Archive for October, 2018

Il metodo Kominsky? Meglio il metodo Faloticus, uomo di fantascienza che odia le persone senescenti e anche le sceme, soprattutto i dementi


16 Oct


Rambo 5
Sì, ho perso la voce in questi ultimi due giorni. Nei quali ho vagato, di raucedine e laringite, fra il bagno a vomitare e la cucina a scucchiaiarmi antibiotici per curarmi i bronchi. Alla fine, le troppe sigarette hanno incendiato i miei polmoni e ho sputato sangue anche dalle narici. Stamattina, va leggermente meglio. Ho deambulato tra una febbre leggerissima però fastidiosissima, emicranie devastantissime… e diarrea futile del mio stronzo perpetuo a evacuare stronzetti migliori di voi, coglioncelli.

Sì, ho avuto un po’ di febbre. Toccando il picco massimo di 37 e 5. Che per me è come avere la temperatura a quaranta… Voi, è da una vita, che state a novanta.

Sì, in quanto sono uomo-lucertola come Jim Morrison, a sangue freddo, un Nosferatu freddissimo che può vantarsi di possedere un pallore migliore del colorito latteo di quella zoccola di tua moglie, una che a forza di farsi le lampade non ha avuto il tempo di cambiare il lampadario della sala ed è dovuta andare a farsi ingessare la testa di cazzo che è sempre stata, poiché il lampadario, scollatosi dal soffitto, è caduto a picco, centrandole il cranio e creandole un buco “verginissimo”. Sì, gli altri due, quello della vagina e del culino, è da tempo immemorabile che son stati lesi, totalmente trivellati, sfrangiati, sfiancati, abusati e innumerevoli volte fottuti. Sì, tua moglie non ha mai usato troppo la sua testa vuota dalla nascita, ma ha saputo riempirsi di molte tenerezze dure. Che le davano “gioia”. Fra una botta e l’altra cantava con Battisti, sì, viaggiare, evitando le buche più dure…

È donna che ora però può sfoggiare non certo un lindo bucato, che mangia da matrona i bucatini ed esibisce una testa bucata in tutto e per tutto, parimenti al braccio bucherellato di quell’altro troione di suo figlio drogato, totalmente andato, destinato a essere, come sua madre, soltanto più inculato di come già dalla società fu ben inchiappettato.

Quelli della mia generazione son totalmente rimbambiti. Passano il tempo a parlare di film del passato. E oggi inseriscono la news per cui Tilda Swinton è il “dottore” di Suspiria.

Che vita eccezionale. A settant’anni cosa faranno?

Io ho sempre adorato la scena di RoboCop in cui il grande Peter Weller “robotizzato”… becca due merde per le strade di Detroit. Che vogliono rapinare e stuprare una donna.

Al che, spara in mezzo alla gonna della donna e castra il maiale.

Gli amputa il pistolino e poi fa girare la pistola.

Quello che ho fatto io. Un po’ anche come Clint Eastwood di Gran Torino.

Di me taluni merde avevan detto che ero il down de L’ottavo giorno, il tonto Billy Bob Thornton di Lama tagliente e lo storpio Walken di New Rose Hotel.

A un certo punto, tutti quanti hanno realizzato che ero semplicemente un ascetico che se la tira e se le tira.

Sì, non ero, come disse il demente ai miei danni, il coglione che non sa che lui sogna di sbattersi anche quelle che vanno a messa.

Ma come mai è successo tutto ciò?

Perché non potevo essere un Falotico ma dovevo ascoltare musica grunge per decerebrati e fare le leccatine a qualche gattina.

 

E invece sono tornato più bello di prima.

Anche più duro… Anche più “schizofrenico”. Genialmente incurabile.

Ah ah.

E ascolto Springsteen. E il mio attore preferito è De Niro.

 

Cari lobotomizzati, sul canale 9 passa il programma Più sani, più sexy, più ritardati.

Il programma che vi accompagnerà di Total Recall per sempre.

Per quanto mi riguarda, andate a farvelo dare nel culo.

Tanto, sapete già che il vostro culo è stato da me bucato come tua madre dal lampadario.

Sì, tua madre ha avuto l’illuminazione!

 

di Stefano Falotico

La mia teoria sul Joker con Joaquin Phoenix, un monito contro questa società di clown


13 Oct

 Madison+Beer+outside+Delilah+Nightclub+West+YuIvXpeMj6tl

Be’, che si può dire di me? Sono un nichilista, un ribelle, un contestatore, l’elemento anomalo di una società impazzita sull’orlo del collasso nervoso che, per illudersi di mantenersi stabile, si rivolge sempre più a ciarlatani curatori dell’anima? Affinché perfetti estranei, soltanto parlando con voi per trenta minuti scarsi, soprattutto di comprendonio, addivengano a diagnosi lestofanti, bruciando ogni vostro potenziale e inscatolandolo in reparti geriatrico-pedagogici di asservimento delle vostre coscienze, castrate, svigorite e svuotate, avviandovi a oscene riabilitazioni protese a un falso e fatuo perbenismo ipocrita? Affinché possiate, dietro maschere di finta rispettabilità e adempimento a un ordine costituito fallace, coprirvi di dignità farisee, bugiarde, improntate soltanto a uniformarvi a precetti istruttivi laidamente viscidi per assoggettarvi indeboliti e smembrati della vostra vivaddio autenticità ruspante, appunto, a questa società volgare, materialista, edonistica?

Sì, il Joker è un tipo da manicomio e certamente Phoenix, che è stato lo squilibrato protagonista di The Master, mi pare davvero la faccia giusta, tormentata e laconica, malinconica e sciupata da “bad boy” adatto, disadattato, per incarnare un personaggio i cui crismi esistenziali risiedono proprio nel suo esistenzialismo. Nella sartriana sua nausea rispetto a un mondo che, violento, l’ha respinto, declassato, umiliato, e dunque anestetizzato, frenandolo quando poteva enuclearsi in maniera vivamente vivace e attiva, vorace, serena e armoniosa. Un mondo che ha spezzato con furia cattivissima le sue armonie. Le sue ambizioni da simpatico e giocoso uomo col sorriso sulla bocca. Sì, un comedian vilipeso, strozzato, deriso, coperto dei peggiori insulti e messo alla gogna dalla televisione, dal sistema mediatico ove, se non sai vendere ed esporre la tua merce, contrabbandando la purezza della tua anima e dunque corrompendola al comune, chiassoso, esibizionista volgo ignorantissimo, vieni appunto emarginato, schivato e soprattutto schifato. Perdendo ogni entusiasmo vitale, inaridendoti e trasformandoti in uno sbeffeggiante, sardonico mostro cinico. Oramai dissociato da ogni sistema di valori, quindi disvalori, futili, frivolissimi, tesi soltanto a robotizzare il tuo cuore per omologarlo a una menzognera compiacenza verso la massa che pretende che tu sia, noi siamo delle macchine a modo, compostamente inappuntabili, schiavi di un lavoretto che, in cuor nostro, nell’intimità della nostra veridicità, ripudiamo, rinneghiamo ma facciamo di tutto per mantenere perché con la creatività e l’arte non si mangia, perciò dobbiamo, volenti o nolenti, attenerci a dei parametri basici di “costituzionalità sana e robusta” che non possa arrecar fastidio alla società.

