Ora, finalmente è partito Maniac. Non so perché, sarà stato un problema di cache, fino a ieri sera non riusciva a riprodurmelo.
Da quel che ho visto, dando una sbirciata ai minutaggi dei singoli episodi, ogni episodio non dura più di 40 min.
Il primo ne dura addirittura soltanto 37, titoli di coda esclusi.
Ecco, non mi ha convinto sulle effettive doti registiche di Fukunaga. Uno che, con la sceneggiatura e la prova maestosa di McConaughey, per la prima stagione di True Detective ha fatto cose egregie, ma il merito non era suo. Lui è stato un semplice metteur en scène.
La prima puntata di Maniac, per quanto duri davvero poco, è una palla tremenda. Ma non è Taxi Driver, ove pare che non succeda nulla e invece appassiona istantaneamente, qui realmente non accade niente di che, e non si viene intrattenuti neppure dalla moscezza attoriale della Stone e di Jonah Hill. Sì, una recitazione volutamente in sottotono, con la sordina, come si suol dire, trattenuta, giocata sugli sguardi e le occhiate. Ma poco empatica. E il tutto m’ha puzzato di furbetta operazione per far sì che Netflix, con quest’esclusive, possa accaparrarsi altri abbonati a buon mercato. A proposito, spiace che Romero sia morto. Come zombi, la Stone funziona senza trucco. Però, speriamo che Dario Argento torni alla regia e la ficchi… in un ruolo da emarginata traumatizzata irrecuperabile che ha come assistente sociale la figlia di Dario, Asia.
Probabilmente, anzi lo spero, Maniac, nel succedersi e avvicendarsi delle prossime puntate, riuscirà a coinvolgermi. Vediamo, sì, se ne sarò intrigato. Può darsi che alla fine ne possa rimanere estasiato. Ne dubito…
Ma, al momento, debbo basarmi sulle istintive impressione sortitemi da questa mezz’ora alquanto soporifera, da latte alle ginocchia. Sì, dopo 5 min di questa serie, v’irriterete come degli psicopatici, sferrando pugni contro lo schermo del pc e probabilmente potranno ricoverarvi, per direttisima, con un trattamento sanitario obbligatorio.
Al che arriverete davanti a un medico cornuto che vi farà questa diagnosi.
– Bene, anzi malissimo. Il quadro clinico è dissociazione e alterazione del pensiero perché lei vuole insultare Maniac ma la realtà dice che è una buona serie.
– Fa veramente schifo! È una merda!
– No, Rotten Tomatoes dice che è ottima. Quindi, lei è malato di mente.
– Non posso esprimere la mia opinione?
– No, potrebbe essere pericoloso per la società… dei critici. Adesso gl’infermieri la interneranno. Suvvia, camicia di forza. Questo vuol fare l’iconoclasta! E invece farà la fine di Jonathan Pryce in Brazil!
Oggigiorno, le storie sugli schizofrenici vanno forte. Esistono varie forme, come sapete, di schizofrenia. Quella catatonica, di cui è affetto Nicolas Cage nelle sue interpretazioni da pesce lesso, quella delirante, di cui sono affette le persone che si creano paranoie sul sottoscritto, dandomi dello psicotico quando invece dovrebbero occuparsi di pulirsi meglio al mattino e di dare un bacio con la lingua come si deve alla loro morosa ché, sennò, rimane lì con la manina a toccarsi la dolce vagina come Naomi Watts di Mulholland Drive. No, la loro ragazza non è Naomi Watts, una splendida biondina, è piuttosto Sally Hawkins de La forma dell’acqua. Sì, molti idioti si sono chiesti il significato di The Shape of Water. Non era difficilissimo da capire. Sally, nella vasca da bagno, smanetta di brutto e si fa l’idromassaggio naturale. E l’acqua in ebollizione genera una doccia miscelata fra caldo e freddo!
C’è anche la dementia praecox appunto paranoica, tipica del 90% degli italiani, ché si credono tutti santi, messia e salvatori ma poi, fra una predestinazione e l’altra, si candidano come concorrenti del programma per minorati mentali Tu sì che vales, sperando di risultare eccezionali alla casalinga, maniaca della pulizia igienica, di Padova, sì, aiutaci tu, Sant’Antonio.
C’è chi si crede Gesù. E dovrebbe capire la sua identità, quella di un povero cristo, vedendo il film, ancora inedito qui in Italia, ovviamente per censure del Vaticano, ché altrimenti perderebbe qualche fedele invasato, Three Christs con uno splendido Richard Gere.
Sì, in Italia sono tutti appunto salvatori della Patria. Lavorano indefessamente giorno e notte perché loro si guadagnano da vivere. Sì, una vita fatta di partite di Champions, scosciate delle cretine nei varietà e luoghi comuni vecchi come il cucco. Ché la vita va presa con filosofia. Ma non quella di Aristotele. Che comunque era un mezzo pazzo da manicomio. Diciamocela!
La filosofia del pigliamola così, come viene, aho, quella là ha un gran culo.
E io vi dico che non verrà proprio un cazzo… ah ah.
Certo che, miei cari pagliaccioni, Joaquin Phoenin in questo Joker ha davvero una faccia come il culo. Uguale alla mia. Ah ah.
E fatemi un piacere: curatevi!
Cazzo, certo che ve lo siete proprio scelto bene lo “scemo del villaggio”. Roba che Rambo se la fa nelle mutande!
di Stefano Falotico
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