Archive for August, 2018

Silvio Berlusconi ha mai visto Essi vivono? Ah no? Meglio essere un vagabondo che uno di questi


04 Aug

Roddy Piper Essi vivono

Sì, vago ombroso come Roddy Piper, con la mia bella, insormontabile, insopprimibile faccia di culo che adocchia la gente a passeggio e sbircia tra le facce da morti. Persone già prosciugate nell’animo in un cammino che puzza di putrescenza.

E mi permetto, senza dare nell’occhio, di prendere per il culo chiunque voglia fare il furbetto, zampettando d’iridi dapprima mansuete e poi luciferine, schiantando la gente con lo sguardo, da vero uomo lupo che oramai ha paura solo di poter pisciare storto e sporcarmi le scarpe.

Stamattina, dopo una nottata in cui, posso tranquillizzarvi, ho sognato spiagge desertiche, un mare limpido e promontori rocciosi sui quali, appollaiato, accarezzavo i gabbiani, dicendo loro di fottere con ottimi uccellini, ho bevuto un morbido caffè cremoso alla pasticceria di Borgo Panigale. Ah ah.

E una super racchia palindroma e obesa ha impiegato un quarto d’ora a “miscelarmelo” perché era troppo impegnata a pensare allo zucchero che, questa sera, il ragazzo ritardato le “verserà” addosso.

Proprio una stella.

 

E non mi cambia manco Cristo.
Questo è, sono, pigliatevelo!

E canto ad alto volume la mia canzone preferita.

Vi piace Eddie Vedder? Ma basta con ’sto melanconico mezzo frocio!38442288_10211805873645154_3899597569080164352_n

 

di Stefano Falotico

Attori rinati: Gary Oldman, il fascino senza tempo di un inglese di razza


03 Aug

attori-rinati-gary-oldman-copertina-1050x525 ora-piu-buia-recensione-film-centro-

 

Mi pare ovvio che andassi a parare su di lui, freschissimo di statuetta dell’Oscar per la sua superba interpretazione di Winston Churchill ne L’ora più buia di Joe Wright.

Be’, ça va sans dire, è palese che Gary Oldman sia un attore rinato, anzi, adesso di nuovo molto rinomato.

Gary Leonard Oldman è nato a New Cross, Londra, il 21 Marzo del 1958.

Figlio di un saldatore e marinaio, col bruttissimo vizio dell’alcol, Oldman, per via dei gravi problemi di alcolismo del padre, che soventemente lo malmenava, andò a vivere con la madre e le due sorelle maggiori alla sola età di sette anni. Un orfano di padre, come si suol dire.

Inizialmente, è appassionato di musica e studia pianoforte ma poi conosce lo sceneggiatore Roger Williams e comincia a darsi alla recitazione.

Dopo aver frequentato le scuole di Teatro più prestigiose d’Inghilterra, e dopo aver recitato sul palcoscenico in una miriade di allestimenti e pièce, Oldman esordisce col botto al Cinema, incarnando con estremo vigore e vivacità, adesione viscerale e spasmodica al ruolo, Sid Viciuos, celeberrimo ex bassista dei Six Pistols, nel film di Alex Cox intitolato Sid e Nancy.

Seguono quindi altri due registi importanti, Stephen Frears per Prick Up – L’importanza di essere Joe e il “folle” Nicola Roeg di Mille pezzi per un delirio.

Ma è il 1990 l’anno che lo impone definitivamente. Oldman non è più soltanto un giovane attore britannico talentuoso e di belle speranze, è oramai una certezza.

Perché è protagonista, assieme a Tim Roth, del film sorprendentemente vincitore del Leone d’oro al Festival di Venezia, ovvero Rosencrantz e Guildenstern sono morti, riuscitissima trasposizione cinematografica dell’omonima commedia teatrale, per l’occasione diretta da Tom Stoppard.

E il nostro Gary Oldman diventa uno degli attori più richiesti a Hollywood degli anni novanta, interpretando di tutto e di più. Da Stato di grazia di Phil Joanou con Sean Penn a Henry & June di Philip Kaufman, sino alla parte infame del “disgraziato” Lee Harvey Oswald nel JFK di Oliver Stone. Ma è con lo sfolgorante, iper-romantico, barocco e visionario Dracula di Bram Stoker per la regia del grande Francis Ford Coppola, che Oldman trova uno dei suoi primi ruoli che valgono già tutta una carriera.

