In realtà lo schema delle crisi giovanili è sempre identico: si ricostruisce a ogni generazione. I ragazzi e i giovani sono in generale degli esseri adorabili, pieni di quella sostanza vergine dell’uomo che è la speranza, la buona volontà: mentre gli adulti sono in generale degli imbecilli, resi vili e ipocriti (alienati) dalle istituzioni sociali, in cui crescendo, sono venuti a poco a poco incastrandosi. Mi esprimo un po’ coloritamente, lo so: ma purtroppo il giudizio che si può dare di una società come la nostra, è, più o meno coloritamente, questo. Voi giovani avete un unico dovere: quello di razionalizzare il senso di imbecillità che vi dànno i grandi, con le loro solenni Ipocrisie, le loro decrepite e faziose Istituzioni. Purtroppo invece l’enorme maggioranza di voi finisce col capitolare, appena l’ingranaggio delle necessità economiche l’incastra, lo fa suo, l’aliena. A tutto ciò si sfugge solo attraverso una esercitazione puntigliosa e implacabile dell’intelligenza, dello spirito critico. Altro non saprei consigliare ai giovani. E sarebbe una ben noiosa litania, la mia.
(Pier Paolo Pasolini)
Bisogna aggiungere altro, se non due scene memorabili?
Ah, io sono sempre bello, soprattutto nell’anima. Siete voi che vi vedo sul moscio. E non nascondetevi dietro questa chiacchiera del lavoro. Sì, appena cerchi empatia, contatto umano, e hai voglia di far due chiacchiere, anche perché in fondo la tanto decantata vita vera altri non è che una dolce e romantica chiacchiera, trovi una che ti risponde:
– Scusa, Stefano. Adesso sono incasinata.
– Non hai dieci minuti? Avevo voglia di confidarti i miei sentimenti.
– Me ne parli un’altra volta. Adesso ho dei casini.
Eh sì, c’è sempre un casino, ove la matrona è la regina. Accampa la scusa che deve lavorare quando, invero, io vi dico che si smalta le unghie per un uomo meno complicato del sottoscritto, ché nel bordello mai metterò piede. Un uomo animalesco, più stronzo di me, invece la soddisferà e dunque la lascerà insoddisfatta perché senza sentimento vi è solo uno squallido “imbrattamento”.
Sì, io lavorai, mi arrangio, faccio e disfo, sono inattendibile eppur, miei questuanti, che venite sempre a chiedere dei cazzi miei, ho poche cose da nascondere, se non due tre Blu-ray abbastanza “spinti”. Ma mi pare un peccato veniale. Sì, a volte servono, quando la malinconia ti assale e non c’è niente di male in una scopata virtuale. Sono molte delle scopate reali che sono davvero tacciabili di colpa pestilenziale. Donne ninfomani che vi prosciugheranno nel vostro aroma… sì, l’aroma dell’uomo che credeva nei sogni e ora, abietto, involgaritosi nel porcume e porcile, sa solo pensare a come far soldi per fregare il prossimo, ricattandolo, abusando delle innocenze giovanili e attentando alle verginità ingenue di ninfe plebee.
Ah, vi conosco, eh.
Me non mi fregate più.
Sono o non sono uomo di mondo?
Non lo so.
Scusate, ora devo dire no alla copertina del cartaceo del mio libro su Carpenter. Praticamente era perfetta ma i font sulla costa erano leggermente inesatti.
Sono un uomo Gothic Regular e come tale esigo il goticismo delle mie gote.
E su questa stronzata sparisco, per riapparire quando meno ve l’aspettate.
Zac. Ancora ve l’ho piazzato… su Amazon c’è già in Kindle.
Sono l’uomo da colpo di scena inaspettato, che nel frattempo crea attorno a sé un’enorme suspense, e poi si congeda nel firmamento dei ricordi grandiosi.
Non mi sono mai ripreso dallo shock di vedere Padre Bobby alla sbarra che mentiva, per salvare John e Tommy. Non depose solo per loro, depose contro il riformatorio Wilkinson e per tutto il male che vi aveva regnato troppo a lungo. Ma mi dispiaceva che avesse dovuto farlo.
Non so voi, mi sembrate sempre così tranquilli. Io, alle volte, ho paura. Paura che possa succedere qualcosa di brutto alle persone a cui voglio bene. I miei genitori ecco che escono a sera inoltrata, ma non so se rientreranno a casa. E finché non chiudono la porta ho l’assillo che, non essendo più fisicamente forti come a vent’anni, qualche mal intenzionato possa aggredirli. Oppure che a mio padre pigli un malore. E che mia madre inciampi nel viottolo e possa franare sul selciato, rompendosi la testa. Non ha più i riflessi di un tempo.
Un giorno moriremo tutti. È ciò che molti si dimenticano. E cancellano ogni cosa, bruciano i momenti passati assieme.
Quindi, cari “adulti” tromboni, finitela di giudicare le nostre vite, ché hanno una vita davanti. Si sbaglia, si azzecca la mossa giusta, si soffre e si gioisce.
La vita non è un’equazione, non è un teorema, non è un giochino.
Non so se questo mio scritto sia poesia o sia una scemenza, io credo sia poesia.
Adesso, dopo che vi ho commosso, devo fumare una sigaretta. Eh, lo so, sono arrivato a tre pacchetti al giorno. Ma le ansie crescono ed è giusto che sia così. Il mondo tranquillamente bugiardo non mi è mai piaciuto, e lo combatterò sempre. Pensando, riflettendo, ponderando, non esprimendo e lanciando mai giudizi avventati. Quello che invece molti di voi non fanno, quasi mai. Sentenziando con prosopopea e lardosa supponenza.
Ok, adesso cazzeggio.
di Stefano Falotico
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