Non era la parata del 4 Luglio quella che si vede in Cape Fear e Mystic River? E non è una canzone molto famosa di Springsteen, Independence Day, da non confondere con quella micidiale stronzata sesquipedale del film di Roland Emmerich, uno che è riuscito a partorire ben di peggio, Stargate, monumento al patriottismo militaresco?
Vivo in Italia, Paese d’imbroglioni ove abbiamo ancora il canone RAI, televisione di regime che diffonde notizie banalissime con una serietà da lasciar basiti.
E in radio, stamattina, la solita matrona-oca che recita a pappardella i testi retorici che le scrivono, ha voluto “stigmatizzare” questa giornata della libertà.
Libertà per gli americani, dominati dalla casta trumpiana, poco casta ma molto castigante, fascista e dunque ripugnante.
Poi, l’oca dell’etere di R 101, radio filo-destrorsa che propina solo canzoni orecchiabilmente incitanti al divertimento più vacuo e sfrenato, con voce da pasciuta borghesona, ha “amplificato” un’altra sciocchezza apoteotica, lontana anni luce dalla visione del Falotico.
Vi ricordate quando, semmai adolescenti, vi struggevate negli stabilimenti balneari, limonando col vostro amore estivo? Certo, ora da adulti, assillati da preoccupazioni, dal lavoro, dalla famiglia, da altri oneri fiscali-finanziari, guardiamo a quel periodo con un po’ di “sana” nostalgia, ma ricordiamoci che è ancora estate, e dunque sfoghiamo i nostri pudori repressi dopo un inverno stressante e anchilosante, e continuiamo a credere all’amore. Perché l’amore è tutto, è ciò che ci rende uomini, ci fa svegliare col sorriso sulle labbra e, con questi ardenti raggi solari, che c’è di meglio di una colazione a letto, ancora impiastricciati dai sudori della notte appena trascorsa, umidiccia, e noi afosi siamo splendidi, gioiosi, focosi e col vento in poppa?
No, la prima parte è ciò che ha veramente detto quasi testualmente, il resto l’ho aggiunto io. Tanto il succo, il “succhiotto” diciamo, era quello. Cioè il messaggio inviato si può sintetizzare nella magnificazione lurida di questa visione falsa e putrida, un’insulsaggine romanticheggiante che puzza d’ipocrisia stagnante.
Sì, siamo stati educati per anni a inseguire i nostri sogni, a combattere per le nostre libertà, per poi capire che, giunti a una certa età, bisogna rassegnarsi e prenderla come “viene”. Arrivando a cinquant’anni totalmente disfatti nel morale, resi immorali dopo tante delusioni castranti, e dunque dobbiamo spaparanzarci sul divano ad aspettare che Cristiano Ronaldo firmi per la Juventus, e che Salvini firmi la “liberatoria” per far morire tanti bambini.
Così poi ci colleghiamo su Instagram, ove la scema più scema è seguita da milioni di followers, perché il suo cervello l’ha lasciato in vacanza dalla nascita, ma sprona di culo abnorme ogni “libero” uccello.
Ora, quel demente di Tom Cruise, esemplificazione vivente dell’edonismo più schiacciante, sta girando il seguito di una delle più grandi boiate cinematografiche di tutti i tempi, Top Gun: Maverick.
La storia di un troione, inespressivo come il culo di quella di Instagram, che inneggerà al maschilismo più tronfio, pomposo e pompato. Assieme a una combriccola di machi “incazzati”. Una storia di droni, di ormoni e omoni. Tosti, adrenalinici, uomini appunto al “top”. Ma Tom Cruise più passano gli anni e più assume la faccia da topo.
Cosa voglio dire con questo?
di Stefano Falotico
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