per gente abbastanza maniaca che ha sempre sognato di essere The Punisher.

Ma solo io lo sono davvero. Ah ah.

Ci tengo alla mia anima springsteeniana da Frank Castle. Lascio agli idioti i Ramones.

Lo dimostra il fatto inequivocabile che io son sempre più bello, grande e grosso, gli altri sempre più brutti, marci e possibilmente anche paraculi.

Io a breve esco con un altro libro, tu invece esci sempre con quel cesso…

Morale della fav(ol)a: mai tirare mai conclusioni affrettate sul prossimo. Potrebbe essere Re Artù.

 

di Stefano Falotico

Salve, sono il Joker Marino, uomo che mangia a colazione i vostri cervellini, un uomo non acchiappabile e forse inchiappettante


23 Nov

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Sì, la sfacciataggine è il mio forte. Sono un uomo che alle 8 e trenta del mattino, mentre la gente già tribola nel traffico, mentre impazza precoce il delirio di massa che vi accompagnerà per tutta la giornata, fra urla isteriche, canzonette alla radio per consolarvi, terribili cure dimagranti e insipidi, integrali piatti d’insalata poco piccante, ecco, scivolo nella città con far cheto e oserei dire mansueto, entro di soppiatto in un bar cinese e mi scolo un ottimo cappuccino. Mentre voi, incappucciati in ipocrite maschere ruffiane, state sempre a commiserarvi, elevando il vostro patetico piagnisteo a stile di vita. Andate a scolar la pasta e voi, stolti scolari, scrollatevele! Lo so da sempre, vi affannate affinché la vostra collega, tutta in tiro, possa elargirvi un po’ di “zucchero”, miscelando la sua schiuma nei distributori automatici dei vostri fantasticati orgasmi da uomini oramai ammosciati.

Io cammino, ridacchiando fra gli idioti che mi scherniscono poiché io sono l’incarnazione di un grande scherzo invertito, miei pervertiti. Per tanti anni la gente mi vilipese e per le palle volle appendermi ma, ribaltando tutte le loro ottuse, bacatissime logiche, fieramente danzo or nella vita con prelibatezza. Invitando una bella donna a deodorare la mia pelle mentre voi, incagniti, incattiviti, coi fegati a pezzi, delirate sol puzzolenti per leccarvi il culo a vicenda. Siete putrescenti, ah ah, e io son tremendo. Affogate oramai da tempo, senza più intelligenti tempie, in un martirio da uomini rimbecilliti che siete. Voleste far i galli ma non foste né celti e neppure adesso state a galla. Qui ognuno paga alla romana ma quella francese io la misurerei “a garrese”.

Io non sono solo il reale Joker, sono anche un Marino, sì, Marino con M maiuscola è il mio cognome, e Joker Marino è uno pseudonimo del Falotico, essere sgusciante e inculante che conosce il gusto dell’irriverenza geniale, ché dà consistenza alla parola sberleffo, uno schiaffo morale di rara potenza sesquipedale.

Son amabile scrittore dal gentil sesso amato e spesso “prosciugato”, artista incomparabile che fa del costruttivismo il suo Jodorowsky e vorrei tanto che Lady Gaga, tutta a me denudata, mi cantasse e dedicasse Alejandro!

Scusate, ora devo tornare in bagno. Mentre vi guarderete allo specchio, io raderò l’ultimo pelo dell’avervelo sinceramente fatto.

Sì, alla gente di cattiveria inaudita tirò il culo, mi diede la patente di tonto e invece a me tira sempre di più per le donne dai fondoschiena molto rotondi.

Sì, ho inquadrato la sporca faccenda, possibilmente adesso, senza più moralistiche reprimende da bacucchi cumenda, andrò a godermela… miei dementi.

Che mente! Che faccia!

Son proprio un Principe!

E vado inchiappettando con far da se tanto mi dà tanto devo/e avere anche un grande coso pimpante. Ah sì, miei poppanti, io son il maestro del pompando!