Che orrenda bugia!

Io amo più di me stesso Taxi Driver, la storia di un fantasma che vaga nella notte, soprattutto dei suoi tormenti e delle sue angosce, aspira, capta, inala un attimo illusorio, chimerico di vanità ma poi, per troppa integrità morale verso la sua natura innatamente dannata, non sa mentire a quella donna. E le dice schiettamente che non ama le romanticherie imbecilli ma gli piacciono di più i porno ben fatti, ché almeno sono sinceri nel loro nudo squallore carnale. Sì, Travis Bickle è talmente metafisico, talmente bergmaniano nel suo disagio, da essersi involontariamente elevato a messianico angelo devastante. E, guardandosi allo specchio, non sa raccontarsi frottole, non sa auto-ingannarsi, a differenza della maggior parte delle persone, e sa che la salvazione, l’unica possibile, dalla sua lucida follia, è diventare matto davvero. In un’apoteosi esplosiva di tutto il marcio, di tutta le merda che ha sopportato e ingerito per tempo immemorabile. Dando un senso alla sua esistenza da invisibile nello sbottare in maniera platealmente furibonda.

Rupert Pupkin, invece, di Re per una notte… chi è? Uno che, sempre in cuor suo, sa di essere un fallito, angariato da una madre che lo schiavizza e nanizza per complesso di Edipo in una stanza dei sogni ove, libero da sguardi indiscreti, è realmente-virtualmente sé stesso, immaginando una platea, appunto, che gli tributi quei minuti di celebrità a cui ha sempre anelato e che tutti gli hanno perennemente negato con acidità, con quell’aplomb ipocrita, altezzoso e affettato da Jerry Lewis stronzo. Perché Jerry è arrivato, a lui interessa soltanto di continuare ad avere successo e fregare la gente con le sue bambinesche battutine. Non può e non vuole aiutare nessuno. Può aiutare qualcuno soltanto se quel qualcuno può garantirgli ancora maggiore notorietà. Se dietro quel talento, ancora non rivelatosi, può individuare, in maniera egoisticamente profittatrice, un utile al suo “di(v)o”. Ed è per questo che se ne frega di Rupert. Perché Rupert è troppo strampalato per poter piacere alla gente che si beve tutto e poi va a consolarsi da qualche psicologo della mutua, il quale poi, pigliandola pel culo, beccandosi la parcellona, rifila a essa “al bisogno” caramelline e zuccherini per lusingarla, abbagliarla con questa scemenza della psicologia. Delle patologie, con questa immonda mistificazione della verità.

Sei depresso? No, non lo sei. Lo sei perché ti sei contornato di gente che non ti ha mai voluto bene. Ma bene davvero. Che usciva con te per un interesse. Ma quando l’interesse è sparito… ha violato ogni patto d’amicizia, tempestandoti d’insulti raccapriccianti. Deprimendoti, appunto, mortificando la tua beltà, la tua bella o brutta unicità di essere umano per sconfortanti persino con poderosi, minacciosi attacchi alla tua sessualità.

Perché, in questa società, puoi essere anche un genio, un man on the moon, ma conta sempre l’apparenza, contano i soldi, inevitabilmente la potenza sessuale che sai offrire agli occhi degli altri. Solo così qualcuno ti caga, ti ama, ti adora, ti eleva in gloria.

Solo così puoi divenire un pagliaccio accettato, una pornoattrice offesa e al contempo idolatrata nella segretezza delle vostre ipocrisie. Ché tutti, moralisti del cazzo, sputate in faccia alle puttane ma poi ve ne masturbate di brutto. E semmai sognate pure di metterle a pecora!

Io non credo né al comunismo e neppure al fascismo. Con le ideologie pesanti, con le prese di posizioni radicali ed estremistiche, si generano mostri. Si crea la pazzia. Si crea il fondamentalismo, si partoriscono divisioni, lotte di classe e individuali.

Si dà vita a una società di zombi.

 

Parola del Signore. Rendiamo grazie a Cristo.

Sempre sia lodato.

 

 

di Stefano Falotico

Pausa beltà: la bontà di Tiziana Panella a Tagadà del 3 Ottobre 2018, wow, che gambe, che matrona


12 Oct

Tiziana Panella

Basta con melensaggini come A Star is Born, coi “piani” di Moretti, rivogliamo RoboCop di Verhoeven e non cloni addolciti, e io sistemo il mio Carpenter


12 Oct

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Eh sì

Un post condiviso da Stefano Falotico (@faloticostefano) in data:

Sì, è stata una giornata impegnativa quella di ieri per il sottoscritto. Io sono come una macchina, anche da scrivere, sebbene usi una tastiera ergonomica. Una volta che parto in propulsione, non mi fermo più.

Al che ho lavorato come un dannato. Dalle otto di mattina a mezzanotte, fumando tre pacchetti di sigarette.

Ieri mattina, mi son accorto in ritardo, con mio sommo dispiacere, che il mio libro su Carpenter, oltre a qualche inesattezza nell’impaginato, come vi riferii nello scritto delle scorse ore, aveva due refusi. Ma, più che refusi, 2 lapsus. Cioè quegli errori che in verità non sono errori veri e propri ma distrazioni della mente, ché ti gioca scherzi che poi creano questi disguidi.

Al che, puntigliosamente, ho corretto sia il file Kindle, aggiornando la pubblicazione su Amazon, sia l’eBook, intervenendo in maniera “amanuense” sul formato, e ovviamente il cartaceo, puro fiore all’occhiello di questo pregiato, insostituibile libro. Sì, lo è, con buona pace degli invidiosi. E di chi vuole negar sempre l’evidenza della mia bravura.