Ed è tutto un succedersi di film più o meno belli, a seconda dei gusti, in cui puntualmente però Oldman dimostra sempre più la sua polivalenza attoriale, la sua poliedricità espressiva, spaziando da Triplo gioco di Peter Medak al Ludwin van Beethoven del pasticciaccio Amata immortale, con la sua ex compagna Isabella Rossellini, dall’Isola dell’ingiustizia – Alcatraz con Kevin Bacon al film più brutto di Roland Joffé, La lettera scarlatta, annacquata versione per il grande schermo del famosissimo libro di Nathaniel Hawthorne.

C’è anche Una vita al massimo di Tony Scott, con un cast da brividi, ma soprattutto il suo psicopatico assassino, Norman Stansfield, del cult Léon di Luc Besson, con uno strepitoso Jean Reno e una Natalie Portman bambina. Besson, col quale Oldman tornerà a lavorare nel costosissimo ma forse pacchiano Il quinto elemento con Bruce Willis e Milla Jovovich.

Insomma, in quegli anni gira come un ossesso un sacco di film, e starli ad elencare tutti… non ci basterebbe una monografia intera.

È ad esempio il terrorista fuori di testa di Air Force One con Harrison Ford nei panni del Presidente degli Stati Uniti, per la regia teutonica di Wolfgang Petersen, e Mason Verger nell’inutile e fastidiosamente roboante Hannibal, seguito deludente de Il silenzio degli innocenti, di Ridley Scott.

E sono anni in cui Oldman vaga di qua e di là senza molta identità, partecipando a boiate immense ma poi trovando, grazie a Christopher Nolan, il bellissimo ruolo del sergente James Gordon nella sua trilogia di Batman con Christian Bale. E indovina magicamente anche un altro ruolo iconico, quello di Sirius Black in molte pellicole di una saga altrettanto clamorosamente di successo straordinario, quella di Harry Potter.

Ma, a mio avviso, il suo ruolo più bello, intenso e umano, dopo tante parti da villain impietoso e bastardo, è quello commovente e “triplo” di Bob Cratchit, Marley, Tiny Tim nel meraviglioso A Christmas Carol di Robert Zemeckis con un Jim Carrey mai visto.

Ma, pensate, è soltanto nel 2011 che Gary Oldman ottiene la sua primissima nomination all’Oscar per il magnifico La talpa di Tomas Alfredson!

Incredibile, davvero. Prima di allora, l’Academy Award l’aveva sempre scandalosamente ignorato.

E tutto ciò, a maggior ragione col senno di poi, ha dell’inquietante. Mi sembra, come detto e scritto, che di grandi film e interpretazioni magistrali, Oldman ne avesse già sfoderate a bizzeffe. A iosa!

E finalmente, dopo una lunghissima, estenuante attesa, quest’anno Gary Oldman ha potuto, distruggendo ogni possibile e agguerrita concorrenza, alzare l’Oscar, entrando di diritto e dalla porta principale, nella Storia del Cinema. A prescindere o meno, infatti, che la sua adesione, talmente impeccabile da esser perfino quasi caricaturale, di Winston Churchill vi sia piaciuta o meno, è gigantescamente incontestabile che non si poteva non premiarlo col massimo riconoscimento assoluto.

Adesso, Oldman è di nuovo uno degli attori più richiesti al mondo.

E assai presto lo vedremo nel nuovo lavoro di Steven Soderbergh e ancora diretto da Joe Wright per The Woman in the Window con Amy Adams e Julianne Moore.

attori-rinati-gary-oldman-04 attori-rinati-gary-oldman-05 attori-rinati-gary-oldman-02 attori-rinati-gary-oldman-01 attori-rinati-gary-oldman-03

 

di Stefano Falotico

 

La telefonata di Silvio alla Belena è da purissima volpe che non può competere con la pulizia intoccabile del mio Ghost of Tom Joad


03 Aug

Ho detto tutto.

