Archive for September, 2018

Ogni uomo ha i suoi demoni


15 Sep

Angel Heart

 

Sì, ho rivisto due volte, negli scorsi giorni, Angel Heart.

Film che rielaborai perfino in un mio libro, Cuore angelico tenere tenebre sanguigne.

Sto rileggendo il pdf di suddetto mio libro, pubblicato qualche anno fa. No, non mi piace. E qui sono come Kubrick che, a proposito di Paura e desiderio o forse de Il bacio dell’assassino (non ricordo con esattezza, perdonatemi, e al momento non ho voglia di controllare su Google, ah ah), l’auto-definì una mezza schifezza e sostenne che era la pellicola di un esaltato giovincello che ancora della vita vera sapeva ben poco. Un progetto tanto ambizioso, moralmente nobile quanto pretenzioso e privo, sostanzialmente, d’ispirazione coerente.

No, l’ispirazione non mi mancò, affatto, ma il libro è troppo astruso, ci son virgolette ogni due tre parole, e ciò sfiancherebbe anche il lettore più paziente e introspettivo. È un’opera che, comunque, se volete leggere, trovate su IBS.it. C’è qualche errore di editing, ma poca roba.

E ripubblicarlo non vale la pena. È così, e prendete quei piccoli refusi come licenze poetiche, diciamo, ah ah.

Torniamo ad Angel Heart, non perdiamoci in digressioni troppo bibliograficamente inutili.

È un grande film, ribadisco. Credo che la prima volta che lo vidi, sì, avrò avuto undici anni. Ed ero ancora suggestionato dalle lezioni di catechismo. Pensavo che, se avessi alzato la gonna della maestra, sarei stato arso all’inferno. Il mio animo puro e ingenuo, come solo l’animo di un bambino può essere, rimase particolarmente impressionato da Robert De Niro. Che, soltanto in seguito, divenne il mio attore preferito.

Ora, sebbene ancora infante, nonostante mancasse pochissimo alla pubertà, il suo Diavolo mi spaventò quanto Freddy Krueger, uno dei miei babau terribili di quel tempo. Sì, non prendevo sonno la notte e immaginavo che Freddy, da dietro l’attaccapanni, che sta proprio nell’angolo del corridoio e che, dalla postazione del mio letto, è visibilissimo quando la porta della mia camera è aperta, spuntasse tutto lurido e fradicio. E, mentre i miei genitori se la ronfavano di brutto, potesse strappare coi suoi artigli il mio cappottino giallo da bimbo Georgie di It, e poi si avventasse sul mio pigiamino, stracciandomi il ventre col sol potere del mignolo metallizzato.

Sì, sarò per questo che ho sempre guardato con diffidenza i metallari. Ah ah. Sì, chi ascoltava i Metallica e gli Iron Maiden, con quelle magliette tutte sbrindellate, mi dava l’impressione di essere un ragazzo bruciato come il Krueger. No, mi sbagliavo. Ma non tanto…

Sì, mi sentivo spaventato e indifeso come Georgie. Ma state tranquilli. Molti adolescenti della mia generazione impazzivano per la voce melodica da Mulino Bianco e da fatina magrolina della cantante Giorgia e per Michael George, soprattutto se erano tendenti all’omosessualità. C’era anche chi, oltre a George Michael, sognava di averlo lungo e d’insaccare le palle come quel negrone di Michael Jordan. Ho detto tutto. Erano obesi e alti un metro e venti.

Di mio, mi ricordo che mi lasciò di stucco la scena del film Il volpone, in cui quel marpione di Villaggio strappava le mutandine di Eleonora Giorgi. Una scena che, se vedi appena puberale, non t’infonde grande fiducia nel genere umano. Sì, in quel film Villaggio si finge moribondo, in fin di vita, per potersela godere come un matto. E così il suo migliore amico (Enrico Maria Salerno), che spera di accaparrarsi l’eredità di questa vecchia volpe malefica, una volta crepata, desidera che la moglie, la Giorgi appunto (che all’epoca aveva il suo perché), regali il suo splendido corpo al finto poveretto. Ma il volpone arzillone, comunque, non riesce a scoparsela. E alla fine rimane completamente inculato. Soffocato.

Va be’, detto questo, torniamo ad Angel Heart. L’unica pecca che posso muovere nei riguardi di questo film è la scena di sesso delirante e satanica fra un impazzito Mickey Rourke e Lisa Bonet. Che è praticamente uno stupro. E che trovo sinceramente un po’ disgustosa, esagerata. Comprendo altresì bene la ragione per la quale, nei passaggi televisivi, tutt’ora la censurino. Peraltro, stona assolutamente col climax elegantissimo della tensione armonicamente noir respirata sino a quel punto.

Scusate, mi sono perso. Stavo parlando di De Niro. Che c’entra questa squallida, animalesca scopata?

Ecco dicevo… sebbene piccolissimo, capii immediatamente che il suo personaggio, Louis Cyphre, insomma, era l’angelo ripudiato da tuo Signore del cazzo dal Paradiso. L’omofonia tra Louis Cyphre e Lucifero, anche se non conoscevo ancora l’inglese, mi parve istantaneamente evidente. Quindi, avevo intuito che De Niro altri non era che Satana in persona.

Ma, soprattutto nella scena finale, quando De Niro, con le gambe accavallate come un maiale, i capelli lunghissimi e il bastone appuntito, ridacchia dinanzi a Rourke, mi lasciò di sasso. Agghiacciante.

Adesso, naturalmente, non mi fa paura per niente, anzi, la trovo ridicola. Ma ci sta. Che cosa volevate? Che non mi spaventassi? Sarei stato un mostro. Sì, Michael Myers di Halloween.

Io ho una teoria su Myers. Myers, a mio avviso, non si può neanche definire, a conti fatti, un mostro. Il mostro è stato quello di Firenze (che, sempre secondo me, non era Pacciani, un contadino disgraziato che al massimo guardava i film con Edwige Fenech), Myers non è un mostro. Per nulla. Non è neppure, a ben vedere, uno psicopatico. Lo psicopatico, ed estendo un po’ genericamente tale definizione al cosiddetto serial killer, è sadico e prova godimento a sgozzare e trucidare le sue vittime. Questo suo insano, osceno godimento appartiene al quadro clinico della sua patologia.

Myers è proprio una creatura demoniaca. Un pazzo totale e scriteriato. Non ha alcuna coscienza umana. Ammazza tanto per. Gli tira il culo. Ma non è affatto consapevole neppure di avere ucciso qualcuno. Piglia il coltello e va in giro di notte come le streghe con le scarpe tutte rotte. Appunto, di lama appuntita.

Myers è un degenerato. Un mai nato. Un abominio.

Di mio, spero di non incontrare nessuno come lui. Anche se, posso confidarvelo, quello del quinto piano non me la racconta giusta. Non salgo mai con costui in ascensore. Perché potrebbe decollarmi? No, perché credo che sia frocio.

Angel Heart (leggetevi la mia recensione) è bello, bellissimo.

Invece, per quanto riguarda Freddy Krueger, ecco, perché continuate a scrivere Freddy Mercury? Ma quali ipsilon e i greche di tua sorella! È Freddie, lo volete scrivere bene o vi devo insegnare tutto? Adesso, imbecille, metti su Innuendo e cantiamo di qua e di là. Non va bene se la cantiamo qui? Vuoi che la cantiamo lì? Ok, tu intanto suona il violino. Guarda la tua donna che forme arrotondate e gustose da violoncello che ha, deve acco(r)darsi al mio l’uccello. Sì, quel LA va rivisto col diapason. Ecco la nota ficcante! Che gola profonda, che gemiti deliziosi. Musica celestiale. Invero un po’ carnale.

Lei, piuttosto, solo perché ha visto Showtime, la smetta di dire che De Niro non è mai valso un cazzo. Lo riguardi in Angel Heart. Che classe, che sguardo, che carisma!

Intanto, il mio caporedattore mi ha permesso di correggere la recensione di Quei bravi ragazzi. Non solo quella.

Tutto a posto.

Sarà un’altra notte in bianco. Ma, per fortuna, nel ripostiglio ci sono le scatolette di tonno. Sì, salate, salatissime, da leccare come leccheresti la donna dei tuoi sogni.

Per farla breve, potevo essere un playboy come Mickey Rourke ma m’innamorai di De Niro. Subii un’immensa fascinazione nei suoi confronti, e persi molto in fascino. Sebbene, come Angel, un po’ mi sdoppiai.

Sono comunque ancora in tempo per non arrostire.

Vedete voi, piuttosto, d’infornare le patate.

Vi conosco, eh.

Non mi fottete. Voi trombate la vostra donna ma, in autobus, ad altre donnine, pure brutte, mamma mia che pessimi gusti che avete, fate la mano morta…

Toccate, miei toccati.

Eppur alle volte ancor mi tocco.

