Archive for September, 2018

Attori rinati: Anthony Hopkins, il fascino immarcescibile di un genio camaleontico


08 Sep

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 Come, vi chiederete voi. Anthony Hopkins non è “rinato”, è sempre stato un attore di altissimo livello. Ma io lo piazzo in questa categoria perché, negli ultimi anni, è stato molto discontinuo, sebbene come suo solito assai prolifico, alternando prove egregie ad altre decisamente alimentari od opache, persino trombonesche e insopportabilmente manieristiche.

Sir Anthony Hopkins è nato a Margam, nel Regno Unito, comunità gallese sulla costa meridionale, il 31 Dicembre del 1937. Sì, Anthony Hopkins, nonostante continui a imperversare sui nostri schermi, ha ottantuno primavere. Al di là delle evidenti rughe, non si direbbe che abbia quest’età, vero, vista l’energia e la forza che continua a profondere in ogni sua interpretazione. Dandosi indomitamente a ogni genere di film.

Dei suoi trascorsi giovanili, prima di approdare al Cinema, e in merito ai suoi prestigiosissimi studi, c’è Wikipedia che vi darà una mano nell’informarvi dettagliatamente sulle sue già innate e spiccate propensioni artistiche. Mi limito col dire che, dopo aver frequentato con successo la Royal Academy of Dramatic Art, una delle massime scuole di Teatro al mondo, arriva subito a rimpiazzare l’indisponibile, e forse indisposto, Laurence Olivier in Danza di morte di Strindberg. E quindi, immediatamente dopo, esordisce al Cinema, affiancando Peter O’Toole e Katharine Hepburn in Leone d’inverno, e interpretando Riccardo Cuor di Leone. Niente male come primissimo esordio. Voi che dite? Insomma, il purosangue attoriale, il cavallo di razza, come si suol dire, che è sempre stato, era già sotto gli occhi di tutti.

E Hopkins era già pronto a scalpitare di gran furore recitativo, cavalcando ardimentosamente il successo.

Interpreta, fra gli altri, Magic di Richard Attenborough, l’immenso e commoventissimo The Elephant Man di David Lynch, nei panni del “vero” dottor Frederick Treves, affianca Mel Gibson ne Il Bounty, proprio con Anne Bancroft, la signora Kendal del capolavoro di Lynch, duetta meravigliosamente in 84 Charing Cross Road di David Hugh Jones (Jacknife), e affianca Mickey Rourke in Ore disperate di Michael Cimino.

Ma è soltanto nel 1991, con la sua magistrale interpretazione del mitico cannibale-psichiatra Hannibal Lecter del Silenzio degli innocenti di Jonathan Demme, che raggiunge la gloria mondiale. E pur comparendo, alla fin fine, soltanto una ventina di minuti scarsi nel film, la sua prova è talmente potente e memorabile, che vince a man bassa l’Oscar come Miglior Attore, battendo niente meno che Robert De Niro di Cape Fear, Nick Nolte de Il principe delle maree, Robin Williams de La leggenda del re pescatore e Warren Beatty di Bugsy. Una prodigiosa cinquina di candidati che non capita tutti i giorni, mica roba da ridere. Ma è appunto lui a trionfare, alzando la statuetta al cielo.

Da allora, Hollywood non lo abbandona un solo istante e Hopkins viene sommerso di proposte a non finire. Girando di tutto e di più, dal Dracula di Bram Stoker alle pregiate collaborazioni con James Ivory, Quel che resta del giorno e Casa Howard su tutte, da Nixon di Oliver Stone ad Amistad di Spielberg, da L’urlo dell’odio di Lee Tamahori alla Maschera di Zorro di Martin Campbell, da Titus di Julie Taymor a Cuori in Atlantide, e s’impossessa ancora del suo Lecter in Hannibal di Ridley Scott e in Red Dragon. Ma non tutte le ciambelle, come si dice, escono col buco. E gira infatti anche film tremendamente sbagliati come Tutti gli uomini del re.

E si perde dunque, come detto, negli ultimi anni in pasticciacci come Conspiracy, film da ricordare soltanto ed esclusivamente perché gli ha permesso di recitare per la prima volta in assoluto con l’altro mostro sacro Al Pacino, oppure il roboante, tremendo Transformers – L’ultimo cavaliere di Michael Bay!

Ma se dovessimo elencare tutti i film, belli o brutti, a cui ha preso parte, non finiremmo mai.

Ecco allora che si riprende e viene molto lodato per la sua performance del Dr. Ford nella serie HBO Westworld.

Prossimamente è molto atteso in King Lear di Richard Eyre con Emma Thompson e in particolar modo in The Pope di Fernando Meirelles ove interpreterà Papa Benedetto/Ratzinger.

Che grinta!

 

di Stefano Falotico

 

I nonni di David O. Russell erano di Ferrandina, i miei genitori di Pomarico, insomma siamo materani, cumpa’


07 Sep

Cape Fear Tornabuoni


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Cape Fear

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Sì, la nonna, o forse il nonno di David O. Russell era di Ferrandina, paesello lucano, assai limitrofo a quello che ha dato i natali ai miei genitori. Ovvero, Ferrandina che io conosco benissimo.

Avevo e ho tutt’ora il caro prozio Nicola lì, assieme a sua moglie Isa. In realtà, appunto, zio di mia madre.

E ho dunque due procugini, tale Michele, che adesso fa l’operaio non tanto lontano da me, dalle parti di Modena, e Leonardo. Che ora si è sposato ma conserva il fascino anomalo di un bel guaglione cresciuto a pizzicotti e panzerotti.

Sì, a Ferrandina ci sono un sacco di botteghe di panzerotti. Specialità di quell’entroterra brullo ove la gente, fra una sagra paesana dedicata al santo patrono e domeniche nei corsi, in cui le ragazze si fanno belle per cuccare qualche terrone, col solo potere della passeggiata sculettante, va a mangiare i panzerotti, ripieni di prosciutto crudo e mozzarella fumante, il tutto coccolato e oserei dire accudito dalla pastella morbida esterna, roba squisita da leccarsi i baffi, come quelli di Burt Reynolds, morto ieri.