 

 

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TOP TEN Nick Nolte


22 Nov
Actor Nick Nolte is 75. The Nebraska native got his start modeling and acting in Minneapolis, through the Eleanor Moore Agency. His credits include the films “Cape Fear,” “48 Hrs” and “Jefferson in Paris” and the TV miniseries “Rich Man, Poor Man.” (Getty Images: Jason Merritt)

Actor Nick Nolte is 75. The Nebraska native got his start modeling and acting in Minneapolis, through the Eleanor Moore Agency. His credits include the films “Cape Fear,” “48 Hrs” and “Jefferson in Paris” and the TV miniseries “Rich Man, Poor Man.” (Getty Images: Jason Merritt)

 

Oggi, amici e (a)nemici, voglio parlarvi di quello che a mio avviso, e io ho sempre ragione, è uno dei più grandi attori di tutti i tempi e anche di tutti i templi. Sì, a costui, dopo la sua morte, eleveranno statue altissime negli anfiteatri perché Nick Nolte è l’incarnazione di una tragedia di Eschilo.

E, nell’Arena di Verona, a tre mesi dalla sua scomparsa, tutta la gente canterà in memoria di questo bestione che da giovane aveva un fisico da Dio greco, per un Festivalbar all’insegna di Nick, uomo del Nebraska come uno dei più bei album di Springsteen. E infatti, tra la folla esultante, apparirà il Boss col suo volto roccioso a spronare le condoglianze con delle ballate dolci e anche amare (sì, tanto poi la gente, finito il cordoglio, fottendosene, andrà al mare, mangiando focacce) come l’ultimo film con Nick protagonista: Head Full of Honey.

Quest’attore titanico, scandalosamente candidato agli Oscar soltanto tre volte, due come protagonista per Il principe delle maree (Anthony Hopkins de Il silenzio degli innocenti lo sbudellò in maniera cannibalistica) e per Affliction. Ma assurdamente fu sconfitto da Roberto Benigni de La vita è bella. E all’annuncio di Roberto come vincitore, Nick ci rimase di sasso e pensò in silenzio: ma guarda un po’ se me lo doveva mettere nel culo uno nato a Castiglion Fiorentino, un tipo da Castiglione delle Stiviere, uno che se non imbroccava la follia sua giusta l’avrebbero internato in manicomio. Ma cose da matti!

Poi come non protagonista per Warrior. Ma Christopher Plummer ancora una volta lasciò Nick a bocca asciutta. E Nick, finita la cerimonia, rilesse il suo autore preferito, Kurt Vonnegut. Pensando stavolta: sì, è tutta una puttanata questa vita. Tutto è capovolto. Che vita di merda.

Ecco, ma quali sono le dieci migliori performance di Nick?

Andiamo a casaccio.

I guerrieri dell’inferno, 48 ore, Addio al re, New York Stories, Cape Fear, Il principe delle maree, Affliction, La sottile linea rossa, Triplo gioco e il cammeo di Run All Night.

Questo è quanto.

Vedete di andare a prendervelo nel culo.

 

di Stefano Falotico

Bob De Niro ha mandato a fanculo Grace Hightower


21 Nov

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Oh, la notizia che aspettavo da una vita.

E sapete perché? Perché io ritengo che il calo vertiginoso subito da De Niro negli ultimi vent’anni sia dovuto proprio a questa matrona.

Una negrona molto corpulenta, la reincarnazione dell’attrice grassottella di colore Hattie McDaniel, sì, la celeberrima Mammy di Via col vento. È lei o non è lei? Certo che è lei!

Ora, io non ho mai ben capito che lavoro facesse questa Hightower prima di diventare la signora De Niro.

Qualcuno, tempo fa, mi disse che faceva l’hostess di linea ed era l’amante dei due neri, appunto, con parlata napoletana de L’aereo più pazzo del mondo.

E si dice anche che lei e Bob si siano innamorati in maniera del tutto peculiare, diciamo così. Sì, Bob era su un aereo di linea durante uno dei suoi consueti spostamenti in giro per il mondo. Al che, come ogni uomo, dopo tante ore di volo, andò in bagno a pisciare. Aprì la porta e Grace era lì che lo aspettava a fauci spalancate. Lei chiuse la porta e incassò Bob nel bagnetto. Bob, il quale da sempre è stato maniaco delle nere, non si fece fra le feci pregare due volte e picchiò di brutto col martello. Toro scatenato!