 

E sgattaiolo…

 

di Stefano Falotico

Finalmente la copia limited edition di Bronx, le copie del mio libro su Carpenter, il mio quartiere e lezioni di seduzione del signor Falotico


14 Sep

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Ebbene sì, verso le 14, cioè alle due del pomeriggio, hanno suonato all’unisono al mio campanello due postini differenti.

– Chi è?

– Sono il postino. Corriere…

– Devo scendere io a ritirarlo?

– Sì, ovvio.

 

Ebbe’, ai postini fa sempre male il culo. Tranne quando nell’appartamento, tutta sola, c’è Jessica Lange e Jack Nicholson che suona due volte. Drin drin, che trombata…

Mentre penso ciò, afferro le chiavi, chiudo la porta, aspetto l’ascensore (anche a me fa male il culo scendere le scale) e arrivo al piano terra, al pianerottolo dell’entrata del palazzo, cosicché mi trovo due uomini anziché uno solo.

– E lei chi è?

– Sono il postino.

– E lei invece?

– Sono il postino.

– Siete entrambi qui per me?

– Sì, abbiamo un pacco, doppio pacco.

– Anche il contropaccotto come nel film di Nanni Loy?

– No, non amiamo il cinema – rispondono in contemporanea tutti e due.

– Ora, io aspettavo dei pacchi proprio molto inerenti il Cinema, con la C maiuscola.

– Be’, non sappiamo cosa ci sia qua dentro. Ci hanno detto di consegnarli a lei. È lei Falotico?

– Sì, sono io, anche se a volte dimentico di esserlo.

– Firmi qui.

– Firmi qui.

– Un attimo, prima firmo una ricevuta e poi l’altra.

– Ecco la penna.

– Ecco la penna.

– Posso sceglierne una per entrambe le firme?

– Sì, la mia è meglio.

– Sì, la mia è meglio.

– Sono ottime penne, sì. Scelgo questa, così, a occhio mi sembra avere più inchiostro.

 

Bene, torno nel mio appartamento e scarto i pacchi, sperando che non m’abbiano tirato un pacco. Anche perché ho pagato anticipatamente per entrambi i pacchi e il pagamento non è retroattivo. Dunque, se dentro quei polistiroli non c’è quello che aspetto, è come quando fissi un appuntamento con una donna. Fremi per incontrarla, per scartarla e toglierle il cellophane della sua maschera da borghese troppo sulle sue, e poi scopri che non è una donna. Sì, è un uomo grande e grosso, è Sylvester Stallone de I falchi della notte. Ma tu, quindi anche io, non sei/sono Rutger Hauer, cioè uno psicopatico, sei un povero sfigato di merda e quello è solo un transessuale che per mesi, sotto un falso profilo, si è spacciato per donna. Tutti i tuoi sogni amorosi sono andati a puttane in un nanosecondo agghiacciante. Sì, gli piacevi, non ebbe il coraggio di rivelarti la sua vera natura sessuale e ci provò… ma gli andò male, molto male.

Comunque sia, nei pacchi ci sono il Blu-ray di Bronx col mio nome e cognome stampato sul retro, assieme agli altri 500 che si sono aggiudicati la copia limitatissima da collezione speciale, e le mie due copie personali del cartaceo su Carpenter.

Sì, ho ordinato solo due copie. Una da tenere immacolata come una reliquia, l’altra da sfogliare con delicatezza e imbrodarmi del mio talento recensorio.

Un tempo, ordinavo più copie personali per donarle a parenti e a amici. Ma non lo faccio più per due ragioni. Innanzitutto, se vogliono un mio libro, se lo devono comprare, ché di fare Babbo Natale e San Francesco mi son rotto i coglioni, poi la maggioranza dei miei parenti non capisce un cazzo di Cinema. Neanche di Letteratura, e prendono i miei libri, quando glieli regalo, solo per arredare la mensola della biblioteca. Una biblioteca poverissima e impolverata. Di amici non ne ho molti, pochissimi, e i pochi che ho… sono invidiosi e non vogliono darmi soddisfazione. Potrei anche aver scritto, come probabilmente è, un libro da premio Nobel e mi direbbero che è una schifezza perché distrutti nel fegato spappolato da rosiconi. Maledetti bastardelli, ah ah!

 

Sì, la mia vita è stata sempre contrassegnata dall’invidia. Appena titubai a livello istituzionalmente scolastico, il mio amico delle scuole medie, che ha sempre saputo di essere molto meno sveglio e bello di me, andò a calunniarmi con l’ex professoressa di matematica. Che, peraltro, abitava e abita ancora proprio nel mio palazzo.

– Lo sa che Stefano vuole farsi i cazzi suoi e crede che la matematica non gli servirà a niente?

– Davvero? Ma che mi dici?

– Sì, è così. Pare che si sia ammalato di Bob De Niro, guarda tutti i suoi film. E pensa di essere Travis Bickle.

– Be’, allora è un davvero avanti, mio caro Gabriele. De Niro è il mio attore preferito. Tu guardi ancora i film con Paolo Villaggio?

– Sì. Ah sì?

– Sì, stronzone. A te che cazzo frega diffamare il tuo ex migliore amico?

 

Sì, Gabriele lo prese nel culo. E da allora, essendo io venuto a sapere delle sue maldicenze sul sottoscritto, si vergogna profondamente del suo atto sconsideratamente malizioso. Tant’è vero che gli offrii l’amicizia su Facebook, due anni fa, e mi bloccò. Per paura del confronto.

Non vale un cazzo.

Sì, nel 2004, su per giù, io feci qualcosa di mostruosamente geniale, uno di quei colpi bestiali sfacciatissimi. Dopo essermi ibernato sessualmente durante la mia (non) adolescenza, contattai una su un sito d’incontri. Mi piaceva, adesso per niente.

– Ciao. Mi piaci. Voglio scoparti.

– Tu chi sei?

– Voglio scoparti, ripeto.

 

A quel punto, voi lecitamente vi chiederete… be’, non t’ha mandato a fanculo?

No, mi sono sverginato con lei.

Così, alla prima, e fui appunto diretto, sfrontato come Pacino di Scarface con Michelle Pfeiffer. Fascino di carisma incommensurabile.

Sì, con lei non parlavo molto prima dello sverginamento. Ma lei diceva ch’emanavo sex appeal impressionante e mi sbranò come una tigre.

Sì, ve l’ho detto che da allora non mi sono del tutto ripreso dalla botta? L’uccello ha funzionato alla perfezione da quella serata in poi, il cervello molto meno.

In realtà, sono un enorme bugiardo. Ciò che avete letto sino a questo momento è l’allucinante, purissima verità. Ciò che leggerete nel mio libro su John è un’immensa genialità.

E questo è il mio quartiere.

Attenzione. Non vi dico in quale punto ma, per un attimo indistinguibile, la mia faccia appare riflessa simil Profondo rosso.


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Il mio quartiere

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Al che faccio leggere questa mia monografia su Carpenter a un professore del DAMS.

– Dottor Falotico, mi complimento con lei. Davvero molto bella, le sono sincero.

– Grazie mille, ma io non sono dottore.

– Non mi prenda per il culo.

– No, non sono dottore.

– E lei dove ha imparato tutte queste cose?

– Io sono il Genius. È sempre stato così…

– Capisco.

 

Tornando invece a Bronx, no, non è un capolavoro ma, ribadisco, un signor film. Un esordio alla regia del mitico Bob con un’opera sincera, sentita, figlia delle sue origini. E non ha voluto strafare, sapendo di non girare un’opera immortale, consegnando a Chazz Palminteri il suo ruolo più bello di sempre. Che splendida amicizia! Dammi retta: se non si allunga verso lo sportello a togliere la sicura per farti entrare, significa che è una grande egoista, e quello è solo la punta dell’iceberg. Mollala, e mollala alla svelta.

Io avrei aggiunto anche: è pure una grande troia.

Fidatevi, io la realtà la conosco. Siete voi che sbandate.

E questo, come direbbe Moretti, è vero pus underground!

Lunga vita ad Artù!

 

 

di Stefano Falotico

The First con Sean Penn, White Boy Rick col McConaughey e la schifezza del reboot di The Predator bocciati, bene, e anche Kubrick in fondo ha girato un solo capolavoro


13 Sep

Matthew+McConaughey+SiriusXM+Town+Hall+Matthew+RcEp_NQmQBtl

Sì, il primo ruolo “televisivo” di Sean Penn, dopo anni di sua assenza anche dal grande schermo, dopo essersi sputtanato con Il tuo ultimo sguardo, che ha distrutto la magnificenza delle sue precedenti da regista, dopo un tempo immemorabile in cui ha cazzeggiato con questa e quell’altra fighella, tingendosi i capelli, pubblicando un libro orrendo, è stato un mezzo fallimento.

La Critica comunque non ha stroncato lui. Sì, un astronauta con la faccia da puttaniere non l’ho mai visto ma Sean ha un’indole melanconica, springsteeniana, quindi ci sta carismaticamente nei panni di uno che si è rotto le palle di questo Pianeta sbagliato, e molla tutto, saltando su Marte.