Zio Nicola è un uomo ch’è andato sempre molto fiero della sua Alfetta, guadagnata col sudore della fronte nei cantieri ove, da Roddy Piper di Essi vivono (e infatti da giovane poteva fare il pugile, e combatté anche qualche incontro un po’ wrestling), metteva su mattoni. Ascoltando, fra calcestruzzo e qualche scoreggia, Nino D’Angelo.

Sì, più volte tentai di dargli consigli musicali un po’ più alti. Ma lui mai ne volle sapere:

– Chi? JIMMO Morrison? Ma che è? Un pazzo, un drogato, un capellone, un puttaniere. Guarda invece Nino. Lui, uomo dalla grande anima… vero scugnizzo da popcorn e patatine. In lui vibra il partenopeo sincero che ama, lui ama. Lui corteggia la donna con la sua voce angelica, da biondino magrolino, e poi fa all’amore quando il sole al tramonto, calando sulle pendici del Vesuvio, lo rende focoso e amante vulcanico. Grande uomo, Nino!

 

Sì, i miei invece erano appunto di Pomarico. Paesaccio pieno di chiese, ove le ragazze ascoltano Vasco Rossi e i boys sognano le vite spericolate. E non lavorano mai. Facendosi crescere la panza. “Identici” a Steve McQueen. Proprio spiccicati…

Durante le vacanze scolastiche, andavo a far visita ai miei discendenti. Ero l’idolo. Un felsineo, dunque un “forestiero” in terra sua eppure non sua. Sangue di quella regione ma allo stesso tempo natio della patria dei tortellini, Bologna. O, se non vi piace il termine natio, nato a Bologna. Va bene, così?

Ero già esperto di Cinema e uno dei miei must, al bar, era recitare i pezzi dei critici.

– Stefano, cosa disse la Tornabuoni di De Niro in Cape Fear? Dai, recitami le sue parole e fammi la faccia di Bob. Me fai morì! (e qui da ragazzo della Basilicata diventava Christian De Sica).

– De Niro è stupefacente, un demone ripugnante per bestialità malvagia, per paranoica scaltrezza da leguleio, per la pazzia mistica che lo induce a sentirsi investito d’una missione redentrice, per volgarità e astuzia violente, per la fisicità possente e per la gelida furia che lo possiede; l’immagine odiosa d’ogni nostra paura profonda.

– Sei un genio. Forza, che cazzo fate, idioti. Offritegli da bere.

 

A Pomarico, tutt’ora campa il fratello di mia zia, ex amica di mia madre, che si è sposata il fratello di mio padre. Che casino.

– Dove sei stato, Carmine?

– Sono andato a prendere ripetizioni di Latino da Gigi il professore.

– Guarda che Gigi non è laureato.

– Ma che dici? Insegna Latino e Greco.

– Sì, ma non è professore nel senso esatto e istituzionale del termine. Non si è mai laureato. Ha fatto il Classico, ma ha mollato dopo poco l’università.

– Davvero? E come fai a saperlo? Gigi è il bibliotecario comunale. Ed è un uomo coltissimo. Gigi è un professore. Poi, che cazzo ne sai tu che vivi a Bologna?

– Io so tutto…

 

Ricordate: il Genius sa…

Siete voi che non sapete mai un cazzo.

Insomma, tutto il mondo è paese.

E io sono il re!

di Stefano Falotico

Post capolavoro che invoglia all’amore libero: il fascino amletico di un malandrino latin lover caliente come il tritaghiaccio di Basic Instinct e implacabile come Schwarzy


06 Sep

Implacabile Schwarzy

Eh sì, in quel film la cara, oramai vecchia gallina che fa buon brodo, ovvero Sharon Stone, era all’apice della femminilità. Le bastò scosciare per provocare quel lupo mannaro di Michael Douglas, uno dei più grossi marpioni di Hollywood. Infatti, nonostante il Cancro e l’occhio oramai sbilenco, Catherine Zeta-Jones pare che continui ad apprezzare le sue “doti”… attoriali. Soprattutto perché Catherine da tempo non gira un cazzo ma continua a far la bella vita, mantenuta da questo mezzo matusalemme che, credo, creperà prima del padre.

Oh, per la Madonna. Sapete che Kirk, il prossimo Dicembre, compirà 102 anni?!

Cristo, questo Spartacus, nonostante sia completamente rimbecillito, ha una scorza durissima. Non schiatta mai, Dio Cristo!

Sì, Sharon illanguidì il pisellino di Michaelino e gl’irrobustì tutto il muscolino. Spingendolo… ad amplessi ginnici che nemmeno un trapezista del circo…

Di mio, posso dire che negli ultimi anni ho attraversato tutte le fasi sessuali, ingigantendolo talvolta e rimpicciolendomi quasi sempre. Sì, cammino in camuffa per apparire più giovane di quello che, invero, sono…

– Ciao bella, quanti anni mi dai?

– Quasi quaranta.

– Non venticinque?

– No, i venticinquenni non mi piacciono.

 

Sì, una strategia totalmente bieca eppur efficace. Perché la donna matura necessità dell’anagrafe da uomo “duro”, temprato dalla solitudine, dalle sfighe immani, la donna infermieristica addolcisce, allieva e cura le ferite dell’animo affranto, infranto, spesso regredito da infante, lo coccola e tira su…

Mi son sempre piaciute le donne più grandi di me. Un tempo, non potevo averle eppure, nella concupiscenza purissima di masturbazioni dolcissime, già le bramavo, a me le stringevo in fremiti di vasi dilatatori rigidamente poderosi. Sognando di giacervi d’armoniosa potenza focosa.

Al che, come in Monsieur Verdoux e, chaplinianamente, anche come Il monello, offrii il mio “orfanello”, cresciuto a traumi e batoste devastanti, a milf che potessero rendermi svuotato… completamente.

Sì, le milf mi hanno sempre attizzato notevolmente. Le pornostar che oggi preferisco hanno 40 anni, giù di lì, ma anche quando avevo vent’anni guardavo a quelle che ne avevano il doppio.