Nella recensione di Grosso guaio a Chinatown, all’inizio ho scritto Jake Burton al posto di Jack. Mentre, naturalmente, da tutte le altre parti nome e cognome erano esatti. Non è la prima volta che mi succede. Mi pare, se non ricordo male, di avervi già detto che sbagliai il nome del mitico Kurt Russell di Big Trouble… Non un grosso guaio, comunque, basta cambiare due lettere e rispedire il file a Youcanprint, attraverso l’apposito form MODIFICA. E sostituiranno il primo ePub con quello revisionato. Stesso discorso dicasi per il cartaceo.

Ma non era l’unica svista. Anche nella recensione de La cosa, prima scrivevo che è ambientato in Antartide e, due righe sotto, dicevo che l’azione si svolge al Polo Nord. Il Polo Nord è l’Artide. E nemmeno il mio correttore di bozze se n’è accorto. Di solito queste importanti inezie le capta al volo. Ma stavolta la svista gli è passata inosservata. Avevo fatto confusione col racconto da cui è tratto e soprattutto col film originale del ‘51. In cui l’ambientazione è l’Alaska.

Di mio, sono spesso depresso bipolare e alle volte mi stabilizzo nell’equatore del mio centro di gravità permanente alla Battiato.

No problem, basta togliere Nord, inserire Sud e rimandare, come per la versione eBook, il file. In 7-10 giorni lavorativi, sarà tutto aggiustato. Così, se voleste comprare il mio libro, vi stamperanno l’edizione perfetta.

Poi, ho tradotto tutto il testo in inglese, con un’accortezza millimetrica. Ora, mi toccherà solo limare i dettagli.

Detto questo, dopo questo lungo preambolo e il mio tour de force impressionante, del quale non vi sbatte un cazzo, passiamo ad A Star is Born.

Secondo me, se siete adolescenti che sognano una col culo di Lady Gaga, può emozionarvi. Se siete già cresciutelli e volete lo stesso qualcosa di dolce, trovate una bancarella e ordinate dello zucchero filato.

Siamo stanchi di questi film zuccherosi, che leccano il culo all’Academy.

È stato annunciato anche il nuovo film di Moretti, Tre piani.

Dopo aver interpretato la parte dello psicoterapeuta ne La stanza del figlio che salva Accorsi e Orlando ma non riesce invece a elaborare il suo di lutto, dopo lo psicanalista Brezzi in Habemus Papam, adesso pure questa menata: Centrale nel romanzo è la teoria di Freud. Le tre famiglie riflettono infatti le tre diverse istanze freudiane della personalità: Es, Io e Super-Io.

Sì, Mulholland Drive, in maniera inconsciamente più junghiana e onirica, aveva già detto tutto. Ah ah.

Ecco, appunto. La dovreste finire di romperci i coglioni con questi film falsamente sentimentali per ragazzine sceme, con queste disamine psichiatriche, con questa società malata di nevrotici che danno di matto.

Rivedete RoboCop di Verhoeven. Alla fine deraglia verso una violenza abbastanza insostenibile ed eccessiva ma è comunque meglio di molti di voi, asinacci che ragliano.

Ché andate a vedere film buonisti, consolatori.

Ma sì, dai, la mia prossima monografia sarà su Verhoeven. Perché no?

Capace che la psicologa bisessuale Tramell, quel pezzo di figona da montare subito di Sharon Stone, voglia conoscermi e io le dirò: – No, grazie. Trent’anni fa, sarei stato con te un lupo come Michael Douglas. Adesso sei vecchia. Al massimo, posso darti una leccatina.

La dovremmo finire con questo Cinema ipocrita, ruffiano e per donnette.

C’è solo un uomo che conosce il Cinema meglio di Scorsese. E quello sono io. Un uomo gelato, poi semifreddo, da leccare come la crema e il cioccolato. Perché sono uomo che si scioglie nella tua bocca, in quanto vero e duro, senza aggiunta di coloranti.

Sì, potrei stupirvi con special effects, invece rimango un uomo che ama gli affetti speciali.

Un classico…

E finitela con psichiatrie, idiozie e puttanate, miei uomini malati di mente.

Volete cambiare la vostra vita?

Riguardate il sogno de Il signore del male…

This is not a dream… not a dream. We are using your brain’s electrical system as a receiver. We are unable to transmit through conscious neural interference. You are receiving this broadcast as a dream. We are transmitting from the year one, nine, nine, nine. You are receiving this broadcast in order to alter the events you are seeing. Our technology has not developed a transmitter strong enough to reach your conscious state of awareness, but this is not a dream. You are seeing what is actually occurring for the purpose of causality violation…

 

di Stefano Faloticopasto_06

Attori rinati: Woody Harrelson


11 Oct

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 Continua imperterrita quest’affascinante panoramica sugli attori rinati, cioè quegli attori che, momentaneamente, hanno ciondolato in tanti film sbagliati, risibili oppure dimenticabili e, come per miracolo, grazie a un paio d’interpretazioni indovinate, azzeccatissime, hanno riconquistato a furor di popolo nuovamente il consenso che parevano aver per sempre perduto.

Oggi è il turno di un nostro beniamino, un attore che davvero ci piace tantissimo, un volto oramai onnipresente, dal viso spigoloso, roccioso, perfino un po’ asimmetrico da mostro di Frankenstein. Ovvero il grande Woody Harrelson.

Nato nel Taxas, a Midland, il 23 Luglio del 1961 e il cui nome intero di battesimo è Woodrow Tracy “Woody” Harrelson.

Harrelson, come nome d’arte cinematografico, ha eliso Woodrow e Tracy, nomi troppo ingombranti, che forse lo caricavano di ampie responsabilità, eh eh, e ha selezionato Woody. Un nome peperino, facilissimo da ricordare, d’immediato impatto.

Un nome che si pronuncia esattamente come il wurstel Wudy, sebbene la dicitura di Woody, appunto, sia differente.

Woody Harrelson è un convinto vegetariano e varie volte ha avuto problemi con la giustizia, per via dei suoi vizietti incontrollabili, per i suoi modi spesso maneschi, per la sua irascibilità spasmodica, ma soprattutto per la sua eccessiva stravaganza comportamentale. Come quando, nel 1982, bloccò tutto il traffico della città di Columbus, nell’Ohio, perché all’improvviso si mise a ballare in mezzo alla strada. Fu arrestato e poi pagò la penale.

Un bel tipo, insomma.

Abbastanza fuori di testa, ma a noi garba proprio per questo.

