Lei crede in Dio? No, sostanzialmente no, anche se ci vorrei credere, pensi che non credo neanche in me

23 Aug

Don Camillo Terence Hill

Quando si dice veniamo catechizzati.

Ma cos’è questa catechesi?

Molti di noi hanno fatto catechismo. Sì, erano giornate fanciullesche in cui ancor rimembro di come spruzzai il colore del pennarello a una bimba mia vicina di banco, accecando i suoi occhi per un quarto d’ora e intervenne l’insegnante, redarguendomi con parole infami, violentando la mia “innocenza del diavolo” e mi consegnò al parroco, tale Don Giuliano della Chiesa San Martino. Uomo tracotante, di ottima panza cresciuta a base di polli allo spiedo, che mi tirò le orecchie e mi trascinò in sagrestia. Ove io ammisi le mie colpe, confessando di essere un John Belushi in erba. Lui, per questa mia battuta perspicace da Satanello precoce, mi regalò un Vangelo e io gli consigliai di vedere il Don Camillo con Terence Hill, vero cult movie della mia infanzia, ove Terence, nella versione Fernandel aggiornata ai tempi moderni, scrutava le sottane delle pattinatrici in fiore, e poi giocava a Calcio assieme al grande Boninsegna, scontrandosi con Pruzzo e Carlo Ancelotti. E mettendoli all’angolo, strappando la bandierina da terra e dandogliela in testa. Per lo scoppio finale di una rissa fra angeli contro comunisti rossi e risate a gogo.

No, se mi chiedete se credo in Dio, vi risponderò NO. Un no secco, abrasivo come la pelle butterata di Klaus Kinski. Un demone da venerare in quanto pazzo meno di me. Io, in quanto a pazzia, sono il numero uno. Anche se, a dire il vero, sono un po’ il numero uno in ogni campo. Sì, mentre voi tirate a campare, io allevo i campi di grano, di ortiche, anche di fighe. Sì, non si può?

Io sono il burlone per antonomasia, gigioneggio, elargendovi il mio scibile in maniera sibilante come un povero Diavolo che abbisogna d’infamarsi, no, infiammarsi fra cosce femminili in cui avere “vampate”.

Sì, divampo fra vamp come un vampiro. E succhio, ma soprattutto lascio che succhino.

Eppur credo agli angeli. Sì, ne ho tre sopra il mio letto. Delle statuine Thun. Questi angioletti mi proteggono dai protettori, miei magnaccia, e mi coccolano, alleviando i miei patemi giornalieri col solo potere del loro sorrisetto di cera. E così, mentre una donna mi coccola, ho questi angeli custodi che incitano di brutto, come dei tifosi del Real Madrid.

No, sono cinico. Non credo in Dio. Credo, ahimè e ahinoi, che se in giro ci sono persone malvagie, degli assassini e stupratori, soltanto qualche volta saranno puniti e finiranno al fresco. Spesso invece continueranno a perseverare nel Male assoluto, e scorrazzeranno liberi come se nulla fosse. Perché non saranno mai acchiappati e le nostre onestà morali inchiappetteranno. Beandosi di noi agnelli che beliamo.

Beati voi i quali credere che, dopo questa vita, ci sarà quella eterna. È già un inferno questa, ci manca solo che io finisca in Paradiso a girarmi i pollici. Ah, lassù non si può fare niente. Se guardi una donna, arriva San Pietro che ti spacca la capa, se bevi birra, ti puniscono temporaneamente col Purgatorio, dandoti da bere le limonate… Se mangi troppi dolci, non puoi neanche digerirli e andare a cagare. Non esistono i bagni in cielo. Ah, il Purgatorio, una roba inventata da Dante Alighieri. Sì, Dante non riuscì mai a scopare Beatrice, e allora si strusse, sublimando tutto con la Divina Commedia. Poi, gliela fece leggere, a Beatrice non piacque, era una da Novella 2000, e allora Dante morì di pene… d’amore. Questa è la verità.

Sì, molta gente va a messa. Ah, questi messi, no, uomini da messe, come stan messi? Son più bugiardi delle messaline. Sì, vanno a confessarsi.

– Prete, mi perdoni perché ho peccato.

– Quali sono i suoi peccati?

– Ho ammazzato i miei dipendenti. Sì, dovevo fare dei tagli. E li ho licenziati. E loro si sono buttati giù dalla finestra.

– Be’, reciti due rosari.

– Tutto qui? Con due rosari sto a posto?

– Scusi, io faccio il prete. C’è il segreto confessionale. Non sono mica un giudice penale

– Grande.

 

La settimana dopo:

– Padre, son sempre io. Ho peccato.

– Di che si tratta? Non ha dato da mangiare a suo figlio?

– No, non ho dato l’uccello alla mia amante. Lei si è arrabbiata e ha telefonato a mia moglie, rivelandole la nostra relazione.

– E quindi?

– Mia moglie mi ha spaccato i piatti in testa. E io le ho dato un pugno. Adesso è in ospedale.

– E quindi?

– Insomma, ho peccato.

– Mah, mica tanto. Pensi che l’altra sera io ho dato uno schiaffo a suor Gabriella.

– Perché?

– Perché mi ha cucinato male la quaglia.

– Lei mangia gli uccelli?

– No, è suor Gabriella che mangia il mio.

– Capisco. Dunque, mi assolve, padre?

– Sì, sì, dai su, devo andare a vedere Cristiano Ronaldo.

 

Ricordate: il Genius sta zitto, si muove con far all’apparenza indifeso ma non è un fesso.

 

– Stefano, ma tu credi in te?

– No, e tu credi in me?

– No.

– Quindi non siamo credenti l’uno dell’altro.

– No, io credo in Dio. Io sono credente.

– Sì, ma io non credo in te.

– Non credi in me?

– No, non sono Dio. Solo lui, che esiste soltanto nella tua mente bacata, crede in te. Nessuno crede in te.

– Io sono pieno di amici. Credono tutti in me.

– Perché sono dei leccaculo e tu hai cinquanta milioni di Euro in banca. Sarà per questo che credono?

 

Sono davvero un uomo diabolico, va detto.

 

 

di Stefano Falotico

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