Oggi, le donne mi dicono che ho una voce da doppiatore ma con loro faccio doppiette senza praticarmi il doping.

Le donne, sapete, sono molto complicate. Soprattutto qua in Italia, patria del cattolicesimo più borghesemente fariseo.

Tutte innalzano in gloria la parola amore e affermano di non fare mai sesso. Che è peccato! Loro fanno all’amore. E lo fanno solo con chi s’innamorano, anzi, se sono innamorate.

Ad esempio, una su Instagram, ogni sera inserisce foto di nuovi uomini che gliel’hanno inserito…

La contatto:

– Posso essere immortalato nel tuo nuovo selfie?

– Cioè? Vuoi scopare con me? E poi vuoi che ci facciamo la foto assieme, ancora sudati e fradici, coi cuoricini e gli hashtag della minchia?

– No, voglio che mi ami.

– Io amo tutti e non amo nessuno.

– Cioè, sei una zoccola.

– Come ti permetti? Porco!

 

Sì, io sono troppo sfacciatamente sincero. Molte donne ambiscono a ciò che in mezzo alle mie gambe sta e s’inalbera con durezza, resistenza, quantità e qualità. Eppur sono pudiche e ci girano attorno con panegirici che sfiancherebbero anche uno stallone di razza. Anche Woody Allen, con queste italiche catto-borghesi, perderebbe la pazienza.

– Sono affascinata dalla tua mente. È sensibile, delicata, mi stimola, mi piace parlare con te. Sei affascinante, voglio scoprirti, sentirti dentro, capire che mi capisci, entrare in sintonia con la tua anima. Adoro stuzzicarti, provocarti, invogliarti e forse anche incupirti.

– Concupirmi, semmai.

– No, proprio incupirti. L’uomo cupo è un po’ lupo, l’uomo cupo non pensa solo a come ficcarlo in ogni mio buco, egli è il re del bosco… della fantasia. E con lui viaggio nel romanticismo più bello, sereno, più zuccherato e prelibato. È magnifico quando un uomo ti rende fiera di essere donna.

Donna non significa fare l’avvocatessa cazzuta, ma godere della propria innata sensualità, dei propri sogni, del proprio scrigno segreto, del proprio giardino fiorito. E tu sei un grande giardiniere.

– Sì, come Benicio Del Toro di Uova d’oro.

– Non ho visto quel film. Benicio, in quel film, che faceva? Regalava rose e mazzolini di fiori alla sua bella?

– No, regalava a tutte il suo grosso uccello.

– Che schifo! Tu saresti così?

– No, ma non sono neanche uno che, il fine settimana, ti porta a visitare i castelli medioevali e le abbazie, chiamandoti principessina.

– Allora sei una merda.

– Sì, e tu sei una che non scopa da parecchio. Via dai coglioni! Su Sky stasera danno il film La Sirenetta. Fottitelo!

 

Sì, le donne finto-monache, troppo idealisticamente romantiche, sono sempre depresse, frustrate, insopportabili. Te la danno dopo che t’hanno già rotto u cazz’!

Ma non vanno bene neanche quelle super gnocche. Per via del fatto che sanno di scatenarti un’erezione netta dopo tre secondi, semmai te la rifilano pure, tanto per provare esperienze diverse ma, se non hai il conto in banca a cinquemila zeri…, ti dicono addio e ti mandano a fanculo dopo l’orgasmo squallidissimo.

Be’, però te la sei fatta soprattutto, soprattutto sotto… nelle mutande. Sì, con donne così, state attenti a non venire ancor prima di fumare la sigaretta.

Di mio, sono un uomo da tre massime, da me stesso coniate:

la vita di un ruffiano e paraculo è come un ottimo gelato al limone. Leccando, finisce col retrogusto rancido e amaro in bocca.

La vita di un uomo medio è una continua balla che si racconta, quella della donna media è quella di una che vuole solo balle…

La vita dei grandi uomini e delle grandi donne, comunque, è una stronzata lo stesso.

In fondo, cos’è la vita?

Quando sei bambino credi che i camionisti guidino veicoli speciali che diventano fighe macchine da guerra come in Transformers. Quando sei adolescente, se sei figlio di genitori fintamente di sinistra, studi per far piacere a chi t’ha messo al mondo, parli per frasi fatte e retorica a volontà, e aspetti il sabato sera per sfogarti sessualmente con una scema più decerebrata di te. Sognando di essere una rock star.

Ben che ti vada, farai il giornalista e ti pagheranno per magnificare film orribili. Rinneghi ogni tuo valore ma devi pure tirare a campare.

Una volta che arrivi… hai un lavoro economicamente importante, guardi i cinepanettoni per farti du’ risate, ché domani hai troppe responsabilità, e non ti va di pensar troppo con film “tristi”, umanistici e profondi.

Insomma, a qualsiasi età, è una bella schifezza.

Un’inculata enorme.

L’unica cosa che non ti delude mai è la pizza porcini… e radicchio. Ottima.

Ho detto a Killian che sarei tornato… Non voglio passare per bugiardo!

Ecco, se volete un amico e un amante che vi racconti cagate, è pieno il mondo di fake. Io sono autentico, per questo nessuno/a mi sopporta.

Se uno mi sta antipatico, non lo emargino e calunnio, non lo butto all’inferno perché mi sta sui coglioni. Non lo disprezzo neppure, lascio che faccia la sua vita.

Lezione di vita del maestro.

di Stefano Falotico

I miei primi 39 anni e non sentirli: nella vita si sente solo una volta il grande amore, per fortuna


04 Sep

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Sì, pare incredibile, vero? Trentanove anni che, se mi sbarbo, pettino con cura, e sono in ottima forma psicofisica, ne dimostro al massimo una trentina. No, non voglio vantarmi del mio esser mantenuto bene, ma lo specchio dice questo. E anche i vostri sguardi, spesso malignamente indagatori, non possono mentirvi. Dovete attestare, con ineludibile sincerità da amici leali, senza che fingiate o, appunto, cattivelli e invidiosi, mi scherniate per sfregio cattivo, che il mio viso conserva un altrettanto invidiabile angelicità da lasciare esterrefatti. Sì, mi osservate con scrupolosa attenzione e, in maniera inversamente proporzionale al Nic Cage di 8mm, il quale guardava uno snuff movie con far spaventosamente incredulo, pur essendo un investigatore e dunque doveva essere avvezzo alle più pornografiche e assassine sconcezze, rimanete senza parole, stupiti dalla mia stupefacente, eterna, imbattibile giovinezza.