Ma The First è stato stroncato. First Man no. Secondo me, seppure non l’abbia ancora visto, andrebbe massacrato anche il film dello Chazelle. Con uno degli attori peggiori di sempre, Ryan Gosling. Questo sarebbe un figo? Sembra che abbia ingoiato mille pasticche di neurolettici e bevuto un litro di Valium.

Eppure piace alle donne. Mah, uno dei grandi misteri dell’universo.

Basta! Già Apollo 13 era una palla tremenda, uno dei film più noiosi di sempre. Adesso anche la storia dell’Apollo 11. Che poi… presto uscirà anche il secondo film sul figlio di Apollo Creed. Con Michael B. Jordan, l’essere più antipatico del mondo. Spero che il figlio d’Ivan Drago gli spacchi quella faccia da neretto carino. Riportate questo mandingo sulla nave Amistad. Dategli da mangiare le banane! Stavolta Salvini va appoggiato!

Basta!

Mentre il McConaughey, che sperava di beccarsi la nomination per White Boy Rick, ha scazzato ancora film. Dopo Gold, un film truffaldino nei confronti dello spettatore e per il quale è ingrassato per l’anima del cazzo, visto che non è stato nominato a nulla, La foresta dei sogni di tua sorella new ageFree State of Jones, film lunghissimo che basta leggersi due pagine scritte bene di un libro di Storia, e soprattutto La Torre Nera, ove fa il modello intirizzito porta-sfiga, adesso ha toppato nuovamente. Vera “McConaissance!”.

Sì, White Boy Rick è stato semi-distrutto dai critici americani. Per la serie: dopo quella stronzata di Blow con Johnny Depp, lasciate perdere i film alla Scorsese se non siete Scorsese.

Tornando a Matthew. Sì, dopo l’Oscar è rimbecillito. E ride sempre come uno scemo. Perché non lo prendono quelli del dentifricio Mentadent? Il sorriso smaltato a trentadue denti c’è tutto.

E infine la mega-puttanata universale, The Predator di Shane Black. Teniamoci l’originale con Schwarzenegger e non stronzeggiamo con seguiti, reboot robot di tuo nonno.

Il protagonista doveva essere Benicio Del Toro. Quindi, la parte è andata all’insipido, moscio Boyd Holbrook, sì, un ricchione.

Comunque, in America stanno messi sempre meglio di noi. Anzi, voi.

In Italia, abbiamo un proliferare di attrici. Tutte hanno il profilo Instagram, basta che esibiscano un paio di belle cosce, tonificate in ore di palestra. Sì, attrici come Meryl Streep. Hanno girato da comparse la pubblicità della mozzarella di Bari e però non hanno un colorito da latticino, sono abbronzate, visto che stanno perennemente al mare coi soldi del padre industriale.

Ma andassero a dar via il culo.

Sì, non bestemmio. A conti fatti, il tanto intoccabile Stanley Kubrick ha girato solo un capolavoro, Arancia meccanica. Ne vogliamo parlare seriamente di 2001? Con quegli effetti speciali, avanguardistici per l’epoca, un grande film lo girava anche Mario, il marito rintronato della mia vicina di casa. E poi: sì, l’uomo è nato scimmia, quindi gli è scattata la scintilla, si è evoluto e, stanco di tutto, è regredito a feto galleggiante, da superuomo in scatola. Sì, Stanley ha scoperto l’acqua calda. Ed è infatti nell’acqua, grazie a scariche elettriche, che è nata la vita sulla Terra. Grazie, già visto e sentito.

Barry Lindon è la storia di uno che ama Ezio Greggio, un piccolo borghese mediocre, ma tutto sommato un brav’uomo. Il figlio, invece, ha un’indole da Alex di A Clockwork Orange, appunto, e ripudia quel poveretto di suo padre perché pensa che l’abbia castrato in un’educazione troppo moralmente inappuntabile. Che cazzo voleva? Voleva andare in discoteca a sedici anni? E chi gliel’ha impedito? Non piangesse sul latte versato e sul suo sperma non nelle cretinette eiaculato.

Poi, con la fotografia di John Alcott, anche Jimmy il Fenomeno avrebbe realizzato riprese “pittoriche”.

Basta!

Eyes Wide Shut, un film postumo. Quindi, il montaggio non è suo. E Tom Cruise nei panni del dottore è credibile quanto il sottoscritto in Top Gun.

Full Metal Jacket, sì, dai, nelle caserme militari ci sono i nonnismi e i bullismi, la guerra è brutta, lurida e sporca. E Orizzonti di gloria è retorica tronfia da due soldi.

Bocciato!

Shining? Ha ragione, mi spiace dirlo e ammetterlo, David Cronenberg. È un film che non inquieta, non fa paura, con un Jack Nicholson di maniera, che gigioneggia da lupo mannaro con la pelata, un film con un bambino autistico afflitto da deficit percettivi per cui delira, un negrone che voleva solo vedere la tv sul letto, e un labirinto che è molto più complicato quello di Gardaland. Sì, da quel labirinto sarebbe uscito anche Pacino di Scent of a Woman. Suvvia.

Via!

Basta pure col Kubrick. Un mezzo panzone misantropo hater.

 

 

di Stefano Falotico

 

Romeo e Giulietta, Giulia, vibrazioni e vibratore


12 Sep

De Niro The Irishman

Sì, ci vuole niente a fare i deficienti di massa. Ad ascoltare musica idiota e cazzeggiare. Guardate qui. Non è difficile essere cretini come tutti, ridere con le scempiaggini e sognare il sabato per rimorchiare, farsi la trombatella, evviva la vita quant’è bella, ché domani è domenica e mangio le tagliatelle.


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Giulia

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Che ci vuole?

Molto più difficile è essere come me, l’unico che ha le palle di dire che è una persona complicata. Sì, io sono complicatissimo. E non mi va bene mai niente, perché cerco sempre il massimo. Così, se scrivo un libro, lo ripubblico se ho trovato un refuso.

So che ridete come pazzi, quanto io di fronte a voi.

No, non cambio, prendetevi i cuoricini, gli sbaciucchiamenti melensi e le vostre sceme(nze).

Ché io mi prendo il grande Cinema e le mie ball(at)e. Le mie follie, le mie arrabbiature, le mie polemiche e la mia faccia di cazzo. Nessuno può curarmi. Io non ho bisogno di essere curato. Siete voi che state a pecora. Rimbecilliti, corrotti, sporchi nell’anima, paraculi, ruffiani. Addormentati.

Davvero pensavate che dormissi? Io non ho mai dormito, per questo sono giustamente infelice. Nel mondo, solo un idiota può essere sempre felice, un lobotomizzato.

Siete voi che siete da tempo precipitati in un letargo da rimbambiti, da sognatori con le pezze al culo, un lungo sonno da illusi dalla nascita.

Sì, in tv c’è Mickey Rourke di Orchidea selvaggia mentre su Instagram la super mignotta ha inserito la sua nuova foto dal culo “spumeggiante”. Sì, millenni di evoluzione sono serviti all’uomo per essere una scimmia come era nella Preistoria. Tutto si riduce a quello…

Contenti voi…

Ricordate la frase del leggendario Travis Bickle… lei è come tutti gli altri, lei è come tutti gli altri.

Sì, il grande Travis per un attimo si era illuso di aver incontrato un angelo che potesse capire il suo “straniero” ma poi capì che era una falsa e un’ipocrita. Che si è scandalizzata perché, anziché portarla a vedere Romeo e Giulietta di Zeffirelli, l’ha condotta in un cinema porno. Travis è stato sincero, autentico, e Zeffirelli in effetti è un ebete.

Questo è il mondo che avete costruito, plastificato, zuccheroso, come nelle peggiori pubblicità.

Poi non vi lamentate se la gente, nauseata da tanto buonismo d’accatto, se ne vuole stare per conto proprio, a orgasmizzarsi…

Forse non mi salverò ma sarà stato un “delirio” da Oscar.

Sì, ribadisco la mia misoginia. Le donne possono rovinarvi. E se un uomo vuole rovinare il prossimo è perché ha un cervello da donna. È pettegolo, narcisista, vuoto e fa gli scherzetti come le streghette. Un mafioso!

Diciamocelo, noi uomini siamo molto più ingenui, semplici, guasconi, cazzoni, molto più sognatori e anche intrinsecamente intelligenti. Quella delle donne è un’intelligenza funzionale al godimento puttanesco. Infatti è per questo che Mickey Rourke è diventato un cesso. Era troppo bello, anche troppo bravo, troppo attraente per non essere macellato da una società di puttane come quella di oggi.

Ora, chiariamoci sul concetto di troia. Troia non è una che ama divertirsi e va con mille uomini. Al massimo è una viveur. Troia è chi va con un milione di Neanderthal per buscarsi mezzo milione di dollari a filmato. E si accoppia, prostituendo appunto la sua bellezza, coi più inguardabili trogloditi. Anzi, più brutti sono e più scatena rabbiose voglie voyeuristiche nel masturbatore che la foraggia, comprando i suoi dvd del cazzo. Sì, per la serie la bella e la bestia.