Come il suo stralunato, folle Billy Hoyle di Chi non salta bianco è di Ron Shelton.

Uno dei suoi primissimi film (anno 1992), un enorme successo di pubblico. E trampolino di lancio per la sua carriera e anche per quella del suo compagno di “giochi”, Wesley Snipes.

L’anno successivo è interprete, piuttosto moscio a dir il vero, assieme alla bella Demi Moore e al mitico Robert Redford del film “scandalo” Proposta indecente.

Il regista è Adrian Lyne, un furbacchione, capace da sempre di suscitare scabrosità a buon mercato. Un mezzo ciarlatano. Come nel suo epocale e sopravvalutatissimo 9 settimane e ½. In 9 settimane e ½, almeno, seppure in una fugacissima scena, Kim Basinger mostrava il suo lato B spettacolare, in Proposta indecente non si vede un bel niente. E il film è una ciofeca tutto sommato perbenistica assolutamente velleitaria e patetica. Roba che non ha provato turbamento nemmeno a mia nonna. E ho detto tutto…

Una macchia nella carriera di Woody e infatti si cucca il Razzie Award come peggiore attore non protagonista dell’anno.

Però, Woody rimedia immediatamente dopo, grazie alla sua strepitosa performance in Assassini nati – Natural Born Killers di Oliver Stone.

Il suo psicopatico occhialuto Mickey Knox, con la crapa pelata e la magliettina rossa tutta lisa e trasparente, con tanto di ombelico in bella vista, fa centro.

Quindi è il magnifico protagonista dell’ultimo film del leggendario Michael Cimino, Verso il sole.

E viene candidato agli Oscar come migliore attore per Larry Flynt – Oltre lo scandalo per la regia dello straordinario Miloš Forman.

Non male, no?

Dunque, fa un cammeo coi fiocchi, in un altro ruolo da rintronato mezzo matto, nello stupendo Sesso & potere di Barry Levinson con Bob De Niro e Dustin Hoffman.

Mentre Hi-Lo Country di Stephen Frears e EdTV di Ron Howard, nonostante personalmente non li disprezzi affatto, si rivelano dei grossi flop a livello di pubblico e Critica.

Poi, che succede?

Sino ad ora, come abbiamo visto, Harrelson ha lavorato con registi di grido ma, senz’apparenti motivi, ecco che precipita nel Cinema di cassetta, relegato a comprimario.

Sì, è in Radio America di Robert Altman e in Non è un paese per vecchi dei Coen, ed è padrone della scena in The Walker di Paul Schrader, ma qualcosa non va ugualmente.

Per Oltre le regole – The Messenger viene candidato nuovamente agli Oscar ma non ci siamo lo stesso.

Ma, proprio quando Harrelson sembra annaspare, con Benvenuti a Zombieland ritorna in formissima.

E si succedono altre sue prove abbastanza forti… 7 psicopatici di Martin McDonagh, regista che poi gli regalerà uno dei suoi migliori personaggi degli ultimi anni, quello del sceriffo suicida dell’acclamatissimo Tre manifesti a Ebbing, Missouri.

Altra nomination… ma al solito, comunque, non vince.

Indubbiamente, però, è il suo Marty Hart della prima stagione di True Detective di Fukunaga a riportarlo in auge. E, assieme a un altrettanto strepitoso Matthew McConaughey, ha dato vita a uno dei più carismatici duetti attoriali della “televisione”.

Adesso Woody Harrelson è di nuovo un fulmine di guerra e gira film come un ossesso.

Lo stiamo vedendo in Venom con Tom Hardy ma soprattutto lo vedremo, su Netflix, in Highwaymen di John Lee Hancock con Kevin Costner, a brevissimo già sorprendentemente disponibile alla visione mondiale.

Woody Harrelson, un attore versatile, simpatico, che sa interpretare la parte di un uomo gentile e raffinato ma anche quella del buzzurro cafoncello senza battere ciglio, un uomo bruttino ma di fascino. Il fascino del super stempiato di razza.attori-rinati-woody-harrelson-01- true-detective-fenomeno-culto-02--e1524482464620 attori-rinati-woody-harrelson-03-

 

di Stefano Falotico

 

Voglio pubblicare il mio libro di Carpenter anche in inglese, per il mercato internazionale, ce la farò? Sì, è una mission impossible ma nulla è improbo a me


11 Oct

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Sì, innanzitutto, devo trovare l’indirizzo di Carpenter e spedirgli la copia del mio libro in italiano. Sì, sarà durissima. Così come sapere dove abita Salinger. No, forse un po’ più facile ma, attraverso vie traverse, in senso figurato e anche stradale, riuscirò a impossessarmi del suo address. Probabilmente quello della sua agenzia.

Al che, John avrà il mio libro in mano e, innanzitutto, noterà che nella recensione di Escape From New York, di punto in bianco, passo alla pagina successiva anche se c’era ancora molto spazio e potevo continuare col testo. Ma ho voluto creare apposta, d’impaginazione bizzarra, la suspense. Sì, perché Jena precipita nella fogna newyorkese e il lettore, che semmai non ha visto il film, rimane sul chi va là e scopre il resto nella pagina seguente. Nell’attimo fremente dello sfogliar con la saliva sul polpastrello la mia review.

Ho chiesto la ristampa. Sono mister pignoleria.

Ma non capirà ugualmente un cazzo perché, sebbene credo che Carpenter conosca diverse lingue, e soprattutto con Adrienne Barbeau fu molto limonante di linguino e anche di rovente inguine, l’italiano non sa neanche cosa sia.

Eppur noi siamo la terra di Dante e dello stilnovo. E, nonostante Carpenter sia stato rivoluzionario, un innovatore, uno sperimentalista, ancor meno capirebbe il mio stile barocco, un po’ farlocco, poetico e arcuato in prosa aulica come la facciata di San Petronio. Una chiesa che è come me. Doveva essere la più grande ma il Papa la “scomunicò” e rimase quella del Michelangelo la maggiore. Io non sono Michelangelo, infatti sono meglio. Lui non ha mai assaporato il brivido di poter vedere film come Halloween e recensirli col mio genio pazzesco. Eh no.

A parte tutto, tradurre un libro in inglese è un casino da manicomio. Di mio, lo conosco abbastanza bene. Sì, potrei tradurmelo da solo. Anche se poi, al termine del lavoro, m’internerebbero come Myers poiché, impazzito, dopo tanta frustrazione, andrei da Jamie Lee Curtis e le chiederei di farmi il suo spogliarello di True Lies, porgendole “delicato” un fuck me con lo stesso aplomb di Sam Neill ne Il seme della follia. Sì, Sam in questo film ha una faccia di bronzo magnifica, è un serpentello tutto incravattato che adocchia la donna editrice, sognando di montarsela ma volendo smontare la pantomima di una cittadina che lui crede lo stia pigliando per il culo.