Sì, io sono giovanissimo dentro, quindi anche il mio aspetto ne giova. I vostri lineamenti invece, da quarantenni oramai marci, imputriditi, corrotti, stanchi e avviliti, stanno crollando in mille pezzi, come quando si subisce un devastante trauma.

Oh, io di traumi ne patii parecchi e ancora ne patirò. Ne sono conscio. Come quando sono in giro e vengo folgorato da una ragazza bellissima. E in tre secondi netti ella m’annienta, insufflandomi sentimenti candidamente erotici. Vorrei squagliarmi in lei, annusare ogni sua cardiaca leggerezza, infuocarmi fra le sue gambe per respirarle addosso tutto il mio furioso e al contempo umanissimo sentimento armonioso. Sì, vi sono donne che inducono ogni uomo a pensieri bradi, luciferini ma anche all’unisono perfettamente incontaminati.

Ma questo non è amore. Molte persone sposate, ad esempio, s’illudono di essere innamorate l’una dell’altra. È una balla che si raccontano perché son state rincoglionite da troppe canzoni di Ed Sheeran. Ah ah.

L’amore vero, intangibilmente maestoso, irraggiungibile e immensamente poderoso si prova soltanto una sola volta nella vita. Sì, poi ci può essere la puberale voglia capricciosa di copulare selvaggiamente, l’illusione di aver trovato l’anima gemella, alla quale confidarsi, con cui entrare in empatia e, leggiadri, cavalcare idiozie romantiche degne dei libri smancerosi più imbarazzanti.

Si può stare bene assieme una persona, questo sì, certamente, aspettare il tramonto dopo una cenetta deliziosa per attendere l’attimo furibondo di un amplesso dapprima cauto e poi montante… Ah ah.

Sì, al lume di candela, aspergere la propria cera nel bruciarsi coagulati di fiamme passionali degne dell’inferno più bestiale. Liberando ogni freno inibitorio e accoppiandosi come scimmie contente di esserlo.

Ci può essere complicità, robustissimo e indissolubile affetto, perfino telepatia emotiva. Squillante nostalgia dell’altro quando è assente per lavoro e necessiteremmo invece di una sana scopata scacciapensieri, per smaltire lo stress di una vita puttana. Ah ah.

Ma questo non è amore.

Io fui, anni or sono, immemorabilmente lontani eppur così vicini tanto che qui ora esattissimamente li rammemoro, innamorato di una ragazza.

Già ve lo dissi, ma forse delle mie pene d’amor perdute non ve ne sbatte un cazzo. E invece dovreste sbattervene… Ah ah.

Sì, lei si chiamava Tiziana. Sarà per questo che, ancora oggi, le donne col nome Tiziana hanno su di me un ascendente strepitoso. Penso a Tiziana Lodato de L’uomo delle stelle, una delle mie grandi fighe, no, fisse dell’adolescenza, una figa primitiva e terragna a cui però prostrarsi, genuflesso di fronte a quel seno enorme. Da suggere con inferocito mordente, sì, da morsicare, da leccare, succhiare avidamente, per poi penetrarla con tutto l’ardore ciclopico di uno scalmanato monello.

Penso a quella cosciona di Tiziana Panella, donna dalla voce terribile che la strega di Biancaneve le fa un baffo, forse solo pelo contro pelo se la strega fosse stata lesbica. Sì, diciamocela, quella strega lì abitava a Lesbo. Non riusciva a scoparsi Biancaneve e allora, così tristemente respinta, architettò contro la poveretta un piano omicida. Ma lo prese in culo come neanche Rupert Everett. Non ho mai capito se Rupert è attivo o passivo ma in Dellamorte Dellamore, quando si fa sormontare da quella tettona di Anna Falchi, ho avuto parecchi dubbi su tutto. Anna, Susanna, no, meglio Tiziana.

Tiziana era bionda e facemmo le scuole medie assieme. Anche se io già all’epoca ero voglioso di superare tutte le tappe, per tappezzarla di “alloro”, per laurearmi lordo, no, con lode nella sua bionda delicatezza.

Sì, mi ricordo che studiavo come un dannato solo per fare bella figura davanti a lei. Per apparire ai suoi occhi come l’incorruttibile Maximilien-François-Marie-Isidore de Robespierre. Sì, studiavo a menadito Storia, Geografia, Algebra, ma volevo primeggiare con lei in Educazione Fisica.

Invero, che mi crediate o meno, non ero mosso da nessun pensiero peccaminoso nei suoi riguardi. Appunto, era amore purissimo. L’adoravo, e oggi dovrebbe ringraziarmi se è diventata una delle ingegnere più richieste della regione Emilia-Romagna. Mi ricordo che i suoi genitori volevano indirizzarla al Classico, io le feci il lavaggio del cervello e pressoché la costrinsi, col solo potere persuasivo del mio subliminale carisma, a iscriversi a Geometra. Sì, non era portata per le versioni di Latino e Grego, sapeva disegnare benissimo, aveva il massimo in Tecnica e tecnicamente, detta come va detta, con lei volevo dipingere, sopra la sua pelle bianchissima e lentigginosa, degli ansimanti poemi orgasmici. Degli affreschi!

No, ripeto, più volte un mio amico all’epoca mi chiese se sognavo di scoparla. E gli risposi che semplicemente l’amavo, e la scopata non era una mia priorità.

Sì, già allora ero un coglione raffinatissimo, di pregiata e sensibilissima qualità. Ah ah.

Lei ora si è sposata col mio amico delle elementari. Pierre… sì, di tale Pierre fino a qualche anno fa avevo perso ogni memoria. Invece, le PR in minigonna non le scordo facilmente.