Poi, arrivata a cinquant’anni, quando oramai non eccita neanche un tredicenne in piena pubertà, con tutti i soldi che ha fatto, se la tira da gran signora, altolocata, che legge Freud e Filosofia tedesca.

Ecco, questa è la troia per antonomasia, da Nobel, ah ah!

E come dice un mio amico: il successo nello spettacolo lo ottengono solo i poveracci borgatari, che si illudono di essere nell’alta società, ma saranno sempre borgatari arricchiti. Insomma, gentaglia come Ar… tero. La sapete quella su …tero, no? Dovete sapere che la sua donna, Cri… ino, sta su Instagram. Al che, per scherzare, con la strafottenza che mi contraddistingue, le ho scritto… ottimo culo. Sì, a una così non puoi dire certo che è Grazia Deledda. Cos’è se non una bagascia? E come tale bisogna “approcciarla”. In maniera irriverente. Sfrontata, impudica, tanto è quello che vuole.

Il “signor” …tero mi ha contattato in privato, scrivendomi che non mi devo più azzardare a certi apprezzamenti. Perché è un uomo capace di rovinare uno per una cazzata del genere. E, ora che ha girato film per deficienti, ha “potere”.

Sì, continuate così. A dare soldi a queste merde. Girano tre film e pensano di essere Bob De Niro.

Ma andassero a fanculo.

Come dice Richard Crenna in Rambo. Allora vedo che non ha capito. Io non sono qui per salvare Rambo da voi. Io sono qui per salvare voi da lui.

Sì, so che questa frase può indurre a una fortissima risata derisoria.

Ma purtroppo è la verità.

Presto uscirà un film sul più grande duo comico di sempre, Stanlio e Ollio. Loro non avevano bisogno di fare le battute omofobiche, deridere le sessualità altrui, sparare panzane e porcatelle disgustose per far ridere. Ridere chi, poi? A loro bastava un gesto, un’alzata sopraccigliare, bastava la mimica per dire tutto. Infatti hanno iniziato col Cinema muto. Ed erano purissimi.

 

Ed è per questo che so che a voi, uomini e donne contemporanei, v’inducono quasi “tristezza”. Voi avete bisogno della fottuta novità, della stronzata dell’originalità, in una parola della più crassa e infinita, incurabile imbecillità. Altrimenti vi annoiate.

Stanlio e Ollio sono i più grandi. Di tutti i tempi.

E dunque a me è permesso, scusate, di essere un pagliaccio magnifico.

Perché sì.

I pagliacci veri… sono quelli che si credono grandi uomini, sempre a citare questo e quell’altro autore, ché manco l’hanno letto il tal libro, retorici, pieni di sé, con la parola “cultura” in bocca. Che poi non sanno neppure dove si parte per scrivere la sceneggiatura di un cartone animato con l’orsetto di peluche. Sì, è capace che in un film per bambini… va be’.

E ridono, ridono del prossimo. Perché sono forti, duri, insomma dei “fighi bestiali”.

Sì, io ho sempre saputo chi sono.

Io sono un diverso. Lo sono sempre stato e, ripeto, non datemi ripetizioni, l’ho sempre saputo. Evviva Joey Saputo del Bologna Football Club! Molta gente non ci crede e pensa che spedirmi in “cura” servirà. Crescerà/o. Io son sempre stato cresciuto. Non è mai servito a niente… se non a intristirmi e prendere sempre più coscienza che ho ragione io. Sono io che effettivamente curo…, praticando raddrizzamenti alle distorsioni di psichiatri che non sanno manco chi è Carpenter. Ma chi sono questi qua? Ma chi li ha messi lì dove stanno a far i capoccioni? Ma chi sono? Al Capone?

Quando vi faccio le boccacce è per adeguarmi all’andazzo. Per assomigliare a un comune ritardato. Una musichetta, un lavoretto, una seratina…, e vai ficca qualcosa di grunge… sì, bello, “esiziale”, ché voglio “ferirmi” di dolore fintissimo, pestilenziale, logoro, sporco, forte. Cazzo, spinge. Eh, come no. Poi però usa il detersivo… ché t’è colata la birra sul pisello.

Sì, quando faccio lo scemo, sto spudoratamente fingendo.

Benvenuti nel mio mondo.

Se non volete entrarvi, si prega però di non disturbare.

Molta gente dice robe del tipo: io mi sbatto quella.

Sbattere. Di solito si sbattono le uova. Ah sì, vero. Molte donne sono delle galline, da cui le uova. Ah ah.

Quest’espressione la dovrebbe dire lunga sull’alterata, adulterata concezione del sesso di massa, sul maschilismo e persino sulla barbarie della fetenzia di tale insanabile, degenerata idiozia.

Sì, dopo cinquemila anni di terapie e puttanate, sciocchezze e lavaggi, il mio film preferito rimane Taxi Driver.

Cosa? Ah, tu sei una donna ingegnere. Costruisci ponti, infrastrutture, palazzi e poi vai a Mirabilandia fra un calcolo trigonometrico e una scopata già contraccettiva perché hai visto troppi film col principe azzurro e non volevi che tuo marito ti praticasse l’anale. Quindi, ti sei offesa, repressa più di prima, e ora devi alzarti dal letto perché quel calcolo non ti convince.

Sì, sei tu che non mi convinci. Crollerai, stai cadendo a pezzi.

Ma tu, donna, credi all’amore.

Ma di quale amore parli? La concezione orrenda di amore visto in Pretty Woman.

L’amore è amare e continuare ad amare immensamente una persona che finisce sulla sedia a rotelle perché la ami, appunto. Non è amarla ieri che aveva due ville al mare e domani no perché non può trombarti e riempirti di “belle cose”. Poi, sulla sedia a rotelle, non può riempirti neanche di qualcos’altro…

Questo è l’amore.

Non fatevi fottere, amici, voi che come me siete svegli.

Non fatevi inculare.

E, se non mi credete, inculatevi.

Sì, sono senz’ombra di dubbio, “pazzo”. Sì, legatemi, picchiatemi, sodomizzatemi, fatemi piangere. Forza, a chi tocca darmele? Ah ah.

Certamente…

Un pazzo realista, che dice la verità, l’ha sempre detta e dava troppo fastidio.

E soprattutto: non c’è niente di male a uscire dal seminato, anzi, è illuminante, l’importante è non restare in seminario. E voi, uomini, non inseminate. Ché poi i figli dovete mantenerli e cresceranno come delle zoccole. Zoccolone! Seminatele!

L’ho sparata? Sì, ma sparati tu. Per la tua serata, prevedo una cioccolata calda, le coccoline e dolcezze a base di puzza di piedi.

Ah ah.

Sì, il percorso della donna schizofrenica di massa è sempre lo stesso.

Da ragazzina guardava Mila e Shiro… due cuori nella pallavolo. Infatti, giocava a volley alle scuole medie.

Poi per un po’, durante l’adolescenza, è stata presa da Cicerone. E, fra un pompino e l’altro col ragazzo disperato ma “affascinante” simil Kurt Cobain della periferia degradata, decise di laurearsi.

Studiando Lettere e pigliando tutto alla lettera. Sì, le donne laureate in lettere sono serissime, pigliano, eccome se lo pigliano, tutto sul serio. Dici loro che hanno un culo galattico e ti chiedono perché hai tirato in ballo Star Trek.

Quindi, si trovano un mezzo gonzo col conto in banca di Ferrero. Sì, perché dovesse andare male l’insegnamento, in casa ci sarà sempre il “cioccolatino”.

Dunque, sistemate e diventate arrogantissime, giudicano tutti voi. Sì, “debosciati”, che dovete mettere la testa a posto. Sì, perché guardate quei film violenti? No, troppa violenza!

Ascoltate con lei Ed Sheeran tra il suo smalto delle unghie e la doccia che non funziona.

Io preferirò sempre Frank Sheeran.

Chi è Frank Sheeran?

Questo… quello cioè della foto sopra.

– Io le ho dato del finocchio, sono l’ortolano.

– Finocchio lo vai a dare quel citrullo di tuo figlio. Beccati questa.

 

 

di Stefano Falotico

Presa per il culo plateale all’erotismo plastificato di massa: il video del mio spogliarello da vero “figo bestiale”


12 Sep

Rourke nove settimane

La dovreste smettere di fotografarvi come i divi di Hollywood ché di Brad Pitt ce né uno e, detta sinceramente, è più bravo che bello. Sì, Brad è un ottimo attore, checché se ne dica. E secondo me vale più come uomo che come sex symbol.