Ah ah.

A parte gli scherzi. Potrebbe venirmi… in aiuto il traduttore di Google. Cazzo, ha fatto passi da gigante questo… adesso traduce veramente coi fiocchi. Inserisci un testo e compie una traduzione egregia, davvero signorile, inappuntabile come Il signore del male, un capolavoro impeccabile, che non sbaglia una virgola.

Però c’è un però. Anche un periodo. Ad esempio, periodo in senso grammaticale, del tipo… in questo mio periodo ho scritto questa frase, come me lo traduce? In this period of mine? Ma non è il periodo di tempo. Period va bene in tutte le forme… siamo sicuri?

Se invece scrivo cult in corsivo, il corsivo va tolto. Cult è già in inglese. Invece, cinema d’essai come cazzo me lo traduce? Art house theater.

Poi, nella recensione di Essi vivono scrivo: … E Piper, che attore professionista non era, è visibilmente in imbarazzo e impacciato…

Ecco, me lo traduce con embarassed and embarassed perché in imbarazzo, quindi imbarazzato, e impacciato si dicono pressoché alla stessa maniera. E io gli ficcherò clumsy. Una traduzione un po’ “impedita”.

A proposito de Il seme della follia, diventa in the seed of madness. Eh no, ci vuole il titolo originale.

Il seme della follia attinge anche ad Alle montagne della follia di Lovecraft, At the Mountains of Madness. Ma è molto simile a In the Mouth of Madness.

Ci sarà da farsi un culo enorme più di quello di Jennifer Lopez.

Vi ricordate di Pacino in Donnie Brasco? Che te lo dico a fare? Hanno fatto uno strepitoso lavoro di doppiaggio, rendendo idiomaticamente italiano l’’italoamericano mafioso… forget about it.

Ad esempio, il buzzicona di De Sica… gli americani come cazzo lo traducono?

Sarà una missione quasi impossibile. Perché il mio stile, indubbiamente, è molto lirico, gioca assai con le parole, intreccia le assonanze per creare ritmo e musicalità, e quindi è intraducibile nell’esatta forma. Con la traduzione in inglese, per quanto filologica e creativamente aderente all’originale, molti significa(n)ti andranno perduti. Ma questo succede anche con Stephen King oppure coi film doppiati appunto in italiano.

A volte, il doppiaggio edulcora dialoghi troppo forti e non riesce a riprodurre lo slang, che ne so, di uno di Brooklyn.

Come dire, se uno scrive un libro neorealista su un guappo di Napoli, l’espressione Madonna santissima del Vesuvio di San Gennaro, come la traducono gli americani?

Oppure, un mafioso che urla minchia arrusa…

 

Vincent: –  E sai come chiamano un quarto di libbra con formaggio a Parigi?

Jules: – Non “un quarto di libbra con formaggio”.

Vincent: – Hanno un sistema metrico decimale: non sanno che cazzo sia un quarto di libbra.

 

Eccetera eccetera.

Un traduttore professionista mi chiederebbe più di mille Euro.

Azz.

Ecco, AZZ com’è in inglese?

 

 

di Stefano Falotico

 

 

Non è un Belpaese per vecchi, per allocchi e per signorinelle o(r)che, per piccolo borghesi di scarso fringuello e nemmeno per le scimmie come Fedez


10 Oct

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Sì, il degrado morale dell’Italia è oramai sotto gli occhi di tutti. Anzi no. Sotto gli occhi di quel piccolissimo, invisibile 20% di persone che, ostinatamente, non hanno votato i 5 Stelle.

What just happened? Anzi, what happens? Un tempo, in una landa desolata dell’entroterra materano, chiesi a un insegnante d’inglese come si diceva appunto in inglese cosa succede? E lui mi rispose what happens.

Io, essere che dubita, in quanto giustamente sempre critico e perciò dubbioso, replicai:

– Siamo sicuri che si dica così? Ci vuole il do, non il DO musicale, sì, quello ausiliare inglese.

 

Naturalmente lo provocai per instillargli the doubt, come a Meryl Streep nel finale del film col compianto Philip Seymour Hoffman, diretto da John Patrick Shanley.

Quindi, a proposito di non aver nessun dubbio, che fine ha fatto quella passerotta di Gwen Stefani?

Sì, secondo me, nella sua casa allestisce, di notte, dei festini a luci rosse perché dovete ricordare la frase di Ronin: quando c’è il minimo dubbio, non ci sono dubbi.

 

E io non ho nessun dubbio che sia una zoccola.

Eh sì, Gwen fa le ammucchiate, lo so per certo. Ero sotto il suo letto l’altra sera. E stavo per essere schiacciato dal materasso che ondeggiava là sopra di su e giù.

Voi ancora dubitate che io sia una persona normale? No, non credo di esserlo. Mentre i miei coetanei guardano i cinecomic peggiori, io me ne sto sul divano a gambe accavallate a riguardarmi il capolavoro dei fratelli Coen. Elucubrando di teorie cinematografiche. Sì, come da me scritto nella recensione, Anton/Bardem altri non è che il grande Lebowski degenerato. Lebowski è diventato un fottuto menefreghista sognatore perché disilluso da un’America che l’ha tradito, Anton invece si è animalizzato perché totalmente bruciato nell’animo.

Stamane, ero in macchina a sorseggiare il “caffè” dei miei nervosismi, al che in radio è passata la nuova oscenità di J-Ax, uno dei maggiori decerebrati ipocriti dei gusti modaioli di massa, dei ragazzi sbandati, dei disoccupati cronici, degl’impasticcati depressi insalvabili, soprattutto il prodotto becero della nostra “moderna” cultura italiana.

J-Ax, amato da imbecilli che ancora guardano Beautiful e, con le pezze al culo, sognano di avere una villa lussuosa come Bill Spencer Jr.

Guardate invece le fotografie fantasiose dell’artista JR, sì, l’autore del cortometraggio Ellis con Bob De Niro. Perché la vostra vita è oramai più ectoplasmatica di questo De Niro.

