Ebbene, oramai ci siamo. Siamo arrivati alle semifinali, e questo Mondiale ci ha riservato molte sorprese e dei ribaltoni inaspettati. Chi avrebbe infatti mai immaginato che, al di là della Francia, una delle squadre data per favorita alla vigilia nei pronostici degli allibratori calcistici, avremmo avuto a contendersi il titolo il pur molto ben accreditato Belgio, la Croazia e soprattutto l’Inghilterra? Nazione ove si gioca il campionato più divertente e veloce del mondo, la celeberrima Premier League, ma che da tempo immemorabile ha sempre poco brillato nelle competizioni internazionali, a eccezion fatta delle coppe per club? Invece, quest’anno ha quagliato, vuoi anche che la ruota le è girata bene e, tutto sommato, non ha incontrato compagini molto solide sul suo cammino.
Io sto tifando per la Croazia. Be’, ovvio, si tifa sempre per gli “sfigatelli”.
Mi aveva decisamente impressionato nella partita con l’Argentina, ove stravinse tre a zero, annichilendo Messi e compagnia bella. Ma devo ammettere che la fortuna ha voltato dalla sua parte. I rigori sono, checché se ne dica, una lotteria e per ben due volte consecutive, agli Ottavi e ai Quarti, è passata per un soffio, vincendo come si suol dire ai punti e affidandosi alla mirabile infallibilità dal dischetto del freddissimo Rakitić, sempre calmissimo e implacabile a segnare dagli undici metri con chirurgica spietatezza.
Ieri parlavo con un mio amico e lui sostiene che la squadra oggettivamente più tecnica e forte è il Belgio.
No, obietto. Che poi può anche vincere… ha grandi giocatori e il fenomenale Hazard sta facendo sfracelli, tant’è che il Real Madrid l’avrebbe subito individuato come erede dello “juventino” Cristiano Ronaldo. Sì, si chiama Cristiano Ronaldo, e la dovremmo finire di soprannominarlo CR7.
Di solito il numero 7 si dà alla mezz’ala destra, come veniva definita un tempo, cioè a quel giocatore che gioca in avanzato centrocampo e, fluidificante, per usare un termine da allenatori, fa avanti e indietro sulla fascia, serve cross e all’occorrenza, trovandosi spesso vicino all’area avversaria, fa pure molti goal.
Quando agonisticamente giocavo a Calcio, io ero il numero sette. Mi ricordo ancora quando indossavo la maglia col 7 stampato a chiare lettere cubitali e una testa di cazzo sugli spalti, ogni volta che toccavo palla, mi definiva il settimo nano. Per via dell’altezza, sì, non sono altissimo, a stento arrivo al metro e settanta. Insomma, come Tom Cruise. Cruise dice di essere alto un metro e sessantotto, come me, a differenza che lui porta tacchi venti, e io invece scarpe da ginnastica, a tre cm dal livello del mare. Ah ah.
Dunque, Cristiano Ronaldo è un falso sette. Lui è un centravanti e i centravanti indossano il numero nove. Il sette l’ha scelto lui perché gli piaceva quel numero.
Tornando al Belgio, le belghe, da non confondere con le beghe, che rompono il cazzo, ti fan solo diventar duro il cazzo. Sì, le belghe so’ bone, va detto. Sono alte due metri come il portiere Courtois ma, a differenza dei suoi stacchi di reni, hanno notevoli stacchi di cosce che ti stimolano al “tiro” sotto l’incrocio dei peli. Peli non sta per pali pronunciato alla Lino Banfi, ma per peli e basta. Anche se credo che molte belghe se le radino. Ah, che radure, che rasature, per le minchie dure. Ah ah.
No, il Belgio secondo me è più debole della Francia. Scusate, ma non fummo noi a battere il Belgio due anni fa agli Europei grazie alle reti di Giaccherini e Pellè?
A proposito, Graziano Pellè che fine ha fatto?
Comunque sia, in questa vita siate paratori del vostro culo, e non parate a vanvera, volevo dire sparlate.
E infilate nel sacco, attenti a non ficcare anche la scrotale sacca, se no so’ cazzi amari e probabilmente abbisognate di uno che vi tiri fuori le palle. Sì, tirate fuori le palle, e che cazzo! Ah ah.
Direi di concludere con un aneddoto.
Io e la mia squadra stavamo vincendo una partita a eliminazione diretta, sì, eravamo in vantaggio uno a zero a trenta secondi dalla fine, come nel film con Jon Voight.
Io avevo voglia di giocare ancora ma di lì a breve l’arbitro avrebbe fischiato, appunto, la fine della partita.
I nostri avversari erano tristissimi e non avrebbero pareggiato manco a spingerli, come si suol dire. Al che, feci volontariamente autogoal.
E quelli della mia squadra?
– Ma che cazzo hai fatto?
– Be’, adesso siamo uno a uno. Sì, giochiamo un’altra mezz’ora. Dai dai.
di Stefano Falotico
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