Fu lui a rintracciarmi su Facebook. Sì, mi chiese l’amicizia.

– Stefano, che fai? Non accetti?

– Non accetto mai proposte di amicizia dagli sconosciuti.

– Ah, perché io sarei uno sconosciuto? Ti dà di volta il cervello? Sono Pierre, sedevamo allo stesso banco assieme a Marco.

– Il banco di che?

– Ah, ma sei uno smemorato pazzesco. Non ricordi proprio un cazzo di niente. Sono Pierre, il tuo migliore amico dell’infanzia assieme a Marco.

 

E va be’. Pierre, comunque, ora mi ha tolto l’amicizia. In chat gli ho confidato che Tiziana, la sua attuale moglie, mi piace ancora. E sarei prontissimo a rovinare tutto pur di averla.

Lui, risentitosi, mi ha bloccato.

Pierre… cosa ci ha trovato Tiziana in Pierre? Sarà il nome che stimola amore alla francese…

Sì, tutta colpa di Pierre e di quell’altro cazzone del Robespierre se oggi non credo più all’amore. Robespierre fu ghigliottinato, Pierre invece mi ha castrato ogni sogno rivoluzionario.

Tiziana rimane molto bella. La versione assolutamente non troia di Kelly Reilly. Eh sì, Kelly Reilly ha una faccia da troia che è raro trovarne. In Flight infatti si sceglie il negrone Washington, in True Detective 2 quel pezzo di manzo “psycho” di Vince Vaughn, un malavitoso riccone che la usa a mo’ di Barbie, e le regala gioielli e vestitini.

In Yellowstone è una cavallona! Forza, cowboy, giù di cowgirl. Via di pecorina, mandriani, imbufalitevi con questa Kelly. Una che con quelle labbra a muso di gallina si capisce benissimo che di stalloni è esperta. Pompini a gogo.

Sì, bella è bella, Kelly, ma è una zoccola mai vista. Dai su, che ti dice la faccia?

Una delle più grandi zoccole comunque, che potrebbe entrare in competizione con Kelly, è quell’altra biondona prosciugatissima, Deborah Kara Unger. Highlander 3, Crash e vai di nudi esagerati.

Sì, la vidi dal vivo a Venezia quando quel decerebrato del figlio di Sofia Loren presentò l’impresentabile Cuori estranei.

I fan era lì ad aspettarla, lei entrò in macchina e rise loro in faccia, pigliandoli per poveracci. Come dire. E io sto a pensare a voi, con la faccia da zoccola che mi ritrovo?

Sì, il mondo fa veramente schifo.

È per questo che il vero amore è solo uno. Quello purissimo di quando si è purissimi.

Il resto è una troiata. Fidatevi.

Pensate che non sono attratto sessualmente dalle donne orientali, a differenza di John Lennon, ma vorrei un bambino cinesino. Mi sa che praticherò l’inseminazione artificiale. E ne verrà un incrocio fra Brandon Lee e Keanu Reeves.

– Guarda, Stefano, che Keanu Reeves è canadese ed è nato a Beirut, libanese totale.

–  Ah sì? Questo è un cinese doc. Guarda qui. Se non è cinese questo, Mao Tse-tung era irlandese.

– Tu invece sei un bastardino. Non si capisce se tu sia bolognese, terrone, nordico, vichingo o eschimese.

– Sono un pechinese. Sì, più una donna si china e più amo con lei il kamasutra di Pechino.

– Non so, sai, se il kamasutra sia nato lì. Non è che è nato a Tokyo?

– Ovunque sia nato, basta che spinga…

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Ricordate: un tipo alla Reeves corteggia una donna keanu keanu e poi, speed, è incazzato come John Wick.

Soffermiamoci, per un momento, sul verbo incazzarsi. È riflessivo? Mica tanto…

E su questa stronza(ta) vi auguro amore tutta la vita.Kelly+Reilly+Premiere+Paramount+Pictures+Flight+3b6u4fX0dqsl

di Stefano Falotico

Si muore sempre a Venezia? Chi l’ha detto? So che questa società mi ripugna, le mie rabbie impugno, pugnace non arretro, c’è tempo per crescere come gl’imbecilli


03 Sep

Cagnotto gambe

 

Vivo in un Paese dove tutti credono in Dio e nessuno se ne interessa. Io non credo in Dio ma me ne interesso molto.

La nostra società è disfatta, e la borghesia è morta, il teatro non esiste più, l’’erotismo è stato fagocitato dal consumismo, ci hanno anestetizzato, imbottito di tranquillanti, sono riusciti a non farci più reagire. Hanno proprio vinto gli imbecilli, gli idioti.

I giovani sono più fregati di noi. Non leggono, non hanno vere curiosità. Si gonfiano di slogan che sostituiscono alla cultura e spacciano per cultura, senza aver nulla da dire. Urlano e fanno rumore. Sono già pronti per l’archivio. La nostra è una società che archivia tutto, mette tutto in grandi scaffali. Sono le riforme, le così decantate riforme.

 

Queste alcune delle provocazioni di Carmelo Bene, che a mio avviso non erano affatto provocazioni. Credo che credesse davvero alle sue parole.

Un mio amico mi ha detto che la frase si muore sempre a Venezia è di Bene. Ah sì, Lorenzaccio. Non lo so, non mi risulta. So soltanto che Morte a Venezia è di Thomas Mann, e che c’è l’omonimo, famoso film di Visconti con Dirk Bogarde.