Sessualmente parlando, non so cosa le donne ci trovino di bello in questo bambolotto. Eh sì, le donne vanno matte anche per Hugh Jackman, man Wolverine che sa perfino cantare e ballare. Sì, per far felice una donna, iscrivila a un corso di ballo. E con lei danza il tango. Ti amerà anche se non leggi mai un libro. Basta che le compri pure i gioielli. Amerà la delicatezza con la quale intrecci le tue gambe alle sue, dentro i pantaloni già deformati dall’eccitante protuberanza da matador, nel sudore bollente, appiccicaticcio di una passione crescente. Rovente! Sì, prima te lo tira e poi va a stirare i panni imbrattati e sporchi col ferro Rowenta, per la donna che non si accontenta… altro slogan deficiente. Sì, che caldo… Per amori latini nelle notti infuocate di due idioti che per un po’ si dimenticano che sono impiegati comunali.

Adrian Lyne ha girato anche dei bei film ma 9 settimane e ½ sarebbe da studiare attentamente, fotogramma per fotogramma, per addivenire, anzi, discernere alle emozionalità del pubblico degli anni ottanta. Telecomandato, guidato dalla pubblicità più becera, e infatti non stupisce che in America c’era Reagan e da noi stava già facendo passi da gigante Berlusconi. Pura lobotomia catodica e cinematografica, a base di una sessualità mercantile, promozionale, falsa e mentecatta.

Cosa ci sia di sensuale 9 settimane e ½ adesso dovete dirmelo. La storia di due decerebrati, afflitti da quotidiane frustrazioni mai viste, la storia disperata e stupida tra una super figa come la Basinger, derisa addirittura perché troppo bona, amante della bellezza da Vittorio Sgarbi nelle gallerie d’arte, e un Mickey Rourke arbitraggista, che fa le smorfie, ammicca di sottecchi e, in fondo in fondo, vuole solo strapparle la sottana. Dopo Angel Heart, Barfly e L’anno del dragone da grande attore, un ruolo da puttanone ed enorme coglione.

Una delle più grandi boiate di sempre, che all’epoca incassò cifre da capogiro. E i fidanzatini, a lume di candela, dopo aver mangiato come dei ludri, mettevano su Joe Cocker, cantante divenuto famoso per aver cantato solo questa, detta come va detta, il cui cognome significa uccello più grosso.

COCK-er.

La “mitica”, intramontabile You Can Leave Your Hat On, che significa puoi tenere su il cappello. Secondo me, in un sano rapporto sessuale, è sempre meglio tenerlo su con tutta l’esposta cappella.

E ora io mi “spoglio”, da Buffalo Bill de Il silenzio degli innocenti. Con l’unica differenza che, di solito, sono gli altri a spellarmi. Eh, mi riducono pelle e ossa, per le feste. Eppur sono duro…

Che presa per il culo all’idiozia.

Ma, soprattutto, com’è che se un uomo dice a una donna qualcosa di simile, senza conoscerla, viene considerato un depravato e invece le donne citano sempre questa frase?

Elizabeth, ogni giorno verso le dodici, guardando l’orologio e pensando a me, ti toccheresti?

 

Capito, Mickey/John, che poeta immenso? Diciamo che è un uomo di “sostanza”. Uguale a Leopardi, spiccicato…

 

 

di Stefano Falotico


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Presa per il culo all’erotismo di massa

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13 Settembre, domani, buon compleanno a un uomo unico, magico: parafrasando Mario Brega, prima ce sto io, poi ce sta De Niro, spending my time da Angel Heart


12 Sep

Angel Heart Rourke

Eh sì, domani sarà il compleanno del sottoscritto, indubbiamente una delle più grandi teste di cazzo che l’umanità abbia mai avuto.

Ma fortunatamente anche uno che delle regole piccolo-borghesi se n’è altamente fottuto, vivendo a modo suo. Ché gli obblighi, le prescrizioni, i falsi precetti moralistici, le reprimende, il pensar comune, le ideologie fasciste non mi sono mai piaciute, e sempre le disdegnerò, boicotterò, le fuorvierò, incanalandomi nei meandri sognanti delle mie magiche, sublime perdizioni. Perderò tutto ma ne sarà valsa la pena…

Ripescando dalle memoria lo stupendo Angel Heart di Alan Parker. Che poesia in questo film. L’incontro, al crepuscolo, fra Mickey Rourke/Johnny Favorite e De Niro/Louis Cyphre profuma di nostalgica immensità. Ambientato in un palazzo semi-diroccato, fatiscente, ove la notte si tinge di satanica bellezza, come uno dei migliori, perlacei libri dell’orrore. E un signore vestito di nero, ghignante, sardonico, con la faccia di un Bob d’antologia, sussurra a Mickey che ha un conto in sospeso con Johnny.

Cinema di un’altra epoca, della mia generazioni, non le cagate platinate e furbette di oggi.

Johnny, Johnny il bello, come me.

A cui la malignità e l’ipocrisia ha voluto combinare tanti scherzetti e farmi credere, con ipnosi subliminali, che dovevo dimenticare la mia anima, ripudiarla, azzerare tutto e iniziare tutto, riprendendo studi scolastici da quattro soldi.

Non siamo mica in Siberia, come affermava lungimirante il mio alter ego di Carmelo Bene. Sfacciato, impudico, irriverente, cattivo, strafottente, come solo i geni possono essere e permetterselo.

Io non ho bisogno di lauree, di titoletti formali, la mia anima è la poesia fattasi carne metafisica. E viaggerò eternamente sulle onde emozionali dei miei battiti cardiaci.

Prendetela voi la donna politically correct, laureatasi in Scienze della Formazioni e altre stronzate caramellose, buone alle smancerie falsissime di una vita impostata, noiosa, che devi avere paura anche di prenderla da dietro come Michael Douglas di Basic Instinct con Jeanne Tripplehorn (che fondoschiena nudamente maestoso, forse controfigura di una patonza ancora più gnocca di Jeanne) ché poi potrebbe denunciarti e farti il lavaggio del cervello, anche dell’uccello soprattutto, educandoti a leggere un libro Harmony e ballando con lei, al plenilunio, su una canzone dei Thegiornalisti. Appunto, andasse a dar via il culo, ché di banalotte così non sa che cazzo farmene.

Non sono misogino ma una donna deve profumare di donna perfino troia e ardertelo, attizzartelo, non deve piluccare una penna stilografica… e non sgridarti se sbagli un congiuntivo. Che palle!

Ci sono quelli che si laureano in Medicina. Sì, quando mi dovrò curare da un’eventuale appendicite, andrò a farmi operare. Ma conoscere l’anatomia del corpo umano non m’interessa tanto, mi attrae molto di più la dinamica esistenzialista dei cori, non la vivisezione dei corpi.

Avevamo anche i teenagers che si eccitavano con quel frocio di Eddie Vedder e avevano l’orgasmo quando, su MTV, guardavano il video di Jeremy. Giocando al game Diablo. Meglio Pelù con El Diablo! E sognavano di farsi fare un pompino da una tonta il sabato sera quando, finalmente, i loro genitori cattolicamente repressivi li lasciavano puttaneggiare, dopo aver svolto il loro “bravo” dovere da studentelli imbecilli e schiappe.

Ma che è Footloose? Quel reverendo Shaw Moore/John Lithgow dovrebbe farsi una trombata con la moglie, fidatevi. Ché l’unico Lithgow che adoro è quello un po’ stronzo e pazzo di Doppia personalità.

Puro genio il De Palma che, come mio padre, è nato l’11 Settembre. Ora, chiariamoci. Quasi tutto De Palma è magnifico, quasi tutti i suoi film sono capolavori. Ma, se vogliamo stilare classifiche, i suoi veri capolavori sono Carrie, Vestito per uccidere, Scarface, Omicidio a luci rosse, The Untouchables, Carlito’s Way.

Al che l’idiota di turno:

– Sei capolavori sono pochi per poterlo definire un genio.

– Ah sì? E quanti ne doveva girare? Cinquemila? Vedi tu, piuttosto, di non girarti i pollici, coglioncello.

 

Oggi, nella maggior parte d’Italia, sono iniziate le scuole. Mamma mia, poveretti questi ragazzi. Saranno rincoglioniti nei loro anni migliori con pappardelle, latino e greco (non siamo più nella Roma imperiale e ad Atene, e comunque meglio Spartacus di Sparta), storie di guerre dei cent’anni e partigiane resistenze.

Non lamentatevi poi se un uomo, a trent’anni, conosce il giorno esatto in cui è morto Napoleone ma non sa che la sua ragazza si scopa uno più basso del Bonaparte. Un uomo formalmente impeccabile ma carnalmente andato a puttane…

Un mio amico ha letto il mio penultimo libro, Dopo la morte e, col cuore, quello che molti di voi hanno oramai perduto irrecuperabilmente, vi ha scritto una recensione estremamente calzante, l’unica possibile:

Dopo la morte, la vita.

Una vita sempre condita dal tipico delirio falotichese, quello che ti inebria di ricamate ridondanze (da lui stesso annuite) e si autobiografa con tutto l’ardore che può tracimare dal suo voluttuoso amarsi, fisico e cerebrale.

