Archive for August, 2018

La gente che aspetta tutto l’anno per il mare di Ferragosto è di una tristezza immane, io sono sempre al mare, anche quando sto in bagno


11 Aug

Bud Spencer capitano tutte a me

Dobbiamo tutti quanti essere persone migliori, ma la maggioranza non fa mai mea culpa e prosegue nella sua crassa, ostentata, placida e (in)felice ignoranza.

Sì, ci sta la cazzata moralista, di tanto in tanto. Ora, passiamo a cose serie.

L’altra sera, ho parlato con una donna.

– Ciao, se mi mandi una tua foto di te in bikini, sarò birichino e ti manderò la foto di me in pigiama.

 

Non c’è scappata la scopata, ma lei è “scoppiata”.

Sì, so come far ridere le donne. Sono uomo che dà pepe alle battone, no, volevo dire battute. Sono, per certi versi, imbattibile, un esemplare raro a trovarsi che sguscia tra la folla, senza dare nell’occhio, soltanto che indosso il giubbotto invernale con quaranta gradi. Sì, perché la mia giacca, come Cuore selvaggio insegna, è il simbolo della mia individualità e della fede nella libertà personale. Sì, ma più che Nicolas Cage del film di Lynch, appaio come un coglione, quale spesso sono. Sì, ci vuole abnegazione per esserlo, bisogna inseguire la patente del babbeo con la vera gonade testicolare di un neurone fottuto. Sfruttando tutto il potenziale ambidestro della propria cretineria, andando anche a leccare un gelato alla cremeria, prima dello “yogurt” a una donna che, lasciva, sulla sedia a sdraio, muove i tuoi ormoni, posizionandoti a mezzodì di erezione scimmiesca con pura “cremosità”.

Sì, io dispenso idiozie geniali quanto quella delle pulizie del mio palazzo, una molto buona, alle otto di mattina sa come tirar su l’umore a questi lavoratori del mio condominio. Sì, questa ragazza è di ottimo culo, più e più volte ho finto di entrare nell’ascensore, per poi uscirne quasi subito, trovando la scusa che ho scordato qualcosa in macchina. Lei infatti, appena sente la porta dell’ascensore richiudersi, si china a novanta gradi per pulire il pavimento di varechina. E non fa in tempo a rialzarsi che io, da dietro, uscito che ho dall’ascensore, ammiro il suo sconfinato didietro. In tutto il suo smerigliato porgersi davanti ai miei occhi che contemplano questo ben di Dio da vero marpione. Una di queste volte, la inviterò a cena. Non sa parlare in italiano, ma con me imparerà presto la lingua, fra linguine allo scoglio e un inguine attento a non ammalarsi di scolo. Sì, questa è dell’Est, lì le malattie veneree vanno forte.

A parte gli scherzi, sì, la gente che aspetta Ferragosto per andare al mare mi fa schifo. Chi sono io per sindacare sulle cattive abitudini altrui? Io non sono di Bologna il sindaco, eppur sindaco come e quando voglio. È un mio diritto insindacabile, basta con questi sindacalisti, che vogliono costiparci in un lavoro socialmente utile. Che poi non abbiamo i soldi neanche per comprarci un’utilitaria.

Sì, molta gente è utilitaristica, svolge un lavoro orribile, inculante e sottopagato e, per tutto l’anno, non va al cinema neanche a pagarla, per aspettare di andare al mare d’estate.

Il mare lo ripugno. Quest’acqua avvelenata, con le meduse velenose, ove la gente si tuffa due minuti dopo che una vecchia con le vene varicose ha cagato in maniera incontinente, di vero plof. La gente, in tutta questa mer…, appunto, ride e si diverte. Schiamazza e poi torna in riva a prendere il Sole. Pur rimanendo cocentemente razzista.

Sì, la gente al mare si spoglia, con tanto di seni bellamente esposti, di topless esuberanti. E poi, d’inverno, si scandalizza appena vede una in tv che la dà a vedere… di upskirt.

Di mio, sono un uomo che indossa le scarpe da ginnastica anche quando sta seduto sul water. Sì, è magnifico un uomo in tuta, sul cesso, che evacua su abbigliamento casual. Dà un tocco di sportività in più alla situazione fetente.

Basta con questi pantofolai, basta con queste canzoni dei Negramaro, con queste malinconiche frustrate, con questi borghesi frustati. Sì, si frustano questi sadomasochisti con le loro zoccolette.

Io sono il Principe ma, a differenza di William e Carlo, che non fanno davvero un cazzo, aspettando di cacciare le volpi, io sono la volpe.

Non mi cacciate. Adoro il film Il cacciatore.

Adesso, vado a bere.

Io sono pulito, effervescente, un uomo H2O.

Alle volte sono come H7-25. Chi è costui? L’alieno di Chissà perché… capitano tutte a me, cult movie ciclopico che, non molti lo sanno, ha ispirato John Carpenter per Essi vivono.

E ricordate: sono un uomo oggi bambino, domani Bud Spencer.

 

di Stefano Falotico

Peter Greenaway girerà un film ai Sassi di Matera con De Niro e Kristofferson? Boh, e io voglio inventare una storia delicata, col Bob che canta


11 Aug

True Detective chiesa
Sì, notizia di queste ore è che Peter Greenaway ha intenzione di girare un film ai Sassi di Matera su Gesù.

Sì, oramai i Sassi sono diventati la location pressoché obbligatoria per il Cristo. E Mel Gibson ne sa qualcosa quando Monica Bellucci non gliela diede durante i provini e lui le urlò: – Ah sì? Monica, allora farai la zoccola, sì, sarai Maddalena!

Ah ah.

Ora, Greenaway ha in mente da anni questo film. E il produttore dovrebbe essere Emanuele Moretti, che non è imparentato con l’omonimo Nanni, ha meno anni di me e in questi anni avrà prodotto almeno cinquemila film. Anche se lo vedo sempre su Facebook in riva al mare a mangiar gli spaghetti con le cozze. Va be’, sai che ti voglio bene, Emanuele, un giorno gireremo assieme un film con me nella parte di Marlon Brando de Il coraggioso, che dice stronzate micidiali sulla maternità ma le reciterò da Dio, con tanto di pause silenziose da Actor’s Studio clamoroso, e il mio monologo sarà studiato a Cambridge.

Sì, la Vergine Maria mise al mondo il Cristo perché fu partorita per divina “inseminazione” spaziale, sì, Dio dalle stelle, fluttuando fra una galassia e l’altra, “spruzzò” e il liquido finì nelle ovaie della Madonna, lì, in Palestina.

E Giuseppe rimase scioccato:

– Ciao Beppe.

– Dimmi, Maria. Sono molto stanco. Ho riparato il tavolo di Germana. Adesso, per piacere, cucinami due tortellini alla panna e poi lasciami riposare sul divano.

– Senti, devo darti una buona novella. Sono incinta.