38246135_10211799467084994_7601948464443817984_nSpringsteen Morello

Proposte allettanti ma non andrò, alla fin fine, al Festival di Venezia


02 Aug

Fratelli Coen

Sì, scrivo per una rivista di Cinema e mi sta dando enormi soddisfazioni rendere pubblico il mio sapere sulla Settima Arte. Non sono infallibile, e nemmeno vorrei esserlo. Ho le mie pecche, le mie lacune ancora da colmare, tantissimi film che non ho mai visto e tantissimi che, spero, se la salute sarà dalla mia parte, di poterne vedere in questa mia vita che m’ha riservato delusioni immani, cosmiche e tragicomiche, ma anche deliziose sorprese, attimi di slancio e vitalità poderosa, talmente esuberanti da far quasi spavento.

Non sono perfetto, anzi, sono lontanissimamente lontano dalla perfezione. Ma la perfezione non fa parte dell’essere umano, che talvolta esonda, dà in escandescenza, s’infuria, s’adonta, iracondo vien schienato e, umiliato, s’adombra. Cadendo in stati depressivi incommensurabili in cui, per non soffrire troppo, auto-ingannandosi, tante frottole si racconta.

Mi affido alle mie risorse che, vi garantisco, ci sono eccome, navigando come un dannato in quest’esistenza giammai doma. Fatiscente, sull’orlo del crollo nervoso e quindi di nuovo miracolosamente in piedi. Che avrei da raccontarvene, ma in fondo a chi mai frega delle vite altrui? Presi, come siamo, dalle nostre ambizioni spudoratamente ciniche, da competitivi arrivismi frivoli, da baciamano ruffiani per accaparrarci la simpatia del prossimo e, così facendo, rinneghiamo la parte vera e romantica di noi. Affiliandoci a una prostituzione di massa che, sappiate, col tempo scontenta e lascia esangui, moralmente svuotati, in balia di emozioni vanesie e superflue. E dimentichiamo di esser nati unici nelle nostre personalità, forse respinte, ostracizzate e schernite, ma pur sempre nostre e indivisibilmente non biunivoche. A volte, sono profondamente empatico e mi commuovo, ci sto male se qualcuno a cui tengo soffre e si dispera, altre volte son troppo preso dai miei casini personali per poterlo alleviare, consolare o dargli una mano. Non che sia egoista, ma debbo badare anche a me. E mi sono accorto, con costernante rammarico, che quando ho bisogno io di un aiuto nessuno risponde alle mie richieste mentre, contrariamente, appena mi è possibile, io son a lui presente. Ed è un gioco sleale e traditore che mi sta sfiancando. Ma ho tanti difetti, sono un peccatore come tutti. È capace che per due mesi sia ascetico e contempli gli uccelli fuori dalla finestra che amoreggiano discoli e birbanti con le loro passerone, in altri periodi mi scalmano e le mie energie son talmente tante da soffocarmi. Perché non si creano, con chi mi sta accanto, le istanze e le sinergie giuste, il feeling per un reciproco rispetto e una stima disinteressata e amorevole.

Ma ho deciso. Anche quest’anno non andrò al Festival di Venezia. Il programma in calendario è uno dei migliori di sempre, e tanto mi stuzzicava, debbo ammetterlo impietosamente, l’idea di poter vedere il nuovo esperimento dei fratelli Coen.

Quest’anno, inoltre, potrei avere addirittura l’accredito stampa e risparmiare un bel po’ di soldini. Tanti davvero. Ma è tardi per organizzarmi, gli alberghi costano un occhio della testa e dilapiderei in solo undici giorni i miei bei risparmi. Tanto i film proiettati al Lido prima o poi escono in sala e saranno distribuiti. Certo, potrei vederli in anteprima, ma al momento sono occupato da altre cose.

E voglio stare un po’ in pace, auscultando il mio cuore, fra attimi di sublime poesia, momenti in cui rincitrullisco e altri in cui non più m’inibisco.

Eppur va, insomma, ah ah, tra un film con Gary Oldman e un’altra botta, presa, data, ricevuta, incassata, forse solo incazzata.