Il suo perenne bilico, tra il soccombere e l’esaltarsi, veleggia spedito per tutto il libro, accompagna e sostiene una vita controcorrente, in sgarbo alle convenzioni, alle ipocrisie, alle rabbie convulse, alle impotenze di fronte ad un mondo malmostoso, nano e misero.

Una “recalcitrante riluttanza” lo mette contro il mondo intero, anche se poi saranno due categorie che personalmente aborro (e che non sarò io a rivelarvi), ad emanciparlo contro le brutture, a vaccinarlo verso le mostruosità.

Quasi quarant’anni di apnea mentale: un concentrato di esplosioni represse, di eruttazioni sofistiche, che dall’alto dei miei quasi sessanta (di armi ormai deposte), comprendo proprio in virtù della rivoluzione che mi attese, frenetica e scomposta, al varco, superata quella fatidica soglia.

Falotico la sta per varcare ma – paradossalmente – rinasce ora a vita vergine, un “dopo la morte” che già lo (ri)anima e lo rende ribelle per antonomasia come in un’improvvisa (e falsa) bonaccia metereo(il)logica.

Il mio confrontarmi con lui è puerile, perché io vagai nel buio fino a quei quaranta, mentre egli imbracciava mille lance contro i molteplici mulini dello scempio umano.

Ferito dal cinismo, magicamente intriso di libri e cinema, era già un “rumble fish” ferito e ruspante, rispetto al mio vagare in acque protettivamente ovattate.

Per questo nutro fascino e rispetto verso le vite sfilacciate e dissolute, ed il loro aggrapparsi feroce, il “deflorarsi” quasi inconscio, quel rodersi di rabbia implosa, l’ambire ad una “sopravvenuta leggiadria armonica” in realtà sempre e solo sfiorata ed a margine di un costante “putiferio emotivo” che sconquassa sogno e desiderio.


La vita, dopo la morte di un‘esistenza che si agghinda e spaccia spesso a “turbinosa e dissennata”, ma ancor più volentieri – nelle corde sensibili di Stefano – non può far a meno di apparire lirica, come “foglia screpolata nel vento”.

Ma lo attendo ora (io lo so), ad una guerra ancor più folle, se possibile.

 

I Roxette hanno fatto tante canzoncine buone solo per bimbette col “bagno facile” fra le mutande, ma questa è bellissima:

 

 

di Stefano Falotico

 

Attori rinati: Willem Dafoe, un vampiro cristologico


11 Sep

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Come volevasi dimostrare, Willem Dafoe ha trionfato come miglior attore alla 75.ima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia grazie alla sua stupenda interpretazione di Vincent van Gogh nel bellissimo, nuovo film del sempre fantasiosamente variopinto Julian Schnabel. Una Coppa Volpi meritata che, per l’ennesima volta, consacra uno degli attori più straordinari del panorama mondiale. Troppe volte sottovalutato, ingiustamente snobbato quando si parla di premi importanti. Un attore che, se andiamo a scandagliare la sua filmografia, ha lavorato con quasi tutti i più magnificenti registi viventi degli ultimi trent’anni, forse anche qualcosa in più.

Un attore però che, per via della sua faccia emblematicamente grandguignolesca, spigolosa, da nosferatu ghignante, è stato troppe volte imbracato nel ruolo stereotipato del villain, del cattivo senza remissione di colpa tagliato crudamente con l’accetta, oppure è stato soventemente declassato ad attore secondario o, addirittura, a comparsa di lusso, a caratterista utilizzato appunto soltanto per i suoi lineamenti luciferini, per la sua risata mefistofelica, a mo’ d’inquietante maschera perfino burlesca, caricaturale, orripilante da fantoccio mostruoso, da orrido e perfido diavoletto macabro e terribile.

Willem Dafoe è ed è sempre stato molto, molto di più che una macchietta. Un attore portentoso e versatilissimo, un istrione figlio del fregolismo più raffinato, anche un elegante gentleman dal birignao cauto e delicatissimo. Insomma, un pregiatissimo attore insostituibile.

 

William James “Willem” Dafoe è nato il 22 Luglio del 1966 in Wisconsin ma è stato naturalizzato italiano da qualche anno a questa parte per aver sposato la nostra Giada Colagrande.

Sappiamo poco, invero, della sua biografia, tranne che s’iscrisse all’università e frequentò con discreto successo alcuni importanti corsi di recitazione.

Esordisce subito, non accreditato, in una pellicola magnifica, il capolavoro maledetto di Michael Cimino, I cancelli del cielo, anche se la sua è un’apparizione davvero infinitesimale piccola.

Quindi, sopraggiungono The Loveless di Kathryn Bigelow e Miriam si sveglia a mezzanotte di Tony Scott.

Già grandi nomi, già film rilevanti. E fin dapprincipio Dafoe s’impone proprio per il suo volto particolarissimo.

Girando con Oliver Stone, Platoon (è lui che campeggia nel poster storico della pellicola, inginocchiato mentre nelle giungle vietnamite esplode l’inferno) e Nato il quattro luglio, con lo strepitoso Walter Hill per il suo rockettaro e coloratissimo Strade di fuoco, e con William Friedkin, incarnando il machiavellico Eric Masters in Vivere e morire a Los Angeles.

Ma è nel 1988 che trova uno dei primi ruoli, da protagonista assoluto, che da solo vale una filmografia. È infatti Gesù nel capolavoro-scandalo di Martin Scorsese, L’ultima tentazione di Cristo.  Con una manciata di titoli, Dafoe ha già stigmatizzato, oserei dire, e definito assolutamente la sua personalità attoriale. Un vampiro sofferente, un cristologico redentore soprattutto delle sue tormentate inquietudini interiori, racchiuse nella fisionomia di un’espressività facciale dalla spiccata, inconfondibile peculiarità, una faccia scheletrica e smunta, comunicatrice di emozioni contradditorie e vibranti, cesellate in un corpo asciutto e macilento, al contempo muscoloso e atletico. Da messia e diavolo, da caduto angelo viscerale.

E questo sarà paradossalmente il suo enorme pregio e il suo involontario limite. Da allora in poi, tantissimi registi lo sfrutteranno, al di là del suo ottimo talento, soltanto affidandogli personaggi adatti alla sua faccia. Schiacciandolo in una stereotipia performante in linea solo col suo viso satanicamente angelico.

Lavora con John Waters per Cry Baby, è Bobby Peru in Cuore selvaggio di Lynch, incrocia altri autori considerevolissimi come Wim Wenders (Così lontano così vicino) e diviene amicone di Paul Schrader (che aveva scritto, peraltro, The Last Temptation…), diventando quasi una presenza fissa e irrinunciabile di molti suoi film: Lo spacciatore, Affliction, Auto Focus, Adam Resurrected, Cane mangia cane…

Così come avviene anche per Lars von Trier (Manderlay, Antichrist, Nynphomaniac) e soprattutto con Abel Ferrara (New Rose Hotel, Go Go Tales, 4:44 L’ultimo giorno sulla Terra, Pasolini).

Be’, se stessimo a elencare tutti gl’immensi cineasti coi quali ha lavorato, anche come non protagonista, non finiremmo più. Ma fra i tantissimi va almeno doverosamente citato David Cronenberg col suo eXistenZ.

Quindi, più che attore rinato, Willem Dafoe, essendo stato sempre un interprete di pellicole d’alto livello, diciamo che forse, ed era ora, col suo van Gogh di At Eternity’s Gate, dopo tre nomination agli Oscar soltanto come best supporting actor (Platoon, L’ombra del vampiro, Un sogno chiamato Florida), potrebbe una volta per tutte essere come candidato come interprete principale ai prossimi Academy Award.

Se lo meriterebbe davvero.

Forza, Willem!

Stavolta sei vicinissimo a entrare nella cinquina dei nominati…

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di Stefano Falotico

 

Non svegliar il gen’ che dorme: oggi, 11 Settembre, data fatidica di una tragedia immane, eppur io sono il simbolo della Resistenza come John Connor


11 Sep

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Questa data, 11 Settembre, è stampata, anzi stampigliata nella memoria di noi occidentali.

Sì, io sono occidentale a meno che Bologna, da domani, non venga ascritta al Giappone in un trasferimento extra-geografico che sarebbe terremotante. Sì, impiantare Bologna in Oriente, provocherebbe un forte smottamento tettonico.

E alzerebbe un tonitruante rumore talmente potente da ricordare quello del crollo delle Torri Gemelle. Che si è udito sin qui a Bologna, dall’altra parte dell’oceano, appunto.

Sì, Bologna mi ha dato i natali, sebbene le mie origini siano meridionali. Rinnego sia Bologna che il campanilismo dei miei parenti, cresciuti nella pasciuta finto-tranquillità di una vita da carabinieri delle loro emozioni.

Il meridionale, il prototipo del figlio del Sud, non voglio peccare di luoghi comuni, invece ne pecco, è sempre quello: anche se non è mafioso, cioè non è “legalmente” legato a Cosa Nostra, alla ’ndrangheta o alla camorra, è come se poi, in fondo in fondo, lo fosse.