– Incinta? Che cazzo significa? Io e te non abbiamo mai trombato. Tu non ti sentivi pronta e io ho avuto estremo rispetto della tua verginità. Nel frattempo, mi sono arrangiato da solo… Chi è stato il figlio di puttana che t’ha fottuto?

– Sono incinta di Dio.

– Non raccontarmi puttanate! Dai, su. Altrimenti chiamo il centro di salute mentale e ti faccio ricoverare.

– Non sto scherzando. Sono incinta di Dio.

– Ci sono le prove che possano attestare una minchiata colossale di queste proporzioni?

– Il fatto è questo.

– Sì, va be’. Allora, mi scaldi questi tortellini?

 

I mesi passarono e la pancia di Maria crebbe. Fu allora che Giuseppe, come Fantozzi, realizzò. E andò da uno psicanalista. Si rivolse anche a Matthew McConaughey di True Detective affinché appurasse il misfatto ma Rust Cohle gli rispose così:

– La nostra vita è una camera blindata, che si è svolta sempre nella nostra mente. Siamo soli a questo mondo, viviamo di fantasie, combattiamo il Male e, resilienti, andiamo avanti. Dobbiamo darci una missione, altrimenti prima o poi crolliamo. Non possiamo scoparci tutte le strafighe di Instagram, abbiamo bisogno di canalizzare le nostre rabbie, le nostre astinenze, i nostri desideri, assurgendo a paladini di un eroismo monumentale che sarà ricordato dai posteri, come Ugo Foscolo ben insegnava. Se vogliamo tutto, lo prenderemo soltanto in culo. Solo Dio può fare e farsi chi vuole.

– Sì, quindi sostanzialmente è stato davvero Dio a mettere incinta mia moglie. Ottima filosofia del cazzo.

– Sì, prendila così. Però tuo figlio diverrà il simbolo della cristianità. Un uomo dei miracoli ma la gente, puttanesca e cinica, che vuole e voleva soltanto ridere e scherza’ da troioni, lo inchioderà alla croce. Come la vedi?

– Quanto camperà?

– Trentatré anni.

– Be’, una buona vita. Jim Morrison è morto a 27.

– Sì, ma Jim Morrison scopava di brutto.

– Mio figlio non scoperà?

– No. Tale padre, tale figlio.

– Lei invece, signor McConaughey, è uno che tromba?

– In passato sì. Anche Sandra Bullock è stata con me. Adesso sto con questa Camila Alves. Sa, è una modella brasiliana. Dopo tanti giorni sul set, sono molto giù. Lei sa come tirarmi su.

– Insomma, questa Camila le prepara la “camomilla” sessuale.

– Sì, proprio una bella puttanina. Ci ho messo un po’ a trovarla. Ma io, che ho milioni di dollari, le regalo le collane e lei mi regala il sorriso. Capisc’ a me. Tanto la mia reputazione non va a puttane, sono l’attore premio Oscar per Dallas Buyers Club. Dove facevo il malato di AIDS. La gente mi adora. Sono bellissimo, bravo, e interpreto anche parti da malato terminale che, si sa, commuovono. M’imbruttisco e mi danno l’Academy Award. Una persona normale invece, se imbruttisce, viene emarginata e deve essere mantenuta dall’assistenza sociale perché nessuno le dà un lavoro. In questa società, la bella faccia tosta è un biglietto da visita inesorabile. Senza una doverosa faccia da culo, non ti danno una lira. Anche se hai letto tutto Dostoevskij.

– Di mio, sono un falegname.

– Davvero? Allora, lei se n’intende. Mi dica la verità, Beppe. Nel film Contact sono stato un po’ espressivamente legnoso, non è vero?

– Sì, non ha mosso un muscolo facciale neanche fosse stato piallato. È migliorato, sa?

– Le ho detto. Il merito è di Camila. Con lei, si muove tutto… Adesso scusi, Beppe, devo pubblicizzare The Beach Bum. Buona serata.

– Arrivederci, Matthew. M’invita alla premiere?

– Sì, fra pochi mesi, quando il film uscirà, sarà nato suo figlio. Porti anche lui. Perché ci vuole il patrocinio di un povero Cristo che venga a vedere questa merdata. Non se lo cagherà nessuno. Ma l’opera dello Spirito Santo potrebbe aiutare il marketing.

 

Sì, Greenaway girerà questo film a Matera, che sarà certamente meglio di Per amore, solo per amore di Giovanni Veronesi.

Sì, m’immagino Beppe a Betlemme, interpretato da Bob De Niro che, nel post-modernismo di Peter, a un certo punto, mentre i Re Magi fanno i regalini al pupo, prenderà un microfono e canterà Un’emozione per sempre di Ramazzotti. Entusiasmato da tanta umanità calorosa.

E Federico Frusciante, alla terza traversa di una cittadina limitrofa di questa Betlemme in festa, nella sua videoteca, ubicata in una grotta rupestre, dirà che la gente è andata tutta a vedere la nascita di Gesù e non ha noleggiato i film di Carpenter. Poi, desolato, chiuderà il locale e si recherà alla mangiatoia.

– Io sono un comunista così! Non credo in Cristo e la Madonna, porco Dio! Gesù è uno che si abbonerà a Netflix!

 

E questo è quanto, figlioli.

 

Sì, Cristo sarà un uomo che, non imborghesito nelle battutine della gente annoiata e tristissima, non riderà mai di fronte a questa boiata. E sarà accusato d essere schizofrenico perché ha sostituito il godimento pecoreccio della FIGA ai suoi deliri “mistici”.

 

D’altra parte, da un mondo che non sa neppure cosa sia Ordet, cosa potete aspettarvi? Se non porcate?

Ora mettete su la colonna sonora di Conan il barbaro.

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di Stefano Falotico

Molta gente pensa che morirà a 90 anni. Potrebbe morire anche molto prima, per s-fighe varie. Non ci ha mai pensato? Godetevela!


10 Aug
THE CROW, Brandon Lee, 1994. (c) Miramax

THE CROW, Brandon Lee, 1994. (c) Miramax

Sì, se vai da uno e gli chiedi quanto pensa che camperà, vi risponderà: – Spero di arrivare quasi a cent’anni.

E invece non sono pochi, anzi, la maggioranza, i casi di gente che crepa molto, molto prima.

C’è gente che nasce morta, il parto non è andato, come si suol dire, a buon fine. Come ne Il villaggio dei dannati. Altri, vivranno sempre invece nel villaggio dei “bannati”. Sì, nascono con qualche deformazione grave, cerebrale o fisica, e quindi son destinati, per via degl’innati danni irreversibili, a schiattare non molto più in là della loro “genesi”. E a essere vilipesi, umiliati, derisi, nella dignità saccheggiati e violentemente emarginati. Altri, appena puberali, muoiono per le pasticche di Extasy. Una vita poco estasiante, non hanno avuto nemmeno il tempo di gioire del sesso o d’innamorarsi che son stati tranciati per una crisi cardiaco-respiratoria che li ha stroncati mentre erano lì in disco a ballare con una super fregna. E, nell’attimo in cui hanno pensato, basculanti, ah ma che culo ha questa, ecco la “botta”.