L’ultimo volta che son stato a Venezia è stato nel 2014, ultima volta, peraltro, per cui mi recai a questa fanfaronata chiamata Festival. Alloggiai in un albergo gestito da monaci ove, se ti scoprivano intento a fumare, chiamavano la Municipale. Stetti in camera con un mezzo matto, in realtà un ragazzo confuso, parlava sempre di fighe e figotte, di blowjob e “cose affini”. Un ragazzo tormentato che provai a curare. La nostra “relazione”, non fraintendete, voi che pensate sempre male, non vi è mai stato nulla di omosessuale, finì con me che gli diedi un sonoro calcio in culo, detonandogli tosto in viso un urlo allarmante. Lui, spaventato, corse via, tornando in albergo. Anch’io, dopo essermi fermato a un bar, a bere un caffè e ad ammirare il ricco panorama di donzelle dai culi basculanti, in quel decadere di fine agosto con le sue ultime solarità erotiche, feci ritorno all’albergo. Ove il “gentil” signore aveva già messo in guardia la receptionist, dicendole che nelle sere seguenti avrebbe dormito da solo. In poche parole, mi aveva “sfrattato”. Cercai di patteggiare con costui, di concordare un compromesso. Ma, offesosi a tal punto per il mio gesto sfrontato, mi disse imperiosamente che non voleva mai più vedermi in vita sua. E non aveva dunque per niente intenzione di stare in una stanza in compagnia del sottoscritto. Io avevo ordinato i biglietti e, da enorme gentleman, mi congedai, senz’aggiungere altro, conscio di aver ferito il suo animo ancora non pronto a un sano litigio virilmente amicale. Troppo pudico nonostante, come detto, si desse un tono da uomo fatto, che invero parlava dalla mattina alla sera di cosce femminili e orgasmi fetidi.

E gli lasciai in dono i biglietti delle proiezioni di due film con Pacino, Manglehorn e The Humbling.

Sì, era l’anno di Birdman, che aprì le danze, e quello fu infatti l’ultimo film della kermesse che vidi e che, penso, vedrò lì al Lido. Un film che impiegai molto a metabolizzare. Gl’impiegati lo snobbarono in fretta, io son sempre restio, dinanzi alle opere complesse, a emanare un giudizio affrettato. Su due piedi, come si suol dire, poco mi convinse, anche perché non ero ancora dotato di occhiali e capii ben poco dei sottotitoli. Il mio inglese è soddisfacente, infatti per il 90 per cento lo compresi, ma non è così ottimale da poter apprezzare le sfumature anglosassoni di alcune battute topiche. Capii comunque che la Watts dava la sua topa a Norton, uno con la faccia da castoro. Come la Cagnotto, di cui parlerò poi.

Credo, oggi come oggi, che Birdman sia un grande film.

Detto questo, devo andarmene, fuggire, gettarmi nel mare veneziano e nuotare nelle profondità marine come il “mostro” di The Shape of Water. Lontano da questa realtà meschina, abietta, ripugnante e miserabile.

Ecco che la mia vicina di casa, Angela, ricomincia a scassare il cazzo. Non poteva rimanere ancora al Lido? Sì, degli Estensi. Ogni volta che arrivo con l’ascensore sul mio pianerottolo e lei spalanca la porta:

– Ah, scusa. Non pensare che ti spii. Lo so, ogni volta succede… è… che penso sia mio marito, Mario, oppure mia figlia che viene a farmi visita. Sento chiudersi l’ascensore e… beh, scusa.

 

Ha rotto veramente il cazzo. Davvero.

Ma, a dire il vero, anche Facebook me le ha scassate a dovere.

Impazzano i pazzi, i frustratissimi che, dopo giornate di lavoro alienante, sfogano tutti i lor mal di pancia in post osceni.

Abbiamo, da un po’ di tempo a questa parte, anche la “bella figa”. Ora, chiariamoci, questa di natiche sta messa bene. Sostiene che il seno è il suo pezzo forte. Sì, è siliconato, ma ci sta… La faccia è di culo, ok.

Sapendo di essere molto bella, dunque di attirare le ingordigie maschili, esagera con provocazioni a raffica. Dicendo che non è poi così gnocca. Perché le sarebbe assegnato solo il terzo posto a livello mondiale dopo la Jolie e la Theron. Dice che il suo ragazzo ha problemi erettili e che, quindi, è in cerca di qualcuno, voglioso, che assai presto la faccia godere come una matta, visto che invece è sanissima… Consapevole che nessuno dei suoi corteggiatori di Facebook sarebbe alla sua altezza. Tanto per scatenare faide e altro pullulare di uomini bavosi alla conquista della sua donna inarrivabile dal seno maestoso. Ecco allora che questi sfigatissimi idioti scrivono a lei, nei commenti, poesie d’amore, nel patetico tentativo di far breccia sempre in lei, chi sennò, lei che si vende eppur non la dà, attizzando a volontà e godendo da voyeur che ride sotto i baffi di tali cascamorti stupidissimi. I suoi cucciolini…

Insomma, lei dice che se ne fotte di tutto e tutti. Perché sa di essere bona!

Questa a Nadia Cassini che fu fa un baffo…

Sì, io che faccio per migliorare questo mondo? Non tanto. Scrivo libri e monografie, effettuo recensioni cinematografiche, perlopiù m’informo. Le parole sono importanti! Sosteneva Moretti in Palombella rossa.

Sì, lo sono, le parole smuovono le coscienze, aprono la mente, danno una maggiore visione prospettica all’infima e nana realtà di tutti i giorni. Le parole estasiano, le parole sono tutto quello che abbiamo.

Perché, sì in Italia, tutti non vedono l’ora di crescere… e sistemarsi. Una volta sistemati, diventano menefreghisti, fanno le boccacce nei selfie con gli amici, o meglio pseudo tali, dei ruffiani leccaculo, tanto la panza è piena.

Checco Zalone, lo ammetto, fa ridere anche me. Soprattutto nella parodia di Cassano e quando storpia La locomotiva di Guccini. Sì, perché i giovani d’oggi, tanto forti e “fighi”, devono trovar lavoro con Indeed e Job Act! Perché in Italia, The Sisters Brothers di Audiard viene subito strumentalizzato e, nelle mani, dei radiocronisti e dei presentatori dei programmi pomeridiani della RAI, diventa un oggetto di studio sul conflittuale rapporto tra fratelli, sul difficile growing up esistenziale che acquisisce una dimensione sociologica attuale nella contemporaneità consanguinea dei nostri interpersonali scontri generazionali.

Sì, l’Italia è questa. Un Paese ove tutti vanno al festival e vogliono dire la loro, con la “cultura” dei neo-laureati da Giovani Marmotte, un’Italia che si scompiscia per Cristiano Militello!