Ho imparato a non giudicare dall’apparenza. Prendiamo appunto questi due. A vederli così sembrano due idioti, due cessi d’uomini. Non sempre, a mio avviso, hanno azzeccato il film giusto, ma preferirò sempre i Coen a un paio di puttanazze.

A quanto pare, nel cast di The Ballad of Buster Scruggs vi è anche Liam Neeson. Che uomo!

di Stefano Falotico

Attori rinati: Michael Keaton, da Batman decaduto a Birdman che ora vola ancora alto


01 Aug

attori-rinati-michael-keaton-cover- attori-rinati-michael-keaton-copertina-

Be’, che dire? È sotto gli occhi di tutti, è lapalissiano che l’attore di cui vi sto parlando negli ultimi anni ci ha stupito. Un attore verso il quale ho sempre nutrito una forte ammirazione, personalmente tenuto molto in auge. Chiamatela, se volete, una relazione alchemica fra me e lui dovuta a una sfrenata simpatia nei suoi riguardi.

Parlo di Michael Keaton che, stando al suo nome completo all’anagrafe, si potrebbe confondere con l’interprete di Basic Instinct, perché Michael Keaton è il suo nome d’arte, ma invero lui è nato come Michael John Douglas.

Michael Douglas, cioè quello, eh eh, di The Game, all’epoca era già famoso, e aveva peraltro vinto l’Oscar come produttore per Qualcuno volò sul nido del cuculo, e fu per questa ragione, per non essere confuso col Douglas di Coma profondo, che il “nostro” Michael cambiò il cognome in Keaton.

Ora, vi chiederete voi. Non è che Michael Keaton ha anche un certo grado di parentela con Diane Keaton, l’attrice di Manhattan? Per quello che ci risulta, no. Assolutamente.

Ma la storia è curiosa… Michael scelse Keaton come cognome proprio in onore di Diane, che lui stimava moltissimo, e per omaggiare al contempo un altro suo idolo, Buster Keaton.

Premesso questo, analizziamo in breve, lapidariamente, la sua carriera. Dopo qualche cortometraggio e una situation comedy, la sua faccia sta molto simpatica a Ron Howard e ad Amy Heckerling, ma è soltanto nel 1988, col macabramente spiritosissimo Beetlejuice di Tim Burton, che Michael Keaton comincia davvero a farsi notare. E lo stesso anno interpreta una pellicola, a molti tutt’ora misconosciuta, Fuori dal tunnel, nel quale offre una prova recitativa sofferta e intensissima che i ben informati sanno essere una delle sue migliori performance di sempre.

Quindi l’anno dopo finalmente s’impone, ancora grazie al suo beniamino Tim Burton, in Batman. Un Bruce Wayne decisamente atipico, dal fascino particolare. Sul quale aveva puntato soltanto appunto il suo fido amico Burton, perché lo studio desiderava un attore più famoso. Scommessa vinta appieno. Il Batman di Michael Keaton è misteriosamente carismatico e Keaton v’infonde rinomata personalità.

Così come poi avverrà anche col meraviglioso seguito.

Keaton continua a lavorare molto, nel suo carnet filmografico ci sono registi pregiati come il Kenneth Branagh di Molto rumore per nulla, ancora la sua vecchia conoscenza Ron Howard di Cronisti d’assalto, il grande Harold Ramis di Mi sdoppio in 4, Quentin Tarantino di Jackie Brown, e Barbet Schroeder di Soluzione estrema. Anche se la sua prova più citata e ricordata di quegli anni appartiene al film My Life – Questa mia vita con Nicole Kidman.

Poi, ecco che arrivano anni di oblio in cui Keaton, comunque, lavora sempre instancabilmente, ma in film che non arrivano neppure al cinema. E non è mai un buon segno…

Ci pensa Alejandro González Iñárritu a resuscitarlo, consegnandogli the role of a lifetime in Birdman, pellicola per la quale va davvero vicinissimo a vincere l’Oscar ma viene per un soffio sconfitto al rush finale dall’Eddie Redmayne de La teoria del tutto.

 

L’anno dopo è fra i valenti interpreti de Il caso Spotlight. Lui non viene candidato ma, come accaduto per Birdman, il film vince l’Oscar come Miglior Film dell’anno. Non sono tanti quelli che possono vantare di aver preso parte rispettivamente a film che, per due anni consecutivi, hanno primeggiato agli Academy Award. Voi vi ricordate altri casi? E infatti, sul palco, Michael Keaton gioisce come se avesse trionfato da Best Actor.