Altri si ammalano di depressione e si suicidano, anche se hanno l’attico a Beverly Hills con tre “filippine” del New Mexico che, come diceva Totò ne Il turco napoletano, li servono (eh sì, la serva serve…) con alloggio, vitto, lavatura, imbiancatura e “stiratura”… Mia nonna, a questa battuta, guardava in faccia mio nonno e gli chiedeva: – Cosa intendeva Totò con stiratura?

E mio nonno rideva di “contraltare”. E le urlava di andare a stirare!

Pensate a Kurt Cobain, Courtney Love glielo “stirava” assai bene. Non capisco… Il figlio di Stallone, ad esempio, è morto a 36 anni, mentre il padre, ultrasettantenne, sbattendosene il cazzo, si sta allenando per Rambo 5.

Mors tua, vita mea.

A volte lo stesso di merda. A me poi non ha mai convinto la morte di Brandon Lee. Che significa che la pistola non era a salve?

 

– Zio, ma queste armi che si vedono nel film che stiamo guardando, Il corvo, sono vere?

– No. Nei film usano armi finte.

– Di cosa è morto Brandon?

– Gli hanno sparato con una di quelle pistole del film.

– Non erano finte, allora.

– No, in realtà solo le donne fingono con le “pistole”.

– Che vuoi dire, zio?

– Che tua madre ti ha messo al mondo ma non ha mai goduto quando tuo padre se la scopava.

– Che significa scopare?

– Se non muori prima, lo scoprirai.

– Andrai da una e vorrete scopare assieme.

 

Il giorno dopo, il nipote di dieci anni è andato dalla sua compagna di banco:

 

– Scopi con me?

– Va bene, la scopa però ce l’ha il bidello.

– Andiamo a cercarlo…

 

– Bidello, buongiorno. Io ed Erika vogliamo scopare…

– Ah, cazzo. Precoci i ragazzi della vostra generazione. Va bene. Vi do le chiavi della palestra. Lì, potete scopare di brutto. Allenatevi.

 

Sì, il bidello è uomo che sa…

 

 

di Stefano Falotico

La saga di Marco Kapitan Mikonos Rizzo


10 Aug

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Potete “vedere” questo libro sul canale ufficiale del grande Rizzo. O forse no, comunque lo trovate su YouTube! Una saga, o meglio una sega. Sì, ma non nel senso d’insignificante, bensì proprio nel senso dell’atto impuro onanistico. Un libro “spermatico”, folle come fosse stato scritto in perenne orgasmo mentale, in uno stato brado di alienazione godereccia e boccaccesca ai limiti della galassia più remota dello Star Wars che vive nell’animo di Rizzo.

Lui e Giulietta in congiunzione cosmica siderale, Juliette come la Binoche e la Lewis, forse solo Giuliet’ pronunciato come Concetta.

Due innamorati folli nello spazio delle viscere mentali di Rizzo. Ove Silvio Berlusconi, Berlusk, paladino della fallocrazia, detiene un impero inter-galattico di mignotte e la gente è oramai succuba del sesso. Un troiaio pazzesco ove il coraggio dei due “promessi sposi” potrà aggiustare le cose o renderle ancora più pazze. Strapazzare tutto come la maionese. Libro di punteggiatura giustamente “a cazzo”, ficcata a palla nelle vostre palle perbeniste, grondante di cazzate monumentali, tomo bombardato nelle balle che vi raccontate come la parodia del film di George Lucas diretto da Mel Brooks.

Non c’è trama, anche se c’è. Si passa da un delirio all’altro in una concordanza discorde di urla inferocite trascritte e poi amplessi sentimentalmente inauditi, un vomito gastrico di maligna potenza luciferina, figlio di un autore che ha divorato mezza fantascienza e oramai ha perso la bussola della triste normalità per installare, orgoglioso, i suoi neuroni fra le stelle di una demenzialità sublime.

In questo libro, Milla Jovovich, sì, quella de Il quinto elemento, si chiama Yogurtovich o qualcosa di simile, Julia Roberts gira dei porno, altro che Pretty Woman, Giacomo Leopardi diventa Leopardo, e il regista di Caro diario assume le “sembianze” di un moretto di Venezia. Sì, quello era Otello, ma nella laguna Giulietta e Romeo s’innaffiarono di trip a base di blowjob e succhiotti da prosciugare l’intero Lido.

Vero PUS UNDERGROUND!

Detta così, sembra un libro sessuale. No, non lo è, non è certo uno di quei libretti erotici per ragazzine in fiore. Ma il sesso in questo libro c’è. Un sesso nichilista, in un mondo senza più nessun baricentro, senz’alcun equilibrio, ove tutta la tv italiana, pare dirci Rizzo, merita di essere abrogata, aborrita, liquidata, infamata perché ci ha solo rincoglionito, ha rovinato un sacco di gente, troppa. Ha fatto danni immani e Berlusk n’è stato l’imbecille creatore. Fregandosi nella sua stessa (s)mania idio-catodica-CRAXI-a.ah-ah-ana, come gode, tanto i fessi abboccano alle televendite dei materassi.

Urge un cambiamento, una rivoluzione ma rivoluzione non può esserci in un mondo già sballato alle origini, traviato e pervertito. Solo la fanciullezza del protagonista e della sua Giulietta, spiriti fluttuanti nell’iper-coscienza, possono restaurare l’ordine alterato.

Il Papa si chiama Pabloka VII!

E l’oracolo di Delfi è forse quello della casa editrice Adelphi.

Rizzo dice… gli schizzo-frenici (sì, proprio schizzo) terminali come noi, come me e te, sono condannati alla continua ricerca della dannazione dell’illuminazione buddista che,  come  dice il mio maestro giovanni lindoferetto, è come aspettare un treno, che non verrà\ caro  giovanni,  amore platonico mio, mi hanno abbandonato tutti, pure gli angeli dell’inferno, e me rode, ma me rode, dannazione.

Kapitan assume il comando, soverchia l’ordine e spara un monologo interminabile, in cui accusa tutti, senz’eccezione alcuna, trivellando il perbenismo a base di stilettate prosaiche e poi deliranti, giuste e che guardano in faccia questa miserevole realtà. Ove la cultura ha creato solo un’informazione al solito al servizio del potere e la televisione ci bombarda semanticamente, indottrinandoci a falsi credo, con Paolo Bonolis da una parte, insopportabile e radicalchic, e la “signora” dei pettegolezzi, Maria Carmela D’Urso, la Barbara sempre scosciata con le unghie smaltate, dall’altra, in un tripudio d’insensatezze e distorsioni cosmiche.

Solo Kapitan conosce la verità ineludibile, non la schiva, il mondo schifa e non teme oramai più nessuno, in una pace omeostatica dei sensi dopo tanti sballottamenti in questa società marcia.