Sì, le malelingue misero in giro la seguente leggenda metropolitana. Questa secondo cui De Niro fu meravigliosamente atterrito da tal bomba black prima dell’atterraggio, una donna Morena da canzone di Zucchero, e da questa nera molto terragna fosse rimasto stupefatto del suo super pompo prosciugante e spossante.

Tant’è che, da allora e dall’immediata sua decisione di sposarla, ha girato appunto quasi solo cazzate. Assumendo spesso espressioni da ebete, la classica smorfia di uno troppo spompato.

Perché non poteva immalinconire Grace, interpretando film troppo impegnativi. E voleva solo farla ridere con commediole, portandola alle feste ed esibendo a tutti questo donnone colorato come il carbone.

Ora, Michelle Obama è un bel pezzo di gnoccolone, una donna con cosce da Tyra Banks e un seno desiderato anche da Berlusconi quando Barack lo invitava alla Casa Bianca e permetteva che Silvio al solito facesse doppi sensi pessimi e sconci sulla sua bella gnocchina.

Ecco, non molti lo sanno e ve lo dico io. Barack, una volta per tutte, si arrabbiò con Silvio perché Silvio si spinse con le parole oltre il lecito. Azzardando di occhiolino.

Al che Barack chiamò Denzel Washington che gliele suonò da Equalizer. Un bel festino!

Silvio non ha mai raccontato tal devastante “oltraggio al pudore” che subì da quel Tartufone Motta di Denzel, ma è questo il motivo per cui si è rifatto la nuova plastica facciale qualche anno fa.

Sì, pare che però De Niro, per via dell’età, non sia riuscito a fertilizzare Grace in maniera normale nonostante la scopasse notte e sera dopo aver recitato con Ben Stiller.

Al che praticò l’inseminazione artificiale. Non fu una grande idea. Il figlio è nato autistico.

Sì, adesso sono politicamente scorretto come i fratelli Farrelly. De Niro andò alla banca del seme, gli diedero in consegna un giornaletto nel quale vi era la foto di lui con Naomi Campbell ai tempi in cui stavano assieme e Naomi era una passera gigantesca. De Niro, eccitato a morte nel ricordo rovente di quelle sue scopate potenti con Naomi, fu furioso a masturbarsi ma in radio, nel frattempo, passò quella frustrata di Noemi, De Niro non ci capì un cazzo e i cromosomi andarono a puttane.

Comunque De Niro, è ora iscritto al Movimento 5 Stelle e appoggia le stronzate di Grillo. Perché ritiene che i vaccini causino l’autismo.

Io invece ritengo che Grace abbia indotto De Niro a leggere malissimo i copioni che gli mandavano perché questa Hightower l’ha rincoglionito per molto tempo.

 

Vogliamo dircela?

Come vi racconto io le puttanate non ve le racconta nessuno. E nemmeno Bob che a Grace diceva di amarla fedelmente ma invece sul set di Nascosto nel buio, in gran segreto, faceva il lupo cattivo con Elisabeth Shue.

 

Sì, questo non è razzismo, bensì umorismo nerissimo. Sì, ci sono varie nerette in giro che mi attizzano più di queste bianche moraliste. Mica delle borghesucce, queste nerette san ben renderti indiano, un vero pellerossa. Già, con queste non ingrigisci ma diventi sempre più variopinto.

 

di Stefano Falotico

McConaughey è una bella faccia di culo e Laura Pausini e Vasco Rossi non si sono ancora suicidati?


21 Nov

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E ancora, e ancora, e ancora…

Sono stanco un po’ di tutto tanto la gente non cambia e nemmeno io.

Le mie idee sono sempre più radicate, tetre, cupissime.