E non ha il coraggio di dire che segue le olimpiadi di nuoto sincronizzato e le tuffatrici solo per avere erezioni purissime dinanzi a queste donne perfettamente lucenti di cosce stratosferiche.

Tania Cagnotto, ti ringrazio, per i tuoi tuffi. Zampillavo… a non finire. Da medaglia d’oro. Lustrato in modo aureo, a mille carati…

Io sono onesto, lo sono sempre stato. Per questo sono davvero un “santo”, un poeta, un navigatore.

 

Purtroppo, vorrei smentirmi e dir di non esserlo, per farvi felici. Sono realmente un genio. E questa è una tragedia immane. Una delle più grandi tragedie della Storia. Purtroppo.

 

 

di Stefano Falotico

Il regista Todd Phillips annuncia su Instagram l’inizio delle riprese del Joker con Phoenix


03 Sep

 


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Here we go.

Un post condiviso da Todd Phillips (@toddphillips1) in data:

Ebbene, in queste ore siamo bombardati da news riguardanti uno dei progetti più caldi del momento, ovvero il cinecomic Joker col tre volte candidato all’Oscar Joaquin Phoenix. Innanzitutto, abbiamo avuto la dipartita di Alec Baldwin dalla pellicola, il quale all’ultimo momento si è ritirato per colpa di altri impegni già presi per film che, a suo avviso, hanno maggiore priorità.

Quindi, Joaquin Phoenix è stato fotografato per le strade di New York con un nuovo, entusiasmante look. L’attore che, pochi mesi fa, avevamo visto in sovrappeso quando era arrivato in Italia per presentare A Beautiful Day, adesso, per calarsi nei panni inquietanti del Joker, è apparso decisamente dimagrito ed emaciato. Una trasformazione fisica repentina e incredibile.

Inoltre, proprio poche ore fa, attraverso il suo account ufficiale Instagram, il regista di Joker, cioè Todd Phillips, ha inserito una sua foto con la scritta Here we go.

Vale a dire Ci siamo!

Stando alle nostre informazioni, le riprese infatti dovrebbero partire immediatamente, nei prossimi giorni, esattamente il 10 Settembre. Quindi, siamo proprio agli ultimi preparativi e manca davvero pochissimo ai primi ciak.

Che dire? Auguriamo a Phillips, al cast e alla troupe un sincero in bocca al lupo perché Joker è uno di quei film che, almeno sulla carta, si preannuncia epocale e importantissimo.

di Stefano Falotico

Lezioni di “romanticismo” del Dottor Falotico: A Star is Born, Alò vs Marco Albanese di Stanze di Cinema, e io gorgheggio da vero Gargoyle


01 Sep

 

A Star is Born First Look Credit: Neal Preston/Warner Bros.

A Star is Born First Look
Credit: Neal Preston/Warner Bros.

 

 

Introduzione boccaccesca, sboccata, di un uomo che non fu mai bocciato ma da solo si bocciò, dimenticando le bocce delle gnocche, giocando alla bocciofila, ma non è un allocco, mie sciocche, sa come far strike, indossando anche delle consumate Nike

Sì, Francesco Alò è andato, come si suo dire, in brodo di giuggiole dinanzi a questo A Star is Born del Cooper, attore che continua a starmi sui coglioni. Eppur me lo farei… se fossi frocio. Visto che frocio non sono, gli preferisco Bob De Niro. E, a mio avviso, anziché dirigere questo polpettone melenso più delle ragazzine di 15 anni col ciuccio, sì, delle ciuccione, asine analfabete irrecuperabili, doveva esordire con Honeymoon with Harry.

Sì, non l’ho visto, non ero in platea, come si suol dire. Credo anzi che mai più andrò a Festival di Venezia, covo di adulti, ma soprattutto adulteri, tristissimi che impazziscono per Tsai Ming-liang, essendo ricchissimi pasciuti oramai isteriliti e inariditi da mogli vacche. E dunque si euforizzano nei silenzi abissali di un regista che riprende per tre quarti d’ora degli orientali che fissano il soffitto. Ogni suo film è reputato un capolavoro dalla Critica, tutta gente annoiata che si scaccola fra un corteggiamento lezioso e l’altro, nella folle rincorsa di apparire figa nei riguardi della super racchia depressissima che sta seduta al loro fianco. Tutta una ruffianeria sconvolgente, un piedin-piedino, spallucce, spallette che cadono, palle, anzi pallosi che fanno venire… il latte alle ginocchia. In un ritratto angosciante della decadenza del mondo occidentale.

Sì, anche io farò così. Adesso prendo la mia videocamera Sony, mi reco al solito bar di cinesi e filmo per cinque ore la barista con gli occhi a mandorla che, tra un caffè e un cappuccino, rifletterà cremosa sulla schiuma di rabbia del consorte coreano che da tempo non la ficca nell’ano. Questa è poesia del quotidiano! Ma dovrò fare dei tagli nel montaggio per eliminare le “comparse” di quelli che fanno i commenti sportivi… sì, Ronaldo è forte! Visto che roba? Che cosce, che bicipiti, che tartaruga. E, mentre Cristiano incassa, loro già pensano che non hanno i soldi per le loro cazzate, no, siciliane cassate, no, da morto casse.

Non fate i cascamorti!

Alò è un borghese mai visto, e non mi stupisco che abbia notevolmente apprezzato questo Cooper. Sì, l’agente di Twin Peaks e anche McConaughey d’Interstellar e Killer Joe. Sì, se volete essere “fighi”, mettete un Cooper nel vostro film e, tra David Lynch e Friedkin, troverete un Alò che odia Nolan eppur si eccita dinanzi a Bradley. Ah ah. Perché gli ha ricordato la tradizione hollywoodiana dei grandi melò e, probabilmente, ha avuto un’erezione dinanzi alla Germanotta coi suoi sodi meloni. Sognando di suonarle un medley lieve e pacato con accelerazioni cardiache poi esuberanti di un’eccitazione ascendente, come i migliori pezzi dei Clash.