Perché Kapitan sa che Jennifer Lopez è la donna più bella del mondo, e non si fa incantare dagl’inganni di massa.

Questo è la saga, in una galassia lontana ove Kapitan trionfa da Arsenio Lupin ante litteram.

 

di Stefano Falotico

Cattivi & Cattivi, la recensione del nuovo film di Stefano Calvagna


09 Aug

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Inizia col botto quest’interessante film di Stefano Calvagna. Siamo in un bar e vi è una rapina. Due brutti ceffi assaltano un bar, vogliono solo i soldi o, come direbbero appunto a Roma, i sordi!

Dissolvenza e partono i suggestivi titoli di testa, allucinogeni, nella lucentemente fioca Roma addobbata per le festività natalizie. E il volto di pietra di Massimo Bonetti scandisce il ticchettio della musica a passo laconico, frastagliato nella bellissima fotografia di Matteo de Angelis. Cosa accadrà nella capitale o, meglio, cosa sta già accadendo?

 

Vigilia di Natale, pochi giorni prima…

Ma non siamo nella Roma papale e alto borghese di Paolo Sorrentino, siamo nella Roma ai margini di periferia, la Roma drogata, rabbiosa, piena di rancori, più vicina alle atmosfere di ‘R Xmas di Abel Ferrara, una Roma lacera, sporca, fatta e dunque sfatta… di bar ove si odono dalla radio canzoni popolari o elettroniche, romanticamente malinconiche e un po’ tristi. La Roma scalognata, che però si arrangia, tira a campare.

E ove lo scafato commissario di polizia (Bonetti) si aggira con sguardo torvo per acciuffare i balordi.

La moglie gli dice che dovrebbe stare più in famiglia, che sta trascurando gli affetti più cari, d’altronde non è Superman, almeno quello se lava… Una moglie la cui massima preoccupazione è dire a suo marito di far la spesa alla drogheria, correttamente. Senza mai dimenticare, come dice lei, il latte parzialmente scremato.

Serate pallide, mosce, mortifere e poi giorni invernali pieni di smog, soprattutto quello cancerogeno inalato nei loro cuori un po’ forse già infettati dalla nascita d’indolenza e mestizia, un veleno subdolo che ha avvelenato le anime di questi uomini comuni che lasciano viversi, sdruciti come il paio di jeans mal stirati del nostro grigio commissario. Per cosa queste persone vivono? Per lavorare e combattere ora dopo ora contro la loro precarietà economico-esistenziale? Illudendosi che il domani possa essere più radioso, luminoso, speranzoso? Intanto i giorni e le notti passano come un treno macchiato dai graffiti, sulle rotaie delle loro anime graffiate e sulla polvere dei loro abiti per nulla griffati. Vite noiose, e il commissario aspetta l’occasione di tutta una vita anonima per dare un senso a un’esistenza già finita.

Un mondo dove il barista del locale frequentato da gentaccia, che forse sa dove si trovano due pericolosi malviventi, pronuncia frasi come… sotto er profumo dea figa, si so’ lasciati scappa’ qualcosa che a me non dicono. Puntualmente in romanesco strascicato. Adducendo al fatto che uno dei criminali è stato con una prostituta. E che questa donna può aver carpito confidenze importantissime.

Il commissario va a casa della prostituta (Veronica Rega), lui ha avuto sempre un debole per lei. E non è certamente un marito esemplare e troppo fedele…

La situazione è questa: ci sono due balordi carogne e una gang di rapinatori. Che fa quello che fa perché deve pagare gli alimenti, forse questa piccola banda è costretta a delinquere per un’atavica, strozzante fame di soldi, non perché i suoi membri siano davvero dei criminali. Forse solo uno di loro è davvero uno spietato assassino, Caronte (Emanuele Cerman). La gang ce l’ha coi due balordi.

E quindi ritorniamo alla scena iniziale, quella della rapina. Le due fazioni opposte criminose si sparano a vicenda e arriva anche il commissario. È una pura casualità, totale fatalità. Il commissario stava tornando dal lavoro a casa sua e quel bar si trova sotto la sua abitazione. Giustizia non viene però fatta totalmente, anzi.

Ma questa è la vita e, caro commissario, in quel bar assalito dai rapinatori vi erano anche tua moglie e tua figlia. Quindi, comunque ti è andata bene…

Ottimo Massimo Bonetti che, nella sua lunga carriera, ha interpretato molte volte il ruolo del poliziotto e del tutore dell’ordine e non è nuovo a storie così, perciò è affidabilissimo per la parte, come attesta la sua filmografia in cui fanno capolino film e prodotti televisivi appartenenti a questo collaudato filone, La piovraDistretto di PoliziaSquadra antimafia 5.

Nel cast, spicca la matura bravura dell’attrice Ines Nobili e si fa notare, nel ruolo di una ragazza tossica, una giovane promessa, Francesca Persia.

Nel film vi è anche un brevissimo cameo di Enzo Salvi.

Una pellicola per chi ama un tipo di Cinema un gradino sopra la solita fiction. Perché i dialoghi sono migliori della media rispetto al consueto genere poliziottesco-mafioso e il film ha il suo incerto ma perverso fascino.

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di Stefano Falotico

 

Voglio farvi una rivelazione sconvolgente sul sesso, soprattutto il mio


07 Aug

Fuga da Los Angeles Jena

 

Voglio farvi una rivelazione sconvolgente, non scopo dal 2008, ma sono sempre molto bello

Sì, oramai son trascorsi più di dieci anni dall’ultima volta. Il sesso per me, come per tutti, doveva essere una svolta, mi si doveva accendere la lampadina alla Alessandro Volta, inventore della pila, mentre quell’altro, Thomas Edison, inventò l’incandescenza, sì, cazzo, avete capito, eppur la luce del mio animo, infiacchito da tanto ardore, da clemente ch’era, incandescente e pura, man mano si spense, logorata dalla sua puzza dei piedi. E rimasi in cucina, a bere il latte, meditando sulla mia innocenza perduta mentre in tv passava una puntata di Beautiful. Così come William Burroughs comprese la condizione nuda e cruda dell’uomo dinanzi a una forchetta, io dopo tutta quella “porchetta” mi preparai un panino, perché troppa mortadella mi aveva reso un topo da formaggio. Sì, infatti di lì a poco impazzii completamente e mi ricoverarono. Sedato che fui, ritornai pimpante, sessualmente integro e ancor ritto. Totalmente fritto. Eppur lo scompenso fu tale che da quei giorni infausti rimasi afflosciato. Ma son qui e penso, soprattutto pen(o). C’è pero il Cinema, in compenso e, se mi annoierò troppo, comprerò del legno compensato. Per allestire una biblioteca di Blu-ray, comoda e spaziosa, elegante e ben spolverata. Immergendomi in una celluloide calda, liscia e accogliente come Moana Pozzi. Che, detta fra noi, a me è sempre parsa un cesso. Sì, una faccia da gabinetto, da servizio igienico. E dire che non era molto “igienica”.