Soltanto l’anno dopo, offre un’altra interessantissima prova attoriale in The Founder. Ma sia i Golden Globe che gli Oscar lo trascurano. In compenso la Critica lo acclama nuovamente.

Diventa Adrian Toomes / Vulture nel nuovo franchise di Spider-Man con Tom Holland.

E presto, assai presto, lo vedremo nei panni del terribile Vandevere nel Dumbo del suo “mentore” Tim Burton.

Che grande, sfavillante ritorno!

Un ritorno che dobbiamo all’imprevedibile virtù dell’ignoranza?

Non credo.attori-rinati-michael-keaton-01- attori-rinati-michael-keaton-03- attori-rinati-michael-keaton-02-

di Stefano Falotico

Con Pippo Inzaghi, il Bologna andrà dritto in Serie B (piccola parentesi calcistica, anche cinematografica)


01 Aug

Banfi Allenatore nel pallone38251392_10211793483535409_410543352455364608_n

No, a me Filippo, soprattutto come allenatore, non piace per niente.

È uno di quei tipi di cui diffidava Giulio Cesare. Sì, troppo magro. È un classe ’73 ma ha giù un paio di occhiaie da uno di novanta. Emaciato, nervoso, non sta fermo un istante. Probabilmente, soffre di ebefrenia. Ah ah.

Ed è lì, ai bordi dell’erba (e lui al Milan ne fumò…), che impartisce ordini come il sergente istruttore Lee Ermey.

Non crede nei nonnismi, nelle gerarchie e fa bene, ma tratta tutti, anche i “senatori”, con piglio isterico. Si dimena, sbraita, urla come un matto, a questo ci vuole la camicia di forza.

E poi io ho una teoria in merito. Un uomo che si è scopato alcune delle più grandi fighe di sempre, Manuela Arcuri, Samantha De Grenet, Stefania Orlando, Aida Yespica, Sara Tommasi, Sara Varone, Claudia Galanti, Alessia Ventura e, se ho dimenticato qualche altra zoccola, ditemelo pure, non può essere un allenatore “umano”.

Questo qui, nonostante il fisico mingherlino da competizione per vincere il premio come miglior pelle e ossa della storia, oramai che i pellerossa sono in via di estinzione, è secondo il mio modesto parere “pedagogico” un mostro, un leviatano, un troione da spiaggia che nemmeno il mitico Roncato/Margheritoni di Mezzo destro mezzo sinistro – 2 calciatori senza pallone potrebbe battere come “porcellino”.

Sì, Margheritoni era almeno un “italiano vero”, da Toto Cutugno, uno che alla fine aveva cuore e passione, e si struggeva per la sua Isabel Russinova. Ah, grande all’epoca la Russinova, un donnone da vera alcova.

Inzaghi invece fu centravanti di “sfondamento” come Stefano Davanzati/Speroni de L’allenatore nel pallone.

Un “opportunista” delle palle “calde”. Che, zac, quando meno te l’aspettavi… ficcava.

E non mi piace come umilia i giocatori e scatena guerre nello spogliatoio, da Robert Duvall di Apocalypse Now.

Sì, Inzaghi, come Oronzo Canà/Lino Banfi, sta sperimentando nuovi marcamenti a zona.

La B zona, che è quella per tornare in Serie B.

Troppo arrogante questo Pippo, pretende troppo dai suoi ragazzi, così facendo, li demoralizzerà, spegnendo ogni loro potenziale. Non li lascia respirare, li soffoca, li fa correre per cinque ore a 45 gradi all’ombra.

Lasciatevelo dire. Di donne non è che io sia un campione come Pino Insegno/Vacca, ma sul Calcio e sul Cinema non mi batte nessuno. In questi “campi da gioco” sono imbattibile. Lo sa benissimo il mio amico Samuel L. Jackson di Pulp Fiction.

 

 

di Stefano Falotico

Genius-Pop

Just another WordPress site (il mio sito cinematograficamente geniale)