Credo che i problemi siano partiti con la De Filippi. Una che, se non sposava Costanzo, che manco se la scopa perché non gliela po’ fa’ con quel panzone, l’avrei vista bene a doppiare Jame Gumb/Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti. Sì, Buffalo, un uomo che vuole diventare una donna perché è un maniaco diventato tale per averlo preso troppo in culo da un mondo cinico e cattivissimo.

La De Filippi, invece, è una donna androgina con una voce da scaricatore di porto che inneggia al buonismo fetido, alla gioventù più cazzona, intontendo i ragazzi nell’istradarli al culto del falso successo.

Sì, dei manichini ammaestrati, col talento di cantare pezzi scritti da un figlio di Berlusconi pieni di retorica fradicia, avviati all’edonismo e alla plastificazione delle coscienze.

Puri ebeti telecomandati dal marketing delle reti Mediaset.

Ecco allora che il nuovo idolo giovanile è divenuto Fedez, nome d’arte (?) di Federico Leonardo Lucia.

Avete presente le scimmie dei film di Tarzan con Johnny Weissmuller? Sì, la sua Jane è Chiara Ferragni.

Fedez, tatuato come un mezzo australopiteco di Rapa Nui ma, a differenza del buon selvaggio da film di Truffaut e da Jean-Jacques Rousseau, è semplicemente un troione.

Che offre la sua “banana” in maniera chiarissima a Chiara e che, alla fine dell’anno, nel modello 730, neppure confessa i suoi cinque miliardi di Euro guadagnati a far puttanate, eh sì, a Chiara “lo” dichiara eppur evade. Bisogna essere fiscali con questo.

Sì, un tempo gli idoli giovanili erano personaggi davvero rabbiosi e trasgressivi come Jim Morrison. Un pazzo, ovviamente, ma un pazzo con le palle.

Non come Fedez, un pupazzo per dei pazzi che lo acclamano.

Comunque, no, il problema è partito molto tempo fa. Quando vi masturbavate sulla bombastica Pamela Anderson di Baywatch, sperando che vi facesse una pompa. E ora siete spompati perché, a differenza di me, non sapete cantare neppure Boombastic di Shaggy.

Leggete i grandi libri, non ascoltate i grandi idioti.03720009 vis

 

di Stefano Falotico

 


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Il grande Gatsby canta Shaggy

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Perché continuate a ostinarvi con Christopher Nolan e Alejandro González Iñárritu? Meglio il Falotico, uomo che ama Scorsese e sbuccia pure le scorze di limone, in quanto (s)cortese


09 Oct
Filmstill-Editorial use only Insomnia. Al Pacino as Will Dormer & Robin Williams as Walter Finch Ref: 11736 Supplied by Capital Pictures Tel: +44 (0)20 7253 1122 sales@capitalpictures.com www.capitalpictures.com (BD079)

Filmstill-Editorial use only
Insomnia. Al Pacino as Will Dormer & Robin Williams as Walter Finch
Ref: 11736
Supplied by Capital Pictures
Tel: +44 (0)20 7253 1122
sales@capitalpictures.com
www.capitalpictures.com
(BD079)

Michael Keaton as “Riggan” and Emma Stone as “Sam” in BIRDMAN. Photo by Alison Rosa. Copyright © 2014 Twentieth Century Fox.

Michael Keaton as “Riggan” and Emma Stone as “Sam” in BIRDMAN. Photo by Alison Rosa. Copyright © 2014 Twentieth Century Fox.

   


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Batman

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Hathaway Catwoman

Mi sono più e più volte espresso su questi due cineasti, che voi a torto (ché questi si prendono sempre tutta la torta, lasciando gli spicchi a registi ben più validi e gustosi) considerate dei giganti del Cinema contemporaneo. Troverete, in merito, i miei scritti dispersi nel net e su www.mulhollandlynch.com, una delle mie creazioni crateriche, scriteriate e poliedriche.

Vi basterà approfondire l’argomento, digitando i loro nomi in Search nel suddetto mio balzano sito da vero costruttivista-futurista qual sono. Ciò che invece non è Nolan, che a mio avviso non ha trovato il bandolo della matassa e gigioneggia di qua e di à, vendendovi fumo negli occhi da illusionista ottico del prestige che gli conferite insipientemente. Perché, probabilmente tediati da una vostra vita angosciosa, meccanica, burocraticamente allineata a una borghesia mendace, incasellata in una quotidianità ammorbante, fatta di gesti metodici e giornalieri a dissipazione del vostro potenziale castrato, vi lasciate ingannare dalla sua grandeur e, in una società talmente involgarita nei gusti, il suo stile registico vi appare elegante.

Ora, è bene che conosciate l’italiano. L’eleganza non ha molto a che fare con la sofisticatezza, con l’artefatta destrezza di Nolan. Un director tecnicamente impeccabile, cartesiano, maniaco delle inquadrature simmetricamente fini, ma scarso trasmettitore di pathos ed emozioni sentite. E, per la sua proverbiale maniacalità, viene da sempre erroneamente, mostruosamente scambiato per l’erede di Stanley Kubrick. Innanzitutto, i paragoni mi stanno antipatici. Noi, in quanto esseri umani, siamo tutti diversi l’uno dall’altro. E dunque, in virtù di questo teorema inconfutabile, un regista, che non è certamente un alieno, per quanto possa essere paragonato a un altro, analogicamente, non sarà mai il suo “discendente”. Perché i suoi codici genetici di vita vissuta, introiettata, captata ed emozionalmente interiorizzata, e dunque da lui proiettata e rappresentata sullo schermo, può essere tutt’al più avvicinabile, per somiglianze tematiche e stilemi, a quella di un altro. Ma ovviamente non identica. Anzi…

Anche io ho una vita simile a un mio amico. Ma io a tre anni leggevo Pippo e il pesce magico e forse lui invece veniva schiaffeggiato da nonna Papera, che gli tolse il ciuccio… con troppa avventatezza, traumatizzando la sua primissima infanzia disneyana. Ah ah.

Anch’io ho assimilato, nel corso della mia esistenza da peccatore come tutti, questo sporco mondo ma io lo filtro, trasfiguro, sublimo e canalizzo in un certo “modus operandi” mentre quella che pulisce le scale nel mio palazzo… è una bella ragazza, su questo non ci piove e io dentro di lei spioverei volentieri, eccome se scolerei tutto in lei, ma trova il suo massimo giovamento nel disinfettarsi dalle frustrazioni, schiumando di bagni orgasmici il suo boy raccattato alla Festa dell’Unità mentre mangiava il panino con la porchetta.