Sì, io mi sono sverginato tardi. Si dice meglio tardi che mai. Io, amici, non spifferate la voce in giro, anche perché carta canta e questo scritto rimarrà pubblico e anche pubico, avrei preferito mai. Da allora, i miei occhi, che prima vedevano la realtà in maniera limpidamente ascetica, nonostante onanismi a gogo, si persero nella bramosia carnale e il mio fegato si sventrò in maniera sesquipedale. A tutte volevo sventolarlo e innalzarlo, irrigidirlo e incunearlo eppur mi accorsi che mai avrei potuto soddisfare milioni di donne belle sparse per il mondo.

Tutto accadde verso il 2004/2005, pensate quanto me ne fregasse… Di solito, qualsiasi essere umano, uomo o donna che sia, ricorda con esattezza la data del suo sverginamento perché ritenuta, nel bene o nel male, importantissima e imprescindibile. Io… ricordo un cazzo. Sì, un cazzo. Uno ne ebbi e uno ancor ne ho. In quello sono normalissimo, anzi, molte dicono iperdotato. È sul resto che si può discutere e intavolare discussioni amabili. E addivenire che sono meglio di te.

Sì, lei m’invitò a Porretta Terme, e cenammo a un tavolo. Dove dovevamo cenare? Sì, ci sono quelli che fanno il bagno e altri la doccia, ma tutti cenano attorno a un tavolo. A meno che non mangino un panino, brioche, patate fritte e affini o siano barboni e che dunque non mangino proprio. Perché dalla società sono stati mangiati.

Mangiato che avemmo, gironzolammo per la città e ancora mi ricordo un vecchio saggio sulla panchina che mi mise in guardia.

– Ragazzo, attento, stasera ti fotterà. Sarai per sempre fottuto!

 

Lei mi disse di lasciar perdere perché era solo un vecchio pazzo.

Quindi, entrammo in macchina e io misi in moto. Per riportarla a casa.

 

– Spegni il motore. Accendimi! Bruciami tutta!

– Non sono un piromane – le risposi, e mi accesi una sigaretta.

 

Lei la spense con le dita e poi condusse le mie verso qualcosa di rovente.

– Affumicamela! So che hai voglia, lo sento. E presto lo sentirò tutto… Che calore! Colorami!

 

Sì, io ero impallidito, lei invece mi apparve come il Diavolo nero in fiamme.

Insomma, mi fotté in maniera ardente, con dei preliminari “al dente, cioè fellatio con tanto di fogliettine d’insalata della sua cena rimaste appiccicate sugli incisivi. E io mi bruciai, completamente lordato. Spappolato, eiaculato, schizzato!

Fra aceti balsamici e sue manie da sessantottina fuori tempo massimo, fra 69 e kamasutra lerci, compresi che oramai la frittata era stata fatta.

Sì, per me il sesso è stata la rovina. La perdizione totale. L’apoteosi!

Eppure ho una faccia da culo ottima.

So che, come già successe, posso fare centro al primo colpo. Quindi, aspetto quella giusta. Per sbagliare il bersaglio, e riprovarci. E riprovando vado sempre comunque ficcando.

No, sono un mentitore di proporzioni abissali qui. Il sesso non mi è mai appartenuto, perlomeno quello condiviso. È stata la ragione principale, e ora lo sapete, per cui anni or sono mi allontanai dai miei coetanei.

Che invece n’erano e ne sono, sempre ne saranno, “facinorosi”, gossipari, spettegolanti, indaffarati appunto a farsi i cazzi degli altri, a rosicare, a farsi belli per piacere e trombare. Sostanzialmente, non è che trombassero molto, ma alcuni a scuola venivano trombati fra l’essere una chiappa, no, schiappa e una mezzasega.

Sì, sono un essere anomalo. Ma non mi si può definire né santo né pazzo. Molti psichiatri hanno tentato di appiopparmi la patente di matto. Non sono una macchina, non mi si possono affibbiare patenti. Di mio, ho solo la patente B e una Punto. Col tempo, questi strizzacervelli si sono tutti ricreduti. Perché un pazzo vero non ha coscienza della realtà, è spesso realmente pericoloso, sovente sovversivo, nichilista, violento, aggressivo, perfino incolto e talmente ripiegato sulle proprie sofferenze psichiche da perdere di vista il prossimo e la vita, soprattutto la sua.

Con me ogni tipo di “etichetta” ha fallito miseramente. Io passo il tempo ad ammirare gli attori. Ma, a differenza dei comuni mortali, che anche se sono disoccupati vanno in brodo di giuggiole per Clooney, sognando la sua villa a Como, per me il Cinema ha una funzione rilassante. Più film guardo e meno matto sono. Gli altri invece meno film guardano e più diventano scemi. Dicono che hanno una “vita loro”. Sai che roba. Un lavoro da quattro soldi, le bollette e una moglie che si masturba, guardando Brad Pitt di Vento di passioni. E un figlio che farà la fine del bambino de La ruota delle meraviglie di Allen.

Quello sì che avrebbe saputo, una volta diventato adulto, come “svezzarsi”, infuocando letteralmente una. Adesso però starebbe in una cella di un ospedale psichiatrico. Ma robe da matti, cazzo!

Perfetto! Una vita, per dirla alla Abatantuono, ecceziunale veramente!

Onestamente, non sono un uomo da monastero perché i frati non mi permetterebbero di guardare The Irishman con De Niro, non sono un tipo da stadio perché il Calcio, sì, mi diverte ma a lungo andare mi annoia sapere che persone in mutande guadagnano miliardi, non sono insomma proprio fatto per la cultura occidentale. Il traffico di mattina mi dà fastidio, con la gente che strombazza i clacson, la gente al supermercato che si accalca, uh, che deficienti, i ragazzi il sabato sera che fanno baldoria mi danno il voltastomaco. Infatti, sono andato in vita mia solo a un concerto di spontanea volontà. Quello di Springsteen a Firenze una quindicina di anni fa, un’altra volta andai a vedere i Faith No More. Ma pressoché mi costrinsero. Tutti pogavano e ballavano, allora lo feci pure io. Cazzeggiando un po’ tra la folla. Ma fu una palla tremenda con tutte quelle sciocchine che urlavano indemoniate. Roba da spedirle al primo manicomio e dar loro da vedere un film di Jane Campion.

Da molti anni a questa parte leggo molta filosofia orientale. Mishima e via dicendo. Sì, dopo queste letture, il mio animo rabbioso si placa. Contemplo la natura come San Francesco. Parlando agli uccelli, tranne al mio. Che diventa sempre più moscio.

Adesso, scusate, devo mangiare il gelato alla panna cotta. Manco il gelato si può mangiare, per la Madonna!