E soprattutto non ho intenzione di cambiare. Mi piace starmene solo perché solo, appunto, in solitudine posso ammirare gli sconfinati panorami della mia anima, lontano dai consigli idioti e dalle scempiaggini di massa.

Poi, con grande cautezza, vellutatamente indosso la mia giacca di pelle e m’involo nella notte nitidamente aggrappato al mio cuore decadente.

Sono stanco dei luoghi comuni di questo Paese. A me ne hanno dette di tutti i colori. Io non appartengo a nessuna generazione, a nessun tempo, non sono collocabile in nessun inserimento “psico-sociale”.

Totalmente estraneo alle vostre baggianate e più la gente mi offende e più, nel laconico sudore della mia anima freddissima, mi fortifico nel buio gioviale ai cazzi miei.

Sì, appartengo a quella generazione chiamata X ove un imbecille come Kurt Cobain detenne il controllo mentale di molti ragazzi balbuzienti ed ebefrenici che angariati, torturati, vessati da genitori che volevano avviarli e sistemarli ancor prima che potessero assaggiare l’odore del loro ventre, in stomachevoli deliri solipsistici elessero a Dio questo pagliaccio da circo.

Non cambio idea neppure sulle donne. La penso sempre più come Kemper di Mindhunter.

So che per questa mia netta affermazione, anche in tempi non recenti, mi son piovute su Facebook discriminazioni sessiste, attacchi sfrenati alla mia virilità e tutte le donne, queste donne tanto patetiche come Emma Bonino, hanno sferrato offese indicibili contro il sottoscritto.

Le donne, come sostenuto peraltro da Bukowski, sono esseri sostanzialmente stupidi che scelgono i loro uomini, quasi sempre, in base alla forza economica che tali uomini possiedono.

Perché le donne sono tanto poetesse a parole, retoriche oltre ogni dire, ammalate di buonismo sin dalla nascita per colpa di educazioni distorte, cagionate da troppi film Disney visti da codeste durante l’infanzia più tenera, periodo nel quale s’innamorarono di Lady Oscar e de La principessa Sissi, idolatrando la virtuosa Grazia Deledda e poi rinnegando ogni verginità pura a favore del primo puttaniere, coperto di una maschera sociale da bravo ragazzo, che le ha illuse con un mazzolino di rose ipocritamente teso… solo a deflorarle.

Da allora, da quando cominciarono a comprendere la potenza lor sessuale, hanno capito le facilissime logiche del mondo. Discettando da gran signore dietro un raffinato tailleur e poi intimamente preoccupate solo di pararsi il culo, sposandosi l’imprenditore iper-cinico che, semmai, le maltratta, abusa di loro e le prende platealmente per i fondelli. Ma almeno ha i soldi per garantire loro quella stabilità “armoniosa” da vacanze in Costa Azzurra. E soprattutto permette loro di tirarsela da gran fighe, con le bocche a culo di gallina, tre ore di palestra e pilatestapis roulant e altre amenità, come dico io, di sorca.

Gli uomini sono pure peggiori. Il novanta per cento sono degli animali imborghesiti. E pur di mantener caldo l’uccellino e sfogarsi dopo una giornata dura, be’ cazzo, son stati disposti a disfarsi di ogni dignità mascolina, si son effeminati nei gusti. E allora è capace che quelli della mia generazione hanno amato alla follia L’ultimo bacio, una delle più grosse bischerate di sempre, e poi andavano dagli altri ragazzi a sfotterli, vomitando loro che erano sfigati, meno(a)mati, e si struggevano nelle loro amarezze da Leonard Cohen.

Per molto tempo della mia vita fui scambiato per Benicio Del Toro de La promessa.

Mi spiace deludere questa aspettativa, son sempre stato quello di Traffic.

Non credo alle dolciastre banalità. E spesso appaio troppo buono, indifeso e vulnerabile.

Appaio così, invece son sempre stato tutt’altro.

 

E la dovrebbero smettere Vasco Rossi con la sua La verità e Laura Pausini, una povera zoccola scema, a mendicare la simpatia dei frustrati con le loro canzoni di merda.