Sono scelte di vita, di gusti e di papille gustative che preferiscono addentare carne di maiale piuttosto che un ragazzo affettato… Di mio, non sono mai affrettato sia nei giudizi che nelle scopate.

Ma andiamo avanti.

L’unico gran bel film di Nolan è Insomnia. È stata postata, su un sito di Cinema al quale collaboro, la mia recensione a riguardo. E subito si è scatenato il putiferio. E son stato attaccato e crocifisso per colpa di tanti Ponzio Pilato che hanno frainteso il mio messaggio.

Ora, avete la fissa che i remake debbano essere una marchetta e che siano indubbiamente, logicamente più brutti dell’originale in quanto loro copia. Il remake, nell’accezione migliore della sua definizione, è un rifacimento. Dunque una rivisitazione, una rielaborazione personale, un prospettico punto di vista rispetto a qualcosa di definito che l’ha preceduto e che può essere e dev’essere, in taluni casi, rivisto. Con oculatezza. State in occhio, figlioli, e siate pure Pinocchietti se vorranno fregarvi.

Insomnia è un ottimo noir di bellissime atmosfere, con un Pacino magnifico, e a me non importa nulla che sfiguri rispetto all’originale con Skarsgård. E non mi frega un beneamato cazzo che la storia sia diversa.

Perché vi arrabbiate se qualcuno fa il remake del film di un altro? Ora, noi tutti sappiamo che, pur cambiando le ambientazioni, il lavoro, la condizione sociale dei personaggi, l’epoca storica e il contesto, più o meno un regista gira sempre lo stesso film. Così come Dostoevskij scriveva sempre lo stesso libro, stesso discorso è applicabile a Shakespeare. E perciò al Cinema. E a me stesso. Ché scrivo tanti libri, tutti apparentemente differenti fra loro ma sostanzialmente, se non uguali, assai simili.

Avete mai visto un film di Bergman con Rita Hayworth che balla seminuda il tango? E un film di Woody Allen con Christian De Sica che urla ah buzzicona?

E poi, scusate, Paul Schrader, sia come sceneggiatore che come regista, gira sempre Taxi DriverHardcoreLo spacciatoreAl di là della vitaThe Walker e soprattutto il suo straordinario, ultimo, First Reformed, cosa sono se non un rifacimento sui generis di Taxi Driver?

Quindi, Schrader (piglio lui come esempio ma tale esempio è estendibile a tantissimi altri registi) può rifare il proprio remake e Nolan non può fare il remake?

Ma per piacere, non c’entra niente il mercantilismo. Le opere commerciali di Nolan sono tutte le altre.

Il cavaliere oscuro è un capolavoro? Ma de che? Per sua stessa ammissione, Nolan ha dichiarato che l’incipit di The Dark Knight è praticamente un’emulazione di Heat di Michael Mann. Sì, infatti dopo mezz’ora il film annoia a morte, se non fosse per il compianto Heath Ledger che ci fa divertire con le sue pazzie.

Adesso, bestemmio, The Dark Knight Rises gli è superiore. Voi che lo reputate invece il più brutto della sua filmografia. Basterebbe la scena della fuga dalla prigione catacombale di Bale, coi carcerati che tifano e lo sospingono, inneggiando in visibilio, verso la libertà, per far sì che sia meglio del suo precedente.

Almeno, finalmente, per una buona volta con Nolan, siam riusciti davvero a emozionarci.

Elegante non significa adulterato. John Carpenter è un regista elegantissimo. I suoi film sono pieni di squartamenti, di truculenze abbondano, eppure John le mette in scena con una tale classe da sbalordirci.

Prendete Fog, che classe!

Inception, un capolavoro? Ma per l’amor di Dio! Basterebbe la scena di Mulholland Drive, in cui Laura Harring si sveglia in piena notte e costringe Naomi Watts a seguirla al Club Silencio, per spazzare via questo giochetto immondo di Nolan.

In quei fotogrammi di Mulholland Drive vi è tutta la magia sognante di un incubo meravigliosamente poetico.

Interstellar? Parte molto bene, poi regge solo sul carisma di McConaughey e sul suo pianto isterico quando vede i suoi due figli cresciuti. Ma il finale è una cafonata micidiale. E il resto del film un mezzo Star Trek da far cascar le palle anche a un eunuco.

Dunkirk, stendiamo un velo pietoso. Retorica ruffiana senza un briciolo di sincerità. Una schifezza.

Per quanto concerne invece Iñárritu, Birdman è eccezionale. Praticamente la storia della mia vita.

 

Sì, come il mitico Michael Keaton, in mezzo alle mummie che si aspettavano da me una recita convenzionale, ho indovinato per “imprevedibile virtù dell’ignoranza” un colpo di scena “suicida”, un colpo stupendo, fra l’altro stupendo tutti e piazzandolo nel culo ai critici damerini con la panza piena delle vite altrui.

Distruggendo, sfracellando, annichilendo in un nanosecondo, come un colpo di pistola alla tempia, tutte le idiozie sul mio conto, semplicemente scrivendo un libricino… Che me ne faccio di fare e rifare il Revenant?

 

Cosa ne penso di Catwoman? Catwoman indossa sempre la maschera. Una bella rottura di coglioni riuscire a scioglierla. Marion Cotillard invece è proprio una passerona acqua e sapone.

 

– Stefano, sai che sei uno psicopatico come Batman?

– Sì, quale dei due, Bale o Keaton? Di mio, sono il loro remake. Non lo sapevi?

– No, non lo sapevo.

– Perché sei frocio.

– Può essere. Tu invece?

– Sono misterioso ed etero. Ma potrei sbattertelo nel culo lo stesso.

 

cotillard

di Stefano Falotico

Tutto ciò che avreste voluto sapere su di me e io or vi mostro di Mostra di Venezia: la mia ex, Alba Parietti, Moretti Nanni nei miei personali, incredibili video sfrontati


08 Oct

Johnny il bello

Quante cose su di me che non sapete e, coi vostri cervellini fantasiosi e bacati, invece presumete di sapere, creando e allestendo assurdità sul mio conto. Del mio conto non sa neppure Dracula il Conte poiché il sottoscritto è uomo che vampirizza, con carisma immenso, molto più di lui. E tanto succhia quanto lascia che mi succhino…

Eccomi qua. Vi mostro una ragazza, secondo me molto bella, con cui ebbi più e più volte occasione di “desinare” corposamente, nelle sventolio dei nostri ormoni da Y tu mamá también. Sì, era più grande di me ma, nel mescolamento dei nostri sensi, forse ero più cresciuto io, tant’è vero che in piena notte mi richiamava sempre… perché voleva riassaggiare il calore del mio iceman…

Sì, difficile capire se fossi Diego Luna o Gael García Bernal con la sua Maribel Verdú.