“Squilla” Instagram:

– Ciao, caro, ti ricordi di me? Una volta mi avevi detto che ti piacevo. Ecco, stasera sono in vena di dimostrarti che mi piacevi anche tu. Vieni, vieni da me. Su, dai, dai, dai. Sudiamo!

 

Il giorno dopo, codesta ragazza ha trovato nella sua cassetta della posta un porno col mio nome come mittente. E mi ha telefonato:

– Perché mi hai regalato un porno? Non ho bisogno di porno, io. Ficcatelo nel culo!

– Ecco, appunto, vaffanculo!

 

Ora, su Facebook (potete controllare) ho scritto appunto che non faccio sesso dal 2008.

Trovo il solito “simpaticone” che mi scrive: ok, all’epoca quanto spendesti?

E anche la donna delle “pulizie” che mi chiede il perché.

– La mia vita sessuale è privata. Non la sbandiero ai quattro venti.

– Uno che considera la sua vita sessuale una cosa privata, ecco, non scrive che non fa sesso dal 2008.

– Perché no? Non ho infatti mica parlato della mia vita sessuale. Non c’è nessuna vita sessuale.

– Allora, non c’è nessuna vita.

– No, infatti stai parlando con un morto. Vatti a far vedere da qualcuno. Ciao, pazza.

 

Come se non bastasse, allertato dal mio scritto, mi contatta un mio amico:

– Stefano, è vero quello che hai scritto o è uno scherzo?

– Non è uno scherzo. Adesso devo lasciarti, sto editando il libro su Carpenter che devo pubblicare assai presto.

– Stefano, tu hai proprio la benda sugli occhi.

 

Spingo? Eccome se mi spingo…

 

di Stefano Falotico

I social e Facebook sono strumenti che distorcono la realtà e la gente “bluffa” dietro profili falsi? Secondo me è spesso il contrario, è la realtà falsa e troia a ingannare


07 Aug

Stephen King

Una delle grosse panzane e dicerie, che fa tanto felici i sociologi e gli psicologi della mutua, i quali par non vedano l’ora di poter demonizzare i social, additandoli come prodotto avariato di una società allo sbando e “senza valori”, è quella secondo cui Facebook sia ingannevole. Perché la gente, nascondendosi dietro profili falsi, può dunque bluffare e raggirare il prossimo, turlupinarlo e fargli credere cose assurde.

Sì, è così, infatti. Ma per gli idioti. Che raccontano frottole sul loro conto, si professano professori quando invece hanno appena la quinta elementare, e si spacciano per chissà chi. A vanto della loro pochezza, soprattutto morale e dell’oscena distorsione che praticano in particolar modo su loro stessi, nel contraffare la loro dignità per qualche Mi piace in più.

Sì, avrei da raccontarvene. Gente che scrive di aver frequentato le università più prestigiose, di possedere titoli accademici altissimi, che invero è moralmente, appunto, abietta, bugiarda, mentitrice e dunque “meretrice” su tutto.

Una settimana fa, ad esempio, mi contatta una ragazza. Mi chiede, come si suol dire, l’amicizia. Io ci vado sempre piano… al che, prima di concedergliela, scruto tra le sue foto per notare se gatta ci covava.

Mi sembrava, onestamente, un profilo vero. Una ragazza simpatica con tante foto di lei in compagnia di amici e amiche. E col suo gatto mentre lo massaggiava fra un risotto e un piatto d’insalata.

Ok, amicizia accettata.

Lei comincia dunque a scrivermi:

– Ciao.

– Ciao.

– Posso conoscerti?

– Conoscere ha un significato ampio e diversificato. Sì, possiamo scambiare due chiacchiere. Scusa, mi hai scovato nel Trova Amici? Sì? E perché mi hai inviato l’amicizia?

– Ho visto, per caso, un paio di tue foto. Mi sembri un tipo in gamba. E poi anche una brava persona.

– Brava persona… da cosa l’hai dedotto? Perché nel mio profilo non ci sono foto di me con un’ascia che sgozzo la gente? E, se ci sono, quello non sono io. È Michael Myers di uno dei miei film preferiti, Halloween.  Sì, comunque a conti fatti, sono bravo. Non vado però a messa la Domenica, qualche volta, se i miei ormoni non “ci stanno dentro”, mi faccio qualche seghina, ah ah, sempre che non possa “usufruire” della materia prima, non sono ricco come Berlusconi, quindi non sono corrotto perché la gente troppo ricca, fidati, o è Zuckerberg, che ha avuto l’idea geniale che ha sistemato lui e le sue tremila generazioni a vita, oppure ha delitto. Delitto non sta qua infatti per uomo derelitto e neppure per sinonimo di reato. Delitto, non molti lo sanno anche se hanno la cattedra alla Bocconi del cazzo, è il participio passato di delinquere. Che comunque è pur sempre un crimine.

Sì, Berlusconi delinquette. Delinquette è la terza persona singolare del passato remoto. Word vi darà errore perché “delinque” di approssimazione. E dunque Berlusconi è un delinquente. Che, in quanto uomo che ha delitto, e qui torniamo al passato prossimo, prossimo poiché abbastanza recente, si è fatto soldi a palate. E col suo potere corruppe tante donnette. Godendo di molti diletti e, traviato, debosciato, degenerato, scopò ogni zoccola “legalmente” di letto in maniera sghemba fra le gambe eppur mai troppo diretto, per sviare la legge sulla prostituzione minorile. Altrimenti, sarebbe stato inculato per direttissima.

Sì, un chirurgo può avere tanti soldi ma non così tanti da averne così tante…

Perché il chirurgo non ha delitto. E soprattutto, a differenza di Berlusconi, poco retto, che pagò avvocati e giudici, non ha “diritto”.

Sì, sono una brava persona anche se non navigo nell’oro.

Ho scritto molti libri ma non guadagno come Stephen King. Peraltro, se in uno dei miei libri, scrivo che in quella cittadina c’è il clown di Pennywise, interviene il centro di salute mentale per appurare se sono schizofrenico. Se lo scrive, come già in maniera celeberrima, lo scrisse King, ci fanno un sacco di film. E lui guadagna dieci volte di più coi diritti d’autore.

Va be’…

Sì, sono una brava persona. Ma non sono ancora “sistemato”. Sistemato nella nostra società equivale a non credere più nella forza della poesia e dell’immaginazione ma lavorare in comune. Parlare di Calcio per otto ore coi colleghi fantozziani, fingendo di svolgere le “pratiche”, e guardare di sottecchi il culo della segretaria del “capo”. Sì, la gente sistemata sta “bene”. Dei morti in vacanza…

Sì, sono un bravo ragazzo, non faccio parte della mafia ma mi piace Goodfellas.

– Ottimo, lo sapevo che eri una brava persona. Intuito femminile. Io sono una parrucchiera per uomini. Vieni a fare lo “shampoo” da me?

– Lo shampoo da te che vuol dire?

– Ecco, io ora apro la cam e te ne do un “(m)assaggio”. Me la rado tutta in diretta. Tu guarda. Se ti piace, passiamo a cose più “sostanziose” e reali. Sappi che appena accendo la cam, mi devi dare 50 Euro ogni 30 secondi. Ci stai?