C’è un grande problema nella società. La gente, rimbambita da troppe visioni patinate e televisive, confonde il romanticismo con la romanticheria. Con le stronzate.

E mangia le caramelle Tic Tac che rinfrescano la bocca. Si rinfrescassero i cervelli.

 

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di Stefano Falotico

Siamo ancora giovani per fare i pensionati e io cammino da gagà, tosto come McConaughey


20 Nov

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Assisto a uno sfacelo. E io non dovrei parlare perché sono stato il campione dell’apatia, il re dei pigri, il Lebowski fattosi reale. A girovagare per molto tempo nella nebulosa delle mie abdicazioni.

Sì, eccome se mi accasciai e tante cose, soprattutto femminili cosce, persi nel buio più nero della notte senza fondo. Anche senza fondi.

Ma è proprio sulla base dei nostri mancamenti, dei nostri momentanei o duraturi svenimenti che dobbiamo risalire per non soccombere dinanzi a questa vita che non è mai facile.

Non è ancora venuto il momento di svenire, no, non svaniamo, io a te, donna, ancor vengo. A meno che tu prima non svenga. Sì, faccio un certo effetto.

Come dissi io e perfino un critico cinematografico mi rubò tal frase da me coniata in un attimo di genialità inaudita, io son fatiscente ma giammai domo.

E invero mai dormii. Il mio sguardo fu sempre vigile e quando i vigili mi fermavano perché andavo a forte velocità, oh sì, pagai ogni multa. Dilapidando un patrimonio.

Ma non me ne pento. Ma quale pentecoste! Non sono il Cristo di nessuno e nessuno infliggerà più marchi al mio costato. E voglio mangiarmi ancora molte crostatine. Costino quel che costino, cazzo, hanno aumentato il prezzo alla Coop, puttana la Mad… a di Dio!

Così come non mi pento di aver speso 1500 Euro nel 2005, abbonandomi a un sito porno. Sì, senza pudore lo sbandiero. Fu un anno di fermentazioni sessuali esagerate, ove incontrai anche una donna con la quale ci divorammo, spellammo, arrossammo e forse scopammo. Sì, forse scopammo perché lei, diciamocela, abusò della mia innocenza e mi mangiò vivo, io incosciente non capii un cazzo ma lei sì, e io non saprò mai se quello fu amore o una grande trombata. In tutti i sen(s)i.

Sì, quell’anno 2005 fu esaltante, perfino esalante, saliente e di mio pen salente. Non voglio mentirvi da uomo silente: Eccome se salì. Di un sesso al bacio, zuccherato con sale e piccante. Ficcante in lei ardevo brillante ma non ero mai soddisfatto, allora appunto sottoscrissi l’abbonamento a un bel sitarello. Tanto per rincarare la dose, come si suol dire.

Da cui mi scaricai tutto in streaming. Vero download purissimo! Ebbene, ve lo dico, bando alle ciance e ai moralismi, alle pudicizie e alle reprimende cattoliche.

Andavo matto per Ashley Long, una bionda pornoattrice che non mi faceva dormire la notte. Assalito dal più inverecondo peccato, la mia carne ogni minuto ribolliva baldanzosa, la mia pelle euforica si squagliò giocosa, desiderando quella figa immane così gioconda dal culo maestoso.

Oh Signore mio! Non fatemici pensare. Quanto penai… Che pene!

Sì, lo posso affermare orgogliosamente. Io, come Bukowski, non sono mai andato a puttane né mai vi andrò. È la mia morale folle da Travis Bickle a rendermi così retto.

Anche se per un altro di pornostar odierne, delle quali su Instagram ammiro sempre i loro tonici retti, farei uno strappo alla regola e strapperei loro anche tutto il resto. Ah ah.

Sì, dico. Siamo uomini o siamo cazzoni?

In questi anni son venuto a conoscenza degli animali più strani. Gente che, abbattutasi, per troppi bullismi mai sopiti, incorse anche nel mobbing, e a pezzi ora non gliela fa più. Elemosinando da pezzenti. Ha chiesto all’assistenza sociale la pensione d’invalidità, spacciandosi per disabile psichica quando invero è abile alla grande. E lo dimostra il fatto che questa gente si fa le canne da mattina a sera, si ubriaca da matti e inneggia a Beppe Grillo per un fancazzismo medioevale da farmi rabbrividire.