Io sono un fanatico delle donne. Adoro le loro gambe, il portamento basculante dei loro culi platealmente grandiosi. Ché mi soffermerei a decantarli per ore inesauste di leopardiano rimembrar come il mio membro in qualche Silvia, no, selva entrò e in altre invece, lontano da godimenti “boscaioli”, da solo eiaculò. Immaginandole ignude nel boato scintillante del mio amarle anche di fai da te.

Dicono che io abbia una bellissima voce e che, alla terza parola che a lor signore sussurro, codeste impazziscano nel turbinio scabroso d’irresistibili fremiti sesquipedali. E devono nascondere l’arrossamento…. Spesso, molte donne, talmente distrutte dal mio fascino, usano meccanismi di difesa. Non possono dire che vorrebbero saltarmi addosso in modo screanzato, al che partono con le offese. Per tirarsela da donne non facili. Nessun problema, rendono il gioco ancor più piluccante… Provocando, la seduzione si fa più divertente.

Insomma, sono il Mickey Rourke italiano. Con classe da Johnny Depp.

Miei maniaci da From Hell, posseggo un fascino maudit da Frederick Abberline.

E poi chi ha detto che questa canzone è melensa?

Insomma, amici, seguite e ascoltate il vostro cuore.

Morale della storia: non siete voi che dovete salvare me, sono io che salvo voi e vi mostro la bellezza.

.

 

 

di Stefano Falotico


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Cosce di albe da festival

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Ronaldo è un buon Cristiano sotto la doccia? Chiellini lo sa perché, essendo pelato, non ha bisogno del suo shampoo…


07 Oct

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Sì, col tempo son diventato un uomo più caldo, affettivamente più coinvolto, diciamo, nelle dinamiche termodinamiche col prossimo. Soprattutto con la prossima mia a cui porgo sempre l’altra guancia.

Accalorato da tanto scaldarle, come un plaid, do calore all’azione di tutto cuore. Con fascino alla Sean Connery. Sì, perché ogni plaid che si rispetti è scozzese, con “frange” come la capigliatura di Chiellini che, soffrendo gravemente di alopecia androgenetica, ha il bulbo capelluto a chiazze.

Sì, di notte con le donne son macho di macchie come quelle lasciate sulle lenzuola di Basic Instinct. Io, a differenza di Sharon Stone, non rendo le amanti maciullate ma posseggo un corpo rovente che sa miscelare la giusta temperatura “maculata”. Maculato significa appunto chiazzato, sicuramente ben drizzato, più e più volte schizzato, e le mie amanti mi cospargono di pesti, di lividi dovuti a succhiate esagerate che prosciugano tutto il flusso sanguigno, creando ematomi degni del rosso morbillo.

Sì, io mi son sempre chiesto questo… Ecco, quando un calciatore va a giocare in un’altra squadra, si presuppone che debba anche stare, come infatti avviene, nello spogliatoio con i suoi compagni di squadra. E, dopo duri allenamenti e partite come quella di ieri con l’Udinese, ove il sudore di una serata fredda, misto alle calorie perse e anche sperperate in novanta minuti all’ultimo sangue, si mischia alla pelle arrossata dalla figa, no, dalla fatica, si presume che il buon Ronaldo si spogli e sotto la doccia mostri il suo bel “Cristiano”. Sì, tutto ignudo senza foglie di fico e privo di boxer, con l’intero apparato genitale gingillante in bella vista.

Sì, io ho giocato a Calcio. Dagli otto anni in su. Dai Pulcini agli Allievi sino agli Juniores. Quando ero bambino, il “problema” di esporre le mie grazie e la mia merce alla mercé dei mie compagni non si poneva. Appunto, eravamo bambini e avevamo solo degl’innocenti pisellini, piccoli e carini. Glabri senza che la pubertà potesse, in maniera pilifera, accrescerli in begli arnesi, si spera, con le donne tesi.

Ma, durante l’adolescenza, fu un problema non da poco mostrar il proprio affare… a tutti quei coglioni della mia squadra. Partivano le battutine e anche gli apprezzamenti pesanti da omuncoli con le palline!

Ad esempio, uno della mia squadra era indubbiamente molto dotato. Di cognome faceva Ferrara. Sì, deve essere una dote del cognome Ferrara quella del cazzo grosso. Anche la famosa pornostar Manuel Ferrara, appunto, ha un ottimo “Ferrarino” che fa su e giù di pistoni, no, pistolone.

E allora noi guardavamo un po’ inquietati questo Ferrara che, con enorme nonchalance, si denudava e lasciava che il suo coso abnorme ciondolasse fluttuante sotto le gocce perlacee della doccia. Rinfrescante nei mesi estivi, di acqua rizzante, no, frizzante, di quella piccante nei mesi invernali quando, di membra intirizzite, lasciavamo che la doccia refrigerasse i nostri membri poco rizzi, spompati da tante corse campestri. Eravamo selvaggi, appunto cavallerizzi. Da cui il top della profumeria mondiale per le parti intime, il bagnoschiuma Pino Silvestre. Di vero olio essenziale balsamico… come si suol dire, un puro balsamo per i nostri salamini… Ecco, i giornalisti non conoscono le dimensioni di Ronaldo. Ma, sotto la doccia, come mamma l’ha fatto (eh sì, sai quante milf si è fatto?), è un buon Cristiano?

È insomma Cristiano uno che potrebbe soddisfare l’attrice di Fermo posta Tinto Brass, Cristina Rinaldi? O invece non potrebbe rimediare neppure quella di Faccione? Nadia Rinaldi. Ma a Cristiano non interessa né la grandezza né la lunghezza. Se non la grossezza del conto in banca.

E con un conto in banca tanto tosto, guadagnato solo con la “potenza” di prender a calci una palla, appunto, si capisce il fallo, no, fatto per cui è invidiato da Chiellini Giorgio ma vien… invece molto amato da Rodriguez Georgina.

Che cazzo frega, appunto, a Georgina di tutto il resto? Basta che Cristiano le compri i gioielli di famiglia… O no? Cristiano è un vero duro, mica un “coglione” che, per arrivare a fine mese, deve farsi il culo.

E tu sei riuscito a fare il grande salto?

Ce l’hai fatta?01340602 ronaldo_03

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

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