È fissato con la famiglia. Nucleo disfunzionale, spesso, da Fratelli di Abel Ferrara. Ove vigono taciti e pericolosi, repressivi codici d’onore, ove fiocca il trionfalismo partenopeo (sì, Napoli sta anche in Calabria e in Puglia, ideologicamente parlando, un retroterra culturale radicato nella genetica di tali conterranei da tutto il mondo è paese) del vogliamoci tutti bene, dei figli so’ pez’ e core, bene unico, prezioso, ma in realtà ci scanniamo con odi fratricidi, con pettegolezzi abominevoli, con piccinerie degne appunto di una commedia napoletana. Urlano, è gente che sbraita, che muore di fame ma inneggia alla “nobiltà d’animo”, infervorandosi quando ascolta una canzone dei Negramaro, piagne, si dispera, ama, ama, ama, e si sposa, tradendo la moglie con la parrucchiera “riccioli d’oro”, non si smuove da atroci, ataviche convinzioni retrograde, è arretratissima eppur si dipinge santa e sana agli occhi altrui, magnanima, in un agghiacciante tripudio di melodrammatica forza spirituale farisea e ancor più bugiarda, lagnosa, patetica.

Sì, l’uomo del Sud è “religiosissimo”, ammazza suo fratello perché gli ha fatto uno sgarbo, oppure ha guardato sua moglie con desiderio, poi va a messa e intinge la mano nell’acqua benedetta.

Grida furioso che manca il lavoro ma sta tutto il giorno al bar con le gambe accavallate ad ammirare le donnine con le minigonne e le zeppe, alla domenica ingurgita le zeppole, prega il santo patrono Giuseppe o Rocco, e si accapiglia per rivalità calcistiche ignobili, insultando il suo miglior amico soltanto perché Roberto Mancini, contro il Portogallo, ha escluso Balotelli dalla gara. Sì, Mancini e Balotelli sono miliardari, e lui li acclama.

Questo è il meridionale tipo, una merda.

Sì, carabiniere delle sue emozioni. Pettinato con la riga, angaria la moglie, la maltratta ché, dopo una giornata di “fatica”, vuole solo da magnare e che la moglie, al calar della sera, gli dia la figa. Per far figli che non può manco mantenere. Ma è maschio verace!

Fascista, omofobo, razzista e poi se la prende se quelli del nord lo schivano perché s’infila le dita nel naso al cinema.

Quindi, i nordisti. Forse, pure peggio o, meglio, da collocare sullo stesso piano.

Crescono con l’etica, anzi, estetica del lavoro. Tutto è improntato all’arrivismo, a far soldi per divertirsi e fare i bauscia come Briatore. Lo studio, secondo questi, serve soltanto all’utile. Cioè la cultura ha una funzione lavorativa. Non si legge una poesia per immergersi nelle profondità psicologiche del suo autore, entrarvi in empatia ma soprattutto per emozionarsi, la si legge e la s’impara a memoria per sfoggio vacuo da esibire col sorrisino dinanzi al professore che possa assegnargli un trenta e lode perché così si laurea meglio e, con la credenziale formale, istituzionalizzata, può trovare un lavoro economicamente più appagante, redditizio. Per poter ricattare, appunto istituzionalmente, il prossimo, deriderlo, dargli dello sfigato e pigliarlo a pesci in faccia. In scompisciate, sguaiate volgarità peggiori dei cinepanettoni che guarda per “rilassarsi”. Perché lui comunque sa chi è Kubrick, e scambia però Shining con Shine.

L’Italia è sempre stata questa e, se giustamente combatti, ti lamenti, cerchi altro dalla vita che non sia una squallida trombata e du’ spiccioli per tirare a campare tra un film con Zalone, una presa per il culo al “ricchione” e il solo “ideale” di vincere alla SNAI per sbancare e tirartela da riccone, ti spediscono in “cura”.

Cura

Sì, in Italia tutti amano Battiato e sono adesso in apprensione per il suo stato cagionevole di salute.

Sì, in Italia sono tutte “persone speciali”, una definizione che aborro, andrebbe abrogata, abolita, cancellata dal vocabolario delle cazzate.

Secondo la Treccani, speciale è ciò che si distingue favorevolmente, che spicca nel suo genere.

In Italia non si può parlar male, ad esempio, di Massimo Troisi. Perché emanava candore, era una persona speciale. Giusta, schietta, sempliciotta, quindi amabile, da adorare.

Troisi, mi spiace dirlo, era un ebete. E non mi fa ridere, non m’ispira tenerezza, non mi muove a compassione. Tutt’al più posso gravemente compatirlo. Perché era totalmente incosciente della sua ipocrita, falsamente fanciullesca idiozia.

Ca aggià fa’. CA-CA-CA. Ma andasse a cagare.

Su un Troisi che viene elevato a simbolo della purezza, scopandosi però quel troione di Nathalie Caldonazzo, ci sono mille Troisi che finiscono distrutti. Umiliati, offesi, animalizzati perché ritenuti scemi del villaggio.

Dunque, basta, per piacere.

Voi lo sapete cos’è un TSO? TSO sta per trattamento sanitario obbligatorio.

Nel caso che la persona sottoposta a questa “cura”, violentissima, a base di sedazioni farmacologiche orribili, tali che non si alza più dal letto, cammina come uno zombie e non riconosce neanche i suoi genitori quando vanno a trovarlo, si trovi in uno stato di alterazione psicologica tale da indurre a credere che sia meglio fermarla, prima che possa commettere azioni “pericolose” per sé stesso e per gli altri.

Il 99 per cento delle persone che hanno subito un TSO rimane/rimangono invalid(at)e a via, come se avessero avuto un ictus. Ogni loro potenziale armonico, “aggressivamente” creativo viene macellato. E si riducono a farsi mantenere dall’assistenza sociale, guardando I Puffi e dando da mangiare al gattino. Prendendola così…

Se questo non avviene, e mi riferisco al restante 1%, siamo di fronte a un…

E dinanzi a una tragedia immane.

Quella di aver scambiato un… per un pazzo o peggio per un demente perché non era uno che amava le ragazzine e i t.v.b., e aveva tutto il tempo per decidere cosa fare della sua vita, e quella di aver ammazzato migliaia d’innocenti per le stesse ragioni ottuse e belligeranti, per fondamentalismi ideologici osceni.

Comunque sia, va a tutti accordato un immenso perdono cristiano. E che Dio vi benedica, amici o nemici che siate.

Basta che d’ora in poi non scassiate più.

 

Io non crollo mai.

Anzi, non si è mai vista una persona sovrumanamente così forte.

È titanica.

Ed è anche bella con un ottimo fringuello. Volete tastare?

Molto, molto belloccia.

Ah ah.

 

A proposito, sono iniziate le riprese di questo cazzo di Joker con Bob De Niro?

Taxi Driver che incontra Joaquin Phoenix che incontra Re per una notte.

Questa è poesia!

Questa è vita, questo è Cinema.

Il resto è una troiata.

E ricordate, miei robotno hay problema…

 Dovete andare, altrimenti, dall’oculista. Sì, la miopia va curata con lenti ad hoc.

Se siete pigri e volete continuare a non vedere la realtà, contatto il mio amico Roddy Piper di Essi vivono, e vi accompagno a rifarvi le lenti.

Cazzo, è vero. Ieri son stato dal dentista per la pulizia dentale, ah, fumo troppe sigarette.

Vi racconto questa…

Sì, son stato dal dentista ieri pomeriggio. Al che entro, e mi accoglie una bambina. La nipote del dentista. Ancora le scuole non sono iniziate e perciò cazzeggia assieme alla madre, che fa la “segretaria” del padre (che lavoro…, eh, a chattare coi maschietti fra un appuntamento e l’altro…).

Al che, il dentista, cioè suo nonno, mi fa entrare.

E la bambina:

– Signore, che musica vuole che metta in radio? Sa, saranno presto dolori. Vuole qualcosa che allieti la sanguinazione? (sanguinamento? Si può dire anche sanguinazione!)

– No, cara. È solo una pulizia. Nessuno trapana niente, qui. Dunque, vedi se riesci a trovare della musica tosta.

 

Oggi, invece, alle 15 ho di nuovo l’appuntamento con l’oftalmologo.

Non capisco perché devo fare il controllo annuale per la vista. Io ci vedo benissimo. Per fortuna, paga la muta, no, la mutua.

Sono davvero un diavolaccio.

 

di Stefano Falotico

A Venezia ha vinto Alfonso Cuarón Orozco con Roma, film migliore di quello del Fellini, e io vincerò con Bologna, storia “messicana” del quartiere Navile


09 Sep

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Sì, mi svegliai in tal domenica 9 Settembre. Fra pochi giorni sarà il mio compleanno. Due giorni dopo l’11, data fatidica e tristemente celebre ché, come sapete, crollarono le Torri Gemelle.