Vi siete arresi! Io mai mi arrenderò a costo che mi esporranno al ludibrio in piazza, che mi linceranno, bruciandomi come una strega maledetta.

Son uomo di acume, scrittore che insiste e la cui volontà persiste, che cadde mille volte, pigliando batoste che avrebbero steso anche Rambo.

Ma posso dirvi che, sebbene più volte, mi fu proposto di abdicare, io mai abdicai.

Fui ricoverato perché per troppo stress, e forse anche a causa di troppe fighe di quell’epoca, delirai. Diciamocela, mi telefonavano alle tre di notte, rovinando i sogni in cui ero in un prato fiorito a parlare coi puffi, mi sbatterono in riabilitazione e m’indussero a mollare.

Chiedendomi se volevo una mano. Una mano? Di che? A farmi mantenere dallo Stato, trattato da uomo danneggiato?

Ma danneggiato di che? Sì, ne ho patite tante, vissute di cotte e crude, anche di bollenti, e persi molto del mio mordente a causa di farmaci troppo “emollienti”.

Sì, subii delle infiammazioni ma posso garantirvi che il mio cervello è perfettamente intatto, il mio uccello è ancor lindo e so usar molto bene sia la Lingua italiana che giocar di altre lingue perfino con le donne di Taiwan.

Scrivo di Cinema come un ossesso, sto finendo un libro erotico. Eh sì, prima o poi sarei arrivato a questo.

Ma mica un romance come le puttanate che si vedono e vendono in giro. Qui parliamo, e posso anticiparvelo, di un libro erotico come non se ne sono mai letti.

Fra orge alla Kubrick, diavoli maledetti, una Venezia misteriosa, donne maliarde, figli di puttana bastardissimi, e un’eleganza della prosa da far invidia a García Márquez.

Nuovi amici mi hanno tirato su, li ringrazio.

E sapete perché? Perché come scrisse Mereghetti a proposito di Sean Connery di The Rock: non fa molto ma vive di rendita sul suo carisma.

 

E io sono come Jimmy Malone de Gli intoccabili.

Dunque, amico, non fare il Capone.

Io sono più testone di te e a Roma assai presto andrò a ritirare l’attestato. Perché ho vinto un concorso letterario. Ben vi sta!

Se ti sto antipatico, pigliati quest’altra testata, prova ancora a rompermi il cazzo e ti sbatto su tutte le testate. Sputtanandoti di brutto.

Ce la possiamo dire? L’Italia è sempre stata un Paese di dementi.

Li vedi a quarant’anni che seguono le partite di Calcio, riempiono di soldi quelli che son più miliardari di tutte le generazioni che avranno, guardano Carlo Conti l’abbronzato con la lampada in tv, sbaciucchiano la moglie mentre sbirciano la ballerina del varietà tutta scosciata e poi fanno la morale ai ragazzi troppo vivaci…

Appena non sanno che pesci pigliare e non vogliono confrontarsi col prossimo, lo ricattano, dicendo lui che lavorano come dei negri e si fanno il culo. E invero stanno a leggere il giornale, facendo battutine su quella nuova, carina… e bevendo caffè ai distributori automatici.

 

Io sono un artista. Che questo vi piaccia o meno. Con me non attacca.

Uno psichiatra mi disse che ero spacciato come McConaughey di Dallas Buyers Club.

Lo mandai a cagare subito. E agii di testa mia.

Avete visto?

Come sempre, avevo ragione.

Non so quanto ancora camperò ma mai arrenderò in una vitarella per tirare a campare.
Sulla mia lapide sarà scritto: qui giace la più imbattibile testa di minchia di tutti i tempi. E, fidatevi, aveva anche un ottimo arnese.

Sì, con me le donne resuscitano.

Adesso, scusate, devo mettermi il pigiama.

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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