Marco Albanese, invece, che continua a scrivere perché con la e chiusa, quindi lui scrive perchè, e stesso discorso vale per né, e inizia le frasi con E’ apostrofata quando invece sanno anche i bambini di terza elementare che va scritta accentata, dà al film una stelletta e mezzo, definendolo un disastro assoluto. Quasi quanto il suo sito “autarchico” che non caga nessuno.

E stronca pure i Coen. Sì, Joel ed Ethan hanno rotto il cazzo. Già Il grinta era una mezza ciofeca, un film noiosissimo con un cattivo, Josh Brolin, che non faceva paura neanche a mia nonna, una che se vede un topo in casa… chiama la disinfestazione. Basterebbe una scopa. Sì, mia nonna scopava pochissimo. Adesso capisco perché ha messo al mondo solo due figli, mio padre e mio zio. Quella sua casupola-catapecchia era piena di topi. E, anziché dare la sua topa a mio nonno, pensava a cacciar via le zoccole. Ci provavano con suo marito. Ah, gallinacce, e lui le spennava. Sì, aveva una casa in campagna…

Sì, le zoccole sono dappertutto. Uomini romantici, stanno appostate su Facebook per leccarvi il pipino, dietro “contributi” onerosi. E succhiano… tutto il vostro portafogli.

Sì, luride zoccolazze, io vi conosco. Ma comunque darei una gran botta a questa Germanotta, ha un culo che neanche Claudia Koll di Così fan tutte.

Sì, sono un gargoyle e osservo, dall’alto, lo schifo della città corrotta, mentre voi siete la gargolla. Parte terminale dello scarico dei canali di gronda…

Ho detto tutto.

No, non sono cinico. Pensate che m’innamoro seduta stante. Appena esco e vedo una con delle belle gambe, penso: sì, a questa andrebbe fatto un ottimo lavoro di uccello. Sì, bisogna innamorarsi… il resto verrà da sé. Verrà, eccome se verrà.

 

Voi, se non ve vedete una con delle belle gambe, pensate a una poesia di Leopardi? Su, ipocriti della malora, diciamocela!

Non sono Lady Gaga e neppure un gagà, miei gigolò. Sono un burlone che sa il cazzo suo.

Prendiamo questa foto, ad esempio. Cooper qui appare come un bovaro che canta con Ligabue, mentre la Gaga sembra una di via Stalingrado, “famosa” strada bolognese delle bagasce. Bazzicata certamente dagli uomini più in vista… sì, come lo fanno vedere loro, nemmeno Siffredi. Siffredi lo pagano, loro le pagano. Ma in questa società di troioni chi la paga? Pagani!

Secondo voi, è serio un film del genere che si presenta già come una troiata?

Parafrasando il mitico Mario Brega: – Questo sarebbe un film romantico? Ma romantico de che! È la storia di due miliardari col culo sfondato che si fanno le coccoline.

 

Il film comunque sarà un successone. Eh, a voglia. Sai quanti imbecilli che si commuovono? Amore, amore, amore, t.v.b., stringimi forte.

Sì, i ragazzi amano le smancerie. E se la raccontano. Quasi mai, detta come va detta, trombano come Dio comanda. Sì, si dichiarano emancipati, trasgressivi, oltre… Oltre de che. Sei vai da una e le dici che l’ami, ti sfotte a sangue, se da questa va uno con la Porsche, se lo fotte, sanguinando di “amore”. Sì, non lo lascia più. Finché morte non li separi… e lei spera che lui muoia quanto prima per ricevere l’eredità.

Un amore falso! Fariseo, da puttanieri delle loro anime.

Da soundtrack commerciali più del Centro Lame, che venderanno milioni di copie. Sì, il Centro Lame, dalle mie parti, aveva il suo perché un tempo. Mi ricordo che in un negozietto acquistai Angel Heart in VHS. Adesso, al posto di quella videoteca, c’è un negozio di biancheria intima. Con la foto di un gay.

Uomini, copulate con ardore davvero rock, donne, se non siete laureate, e dunque potrete tirarvela da elevate, “elevateli”. Sì, le donne non laureate, solitamente non guadagnano moltissimo. Quindi, hanno due alternative. O diventare le nuove Cristina D’Avena, o darla di qua e di là da “cazzute” che disprezzano i film della Disney. Mie topoline!

Questa è la verità, il resto è una minchiata. Evviva Totò!

– Signori si nasce e io lo nacqui, modestamente.

– Anche io sono una signora, la nacqui.

– No, tu “la” annacqui.

 

Tornando ad Alò, suvvia. Quando mai si è visto un critico col blocnotes degli appunti?! Un tempo, grosso luogo comune, si diceva che, se uno scarseggiava nella memoria, doveva mangiare fosforo.

Sì, mia madre preparava sempre il pesce. Ma, adesso che lo mangio poco, non soffro più di amnesie.

Sì, zie, la dovremmo finire con le vostre idiozie. Sì, son uomo carnale, eppure i maiali ripugno. E da me si beccheranno solo dei pugni. Mica pugnette!

Ehi tu, prugnetta, a te dedico questa filastrocca…

Vieni a me, ignuda, donati in totale sfacciata nudità. Sì. Vieni a me di questa rima baciata…, aspettando la frittata, no, ficcata!

La donna vien di notte ma anche di giorno se tromba in fase diurna, è sempre arrabbiata col Governo e vuole tornare alle urne, al marito prescrive l’esame delle urine ma invero è lei la malata frigida che nessun inforna perché sa solo preparar le patate al forno eppur non più la rosolano, stuzzicandola, come la manina calda che suona la chitarrina. La rima non c’è, ora sì, seguitemi. Tu, accompagnami col plettro. Da tempo sogna uccellini e uccelloni, ma sa solo cucinarli allo spiedo, perché è nata quaglia ma probabilmente nessun con lei vuol apparecchiare la tovaglia. Sì, appena vede Bradley al cinema sbava e le ci vuol il bavaglio, tifa per Marco Travaglio ma è soltanto sempre più travagliata. A lei non donerei mai il mio salamino per una rovente grigliata. E comunque sia ancor non m’ha traviato.

Applauso!

di Stefano Falotico

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