– Sì, ci sto. Adesso chiamo la polizia postale e t’inculeranno loro. Dandoti una bella sciacquata e lavata di cap(r)a. Bagascia!

 

Questo per dire che siamo pieni di porci e porcelline… e io non ci sto!

Facebook è ingannevole per le puttane, per chi non ha niente da nascondere, no, non lo è. Anzi. Dai suoi scritti, dalle sue foto e dai suoi post, viene fuori tutta la splendida verità su una persona.

Ed è in questo caso che la realtà è più ingannevole di questo “tipo” di Facebook. Facebook, se ben usato, permette di stringere amicizie vere, è la realtà spesso stronza, ove se non indossi la maschera sociale e ti attieni alle etichette più farisee, vieni maltrattato, deriso superficialmente e “bannato”. Un macello.

 

Io vi benedico, figlioli e figliuole.

 

 

di Stefano Falotico

Marc Maron entra ufficialmente nel cast di Joker con Joaquin Phoenix e Robert De Niro


07 Aug

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Come sappiamo, la DC sta preparando da mesi un film sul Joker, il super villain di Batman per antonomasia. A incarnare il principe del crimine, il pluri-candidato all’Oscar Joaquin Phoenix, e il film sarà diretto dal regista della trilogia Una notte da leoni, ovvero Todd Phillips.

Le riprese di quest’attesissima pellicola inizieranno il mese prossimo, vale a dire a Settembre in quel di New York, e il budget sarà relativamente basso per essere un cinecomic, soltanto 55 milioni di dollari.

Nelle scorse settimane, si sono avvicendate varie notizie assai interessanti sul casting. Innanzitutto, siamo venuti a sapere che nel film avrà un ruolo consistente e di rilievo anche il grande Robert De Niro, che interpreterà un personaggio chiamato Murray Franklin, il conduttore di un fantomatico talk show.

E nelle scorse ore abbiamo appreso, attraverso la news in esclusiva di Variety, che al parterre si è aggiunto il sempre più lanciatissimo Marc Maron, star della serie Netflix Glow.

È stato poi lo stesso Maron, attraverso il suo celebre podcast del suo canale ufficiale YouTube, a confermare la notizia.

Maron interpreterà la parte dell’agente del protagonista (Joaquin Phoenix) che lo scritturerà per partecipare al bislacco programma condotto da Franklin (De Niro). A quanto pare, il character di Maron avrà un ruolo preponderante nella genesi e nella discesa verso la follia del futuro Joker.

Nel film, infatti, si racconterà la storia di un comico fallito che, dopo mille insuccessi, devastato dalle umiliazioni e dai continui rifiuti, impazzirà e virerà pazzamente verso la criminalità, diventando il pericoloso, burlescamente sadico Joker.

 

di Stefano Falotico

Chi lo dice che le canzoni romatiche sono tutte melense? Alcune spingono, anche alcuni


06 Aug

Eccomi qua, futurista, che adora la velocità in macchina come Steve McQueen, è uno stronzo di classe che ti sfreccia e ti lascia il segno.
Ficcandoti.
Artista, recensore, senza censure.

 

Tre pezzi, sparati nel tuo culo.

 

Ecco il primo, qualità video dal canale ufficiale che fa però schifo al cazzo.

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Se siete delle casalinghe che sognate un CIDDONE, fra una torta di mele e un piatto di tagliatelle, una Tyler che vuole, fortissimamente vuole, mica come Alfieri il frocione, il suo Bruce Willis bello porcone.

Infine, dopo una giornata in officina, vedete di sporcarvi le mani con qualcosa di liscio e cremoso.

 

di Stefano Falotico

Cigarette Burns, sono La Fin Absolue du Monde


05 Aug

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Eccomi qua, come Norman Reedus. Un walking dead, anche se con quella che faceva risuscitare anche i morti, Helena Christensen, non era tanto zombi.

Sì, espertone di Cinema qual sono, vengo contattato da un troione che vive nel villone.

E dire che me ne stavo qua, a elucubrare coi miei incubi occhi aperti come in un film di Dario Argento.

Inferno!

L’appuntamento con questo bauscia è alle nove di stasera, domenica di tale Agosto caldo come una pornoattrice che, dopo averlo preso in culo da dei neroni con la “birra” Negroni, sì, una bionda “schiumosa”, adesso è talmente ricca che si smalta le unghie, facendo vedere al figlio, nato dall’“etnia” ancora non ben identificabile, tutti i film con Topolino. Lo educherà alle migliori scuole, iscrivendolo prima a una materna ove qualche vecchia balia lo picchierà più di come tale meretrice veniva schiaffeggiata nel popò dai suoi puntanon’, quindi lo istraderà a un liceo classico, posto infame per figli di papà col ciuccio in bocca che, dopo aver imparato a memoria le pappardelle, saranno talmente rimbambiti con le teorie filosofiche a tal punto che, trovandosi di fronte a questa troia, non sapranno spiccicare due parole e vomiteranno monosillabici, in greco, un’Alfa… Romeo. Sì, vogliosi di “crescere”, pagandola a peso d’oro, la caricheranno, caricatisismi “a manetta” con una canzone dei Tool. Una macchina del padre, operaio metalmeccanico che non poteva pagare l’USL per sua figlia, sorella del liceale, con la schiena a pezzi e distrofica muscolare, il quale però ha risparmiato ogni soldino da morto di fame per fare il gagà con gli amici, giocando alla SNAI nello “sdebitare” la luce del suo cervello, andato a puttane ogni sabato sera, mentre la moglie guardava la De Filippi e il figlio, studente modello nel senso di manichino già rincoglionito, tra una versione in latino e un Leopardi impotente, era lì, in vacanza statunitense, con la bagascia per l’interrogazione “orale”.

Stamattina, ho preso un caffè da una cinesina. Una cinesina che però mangia spaghetti alla carbonara perché non ama la polla al limone che è. E vuole sentirsi italiana-romanaccia da Gladiatore! Tosta! Dico, è cazzuta questa!

Sì, la testa di codesta qui dev’essere come un gelato fritto e il marito è uno con le palle come i ravioli al vapore. Così, non soddisfatta, guarda i film di Kitano, sognando di ammazzare la cugina, karateka alla Kill Bill. In una sfida familiare storica, da film di Sergio Leone. La barista cinese, incazzata per essere stata umiliata per anni immemorabili dai suoi parenti, diverrà davvero sangue del suo sangue, trivellerà di colpi la cugina stronzissima e noi, spettatori, alla fine del combattimento vedremo comparire la scritta “PERFECT” come nel videogioco Street Fighter.