Sì, mio padre è nato due giorni prima di me, l’undici. Mio padre è sempre stato un uomo tendente alla tragedia. Quando caddero le Twin Towers, disse:

– Sì, ora tutti si ricorderanno il mio compleanno.

 

Tornando alla 75.ima mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, innanzitutto in laguna ci son state molte mostre. Non come Brooke Shields di The Blue Lagoon. Grande fisico quella Brooke di tal film “amniotico”. Per erezioni quando sentite un caldo ribollio nei vostri ormoni e volete bagnarla più delle sue immersioni marine.

Ha vinto Alfonso.

Avevo un amico, quando giocavo a Calcio nel Lame Ancora, di nome Alfonso. Aveva la panza, ma giocava centravanti. Io dribblavo tutti, poi gli appoggiavo le palle…, lui segnava a porta vuota e si prendeva tutti i meriti.

Non l’ho più visto, Alfonso. Già all’epoca era un mezzo debosciato. Uno di questi giorni andrò alla Certosa, sì, tanto mancano meno di due mesi al giorno dei morti. Penso davvero che, se scruterò bene fra quelle lapidi, lo troverò in qualche bara.

Eh già. Ma io sono ancora qua. Come cantava Vasco Rossi. Uno comunque a cui do ancora un paio d’anni per fare il gallo, poi lo vedo all’ospizio. Se non schiatta prima a letto, morto d’infarto, con una sua ragazzina facile a coprirgli il cadavere con un velo pietoso. La storia della sua carriera musicale.

Se questo è il più grande cantante italiano, Michele Riondino è più bravo di Volonté. Sì, un vero “padrino”, altro che Al Pacino. Coi capelli ricci su gel da Uomini e donne.

Fra i membri della Giuria di quest’edizione, fra un Christoph Waltz che ha fatto la bella statuina e una Naomi Watts che, dopo aver scopato con Dougie Jones in Twin Peaks, è rimbecillita del tutto, ha fatto la sua porca… fig(ur)a tale Malgorzata Szumowska.

Accavallando di ottime cosce per il cameraman che inquadrava sempre il suo movimento di gambe tanto per eccitare un po’ il pubblico addormentato. Sì, una platea di mummie.

Buona, molto buona questa Malgorzata Szumowska. Polacca.

La ragazza delle pulizie del mio palazzo invece è più giovane di Malgorzata, credo sia anche jugoslava, serba, insomma… uno di questi giorni vorrei “smerigliarla”. Sì, ho le chiavi della cantina, la inviterò a bere del vinello, la ubriacherò e, zac, la premierò col mio “Leone d’oro”. Tutto dorato. Sì, questa qui è da mesi che mi eccita da morire. Non so come approcciarla. Devo inventarmi qualche strategia pulita, spugnosa, per “disinfettarla” di cotone idrofilo…

Guillermo del Toro, secondo voi, gliela fa? Grande regista, per carità, ma gli tira con tutto quel lardo? Ecco perché sublima la carenza erettile con le creature acquatiche di amori fra diversi. Ecco, peraltro, spiegato perché gira film su freak ed Helllboy.

Un regista di semi-horror che premia un film mezzo documentaristico in bianco e nero? Sì, anche lui, dinanzi alla parola istituzione si è cagato sotto e non ha avuto le palle di premiare Suspiria, film di donne streghe che lo spaventano. Appunto…

Sì, le donne più sessualmente attive sono delle fattucchiere. Vanno sempre dalla parrucchiera e pensano solo a quello, complottando fra loro per far fuori Jessica Harper o Dakota Johnson, donne troppo pure e infantili. Queste sono delle ninfomani mai viste, roba che Willem Dafoe, perfino lui che in Body of Evidence lo dava come una bestia sia a Julianne Moore che a Madonna (butta via…, anche se la Ciccone oramai ha una ciminiera al posto della vagina, altro che like a virgin), è impazzito e ha dipinto i paesaggi alla van Gogh, perché l’eccessiva esuberanza delle scuole di danza femministe, di donne anti-Weinstein, gli hanno fatto partire sia il cervello che quell’altra cosa che sta fra le gambe e finisce sempre di “rima baciata”.  Ah solo pene, solo pennello.

Sì, visto che Jennifer Kent è stata “apostrofata” con l’appellativo di puttana da un giornalista maiale, Guillermo ha deciso di premiarla, anche se il suo film è davvero una troiata.

E, tanto per far capire che non bisogna essere stronzi e razzisti, ha dato un premio anche al negrone protagonista della sua pellicola. Uno che rimanderei a mangiare banane nella giungla, assieme a King Kong. Probabilmente, se non farà strada nel Cinema, si darà al sito blacked.com. Non propriamente un sito che può farti vincere l’Academy…

Ma almeno si divertirà con biondone oramai andate… ancor prima di avere vent’anni.

Sì, ha vinto Alfonso. Uno che fu massacrato a sangue con Paradiso perduto e ora è un genio.

Per quanto riguarda il mio quartiere, mah, c’è poco da dire.

Il maggior “playboy” di questo posto è un citrullo sulla cinquantina, uno sgorbio tutto storpio. Va sempre alla merceria. Sì, cucca parecchio. Praticamente ogni giorno. Sì, le donne sciancate con le calze rotte.

Ho detto tutto… Vedete. Confondete tutto. Questo non è uno scritto volgare, è dissacrante, irriverente, molto autoironico. E qui cascate, asini.

The-Nightingale sb08-3

 

di Stefano Falotico

Venezia 75. Vincerà la Coppa Volpi quella vecchia volpe del Dafoe? Invece, io son lupo che perde il pelo ma non il vizio, una creatura di Schnabel purissima, giammai mutilato, in passato muto ma voi pagate il mutuo


08 Sep
Directed By: Alejandro AMENABAR.

Directed By: Alejandro AMENABAR.

Eh sì, la mia vita nel corso del tempo è assai mutata. Dapprima, per imbecillità giovanili, fu mutilata. E trascorrevo le giornate nell’assoluto mutismo, rimanendo una voce fuori dal coro.

Poi ricominciai a parlare e, da un’atimia spaventosa, divenni un oratore persuasivo quasi quanto Hitler. Ma, in maniera diametralmente opposta ad Adolf, mi diedero del comunista e allora scappai a gambe levate per i campi di grano… cantando Viva la libertà di Jovanotti, stronzata uscita da poco ma il cui testo, in realtà, non molti lo sanno, sì, il testo di questa canzone populista e utopistica fu da me consegnato a Lorenzo venti anni fa. Quando in effetti amavo le stronzate. E davvero credevo che, senza farsi il culo, si potesse essere persone libere. Jovanotti è liberissimo, comunque, guadagna miliardi, cazzeggiando. Un caso unico. Solo adesso Jovanotti ha fatto uscire la canzone in tempi ove l’Italia vuole il reddito di cittadinanza e, con le pezze al culo, sogna di essere libera dall’Hera, eppur campa di camere a gas… Che furbacchione!

Così, sfiancato da calunnie abominevoli, mi diedi alla macchia. Macchiato nella dignità, volai di fantasia e ancor m’immersi in notti pittoresche follemente fantasiose, dipingendo il mondo coi miei occhi. E, in una notte stellata sul Rodano, sudato freddo, ero sul punto di buttarmi nel fiume suddetto, per affogare negli abissi d’una morte per assideramento. Eh sì, quel Rodano era gelato, ma non al limone. Leccate, donne, leccate tutto… bello pimpante, ardente e al dente…

Invece, quel fiume era gelato sottozero. E in quel freezer liquido un uomo normale crepa come DiCaprio in Titanic. Eppur sopravvissi, miei stoccafissi.

Sì, la gente facinorosa mi additò, emarginò, violentemente sodomizzò nell’anima, provando a deturpare la mia bellezza, ma io ancor fuggii e fortemente ruggii.

Ecco che i maldicenti dissero che soffrivo, come Vincent, di malattie mentali incurabili e che il mio cervello s’era incancrenito.

Invece li smentii col solo potere del mio occhio nero, nero quanto le loro fallimentari magie nere da iettatori maledetti, e con piroette letterarie da schienare anche Shakespeare. Sì, William annichilii soltanto con la forza di una tastiera ergonomica che vale 20 Euro.

Eppur questa gente perdono, perché io son poeta come Reinaldo Arenas. Interpretato da Bardem, l’uomo del Mare dentro. Film da confrontare con Lo scafandro e la farfalla.

Quel che so è che, se continuerò a fumare tre pacchetti al giorno, mi verrà un ictus come a Mathieu Amalric.

Le donne mi cercano, quasi nessuna me la dà, eppur la gente mi ama, m’incita e fa il tifo per me, urlandomi Daje!

 

Ce la vogliamo dire platealmente, senza mezze frasi?

Sono proprio un bel volpino pregiato. Dalla pellaccia dura e dalla penicillina, no, che cazzo scrivo, pelle purissima che avvolge le donne più belle, riscaldandole…

Eccovi servito il Genius! Ma Genius de che? Di tutto, anche di niente. Questo è il suo bello.1-5

 

di Stefano Falotico

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