Ferdydurke è una comicissima allegoria dell’infantilismo moderno: un trentenne si trova sbalzato indietro nel mondo dell’infanzia, in una ridicola classe scolastica. Cerca di ribellarsi ma scopre che essere di nuovo “immaturo” non gli dispiace affatto. La nostra società che anela a rimpicciolire gli adulti e a mutarli di nuovo in bambini è il bersaglio del feroce umorismo del grande scrittore polacco.
Questa la sinossi del capolavoro letterario di Witold Gombrovicz, che io ovviamente ho letto e voi no, capre e caprette. Eppur DiCaprio è un ottimo attore, ah ah.
Sì, son state svelate le location del Joker con Phoenix, reminiscenti di Taxi Driver. Opera magna di Scorsese e naturalmente mio film preferito, essendo io, oramai da tempo immemorabile, l’alter ego vivente, reale, toccabile, possibilmente, mie donne, scopabile, di Travis Bickle.
Sì, il fantasma di Travis Bickle, verso i quattordici anni, dopo che il capolavoro assoluto di Scorsese mi folgorò, s’impossessò della mia anima. E, per anni insormontabili, ne assunsi le fattezze fisionomiche e non, divenni l’angel heart di Bob De Niro. Ah ah. Trasfigurandomi nel suo straniero e divenendo un God’s lonely man.
Pura essenza metafisica che, anche se vedeva passare davanti a lui una super figa, manco se n’accorgeva, preso esclusivamente da “deliri” burroughsiani che occupavano ogni mio neurone, (in)castrandomi in una zona di dormiveglia esistenziale… più che esistenzialista, un po’ fancazzista. Da istrione che si pavoneggiava da solo, ballando nel vento.
Ma fu un’adolescenza comunque amabile. Poi, di colpo, questo dolce dormire sparì come per miracolo. E venni aggredito senza soluzione di continuità perché accusato di essermi interrotto. No, è una versione sbagliata. Fallata. Poco falotica. Io mai m’interruppi, al massimo gigioneggiai. Di qua e di là, danzando fra una crêpe alla Nutella, con la gente che mi diceva… uè, tu per vivere così, credi di essere il più bello?
Che io fossi il più bello mi pareva ovvio. Infatti, come Travis Bickle, parlavo allo specchio delle mie brame e, dal riflesso dell’essere il più bello del reame, non ero nessuno, essendo gli altri molto più brutti e invidiosi. E dunque escludendomi dal piacere delle loro stronzate.
Ah, stronzate di “gran” livello. Si procacciavano le bimbette nei disco-pub(i). Ah, che discoli, io lo sapevo, facendo finta di non aver visto nulla. Occhio non vede, cuor non si duole, soprattutto per la sanità di me stesso e del mio fegato. Ah ah.
Eppur mai me ne dispiacqui e sott’acqua navigai nelle zone lombrosiane del mio Amleto ecceziunale veramente. Sì, mi pettinavo malissimo, simil Diego Abatantuono misto a Javier Bardem di Non è un paese per vecchi. Ma questa spettinatura (sì, esiste, è sulla Treccani) era facente parte del mio personaggio, un cerbiatto, un furetto, vilipeso da chi mi considerava solo un furbetto. Va be’, sì, qualche masturbazione, non solo mentale, ci scappava. Anni straordinari di (moto)seghe migliori di quella di Bruce Campbell de L’armata delle tenebre.
Ah ah.
A parte gli schizzi, no, scherzi, un tempo le scuole riaprivano il primo Ottobre. Mah, di mio le avrei proprio chiuse. Soprattutto quelle superiori. Sì, come sosteneva Carmelo Bene, sono inutili, atte a diseducare con libri di Storia falsissima, scritta da un fascista che esaltava Mussolini, e a rincitrullire con versioni di Latino e Greco, con poemi omerici per esser trattati come Calimero da insegnanti boriosissimi e per creare l’uomo italico “ellenico”. Basta, guardate invece quella troia di Elena su Instagram, lei sì che sa come “raddrizzarvi”. Ah ah.
Sì, Elena è molto buona. Ma accetta scopate solo da uno col conto in banca di un banchiere. Ho detto tutto…
Le donne sono la mia croce e delizia. Tutte mi cercano, mi angustiano con le loro richieste ma io voglio soddisfare soltanto Emily Blunt. È un bel problema, cazzo, a questa Mary Poppins non basta certo il mio “supercalifragilistichespiralidoso”.
Sì, va detto, non per essere misogino, ma le donne credono alle favolette. Basti pensare che la figlia della mia vicina di casa è ancora convinta che la parola più lunga italiana non sia precipitevolissimevolmente ma, appunto, supercalifragilistichespiralidoso.
Questa qui come sta messa? A forza di andare a messa, nessuno gliel’ha messo. È una bigotta! E, a forza di vedere troppi film della Disney, è diventata Raperonzolo. Sì, è l’incarnazione di una favola iper-buonista, dovrebbe invece darsi alla fava del marito. Un saldatore che sa bene come “incollare”. So che il marito è un buon “incollatore” perché me l’ha confidato quello del terzo piano. Sì, quando le mogli sono in vacanza, questi due cantano il Triangolo di Renato Zero. Due tonti mai visti che non sanno neanche calcolare l’area dell’essere tanto sistemati e inquadrati nella società del cazzo, a furia di scambiare il film Rambo per un rombo… di tuono con Chuck Norris.
Comunque, precipitevolissimevolmente non è la parola più lunga dell’italiano.
La parola più lunga è esofagodermatodigiunoplastica, operazione di ricostruzione plastica, che si esegue dopo l’asportazione dell’esofago e dello stomaco.
Praticamente quella che le malelingue annali nei miei confronti stanno eseguendo dopo la figura di facce di merda che hanno fatto col sottoscritto.
Tornando invece a Ferdydurke, tutti i rimbambiti vecchi e tromboni dovrebbero riprendere posto sui banchi di scuola.
Per imparare come si sta al mondo.
E per pigliare lezioni di classe.
Si chiama sdentata.
Mie care cariatidi, io son brillante a mille carati. Ah sì, Lilli Carati, che passerona. Vi pare una volgarità? Why so serious?
Eh eh, adesso sgattaiolo nella notte, nel senso che, quando scende la notte, ci son molte gatte da pelare. E mi allupo. Bevendomi la bionda con ottimo “luppolo”. E lei, succhiandomi, fa glup glup.
Miei Don Chisciotte, al galoppo, mangiamo tutte le scaloppine al limone!
Ah ah.
Sono proprio un Joker-ellone. Talvolta iellato ma comunque giammai al gregge di belanti pecoroni ancor omologato.
Sono uomo dal pelo fino e pregiato. Spesso inculato ma non maciullato e vieni a me, donna, sarò per te tutto eiaculato. Introiettato!
Mi date dello psicopatico? Macché! Semplicemente, ho smesso di essere apatico.
Son lunatico, inimitabilmente Falotico.
di Stefano Falotico
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