Quindi, la barista, dopo aver totalmente sfracellato il cranio della cugina, finalmente si redimerà dalle sue frustrazioni. E, dopo la catarsi della violenza da tragedia dell’Atene classica, si adatterà totalmente all’Italia, Paese che l’ha ospitata e canterà Pregherò di Celentano, aspettando Natale per andare a vedere i film con Checco Zalone. Si chiama integrazione da Matteo Salvini. Totale lobotomia fascista. Un lavoretto, stare zitti zitti e “buonini”, e prendere la vita a culo.

Ecco, esco dal bar, scendo gli scalini e un cagnaccio si avventa sulla mia gamba sinistra. Gli sferro un calcio rotante alla Van Damme, spaccandogli la mascella.

La padrona:

– Ehi, bastardo! Ma è impazzito? Io la denuncio!

– Stia attenta, zoccolina, che non la denunci io. Il cane era senza guinzaglio e io invece vado a briglia sciolta. Il Traumatologico dista solo due chilometri. Tenga, le do 2 Euro per il ticket. Dica al medico che il suo cane, stamane, ha incontrato un “cucciolo” più rabbioso di lui. Mi telefoni, più tardi, a questo numero, dicendomi se gli hanno fasciato la testa. Mi aggiorni sulle condizioni di salute della sua “dolce” bestiolina. Buona giornata.

 

Il pomeriggio dormo. Arriva la sera.

 

Arrivo a casa del mentecatto che di lavoro fa lo psichiatra. Adesso, costui è annoiato dall’avere a che fare tutti i maledetti giorni di Cristo impestato con delle persone che, non capendo, come lui, “egregio”, che la vita è solo fare soldi per potersi pagare le puttane, vengono sedate come cavalli perché si ribellano a uno schifo del genere.

 

Lui dice loro che non devono preoccuparsi di nulla, tanto lui avrà sempre più porcelle, no, parcelle “a nero”.

– Allora, bel ragazzo, mi trova questo film? La Fin Absolue du Monde?

– Non c’è bisogno che le trovi un cazzo. Sono io l’incarnazione della fine assoluta del mondo.

– Davvero?

– Non mi crede? Tocchi, su, dico… tocchi. Visto e sentito, è stato contagiato? Oh, mi hanno dato del lebbroso tutta la vita. Alla fine lo sono diventato. Adesso ho un potere mistico. O no?

 

Buona Domenica.

 

La SMessa andrà in onda su RaiUno a partire dalle ore 10.55 dalla Chiesa San Salvatore in CAMPI DI NORCIA.

 

Finita che sarà, domani vedremo il solito porcile e ascolteremo le solite ipocrisie.

 

Da tempo, amici carissimi, avverto un profondo senso di morte. E credo sinceramente che morirò presto.

Voglio lasciarvi in eredità tutti i miei libri.

 

Da Wikipedia:

Il 10 maggio 1973, negli studi della Golden Harvest, durante le sessioni di doppiaggio de I 3 dell’Operazione Drago, Lee si allontanò per andare alla toilette, dove fu colto da un attacco di vomitofebbre alta e forti convulsioni. Venne immediatamente trasportato all’ospedale più vicino, dove riscontrarono la presenza di un edema cerebrale. Gli fu così somministrato del mannitolo[4], un medicinale atto a ridurre il gonfiore al cervello, che gli salvò la vita. Lo stesso male, tuttavia, gli tolse la vita due mesi più tardi, la sera del 20 luglio 1973, mentre si trovava a Hong Kong a casa di Betty Ting Pei[5]. Era arrivato assieme al suo socio Raymond Chow, che più tardi se ne era andato per precederli al ristorante Miramar, dove li attendeva l’attore australiano George Lazenby, in città per un ruolo nel nuovo film di Lee come attore-autore, Game of Death. Andato via Chow, sempre secondo Betty, Lee lamentò una forte emicrania. Per cercare di alleviarla assunse una pastiglia, datagli da Betty[5], di Equagesic, contenente sia aspirina che meprobamato, e si andò a sdraiare per un breve riposo, senza più svegliarsi[3]. Tutto ciò secondo le dichiarazioni di Betty in tribunale, giacché non vi erano altri testimoni in casa sua. Fu trasportato con molto ritardo al Queen Elizabeth Hospital dove verso le 22 fu dichiarato “dead on arrival”, cioè arrivato morto, dopo che la stessa Betty aveva perso tempo prezioso chiamando prima il produttore Raymond Chow e poi il proprio medico generico, che si adoperarono per tentare di svegliare Lee. L’autopsia non fugò del tutto il dubbio sulla causa del decesso, poiché nel verbale seguito all’inchiesta si parlò di “probabile” reazione allergica a una o più sostanze contenute in un’aspirina, con tutta probabilità al meprobamato. Il cervello, che mediamente in un adulto pesa attorno ai 1.400 grammi, pesava nel caso di Lee 1.575 (un aumento del 13%). I due edemi cerebrali che lo avevano colpito forse potevano attribuirsi all’eccessivo lavoro dei mesi precedenti: “…tanta profusione di energie ebbe come risultato una ulteriore perdita di peso, e un allarmante ritmo di disidratazione…”. Linda racconta con questi termini nel suo libro Dragon, ciò che accadde durante le riprese de I 3 dell’Operazione Drago. Tra le conseguenze della disidratazione grave, c’è l’edema cerebrale, che può derivare però anche da ripetuti traumi o infiammazioni.[6] L’autopsia[7] evidenziò non solo il sintomo più evidente del malore che portò al decesso (“…il cervello di Lee era gonfio come una spugna…” segno inequivocabile di un accumulo repentino di liquidi), ma una possibile disfunzione renale, oltre alla presenza nei polmoni di modesta quantità di fluido e piccole quantità di sangue riversatesi negli alveoli. Tali fattori, come riportato dal giornalista Alex Ben Block[7], potevano essere anche conseguenze di un particolare colpo di Kung-Fu della tecnica Dim Mak, di cui Lee poteva essere stato vittima inconsapevole, giacché, come lo stesso produttore Chow ammise all’inchiesta, l’attore aveva ricevuto durissimi colpi non previsti dal copione durante i combattimenti sul set, benché il Dim Mak fosse ritenuto solo folklore dagli esperti di Arti Marziali. Ma ancora molte settimane dopo il funerale la causa mortis restava ignota e ciò provocò tumulti di folla nelle strade di Hong Kong che richiesero l’intervento di agenti in tenuta anti-sommossa. I fan ebbero l’impressione che si stesse nascondendo qualcosa o che le autorità non sapessero esattamente quali pesci pigliare. Il mannitolo iniettato in vena a Bruce Lee aveva invece, secondo l’autopsia, come unico compito il fare riassorbire velocemente il liquido in eccesso causa sia del primo sia del secondo collasso.

Le uniche due sostanze rinvenute nelle analisi del sangue durante l’autopsia, furono i due componenti dell’Equagesic, la summenzionata aspirina, ed anche 4 milligrammi di cannabis che Bruce aveva masticato, ma che come droga leggera non aveva nessun precedente mortale nella medicina forense.

 

 

di Stefano Falotico

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